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Autore: Soul Mancini    06/03/2019    4 recensioni
Sono trascorsi vent'anni da quando John e Daron hanno posto fine alla loro relazione, entrambi sono andati avanti e ora sono buoni amici. O forse non è tutto così semplice: i loro sentimenti sono scomparsi o sono semplicemente rimasti assopiti per troppo tempo?
Una storia sospesa tra passato e presente, in cui John si ritrova a fare i conti con la nostalgia, i sensi di colpa e un turbinio di ricordi.
- PRIMA CLASSIFICATA al contest "Abbia inizio la caccia alle uova di Pasqua!" indetto da MaryLondon sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

Scrivo queste note iniziali solo per una precisazione: in questa storia troverete un estratto della mia one shot Pink Challenge. Lo dico solo a titolo informativo per chi ha letto quella storia: se vi sembra di aver già letto uno di questi flashback, sappiate che proviene da lì! Mi sembrava carino e azzeccato inserirlo ^^

Buona lettura!!!








I broke your heart so carelessly, but made the pieces part of me





I broke your heart so carelessly

But made the pieces part of me

And now it hurts what we've become

Cause you taught me how to love

It's me who taught you how to stop

[Nothing But Thieves – Sorry]




Eppure lui è sempre qui, è una presenza costante nella mia vita. Sul palco lui sta sempre davanti a me, ondeggia appena al ritmo delle sue stesse melodie e di tanto in tanto mi lancia uno sguardo complice o un sorriso lieve. In sala prove scherza, ride, mi rivolge delle frecciatine ironiche e io ribatto a tono, e tutto sembra andare per il meglio. Tra me e lui è sempre stato – è sempre sembrato – tutto così semplice.

No, non è così e lo sappiamo bene entrambi.

Mi lascio sfuggire un sospiro e mi adagio alla spalliera della poltroncina in vimini su cui ho preso posto. La mia mente in questo momento è buia come questa sera di inizio giugno, ma io non ho nessuna luna in grado di rischiararla.



James, giusto?” Daron mi scrutava con un'espressione perplessa e dubbiosa sul volto pallido. Quel ragazzino era stato subito in grado di mettermi in soggezione, grazie a quei suoi occhi grandi e indagatori; non mi piaceva essere preso in esame e studiato come fossi una cavia.

Veramente mi chiamo John. Piacere” lo corressi, tendendogli una mano affinché me la stringesse. L'avrei volentieri evitato, non morivo dalla voglia di entrare in contatto con quel personaggio singolare e inquietante.

John, giusto. Vuoi che ti stringa la mano? Cos'è tutta questa formalità? Ti avviso, non vogliamo gente noiosa nella nostra band!” si indignò lui, osservando la mia mano tesa con sguardo indifferente.

Lasciai ricadere il braccio lungo il fianco e mi strinsi nelle spalle. “Come vuoi.”

Daron! Smetti di importunare il nuovo batterista, sai essere davvero stronzo quando ti ci metti!” intervenne Shavo, giungendo alle mie spalle e battendomi un'amichevole pacca sulla schiena. Lo ringraziai mentalmente per aver interrotto quella conversazione: avevo conosciuto Daron da appena due minuti e già mi irritava.



Sollevando lo sguardo verso la luna e osservando la sua luce lattiginosa, mi torna subito in mente il viso di Daron, quel Daron di più di vent'anni fa: era pallido e scavato, gli occhi erano segnati da delle occhiaie scure e i vestiti gli ricadevano larghi sul corpo troppo esile. Aveva un aspetto piuttosto trasandato, che mi aveva portato più volte a chiedermi se non avesse qualche problema di salute, ma mi intrigava.

È cambiato tanto in questi anni, si è dato una sistemata e ora ha decisamente un aspetto migliore, ma non ha perso il suo fascino.

Scuoto la testa; non è giusto che io mi lasci andare a questi pensieri.

Ho una moglie fantastica, una figlia che amo più della mia vita, ho quarantacinque anni e sono andato avanti. Daron non è più mio e non lo sarà mai, me ne devo fare una ragione.



La sala prove era immersa nel buio e mi dovetti affidare alla fioca luce che filtrava dalla porta socchiusa. Mentre tastavo la parete accanto a me in cerca dell'interruttore, i miei occhi vagavano per la stanza, scandagliando le ombre indefinite e immobili, in cerca del chitarrista.

Lo avvistai grazie alla sua maglia rosso acceso, che spiccava perfino nella penombra: era rannicchiato in un angolo, sul pavimento, con la schiena poggiata al muro e le ginocchia al petto. Mi fissava con occhi sgranati, senza fiatare.

Dimenticai subito la mia ricerca dell'interruttore della luce e mi avvicinai a lui cautamente. “Daron... tutto bene? Ti stavamo aspettando là fuori” mormorai titubante. Il cuore mi martellava forte nel petto, ero preoccupato e non sapevo bene cosa aspettarmi. Di certo, quando mi ero proposto per andare a cercarlo, non mi aspettavo di trovarlo in quelle condizioni.

Daron non rispose, si limitò a scrutarmi ancora con quei suoi occhi sbarrati e colmi di qualcosa simile al terrore.

Non sapevo come comportarmi, lo conoscevo da poco tempo e non lo volevo spaventare.

Ehm... hai bisogno di qualcosa? Chiamo Serj? Non ti senti bene?” tentai.

Ancora nessuna risposta.

Ormai ero giunto di fronte a lui e lo osservavo dall'alto in basso. Lui si ritrasse ancora di più, si appiattì contro la parete e seppellì il viso sulle ginocchia.

Cominciavo a provare una certa ansia, tuttavia decisi di contenermi e non darlo a vedere.

Mi accovacciai di fronte a lui in modo da trovarmi al suo livello e solo allora mi resi conto che Daron tremava forte. Un nodo mi serrò la gola, impedendomi quasi di respirare; gli stava capitando qualcosa che non sapevo definire, ma dovevo aiutarlo.

D'istinto allungai una mano e la posai sulla sua spalla.

Daron si ritrasse di scatto, stringendosi ancora più all'angolo. “No! Non toccarmi, lasciami! Non... non respiro!” gridò disperato. La sua voce intrisa di paura mi ferì le orecchie e un brivido mi corse lungo la schiena. In quel momento avrei pianto volentieri.

Indietreggiai di qualche centimetro, prendendo posto sul pavimento. Non volevo che si sentisse in gabbia o che la mia presenza lo soffocasse, ma una cosa era certa: non l'avrei lasciato da solo in una situazione del genere, gli sarei stato accanto finché non si fosse tranquillizzato. Mi ero già dimenticato di Serj e Shavo che ci aspettavano fuori dall'edificio, mi ero dimenticato di essere al buio sul freddo pavimento della nostra sala prove, mi ero dimenticato dell'atteggiamento strafottente e impertinente di Daron.

Non ti voglio fare del male, sono qui per aiutarti” cominciai a parlare in tono calmo, cercando di placare il leggero tremore che si era diffuso in tutto il mio corpo. “Stavo pensando una cosa... ci conosciamo da diversi mesi, ma non ti ho mai parlato della mia passione per i fumetti. A te non piacciono? Magari uno di questi giorni potresti venire a casa mia, così ti mostro la mia libreria piena di fumetti. Oddio, in realtà ho anche parecchi libri, mi piace molto leggere. Ora che ci penso ho anche una vasta collezione di CD e vinili, qualcuno me l'ha dato mio padre... lui era un sassofonista, da piccolo andavo sempre ai suoi concerti ed è lì che mi sono innamorato della batteria. Comunque, mio padre mi ha fatto conoscere il jazz e mi ci sono appassionato, anche se ascolto un po' di tutto e ho davvero tanti dischi. Il mio ultimo acquisto è stato The Bends dei Radiohead, lo sto praticamente consumando. Lo conosci? Ti piacciono i Radiohead?” Solo in quel momento, quando mi fermai e gettai un'occhiata attenta al chitarrista, mi accorsi di due cose: avevo iniziato a straparlare insolitamente con il solo scopo di distrarlo, e lui aveva finalmente sollevato il capo.

C'era un solo problema: ora Daron aveva preso a singhiozzare e gli occhi gli si erano riempiti di lacrime.

Il mio cuore perse un battito e rimasi in silenzio, indeciso sul da farsi. Per quanto mi scervellassi, non riuscivo a trovare un'idea sensata da mettere in pratica: l'istinto mi diceva di prenderlo tra le braccia, stringerlo a me, accarezzargli i capelli e asciugargli una lacrima dietro l'altra, ma avevo intuito che il contatto fisico non gli andava tanto a genio.

John” mormorò, passandosi una mano sugli occhi con un gesto brusco.

Dimmi.”

Io soffro di attacchi di panico.”

Tacqui e puntai lo sguardo davanti a me, mentre le orecchie mi si riempivano dei suoi singhiozzi frenetici e soffocati. Mi sentivo svuotato.

Percepii, anche senza guardarlo, il corpo di Daron che pian piano si rilassava e si faceva più vicino al mio. Non potevo fare a meno di esserne felice, mi beavo di quel calore e quella vicinanza, nonostante tutto ciò apparisse così illogico.

Rimasi immobile finché le dita sottili di Daron non si posarono sul mio braccio, leggere e delicate come mai mi sarei aspettato. “Grazie per essere rimasto qui e aver parlato a vanvera per me. So che non ti piace farlo.”

A quel punto non fui più in grado di trattenermi: gli passai un braccio attorno alle spalle sottili e lo attirai a me, lo strinsi tra le braccia e gli feci posare la testa sulla mia spalla. Lui non oppose resistenza, anzi, si abbandonò contro di me e sospirò profondamente, il fiato spezzato dal pianto.

Stai meglio?” gli chiesi mentre gli accarezzavo un braccio. Sentivo i suoi muscoli ancora tesi sotto il mio tocco, ma per fortuna cominciavano a rilassarsi.

Sto molto meglio, grazie” ammise, posandomi una mano sul petto.

Rabbrividii e uno strano calore divampò in tutto il mio corpo. Improvvisamente non desideravo altro che avere le mani di Daron ovunque, volevo che esplorassero il mio corpo e incendiassero la mia pelle in quel modo frenetico e sensale che lo contraddistingueva. Non capivo da dove provenisse quel bruciante desiderio, ma mi veniva impossibile reprimerlo.

Daron fece scorrere le dita sul mio torace e io d'istinto strinsi forte tra le dita una ciocca dei suoi capelli. Infine posò entrambi i palmi delle mani sulle mie spalle e fece leva per sollevarsi appena e incrociare il mio sguardo. I suoi occhi erano grandi e arrossati, luccicavano di lacrime – le ultime che ancora non si erano decise ad andar via – e di qualcos'altro, forse... malizia.

Stava tornando a essere il Daron di sempre.

John...”

Che c'è?”

In tutta risposta, il chitarrista mi si tuffò nuovamente addosso e premette con forza le labbra sulle mie. Ricambiai subito, con foga, lasciando che lui me le mordicchiasse e facesse scorrere le mani ovunque desiderasse.



Vorrei sentire ancora oggi quell'incendio dentro me, vorrei che Daron fosse accanto a me e mi viziasse con il suo modo di fare passionale e impulsivo che ho imparato ad amare.

Invece mi lascio accarezzare la pelle dall'aria fresca di questa notte di giugno. La mia anima, invece, è schiaffeggiata dai sensi di colpa: sto male perché Daron non pensa a me, e non dovrei. Cos'è stato a risvegliare questi miei tormenti? Cos'ha fatto riaffiorare questi ricordi?

Vorrei fermare il mio cervello impazzito, ma lui procede come un treno in corsa e, fermata dopo fermata, mi mostra le scene della mia storia con Daron.



Il concerto era andato alla grande, cominciavo ad abituarmi alla nuova band e adoravo ciò che suonavamo.

Uscii dal bagno e mi diressi discretamente nel backstage, sperando che nessuno mi fermasse per complimentarsi con me: non mi piaceva essere al centro dell'attenzione e ricevere elogi, non sapevo mai cosa rispondere.

Sul retro del palco trovai soltanto Daron, ancora grondante di sudore e a petto nudo, e questo mi mandò in agitazione. Quando io e lui ci ritrovavamo da soli, era facile prevedere ciò che sarebbe capitato.

Ehi, Daron” esordii, facendolo sobbalzare appena. “Gli altri? Dove sono?”

Il chitarrista mi squadrò con interesse da capo a piedi. “Sono usciti a fumare. Li raggiungiamo?” propose, facendosi più vicino a me e puntando i suoi occhi scuri e famelici nei miei.

Il suo corpo era bollente, lo avvertivo anche senza sfiorarlo, e averlo così vicino e senza la maglia mi faceva impazzire. Ma cercai di mantenere un contegno, non era certo quello il luogo e il momento giusto. “Sì. Ma vestiti, non vorrai mica uscire in strada a petto nudo” commentai quindi in tono leggermente divertito.

Daron mise su un sorrisetto malizioso. “Perché, saresti geloso?” insinuò.

No. Fuori però ci sono dieci gradi” replicai, mentre il cuore mi martellava nel petto.

Daron mi intrappolò le labbra in un bacio intenso e passionale, ma un secondo dopo mi si era già scostato e ridacchiava. “Andiamo, Johnny. Vuoi farmi credere che se una ragazza mi guarda, mi desidera, mi tocca e mi bacia a te non importa niente?”

Senti, mettiamo in chiaro le cose.” Presi un profondo respiro prima di continuare a parlare. “Questi... i baci che ci sono sfuggiti nell'ultimo periodo... non significano niente. Io e te siamo soltanto amici.” Il mio volto era bollente, affrontare quell'argomento non era affatto semplice. Ancora non avevo accettato questa strana attrazione che ci impediva di stare lontani, mi erano sempre piaciute le ragazze.

E soprattutto non ero un tipo da relazioni serie, quindi non volevo che Daron si illudesse.

Le labbra del chitarrista si storsero in un teatrale broncio. “Va bene, io e te siamo solo amici. Quindi non avrai alcun problema nel vedermi con un'altra persona” affermò senza alcuna convinzione.

La verità è che io stesso non ne ero affatto convinto.



Mi lascio sfuggire un sospiro e non posso fare a meno di pensare che le cose non sono affatto cambiate. All'epoca sono stato ingenuo a pensare di non essere geloso, così come lo sono adesso.

Il punto è che io e Daron abbiamo deciso di rompere, vent'anni fa, e la cosa è stata accettata da entrambi, così come le relazioni che abbiamo intrapreso negli anni a seguire.

Io sono stato con tante ragazze, poi ho incontrato Diana, me ne sono innamorato e ci siamo sposati.

Lui è stato con tante ragazze, poi ha avuto una storia con Jessica Miller per ben otto anni e io non sono stato geloso. Non mi importa, davvero, e spero con tutto il cuore che possa trovare una persona che lo ami davvero.

Ma vederlo con Joe, con un uomo che non sono io, è diverso. E mi fa male.

John, che ci fai qui? Non avevi detto di essere stanco?” La voce di Daron mi fa sobbalzare: non mi aspettavo di vederlo comparire sulla soglia. Proprio ora che sto ripensando a lui...

Non riuscivo a dormire” ammetto. In effetti, con la testa così piena di pensieri, non mi è neanche venuto in mente di provarci.

Non lo invito a sedersi accanto a me; a dire il vero spero che se ne vada, perché la sua presenza per me è nociva. Ma lui non realizza le mie speranze: avanza a piedi nudi sul portico fino a ritrovarsi accanto a me, poi si accomoda su uno sgabellino in plastica e prende a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli. Sempre lunghi, sempre gli stessi. Quante volte vi ho fatto scorrere le mie dita?



Disegnavo linee indefinite sulla pelle nuda all'altezza del suo torace, facevo scorrere le dita sulle ossa fin troppo sporgenti, mentre gli lasciavo piccoli e roventi baci alla base del collo e sulle spalle. Lui, ancora col fiato corto e qualche rivolo di sudore sparso sul corpo, faceva aderire la sua schiena al mio petto.

Era bello starsene così, dopo aver fatto l'amore, a coccolarci e scaldarci a vicenda.

Ad un tratto Daron afferrò la mia mano e la condusse con delicatezza verso la parte sinistra del petto, là dove il suo cuore batteva. Non lo potevo vedere in faccia, ma lo immaginai con gli occhi che brillavano e le labbra semiaperte, quasi in trance.

Che c'è?” gli chiesi, curioso.

Non prendiamoci in giro, John.” Intanto aveva preso a carezzare con dolcezza il dorso della mia mano. “Io e te non siamo solo amici.”

Mi irrigidii appena. Cosa intendeva? Cosa voleva dirmi?

Non pensare che per me sia facile ammetterlo,” proseguì, “ma è inutile negare l'evidenza. Gli sguardi che ci siamo scambiati, le carezze, le coccole, il rispetto che intercorre tra noi... non sono cose che avvengono se due persone fanno solo sesso. Io ho cura di te e tu hai cura di me, c'è dell'altro.”

Presi un profondo respiro e dovetti trattenermi dall'impulso di scostarmi da lui. “Ci vogliamo bene. Io non voglio farti soffrire perché sei mio amico, Daron, non riuscirei mai a essere stronzo con te... nemmeno a letto.”

Tu non capisci.” Daron si liberò dalla mia stretta e si rigirò nel letto in modo che ci trovassimo faccia a faccia. La prima cosa che notai furono i suoi capelli intrisi di sudore attaccati al suo viso, e subito mi venne spontaneo sistemarglieli dietro l'orecchio. La seconda cosa furono i suoi occhi, così profondi, colmi di speranza e aspettative.

Era in quei momenti che Daron si mostrava per quello che era davvero, fragile ed emotivo, un cucciolo che aveva bisogno di protezione e amore.

Che aveva bisogno di me.

John, guardami negli occhi e dimmi che non provi niente per me.”

Non posso” ammisi.

Forse lo amavo, ma non glielo dissi; mi limitai a stringerlo in un abbraccio dolce e colmo di trasporto, in cui lui si perse subito senza opporre resistenza. Mi posizionai supino sul materasso e lo trascinai su di me, per poi cullarlo con tutto l'amore e la dedizione che provavo per lui.

Era una creatura così imperfetta e meravigliosa, così fragile e imprevedibile, era un'anima tormentata e dolce tutta da scoprire. E, nonostante mi facesse dannare certe volte, non potevo fare a meno di adorarlo con tutto me stesso.



Scuoto la testa, scacciando l'ennesimo ricordo troppo dolce, troppo lontano, troppo doloroso.

Come mai non sei con Joe?” lo apostrofo, giusto per fare conversazione. Non so perché ora stia passando all'attacco, è una cosa stupida e me ne pento subito dopo.

Daron mi rivolge uno sguardo perplesso. “Ti interessa davvero?”

Sai, ultimamente siete inseparabili...”

Vorrei prendermi a schiaffi.

Il chitarrista si lascia sfuggire un sorriso, ma i suoi occhi sono malinconici. “Sei geloso. Non ci posso credere... ecco cos'avevi di strano in questi giorni.”

Le sue parole sono come una pugnalata al cuore, forse non mi aspettavo che se ne accorgesse. Mi lascio andare a una risata amara. “Daron, ho una famiglia e noi abbiamo rotto vent'anni fa, come puoi pensare che io sia geloso?”

Infatti non lo penso io, è un dato di fatto. John, tu... tu non l'hai mai superato, non sei davvero andato avanti.”

Che cazzo dici? Ho sposato la donna che amo, questo non significa niente?” mi inalbero, stringendo forte i braccioli della poltroncina.

Allora perché non riesci ad accettare la storia tra me e Joe? Eppure è strano, pensaci, è surreale: all'epoca sei stato tu a dirmi di no, a rifiutarmi.” La voce di Daron, sulle ultime parole, si impregna di qualcosa simile al risentimento. Ce l'ha ancora con me, e come dargli torto?



Io... oddio, è difficile.” Sentivo l'ansia salire sempre più, il fiato mi si spezzava, non riuscivo a parlare. Stringevo tra le dita il bordo della mia felpa, come se lei potesse darmi il coraggio di andare avanti.

Daron era accanto a me sul divano e io non riuscivo a lanciargli neanche uno sguardo con la coda dell'occhio.

Il chitarrista mi posò una mano sulla schiena con l'intento di rassicurarmi, ma questo peggiorò ulteriormente le cose.

John, parla, porca puttana! Si può sapere cos'hai? Non ti ho mai visto in questo stato, mi fai paura.”

Presi l'ennesimo respiro profondo, mentre sentivo la gola serrarsi e gli occhi riempirsi di lacrime. “Ascoltami: non devi mai dubitare del fatto che io ti voglia bene e ti rispetti, per me sei una delle cose più preziose che possano esistere. Però... Daron, io non penso...” Tirai su col naso e solo allora mi resi conto che una lacrima mi era rotolata lungo la guancia, fuori controllo. “Non penso di essere fatto per le relazioni serie. Non ci riesco, non mi va, mi sento... un po' in gabbia e... tu non meriti una persona incostante e incoerente, tu meriti qualcuno che si dedichi a te con la giusta dedizione.”

Che cazzo stai dicendo? Ma sei rincoglionito per caso? John, tu sei perfetto, io non potrei chiedere di meglio!” si rivoltò subito lui.

Lo so, sono stupido, ma non ce la faccio. Imbarcarmi in qualcosa di serio, di così... definitivo, per me è un'assurdità, soprattutto in questo momento della mia vita. Io voglio essere sincero con te perché non voglio che tu ne soffra dopo.” Ogni parola che pronunciavo mi graffiava la gola.

Guardami, dimmi che è uno scherzo. Guardami, cazzo! È uno scherzo, vero?” ordinò Daron con fervore, strattonandomi un braccio.

Sollevai finalmente lo sguardo su di lui e lo trovai con gli occhi colmi di lacrime, rabbia e disperazione.

Gli bastò osservarmi per capire che non scherzavo affatto.

Mi bastò osservarlo per capire quanto lo stessi ferendo.

Allora scoppiò a piangere e si gettò tra le mie braccia, affondando il viso nella mia maglietta. Non riuscii a respingerlo, stringerlo a me era il minimo che potessi fare per farmi perdonare. Quell'abbraccio aveva un gusto amaro, il gusto di un addio.

Me ne fotto se non sarai costante, me ne fotto se mi farai soffrire in futuro; non lasciarmi, non adesso. Come cazzo dovrei fare io senza di te? John, ti prego...” Singhiozzava disperato, si aggrappava a me come se avesse paura che potessi scomparire da un momento all'altro.

Sapevo che aveva bisogno di me, ma io non sarei mai stato ciò di cui aveva davvero bisogno.

Mi sento un mostro, ma è così” mormorai.

E le nostre lacrime si mischiarono ancora e ancora, finché non fummo sfiniti e ci addormentammo l'uno tra le braccia dell'altro, per l'ultima volta.

Al mio risveglio, Daron non c'era più.



Io l'ho fatto per te” mormoro, distogliendo lo sguardo dal suo.

Tu l'hai fatto perché non hai avuto il coraggio di stare con me. E ora chi dei due sta soffrendo? Io no, mi sono ricostruito una vita e ora ho Joe.”

Prendo coraggio e, dopo qualche secondo di esitazione, gli rivolgo la domanda che mi frulla in testa da troppo tempo: “Sei arrabbiato con me?”.

No. Sono solo dispiaciuto perché hai sprecato vent'anni della tua vita ad amarmi e fare finta che non fosse così.”

Ha ragione. Mi sento una merda.

Eppure io amo Diana, ne sono più che sicuro.

Il fatto è che... certe volte mi manchi così tanto che ho paura di non farcela” butto fuori tutto d'un fiato, mentre avverto un fastidioso pizzicore agli occhi. Ma non piangerò, non commetterò l'ennesimo stupido errore.

Daron si mette in piedi e mi si accosta lentamente, poi sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla. “Certo che ce la farai. Ehi... John, scusa, non volevo essere troppo duro. Anche tu qualche volta mi manchi, è impossibile dimenticare ciò che c'è stato tra noi, stando nella stessa band.”

Mi credi se ti dico che amo mia moglie?” sussurro, sperando non si noti il tremore nella mia voce.

Non ne dubito. E sto male al pensiero che vedermi con Joe ti faccia soffrire...”

No!” lo interrompo, sollevando finalmente lo sguardo su di lui. “Non ti devi dispiacere, questo è solo un problema mio. Sii felice con Joe, perché lui è un ragazzo d'oro e tu meriti una persona come lui.”

Lo sguardo di Daron si incupisce e lui si mordicchia nervosamente il labbro inferiore. “Va bene.”

Mi alzo dalla poltroncina, scrollandomi la sua mano dalla spalla, e lo abbraccio di slancio. Mi fa male stargli così vicino, ma è l'unico modo che trovo per dimostrargli quanto gli voglio bene.

Daron sorride e ricambia l'abbraccio, stringendomi forte a sé. “John, oddio...” borbotta.

Che c'è?”

Lui si scosta da me e mi guarda negli occhi. I suoi sono luminosi e pieni della luce argentata della luna. “So che è sbagliato, è stupido e staremo male entrambi, ma lo devo fare. Poi tutto tornerà come prima, come è sempre stato.” Detto questo, si avvicina nuovamente a me e posa le sue labbra sulle mie con leggerezza, cautamente, come se le volesse accarezzare.

È un bacio casto e dolce, che sa di nostalgia e di vecchi ricordi. Dura un istante, ma ciò basta a strapparmi il cuore dal petto e riempirmi gli occhi di lacrime.

Sono io a spingerlo via. “Daron, basta. Vai da Joe, lui non merita tutto questo” ordino in tono fermo.

Hai ragione, scusami.” Il chitarrista si allontana da me con lo sguardo basso e si dirige verso la porta d'ingresso, senza voltarsi e senza fiatare.

Io rivolgo per l'ennesima volta il mio sguardo annacquato e appannato alla luna, le domando tacitamente se sarà in grado di curare le mie ferite.

Ma so che lo voglio fare, ci voglio provare: guarderò avanti, penserò solo alla mia famiglia, mi prenderò cura di Diana e Emma con tutto l'affetto che ho dentro di me.

Guarderò sorgere l'alba oggi, la fisserò negli occhi, e il sole getterà dietro di me le ombre del mio passato.





♥ ♥ ♥



Non so bene come commentare questa storia, so solo che mi sono emozionata tantissimo mentre la scrivevo.

So cosa mi volete chiedere: perché le tue Jarohn finiscono sempre male? Beh, perché... lo ammetto, ho una passione per gli amori impossibili e struggenti, e poi il prompt che ho scelto per partecipare a questo contest mi dava delle indicazioni ben precise ^^

Spero che i flashback non vi abbiano mandato in confusione e che siano stati di vostro gradimento! Ci ho messo tutto il mio cuore!

La citazione dal brano dei Nothing But Thieves (ovvero Sorry, che vi consiglio vivamente di ascoltare) non è casuale: oltre che essere pertinente con la storia, vi ho anche “fatto conoscere” un componente della band: Joe. Già, avete capito bene, non è un personaggio inventato a caso, ma il chitarrista dei Nothing But Thieves! A dire il vero shippo già da diverso tempo Daron e Joe, ma ancora non ho avuto occasione di pubblicare nulla su questa coppia. Porrò rimedio, vedrete (sperando che John non sia troppo geloso XD)

E niente, ho chiarito ciò che c'era da chiarire e aspetto con impazienza il vostro parere! Spero che la storia sia stata di vostro gradimento e vi abbia coinvolto come ha coinvolto me scriverla :3

Alla prossima!!! ♥



   
 
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