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Autore: _thantophobia    06/03/2019    1 recensioni
-Non mi ucciderai.- ride. –Voi Eroi avete così tante regole… -
-I bravi Eroi, quelli degni di questo nome, non hanno bisogno di regole. [...] Spero non arrivi mai il giorno in cui si capirà perché io me ne sono imposte così tante.-
[OC | Bakugou Katsuki | un po' tutti] [parental!Bakugou Katsuki (no, non sto scherzando) | IzuOcha, TodoMomo, KamiJirou + altre?] [future!fic | death!fic | possibili spoiler | probabili trigger] [ooc perché non si sa mai]
[il capitolo 14 partecipa al Writober2019 con la lista di prompt di Fanwriter.it | prompt/traccia: flashback]
[capitolo 18 - In difesa di Caino][questo capitolo partecipa al Writober2020 con la lista di prompt di Fanwriter.it | prompt/traccia: backstory]
[capitolo 19 - ]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di procedere alla lettura, ci tenevo a dirvi che dal 11 al 18 di marzo sarò lontana da casa e quindi con molta probabilità il capitolo di “Of Monsters and Men” subirà dei ritardi. Mi sono inceppata a metà del capitolo e gn, è difficile andare avanti.

Appena tornerò mi metterò al lavoro, voi abbiate fede!

 

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo i bambini hanno paura del buio

[o dei sogni premonitori]

 

 

 

 

 

4 dicembre [One For All: 0.5%]

Kirishima allunga un braccio e urla: -Muoviti!-

Katsuki, che in quel momento non riusciva proprio a immaginare un modo per scappare da lì, riesce a formulare un unico, assordante pensiero. Afferra quella cazzo di mano e vattene da qui.

E Katsuki lo fa: salta, sfreccia per aria come un proiettile per raggiungere la mano tesa di chi è venuto fin lì per salvarlo nonostante tutti i pericoli e tutte le conseguenze che questo gesto comporterà. Sta sorridendo, quando allunga anche lui un braccio per afferrare la mano di Kirishima…

…ma le sue dita stringono l’aria, e Katsuki inizia a precipitare.

 

Katsuki si sveglia con un sobbalzo, percependo ancora addosso il ricordo della sensazione opprimente di cadere nel vuoto.

Non si ricorda di essersi addormentato alla scrivania, sul quaderno di Deku e con ancora gli occhiali da lettura sul naso, sa solo che ora ha un terribile mal di schiena.

-Cazzo, non ho più l’età per addormentarmi sui libri.- sibila, cercando di sollevarsi lentamente e facendo scrocchiare le sue povere vertebre doloranti. Lo schermo del cellulare, quando lo accende per controllare l’ora, lo abbaglia con la sua luce troppo forte che lo costringe a chiudere gli occhi, ma riesce comunque ad apprendere che è notte fonda e ha dormito circa quattro ore.

Lentamente, Katsuki raggiunge la porta della propria stanza e la socchiude, camminando in punta d’alluci verso la cucina. Poi sente un singhiozzo, e solo in quel momento si accorge di non essere l’unico sveglio nel cuore della notte.

Seduto sul divano, rannicchiato su sé stesso e con una coperta a coprirlo fin sopra la testa come un mantello, Ryu sta singhiozzando, le spalle scosse tra lievi tremiti. Sembra non l’abbia sentito arrivare, perché quando prova a scostare la coperta per guardarlo in viso sobbalza per lo spavento.

-Ehy, tranquillo, sono io.- lo rassicura, mentre Ryu lentamente si calma. –Cos’è successo?-

-Incubo.- il ragazzo tira su con il naso e si asciuga gli occhi, stringendosi nella coperta. –Tu?-

-Sete.- mente. Scrollando le spalle, si avvicina al frigorifero per prendere la bottiglia dell’acqua. –Vuoi un po’ di latte caldo? Magari ti aiuta a calmarti, così provi a dormire ancora un po’.-

La risposta impiega qualche secondo, per arrivare. -…okay.-

Katsuki aveva già messo a scaldare qualche dito di latte in ogni caso, prima di mettersi a cercare il vasetto del miele. Quando lo trova allunga un braccio per prenderlo, ritrovandosi a sibilare di dolore quando la sua schiena urla pietà. –Porca puttana che male.-

-Katsuki, stai bene?- Ryu solleva la testa per controllare che stia bene, preoccupato. –Qualcosa non va?-

-Sì, sto bene.- sussurra, dolorante. –Mi sono addormentato leggendo i quaderni di Deku. E adesso ho mal di schiena.-

Ryu ridacchia. –Ormai sei vecchio, Katsuki. Dovresti farti da parte e lasciare spazio ai giovani.-

-E sentiamo, stronzetto, cosa dovrei fare?- gli porge una tazza piena di latte caldo, fulminandolo con uno sguardo. –Ritirarmi in campagna come Aizawa con un’intera colonia di gatti e lavorare a maglia?-

Per poco Ryu non si soffoca con il latte. –Ormai è l’ora, vecchio.-

Beh, almeno è riuscito a farlo ridire. –A chi hai dato del vecchio, merdina? Rimangiatelo immediatamente.-

-Neanche per sogno.-

Alla fine scoppiano a ridere tutti e due, prima che Ryu torni improvvisamente serio. –Senti, Katsuki… -

-Che c’è?- gli prende la tazza, ormai vuota, dalle sue mani e la posa nel lavandino, poi torna a sedersi vicino a lui.

-Deku una volta, quando l’avevo svegliato dopo un incubo, aveva detto che a lui capitava di fare sempre lo stesso sogno, che a volte era anche spaventato all’idea di addormentarsi per paura di sognarlo ancora. Capita anche a te? Di fare incubi? Di fare sempre lo stesso?-

Katsuki non sa come rispondergli. Rimane qualche secondo in silenzio, per riflettere, prima di parlare: -Ho cominciato ad avere incubi a quindici anni, poco dopo l’inizio del primo anno alla UA, e da quando sono un Eroe è andato sempre peggio. Ma è una cosa normale, avere incubi: il cervello si focalizza su un pensiero, un ricordo che ti angoscia, e ci costruisce delle immagini sopra. È qualcosa che non puoi controllare.-

-E prima o poi passa?- gli occhi scuri di Ryu brillano nella penombra del salotto, illuminato solo dalle luci della strada.

Katsuki vorrebbe davvero dirgli di sì, che il tempo allontana i mostri sotto il letto, ma purtroppo non può. –Impari… a ignorarli e basta. Arriverai a un certo punto della tua vita in cui svegliarti in piena notte dopo un incubo sarà ormai un’abitudine. Non ci farai neanche più caso.-

Quando sarà un Eroe, vedrà così tante atrocità che gli incubi di adesso gli sembreranno una passeggiata.

Ryu si appoggia al suo fianco, la fronte contro il suo braccio. -…ho sognato la mia mamma. Mi diceva che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornata a prendermi e che mi avrebbe portato a casa. Diceva che papà ci stava aspettando e che non vedeva l’ora di rivedermi, ma lei... –

Ryu singhiozza di nuovo, Katsuki gli circonda le spalle con un braccio.

-Ma lei non è più tornata.- il ragazzo sembra volersi nascondere nella coperta, le ginocchia tirate fin sotto il mento, mentre le spalle continuano a essere scosse dai singhiozzi.

Forse sa qual è l’incubo che tormentava le notti di Deku - perché c’era anche lui, quel giorno, e crede che non riuscirà mai a perdonarsi per non essere riuscito a salvare quella bambina. Lo stringe di più verso di sé, aspettando che smetta di piangere.

La mattina dopo, quando si alza per preparare la colazione, Mina li trova tutti e due addormentati sul divano e non riesce a non sorridere.

 

 

 

10 dicembre [One For All: 1.5%]

Questa volta, con quel pugno, Katsuki è quasi sicuro che gli avrebbe rotto il braccio se non fosse riuscito a evitarlo.

-Vedi che i progressi ci sono, principessa?- ghigna, scompigliandogli i capelli. Si toglie velocemente gli stivali e abbandona il giubbotto sull’attaccapanni, sperando di scaldarsi un po’. –Basta avere pazienza.-

-Beh, detto da te, poi… - borbotta divertito il ragazzino.

-Cosa vorresti dire, stronzetto?- Katsuki gli tira le guance, fissandolo truce.

-He ‘on scei popio ‘n ese’pio di pasie’sa.- alla fine lo lascia andare. –Ammettilo: non sei proprio la persona più paziente di questo mondo.-

-Sto migliorando, però.- esclama, sollevando il mento.

–In fondo, non si smette mai di imparare.- ridacchia qualcuno dal salotto. –Questo vale anche per te.-

Katsuki e Ryu si guardano per qualche secondo. -…casa mia è diventata peggio di un club di ritrovo di Harley-Davidson.-

-Credo sia colpa di zia Mina… - intanto, Mina corre verso il ragazzo, stritolandolo in un abbraccio e cinguettando di essere contenta di rivederlo. –Ma siamo stati via nemmeno quattro ore… -

-Che c’è? Non possiamo più passare a fare un saluto a Mina da quando si è trasferita da te?- Yaoyorozu li saluta con un piccolo gesto della mano, sorridendo. –Ben tornati, comunque.-

Katsuki la squadra da capo a piedi, fermandosi a osservare la pancia già abbastanza evidente. -…stai gonfiando come un pallone, Yaoyorozu.-

-E tu sei simpatico come un manico di scopa su per il… -

-Mezzo e Mezzo ha una brutta influenza su di te.- la interrompe, raggiungendo la cucina e prendendo una tazza per prepararsi del caffè. -Chiedi il divorzio e fatti dare un bel gruzzolo per gli alimenti.-

-A dire la verità credo siano gli ormoni.- ribatte Yaoyorozu. –Sono in congedo di maternità da quattro mesi e già non ce la faccio più.-

-E ne hai ancora un po’, davanti.- commenta Mina, lasciando finalmente andare Ryu. –Povera Yaomomo.-

-Non me ne parlare.- Yaoyorozu si rilassa contro lo schienale, lamentandosi. –Ho sempre i piedi gonfi e male alla schiena e sono entrata nel secondo trime… -

-Senti, Yaoyorozu.- Katsuki si appoggia al piano della cucina, la tazza di caffè bollente tra le mani. –Cosa vuoi, esattamente?-

Mina sgrana gli occhi, smettendo di fare le treccine ai capelli di Ryu seduto per terra. –Perché qualcuno deve sempre volere qualcosa quando viene da te?-

-Perché per lei sarebbe stato sicuramente più comodo chiamarti, invece di venire fin qui.- risponde, prendendo un sorso di caffè. –Di certo non è venuta a piedi, perché sì, sono gonfi, ma non così gonfi da essere i piedi di una donna al quarto mese di gravidanza che ha camminato e preso i mezzi pubblici. Probabilmente è venuta in macchina, ma qualcuno ha guidato al posto suo, e deve anche averla lasciata proprio di fronte a casa mia, visto il vestito troppo leggero per essere ai primi di dicembre.-

Ryu solleva la testa e si volta, appoggiando le braccia sul bracciolo del divano. -…wow.-

-E, cosa più importante, è stata così tanto precisa da passare per caso di qui quando io non sono in casa, così che non potessi evitarla una volta tornato.- conclude, posando la tazza vuota nel lavello. –Ho indovinato?-

Yaoyorozu – non riuscirà mai a chiamarla signora Todoroki, è più forte di lui – sospira, abbattuta. –Sono stata scoperta. Complimenti, Sherlock.-

Katsuki scrolla le spalle, come se non fosse qualcosa di così straordinario. –Beh? Perché sei qui?-

-Per chiederti di tornare di pattuglia.-

-E perché dovrei?-

–Da quando Midoriya è… - Yaoyorozu cerca una posizione più comoda sul divano, prendendo un profondo respiro. –Da quando Midoriya non c’è più, gli attacchi dei Villains si sono triplicati, proprio come dopo il ritiro di All Might.-

-E allora?- incrocia le braccia al petto.

-Da quando tu hai preso un congedo fino a data da destinarsi… -

-Aprile.- precisa. –Che non è poi così lontano.-

-…sono raddoppiati.- conclude. –Per favore, riconsidera il congedo.-

-Perché?- inarca le sopracciglia, scettico. –Un Eroe in più o in meno non farà la differenza.-

-Sì, se quell’Eroe sei tu.- interviene Ryu, il mento appoggiato sulle braccia e gli occhioni scuri fissi nei suoi. –Deku lo diceva sempre: ogni Eroe è importante a modo suo, e in caso di pericolo tutti hanno bisogno dei loro Eroi.-

-Che cazzo fai, fraternizzi con il nemico?- sbuffa, premendo indice e pollice sugli occhi. –E comunque non posso. Ryu, tu non puoi stare da solo, ne abbiamo già parlato e sai il motivo.-

-Ma non deve per forza essere da solo.- Mina si ringalluzzisce all’improvviso. –Se il problema è questo… Allora… Non lo so, possiamo occuparcene noi. Che ne dici? Almeno fino ad aprile, quando inizierà la scuola… -

-Certo, chi non è di turno può occuparsi di lui, così non sarà mai da solo.- annuisce l’altra donna, sorridendo. Poi si volta verso Katsuki. –Per favore, Bakugou.-

Katsuki sbuffa una risata. –Certo che Mezzo e Mezzo deve essere proprio disperato, per mandare la mogliettina adorata da me.-

-Veramente mi sono offerta io di venire qui. Shouto non era d’accordo.- risponde Yayorozu.-E poi, sapeva che se ti avesse chiamato non gli avresti risposto.-

-Mi sembra ovvio.-

-O che se fosse riuscito a chiamarti e tu avessi risposto gli avresti riattaccato il telefono in faccia.-

-E l’avrei anche mandato a fanculo.-

-Sì, sapeva anche questo.- annuisce ancora, ridacchiando. Ryu scuote la testa sconsolato, mentre Mina mormora un “in fondo si parla di Bakugou…”. Katsuki decide che ne ha già abbastanza.

-Va bene, torno di pattuglia.- sbuffa. –Ma voglio che ogni volta qualcuno stia con Ryu. Non mi interessa, possa anche cascare il mondo, Ryu non va lasciato da solo.-

Yaoyorozu sospira, visibilmente più tranquilla, quando lui si allontana per tornare alla lettura degli appunti di Deku.

-Tutta questa ansia nelle mie condizioni non fa bene… - la sente mormorare.

-Però ha detto di sì, è questo che conta.- sussurra Mina, rassicurandola.

-È questo che conta.-

 

 

 

20 dicembre [One For All: 1.5%]

Katsuki ha deciso che tornerà di pattuglia da gennaio, e che sfrutterà gli ultimi giorni rimastigli liberi per cercare quante più informazioni possibili dagli appunti di Deku – che è stato bravo, deve concederglielo, a nascondere tutti i più piccoli accenni al One For All che scriveva con dei nomi in codice o dei giri di parole. Forse temeva che qualcuno avrebbe potuto prendere i suoi quaderni, il che non è poi così tanto impossibile vista l’accuratezza con cui descriveva ogni singola caratteristica. Katsuki, a distanza di anni, rimane sempre affascinato da questa sua capacità.

Tuttavia, fino a ora non ha trovato nulla di relativamente importante, di utile per la crescita o l’allenamento di Ryu, come se Deku non volesse parlarne.

Almeno fino a quando Katsuki non arriva a “Analisi degli Eroi per il futuro n.18” e subito capisce che quel quaderno ha qualcosa di diverso: la copertina è rovinata, le pagine strappate e spiegazzate sui bordi, mentre tutti gli altri – escluso il numero 13 per… una serie di motivi per cui si scaverebbe una fossa sotto un ghiacciaio perenne in Islanda – sono tenuti come dei brandelli della Sindone, perfetti, senza nemmeno l’ombra di un’orecchia o una piega.

Katsuki solleva gli occhi, abbassando gli occhiali sulla punta del naso, e guarda l’ora: quasi le due. Oh, dai, la notte è ancora giovane.

Apre la prima pagina e inizia a leggere.

 

Stanno diventando sempre peggio e sono sempre più frequenti. Non capisco cosa significa e All Might non sa darmi spiegazioni.

 

A lui non è mai successo di avere incubi così vividi sul One For All, men che meno adesso che il suo potere si è esaurito.

 

Ho paura che possa capitare ancora.

 

Sto iniziando ad avere paura di addormentarmi.

 

-…ma che cazzo ti stava succedendo, Deku?- mormora, allibito e forse anche spaventato dai pensieri disordinati che riempiono quelle pagine, così diversi dai commenti analitici e precisi a cui si era abituato.

Capisce che quello è il quaderno di cui Deku aveva più timore, perché raccoglie tutte le sue paure, ma è anche quello di cui Katsuki ha più bisogno in questo momento.

Capisce anche che dovrà avere un occhio di riguardo per Ryu.

 

 

 

 

 

 

 

Due uomini attendono fuori da un magazzino, la sola luce di un lampione a illuminare la piccola strada di periferia.

-Siamo qui da ore, ormai.- sbuffa uno, stretto nel suo parka color senape. –Forse ha deciso di non venire più.-

-Fidati, non penso proprio possa aver cambiato idea.- mormora l’altro, le mani affondate nelle tasche dell’impermeabile blu. –L’hai sentita al telefono, no? Ha detto che sono pezzi fondamentali, non può aver rinunciato.-

-Ancora non ho capito cosa se ne fa… -

-Nemmeno io e preferisco non saperlo, voglio soltanto i miei soldi e andarmene a casa da mia moglie e da mia figlia.-

L’uomo con il parka color senape annuisce, scuro in volto, occhieggiando alle proprie spalle. Si sente maledettamente in colpa per quello che ha fatto, ma con la somma che riceverà potrà pagare le cure che quel luminare dell’oncologia ha proposto per salvare suo fratello e perfino vivere dignitosamente.

-Oh, eccoli che arrivano.- esclama l’uomo con l’impermeabile blu, notando i fari di una macchina avvicinarsi: dietro la macchina segue un furgone scuro, che si ferma poco indietro rispetto alla vettura da cui l’autista si prodiga immediatamente a scendere e aprire la porta posteriore.

-Perdonate il ritardo.- sussurra una voce di donna. L’accento, nota l’uomo con il parka color senape, lascia intendere che sia straniera. –Sapete, il traffico… -

L’uomo con l’impermeabile blu scuote la testa, come a dire di non preoccuparsi, e la donna sospira sollevata. Fa un paio di passi avanti, superando i due uomini mentre il ticchettio cristallino dei tacchi riempie il piccolo magazzino. La luce è poca e la visibilità è pessima, ma le labbra della donna – perfettamente colorate di un meraviglioso rossetto rosso scuro – si stirano in un sorriso soddisfatto.

Poi fa un cenno verso il conducente della vettura. -Carica i pezzi, su, siamo di fretta. E paga i gentili signori.-

Il chauffeur si prodiga immediatamente e, mentre l’autista del furgone carica i pezzi sul retro del mezzo, questi porge due buste bianche ai due uomini mormorando in un inglese dal forte accento straniero che è stato un onore lavorare con loro. La donna, intanto, controlla ancora una volta i pezzi prima di risalire in macchina.

Solo quando la macchina e il furgone si sono allontanati, i due uomini si permettono di sospirare di sollievo.

-È finita, amico mio.- mormora l’uomo con l’impermeabile blu. –Ora possiamo tornare a casa.-

L’uomo con il parka color senape annuisce, stringendo nel pugno la sua busta ancora chiusa mentre l’amico conta i suoi soldi.

-Porca troia, non ho mai visto così tanti soldi in vita mia!- esclama felice. –Potrò comprare una casa nuova e una barca nuova! E iscrivere mia figlia all’università! Forse non è poi così male lavorare per lei!-

L’uomo con il parka color senape sospira. Suo fratello avrà la possibilità di salvarsi, ma è davvero questo il prezzo che ha dovuto pagare?

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri della ritardataria Post Partum

Io non sono in ritardo.

Macché.

È tutta una vostra impressione---

No, okay, chiedo venia. Marzo si prospetta un mese massacrante, non solo per la settimana di preparazione full immersion da cui dipenderà il mio futuro lavorativo ma anche per altri mille motivi.

Onestamente non c’è molto da dire su questo capitolo: volevo scrivere qualcosa di più o meno tranquillo e rafforzare un po’ il legame tra Katsuki e Ryu – perché dal loro legame dipenderà l’esito di questa fic, almeno in parte.

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione! Ormai lo sapete che vivo dei vostri feedback.

 

Alla prossima!

Maki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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