Prima di procedere alla lettura, ci tenevo a
dirvi che dal 11 al 18 di marzo sarò
lontana da casa e quindi con molta probabilità il capitolo di “Of Monsters and
Men” subirà dei ritardi. Mi sono inceppata a metà del capitolo e gn, è
difficile andare avanti.
Appena tornerò mi metterò al lavoro, voi
abbiate fede!
Hopeless wanderers
Solo i bambini hanno paura del buio
[o dei sogni premonitori]
4
dicembre [One For All: 0.5%]
Kirishima
allunga un braccio e urla: -Muoviti!-
Katsuki,
che in quel momento non riusciva proprio a immaginare un modo per scappare da
lì, riesce a formulare un unico, assordante pensiero. Afferra quella cazzo di
mano e vattene da qui.
E
Katsuki lo fa: salta, sfreccia per aria come un proiettile per raggiungere la
mano tesa di chi è venuto fin lì per salvarlo nonostante tutti i pericoli e
tutte le conseguenze che questo gesto comporterà. Sta sorridendo, quando
allunga anche lui un braccio per afferrare la mano di Kirishima…
…ma
le sue dita stringono l’aria, e Katsuki inizia a precipitare.
Katsuki si sveglia con un sobbalzo,
percependo ancora addosso il ricordo della sensazione opprimente di cadere nel
vuoto.
Non si ricorda di essersi
addormentato alla scrivania, sul quaderno di Deku e con ancora gli occhiali da
lettura sul naso, sa solo che ora ha un terribile mal di schiena.
-Cazzo, non ho più l’età per
addormentarmi sui libri.- sibila, cercando di sollevarsi lentamente e facendo
scrocchiare le sue povere vertebre doloranti. Lo schermo del cellulare, quando
lo accende per controllare l’ora, lo abbaglia con la sua luce troppo forte che
lo costringe a chiudere gli occhi, ma riesce comunque ad apprendere che è notte
fonda e ha dormito circa quattro ore.
Lentamente, Katsuki raggiunge la
porta della propria stanza e la socchiude, camminando in punta d’alluci verso
la cucina. Poi sente un singhiozzo, e solo in quel momento si accorge di non
essere l’unico sveglio nel cuore della notte.
Seduto sul divano, rannicchiato su
sé stesso e con una coperta a coprirlo fin sopra la testa come un mantello, Ryu
sta singhiozzando, le spalle scosse tra lievi tremiti. Sembra non l’abbia
sentito arrivare, perché quando prova a scostare la coperta per guardarlo in
viso sobbalza per lo spavento.
-Ehy, tranquillo, sono io.- lo
rassicura, mentre Ryu lentamente si calma. –Cos’è successo?-
-Incubo.- il ragazzo tira su con il
naso e si asciuga gli occhi, stringendosi nella coperta. –Tu?-
-Sete.- mente. Scrollando le
spalle, si avvicina al frigorifero per prendere la bottiglia dell’acqua. –Vuoi
un po’ di latte caldo? Magari ti aiuta a calmarti, così provi a dormire ancora
un po’.-
La risposta impiega qualche
secondo, per arrivare. -…okay.-
Katsuki aveva già messo a scaldare
qualche dito di latte in ogni caso, prima di mettersi a cercare il vasetto del
miele. Quando lo trova allunga un braccio per prenderlo, ritrovandosi a
sibilare di dolore quando la sua schiena urla pietà. –Porca puttana che male.-
-Katsuki, stai bene?- Ryu solleva
la testa per controllare che stia bene, preoccupato. –Qualcosa non va?-
-Sì, sto bene.- sussurra,
dolorante. –Mi sono addormentato leggendo i quaderni di Deku. E adesso ho mal
di schiena.-
Ryu ridacchia. –Ormai sei vecchio,
Katsuki. Dovresti farti da parte e lasciare spazio ai giovani.-
-E sentiamo, stronzetto, cosa
dovrei fare?- gli porge una tazza piena di latte caldo, fulminandolo con uno
sguardo. –Ritirarmi in campagna come Aizawa con un’intera colonia di gatti e
lavorare a maglia?-
Per poco Ryu non si soffoca con il
latte. –Ormai è l’ora, vecchio.-
Beh, almeno è riuscito a farlo
ridire. –A chi hai dato del vecchio, merdina? Rimangiatelo immediatamente.-
-Neanche per sogno.-
Alla fine scoppiano a ridere tutti
e due, prima che Ryu torni improvvisamente serio. –Senti, Katsuki… -
-Che c’è?- gli prende la tazza,
ormai vuota, dalle sue mani e la posa nel lavandino, poi torna a sedersi vicino
a lui.
-Deku una volta, quando l’avevo
svegliato dopo un incubo, aveva detto che a lui capitava di fare sempre lo
stesso sogno, che a volte era anche spaventato all’idea di addormentarsi per
paura di sognarlo ancora. Capita anche a te? Di fare incubi? Di fare sempre lo
stesso?-
Katsuki non sa come rispondergli. Rimane
qualche secondo in silenzio, per riflettere, prima di parlare: -Ho cominciato
ad avere incubi a quindici anni, poco dopo l’inizio del primo anno alla UA, e
da quando sono un Eroe è andato sempre peggio. Ma è una cosa normale, avere
incubi: il cervello si focalizza su un pensiero, un ricordo che ti angoscia, e
ci costruisce delle immagini sopra. È qualcosa che non puoi controllare.-
-E prima o poi passa?- gli occhi
scuri di Ryu brillano nella penombra del salotto, illuminato solo dalle luci
della strada.
Katsuki vorrebbe davvero dirgli di
sì, che il tempo allontana i mostri sotto il letto, ma purtroppo non può.
–Impari… a ignorarli e basta. Arriverai a un certo punto della tua vita in cui
svegliarti in piena notte dopo un incubo sarà ormai un’abitudine. Non ci farai
neanche più caso.-
Quando sarà un Eroe, vedrà così
tante atrocità che gli incubi di adesso gli sembreranno una passeggiata.
Ryu si appoggia al suo fianco, la
fronte contro il suo braccio. -…ho sognato la mia mamma. Mi diceva che sarebbe
andato tutto bene, che sarebbe tornata a prendermi e che mi avrebbe portato a
casa. Diceva che papà ci stava aspettando e che non vedeva l’ora di rivedermi,
ma lei... –
Ryu singhiozza di nuovo, Katsuki
gli circonda le spalle con un braccio.
-Ma lei non è più tornata.- il
ragazzo sembra volersi nascondere nella coperta, le ginocchia tirate fin sotto
il mento, mentre le spalle continuano a essere scosse dai singhiozzi.
Forse sa qual è l’incubo che
tormentava le notti di Deku - perché c’era anche lui, quel giorno, e crede che
non riuscirà mai a perdonarsi per non essere riuscito a salvare quella bambina.
Lo stringe di più verso di sé, aspettando che smetta di piangere.
La mattina dopo, quando si alza per
preparare la colazione, Mina li trova tutti e due addormentati sul divano e non
riesce a non sorridere.
10
dicembre [One For All: 1.5%]
Questa volta, con quel pugno, Katsuki
è quasi sicuro che gli avrebbe rotto il braccio se non fosse riuscito a
evitarlo.
-Vedi che i progressi ci sono, principessa?-
ghigna, scompigliandogli i capelli. Si toglie velocemente gli stivali e
abbandona il giubbotto sull’attaccapanni, sperando di scaldarsi un po’. –Basta
avere pazienza.-
-Beh, detto da te, poi… - borbotta
divertito il ragazzino.
-Cosa vorresti dire, stronzetto?-
Katsuki gli tira le guance, fissandolo truce.
-He ‘on scei popio ‘n ese’pio di pasie’sa.- alla fine lo lascia
andare. –Ammettilo: non sei proprio la persona più paziente di questo mondo.-
-Sto migliorando, però.- esclama,
sollevando il mento.
–In fondo, non si smette mai di
imparare.- ridacchia qualcuno dal salotto. –Questo vale anche per te.-
Katsuki e Ryu si guardano per
qualche secondo. -…casa mia è diventata peggio di un club di ritrovo di
Harley-Davidson.-
-Credo sia colpa di zia Mina… -
intanto, Mina corre verso il ragazzo, stritolandolo in un abbraccio e
cinguettando di essere contenta di rivederlo. –Ma siamo stati via nemmeno
quattro ore… -
-Che c’è? Non possiamo più passare
a fare un saluto a Mina da quando si è trasferita da te?- Yaoyorozu li saluta
con un piccolo gesto della mano, sorridendo. –Ben tornati, comunque.-
Katsuki la squadra da capo a piedi,
fermandosi a osservare la pancia già abbastanza evidente. -…stai gonfiando come
un pallone, Yaoyorozu.-
-E tu sei simpatico come un manico
di scopa su per il… -
-Mezzo e Mezzo ha una brutta
influenza su di te.- la interrompe, raggiungendo la cucina e prendendo una
tazza per prepararsi del caffè. -Chiedi il divorzio e fatti dare un bel
gruzzolo per gli alimenti.-
-A dire la verità credo siano gli
ormoni.- ribatte Yaoyorozu. –Sono in congedo di maternità da quattro mesi e già
non ce la faccio più.-
-E ne hai ancora un po’, davanti.-
commenta Mina, lasciando finalmente andare Ryu. –Povera Yaomomo.-
-Non me ne parlare.- Yaoyorozu si
rilassa contro lo schienale, lamentandosi. –Ho sempre i piedi gonfi e male alla
schiena e sono entrata nel secondo trime… -
-Senti, Yaoyorozu.- Katsuki si
appoggia al piano della cucina, la tazza di caffè bollente tra le mani. –Cosa
vuoi, esattamente?-
Mina sgrana gli occhi, smettendo di
fare le treccine ai capelli di Ryu seduto per terra. –Perché qualcuno deve
sempre volere qualcosa quando viene da te?-
-Perché per lei sarebbe stato
sicuramente più comodo chiamarti, invece di venire fin qui.- risponde,
prendendo un sorso di caffè. –Di certo non è venuta a piedi, perché sì, sono
gonfi, ma non così gonfi da essere i piedi di una donna al quarto mese di
gravidanza che ha camminato e preso i mezzi pubblici. Probabilmente è venuta in
macchina, ma qualcuno ha guidato al posto suo, e deve anche averla lasciata
proprio di fronte a casa mia, visto il vestito troppo leggero per essere ai
primi di dicembre.-
Ryu solleva la testa e si volta,
appoggiando le braccia sul bracciolo del divano. -…wow.-
-E, cosa più importante, è stata
così tanto precisa da passare per caso di
qui quando io non sono in casa, così che non potessi evitarla una volta tornato.-
conclude, posando la tazza vuota nel lavello. –Ho indovinato?-
Yaoyorozu – non riuscirà mai a
chiamarla signora Todoroki, è più
forte di lui – sospira, abbattuta. –Sono stata scoperta. Complimenti,
Sherlock.-
Katsuki scrolla le spalle, come se
non fosse qualcosa di così straordinario. –Beh? Perché sei qui?-
-Per chiederti di tornare di
pattuglia.-
-E perché dovrei?-
–Da quando Midoriya è… - Yaoyorozu
cerca una posizione più comoda sul divano, prendendo un profondo respiro. –Da
quando Midoriya non c’è più, gli attacchi dei Villains si sono triplicati,
proprio come dopo il ritiro di All Might.-
-E allora?- incrocia le braccia al
petto.
-Da quando tu hai preso un congedo
fino a data da destinarsi… -
-Aprile.- precisa. –Che non è poi così lontano.-
-…sono raddoppiati.- conclude. –Per
favore, riconsidera il congedo.-
-Perché?- inarca le sopracciglia,
scettico. –Un Eroe in più o in meno non farà la differenza.-
-Sì, se quell’Eroe sei tu.-
interviene Ryu, il mento appoggiato sulle braccia e gli occhioni scuri fissi
nei suoi. –Deku lo diceva sempre: ogni Eroe è importante a modo suo, e in caso
di pericolo tutti hanno bisogno dei loro Eroi.-
-Che cazzo fai, fraternizzi con il
nemico?- sbuffa, premendo indice e pollice sugli occhi. –E comunque non posso.
Ryu, tu non puoi stare da solo, ne abbiamo già parlato e sai il motivo.-
-Ma non deve per forza essere da
solo.- Mina si ringalluzzisce all’improvviso. –Se il problema è questo… Allora…
Non lo so, possiamo occuparcene noi. Che ne dici? Almeno fino ad aprile, quando
inizierà la scuola… -
-Certo, chi non è di turno può
occuparsi di lui, così non sarà mai da solo.- annuisce l’altra donna,
sorridendo. Poi si volta verso Katsuki. –Per favore, Bakugou.-
Katsuki sbuffa una risata. –Certo
che Mezzo e Mezzo deve essere proprio disperato, per mandare la mogliettina
adorata da me.-
-Veramente mi sono offerta io di
venire qui. Shouto non era d’accordo.- risponde Yayorozu.-E poi, sapeva che se
ti avesse chiamato non gli avresti risposto.-
-Mi sembra ovvio.-
-O che se fosse riuscito a
chiamarti e tu avessi risposto gli avresti riattaccato il telefono in faccia.-
-E l’avrei anche mandato a
fanculo.-
-Sì, sapeva anche questo.- annuisce
ancora, ridacchiando. Ryu scuote la testa sconsolato, mentre Mina mormora un “in fondo si parla di Bakugou…”. Katsuki
decide che ne ha già abbastanza.
-Va bene, torno di pattuglia.-
sbuffa. –Ma voglio che ogni volta qualcuno stia con Ryu. Non mi interessa,
possa anche cascare il mondo, Ryu non va lasciato da solo.-
Yaoyorozu sospira, visibilmente più
tranquilla, quando lui si allontana per tornare alla lettura degli appunti di
Deku.
-Tutta questa ansia nelle mie
condizioni non fa bene… - la sente mormorare.
-Però ha detto di sì, è questo che
conta.- sussurra Mina, rassicurandola.
-È questo che conta.-
20
dicembre [One For All: 1.5%]
Katsuki ha deciso che tornerà di
pattuglia da gennaio, e che sfrutterà gli ultimi giorni rimastigli liberi per
cercare quante più informazioni possibili dagli appunti di Deku – che è stato
bravo, deve concederglielo, a nascondere tutti i più piccoli accenni al One For All che scriveva con dei nomi in
codice o dei giri di parole. Forse temeva che qualcuno avrebbe potuto prendere
i suoi quaderni, il che non è poi così tanto impossibile vista l’accuratezza
con cui descriveva ogni singola caratteristica. Katsuki, a distanza di anni,
rimane sempre affascinato da questa sua capacità.
Tuttavia, fino a ora non ha trovato
nulla di relativamente importante, di utile per la crescita o l’allenamento di
Ryu, come se Deku non volesse parlarne.
Almeno fino a quando Katsuki non
arriva a “Analisi degli Eroi per il
futuro n.18” e subito capisce che quel quaderno ha qualcosa di diverso: la
copertina è rovinata, le pagine strappate e spiegazzate sui bordi, mentre tutti
gli altri – escluso il numero 13 per… una serie di motivi per cui si scaverebbe
una fossa sotto un ghiacciaio perenne in Islanda – sono tenuti come dei
brandelli della Sindone, perfetti, senza nemmeno l’ombra di un’orecchia o una
piega.
Katsuki solleva gli occhi,
abbassando gli occhiali sulla punta del naso, e guarda l’ora: quasi le due. Oh,
dai, la notte è ancora giovane.
Apre la prima pagina e inizia a
leggere.
Stanno
diventando sempre peggio e sono sempre più frequenti. Non capisco cosa
significa e All Might non sa darmi spiegazioni.
A
lui non è mai successo di avere incubi così vividi sul One For All, men che
meno adesso che il suo potere si è esaurito.
Ho
paura che possa capitare ancora.
Sto
iniziando ad avere paura di addormentarmi.
-…ma che cazzo ti stava succedendo,
Deku?- mormora, allibito e forse anche spaventato dai pensieri disordinati che
riempiono quelle pagine, così diversi dai commenti analitici e precisi a cui si
era abituato.
Capisce che quello è il quaderno di
cui Deku aveva più timore, perché raccoglie tutte le sue paure, ma è anche
quello di cui Katsuki ha più bisogno in questo momento.
Capisce anche che dovrà avere un
occhio di riguardo per Ryu.
Due uomini attendono fuori da un
magazzino, la sola luce di un lampione a illuminare la piccola strada di
periferia.
-Siamo qui da ore, ormai.- sbuffa
uno, stretto nel suo parka color senape. –Forse ha deciso di non venire più.-
-Fidati, non penso proprio possa
aver cambiato idea.- mormora l’altro, le mani affondate nelle tasche
dell’impermeabile blu. –L’hai sentita al telefono, no? Ha detto che sono pezzi
fondamentali, non può aver rinunciato.-
-Ancora non ho capito cosa se ne
fa… -
-Nemmeno io e preferisco non
saperlo, voglio soltanto i miei soldi e andarmene a casa da mia moglie e da mia
figlia.-
L’uomo con il parka color senape
annuisce, scuro in volto, occhieggiando alle proprie spalle. Si sente maledettamente
in colpa per quello che ha fatto, ma con la somma che riceverà potrà pagare le
cure che quel luminare dell’oncologia ha proposto per salvare suo fratello e
perfino vivere dignitosamente.
-Oh, eccoli che arrivano.- esclama
l’uomo con l’impermeabile blu, notando i fari di una macchina avvicinarsi:
dietro la macchina segue un furgone scuro, che si ferma poco indietro rispetto
alla vettura da cui l’autista si prodiga immediatamente a scendere e aprire la
porta posteriore.
-Perdonate il ritardo.- sussurra
una voce di donna. L’accento, nota l’uomo con il parka color senape, lascia
intendere che sia straniera. –Sapete, il traffico… -
L’uomo con l’impermeabile blu scuote
la testa, come a dire di non preoccuparsi, e la donna sospira sollevata. Fa un
paio di passi avanti, superando i due uomini mentre il ticchettio cristallino
dei tacchi riempie il piccolo magazzino. La luce è poca e la visibilità è
pessima, ma le labbra della donna – perfettamente colorate di un meraviglioso
rossetto rosso scuro – si stirano in un sorriso soddisfatto.
Poi fa un cenno verso il conducente
della vettura. -Carica i pezzi, su, siamo di fretta. E paga i gentili signori.-
Il chauffeur si prodiga
immediatamente e, mentre l’autista del furgone carica i pezzi sul retro del
mezzo, questi porge due buste bianche ai due uomini mormorando in un inglese
dal forte accento straniero che è stato un onore lavorare con loro. La donna,
intanto, controlla ancora una volta i pezzi prima di risalire in macchina.
Solo quando la macchina e il
furgone si sono allontanati, i due uomini si permettono di sospirare di
sollievo.
-È finita, amico mio.- mormora
l’uomo con l’impermeabile blu. –Ora possiamo tornare a casa.-
L’uomo con il parka color senape
annuisce, stringendo nel pugno la sua busta ancora chiusa mentre l’amico conta
i suoi soldi.
-Porca troia, non ho mai visto così
tanti soldi in vita mia!- esclama felice. –Potrò comprare una casa nuova e una
barca nuova! E iscrivere mia figlia all’università! Forse non è poi così male
lavorare per lei!-
L’uomo con il parka color senape
sospira. Suo fratello avrà la possibilità di salvarsi, ma è davvero questo il
prezzo che ha dovuto pagare?
D.P.P.:
Deliri della ritardataria Post Partum
Io non sono in ritardo.
Macché.
È tutta una vostra impressione---
No, okay, chiedo venia. Marzo si prospetta un
mese massacrante, non solo per la settimana di preparazione full immersion da
cui dipenderà il mio futuro lavorativo ma anche per altri mille motivi.
Onestamente non c’è molto da dire su questo
capitolo: volevo scrivere qualcosa di più o meno tranquillo e rafforzare un po’
il legame tra Katsuki e Ryu – perché dal loro legame dipenderà l’esito di
questa fic, almeno in parte.
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con
una recensione! Ormai lo sapete che vivo dei vostri feedback.
Alla prossima!
Maki