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Marietta Edgecombe e la Vendetta di San Valentino
Appena Draco Malfoy aprì la porta del suo
ufficio, lo accolse un irritante ronzio. Se non avesse lavorato per il
Ministero, che ha base sottoterra, avrebbe presunto che uno sciame di api fosse
riuscito ad entrare nel suo ufficio e stesse costruendo un alveare. Si guardò
intorno, e notò un pacchetto saltellante sul tavolo; aveva forma sferica, ed
era incartato con della carta da regalo per San Valentino. Draco era sospettoso
di come fosse finito lì; non poteva escludere che si trattasse di un pacco da
parte uno dei suoi tanti nemici che credevano se la fosse cavata troppo
facilmente dopo la caduta di Voldemort, disegnato per causargli il maggior
dolore possibile. Fu solo l’aver realizzato che il Ministero controllava rigorosamente
tutta la posta in entrata, che lo fece avvicinare alla sua scrivania, anche se,
comunque, non si assunse alcun rischio. Poteva anche essersi fatto un nemico
all’ufficio posta. Lanciò un paio di incantesimi diagnostici sul regalo, ma non
ne ricavò nulla di sospetto. Si sedette, ed osservò la palla rimbalzante un po’
più a lungo. Il ronzio non si spegneva.
Draco strappò l’involucro, e fissò in
stato di shock la palla trasparente, dalla quale vedeva attraverso. Dentro, che
ne causava il movimento, c’era una piccola fatina, che svolazzava intorno con
tana energia da far spostare la palla. Il ronzio sembrava essere un costante flusso
di parolacce che lei stava rivolgendo nei confronti della sua prigione. Draco raccolse
la palla e si avvicinò, e la fata si voltò per affrontarlo; il ronzio si
intensificò, e lui si strofinò gli occhi per assicurarsi che ciò che stava
vedendo fosse reale.
“Granger?”.
“FAMMI USCIRE DI QUI, ORA!”, arrivò stridula
la risposta.
Assolutamente la Granger, pensò tra sé Draco.
Solo una persona poteva darti ordini nonostante i suoi cinque centimetri d’altezza.
Guardò la palla di plastica, e vide una crepa che correva al centro; non si
preoccupò di avvisarla, ma girò le due metà e le separò. La Granger cadde
distesa di schiena in una metà, e lo guardò; lo avrebbe spaventato, se solo non
fosse stato in grado di schiacciarla con il pollice. La Granger si alzò, si
abbassò il vestito e svolazzò fuori dalla palla.
“Allora, Granger, non avevo capito avessi problemi
di soldi così gravi da aver bisogno di un secondo lavoro”, ghignò Draco.
La Granger camminò lungo il suo taccuino. “Fottiti,
Malfoy”, disse poco elegantemente.
“Che ci fai sotto forma di fata?”, le
chiese.
Hermione sospirò e scrollò le spalle, cercando
di rilassare i muscoli tesi. Chi avrebbe mai pensato che avere le ali tendesse
così tanto la parte alta della schiena e le spalle? Le faceva male ovunque per
aver invano svolazzato in quella dannata palla. Agitò di nuovo le ali e volò
sul calamaio di Malfoy, sedendosi elegantemente sul coperchio ed incrociando le
caviglie. Odiava volare, ed odiava essere una fata.
“Sono una fata dell’amore. Ti sono stata
regalata per aiutarti a riscoprire la gioia del romanticismo in questo San
Valentino”, disse Hermione roteando gli occhi, dimostrando cosa ne pensasse di
un’idea simile.
Malfoy scoppiò a ridere, tenendosi lo
stomaco, e non sembrava volersi fermare. “Mi spiace”, annaspò, “ma è una delle
cose più divertenti che abbia mai sentito”.
“Sì, lo so. Il pensiero di te con un cuore
e che ti possa innamorare è semplicemente ridicolo”, lo beccò Hermione.
Malfoy smise piuttosto velocemente e la
rimproverò. “Io ce l’ho un cuore, siete voi donne il problema”.
“Certo che lo siamo, Malfoy. Non ha niente
a che fare con la tua arrogante, rancorosa e spiacevole personalità”.
Malfoy la scostò dal suo calamaio per
vendetta, ed Hermione ruzzolò sulla scrivania. Si alzò e si mise le mani sui fianchi.
“Ti servirà il mio aiuto per liberarti di me, quindi se fossi in te inizierei a
trattarmi con un po’ di rispetto”.
“Non ho bisogno tu faccia nulla, Granger”,
disse Malfoy prima di raccoglierla per il colletto del vestito e depositarla
fuori dalla porta del suo ufficio. “Ora sparisci e vai a trovare altre fate con
cui giocare”.
Malfoy si girò, ed Hermione schioccò le
dita, tornando in cima al calamaio prima che lui avesse anche solo fatto un
passo verso la scrivania. Malfoy aggrottò la fronte. “Che ci fai di nuovo lì?”.
“Ti ho detto che avrai bisogno del mio
aiuto per liberarti di me, sono la tua personale fata dell’amore. Sarò bloccata
così finché non ti avrò introdotto al gioco dell’amore, quindi ne beneficeremo
entrambi se la faccenda si risolverà, ed in fretta”, lo informò Hermione.
“Che intendi con – introdurmi al gioco
dell’amore?”, chiese Malfoy.
“Esattamente quello. Ho bisogno tu ti
innamori di qualcuno, prima che lo stupido incantesimo svanisca ed io possa
tornare ad una taglia normale”.
“Perché sei una fata dell’amore?”, indagò
Malfoy.
Hermione bofonchiò. “Quella mucca spregevole di Marietta Edgecombe
ha finalmente avuto la sua vendetta per i brufoli che le ho fatto venire al
quinto anno”.
“Intendi la Corvonero con quella brutta acne?”.
Hermione annuì divertita, “Esatto”.
“Non la biasimo per cercare vendetta. È stata una punizione
piuttosto brutale quella che le hai dato per aver venduto il tuo piccolo
esercito alla Umbridge”, disse Malfoy.
Hermione lanciò uno sguardo al biondo ex Serpeverde. “No,
invece. Odio i traditori e lei avrebbe seriamente potuto azzerare le possibilità
di Harry nel battere Voldemort, se non me ne fossi occupata”.
“Difficile. Lui è il Ragazzo-che-è-sopravvissuto-per-irritarmi-a-morte.
Rimane in vita solo per provocarmi con la sua presenza”, brontolò Malfoy.
“Sì, certo, Malfoy, perché si tratta sempre di te”, strascicò
Hermione.
“Comunque, come ha fatto ad intrappolarti in forma di fata?”,
chiese Malfoy.
Hermione nascose lievemente la testa per la vergogna;
quella parte della storia non le faceva alcun piacere. “Si è travestita da
venditrice di thè, ed offriva assaggi gratuiti fuori dal negozio. Era mattina
presto, ed io ero l’unica in giro; ovviamente non era thè bensì una pozione che
mi ha trasformata. Poi mi ha intrappolato in quella palla”.
Malfoy inarcò un sopracciglio. “Ti chiami Granger o Goyle? Non
è mai consigliato accettare cose gratuite nel mondo magico”.
Hermione lo guardò. Lo sapeva. Aveva usato quel trucco al
secondo anno ad Hogwarts, per far ingerire a Tiger e Goyle la pozione
soporifera. Si sentiva già abbastanza stupida per essere cascata in qualcosa di
così elementare senza che Malfoy ci infierisse.
“Allora, chi ti avrebbe mandato una fata dell’amore?”,
chiese Hermione.
Malfoy grugnì. “So esattamente chi è così illuso da farlo,
e la affronterò dopo il lavoro”.
Hermione non riuscì più a riportarlo sull’argomento. Lui la
ignorò ed iniziò a lavorare, mentre lei rimase lì per circa un’ora, poi finì di
esplorare la scrivania di Malfoy, che per essere onesti non era il posto più
eccitante del mondo. Comunque si divertì a deturpargli il registro Serpeverde:
il serpente ora portava i baffi ed era avvolto in rosso ed oro, mentre continuava
a sibilare “forza Grifondoro”.
In ogni caso, ormai Hermione era annoiata e non le piaceva.
Odiava essere ignorata, e Malfoy ci riusciva troppo facilmente. Essere alta cinque
centimetri non era per nulla divertente; poi si ricordò che aveva le ali, e
niente era più irritante che avere qualcosa di svolazzante di fronte alla
faccia. Volò fino al viso di Malfoy, ed iniziò a volteggiargli davanti agli
occhi. Lui cercò di scacciarla via per un po’, poi finì per lanciarle la sua
piuma irritato.
“Che vuoi, Granger?”, chiese.
“Mi annoio. Credo di dover iniziare una lista di donne che
possano essere abbastanza stupide da uscire con te. Che tipo di ragazze ti
attraggono?”, chiese.
Malfoy sbottò. “Non ho tempo per questo. La scadenza per
completare questo rapporto è oggi”.
“Farmi tornare normale e lontano da te è più importante di una
scadenza”, sostenne Hermione.
“Pensavo fossi fatta per il bene superiore, senza interesse
personale”.
Hermione ora cercava di volare. Cercò un punto di
atterraggio decente, prima di scegliere le sue spalle e sistemarvisi.
“Che fai, Granger?”, chiese sorpreso Malfoy.
“Sono stanca. Volare richiede molte energie, e se torno
sulla tua scrivania mi ignorerai”, rispose Hermione.
“Beh, non puoi stare sulla mia spalla. Non voglio che i
Grifondoro mi tocchino”.
Hermione pestò il piede, cercando di fargli più male
possibile; tristemente, essendo così piccola, non gli fece nemmeno fare una
smorfia. Non era nemmeno sicura lui se ne fosse accorto, finché non la raccolse
di nuovo prendendola per il vestito. La depositò di nuovo nella palla di plastica
e la richiuse. Hermione batté i pugni sui lati, irritata di trovarsi nuovamente
nella sua prigione, immune alla magia delle fate, quindi non poteva
semplicemente schioccare le dita e trovarsi dove voleva, sempre che fosse vicino
o connesso a Malfoy. Stupida dannata maledizione. Malfoy la rimise giù nel lato
più lontano della scrivania, e riprese in mano la piuma, mentre lei batté i
pugni per altri dieci minuti, prima di rendersi conto che non le avrebbe
prestato alcuna attenzione, così si sedette al centro della palla, incrociò le
braccia, ed iniziò a tenere il broncio.
Si svegliò al buio. Era sballottata di qua e di la, e
qualcosa di forte e metallico continuava a colpire i lati della palla. Hermione
si sentiva miserabile, tanto quanto lo può essere una strega; la sua giornata
si stava trasformando da brutta a peggiore. Non aveva fatto alcun progresso con
la lista delle ragazze per l’appuntamento di Malfoy, perché non ne sapeva abbastanza
su di lui; fino ad allora i suoi criteri consistevano in donne purosangue ed ex
Serpeverde. Aveva messo in lista le solite Pansy Parkinson, le sorelle
Greengrass, Millicent Bullstrode, Tracey Davies, ma poi le aveva cancellate. Malfoy
conosceva quelle ragazze da anni, se avesse voluto uscirci era sicura l’avrebbe
fatto ormai. Era stato in quel momento che Hermione ci aveva rinunciato, stanca
di svolazzare. Sembrava che Malfoy avesse colto l’opportunità di potarla con sé
da qualche parte, dentro la palla di plastica. Non si stava affatto divertendo.
Ci fu un fruscio, ed Hermione sentì come se tutto stesse
girando. Il ruggito diventò più forte, e riconobbe i segni dei viaggi in Metropolvere.
Significava che si trovava da qualche parte sulla persona di Malfoy,
probabilmente la tasca del capotto visto il suono metallico che dovevano essere
i soldi. Il ruggito smise, e venne il silenzio.
"Il Padrone vuole darmi il suo cappotto?”, chiese una
voce acuta.
“Sì, grazie, Mimi. Oh, aspetta, devo prendere una cosa
dalla tasca”, replicò Malfoy.
Hermione stava improvvisamente sbattendo gli occhi,
accecata, e guardò negli occhi enormi dell’elfo domestico, che la osservava
meravigliato.
“Ooooh, il Padrone ha una fata dell’amore”, squittì Mimi,
battendo le mani e saltellando. “Oooh, avremo una nuova Padrona”.
“Non si saranno nuove padrone, Mimi. Sono qui per capirci
qualcosa”, rimbombò la voce di Malfoy sopra di lei.
“Draco, caro, mi sembrava di aver sentito la tua voce”,
disse una voce pacata dalla porta.
Hermione si voltò per vedere Narcissa Malfoy entrare serenamente
nella stanza. Era bella come sempre. Hermione non trovava giusto che alcune
persone fossero belle e anche ricche. Narcissa poteva almeno avere degli
orribili capelli come lei, invece i ricci lucenti erano pettinati e acconciati
come al solito.
“Madre, avete niente a che fare con questo?”, chiese Malfoy,
agitando la palla. Hermione cercò di bilanciare le gambe, ma il gesto fu troppo
vigoroso e cadde in una capriola.
“E’ una povera fata quella che hai lì, Draco? Smettila di
agitarla”, disse calma Narcissa.
“Non avete risposto alla mia domanda”, mormorò Malfoy, ma fortunatamente
smise di scuotere la palla.
Hermione riacquistò l’equilibrio e si tolse i capelli dagli
occhi.
“Sì, Draco, ho ordinato una fata dell’amore per te. Ora
dammela prima di ucciderla per sbaglio”.
“Perché l’avreste fatto?”, chiese Malfoy, ma allungò
Hermione ad una serena Narcissa, che fece emettere ad Hermione un sospiro di
sollievo.
“Perché non sto diventando più giovane, Draco, e voglio un
nipote. Non frequenti seriamente qualcuno da Astoria, un paio d’anni fa”.
Dannazione, ciò toglieva entrambe le sorelle Greengrass dalla
lista, non credeva Daphne avrebbe voluto frequentare l’ex ragazzo di sua sorella,
sarebbe stato strano. Ora le erano rimaste solo tre persone, una delle quali lui
aveva frequentato a scuola, ed una era Millicent Bullstrode. Hermione aveva
sicuramente bisogno del suo aiuto. Sentì la palla essere aperta, e si sedette
prima di cadere un’altra volta.
Hermione trovò davanti Narcissa Malfoy, che la fissava. “Ciao,
mi sembri piuttosto familiare”.
Hermione si alzò, raddrizzando le spalle. “Sono Hermione
Granger”, disse.
Narcissa sembrò confusa.
"Ma io ho ordinato una
fata dell’amore".
“Sì, beh, ne hai ordinata una da una donna che voleva
vendicarsi della Granger. Immagino che la Edgecombe abbia pensato che renderla la
mia fata dell’amore personale sarebbe stata la peggior punizione di sempre”,
spiegò Malfoy.
Hermione uscì volando dalla palla di plastica, ed atterrò
su un congeniale piano. “Beh, aveva ragione. Sei irritante, rude e mi hai orrendamente
scosso nella tua tasca”.
“Perché avete pensato fosse una buona idea, non lo so,
Madre”, disse Draco.
“Non mi aspettavo che la tua fata sarebbe stata la tua
nemesi di scuola, tesoro”, protestò Narcissa.
Lucius Malfoy scelte quel momento per entrare. “Eccoti, Narcissa”,
disse prima di notare Draco. “Draco? Che ci fai qui?”.
Hermione si nascose dietro una foglia, cercando di
calmarsi. Non poteva farci nulla, ma si sentiva sempre un po’ spaventata dalla
presenza di Lucius Malfoy. Aveva passato gli anni della sua giovinezza a
cercare di uccidere lei ed i suoi amici.
“Cerco di controllare mia madre”, replicò Malfoy. “E’ solo
passata ad ordinarmi una fata dell’amore per San Valentino”.
Lucius rise. “Narcissa, ti avevo detto sarebbe stata
una cattiva idea. Draco si sistemerà quando sarà pronto”.
“Beh, si sta prendendo il suo tempo. Ha ventisette anni, è
più che tempo che faccia sul serio con una ragazza”.
“Cissa, solo perché noi ci siamo sposati giovani, non significa
che gli altri debbano fare lo stesso”, ragionò Lucius.
“Ho visto il ragazzo Potter l’altro giorno, sapevi che ha
tre figli? Tre!”, esclamò Narcissa. “Io voglio solo un misero nipote”.
Malfoy grugnì e si passò le mani tra i capelli. “Potete smetterla
di confrontarmi con quell’infernale spina nel fianco? Potrebbe anche avere
quindici figli, ma non mi farebbe voglia di averne neanche uno”.
Hermione uscì dalla pianta dove si stava nascondendo. Era un
interessante punto di vista interno nella famiglia Malfoy, e sembrava fossero
ancora ossessionati da cosa faceva Harry.
“Allora, dov’è la fata?”, chiese Lucius, cercando di
togliere l’attenzione dai nipoti. Narcissa di recente era stata asfissiante
sull’argomento.
“Granger”, ruggì Malfoy, “Esci da ovunque tu ti stia nascondendo”.
“Granger?”, chiese confuso Lucius. “Come Hermione Granger?”.
“Sì. Mia Madre, nella sua saggezza, mi ha ordinato una fata
dell’amore dalla più grande nemica di Hermione Granger. Marietta Edgecombe ha
usato l’opportunità per punirci entrambi, ed ha trasformato la Granger in una
fata dell’amore. La mia”, spiegò Malfoy.
“E’ quella povera ragazza con quelle cicatrici da acne?”.
“Sì, è lei. E anche quello è opera della Granger”.
Lucius sembrò pensieroso ma, prima che Hermione potesse
solo cercare di decifrare lo sguardo, anche se vi notò uno sconfortante segno
di apprezzamento, fu trascinata via del nascondiglio senza troppe cerimonie da
Malfoy.
“Eccola qui", disse muovendola.
“Smettila di scuoterla, Draco. Ci ritroveremo con un enorme
scandalo se la uccidi per sbaglio”, disse Narcissa.
Ottimo, pensò Hermione. Era bello sapere che la volevano
viva solo per evitare uno scandalo. Malfoy la lasciò andare, e lei cadde nelle
mani aperte di Narcissa.
“Mi dispiace terribilmente per mio figlio, signorina
Granger”, si scusò Narcissa. “Ora, di cosa hai bisogno per metterti al lavoro?”.
“Ho bisogno che Malfoy mi dica quali sono le sue preferenze
in fatto di donne. O di uomini, se preferisce loro”, disse maliziosamente
Hermione, notando la furia che sfrecciò in viso a Malfoy.
“Non sono gay”, sputò.
“Non c’è nulla di male ad essere gay, Malfoy. Spiegherebbe
anche la tua ossessione per Harry”, disse malignamente Hermione.
Malfoy grugnì, mentre Narcissa si rimangiò una risata. “Oh,
caro, vedo sarà difficile”, commentò.
“Rimandala indietro”, ordinò Malfoy.
“Non posso. Non è risarcibile”, disse Narcissa.
“Per quanto tempo sarò bloccato con lei?”, chiese.
“Te l’ho già detto, Malfoy. Sono legata a te finché non
troverai l’amore”, disse pazientemente Hermione, come se stesse parlando con un
bambino.
“Ottimo”, mormorò Malfoy. “Rimarrò incollato a lei per
sempre”.
“Smettila di fare il melodrammatico, Draco”, disse Lucius. “Solo
perché non hai ancora incontrato una ragazza che potresti amare, non significa
che non sia la fuori”.
“Magari è una Babbana”, aggiunse Hermione cattiva.
I due Malfoy fecero una smorfia.
“Dovrei iscriverti a degli speed date nel mondo Babbano, o
qualcosa del genere”, infierì Hermione, adorando la reazione dei due
purosangue.
“Non fare troppo l’avventata, signorina Granger”, disse Lucius.
“Draco è sempre rimasto piuttosto ottuso in tema di frequentare streghe, preferendo
le ex Serpeverde”.
“Ciò non allarga il campo”, disse Hermione. “Potrebbe essere
una Tassorosso. Avrebbe senso, devi essere estremamente paziente, leale e
tollerante per avere a che fare con Malfoy”.
Di nuovo entrambi i Malfoy fecero una smorfia.
“Posso darla in paso allo Kneazle, Madre?”, chiese Malfoy.
Hermione rise, seguita da Narcissa. “Dei davvero troppo
permaloso, Draco. La signorina Granger ti stava solo punzecchiando. Ora penso
la porterò via per darle qualche idea di dove cominciare con te”.
“Malfoy, sei ridicolo”, sussurrò Hermione.
Stava finendo la pazienza con il biondino. Lo aveva mandato
a sei appuntamenti finora, e nessuno era andato bene. Quello era il suo
settimo, ed Hermione era nascosta dietro il suo collo; si era rifiutato di
portarla nei primi appuntamenti, ma era stato così negativo poi che lei aveva
insistito per andare a tutti i successivi.
Aveva provato una varietà di nascondigli, ma collo e spalle
erano gli unici posti dove poteva farsi una buona idea di cosa stava andando
storto con le sue scelte. Si nascondeva tra i suoi capelli, sperando non si
muovesse troppo da far sembrare avesse un grande insetto vivo in testa. Per il
momento, nessuno delle ragazze l’aveva notata.
“É’ noiosa, Granger”, replicò Malfoy.
“É solo un po’ timida. Hai detto che ne volevi una più
sottomessa, dopo l’ultima”.
“Perché mi hai dato appuntamento con Morag MacDougall. Non
ho idea di come sia diventata Corvonero, ha la testa vuota e piena di gossip,
come se il mondo dipendesse da quello per girare”, si lamentò Malfoy.
“Non è stata la scelta migliore, ma sto finendo le streghe
ormai”.
“E hai pensato che Susan Bones fosse una possibilità?”.
“Hai detto che streghe Mezzosangue andavano bene, e lei è
una brava ragazza”, la difese Hermione.
“É stupida come uno scolapasta. Ecco perché non me la
ricordo nemmeno da Hogwarts, riesce a malapena ad aprire la bocca”.
“Perché appena lo fa, tu le dici qualcosa di tagliente”.
“Se mostrasse un po’ di spirito, potrei portare un po’ più
di rispetto. Ma questa è la terza volta che corre in bagno in lacrime, fa
sembrare felice anche Mirtilla Malcontenta”, disse Draco.
“Sei impossibile”, esclamò Hermione, lanciando in aria le
mani.
“Me ne vado. Mi rifiuto di sprecare altro tempo in questo
pessimo appuntamento. Sei una terribile fata dell’amore, Granger, non riesci nemmeno
a creare una coppia per tornare alla tua vecchia vita”, disse Malfoy, lanciando
del denaro sul tavolo ed alzandosi.
Hermione si aggrappò ad una ciocca di capelli. “Non aspetti
nemmeno che torni dal bagno?”, chiese scandalizzata.
“No”, disse Malfoy, trascinandosi via dal ristorante.
“Non puoi farlo, Malfoy. Si chiederà dove sei”.
“Non mi interessa. Mi rifiuto di passare altro tempo a
guardarla piangere, il divertimento è finito”, replicò Malfoy.
“La prendevi in giro per divertimento?”, chiese Hermione.
“Perché ti sorprendi? Con te lo facevo sempre, tu almeno
non hai mai pianto”, mormorò. “Quello schiaffo è stato piuttosto feroce”.
“Sì, ma pensavo fossi cresciuto”, disse Hermione, ignorando
il commento sul suo passato comportamento nei suoi confronti.
Malfoy li fece materializzare entrambi di nuovo al suo
appartamento, dove piombò sul divano con i piedi sul tavolino da caffè.
Hermione volò via dalle sue spalle, ed iniziò a ballonzolare sul tavolino. “Basta
Tassorosso”, annunciò lui, “Piangono troppo facilmente”.
“Non so cosa fare con te. Hai rifiutato tutte le Serpeverde
che ti ho proposto tranne Tracey Davies, e poi hai passato un appuntamento
terribile con lei. Ti ho sistemato con qualsiasi Corvonero disponibile dei
nostri anni che non fosse sposata, e le hai odiate tutte. Ora escludiamo le Tassorosso.
Mi sono rimaste donne dell’età di tua madre, o le Grifondoro”, esclamò
Hermione. “A meno che non iniziamo a guardare nel mondo Babbano”.
“Niente Babbani”, mise il veto Malfoy. “Troppo complicate”.
“Sono ufficialmente bloccata. Niente Tassorosso, Babbane o Nate-Babbane,
mi lascia con poche opzioni. Fay Dunbar del mio dormitorio, Demelza Robbins
dell’anno prima e Alicia Spinnet”.
“Non ho escluso alcuna Nata-Babbana”, disse Malfoy.
Hermione smise di saltellare, e lo guardò sorpresa. “Ma
sicuramente niente Babbane significa niente Nate-Babbane”.
“No, solo non voglio dover entrare nel casino di dover spiegare
la magia a qualcuno che non ne ha idea e poi sperare che tenga la bocca chiusa
se ci lasciamo. E tu seriamente mi lasceresti frequentare una Babbana? Non
avrei idea di cosa parla per la maggior parte del tempo”.
“Oh”, disse Hermione, credendo avesse senso. “Allora si
aggiunge una persona al gran totale delle altre in lista, se non ho il permesso
di contare le Tassorosso”.
“E chi è?”, chiese Malfoy.
“Marta Robinson. Era un anno avanti a noi”.
“Non stai dimenticando qualcuno, Granger?”.
“Chi?”, chiese Hermione.
“Te”, disse Malfoy con un ghigno.
Hermione roteò gli occhi. “Non sei divertente, Malfoy. Bene,
ora che le Grifondoro sono nel menu scoprirò i loro impegni e possiamo pianificare
di imbatterci in loro in punti strategici, e tu potrai chieder loro di uscire”.
Hermione mancò lo sguardo irritato che Malfoy le lanciò
mentre iniziava a pensare ai suoi piani. Era disperata, doleva riprendersi la
sua vita ed abbandonare quelle ali per sempre.
“Non so cosa fare. Mi ha praticamente riso in faccia quando
le ho detto che si era praticamente esclusa da sola dalla lista”, si lamentò
Draco con sua madre.
“Draco, non sei esattamente stato molto carino. L’hai presa
in giro e le hai distrutto tutti gli sforzi che ha fatto per sistemarti”, replicò
Narcissa.
“Ok, all’inizio è stato perché era divertente vederla
arrabbiata con me. Ma più ragazze vedevo, più mi piaceva parlare con lei. È divertente,
intelligente, e non si sconvolge o piange quando sono cattivo”.
“Di chi stiamo parlando”, chiese Lucius, entrando alla fine
della conversazione.
“Hermione Granger. Draco pensa di essersi innamorato di lei”,
spiegò Narcissa.
Lucius guardò il figlio. “Non potevi scegliere una
Purosangue?”.
“Sono tutte noiose, e le conosco da quando sono nato. Comunque,
sono troppo innamorate del nome dei Malfoy, soprattutto le Serpeverde”, rispose
Draco.
“Ma la signorina Granger? Perché lei?”, insistette Lucius.
“Perché no? È una strega brillante”, disse Draco, accendendosi
in sua difesa.
Lucius alzò le mani in segno di resa. “Non le piacerai mai.
Sei stato troppo cattivo con lei, e poi c’è il fatto che il ho cercato di
ucciderla nel Reparto Misteri”.
“Grazie, padre. Sapete sempre come supportare le
possibilità di un uomo. Se peggio sta al peggio, rimarrà per sempre una fata e
la terrò con me”.
“Smettila di fare il morboso, Draco. Che futuro orribile
sarebbe”, disse Narcissa.
“Pensavo dovessi solo innamorarti di una ragazza e l’incantesimo
si sarebbe rotto”, commentò Lucius.
“No, deve baciarla e lei deve amarlo”, informò Narcissa il
marito.
“É stata una vostra stupida idea, madre. Non siete neanche
vicina ad avere un nipote, e guardate in che posizione mi avete messo”, si
lamentò Draco.
“Non incolpare tua madre. Se fossi ragionevole e ti
piacesse qualcuno della nostra cerchia, niente di tutto questo sarebbe successo”,
sbottò Lucius.
Draco passeggiò su e giù. Era ansioso, non lo diventava mai
ed in quel momento lo odiava. Perché non poteva essersi innamorato di una di
quelle ragazze che gli si lanciavano ai piedi? Anche se la maggior parte di loro
volevano solo i suoi soldi, almeno non erano complicate, intrattabili brune dai
capelli cespuglio con degli amici che preferirebbero ucciderti piuttosto che
guardarti. Sospirò, e guardò implorante la madre.
“Non preoccuparti, caro. Penseremo a qualcosa”, disse Narcissa.
Hermione era un po’ scettica sull’intero appuntamento al
quale era andata con Malfoy. Sua madre si era apparentemente ricordata di una
cara ragazza di Beauxbatons. La figlia di un vecchio amico che aveva
recentemente incontrato a Parigi. Narcissa li aveva invitati a cena al Manor,
ed aveva detto a Draco di partecipare. Ora erano tutti seduti lì, in
imbarazzante attesa che madre e figlia arrivassero. Hermione era nascosta come
al solito nei capelli di Malfoy, dietro al collo. Il rumore della metropolvere
arrivò, ed Hermione riusciva a sentire Mimi, l’elfo domestico, accogliere gli
ospiti.
“Ora, Malfoy, prova a darle una possibilità questa volta. L’unica
persona rimasta dopo di lei è Demelza Robbins. A meno che tu non voglia ti
fissi un appuntamento con la Umbridge”, soffiò Hermione nel suo orecchio, prima
di dardeggiare lontano dalla vista.
Riusciva a sentire i convenevoli. Non poteva capire molto, perché
parlavano parecchio in francese e lei aveva smesso di studiarlo per dedicarsi
ad Antiche Rune, molto più utile durante la guerra ma inutile al momento.
Hermione si tenne sulla sua solita ciocca di capelli, mentre Malfoy si risiedeva.
Riusciva a percepire il ruggito della sua voce attraverso i piedi, e la
scampanellante risposta della ragazza francese.
Al momento del dessert, Hermione si rese conto che la
ragazza di Beauxbatons non le piaceva. Sbirciò da dietro il collo di Malfoy, ed
era come pensava. La ragazza era alta, snella e bionda. Urlava quarto anno ad
Hermione, quando l’arrivo delle ragazze di Beauxbatons aveva tirato un brutto
colpo all’autostima delle ragazze di Hogwarts. Lo stesso non poteva dirsi dei
ragazzi di Beauxbatons, che sembravano troppo sensibili, per una ragazza
abituata a Ron Weasley. Malfoy, comunque, sembrava affascinato. Flirtò durante
il pranzo, ed Hermione davvero quella volta non poteva recriminargli nulla, e
ciò la colpì, il che la disturbò ancora di più.
Durante il lungo pranzo, Hermione era arrivata a patti con
il fatto di aver sviluppato una cotta per Malfoy durante il tempo come fata
dell’amore. Aveva iniziato con l’essere irritante e maleducato nei suoi
confronti, ma preso aveva capito che condividevano la stessa arguzia. Apprezzava
anche il suo intelletto. Lui riusciva a seguirla quando discutevano di qualcosa
di intellettuale, ed era un grande incentivo. Il repertorio tra i due era
diventato intrigante e più che intimo, probabilmente dato il tempo speso sulla
sua spalla. Non si era abituata alle ali, e ad essere onesti doveva comunque
sbatterle parecchio per riuscire a stargli dietro. Erano piccole in confronto
alle sue gambe. Hermione arrivò alla conclusione di essersi abituata ad essere
l’unica con cui Malfoy si lamentava e scherzava. I suoi altri appuntamento
erano stati trattati con disprezzo, ma non Coralie. Lei riceveva tutto lo charm
dei Malfoy, e l’ex ragazza di Beauxbatons ne adorava ogni minuto. Hermione ce
la mise tutta per non spuntare dal suo nascondiglio e volare tra gli occhi
giocosi della ragazza; credeva avrebbe vomitato sulla nuca di Malfoy, se avesse
sentito ancora una volta “Oh, Draco, sei così divertente” provenire da quella
vacua sciocca.
Si sorbì gli addii e le promesse di Malfoy di inviare un
gufo a Coralie. Quasi cadde dal suo collo quando lui si abbassò a baciare la
mano della ragazza francese. Hermione aveva guardato i capelli di Malfoy, e
giurato che da quel momento in poi avrebbe boicottato la Francia. Basta croissants
o profumi francesi, lei e la Francia avevano ufficialmente chiuso. Ci fu ancora
un chiacchiericcio di Coralie tra Malfoy e Narcissa, che sembrava eccitata al
pensiero di alti e biondi nipoti. Hermione non riusciva ad immaginarsela tanto
eccitata al pensiero di quelli che potevano arrivarle con i capelli marroni e
ricci. Oh, e mezzosangue. Era stufa, e pensava con nostalgia al suo appartamento,
il suo comodo letto ed alla pila di libri sul suo comodino. Poteva evitare
Malfoy e la sua Coralie nascondendosi nell’appartamento. Grattastinchi era un
gatto intelligente, probabilmente poteva addestrarlo ad andare al supermercato
al posto suo.
Venne distolta dai suoi stupidi pensieri dalla mano di
Malfoy che la cercava sulla nuca. Volò sul tavolino da caffè. Wow, era rimasta
talmente ingrovigliata nelle sue idee auto-commiserevoli che non si era nemmeno
accorta di essere tornata nell’appartamento di Malfoy.
“Allora, cosa ne pensi?”, chiese Malfoy.
Hermione cercò di fare un finto sorriso. “Oh, era molto
carina. Sembrate anche andare d’accordo. Non ci vorrà molto prima che riesca a
liberarmi di queste ali e torni alla mia vera vita”.
Draco pensò un momento a schiacciare Hermione. Era infuriante,
e per tutta la sua intelligenza sembrava altrettanto cieca come un pipistrello
in fatto di amore. Che bella fata dell’amore. Sembrava che il piano di sua madre
per rendere gelosa la testarda strega non avesse funzionato. Ma per essere
gelosa, avrebbe dovuto provare dei sentimenti per lui, in primo luogo. Potevano
andare un po’ più d’accordo recentemente, ma potevano essere solo le
circostanze, piuttosto che un qualsiasi tenero sentimento da parte sua. Draco era
davvero tentato di frequentare Coralie solo per mostrare alla Granger che non
aveva bisogno di lei, ma presto decise di non farlo. Non sarebbe stato bello
prendere in giro un’innocente, e sembrava una brava ragazza.
Invece, Draco decise di fare la cosa più coraggiosa che
avesse mai fatto, e di confrontarsi con lei sui suoi sentimenti. “Sei
impossibile, lo sai? Mi fai diventare pazzo. Potresti essere più inconsapevole
di così? Non capisci perché tutti gli ultimi appuntamenti non hanno funzionato?”,
sentenziò Draco.
Hermione alzò lo sguardo, sbattendo rapidamente le
palpebre. E questa da dove veniva? Di sicuro doveva essere entusiasta di aver
potenzialmente incontrato la donna dei suoi sogni quella sera. “Huh?”, disse
eloquentemente.
“Le mie preferenze praticamente urlano te. Non voglio una
ragazza vacua che sa solo spettegolare, non voglio una violetta tremolante che è
troppo impaurita per tenermi testa e mettermi al mio posto. Voglio qualcuno con
cui avere una conversazione sulle pozioni restringenti, voglio qualcuno dal
temperamento fiero e che non corre via piangendo quando le dico qualcosa di offensivo”,
le urlò Malfoy.
Hermione diventava sempre più confusa. “Corali potrebbe essere
tutte quelle cose. O sei arrabbiato perché non l’ho trovata io?”.
Draco lanciò le mani al cielo. “Forse dovrei aggiungere
dannatamente ottusa e stupida quando si parla di qualcosa che abbia a che fare
con l’amore od i sentimenti”.
La Granger si mise le mani sui fianchi e lo guardò. “Non
capisco da dove venga tutta questa rabbia Malfoy, ma non hai il diritto di blaterare
e urlare di cose criptiche che non hanno senso”.
Draco fece un sorriso storto. Magari le azioni avrebbero avuto
un significato più forte delle parole. La raccolse e la baciò sulle labbra.
Hermione era senza parole. Un minuto prima diceva quanto
fosse magnifica Miss Beauxbatons, poi le urlava, e ora la baciava nonostante
fosse alta cinque centimetri. Mentre pensava ciò, sentì di star iniziando a
ricrescere. Malfoy all’improvviso dovette avvolgerle un braccio intorno alla
vita per impedirle di cadere, ma presto il motivo divenne futile e lei riuscì a
scivolare e toccare il pavimento. Le labbra di Malfoy seguirono la sua discesa,
finché riuscì a baciarla propriamente.
Hermione si districò da lui. “Sei matto?”, esclamò. “Potevi
uccidermi o mangiarmi!”.
Malfoy non diceva nulla, rimanendo semplicemente a
guardarla con un sorriso tronfio sul viso.
“Non puoi andare in giro a baciare fate quando per loro sei
un gigante. Potevo soffocare tra le tue labbra”, continuò Hermione. “Non si
scusi nemmeno?”.
Malfoy inarcò un sopracciglio. “Non ti sei persa qualcosa”,
chiese chiaramente divertito.
“A parte il fatto che sono quasi diventata il tuo spuntino
di mezzanotte?”, replicò Hermione.
“Granger, guardati attorno”, ordinò Malfoy.
Hermione lo fece, e capì. “Oh!”, mormorò. “Non sono più una
fata”.
Malfoy batté sarcasticamente le mani. “Ben fatto, Granger. Dieci
punti a Grifondoro”.
“Aspetta, mi hai baciata, l’incantesimo si è spezzato. Oh!
Significa che…”, disse prima di interrompersi imbarazzata.
“Significa che sei quella giusta? Chi lo sa. Ma significa
sicuramente che mi sono innamorato di te e vorrei frequentarti. Ed a quanto pare
tu provi lo stesso”, sottolineò Malfoy.
Hermione sorrise timidamente. “Odiavo Coralie”, confessò.
“E’ quello che speravo, ma poi sei diventata tutta
Grifondoro e nobile, e dovevo prendere una drastica decisione e quasi mangiarti”,
la prese in giro.
Hermione arrossì. “Beh, potevi uccidermi”, insistette.
“Dovevo comunque baciarti per rompere l’incantesimo”, mormorò,
prima di tirarla a sé per un altro bacio.
Marietta era compiaciuta di sé. Hermione Granger era data
per scomparsa ormai da un mese, ed i suoi amici stavano setacciando la terra
per lei. Quando Narcissa Malfoy aveva ordinato una fata dell’amore per suo
figlio, si era elettrizzata, ed il piano per intrappolarla era andato
perfettamente. Con un po’ di fortuna, quella stronza streghetta cespugliosa
sarebbe rimasta una fata per sempre. Non riusciva proprio a figurarsi nessuno
innamorato di Malfoy dal cuore di ghiaccio. Si era divertita quando parecchie
delle sue amiche erano uscite con lui, ma erano tutte tornate lamentandosi di
quando fosse orribile e che né soldi né fortuna potevano soppiantare la sua
terribile personalità. La Granger avrebbe dovuto sgobbare per trovare qualcuno
che si innamorasse, nemmeno le Serpeverde ci sarebbero riuscite.
Un gufo reale beccò la sua finestra. Marietta si alzò,
intrigata. Non lo aveva mai visto prima. Slegò il pacchetto dalla zampa e lui
le morse un dito, prima di volare via. Si succhiò il pollice, irritata dalle
cattive maniere del gufo, e si sedette di nuovo al tavolo. Prese di nuovo in
mano il toast, smangiucchiandolo mentre slegava la lettera.
Cara signorina Edgecombe,
Le scrivo per esprimerle i miei ringraziamenti
per il suo servizio di fata dell’amore. Sono una cliente molto soddisfatta, ora
che mio figlio si è finalmente sistemato in un’amorevole relazione, e non vedo
l’ora di avere tanti nipoti in futuro. La fata che mi ha inviato era perfetta,
ed è diventata una delizia nelle nostre vite. Ad ogni modo, mi sento obbligata
a riferirle una parola di ammonimento. La mia futura nuora (lo spero) ha una natura
molto vendicativa, se aizzata. Non mi sentirei a mio agio nel non suggerirle di
guardarsi le spalle per il resto della sua vita, dato che Hermione Granger
eccelle nelle punizioni che elargisce, come credo lei abbia già avuto
esperienza.
Diventerà una perfetta Malfoy.
I migliori auguri,
Narcissa Malfoy.
Marietta diventò di un brutto color vomito, mentre
soffocava con un pezzo di toast che aveva accidentalmente inalato. Presto diventò
bianca come il piatto, mentre le conseguenze delle sue azioni la colpivano. Nel
vendicarsi di Hermione Granger, ora affrontava il suo terribile destino. Con i
soldi dei Malfoy ed i doppiogiochisti dietro di lei, sarebbe stata impossibile
da fermare nel suo desiderio di ripagarla.