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Autore: AlsoSprachVelociraptor    10/03/2019    0 recensioni
Lloyd Richmond, giovane film-maker dal fisico fragile, la mente contorta, il cappello della Planet Hollywood calato sui suoi cinici occhi azzurro ghiaccio e il fidato coltellaccio appeso alla cinta, è pronto a tutto per diventare il regista che ha sempre sognato di essere.
Anche essere mandato dalla BBC a Ronansay, un'isola sperduta a nord delle fredde coste della Scozia e bagnata del tremendo mare del Nord a indagare su un misterioso hotel che si dice essere infestato dai fantasmi.
All'albergo, tuttavia, Lloyd troverà segreti ben peggiori di uno spirito; scheletri nell'armadio, doppiogiochisti pericolosi, destini segnati nel sangue, porte chiuse a chiave, il mare del Nord affamato che chiederà sempre più sacrifici umani.
E sì, anche un fantasma.
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[Storia liberamente tratta alla serie tv "Two Thousand Acres of Sky" della BBC, anche se NON c'è bisogno di conoscere la serie per leggere la storia, dato che ne è solo ispirata. Anzi, se non la conoscete è molto meglio]
Genere: Comico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lloyd aveva promesso di lasciare in pace Jo, ma non gli altri componenti della famiglia.

Se la ragazzina non aveva nessuna colpa, la madre ne aveva di sicuro. Lo vedeva ogni volta che usciva, ogni volta che incrociava il suo sguardo gelido, pieno di sospetto e astio immotivato.

Una donna incattivita dalla vita.

Robbie... era sempre ubriaco, aggressivo e la maggior parte delle volte ciondolava nel bar dell'hotel bevendo gli alcolici che avrebbe dovuto vendere, e se Charley e Jo gli giravano sempre a largo, Alfie era sempre sul piede di guerra con lui.

Non ne stava venendo a capo, non capiva più niente!

Strinse la sigaretta tra i denti con così tanta forza e rabbia da romperla, sentendo il gusto schifoso del tabacco sulla punta della lingua. Con un grido esasperato la lanciò nella neve fresca che era appena caduta sull'isola in aria, tirando un calcio furibondo alla neve che non portò davvero a niente se non a infreddolirlo ancora di più.

Ronansay era gelida quel giorno, tanto quanto i suoi abitanti.

Dondoló le gambe giù dalla balaustra del porto, con la schiena rivolta al mare per cercare di scaldarsi, ma non ci riusciva. Tutto gli dava freddo, in quel posto... persino il suo fantasma.

Il suo sguardo si fissò prima sul mare, ma si annoiò presto. Era sempre grigio, o nero, o quel colore tra il blu e il verde che gli ricordava troppo il colore degli occhi di Kenneth e, identico, quello di Jo. Decise di focalizzarsi sul paesaggio opposto, verso l'isola. Non molto grossa, ma quasi completamente disabitata. Sulla stradina centrale che dava sul porto, una manciata di case grigie o marroni ordinatamente poste a troppi metri di distanza l'una dall'altra, come se un bambino avesse finito i lego da porre su una tavola da gioco e avesse dovuto arrangiarsi con quelli che aveva. Oltre ad esso, il verde del nulla tra macchie di neve bianca e accecante che lo infastidiva troppo.

-Uh...-

Un vocione lo sorprese, ma era troppo raffreddato per sobbalzare a dovere. Stringendosi nel suo cappottone, si voltò a guardare Alfie, con un grosso punto interrogativo sul viso.

L'uomo si grattò la zazzera biondastra con imbarazzo. -Vorrei parlarti...-

-Sono maschio.- rispose in fretta Lloyd, abbassandosi la visiera del cappello sulla testa. Non se la sentiva di trattare di quel discorso ancora.

Alfie negò con forza, sedendosi goffamente al suo fianco. -No! No, quello l'ho capito... io volevo dirti per...il fantasma.-

Non lo voleva al suo fianco, Alfred puzzava sempre di sudore e la sua tuta da lavoro era sempre macchiata di qualsiasi schifezza, dall'olio ai tralicci di legno, dato che era l'unico che si occupava almeno in parte di mantenere in piedi l'albergo, e...

Aspetta.

Lloyd sgranò gli occhi. Cosa? Aveva cercato indizi su quella maledetta isola per quattro settimane intere senza vedere una via d'uscita, e ora gli indizi venivano da lui!

Con fretta e nuova energia nel suo corpo infreddolito, frugò nel suo zainetto. Estrasse il suo amato quadernino e annuì all'altro ragazzo con nuovo interesse.

Alfie sembrava un po' reticente.

-Me l'ha detto Charley, che tu... sai qualcosa del fantasma. Che c'è davvero!-

-Io non ho mai detto che il fantasma c'è davvero- insistette Lloyd, ma era inutile discutere col testone di Alfie, che continuò il suo discorso come se niente fosse. -Jo, Jo non è la figlia di mio padre Rob.-

Questo Lloyd lo sapeva.

-Perchè mi stai parlando di Jo? Avevi detto del fantasma...-

-È la figlia del primo marito di nostra madre, Kenneth. Nata qualche mese dopo la sua morte. Il... il fantasma dovrebbe essere lui, no? Kenny!-

Lloyd sgranò gli occhi. Kenny era il marito di Abby?! E Robbie? Spalancò la bocca, ma Alfie lo zittì ancora. Ora, anche i suoi occhi erano più lucidi.

-Io...so anche perché la mamma non ti ha voluto parlare di Kenny. Non crede ai fantasmi ma.. lei non ha mai raccontato di Kenny in famiglia, con Jo. Lei non sa chi sia suo padre, e noi, dopo che è morto, non abbiamo più potuto parlare di lui. Mi...mi manca. Rob fa schifo come padre, l'ha sempre fatto. Ken ha fatto una vita da schifo all'hotel, ed ora lui è...-

Prese un lungo sospiro, e Lloyd, istintivamente, gli appoggiò una mano sulla spalla. Non poteva fermarsi di parlare ora, era così vicino a risolvere il caso...

Alfie quasi gli sorrise, riprendendo un po' della sua forza. -Mamma da giovane era una scapestrata. Rimase incinta presto di me e Charley dal suo fidanzatino del tempo, Rob... che scappò via due o tre volte. Lui non c'è mai stato per noi, è sempre e solo scappato, e lei ha sempre continuato a corrergli dietro. Kenny... lui era il nostro vicino di casa. Ci aiutava coi compiti quando abitavamo a Londra, ci teneva in casa sua quando mamma faceva lavori extra per farci vivere decentemente. Lui era l'unico padre che io volessi. Che noi meritavamo.-

Lloyd non immaginava Alfie con una parlantina del genere. -Dunque... tua madre ha usato quell'imbecille altruista di Kenneth.-

-Ne parli come se lo conoscessi- ridacchiò Alfred, con un sorriso tutto fuorché felice. Lo conosco meglio di quanto tu credi, ma non disse nulla. Lo intimò di andare avanti con un movimento della matita mentre finiva di scrivere sul suo taccuino.

-Mamma aveva bisogno di un marito per trasferirsi qui. Sai, al tempo gli isolani erano un po' bigotti e una mamma single... beh, in realtà lo sono ancora. Fatto sta che mamma voleva cambiare vita e Kenny era gentile e... non so se fossero davvero sposati o solo per finta. Ero un ragazzino, che ne sapevo io? Fatto sta che mamma ha avuto altri fidanzati nel frattempo, ma io... li odiavo tutti. Ero arrabbiato, avevo tredici anni! Kenny qua è stato picchiato e sfruttato ma riusciva sempre a sorriderci. Ricordo ancora le buone cene che ci cucinava. Kenny mi ha aiutato tanto, e... in cambio, l'ho lasciato morire...-

Questa volta Alfie iniziò a singhiozzare davvero. Lasciarlo morire, aveva detto qualcosa del genere anche Charley?

-Com'è successo? È stata Abigail?-

Lloyd era sicuro che era stata lei, in qualche modo, a far fuori lo scomodo primo marito.

Gli occhi di Alfred si spalancarono come se Lloyd gli avesse mostrato il coltello che si portava sempre dietro, ma era sicuro fosse ben nascosto nello zainetto. -Mamma? No! Le ho dato la colpa per tanti anni, ma non è stata lei, davvero. Non direttamente. Lo è stata tanto quanto io, Charley, e Robert...-

-Cristo Alfie, dimmelo e basta!- gridò Lloyd tutto ad un tratto. Ora Alfie aveva un buon motivo per avere paura. -Kenny andò a pesca, non mi ricordo perchè, e lo trovammo due giorni dopo il naufragio della sua nave, sulla spiaggia. Beh... morto.-

Alfie fissò un punto verso il mare. Lì, nessuno dei pochi turisti, pescatori o semplici abitanti della città osava mettere piede. Non lontano da una bassa scogliera, un punto di spiaggia ciottolosa più alta rispetto al resto.

Un altare a quel dio capriccioso che era il mare del Nord, dove il suo sacrificio umano era stato reclamato.

-Chissà da quanti giorni era lì, nessuno di noi l'aveva cercato in quel periodo, e... Non voglio mai più provare quella sensazione. Puzzava quando l'abbiamo trovato e volevo solo scappare e andarmene e tapparmi il naso e gli occhi, io... ho provato disgusto per l'unica persona che contava nella mia vita. Non me lo sono mai perdonato... Perchè mi sono sentito così?-

Alfie aveva ancora voglia di parlare con quella voce ora rotta e singhiozzante, ma una brutta sensazione si impadronì dello stomaco capovolto di Lloyd. Era una sensazione strana, simile a quella che aveva provato il giorno prima con Kenny, anzi, che Kenny con uno di quei suoi maledetti poteri gli aveva causato. Ora però il fantasma non era lì attorno, ma si sentiva comunque come un calzino girato alla rovescia.

-Perdonami- sussurrò il ragazzo moro, saltando giù dalla balaustra tutto ad un tratto, sotto lo sguardo stupito e stupido di Alfie. -non mi sento molto bene. Grazie comunque per le info.-

Alfie allungò una mano verso di lui, come un naufrago che si appiglia a un pezzo di legno. -Aspetta! Di' a Ken che mi dispiace. Chiedigli se può perdonarmi. Ti prego...-

Avrebbe voluto mentire, ma si sentiva male, strano. Non negò, non mentì. Annuì.

Alfie rispose con un sorriso e con altre lacrime, che non fecero nessun effetto allo scombussolato Lloyd.

   
 
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