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Autore: VenoM_S    12/03/2019    1 recensioni
C'era una volta, in uno splendido castello...
No, oggi no, basta con queste fiabe noiose!
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al “COWT” di Lande di Fandom
Settimana: quinta
Missione: M2
Prompt: Tenerezza
N° parole: 1148
Una signora all'antica
 
 
C'era una volta, in uno splendido castello...
No, oggi non sarà così. Basta con 'ste fiabe noiose.

C'era una volta, allora, una casa, sai quelle con le persianine dipinte a contrasto con i muri, due scalini di marmo prima della porta e il vasetto di fiori tattico, sotto cui si nasconde la chiave di scorta? 
Ecco, una così. 
Insomma, c'era una casa in periferia, a metà tra il verde e lo smog. L'abitava una signora un po' all'antica, di quelle che erano solite dire «ai miei tempi era tutto diverso», di quelle che non mettono mai i pantaloni ma solo gonnine fino al ginocchio e girano sempre con quelle orrende scarpe simili a ciabattine morbide aperte sul davanti, che secondo me son fatte apposta per far vedere che riescono a mettere le calzamaglie anche d'estate.
La nostra signora, dicevo, non aveva nipoti, e quello sciagurato di suo figlio se n'era andato di casa tempo addietro senza troppi ripensamenti. Lei avrebbe voluto un figlio all'antica, proprio come lei. Uno di quelli che vogliono sposarsi con una brava donna, avere un lavoro onesto e semplice nella propria città natale, metter su famiglia e rimanere legati alle proprie origini.
E invece no, lui faceva il fotografo naturalista per diverse riviste, non si stabiliva mai in un posto, non amava granché i bambini e la chiamava solo una volta alla settimana, a volte pure ogni due.
Mai 'na gioia.
 
Si era presa, allora, un gatto, che per comodità chiameremo solo Micio ma in realtà non aveva un nome, o forse ne aveva fin troppi, una ventina almeno. Non era un gatto particolare, hai presente quelli con dei brillanti occhi blu, o il pelo color panna, o una macchia a forma di cuore o di luna sul fianco? 
Niente di tutto questo, ma a lei andava bene così.
Alla signora piaceva fare molte cose: le sue torte alla crema avrebbero addolcito persino la limonata, e avrebbe potuto farti un maglioncino all'uncinetto della misura e colore perfetti, non certo come quelli che cercano di rifilare le zie a Natale.
Ma aveva trovato qualcosa che le piaceva ancora di più.
Poco dopo che suo figlio se n'era andato, mentre rimetteva a posto la soffitta della sua vecchia casa, aveva trovato un vecchio libro dietro una specchiera, nascosto in un anfratto nel muro. Era verde, rilegato in pelle, tremendamente vecchio e parlava di filtri, pozioni, mutazioni e malocchi.
 
Leggendolo, si era subito appassionata a quelle peculiari faccende, così, per seguire questa sua nuova vocazione, la signora si era costruita una piccola serra dietro casa, di quelle che sembrano fatte solo di vetro. Era particolare, non una casetta con tanto di tetto a punta come le altre, ma una cupola, un semicerchio trasparente che sembrava uscire direttamente dal prato. Lì, aveva iniziato a coltivare con amore decine di specie diverse di piante, seguendo le varie ricette presenti nell’antico libro.
Aveva letto e riletto, coltivato e mescolato. Si era esercitata, insomma. 
E i risultati si vedevano, come quella simpatica pianta carnivora che aveva rivitalizzato e ingrandito – leggermente, giurava lei – e che le faceva la guardia al cancellino.
Chissà, magari era proprio per quello che il postino si rifiutava di imbucarle le lettere.
Ma, nonostante gli insegnamenti del libro, la signora continuava a sentirsi sola. Non c'era mai nessuno con cui poter parlare, nessuno che passasse con lei del tempo tutti i giorni. 
 
Intanto il suo Micio, da bravo gatto all'antica come piaceva a lei, andava a farsi tutte le mattine il giro di ricognizione. Due topolini, un fringuello caduto dal nido, qualche lucertola giusto per tenersi in forma con l'arrampicata. Passeggiava, esplorava, cacciava, si fermava a dar fastidio al cane del macellaio da dietro il cancello, ma tornava sempre a casa a prendersi la sua dose di coccole. E a miagolare. Aveva infatti una gran parlantina, su questo non ci pioveva, e la signora si divertiva a pensare cosa volesse dirle ogni volta.
Una sera, però, le venne in mente qualcosa di totalmente diverso
«Pensare? Perché mai dovrei continuare ad immaginare cosa dice?»
Si mise quindi a sfogliare con attenzione il grande libro verde, alla ricerca di quella formula o pozione che potesse realizzare la sua idea.
Ed eccola lì, quattro ingredienti e una rapida bollita.
Si diresse a passo svelto verso la sua piccola e particolare serra, scelse con cura le piantine migliori e, rientrata in casa, si arrotolò le maniche fin sopra ai gomiti prima di accendere l'acqua sotto una pentolina di rame, che utilizzava spesso per i suoi esperimenti. Mentre tritava attentamente le piantine e le metteva a sobbollire guardava sempre con la coda dell'occhio il suo Micio, controllando che rimanesse sempre ben disteso nella sua morbida cuccia rossa e che non se ne andasse.
«Ecco qua» disse dopo qualche minuto spegnendo i fornelli.
Si era sparso per l’ambiente un leggero profumo di menta, e l'acqua nella pentolina aveva assunto un bel colore verde brillante.
La signora andò a recuperare il gatto, che le rifilò un'occhiata d'accusa per averlo svegliato, e lo mise sul bancone della cucina. L’animale ignaro dapprima annusò l'infuso, poi ne bevve un po'.
Con espressione decisamente schifata si girò a guardare la signora, per poi iniziare a miagolare.

«Mrrrao...Mrrrew...Mrrrosa pensavi di fare a svegliarmi così per niente?!»

I due si guardarono, poi guardarono l'infuso. La signora si mise a sogghignare.
«Ma cosa, come, perché mi hai fatto bere quella roba dal sapore orribile?» continuò lui.
«Beh perché volevo un po’ di compagnia, e visto che ogni volta che torni a casa non fai che chiacchierare, ho pensato di renderti capace di chiacchierare con me!» rispose la signora addolcendo lo sguardo, per poi aggiungere a voce un po’ più bassa «io qui sono sempre sola, sai»
Micio, dopo aver brontolato a muso chiuso per qualche secondo sfoggiando la sua migliore espressione contrariata, si riscosse dai suoi pensieri, e con un guizzo della lunga e morbida coda si diresse spedito verso il libro verde rimasto appoggiato in un angolo della cucina. Ci posò sopra le zampe, lo guardò per qualche secondo e poi, voltandosi nuovamente verso la signora, gli occhi gialli con l’espressione di chi ha risolto tutti i suoi problemi, iniziò a parlare.
«Senti un po' allora, già che sei brava con queste cose delle trasformazioni, moltiplicazioni, rivoluzioni eccetera non è che nascosta in questo bel librone c'è una formula per non far finire mai la carne nella mia ciotola? Oppure una per trasformare i pezzetti di carta in topolini con cui posso giocare, o in gomitoli di lana da rincorrere. Sai, un gatto ha bisogno di certe cose per poter dire di condurre una vita piena e felice e..»
La signora, dapprima un po' sorpresa da questo incontenibile fiume di parole, si sciolse in un sorriso e andando incontro al Micio per trovare qualcuna delle formule che cercava si ritrovò a pensare che, almeno, non sarebbe stata più sola.
  
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