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Autore: MackenziePhoenix94    13/03/2019    1 recensioni
TERZO ED ULTIMO LIBRO.
Steven Rogers non c'è più e Bucky Barnes, il suo migliore amico, ha preso il suo posto, diventando il nuovo Capitan America.
La situazione generale, però, non è semplice.
Bucky non si sente adatto al ruolo: il suo passato pesa come un macigno, il rapporto con Charlotte si sta sgretolando sempre di più, non riesce a trovare un equilibrio con James, e Sam e Sharon non perdono occasione per ripetergli quanto sia poco portato per ricoprire un ruolo così importante.
Eppure tutti concordano su un obiettivo in comune: Brock Rumlow e l'Hydra devono essere fermati il prima possibile, per sempre.
Ma a quale prezzo?
Tramite il sacrificio di quante persone?
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brock Rumlow, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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I primi ad arrivare in un luogo riparato, poco lontano dal vecchio magazzino abbandonato, furono Charlotte e Bucky: la prima, dal momento che non doveva partecipare all’operazione, indossava gli stessi abiti con cui era arrivata alla Base, mentre il giovane uomo aveva optato per un paio di pantaloni neri, degli scarponcini ed una giacca sprovvista della manica sinistra; un abbigliamento semplice, ma che gli avrebbe consentito di combattere e muoversi senza difficoltà.

Scesero dalla moto parcheggiata con cura, si guardarono attorno, ed attesero l’arrivo degli altri.

Poco dopo vennero raggiunti da una macchina nera da cui scesero Zemo, che indossava dei pantaloni scuri, una maglietta ed un giubbotto antiproiettili, seguito da Peter, Nadja e Nicholaj: il ragazzo ragno con la propria tuta rossa e blu, la giovane con la stessa divisa che un tempo era appartenuta a Natasha Romanoff, ed il gemello con addosso una divisa simile a quella dell’ex Soldato D’Inverno.

Qualche minuto più tardi giunse una seconda macchina, da cui scesero Maria Hill ed i pochi Agenti che avevano riportato ferite superficiali dall’incidente alla vecchia Base sotterranea; Sam Wilson atterrò nel mezzo del piccolo gruppetto di persone, mentre le ali meccaniche si piegavano da sole all’interno del jet pack che portava sulla schiena.

L’ultima ad arrivare fu Klariza, che si materializzò insieme a dell’energia scarlatta che scomparve quasi subito: il suo aiuto era il più prezioso di tutti, perché era l’unica che poteva fermare Wanda ed i suoi poteri psichedelici.

“Dovevi proprio farlo?” domandò Bucky, rivolgendosi a Falcon “qualcuno potrebbe averti visto arrivare”

“Rilassati, non c’era nessuno”

“Ma qualcuno poteva essere di vedetta sul tetto del capannone”

“Stai calmo, Bucky” rispose Klariza, rivolgendo gli occhi scuri in direzione della struttura “stanno aspettando il nostro arrivo, ci vogliono dentro la struttura. Proprio per questo non verremo attaccati, non fino a quando non saremo esattamente dove lui ci vuole”.

Lui.

Klariza non riusciva neppure a pronunciare il suo nome.

Oh, mio dio. Lo stai per perdere. Mio dio. Lo uccideranno. Non sono intenzionati ad arrestarlo, lo ha detto anche Bucky. Vogliono essere sicuri che questa storia abbia fine e perché ciò accada lui deve essere ucciso. Non lo vedrai mai più, mai più. Non si tratta di una scelta personale, tra ventiquattro ore lui avrà smesso di respirare. Oh mio dio, mio dio. Mio dio.

Prese un profondo respiro per calmarsi e portò gli occhi verso il basso, verso il terreno che continuava a smuovere con la punta della scarpa destra, per scacciare il nervosismo che continuava a crescere; si sentiva confusa e sconvolta, ma non era intenzionata a tradire l’amico ed a venire a meno della promessa fatta.

“Andate, noi circondiamo la struttura” disse Maria, prendendo in mano una delle pistole che teneva appese alla cintura “fate attenzione e ricordate quello che è il vostro obbiettivo: voi occupatevi di Rumlow, voi salvate l’Agente Carter e voi bloccate James prima che possa fare qualunque cosa. Non abbassate mai la guardia, anche se Nicholaj creerà dei campi di forza protettivi c’è sempre Wanda Maximoff che può controllarvi la mente. Per qualunque cosa avete l’auricolare, sia per comunicare con gli altri che per comunicare con me. se la situazione dovesse degenerare, non esitate a chiedere il nostro intervento. Buona fortuna, ne avete bisogno. Tutti quanti”

“Cerca di tornare vivo” mormorò Charlie a Bucky, usando parole simili a quelle che Sharon aveva detto a Steve l’ultima volta in cui l’aveva visto; il giovane uomo le baciò con dolcezza le labbra e poi la guardò a lungo, per imprimersi il suo volto nella mente.

“Lo farò, piccola, ma tu non entrare nel capannone. Qualunque cosa sentirai non entrare. Non voglio saperti in pericolo, hai capito? Promettimelo”

“Te lo prometto, James, ma cerca di tornare vivo e con nostro figlio”.

Barnes l’abbracciò con trasporto, aspirò a fondo il profumo della sua pelle e la lasciò andare: non aveva senso prolungare quella tortura così a lungo e non potevano sprecare tempo prezioso; lui e le altre sei persone si avvicinarono al capannone situato proprio al centro di quello che era stato un campo militare d’addestramento, ancora negli anni trenta e quaranta del secolo passato: ognuno di loro aveva un’arma in mano e chi possedeva dei poteri le teneva davanti a sé, all’altezza del petto.

Zemo aveva il volto pallido e sentiva il cuore rimbombargli nelle orecchie: l’ultima volta che era stato in quel posto si era ritrovato crivellato di colpi, di conseguenza non era ansioso di ritrovarsi faccia a faccia di nuovo con Rumlow, ma aveva l’impressione che, se solo avesse provato a scappare, qualcuno degli Agenti di Maria lo avrebbe colpito con una pallottola nel cranio; un tempo era stato un soldato pronto al sacrificio per la propria famiglia e per la propria patria, ma ai suoi occhi sembravano trascorsi secoli tanto gli era difficile ricordare.

Il più grande aprì la porta e puntò subito davanti a sé il fucile d’assalto che aveva in mano, dotato di una piccola torcia accesa per la scarsa visibilità: l’interno sembrava essere completamente disabitato, ma tutti ormai avevano imparato che non bisognava mai fidarsi delle apparenze; il piccolo gruppo entrò con passo felpato e la porta venne richiusa con un cigolio sinistro.

“Qui dentro non c’è nessuno” sussurrò Bucky, portando la mano destra all’auricolare che indossava; il mal di testa non se ne era ancora andato del tutto, ma le voci erano sparite e ciò gli permetteva di ragionare con maggior lucidità “non vedo neppure un’entrata per raggiungere la Base, se davvero esiste”

“Si trova da questa parte” rispose prontamente Helmut, conducendoli davanti ad un vecchio scaffale; l’ex Soldato D’Inverno lanciò per puro caso un’occhiata ad una parete e socchiuse le labbra alla vista di tre foto incorniciate e offuscate dalla polvere; ritraevano, in bianco e nero, tre persone che conosceva molto bene: il colonnello Chester Phillips, l’Agente Margaret Carter, detta ‘Peggy’, e Howard Stark, il padre di Tony “dovete aiutarmi a spostare questo scaffale. Dietro c’è una porta che conduce ad un’altra stanza, e lì c’è un ascensore”.

Sam, Bucky e Nicholaj aiutarono il giovane uomo a spostare il mobile senza farlo cigolare e dietro trovarono effettivamente una porta che non era stata chiusa a chiave: aprirono quella ed entrarono in una piccola stanza completamente spoglia, in cui si scorgevano le porte chiuse di un ascensore che attendeva solo di essere messo in funzione.

“D’accordo” iniziò il più grande, calandosi nella parte del Leader che sapeva sempre quello che doveva essere fatto “scenderemo per primi io e Klariza. Poi voi due ed infine voi, ragazzi. Fate attenzione e non commettete nulla di stupido o avventato. Non sappiamo quello che ci aspetterà e ricordate: Rumlow è pericoloso. Se siete in difficoltà avvisateci subito. Come ha detto Maria, non giocate a fare gli eroi o a chi è pronto a fare il grande sacrificio. Dobbiamo uscire tutti vivi da questo maledetto posto, d’accordo?”.

Tutti annuirono in silenzio, lo fecero anche i Thunderbolts nonostante i visi pallidi e tirati, e le espressioni preoccupate di chi sapeva di trovarsi in qualcosa più grande di sé e non poteva più tirarsi indietro.

La figlia di Teschio Rosso e l’ex Soldato D’Inverno si avvicinarono alle porte metalliche, lei azionò un piccolo pulsante rotondo e quelle subito si aprirono cigolando, entrarono nel piccolo abitacolo e Klariza schiacciò anche l’unico pulsante presente lì dentro; scambiarono una lunga occhiata con il resto della squadra prima che le porte si richiudessero e che l’ascensore si mettesse in funzione lentamente, scendendo verso il basso.

I due erano così tesi che non parlarono per tutto il tempo del breve viaggio, sussultarono contemporaneamente quando si resero conto di essere arrivati.

Davanti ai loro occhi si estendevano due corridoi illuminati da diversi neon appesi al soffitto, erano completamente vuoti e silenziosi e ciò contribuì solo ad aumentare la tensione che entrambi provavano e cercavano di nascondere: Bucky temeva di non farcela, di deludere Charlie e di non riuscire a salvare James; mentre Klariza aveva paura dei propri sentimenti e di perdere Rumlow senza essere perdonata per la scelta che aveva fatto.

Un senso di nausea l’aggredì all’improvviso, ma lei riuscì a reprimerlo deglutendo, l’altro se ne accorse e le chiese se stesse bene.

“Si, sto bene”

“D’accordo” rispose lui, appoggiò nuovamente la mano destra sull’auricolare nero “Sam, potete scendere. Mi ricevete?”.

Sentì il rumore fastidioso di alcune interferenze e per un momento, solo per una manciata di secondi, gli sembrò di avvertire un’altra voce maschile, terribilmente simile a quella di Crossbones.

“Arriviamo”.

“Quando le porte si apriranno, vi troverete davanti a due corridoi. Noi prendiamo quello che porta a destra, voi prendete quello a sinistra e portate con voi i ragazzi, cercate di dividervi il più tardi possibile. Mi sento più tranquillo se so che sono in vostra compagnia”

“Come vuoi tu, Bucky. Fate attenzione”

“Anche tu, Sam” sussurrò Barnes, pose fine alla comunicazione e tornò a puntare il fucile davanti a sé, iniziando a percorrere il lungo corridoio, affiancato da Klariza, che cercava di non pensare all’interferenza che aveva sentito a sua volta.



 
“Voi aspettate qua, scendete quando ve lo dico io” ordinò Falcon ai tre ragazzi, prima di salire nell’ascensore in compagnia di Zemo, che aveva perso tutto il suo senso dell’umorismo pungente.

“Lo hai sentito anche tu?” chiese, infatti, quando le porte metalliche si chiusero con un tonfo; Wilson corrucciò le sopracciglia non capendo a che cosa si stesse riferendo.

“Di che cosa stai parlando?”

“Poco fa. Quando Barnes ha parlato. Non ti è sembrato di sentire… Una specie d’interferenza? Una voce?”.

In effetti c’era stato un momento in cui aveva avuto l’impressione di sentire un bisbiglio appena percepibile dall’auricolare, qualche secondo prima che rispondesse a Bucky, ma l’intera faccenda era così inquietante che preferiva pensare che fosse stato solo un brutto scherzo dei suoi nervi tesi.

“No, non ho sentito assolutamente nulla. Cerchiamo di stare concentrati sulla missione e non provare a tradirci o sarà peggio per te, sono stato abbastanza chiaro?”

“Oh, fidati, non ho alcuna intenzione di farlo” rispose il giovane uomo, incurvando appena l’angolo destro della bocca; appena si ritrovarono a loro volta nella stanza che si ramificava in due corridoi, si guardarono attorno e poi ordinarono ai Thunderbolts di scendere, prima che arrivassero possibili soldati armati.



 
Anche a Charlotte era stato dato un auricolare, anche lei aveva sentito una interferenza, ma la voce che sentì in seguito non la udì nessuno degli altri.

“Charlie… Come sta la mia allieva preferita?”.

Il volto della giovane divenne improvvisamente pallido ed il labbro inferiore iniziò a tremarle con violenza; si guardò attorno e si rese conto che nessuno degli altri doveva aver sentito quella voce maschile, che lei conosceva fin troppo bene.

“Rumlow… Dove sei?” domandò a voce bassa, per non farsi sentire, muovendo appena la bocca.

“Molto più vicino di quello che pensi, bambina”

“Che cosa vuoi da me?”

“Nulla di complicato, voglio solo parlare con te da solo, come ai vecchi tempi. Avanti. Usa i tuoi poteri e stordisci gli Agenti e quella troia di Maria Hill. Ho detto che voglio una conversazione privata con te, niente orecchie indiscrete”

“E se dovessi rifiutarmi?” sussurrò la più piccola, senza essere sicura di volerlo sapere veramente.
 
   
 
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