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Autore: criceto killer    14/03/2019    0 recensioni
Al principe Death non piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava la presenza di suo padre, odiava il suo nome e persino sè stesso.
Sono più di 10 anni che non mette piede fuori dal castello.
Nelle favole, le principesse vengono rinchiuse per proteggerle da qualcosa di oscuro o semplicemente dal mondo esterno, ma per Death è diverso.
È il mondo esterno che deve essere protetto da lui.
Nessuno gli ha mai insegnato ad amare o a sorridere.
Il suo mondo è costruito con odio e rabbia.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Storico, Sovrannaturale
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Connor aveva le guance rosse, il suo viso era a pochi centimetri da quello ancora addormentato di Death, il Principe aveva iniziato a pensare che con lui dormisse meglio, diceva che stava più al caldo e che aveva meno incubi.

Non che a Connor dispiacesse, eppure vederlo così vicino gli faceva uno strano effetto.

-Mh- con un lamento il biondino aprì gli occhi per poi premere le proprie labbra su quelle di Connor.

Il ragazzino si sentiva ogni volta il cuore esplodere, ancora non era abituato a quel genere di contatto con lui, ma gli piaceva da morire.
Death aveva un buon sapore anche la mattina appena sveglio, il suo tocco, prima leggero e insicuro, si ero fatto sempre più rude e deciso.

Con una spinta rotolò sopra di lui facendogli schiudere le labbra per inserire la lingua. 

Connor stava beandosi con un sorrisetto scemo tra un bacio e l'altro quando il biondo si staccò per lasciargli dei baci leggeri e umidi lungo il collo.

-Connor- mormorò prima di allontanarsi di pochi centimetri. 

-Credo che qualcuno mi usi come marionetta, non riesco a provare più rabbia, non riesco più a provare niente, sono stanco- 

Connor si morse un labbro mentre l'altro sospirava, realizzando solo in quel momento che effettivamente il Principe non provava nulla per lui, eppure ci aveva sperato, ci aveva creduto fino all'ultimo.

-Capisco, chi credi sia stato?-

-Non lo so, pensavo Jake-

-Già, dopotutto queste cose ti stanno succedendo solo da quando è arrivato lui-

Death lo sentiva parlare eppure non riusciva a starci attento, i suoi occhi erano fissi a seguire i movimenti della sua bocca, la voglia di baciarlo non finiva mai.

Connor lo fissò alzando un sopracciglio, in attesa di una risposta -Death...?-

-Mh?- il ragazzo finalmente si riscosse guardandolo negli occhi.

-Ecco... hai sentito quello che ti ho detto?-

-Si, certo- Death distolse lo sguardo come faceva ogni volta che mentiva. 

-Allora che ne pensi?- lo incalzó Connor.

-Ehm... si, ecco... credo tu abbia ragione-

-Allora dovresti andare da lui-

-Lui chi?-

-Ma..! Non mi stavi ascoltando!-

Death lo guardò divertito, le sue labbra non sorridevano eppure lo facevano i suoi occhi, Connor lo vide protendersi per sussurrargli all'orecchio con voce roca. 

-Mi è difficile in questo momento- 

Il Principe spinse i fianchi contro quelli di Connor per fargli capire che effetto aveva su di lui, eppure non diede nemmeno il tempo di reagire al ragazzino.

Gli lasciò un bacio a stampo per poi alzarsi.

-Vado da Jake, sono convinto che tutto questo sia colpa sua-

Connor lo guardò uscire sconvolto da mille emozioni, quel ragazzo lo avrebbe mandato fuori di testa.

Jake stava bevendo dell'ottimo vino e fumando una pipa, quando Death spalancò di colpo le porte della stanza facendolo sobbalzare.

-Heyla!-

Jake lo guardò malissimo.

-Si usa bussare, non lo sai?-

-Si usa anche manipolare gli altri?-

Jake alzò teatralmente gli occhi al cielo.

-Ancora con questa storia?-

-Dai, Jake, lo so che sei tu- disse Death avvicinandoglisi -se cancelli tutto adesso potrei evitare di dirlo al Re-

L'uomo si passó una mano tra i capelli con aria affranta.

-Death, davvero non capisco il motivo per cui tu sospetti di me-

Death sentì un dolore alla testa crescere sempre più, quasi come se quel dolore si sostituisse alla rabbia stessa.

Eppure nulla lo avrebbe fermato, infondo di dolore fisico ne sapeva sopportare parecchio.

Lui non aveva niente, non poteva dire ciò che Logan non voleva venisse detto e gli era stato insegnato persino ad evitare di pensarlo, non poteva prendere decisioni su niente, a partire dalla propria pettinatura, a cosa avrebbe mangiato e finendo con i compiti che, in quanto Principe, avrebbe dovuto iniziare a svolgere già da un pezzo. 

Non poteva uscire dal castello, doveva sempre starsene dritto, impettito, rigido come un manico di scopa, sempre ordinato e perfetto come ci si aspetta da un Reale.

La felicità neppure sapeva potesse esistere e ora, ora gli veniva preclusa anche la rabbia, anche l'odio.

C'era un limite a ciò che poteva accettare gli venisse tolto ed era stato superato.

-Perché è da quando sono stato male in giardino con te che sono strano! Fammi tornare come prima! Voglio tornare come prima! Basta bugie! Io mi fidavo di te!-

Death alzò la voce, era vero, si era fidato di lui, non capitava spesso ma con lui aveva deciso ne valesse la pena, aveva pensato potesse capirlo, lo aveva portato fuori da quella gabbia solo per poterlo distrarre mentre lo infilava in una cella ancora più piccola, ancora più soffocante.

Si sentiva scivolare tra le dita la propria vita senza poterne controllare nemmeno un frangente.

La sua vita non era sua.

-Non posso. Eseguo solo gli ordini e non posso disobbedire.-

Il ragazzino si bloccò. 

Quell'uomo davanti a lui gli stava facendo tutto questo perché eseguiva degli ordini.

Sicuramente c'era di mezzo quel maledetto manipolatore di suo padre.

La gente era così.

Preferiva fargli del male, preferiva fargli vedere il mondo dal buco della serratura.

Era stato un vero idiota a fidarsi. 

Come aveva potuto farlo?

Seriamente non aveva imparato nulla in quegli anni?

Era assurdo.

-Di chi? Di chi esegui gli ordini?!- 

Death lo prese per il collo della maglia sbattendolo con violenza al muro.

Aveva bisogno di sentirglielo dire, di sentirgli dire che ancora una volta suo padre aveva rovinato tutto.

Aveva bisogno di tornare ad odiarlo.

-Non posso dirtelo- 

Jake rimase indifferente di fronte a quella rabbia, sul volto di Death era comparsa una chiara smorfia di dolore, si stava sforzando non poco per sovrastare il demone e fare emergere la sua rabbia, per far emergere sé stesso.

Quella calma, quel controllo, quell'indifferenza fecero traboccare il vaso.

Death lo colpì con un pugno in pieno viso, dritto sulla mascella per poi infierire di nuovo con una ginocchiata allo stomaco.

Jake gli afferrò il ginocchio prima di essere colpito, sputó del sangue scoppiando a ridere.

-Non puoi farmi niente, non ci sono prove che io ti abbia fatto qualcosa-

-Non me ne frega un cazzo! Sono il Principe di Sodrét non mi servono prove, brutto idiota-

-Che principe sei quando te ne freghi altamente del tuo popolo?-

Adorava vedere Death così arrabbiato, così fuori di sé, così sofferente a causa di uno dei suoi demoni.

Voleva proprio vedere fino a che punto avrebbe resistito o se sarebbe scoppiato a piangere.

-Non l'ho chiesto io tutto questo!!-

Jake rise di nuovo.

-Chi se ne frega-

Death si prese la testa tra le mani, il mal di testa era ormai insopportabile e Jake soffocò una risata quando improvvisamente tirò un urlo iniziando a distruggere tutto ciò che lo circondava.

Afferrò una sedia dallo schienale lanciandola con violenza contro una credenza, rovesciò un armadio, distrusse specchi e vetri.

-Death! Cazzo!- il cuore di Jake batteva all'impazzata nell'assistere a quello spettacolo, schivare i colpi di quella furia e tentare di fermarlo era quasi impossibile, ormai era fuori dal suo controllo.

Durante la sua vita aveva visto spesso persone violente, pericolose o semplicemente furiose ma Death era qualcosa di totalmente diverso, era un fuoco che divampava irruente e che mai niente e nessuno avrebbe potuto spegnere.

-Vaffanculo! Ti odio!- il ragazzo alzò un braccio, dal palmo della mano fuoriuscivano delle piccole scariche elettriche, il suo cuore batteva forte mentre ansimava dalla rabbia - io mi fidavo di te...- mormorò in preda alla disperazione.

Si era illuso, aveva desiderato così tanto qualcuno che lo capisse, qualcuno che lo strappasse dalle grinfie di tutta quell'oscurità, che aveva finito per crederci davvero, per fidarsi davvero.

E ancor di più gli bruciava il fatto che non fosse stato Jake a deluderlo, ma se stesso.

L'uomo d'altronde non gli aveva promesso nulla era lui che si era dovuto raccontare una bugia, per spronarsi a vivere ancora un po', per dare solo un'altra chance ad un mondo che non faceva che respingerlo.

Jake guardò senza paura quel ragazzino, come se solo in quel momento si fosse reso conto del dolore che gli aveva procurato.

Eppure lui era così, lui agli altri faceva del male, non era nato certo per far loro del bene, eppure davanti a quelle lacrime trattenute, davanti all'ennesima crepa che lui stesso aveva aperto nel cuore già in pezzi di quel ragazzo non poté che sentirsi in colpa.

-Lo so- 

Una scarica elettrica partì dal palmo del principe, un lampo di luce gli occultó la vista per pochi secondi durante i quali Jake riuscì a schivare il colpo e ad avventarsi contro Death.

I due rovinarono a terra, Jake lo colpì con un pugno in pieno viso e il Principe se lo scrollò di dosso facendo leva con entrambi i piedi.

Ripresero fiato, a qualche metro di distanza l'uno dall'altro, scrutandosi e studiandosi come due animali inferociti, eppure Death non la reggeva più tutta quella situazione.

Una mano tremante ma decisa afferrò il pugnale dall'impugnatura lapislazzula che portava sempre con sé nella cinta.

-Qualsiasi cosa tu mi abbia fatto ce l'ho in testa giusto?- una risata isterica si mischió al sapore salato delle lacrime mentre puntava il pugnale dritto all'occhio sinistro.

Death si sentiva impazzire, qualunque cosa gli avesse infilato Jake nel cervello se la sarebbe levata, non gli importava di perdere un occhio, d'altronde nel castello non c'era chissà cosa da vedere, avrebbe solo dovuto resistere abbastanza a lungo al dolore fisico da riuscire a completare l'opera.

Jake gli strappò il pugnale di mano ordinando al demone di abbandonare il corpo del Principe.

Tutto questo stava andando ben oltre, Historia lo avrebbe ucciso se Death si fosse cavato un occhio a causa sua.

-Le armi non hanno effetto, niente di fisico può ferire un demone-

Il ragazzino crollò a terra.

Niente di fisico poteva scalfire un demone e lui che si era sempre considerato uno di loro lo capiva perfettamente, nemmeno a lui importava quante frustate gli dava il padre, eppure una parola di troppo, una libertà negata, uno sguardo malevolo, le attenzioni mai ricevute, lo riducevano in quello pietoso stato.
  
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