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Autore: _Lightning_    14/03/2019    3 recensioni
I Vendicatori hanno sconfitto Thanos, salvato la Terra e riportato l'universo alla normalità. Ma, almeno per Peter, il lieto fine non è ancora arrivato.
Tony si ritrova a sospirare di nuovo, in un moto spossato. [...] Riporta gli occhi a Peter e la sua espressione diventa seria, quasi austera, come quando è dietro la sua maschera in missione – e in realtà lo è. Non può permettere che Peter si trovi a passare un’altra notte insonne: ha accettato il compito di guidarlo, e ciò include arginare i demoni che non è ancora in grado di respingere da solo. E, soprattutto, non può permettere che le sue ultime parole siano quello straziante “mi dispiace” perso nella cenere che continua a perseguitarlo negli incubi.
[post-Infinity War non canonico // Tony&Peter // What If? // PoV Multiplo]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'As if it never happened'
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Soluzioni che portano problemi
 
 
 
“Rows of houses
All bearing down on me
I can feel their blue hands touching me
All these things into position
All these things we'll one day

Swallow whole
And fade out again

And fade out”
 
[Fade Out (Street Spirit) – Radiohead]
 
 

 
          Ovviamente, è di nuovo su Titano. La sabbia di un arancione bruciato è la prima cosa a ferirgli la vista, assieme al cielo giallognolo che avvolge il pianeta. Inizia a odiare quei colori asfissianti, ed è lieto che il suo costume, almeno nel ricordo, sia di un rosso-blu acceso e vivace, a spezzare quella spenta monocromia.
 
Non c’è nessun altro oltre a lui: è da solo in mezzo alle rovine.
 
Il paesaggio sfarfalla per un istante, come una di quelle vecchie tv che oscilla tra i vari canali nel tentativo di sintonizzarsi su quello giusto: intravede un vicolo, poi un’affollata strada newyorkese, poi il traghetto a Staten Island, per poi stabilizzarsi di nuovo su Titano. C’è anche lo scorcio di un edificio crollato – di quell’edificio – e cerca di scacciare l’immagine prima che assuma contorni troppo definiti.
Non è quella che gli serve adesso: deve tornare al momento delle ceneri e del vuoto che le ha seguite, così da poterlo modificare e riuscire forse ad evadere dal limbo angosciante che lo tiene prigioniero – così ha detto il signor Stark, e deve fidarsi di lui.

Il pensiero di ciò che lo aspetta lo impietrisce, ma lui e zia May sono sicuri che ce la possa fare. Dopotutto è Spider-Man e un futuro Vendicatore; ha affrontato di peggio, inclusa la morte per poi sfuggirle. Modificare un paio di ricordi non sembra poi così difficile. Si impegna a indirizzare ogni sua sinapsi nel rivangare quelle immagini che, nel profondo, sembrano incatenargli la mente, bloccandolo nell’istante in cui si è dissolto. Ormai non ha più percezione del proprio corpo, ma ciò lo aiuta a immergersi meglio nei ricordi.

Inizia a rievocarli, con attenta cautela, timoroso di risvegliarli in modo troppo potente.
 
Era su Titano, e insieme a lui c’era il signor Stark. È il più semplice da mettere a fuoco e lo visualizza immediatamente di fronte a lui, con l’armatura addosso e il classico cipiglio di malcelata preoccupazione riservato a lui stampato in faccia. Lo Stregone richiede qualche secondo in più, ma riesce infine a collocarlo in quello spazio onirico mentre fluttua a gambe incrociate e occhi chiusi a una spanna da terra, col mantello a fargli da contorno. Per quanto si sforzi di scavare nei recessi della sua mente, non riesce a ricostruire le fattezze degli altri presenti: i loro volti rimangono macchie indistinte di colore, prive di lineamenti, e si aggirano come burattini informi sulla scena.
 
Manca Thanos. Gli è dolorosamente facile richiamarlo: stazza possente, sguardo freddo, la gigantesca mano omicida avvolta dal guanto bronzeo. Può quasi sentirla chiudersi ferocemente attorno al suo collo per poi inchiodarlo a terra di schianto, strizzandogli l’aria fuori dai polmoni…
 
 

… È di nuovo sotto le macerie.

I piloni si sbriciolano, i muri cedono, il soffitto gli crolla addosso. Polvere, calce e sangue gli riempiono la bocca, il pulviscolo gli impasta la lingua e si incolla alla gola mentre singhiozza per il dolore. Un cumulo di detriti inamovibile pesa sulle sue spalle come una pressa idraulica, schiacciandolo e comprimendolo finché il suo respiro non si riduce a un rantolo flebile e patetico, un refolo stentato che sibila tra le sue labbra spaccate.

Cerca di sfuggire a quella frana di sensazioni che gli è piombata addosso: deve rimanere su Titano, deve completare la sua missione per tornare dalle persone che ama…
 

 
… Di colpo non è più sotto le macerie, ma in un’ampia strada affollata.

I lampioni sono accesi e decine di taxi gialli arrancano a passo d’uomo nel traffico congestionato, mentre pendolari affrettati lo spintonano per raggiungere la stazione della metro dietro di lui, con svelte nuvolette di vapore che si levano sopra le loro teste. I grattacieli di New York si slanciano verso il freddo cielo notturno, osservando silenziosamente il brulichio umano ai loro piedi.

Peter sente chiaramente l’aria che lo circonda farsi più rarefatta, come se fosse nuovamente aggrappato all’astronave in decollo, e una parte di lui vorrebbe che fosse davvero così – di poter scomparire nello spazio profondo adesso, piuttosto che rimanere lì. Conosce quella strada.

Il suo senso di ragno va in tilt, anche se sa già cosa sta per accadere e sa di non poterlo impedire – ha avuto la sua occasione, l’ha sprecata, e adesso è troppo tardi.
 
Lo sparo lo coglie comunque di sorpresa e gli fa balzare il cuore in gola.
Sa esattamente dove guardare – anche se non vuole, anche se sa cosa vedrà – e i suoi occhi scattano ansiosi nella direzione giusta come se si aspettassero di incontrare qualcos’altro, di non vedere zio Ben riverso in una pozza del suo stesso sangue, stringendosi il ventre come se potesse impedire alla vita di sfuggirgli mentre gli occhi vitrei si rivolgono al cielo nero – non vuole vederlo di nuovo, vorrebbe scappare e vorrebbe vomitare per quell’istinto meschino, perché è colpa sua.

La cosa peggiore che avrebbe mai potuto immaginare è accaduta a causa sua; perché avrebbe potuto fare qualcosa, e non l’ha fatta…
 
 

… Si volta, con le lacrime che già si accavallano nei suoi occhi pronte a strabordare, e invece del marciapiedi chiazzato di sangue e degli occhi morenti di Ben incontra di nuovo le dune rossicce di Titano.

Fa appena in tempo a iniziare un sospiro di sollievo, che lo sente incastrarsi in gola lasciandolo a boccheggiare, gli occhi sbarrati fissi davanti a sé.
 
Thanos si erge imponente, una smorfia di crudele indifferenza che si allarga sul suo volto mostruoso nel conficcare più a fondo la lama nel fianco di Tony. Vede il suo mentore annaspare, lottando per mantenersi in piedi, ma incespica all’indietro mentre tenta debolmente di estrarre il pugnale dalle sue carni, col sangue che gli cola già lungo il mento e gli occhi che iniziano a farsi vitrei. Le sue gambe cedono e Thanos lo spinge via, caricando poi il colpo di grazia.

“Non sta accadendo – ti prego, non di nuovo, non di nuovo, non di nuovo – non è vero – oddio, non sta succedendo di nuovo...”

Il suo cervello manda quelle parole in loop all’infinito mentre cerca di imporre al suo corpo di muoversi, ma l’impulso si perde ancor prima di raggiungere i suoi arti.
È troppo lontano; non può aiutarlo, così come non è riuscito ad aiutare zio Ben, ed è di nuovo colpa sua – perché non è stato abbastanza coraggioso, o abbastanza bravo, ed è solo un ragazzino e Ben gli ha detto che aveva delle responsabilità, e il signor Stark gli ha detto di essere migliore di lui, ed entrambi gli avevano detto di stare al suo posto – se solo li avesse ascoltati, se solo… – sarebbero ancora vivi…
 


… E adesso è di nuovo sul marciapiede, con le ginocchia impregnate di sangue mentre scuote invano il corpo senza vita di zio Ben. Si china su di lui e stringe la sua giacca premendo il volto contro il suo petto immobile, cercando di reprimere i singhiozzi. E magari è su Titano e quello è il corpo di Tony, o magari è altrove e sta piangendo per qualcun altro, per May o Ned o MJ, perché non è in grado di proteggere nessuna delle persone che ama.
Il terreno cede sotto i suoi piedi e il marciapiedi si dissolve in una sabbia fine e rossastra che lo ingloba lentamente, rendendo ciechi i suoi pensieri e sfumando quelle scene in una pacifica oscurità che smorza i suoi sensi...



È di nuovo cenere.

Aveva una missione.

Qual era?

Doveva cambiare qualcosa, ma non ci è riuscito...
Avrebbe potuto salvarli entrambi, ma non l’ha fatto, e ormai non può più rimediare, neanche in sogno.

La sua testa gira su se stessa un’ultima volta, e precipita nel vortice.

 
§

«Bruce? Che diavolo gli prende?»

«Non lo so, i valori sono stabili. Spostati, fammi–…»

«Dottor Banner? Che succede?»

«Penso – credo che ci siano degli effetti collaterali. Levagli gli occhiali, non possiamo rischiare.»

«Sono passati tre minuti, come è possibile che–»

«Non importa, fallo prima che… – merda! Tony, tienilo fermo, sta avendo una crisi!» 

«Levategli quegli affari di dosso!»

 
§
 
Peter sente i singhiozzi muti che gli squassano il petto, senza riuscire a trapelare dalla sua bocca e tramutarsi in suoni.
Fa male, come se qualcuno gli stesse ficcando dei petardi nei polmoni un attimo prima di farli esplodere. Le braccia di zia May lo avvolgono delicatamente, ma si sovrappongono con quelle morenti di zio Ben e con quelle tremanti di Tony mentre lui stesso si dissolve in cenere su Titano. Si sta ancora sfaldando, un granello alla volta, sempre più lontano. La sua testa sembra sanguinare dall’interno e pulsa in modo atroce, stritolata da una tagliola.

«Peter, tesoro, è finita, sei di nuovo qui. Adesso mettiti giù e riposati, ok? Cerca di dormire un po’, se ci riesci.» 

Non può, non vuole. Adesso vorrebbe solo essere lasciato in pace.


 

Note Dell'Autrice:

Ecco a voi l'aggiornamento in anticipo!
Non c'è poi molto da dire al riguardo, considerando che è un capitolo molto "onirico" e frammentato, ma spero che abbiate gradito la parentesi di puro angst :) Appunto 1: la scena della morte di zio Ben *sigh* è una fusione tra quella che si vede film di Raimi e Webb e quella dei fumetti; Appunto 2: il passaggio di registro da "signor Stark" a "Tony", nei punti in cui avviene, è intenzionale; Appunto 3: ci sono vari rimandi a Civil War e Homecoming nei pensieri di Peter.

Approfitto delle note per una breve comunicazione di servizio: so di essere in ritardo disarmante nel rispondere alle recensioni, recensire chi seguo e mi legge e aggiornare le altre storie in corso, ma è stato un periodo infernale dal punto di vista accademico e stressante da quello personale, quindi ho trascurato un po' quell'aspetto. Ho preferito impiegare quei pochi tempi morti per scrivere, visto che conto di ultimare Comunicazioni Interrotte e relativa missing moment (ebbene sì) prima di Endgame, e vorrei terminare anche Phoenix attorno a quella data (tenete gli occhi aperti su quel fronte il 18 marzo :P). A tutto questo, aggiungeteci peripezie universitarie e impegni mal incastrati e voilà, non ho un minuto per respirare.
Abbiate pazienza: lo sapete che alla fine arrivo dappertutto, e nel frattempo seguo puntualmente i vostri aggiornamenti :') <3

Detto ciò, ringrazio tantissimo Atlas e T612 per aver recensito come sempre lo scorso capitolo e tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/ preferite <3 Siete la mia gioia :')
Appuntamento a martedì, poi riprenderò a pubblicare regolarmente il sabato.
A presto,

-Light-
   
 
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