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Autore: Asia Dreamcatcher    17/03/2019    1 recensioni
Una parola per ogni storia.
Frammenti di vita fatti di paesaggi emotivi, sensazioni, stati d'animo, situazioni che attraversano la vita dei protagonisti creando attimi infiniti e unici, mutando a volte il corso della vita.
[Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02-Winter is coming

Winter is coming

Komeroshi

Nives camminava velocemente, il respiro leggermente affannato, la guance arrossate e i piedi che iniziavano a bruciare per lo sforzo che quella camminata scattante imponeva.
Si era attardata troppo in biblioteca e no, non aveva preparato nemmeno metà dell’esame, ma in compenso si era caricata di libri, che ovviamente non c’entravano nulla con la sua facoltà. Il risultato? Rischiava di perdere l’ennesimo autobus.
Aveva quasi raggiunto la fermata e con orrore vide che l’autobus era già lì, fremente di ripartire; si obbligò ad uno scatto felino ma qualcosa la bloccò un attimo prima di fare quell’ultimo salto nell’umido calore del mezzo.
Era il vento. Ma non era un vento qualsiasi no, quel soffio impetuoso lei ormai aveva imparato a riconoscerlo e aveva il potere di risvegliare qualcosa nel suo intimo. I suoi capelli sfuggirono dal cappotto, librandosi nell’aria, il suo corpo fremette mentre l’autobus chiudeva le porte e ripartiva, lasciandola lì inchiodata.
Un’altra folata la colpì, era fredda, pungente, si insinuò fra i vestiti lasciando una carezza gelida sulla pelle.
Il suo corpo prima tremò, poi emanò un calore nuovo, Nives si strinse ancora di più negli abiti pesanti. Un sorriso allegro nacque sulle sue labbra rubre, il naso piccolo  e leggermente all’insù puntò verso il cielo, i suoi occhi si bearono del cielo azzurrissimo, così carico che le sembrò un colore impossibile da riprodurre. L’aria già fresca e limpida mutò, riempiendosi di tinte terse e fredde, di pigri e tiepidi raggi solare, di notti buie e silenziose.
La ragazza afferrò il cellulare e digitò veloce un messaggio. La sua meta ora era decisamente cambiata.

La graziosa villetta a schiera risaltava sulle altre per il rigoglioso giardino all’inglese che collocava l’intera proprietà in un’altra epoca.
L’espressione sul volto di Nives si fece dolce non appena scorse la porta della veranda aprirsi e un’anziana signora, dall’aspetto curato nonostante l’inclemenza del tempo incedere verso di lei.
«Nives! Mia dolce Neve!» la sua voce era soave come una carezza e chiara come lo scroscio fresco dell’acqua, non pareva la voce di un ultrasettantenne, ma di qualcuno che ancora molto aveva da dire.
«Nonna! L’hai sentito? Dimmi che l’hai sentito anche tu!».
La risata aperta di sua nonna la contagiò, la abbracciò venendo avvolta dal familiare e rassicurante profumo di pipa, legno bruciato e arancia, che a Nives ricordava la stagione in arrivo.

«Certo che l’ho sentito, il
Maestro dei venti ha deciso di onorarci con la sua presenza» la ragazza sorrise, seguendo l’anziana all’interno dell’abitazione.
Il Maestrale era giunto, preannunciando l’arrivo dell’inverno.
Se per molte persone l’inverno era solo una gran scocciatura e con tristezza osservavano gli indumenti pesanti, detestando l’idea di seppellircisi dentro, Nives non era dello stesso avviso.

Per la giovane l’inverno era una stagione magica: fatta di calore cercato e donato, di fuoco scoppiettante nei camini, di profumi dolci amari, di tessuti caldi e morbidi e del Natale. E sua nonna non era da meno, era lei che le aveva insegnato a riconoscere il
Mistral e ciò che portava con sé. Come da tradizione sua nonna le passò una fumante tazza di tè caldo, sempre lo stesso ogni anno, mentre lei stendeva sulle gambe di entrambe la grossa coperta di lana e cashmere rossa.
Erano, come sempre, sedute sulla panchina in ferro battuto nel retro del suo lussureggiante giardino.
Nives assaporò grata il caldo liquido profumato, chiuse gli occhi e rimase lì ad ascoltare i sussurri carichi di promesse del vento.

Komeroshi: il vento freddo che inizia a soffiare quando l’inverno sta per arrivare.

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Buongiorno a tutti! Eccomi tornata con un nuovo capitolo one shot, questa volta ho prediletto un momento di famiglia: nipote-nonna, e per farlo ho scelto un altro termine giapponese Komeroshi.

Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e chi recensirà questo e a chiunque arriverà a leggere fino a qui!
Buona giornata!




   
 
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