Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    18/03/2019    3 recensioni
Come sappiamo, le avventure della fata Kaleia non si sono certo concluse, e come in una sorta di piccolo intermezzo, si nota che le tradizioni natalizie hanno fatto il loro ingresso nel mondo delle fate. Forse ne hanno sempre fatto parte, o forse tale cambiamento è dato dalla loro vicinanza con la comunità umana, ma comunque sia, godetevi la lettura.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Human-traditions-in-the-Fairy-Woods
 
 
 
Capitolo XV
 
Capricci da pixie
 
Sette, semplicemente sette. Quello il numero di giorni che componevano una settimana, e che le due piccole Lucy e Lune avevano atteso con trepidazione. Ogni sera, la stessa routine, le stesse scene, le stesse azioni. Si alzavano di mattina presto, e appena pronte, dopo la colazione, approfittavano del resto della giornata per giocare e divertirsi fino a crollare, e a sera, andavano a letto stanche ma felici. Fra le due Lune era sempre la più stanca, e prima di dormire, non dimenticava certo di controllare il calendario appeso al muro della cucina. Anche se da poco, aveva imparato a leggere l'orologio e il suo quadrante, ragion per cui fare lo stesso con il calendario era stato il passo successivo. In quel periodo, nessuno ci faceva caso, e a dire il vero non accadeva quasi mai, ma più i giorni passavano, più le piccole erano contente. Più grande e matura per la sua età, Lucy si ritrovava spesso a pensare a cosa sarebbe successo quando finalmente il Natale si fosse deciso a bussare alle loro porte, accompagnato dalla fredda e bianca neve che ormai da tempo copriva le verde erba del loro giardino. All'amica Kaleia quella vista non sarebbe piaciuta, e pur capendola e rispettandola, le bambine avevano una diversa concezione della neve. Difatti, se per l'amica quella bianca coltre rappresentava una sorta di maledizione o di veleno capace di procurare a lei e alle piante un destino e una sofferenza perfino peggiore della morte stessa, per loro non era lo stesso. Contrariamente a lei, infatti, le piccole adoravano buttarsi in mezzo a quel bianco tappeto, tanto freddo quanto divertente, raccogliendola nei guanti che indossavano per giocare e fingersi di massacrarsi a palle di neve, o sdraiandosi per formare degli angeli. Conoscendosi, sapevano di poterlo fare usando i loro poteri, ma a loro non importava. Ciò che davvero contava d'inverno era divertirsi finchè il sole non calava, per poi rientrare in casa e sedersi davanti al fuoco acceso, tranquille e al caldo. Molto spesso ancora infagottate e fra le braccia dei genitori. Non lo dicevano mai ad alta voce, e se lo facevano era in sussurro, ma adoravano quei momenti. Le facevano sentire bene. Felici, tranquille, e mai sole. Lenti, i giorni scorrevano, e ora che ne mancavano appena due, le pixie diventavano più ansiose con ogni minuto che passava. Solo poco tempo prima avevano scritto ognuna la propria letterina a Babbo Natale con l'aiuto della mamma, includendovi riga per riga ognuno dei loro desideri. Principalmente giocattoli e bambole nuovi, ma se Lucy era stata felice di mostrarla alla madre a lavoro finito, lo stesso non era valso per Lune. Restando in silenzio, strappò un foglio dal blocchetto che aveva preso l'abitudine di portare con sè, e con in mano la stessa matita con cui aveva scritto, iniziò a disegnare. Lentamente, un tratto alla volta, come aveva imparato. Completamente da sola, e ricordando ancora l'incredibile numero di fogli di carta buttati nel cestino della cameretta che condivideva con la sorella, riempitosi così in fretta da non riuscire più a contenerli. Da allora in poi, il resto degli schizzi aveva trovato posto negli angoli del pavimento, e la forma sferica che avevano garantiva ogni volta a Sunny un giocattolo diverso. Era soltanto una coniglietta trovata nei boschi in quello che per Lucy era stato un giorno unico e speciale, e sin da allora, era diventata un vero e proprio membro della famiglia. Agli occhi di molti, una tale vista sarebbe risultata strana, o perlomeno inusuale, ma a quella piccola palla di pelo veniva permesso di tutto, perfino ergersi sulle zampe per mendicare cibo dal tavolo in sala da pranzo come un cagnolino. Ovvio era che non lo fosse, ma che papà Oberon e mamma Isla, scherzando, dicessero sempre che era come nata nel corpo sbagliato. Parole innocenti, scherzi dei quali anche Lune rideva, e pensieri che rimasero impressi nella sua mente con ogni movimento della matita. A lavoro finito, sollevò il foglio, mostrandolo con orgoglio alla madre. Un semplice pacco regalo, e un lucchetto accanto al fiocco. "Segreto." Diceva la didascalia, poco leggibile e forse ancora un pò sbilenca data la sua età. In fin dei conti, aveva solo quattro anni, e chi si sarebbe aspettato di più da una bambina come lei? Nessuno, semplice. "Hai finito, Lunie? Bene, appendiamola all'albero, ti va?" le chiese allora la madre, avvicinandosi al tavolo e prendendo quel foglio di carta fra le dita. Muta come un pesce, la pixie annuì, e insieme, le tre appesero ognuna la propria piccola lista di desideri. Il marito la prendeva in giro a riguardo, ma ad Isla non importava. Sì, era adulta, e scrivere una lettera ad un vecchio tanto grasso quanto generoso che faceva parte dell'immaginario umano, fatato e comune non aveva davvero un senso, ma se le bambine ci credevano, chi era lui per impedirle di farlo? Così, con quel pensiero in testa, la donna sorrise, e facendo un passo indietro, ammirò il proprio lavoro con orgoglio. "E adesso?" azzardò Lucy, curiosa e impaziente. "Adesso si aspetta, tesoro. Dai, mancano solo due giorni, vedi?" le rispose la madre, prendendola per mano e mostrandole il calendario appeso in cucina che si muoveva con il vento. Una brezza fresca e leggera, ma pur sempre invernale, che, ne era sicura, rappresentava il preludio di un'ennesima nevicata. Il bianco aveva smesso di ricoprire il loro giardino solo da poco, il freddo sembrava aver concesso loro una tregua, eppure eccolo, di nuovo, pronto a congelare qualunque cosa avessero intorno. Seguendo lo sguardo attento della mamma, anche Lucy posò il proprio sul calendario, notando che appena dopo il venerdì che stava finendo, e il sabato che avrebbero vissuto, la domenica in arrivo avrebbe sancito la fine dell'attesa per la sua intera famiglia, inclusa Sunny, che giocosa come sempre, aveva provveduto a firmare le lettere delle padroncine con un'impronta della zampa, così che quel vecchio sapesse quanto anche lei tenesse alla loro felicità. Un gesto per lei dettato dall'istinto, ma secondo la matriarca, addirittura nobile. "I bambini umani non fanno altro oltre alle lettere?" fu la seconda domanda della bambina, che colse la donna leggermente di sorpresa. "Come? Certo! I biscotti, lo sapevi? E non solo per lui!" fu comunque veloce a rispondere, scavando nella propria memoria e trovandovi velocemente la soluzione a quell'enigma. "Davvero? E per chi allora?" quel giorno, Lucy era un vero vulcano di idee e di parole. A quanto sembrava, la sua lettera non era stata l'unica cosa eccessivamente lunga, e ridacchiando divertita al solo pensiero, Isla le sorrise ancora. "Per i suoi folletti. Babbo Natale è vecchio, e anche se magico come te e tua sorella, non riesce mai a fare tutto da solo, quindi ha bisogno di aiuto, e per questo ha degli amici speciali quasi quanto te." Le spiegò poi, parlando con sincerità e stringendole la mano che ancora accarezzava, non dimenticando di posarle quella libera sul cuore, sentendolo battere piano ma con ritmo regolare. A quelle parole, Lucy arrossì. Davvero la mamma le voleva così bene? Davvero si fidava tanto delle sue capacità di pixie? Ne era sicura, e sapeva di volerle bene, ma sentirselo dire a volte era un piacere così grande che oltre a renderla felice, la riempiva d'orgoglio. Alzandosi sulle punte, ricambiò la stretta della mamma ricambiandola con un abbraccio e un bacio sulla guancia, poi il silenzio cadde su di loro. "Aiuto?" sussurrò Lune, intromettendosi e tirando leggermente un lembo della veste della mamma. "Sì, Lune, vieni. Se volete potete aiutarmi." Rispose la donna, voltandosi per un attimo verso il forno e accendendolo perchè si riscaldasse. Guardandola le piccole incollarono il viso al forno acceso. Vuoto, ma acceso, e che presto si sarebbe riempito di biscotti. Anche lavorando insieme, ci vollero circa due ore, e piccole com'erano, le bambine si divertirono a giocare con i rimasugli della pasta avanzata, creandovi piccoli personaggi con l'aiuto della loro magia e facendoli camminare sopra e sotto al tavolo, e animando le uova per farle esibire in buffi balletti prima che, con un inchino, si rompessero e riversassero nella ciotola che conteneva l'impasto. Divertita quanto e forse più di loro, la madre le lasciava fare, sopprimendo un colpo di tosse quando uno sbuffo di farina la raggiunse sfuggendo al suo controllo e colpendola in pieno viso. "Lucy! quasi urlò, sgridando giocosamente la bambina e ritenendola responsabile di quel piccolo misfatto. "Scusa, mamma!" rispose la piccola, ridendo mentre l'ennesimo omino d'impasto ballava a un ritmo tutto suo seguendo il movimento delle sue dita. "Fa niente, tesoro." Replicò la donna, continuando a versare e mescolare a dovere ognuno degli ingredienti. Ben presto, odori diversi riempirono l'aria, mescolandosi fino a creare fragranze a dir poco uniche. Cioccolata, vaniglia, burro, zenzero e mille altre, tutte insieme. Un vero spettacolo, una gioia per gli occhi e per il palato. A poco a poco, il timer appena accanto al forno continuò a ticchettare, e impaziente e con i pugni stretti, Lucy continuava a fissarlo, sorvegliandolo come una madre con i propri figli, o nel caso del bosco, cuccioli. Dieci secondi, trenta, quarantacinque, sessanta... contava con la mente tenendo gli occhi fissi su quella sorta di piccolo orologio, e dopo circa dieci interminabili minuti, eccoli. Pronti, dorati e fragranti, i biscotti che avevano preparato assieme alla mamma. Appena usciti dal forno, bruciavano come fuoco vivo, e ancora troppo caldi per essere mangiati, furono lasciati sul tavolo a raffreddare, per poi essere spostati in tre diversi piattini di plastica. Due per il caro Babbo e i suoi magici folletti, uno per le bambine e la loro coniglietta. Certo, i conigli non avrebbero davvero mai dovuto mangiarne, ma che male potevano fare uno o due, o meglio, le briciole? Seppur attente, le due padroncine non ci pensavano, tanto che a volte, tenendo le mani sotto al tavolo durante la colazione, allungavano alla loro piccola amica qualche briciola del loro pasto. Un pò di latte, qualche biscottino, nulla più. Piccole chicche che anche Isla le concedeva, sempre lontano dagli occhi del fin troppo serio marito Oberon. Come sempre, il tempo scorreva, e la coniglietta era nella loro famiglia da quasi un anno, ma mai, mai si era permesso di arrendersi al suo continuo mendicare. "Torna alle tue carote, signorina." Le diceva sempre, puntandole il dito contro il muso in un perentorio avvertimento. Così, mogia e rattristata, Sunny obbediva, e sicura di non ottenere mai dall'uomo ciò che chiedeva, aveva perfino smesso di tentare. Ad ogni modo, quando i biscotti furono davvero pronti per essere mangiati, Lucy ne assaggiò solo uno, e Lune, più piccola e golosa, due, dimenticando nella foga del momento di ripulirsi la bocca dalle briciole. Veloce e mai distratta, a quello pensò proprio l'amica color sabbia, che saltandole in braccio come una cagnolina, si sporse quanto bastava per leccarle il viso. "Sunny, no, basta!" la sgridò Lucy, ridacchiando nel fingersi arrabbiata. Obbedendo, la coniglietta si allontanò fino a tornare al sicuro nella sua gabbietta, e chiudendo gli occhi, si addormentò. Nel giro di poco, anche per le bambine fu ora di andare al letto, e infilando da sola il pigiamino, Lucy si preoccupò di aiutare la sorella e di rimboccarle le coperte, per poi sorridere e stringerla a sè. "Buonanotte, Lune. A domani." Le disse in un sussurro, poco prima di coprirsi a dovere e rigirarsi nel letto alla ricerca di una posizione comoda. "Notte notte." Biascicò la sorellina in risposta, parlando a malapena e sentendo la gola raschiare e dolere per lo sforzo. Non lo diceva mai, nè mai si lamentava, ma forse era quello il prezzo da pagare per il suo problema. "Felice." Si ripetè nella mente, tenendo stretti i pugni sotto le coperte e unendo poi le manine in preghiera. Poteva sembrare strano, ovvio, ma quello era uno dei suoi desideri più grandi. Essere felice, provare e riuscire ad essere felice, specialmente ora che mancavano solo due giorni alla festa più attesa dell'anno. Troppo eccitate per dormire, le bambine ci riuscirono a stento, svegliandosi, come i genitori temevano, alle prime luci dell'alba. Fra le due, Lune fu la prima, e sgusciando fuori dal lettino, si avvicinò a quello della sorella, e scuotendola leggermente, provò a svegliarla. "Lucy, Natale?" chiese, con la vocina bassa e la lingua ancora impastata. Svegliandosi a fatica, Lucy aprì gli occhi con lentezza, notando la sorellina proprio accanto al letto. "L-Lune? Cosa? No, è domani. Oggi è sabato, e quest'anno ci vuole domenica." Le rispose a fatica, strofinandosi gli occhi assonnati e cisposi. "Domenica." Ripetè la piccola, annuendo. "Sì, brava, domenica. Ora va dalla mamma, la colazione è già pronta." Fu la replica della sorella maggiore, ancora imbozzolata fra le coperte e troppo stanca per alzarsi. Ormai era sveglia, ma la morbidezza del materasso e l'odore delle lenzuola, fresche e ancora profumate di pulito la riportò al sonno, e rimasta sola, Lune raggiunse la madre in cucina, seguita da Sunny e dal tintinnio del campanellino che aveva attaccato al collare. Più indicato per un cane o un gatto a detta degli umani, ma una scelta che Lucy e la sua famiglia avevano operato per non perderla nella moltitudine di altri suoi simili che popolavano il bosco. Almeno così l'avrebbero riconosciuta subito, e a dirla tutta, quel campanellino le stava benissimo, tanto che ogni volta che lo aveva addosso, la coniglietta sembrava sorridere. Arrivata in cucina assieme all'amica, Lune si sedette a tavola, e sorridendo alla madre, la salutò con una mano. "Hai fame, amore?" le chiese la donna, avvicinandosi. Colta alla sprovvista, Lune si sforzò e provò a parlare, ma quando dalla sua bocca non uscì che aria, lei chiuse gli occhi, poi annuì. "D'accordo. Vuoi un pò di latte?" azzardò la madre, già pronta e con il cartone in mano. Decisa, la bambina annuì una seconda volta, e nel giro di un minuto, ne ebbe davanti una tazza calda e fumante. Affamata davvero, bevve tutto il suo latte e mangiò una brioche al cioccolato, poi si sedette sul divano a giocare con Sunny. Felice, si rincorreva il batuffolo che aveva per coda, e nel farlo, finì per avere un capogiro e quasi capitolare sul tappeto. Guardandola, Lune rise divertita, e prendendo una pallina dal cesto dei giocattoli, gliela mostrò. Affatto interessata, la coniglietta non si mosse, ma in silenzio, non chiese che carezze, chiudendo gli occhi e abbassando le orecchie in assoluta calma. Per lei era bellissimo farsi coccolare, ed era certa che lo fosse anche per la bambina. Fu quindi questione di circa mezz'ora, e anche Lucy fu fuori dal letto. Far colazione non le richiese molto tempo, e poi, infagottata dalla madre, raggiunse la sorellina per invitarla a giocare in giardino. Ancora una volta, aveva nevicato, e la neve ancora fresca era il modo perfetto per divertirsi in quel periodo. "Vuoi fare un pupazzo di neve, propose, sorridendo e battendo le manine guantate. Annuendo, la piccola si unì al divertimento, e correndo fuori, si nascose dietro il grande albero del giardino, e spiando la sorella, prese a correre fra l'erba gelata. "Lune, che fai? Attenta!" le chiese la sorella, alzando la voce e quasi gridando per farsi sentire. Divertendosi come non mai, Lune correva e correva, e fu inciampando in una piccola buca nascosta nella neve che quasi cadde, e finalmente, si fermò. "Visto? Che ti avevo detto? Sai che devi guardare dove metti i piedi." Continuò Lucy, raggiungendola e posandole entrambe le mani sulle spalle. Imbarazzata, la pixie abbassò lo sguardo e incrociò i piedi, e in quel momento, un'aura rossa la circondò completamente, rivelando le sue emozioni. "S-Scusa." Provò a dire, riuscendoci come per miracolo. Stringendosi nelle spalle, Lucy le prese la mano come per rassicurarla, e poco dopo, Oberon si presentò a loro sull'uscio di casa. "Qualcuno ha detto pupazzo di neve?" azzardò, mostrando loro la carota che aveva in mano, probabilmente rubata dalla colazione di Sunny. "Papà! Sì, aiutaci!" rispose Lucy, eccitata dalla sola idea. Annuendo, il padre si avvicinò camminando fra la neve, e trascorrendo il resto del pomeriggio con le figlie, diede loro una mano nel costruire quell'ormai famoso pupazzo di neve. Tre cumuli, uno più grande, due più piccoli impilati l'uno sull'altro, due ciottoli per occhi, due rametti come braccia, e per finire, una carota come naso. Volendo aggiungere un ultimo divertente tocco, Lucy disegnò un sorriso sul viso del pupazzo utilizzando altri ciottoli trovati nel giardino, e tenera come sempre, Lune corse ad abbracciarlo. "Neve! Neve!" Disse, abbandonandosi poi ad una risata cristallina, di quelle che scaldavano il cuore, specialmente in quel periodo così freddo. Orgoglioso, Oberon si fermò a guardarla, non riuscendo a nascondere un sorriso. La sua Lune era piccola, dolce e adorabile, ed era bello vederla ridere e divertirsi davvero. Con il passare del tempo, la bambina sembrava aver imparato ad accettarlo, ma a volte il suo problema la faceva davvero stare malissimo, sentire diversa da tutti gli altri bambini. Colto dal freddo, trasse un respiro, sorprendendosi nel vederlo condensarsi in piccole nuvolette. Quasi istintivamente, sollevò lo sguardo, avendo solo allora tempo e modo di notare che il pomeriggio si stava eclissando, e che la notte sarebbe presto arrivata in visita. Scuotendo la testa, tentò in ogni modo di allontanare quel pensiero, e appena un istante più tardi, un'altra voce gli tolse le parole di bocca. "Bambine, è ora di rientrare!" Era sua moglie Isla, che rimasta a guardarli giocare, aveva iniziato a preoccuparsi per il freddo che intanto aumentava. "Arriviamo, mamma!" le rispose Lucy, voltandosi a guardarla e spazzolandosi al meglio il cappotto con le mani mentre camminava verso l'uscio di casa. Ascoltando solo allora le parole della madre, anche Lune si affrettò a rientrare, e dopo qualche minuto passato accanto al fuoco a riscaldare e coccolare Sunny, le bambine cenarono e andarono a letto, felici ed emozionate per quella domenica che si avvicinava con ogni minuto che passava, abbandonando le loro vite come l'oscurità faceva con l'arrivo del mattino. Faticando ad addormentarsi, Lune rimase sveglia per quelle che le parvero ore, e restando comunque sdraiata fra le coperte, tolse le mani da sotto il cuscino per unirle in preghiera, sperando ardentemente di ricevere i regali che aveva chiesto, speciamente quello più importante. Non le sembrava nulla di eccessivo, soltanto un libro da colorare pieno di immagine di fate, pixie, folletti, gnomi, leprecauni e animali del bosco, che aveva visto fra le mani di un'altra bambina mentre lei e sua sorella giocavano in piazza. Poteva sembrare esagerato, ma ricordava bene di aver lasciato alcune sottolineature sulla sua lettera, proprio sotto al nome di quel regalo in particolare. Lo voleva davvero, forse perfino più degli altri giocattoli e delle altre bambole che aspettava. Alla fine, stanca morta, finì per addormentarsi, e con la comparsa del sole nel cielo, si svegliò quasi di soprassalto, sempre eccitata e felice. "Natale! Natale! Lucy, Natale!" ripetè, dando inizio ad una sorta di infantile cantilena che ridestò dal sonno la povera sorella ancora addormentata. "Lunie, per favore! Sto cercando di dormire!" si lamentò, perfino più stanca del giorno prima. I giochi con la sorella e con il padre l'avevano sfiancata, e giorno di festa o meno, aveva bisogno di riposare. "Lucy..." chiamò la piccola, improvvisamente triste. " Lulu, arrivo, va bene? Ci vediamo dopo, va bene?" pregò, per poi abbozzare un sorriso e tentare di rassicurarla. "Va bene." Le fece eco la sorellina, attraversando la stanza e salutandola con la mano prima di uscirne. Lentamente, raggiunse il salotto, non riuscendo a credere a ciò che vide. L'enorme abete del salotto addobbato dai genitori, pieno di luci, palline e nastri, e appena sotto, un vero mare di regali. Lune non riusciva a crederci. Erano davvero ovunque, ed erano tantissimi, più di quanti si aspettasse. Sorpresa, spalancò la bocca e se la coprì con la mano, non riuscendo quasi a respirare. Notandola, la madre sorrise apertamente, poi le si avvicinò. "Contenta, Lune? Li apriremo fra poco, quando arriverà tua sorella." Le disse, spostando lo sguardo dal suo viso alla rampa di scale che separava la loro stanza dal salotto. Annuendo, la bambina non mosse foglia, e attimi dopo, suo padre fece il suo ingresso sulla scena. "Lune, piccola, vieni. Vieni a vedere." La chiamò, attirandola a sè con un gesto della mano e attendendo che la raggiungesse. Curiosa, la bimba non se lo fece ripetere, e fatti pochi passi, si ritrovò in cucina. Il tavolo era spoglio, e lo stesso valeva per il forno, ma sul bancone, una montagna di briciole. Soltanto briciole, e nient'altro. Un messaggio chiaro come pochi altri, che nella sua semplice mente di bambina, poteva significare una sola cosa. "Gli elfi! Allora esistevano davvero E anche Babbo Natale!" pensò, felice come mai era stata. Più sorpresa di prima, sentì il cuore perdere un battito, poi perse un respiro, e guardando negli occhi il buon gigante che aveva per padre, l'abbracciò, stringendolo così forte da fargli male. "Grazie." Avrebbe voluto dirgli, restando però in silenzio ad ascoltare il battito del suo cuore decelerare e calmarsi gradualmente. Visto, piccolina? Hanno anche portato i regali per tutti." Proruppe la madre, sfoggiando ancora quel sorriso così grande e luminoso e stringendola delicatamente a sè, in un abbraccio che comunicava tutto l'amore che in veste di madre provava per lei. "Sunny?" provò a dire, con la gola che faceva di nuovo male. "Certo, bimba, anche per Sunny." La rassicurò, accarezzandole piano la testolina. Imbarazzata da quel gesto, la bambina finì per arrossire, e in risposta a quella reazione, la stessa aura rossa vista poco tempo prima la ricoprì ancora. Chiudendo gli occhi, Lune trasse un respiro nel tentativo di rilassarsi, e in quel momento, un rumore di passi attirò la sua attenzione. Era sua sorella, e finalmente si era svegliata, pronta a scendere in salotto e aprire i suoi regali con il resto della sua piccola famiglia. Felicissima, Lune corse fuori dalla cucina, e di nuovo nel salotto, fu in tempo per salutare la sorella, aspettandola con trepidazione ai piedi delle scale. "Buon Natale!" le disse, per poi puntare lo sguardo sull'albero e quasi accucciarsi sul tappeto. A soli quattro anni, non sapeva ancora leggere, ma avendo imparato a disegnare e scrivere, ormai riconosceva la forma delle lettere, così, in ginocchio, passò in rassegna ognuno dei pacchetti per cercarne almeno uno che fosse indirizzato alla sorella. Assonnata, la stessa Lucy camminava lentamente e si strofinava gli occhi, ma imitando la sorella, anche lei si inginocchiò sul tappeto, comoda ed emozionata nello scartare lentamente ognuno dei regali. Ignorando gli adulti e qualunque cosa attorno a lei, Lune era impegnata nelle sue ricerche, e improvvisamente, qualcosa attirò la sua attenzione. Una scatola di forma quadrata, la cui carta verde era abbellita da un fiocco rosso, e penzolante da un lato, una targhetta con il nome della sorella. "Tuo." Disse soltanto, prendendolo in mano e passandoglielo delicatamente. "Grazie! Questo invece è per te, spero ti piaccia." Replicò la sorella, facendo a cambio con lei e passandole quello che era solo il primo dei suoi regali. Da quel momento in poi, le due bambine diedero inizio ad una piccola gara per vedere chi delle due riuscire a scartare prima i propri, e Lune ne uscì vincitrice, ritrovandosi ben presto a ringraziare mutamente i genitori mentre stringeva e abbracciava un nuovo orsacchiotto. Il pelo marrone e il sorriso sul muso non stonavano certo con l'atmosfera, e lo stesso valeva per la sciarpina verde e rossa che aveva stretta al collo. Contrariamente a lei, Lucy trovò una bambola e i suoi accessori, fra cui un pettine, uno specchio, una spazzola e una finta borsetta. Sorridendo, non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, e iniziando a giocarci, si divertì come una matta. Ad ogni modo, quelli non furono gli unici due doni, e a questi ne seguirono altri. Altre bambole, pupazzi e balocchi, ma anche un trenino colorato, un set di perline e nastri per formare dei bracciali, e ultimo ma non per importanza, un regalo che per qualche ragione era più grande di tutti gli altri, e che con grande sorpresa della piccola interessata, portava sulla targhetta ancora attaccata un solo nome. Lune. Emozionata, la piccola lo scartò in fretta con l'aiuto della sorella, e quando finalmente la carta strappata rivelò il segreto, il sorriso della bambina scomparve come polvere nel vento. Un puzzle. Uno stupidissimo puzzle. Un giocattolo propriamente umano, nient'altro che un'immagine stampata sulla scatola e divisa in un numero per lei incalcolabile di pezzetti di plastica. Circa un centinaio, per essere precisi. Raffigurava qualcosa di molto simile a un giardino coperto di neve, con un piccolo e quieto ruscello intento a scorrere appena sotto un ponte decorato con alcuni fiocchi di colore rosso. Tranquilla, una famiglia di anatre vi nuotava dentro, e appena fuori dall'acqua, sulla terraferma, una casetta di legno e un albero di Natale decorato con mille stringhe di luci colorate. A completare quel piccolo quadro di felicità, un pupazzo di neve simile a quello che aveva costruito con la sorella appena poco tempo prima, e che ancora sembrava salutare i passanti con quel suo sorriso di piccole pietre, il naso di carota, una sciarpa rossa e le braccia di legno aperte come a voler abbracciare qualunque bambino si avvicinasse, il tutto sotto un cielo stellato. Curiosa, la bambina lo posò sul pavimento, poi lo osservò con le lacrime agli occhi. Confusa, la madre si avvicinò fino ad inginocchiarsi al suo fianco, e quasi senza volerlo, pronunciò la fatidica domanda. "Che c'è? Non ti piace?" azzardò, incerta. Ferita, la bambina chiuse gli occhi e strinse i pugni, e nel farlo, si morse con forza il già tremante labbro inferiore fin quasi a farlo sanguinare. "No! No, no!" finì per gridare, non più contenta ma indignata, nonchè piena di invidia per la sorella, che fino a quel momento, sembrava aver ricevuto qualunque cosa avesse mai potuto desiderare. Rispondendo a quel grido, Lucy provò a confortarla con qualche parola e un abbraccio, ma troppo arrabbiata per ascoltare alcuna campana, corse via da tutto e tutti, e piangendo, si ritanò nella sua stanza, sbattendo la porta con tutte le sue forze. Per sua fortuna, la coniglietta Sunny fu lì per confortarla, e decisamente troppo buona per far del male ad un animaletto come lei, la bambina la lasciò fare, immergendo le dita nel suo pelo color della sabbia. Al piano inferiore, ancora scioccati, i familiari della pixie non sapevano cosa fare, e guardandosi negli occhi a vicenda, tentarono di trovare una soluzione. Improvvisamente triste, Lucy abbandonò i suoi giocattoli nuovi per sdraiarsi sul divano, e quasi piangendo, si chiese cosa fosse successo, se fosse colpa sua, e soprattutto, perchè la sua sorellina così emozionata dal Natale fosse scappata via in quel modo. Quei dubbi la tormentarono per un tempo che non riuscì a definire, e attimi dopo, una voce che lei non udì ruppe il silenzio. "Te l'avevo detto, Oberon. Sai quanto le piacesse." Era sua madre, ma a lei non importava. Per quanto ne sapeva, il Natale era già stato rovinato, e arrabbiata con sè stessa e con i genitori, ormai non si muoveva più, inzuppando lentamente di lacrime i cuscini del divano. Affranta, Isla sparì nella sua stanza, e tornando indietro dopo pochi minuti, attraversò il salotto per salire le scale e raggiungere la camera delle bambine. Incuriositi, Lucy e suo padre la seguirono senza una parola, e quando finalmente una tristissima Lune si decise ad aprire la porta, si lasciò andare fra le braccia della madre, e stringendola a sè, accettò con rinnovata gioia quell'ultimo regalo. "Babbo Natale aveva dimenticato questo, tieni." Le disse quasi in sussurro, entrando nella stanza e posandoglielo in braccio con delicatezza. Annuendo, la piccola non si fece pregare, e scartandolo lentamente, circondata dagli affetti familiari, quasi pianse. Non per il dolore, non per la tristezza, ma al contrario, per un incontenibile senso di felicità. Improvvisamente, il ricordo della notte prima si fece spazio nella sua mente. Aveva chiesto un miracolo e lo aveva ottenuto, poichè fra le sue mani giaceva il piccolo libro da colorare che tanto aveva chiesto. Con lacrime di gioia negli occhi, abbracciò nuovamente ognuno dei presenti, ebbra di felicità e rinnovata fiducia in sè e negli altri dopo quelli che erano stati una vera delusione e i suoi rinomati capricci da pixie.


Come c'era d'aspettarsi, alla fine la quindicesima storia di questa raccolta è sbarcata qui nel sito, e racconta un nuovo spaccato della vita di Lucy e Lune e della loro famiglia la settimana prima di Natale. Le piccole di casa sono emozionate, giocano insieme, si godono l'inverno e attendono i loro regali, quando, come si vede, qualcosa va storto. Per pura fortuna, tutto è bene quel che finisce bene, e spero vivamente che la storia vi sia piaciuta. Per placare la vostra eventuale curiosità, ecco l'immagine del puzzle ricevuto dalla giovanissima pixie. 
 
 
Lunie-s-puzzle
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory