Capitolo 1
“Dove vai?”mi chiese la mamma.
Io sbattei la
porta di casa senza dire nulla. Nn avevo voglia di stare chiusa in qll
topaia. Avevo voglia di uscire e vagare. Vagare dove neppure io sapevo dove.
Volevo sfidare me sessa. Ma chi nn si sfidava in una città piena di gente
stramba come Londra? Me lo chiedevo spesso, io, una 15enne che abitava a Grafton
Street. Però una risposta nn l’avevo mai trovata. Conoscevo Londra cm le mie
tasche, ma qst volta neppure io sapevo dove andare. Se fossi andata da una dll
mie amike, m avrebbero subito trovata, lo stesso sarebbe accaduto nl negozio
dll Virgin.
Sarei dovuta andare dove nessuna dll persone ke m
conoscevano sospettasse ke andassi.
”ma dove!DOVE!?!”continuavo a kiedermi senza
ottenere una valida risposta.
E + pensavo e + nn sapevo dove andare. M kiedevo se qlc1 lassù me la
mandasse buona una volta in vita mia. Meditavo sempre sul perke quel qlc1 m
avesse fatta nascere nel quartiere + brutto e malfamato d Londra, cn un padre
ke mi pikkiava e una madre ke veniva reputata una poco-di-buono dp essere stata
lasciata dal marito, ke considerava la sua famiglia un peso inutile. Pensavo se
qlc1 in qll città si sentisse cm me. INUTILE. Inutile x se stessa e x gli
altri. Pensai ank ke ql bastardo d mio padre per una volta nn aveva dtt 1
dll sue solite cazzate, ke per una volta
aveva ragione. Cmq mio padre nn c’era + e si respirava un’aria migliore in casa
senza d lui. Niente pressione, niente litigi furiosi, niente violenza. Cose ke
dovevo sopportare ogni giorno,là,fuori dll 4 mura d un monolocale dll periferia
dll capitale britannica. Un posto pieno d drogati, alcolizzati e roba dl
genere. Le mie amike, organizzavano ogni fine settimana, party in cui potevi
decidere se
-bere alcool fino a vomitare
-fumare
-fare
sesso
Ci si
guadagnava cosi una reputazione.
Pensai
ke se avessi continua ad andare a qll feste mi sarei rovinata la vita + d qll
ke era gia rovinata indipendentemente da me. ma tornai a credere ke dp nn avrei
+ avuto una reputazione decente a scuola e in strada.
La mia
vita si svolgeva in strada, con la mia compagnia a fare graffiti, andare in
skateboard a ascoltare a ascoltare musica punk. Casa mia era 1 luogo dove
casualmente dormivo e mangiavo e neppure ogni giorno. Era la mia vita e per qnt
fosse orripilante, nn l’avrebbe cambiata con nessuna vita da “figlia d papà” in
cui 6 migliore perke vivi in una reggia,vieni viziata, 6 la cocca d ttt e vesti
alla moda. La vita perfetta in un mondo perfetto nn m interessava per niente.
Per un
po’ nn pensai + a nulla. Guardavo solo le mie All Star camminare sll asfalto di
una città stracolma d gente. Mi venne in mente ke qlc1 tra la folla avrebbe
potuto trovarmi o vedermi in ql luogo. Allora m diressi verso il James park.
Era quasi ore ke il sole tramontasse. Qnd fosse stato buio mi sarei diretta
verso la casa d Taty la mia migliore amica. Sarei stata a casa sua tutto il
fine settimana a insaputa d mia madre. Ma ke le importava d me?Viveva d lavoro.
Ne era drogata. Tra questo e 1000 altri pensieri, arrivai su una collina del
James Park.
M
sedetti proprio sll mia preferita, qll su cui andavo da sola a pensare,ank se
pensare nn cambiava la situazione in cui vivevo. Appoggiai la mia sacca e poi
fui avvolta dal silenzio d ql parco deserto. Almeno, per qll ke credevo io.
Proprio qnd stavo per andare nel panico per il pentimento d qll ke avevo ftt e
mettermi a piangere, qlc1 m mise la mano sopra la spalla.
Impaurita
per qll ke stava accadendo, girai lentamente il viso verso la persona ke m
stava appena dietro. Nel momento in cui i nostri occhi s’incontrarono, fu cm se
ci conoscessimo da secoli remoti. Lui era un angelo: occhi verdi, biondo, alto con
un viso da bimbo e possedeva uno sguardo dolce e saggio. Mi avevano insegnato
fin da piccola ke a Londra nn t potevi fidare d nessuno,a volte neppure d te
stessa. Ma per qst volta feci uno strappo alla regola. Lui si sedette vicino a
me e istintivamente ci prendemmo per mano, ci guardammo ancora negli occhi e
avvicinammo i nostri visi l’uno all’altro.
Stava
accadendo qll ke volevo ke accadesse.
Ci baciammo nel silenzio assoluto ke regnava
qll notte, limpida e meravigliosa.
C demmo
ql bacio cm se fosse la cosa + normale dl mondo incontrare uno sconosciuto nel
bel mezzo dll fuga d lei e baciarsi. Provai qlcs ke non avevo mai sentito prima
d’ora. Lo stomaco mi si chiuse,il mio cuore batteva forte cm un tamburo
impazzito e nn riuscivo a far altro ke a pensare ai suoi occhi. Mi appoggiai
alla sua spalla e guardammo il tramonto. Noi due, soli. Rimanemmo in silenzio a
goderci quel momento. Qnd fu buio c stendemmo sul prato a guardare il cielo
stellato, abbracciati l’un l’altra.
Desideravo
ke ql momento nn finisse mai. Avvicinò il suo viso al mio e sussurrò due
semplicissime parole: ”Ti Amo.”. Un brivido mi percorse da cima a fondo. Aveva
una voce + dolce del miele. Ci baciammo di nuovo.
Qst
volta m ero innamorata per davvero. Nn c’era nulla da fare. Ad un certo punto uscì,
senza ke me n’accorgessi, un”Ma chi 6?”.
Quasi m
sembrava ke qll domanda avesse rovinato l’atmosfera romantica.
”Lee”rispose.
Lee.
Sembrava il titolo d’una poesia d’amore.
Suonava
liscio e leggero, il nome LEE.
Ci fu
quasi un 3 bacio ma proprio allora il telefono squillò nll mia borsa. era Taty.
Risposi.
”Dove
caxxo 6!?!”Disse cn voce inviperita.
” Sn nll
vita perfetta d un mondo perfetto. ”
“Beh
allora t conviene fare le valigie e partire dll mondo dll fantasia per qll
reale”
“Arrivo
+ tardi, ok?”
“Ok, ma
se t chiudo la porta in faccia e ti ritrovi a dormire per la strada nn t
lagnare dopo”
“Ok,ok,ho avuto un contrattempo, t spiego ttt
dp”e le staccai il telefono in faccia.
C’era
abituata. Taty pensava ke avessi qst vizio nei geni. Ormai nn c faceva neppure
più caso. Tanto nn aveva nulla d meglio da fare in quel momento. Sua madre era
in giro chissà dove a bere in qlke squallido bar. sua sorella maggiore, Julia,
era in qlke angolo dll città a spacciare cn i suoi amici. La casa era ttt sua.
1 padre nn l’aveva e nn l’aveva mai avuto. E poi a lei d qst nn sarebbe fottuto
un bel nulla,anzi,grane in meno.
Lee era
a disagio ank se cercava d nn darlo a vedere. Qll telefonata lo aveva allarmato
e io me ne ero accorta. Sul suo angelico viso era parsa un espressione preoccupata.
Cercai d farla scomparire accarezzandogli il viso e i capelli dorati. Lui si
sollevò un po’ dai suoi pensieri. Ma ad un certo punto un’espressione ank più
turbata dll precedente prese il sopravvento sul suo faccino,in cui fino ad un
momento prima appariva un sorriso splendente cm il sole. Nn esitai a chiedergli
il motivo dll sua preoccupazione.
Lui rispose ke doveva andarsene, ke era stato ttt
semplicemente meraviglioso e ke voleva ke quei momenti fossero eterni, ma ke
doveva andarsene. A malincuore lo lasciai scomparire nel buio dll notte.
Ora dovevo andare da Taty, ma mi sentivo
appiccicata a quel prato in cui fino ad un momento prima avevo vissuto la
storia + bella ke m potesse mai capitare nll mia “miserabile”vita.
”Vale, oca ke nn sei altro!!”
Il mio urlo echeggiò nel vuoto nero. Nn avevo
kiesto a Lee ne numero ne indirizzo. Mi veniva da piangere. Sapevo ke il mio
errore m sarebbe costato caro. E + c pensavo e + andavo in crisi. Intanto ero
ancora attraccata a quel prato,maledetto quanto osannato,sperando ke Lee
tornasse indietro ank solo x 1 secondo a illuminarmi.