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Autore: lisi_beth99    21/03/2019    1 recensioni
Minho è stato catturato ed il resto del gruppo cerca di salvarlo dalle grinfie di W.C.K.D.
Lane dovrà lottare un'ultima volta per riuscire a lasciarsi tutto alle spalle e poter costruire una vita pacifica con Newt.
Ma ci sarà un segreto fra loro...
Riusciranno a vincere contro l'organizzazione e a raggiungere un luogo sicuro?
Questo è l'ultimo capitolo della saga, dove tutto si concluderà nel bene, o nel male
//SEQUEL DI: RUN FIGHT SURVIVE\\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Quando rinvenni, mi trovai il viso mascherato di un dei soldati di W.C.K.D. a fissarmi. – Guardate chi ho trovato! – disse trionfante ai suoi compagni – Janson sarà felice. – ma un altro fece un verso di scherno – Vuole Thomas. Non questa qui! – il primo mi diede un’ultima occhiata – Meglio di niente. – e mi colpì con il calcio della sua pistola in testa.
 
 
Riaprii gli occhi, trovandomi distesa su un lettino. I polsi e le caviglie legati. – Ciao Lane. – la voce di Teresa mi arrivò un po’ ovattata. La mora apparve alla mia destra con una siringa in mano. Istintivamente cercai di allontanarmi, senza grandi risultati. – Stai calma! Ti prelevo solo un campione di sangue. – continuò lei mentre infilava l’ago nel mio braccio.
-Come hai potuto tradirci Teresa? Thomas si fidava di te… - lei mi guardò con una tristezza velata – Ho fatto quello che ritenevo giusto per salvare centinaia di vite. – poi si allontanò e parlò con una guardia – Potete portarla con gli altri. – ed uscì dalla stanza senza più degnarmi di uno sguardo.
L’uomo mi slegò e mi mise delle manette. Mi aiutò ad alzarmi e mi condusse in un ascensore.
La vista era un po’ annebbiata, non riuscivo a capire dove mi stesse portando. Le porte dell’ascensore si aprirono su una sala circolare con diverse porte con chiusura centralizzata. Un paio di guardie erano sedute ad un pannello nel centro della camera e fecero cenno a quello che mi reggeva verso quale porta avvicinarsi.
Ci fu un “click” e la serratura scattò. L’uomo aprì la porta, mi tolse le manette e mi spinse nella cella. La porta si richiuse immediatamente dietro di me.
Ci volle qualche secondo perché ritrovassi l’equilibrio e mi abituassi alla luce bluastra della lampada a neon.
Nella cella c’erano tre ragazzini sui tredici anni, tutti molto spaventati. – Lane? – mi voltai verso l’unico sdraiato. Quella voce la conoscevo, anche se ora era graffiata e stanca. – Minho! – esclamai sedendomi per terra davanti alla sua faccia.
Il giovane, a fatica, si mise seduto, permettendomi così di mettermi accanto a lui. – Che ti hanno fatto? – chiesi guardando il viso stanco dell’ex capo dei Velocisti – Esperimenti. Se così li possiamo chiamare. – rispose cercando di sorridere per rendere il tutto meno drammatico – Tu, piuttosto. Che ci fai qui? – rimasi muta per qualche secondo. Mi veniva da piangere ma dovevo riuscire a ritrovare la calma. Presi alcuni respiri profondi – Mi hanno presa. Eravamo venuti per salvarti… ma c’è stata una confusione e io sono stata catturata… spero che gli altri riescano a trovarci. – conclusi appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Ne dubito… - sussurrò dopo qualche secondo – Non riusciranno mai a penetrare le difese di Janson. Questa volta se lo aspettano… - sospirai sconsolata.
Newt avrebbe fatto di tutto per trovarmi! E se questo l’avesse ucciso? Non potevo pensare che morisse per colpa mia… Avrei dovuto trovare una soluzione da sola.
Con quei pensieri mi addormentai, sfinita dai colpi ricevuti alla testa in troppo poco tempo.
Mi svegliai con una coperta addosso. Mi sedetti sul letto e ricordai ciò che era successo. Uno dei ragazzini rinchiuso con noi mi fissava – Chi sei? – domandò continuando a guardarmi – Mi chiamo Lane. Tu? – gli porsi la mano – Sono Josh. E loro sono Theo e Maggie. – indicò gli altri due ragazzi, senza capire per quale motivo la mia mano fosse protesa verso di lui. Non mi ero accorta che ci fosse una femmina in quella cella.
In quel momento notai che mancava una persona – Dov’è Minho? – domandai a Josh. Lui divenne triste – Oh… loro l’hanno portato via poco fa. – mi alzai cercando di guardare fuori dallo spiraglio della porta – E sai anche dove lo hanno portato Josh? – continuai cercando di capire dove fossero le guardie. – Di solito nel laboratorio… - Maggie si avvicinò scendendo dal suo letto. La voce era quella di una bambina spaventata – Cosa fai? – domandò cercando di guardare dove guardavo io. – Cerco un modo per uscire da qui. – risposi massaggiandomi il collo.
Sfiorai il cordoncino con la conchiglia e lo tirai fuori dalla maglietta che, solo in quel momento, mi accorsi non essere la mia. Mi avevano cambiato i vestiti, perché mi avevano lasciato la collana?
Sorrisi debolmente ripensando a pochi giorni prima quando Newt mi aveva fatto quel regalo – Cos’è? – chiese il terzo ragazzino, Theo. A differenza degli altri sembrava più guardingo. – Un regalo. – dissi accarezzando la piccola conchiglia – E di chi? – fece Maggie incuriosita – Di una persona importante. Di una persona che rischierà la vita per trovarmi… – guardai i tre ragazzini, i loro visi provati trasmettevano speranza. – Vi tirerò fuori di qui. Lo prometto! – non avrei aspettato l’arrivo di nessuno, anche perché non era così sicuro che qualcuno sarebbe riuscito a superare le difese della W.C.K.D.
Per un bel po’ ci fu silenzio nella cella. Io continuavo a fissare quel poco che riuscivo attraverso la fessura: due guardie erano sedute ai pannelli di controllo, qualche volta facevano un giro a controllare che i ragazzi fossero al loro posto, come se qualcuno potesse scappare… In quelle occasioni mi riparavo alla loro vista attaccandomi alla porta, accanto alla fessura, così da non essere vista. Ma nessuno se ne accorse; probabilmente nemmeno sapevano che ero rinchiusa in quella cella.
Maggie sembrava molto incuriosita da me e da quello che facevo, continuava a ronzarmi attorno facendomi domande di tutti i tipi. Così mi ritrovai a raccontare praticamente tutta la mia vita a quei tre ragazzini, ottenendo il risultato di calmarli un po’.
-Quindi tu sei immune… - disse Theo, dopo che avevo raccontato di Winston – Già. Così pare. Ma non tutti lo sono… Quelli che sono qui, voi, lo siete. Altrimenti W.C.K.D. non rischierebbe così tanto per dei soggetti non immuni. – avevo ricominciato a ragionare ad alta voce, notai troppo tardi che quelle parole stavano spaventando i ragazzi – Scusate! – mi affrettai a dire – Non volevo… Troveremo un modo per andarcene. I miei amici verranno a prenderci! Spero – l’ultima parola la sussurrai tornando a guardare fuori dalla cella. Dovevo dargli quella speranza che io non riuscivo a trovare…
Da lì a pochi minuti si sentì il solito ‘click’ della serratura e una guardia entrò imponente, nel solito abito totalmente nero.
Mi si avvicinò e mi afferrò per un braccio – Muoviti! – esclamò brusco mentre mi strattonava fuori dalla cella e mi metteva delle manette – Dove andiamo? – cercai di usare un tono minaccioso, ma non sortì nessun effetto sull’uomo. Non si degnò nemmeno di darmi una risposta.
Prendemmo l’ascensore, poi camminammo per dei corridoi, tutti uguali, tutti di vetro e di metallo verniciato di bianco.
In uno di quei lunghi e interminabili corridoi incontrammo un'altra guardia che trascinava Minho. Il volto era pallido, gli occhi semichiusi, la pelle imperlata di sudore. Che gli hanno fatto? Pensai mentre lo superavamo.
Finalmente entrammo in una stanza con le pareti rigorosamente in vetro. Al centro c’era un tavolo con due sedie di metallo. – Siediti! – impartì la mia guardia dandomi uno spintone verso una delle sedie.
L’uomo si posizionò accanto alla porta, così da potermi tenere d’occhio. Io non fui da meno: puntai i miei occhi nei suoi, come una sfida.
La porta si aprì ed entrò Teresa, in un completo nero e tacchi – Puoi uscire. – disse rivolta alla guardia. Questo fece un leggero cenno col capo e si appostò fuori dalla stanza.
-Non tu! – esclamai esasperata. Il suo tradimento non sarei riuscita a digerirlo facilmente.
La mora si sedette di fronte a me – Ancora io, Lane. Devo parlarti di una cosa importante. – rispose seria.
Io mi portai in dietro con la schiena a toccare lo schienale: un tentativo di mettere più distanza fra di noi.
-Non mi interessa. – feci vagare lo sguardo per la stanza. Teresa si fece più vicina e posò una mano accanto alle mie – Invece sì Lane. Ho esaminato il tuo sangue e… - ma non la feci finire – Sono immune. Lo so. – non misi enfasi nelle mie parole. Sapevo esattamente ciò che significava essere immuni e stare nelle grinfie di W.C.K.D.
-Sì, anche. Ma non è quello di cui volevo parlarti. – seguì un attimo di silenzio in cui la traditrice mi guardò negli occhi cercando di attirare la mia attenzione. – Dall’esame è emersa una cosa. – la sua mano si mosse a posarsi sulle mie ancora ammanettate – Sei incinta Lane. -
   
 
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