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Autore: PitViperOfDoom    21/03/2019    2 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note traduttrice: come al solito vi ricordo che i vostri commenti sono sempre molto graditi.
Potete rimanere aggiornati su tutti i miei lavori e traduzioni su Tumblr !


 
Capitolo 7
 

 
Se Izuku avesse pensato di farla franca, avrebbe fatto un piccolo ballo di gioia. Era solo la seconda settimana di scuola e stavano già andando in gita! La sua prima gita alla Yūei! E qualcosa gli diceva che sarebbe stata diversa da quelle a cui aveva partecipato alle elementari e medie. Tanto per cominciare, avrebbero viaggiato solo fino a una struttura scolastica fuori dal campus. E poi, era lì più per imparare che per fare un giro della città o imparare la storia.

(Inoltre, aveva dei veri e propri amici ora, quindi le possibilità di essere abbandonato in un bagno mentre il suo gruppo se la svigna a ridere di lui da qualche parte con il resto della classe erano considerevolmente ridotte.)

Il suo costume era ancora ridotto a brandelli a causa dell’allenamento, quindi si infilò la divisa da ginnastica e indossò i guanti, la cintura e il nuovo paradenti che aveva comprato per rimpiazzare quello vecchio. Rei volteggiò intorno a lui, ammirandolo, e Izuku le porse una mano per lasciarle esaminare uno dei guanti. Dentro di sé stava praticamente vibrando per l’agitazione. Per la prima volta, Aizawa e All Might avrebbero tenuto una lezione insieme. Era sempre una gioia imparare da All Might e persino Aizawa sembrava più o meno bendisposto nei suoi confronti dopo aver evitato il disastro per il rotto della cuffia il primo giorno di scuola. Il pensiero era incoraggiante; dopo aver parlato con Narita e la signorina Kitayama il giorno prima, Izuku era ormai certo che l’approvazione di Aizawa fosse qualcosa per cui lottare.

Si avviò fuori, chiacchierando con Uraraka. Un refolo gelido lo raggiunse e una figura familiare iniziò a passeggiare insieme a lui.

“’Giorno, tappo.”

Izuku sbatté le palpebre, alzando brevemente la testa in direzione della signora Shimura. Era lì; All Might, invece, no. Accadeva spesso quando non erano alla Yūei, ma era comunque strano.

Forse lei riconobbe la confusione sul suo viso, perché alzò le spalle e gli scoccò uno sguardo mesto. “All Might dovrà rinunciare a questa lezione. Ha finito per, uh, fare troppe commissioni questa mattina. Le sue tre ore erano praticamente esaurite e sembra che Nedzu voglia assicurarsi che stia nell’aula insegnanti invece di correre incontro ad altri pericoli. Lo giuro, quel tizio potrebbe convincere un villain ad andare in pensione prima del dovuto se solo lo volesse.” Incurvò un angolo della bocca. “Penso che abbia la sua babysitter per oggi, quindi tanto vale farti compagnia. Sono curiosa, sai?”

Izuku annuì quasi impercettibilmente, ma non poté evitare di immusonirsi alla notizia sgradita. E dire che non vedeva l’ora di assistere a quella lezione…

“Deku?” la voce di Uraraka riportò la sua attenzione sull’amica ancora in vita. “Qualcosa non va? Ti sei come incantato.” Seguì la direzione del precedente sguardo di Izuku, fissando la signora Shimura senza vederla.

“Sto bene. Io ho, uh, credevo di aver visto un uccello o qualcosa di simile.”

Lei gli credette sulla parola. Certo che lo fece: non aveva nessuna ragione di pensare che le mentisse su una cosa così insignificante.
Meno di un anno fa, Izuku sarebbe stato fuori di sé dalla gioia se qualcuno gli avesse creduto così facilmente; ma ora tutto quello che poteva sentire era una fitta acuta e colpevole. Per chissà quale ragione, Uraraka si fidava ciecamente di lui. Dava per scontato che si potesse fidare di lui, che qualsiasi cosa lui dicesse fosse vera. Rendeva molto più facile mentirle rispetto ai suoi bulli, ai suoi compagni di classe delle medie.

Izuku non si era mai sentito così a disagio a mentire a qualcuno. Forse era solo perché nessuno glielo aveva mai reso così facile, diventando suo amico.

Sotto l’efficiente guida di Iida, la classe riempì il bus. Izuku passò di fianco a Aizawa mentre saliva e cercò di non sussultare quando Rei gli ringhiò contro, tentando di morderlo quando furono troppo vicini. Narita le lanciò un’occhiataccia dal fianco del professore, ma lei lo ignorò.

“Wow.” Disse seccamente la signora Shimura. “La tua piccola amica sa come portare rancore.”

Izuku ciondolò mentre saliva sul bus, la bocca che si muoveva a malapena mentre mormorava: “Non lo ha ancora perdonato per il primo giorno.”

“Hai detto qualcosa, Deku?” Uraraka lanciò uno sguardo sopra la spalla.

“Stavo parlando fra me e me.” Mentì di nuovo.

Prima che avesse la possibilità di sentirsi di nuovo in colpa, Kirishima gli diede una spallata giocosa e si sedettero ai loro posti. “Ecco il nostro Midoriya.” Rise. “Scommetto che il tuo nome da eroe sarà Il Borbottone.”

Gli altri si misero a ridere e Izuku arrossì di botto, ma quella volta non per l’imbarazzo o il dolore. Non stavano ridendo di lui, né lo stavano giudicando; il commento di Kirishima non era un insulto. Era uno scherzo bonario. Stavano ridendo insieme a lui e Kirishima lo aveva chiamato il “loro” Midoriya. Come se fosse davvero uno di loro.

Non era facile abituarsi a quell’idea.

È tutto  al contrario qui, pensò. I suoi compagni ridevano con lui, lo includevano, gli parlavano e lo trattavano come qualcuno che meritasse la loro amicizia. Meno di una settimana prima, quando aveva racimolato tre voti nelle elezioni per il rappresentante di classe erano sembrati addirittura… genuinamente felici per lui? E ora Kirishima lo stava includendo in una conversazione, complimentando il suo quirk e sorridendo a trentadue denti quando lui fece altrettanto, come se la sua opinione gli importasse per davvero.

Piaceva a tutti loro. Era come se lo avessero scambiato per qualcuno di figo.

“Il carattere di Bakugou è orribile.” Esclamò Tsuyu nel mezzo di una conversazione. “Non lo vedo a diventare popolare.” Bakugou esplose, letteralmente, mentre gli altri ridacchiavano a sue spese.

E ora, quello preso in giro e sbeffeggiato era Bakugou.

“È stranissimo.” Mormorò a Rei, che sembrava si stesse divertendo anche troppo a guardare.

“Cosa è strano?” chiese Tsuyu. Fortunatamente aveva abbassato la voce, e la filippica di Bakugou era abbastanza rumorosa da impedire a chiunque altro di sentire il loro discorso.

“Uh, Bakugou.” Le mormorò Izuku. “Vederlo bullizzato. È strano.”

“È solo per ridere.” Disse lei.

Era Bakugou, il che significava che Izuku aveva alcuni blocchi mentali che gli impedivano di dispiacersi per lui, ma quelle parole gli fecero comunque attorcigliare lo stomaco. Anche solo perché le aveva già sentite, prima, quando era lui quello preso di mira. “Davvero?”

“Certo.” Tsuyu inclinò la testa. “Non stiamo cercando di denigrarlo. È solo che ci rende molto facile stuzzicarlo e farlo reagire. Vedi? Non è rimasto male né niente.”

Ed era vero; non lo era. Era difficile immaginare Bakugou ferito nei suoi sentimenti. E… tutti quanti sembravano pensarla allo stesso modo
Quello che stavano facendo non era malizioso o crudele, come invece era stato per Izuku. Persino quando un eloquente paragone verbale tra Bakugou e “merda macerata nelle fogne” scivolò senza sforzo dalla lingua di Kaminari, Izuku realizzò con un sussulto che non lo stavano facendo con cattiveria.

“Sono prese in giro amichevoli.” Disse Tsuyu.

“Oh.” Izuku guardò mentre Bakugou mise il muso, lanciando occhiate di fuoco a Kirishima quando cercò di allungare una mano e dargli una pacca sulla spalla. “Io… non sapevo che si potesse fare.”

Non era sicuro che Tsuyu lo avesse sentito. La signora Shimura invece sì, a giudicare dallo sguardo stranito che gli indirizzò. Non gli fece domande, e nemmeno Tsuyu.

No, pensò Izuku mentre sedeva su un bus, circondato da amici vivi, in carne e ossa. Quella gita non era per niente come quelle delle medie.
Completamente diversa, pensò, mentre cercava di non cadere preda dell’isteria quando incontrò l’Hero Spaziale Tredici.

Per nulla come quella delle medie, pensò, mentre lui e i suoi compagni esultavano, sbalorditi di fronte alla magnificenza della struttura dell’Ubicazione delle Sciagure e Jelle fittizie.

Per nulla come quelle delle medie, pensò, quando un buco nero si aprì in mezzo all’aria, gli spiriti che urlavano e ululavano mentre si riversavano fuori da esso.

Izuku fece un passo indietro e Rei gli si premette contro, aprendo le fauci. Di fianco a loro, la signora Shimura si parò di fronte a Izuku, piazzandosi tra lui e l’incombente onda di spettri. “Che diavolo-“

La mandria ululante sgorgò dal buco nero, disperdendosi mentre piangeva e singhiozzava e urlava.

Izuku guardò i suoi amici. Stavano tutti guardando in direzione del buco nero, incuriositi. Nessuno sembrava spaventato o allarmato, solo confuso.

I morti volarono sopra le loro teste, e i loro pianti formarono parole.

“Stanno arrivando!”

“Scappate! Scappate, o siete tutti morti!”

“Oh, Dio… Oh, Dio, ci sono dei bambini qui…”

“Andatevene da qui!”

“Correte!”

“Non possono sentirci!”

Senza pensare, Izuku fece un passo avanti. “Cosa sta succedendo?” esclamò, cercando di catturare l’attenzione di almeno uno di loro.
Cercò di avanzare ancora verso il portale e i suoi fantasmi, ma una mano decisa di fronte a lui lo fermò. Rei emise un ringhio. Aizawa si era spostato in avanti, piazzandosi tra gli studenti e il buco nero. Tredici aveva fatto lo stesso.

Aizawa parlò, la sua voce che quasi si perse tra la cacofonia dei morti. “Villain.” Disse semplicemente, e un momento dopo Izuku li vide emergere. Erano vivi, raggruppati in ranghi approssimativi e disorganizzati, e uscirono dal buco nero come esseri provenienti da un incubo.

“Tredici e Eraserhead.” Tuonò una voce. “Che strano. Il programma che abbiamo ricevuto diceva che dovevano esserci Tredici e All Might a tenere questa lezione.”

“Lui dov’è?” La voce sconosciuta si fece strada in mezzo al chiasso così chiara che per un momento Izuku fu certo che appartenesse a un altro fantasma. Ma no, Izuku vide gli spettri girarsi, sentì le loro voci acquietarsi. Stavano tutti guardando nella stessa direzione, la stessa persona.

Un uomo si stagliava nelle retrovie dei villain, le spalle incurvate, le mani a penzoloni lungo i fianchi. O almeno, le mani che gli appartenevano. C’erano svariate paia di mani, prive di corpo e pallide, attaccate a lui come se fossero parte di un grottesco costume. Sulle sue braccia, sul torso, intorno al collo quasi come per strangolarlo. Una mano gli copriva la faccia come una maschera.

“Dopo tutta la fatica che ho fatto per portarli.” Disse l’uomo con le mani cadaveriche. “E lui non è nemmeno qui. Dov’è All Might? Avevano detto che ci sarebbe stato.” La sua testa si inclinò da un lato. “Chissà se arriverà se uccidiamo qualche ragazzino?”

Un respiro spezzato fece girare la testa a Izuku e il sangue gli si ghiacciò nelle vene. La signora Shimura prima era di fianco a lui, ma in quel momento fluttuava svariati metri più indietro, pietrificata quasi come se… beh, come se avesse visto un fantasma. I suoi occhi erano ancora vuoti e bianchi, ma i contorni del suo corpo stavano sfarfallando e il suo viso era una maschera di incredulo orrore.

Le sue labbra si schiusero e la sua voce ne uscì, flebile. “No.” Stava tremando dalla testa ai piedi. “No, no, non avrebbe potuto-“

Izuku le si avvicinò, concentrandosi su di lei in modo da far svanire le altri voci. “Signora Shimura?” chiese sottovoce.

Lei si coprì la bocca con una mano e non rispose.

“Tornate al bus, tutti quanti.” Disse Aizawa. La sciarpa si increspò intorno a lui mentre avanzava. Afferrò gli occhialoni che gli pendevano dal collo. “Tredici, inizia l’evacuazione. Cerca di chiamare la scuola. Se i sensori non funzionano ci potrebbe essere qualcuno con un quirk che crea interferenze radio.”

“Ohhh, cavolo.” Mormorò Narita, la voce carica di anticipazione. “Lo vedrete andarci giù pesante. Sarà fighissimo.”

“È in svantaggio numerico.” Disse Izuku sottovoce. “Il suo stile comprende un agguato, la cancellazione del quirk e poi la cattura, non combattere una folla da solo…”

Con le urla dei fantasmi che gli bruciavano le orecchie, calcolò male il volume della sua voce. Aizawa lo guardò da sopra la spalla e incrociò brevemente il suo sguardo. “Torna al bus, Midoriya.” Disse, e si mise gli occhialoni.

“Ma-“

Senza guardarsi indietro, Aizawa si lanciò giù dalle gradinate. Narita gli stava alle calcagna, strillando per la frenesia. Izuku poté solo guardare, pietrificato sul posto, finché Iida non gli urlò di scappare con il resto della classe.

La signora Shimura era ancora sul bordo della scalinata, immobile mentre guardava lo scenario sottostante. Si mosse solo quando Rei le volò addosso, urlando e tirandola finché non si lasciò trascinare via.

Quasi ce la fecero ad arrivare alle porte. Rei urlò quando la stessa oscurità che aveva formato il buco nero apparve improvvisamente in mezzo a loro. Non era solo un buco nero, o delle ombre semoventi; era un uomo fatto di oscurità, con solamente un paio di occhi luminosi e la vaga presenza di vestiti a provare che fosse una persona vera e propria.

Un quirk di teletrasporto, disse una piccola voce nella mente di Izuku. È raro.

Gli studenti erano un turbinio di frenetica energia. La maggior parte di loro rimase docilmente dietro Tredici. Altri erano pietrificati dalla paura o dalla confusione mentre l’uomo fatto di tenebra gli bloccava la strada e li minacciava.

La Lega dei Villain, così chiamò il loro gruppo. Il loro scopo era trovare All Might e ucciderlo.

Ignorando gli ammonimenti dei loro insegnanti, Bakugou e Kirishima si lanciarono in avanti per contrattaccare. Izuku era troppo distratto per cercare di fermarli o unirsi a loro. La signora Shimura era in preda al panico. Sfarfallava e guizzava qua e là, come se potesse a malapena mantenere la propria forma. Rei lo lasciò andare per correrle dietro e cercare di calmarla.

“Signora Shimura.” Disse a metà tra un sussurro e un urlo. I suoi compagni erano troppo distratti per notarlo o sentirlo e lui era troppo allarmato per preoccuparsene. “Signora Shimura, per favore. Cosa c’è che non va? Sa che cosa sta succedendo?”

“Lasciami andare.” Disse lei, perché Rei aveva le braccia avvolte intorno alla sua vita per impedirle di sfarfallare. Il suo viso era teso. “Devo andare. Devo-“ si interruppe, lanciando uno sguardo verso la battaglia al centro della struttura.

Izuku seguì il suo sguardo. I suoi compagni erano distratti, combattendo il terrore o concentrandosi sul varchi che si stavano formando intorno a loro. Dovevano fuggire. “Chi sono?” chiese. “Li conosce?”

Un singhiozzo soffocato le impedì qualsiasi riposta. Izuku sentì il cuore torcersi nel petto. “Devo andare.” Gli disse lei. “Devo trovare Toshi.” I suoi occhi larghi e vuoti si girarono verso di lui, fissandolo mentre le lacrime si raccoglievano a inumidirli. “Lo poterò qui, lui- lui vi aiuterà.”

“Ma aveva detto- E Aizawa e Tredici, si stavano segnalando qualcosa. Lui non ha più tempo a disposizione.” Un’esplosione – Bakugou – scosse la struttura, levando una nuvola di fumo denso, e Izuku sussultò, parlando nonostante le orecchie che gli fischiavano. “E in ogni caso lui non può vederla!”

“Lo so. Lo so. Ma devo provare. Devo provarci. Non posso lasciare che questo- Non posso lasciare che lui-“ Si interruppe di nuovo, premendosi i polsi contro gli occhi prima che le lacrime potessero cadere. Dopo un momento abbassò le braccia e si girò verso Izuku, pallida per la paura e la disperazione. Gli accarezzò una guancia con una mano che sembrava fatta di ghiaccio.

Cercò di non tremare al suo tocco. “Signora Shimura.” Sussurrò.

Lei si lanciò verso di lui, avvolgendolo in un abbraccio ancora più freddo. Il suoi sussurro gli solleticò l’orecchio, così fievole che non avrebbe dovuto sentirlo, ma lo sentì comunque.

Non morire, piccoletto. Non lasciare che ti uccidano.”

Il respiro gli si bloccò in gola. “Non lo farò.” Mormorò in risposta. “Ho troppe cose da fare.”

E poi lei svanì, e l’oscurità lo avvolse come una nebbia accecante. Corse, ma il terreno non sembrava più solido e quasi riuscì a tornare verso la luce; solo per sprofondare in una pozza di tenebra con un grido. Altre mani fredde come il ghiaccio afferrarono la sua e Izuku alzò la testa per vedere la faccia di Rei accartocciarsi e contorcersi con una paura che sconfinava nella ferocia. Lo strinse talmente forte da far male, ma la sua forma era debole e l’attrazione del varco era molto più forte.

Rei-“ le sue mani scivolarono via da quelle di lei. L’ultima cosa che vide prima che il varco lo inghiottisse fu la faccia fatta di incubi della sua amica, le fauci che si spalancavano per sfogare la sua furia.
 
---
 

Fratellino è spaventato.

Lo so perché lo vedo nei suoi occhi, lo sento nel suo respiro, sento l’odore della paura su di lui. Ne è intriso.

Non va bene. Fratellino non è mai spaventato, a meno che il bullo non gli si avvicini troppo. Non era spaventato nemmeno da me, quando l’ho incontrato per la prima volta quando era piccolo, anche più piccolo di me. Ora non è più così piccolo ma rimane comunque il mio Fratellino, perché io lo proteggerò. Baderò a lui e se qualcosa tenta di fargli del male lo ridurrò a brandelli e lo spezzerò perché lui è mio, mio, mio.

Ma ora è spaventato, e anche io sono spaventata, perché l’oscurità è qui e non è la mia oscurità, non è la stessa, è di qualcun altro. È di qualcuno che vuole fargli del male e non glielo lascerò fare, N͙̤̙̯̟o̜̯n̼̖ ͏̮̼͎͙ͅ ́ ͏̞͓g̩̙̯̜̻̣͜l͔̳̪ie͖̹͇͓͉͈͔l̰͇̳̮̳o̠̬͚ ͙̱͔͈̜͉͞ͅ ̦̦́l҉̞a̱̥͍̭̫͍̩s̪̯͞c̡̙͇͓ę̩͖̻rò͔͉̩̼͖͖ ̖̙̭͎̭ ̝ ̮̤̙̱̫̦̕ͅf̧̝̬͓̲̝a̞̱͔̪̗̱͓r̬͉̤͖̱͜e̶.

Ma è troppo veloce e io sono morta e sono stata morta per molto, molto tempo, e non riesco a ricordare di essere stata nient’altro. Non posso toccare questa tenebra, non posso fermarla quando circonda Fratellino e lui inizia a cadere.

Prendo la sua mano nelle mie e urlo e voglio piangere e lui mi guarda con occhi grandi, grandissimi e ha p a u r a.

La tenebra lo prende. Lo prende e lo inghiotte intero e lui è sparito, sparito, sparito e io non posso trovarlo nell’oscurità.

Ci sono molte persone qui, persone grandi, persone vive, circondate da persone morte. Sono assassini, spargono morte e la morte li segue.

Sono arrivati e hanno portato cose morte con loro, e hanno portato la tenebra che lo ha rubato da me.


Lo hanno PRESO.

Hanno preso Fratellino gli hanno fatto del male lo hanno portato via e NON è GIUSTO e loro non hanno il permesso di prendere ciò che non gli appartiene.

Lui è MIO. Io l’ho trovato. Io l’ho scelto. Lui mi parla e mi ha dato un nome e lui non è vostro, è mio, mio, M͝͝ ̧͜I ̡͝O̵̡ ̵̸ ̸ ͘ ̷͢.̧̡

R̀͠I̵ ̡D͞ A̸͠ ̷͞ ̛ ͟͠T̡E̕M̴ ͠ ̶̡̧E̵ ̕͘ ̀LO̢

ŔID̴͢ ͏̛ ͠AT̨ ̧͞ ̶̕E ̧ ̡M̨̨Ȩ̸͜ ̶L ͘҉ ̵́O͠ ҉ ̧Ǫ̵ ́V̕͜҉È̶ ̶̀͟ ͡ ͏N͜ ̨ ̢̧͘ ̶ ̴E̴͠ ̷̧ P̀ ̕ ҉͝Ę͟ ͟NT̷Į̕͟ ̕RE̵̛͟ ͟͠ T̴͢͠ ̧̨É

̶̡ǸO̴ ̨N͡ ͞͏ ̵̴ ̨͜ ͝è̵ ̶̧ ̷͝ V̛ ͜O̧̢҉ ͘͘͝ ̧͏ S͝TR҉̢O҉̴҉

́̕è͡ ͞ ̀M ̴̀ ̕͜͠ ̡͝ ҉I̶̢͞ ̸ ͏O̶͢ ̶̡ ͝ ͞.̴́͡ ̕ ̕͠ ̀I̷͘͢L̶͜ ̡̛ M͝͞I͘͜ ̛ ̡̕͝Ò͢ ̸̵ ͡F͏RA ̵͘͝ ҉́T̡͞ ҉ ̸̵E͢͏͢Ĺ͏L̶̶ ͝͠ ͢ ́I͘ ҉ ́ ̸̢NÓ ͏̕ ͢ I̛͢͞L͢͢͡ ̧͘͢ ͜͟͡ ̡͜͡M̧I͝O͟͞ ͏҉ ͝À͞Ḿ̕ ̧ ̷I̷͡ ̢͘C̢ ̛̕ ̶͘Ǫ͜

̷M̧͡҉ ̵ ͟͠ I̛ ̶̨͝ ͜ O̧͘͟.̛҉

 
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Izuku sarebbe probabilmente morto se non fosse stato per Asui – affogato oppure azzannato e lasciato dissanguare nell’acqua. Ma il potente calcio della sua compagna scaraventò lontano il villain con la faccia di squalo, poi la sua lingua si avvolse intorno al suo torso e lo trainò in superficie. Tossendo e sputando, Izuku si diede da fare per essere più utile di un peso morto mentre Asui trascinava sulla momentanea sicurezza della barca sia lui che uno sgocciolante Mineta.

La prima cosa che udì quando le sue orecchie furono libere dall’acqua furono le urla. Non riusciva nemmeno a identificare la voce responsabile di quel fracasso, perché non sembrava per niente una voce. Quel suono aveva quasi un peso fisico che lo teneva rannicchiato a terra sul ponte della nave, a stringere i denti mentre gli rimbombava dolorosamente nel cranio. Era il quirk di qualcuno? Che i villain avessero un quirk vocale come quello di Present Mic? Delle lacrime fecero capolino sulle ciglia mentre la testa gli esplodeva, ma fortunatamente era troppo inzuppato perché qualcuno se ne accorgesse.

“E-ehi.” Disse Mineta, punzecchiandolo con preoccupazione. “Midoriya, non sei ferito, vero? Cos’è che non va?”

“Chi è che sta urlando in questo modo?” riuscì a esalare. Come possono sopportarlo? Asui non sembrava nemmeno infastidita dal rumore.
Mineta inclinò la testa. “Quali urla?”

Vicino alla balaustra, Asui girò la testa a destra e a sinistra. “Penso di sentirlo, un pochino. Devi avere davvero un ottimo udito, Midoriya.” Gracidò, preoccupata. “Potrebbero essere i nostri compagni. Quel villain aveva il potere del teletrasporto… deve averci sparpagliato per tutta la struttura. Spero che stiano tutti bene.”

Izuku si costrinse a mettersi in piedi, barcollando un pochino mentre il rumore lancinante gli penetrava nelle ossa e ne faceva vibrare persino il midollo. Asui e Mineta stavano parlando tra di loro, impassibili. Non lo sentivano, realizzò debolmente. E quello poteva significare solo una cosa: chiunque stava producendo quell’urlo era morto.

Si avvicinò alla balaustra e si sporse, strizzando gli occhi sul panorama intorno a loro. Il villain d’ombra li aveva catapultati nella zona di simulazione delle inondazioni; l’acqua si increspava mentre vari villain con poteri acquatici si avvicinavano alla barca. Oltre, verso la piazza centrale della struttura…

La bile gli risalì in gola e il suo respiro si spezzò. “Rei.”

Sull’altra sponda, distante dall’acqua, c’era un altro buco nero; molto diverso e più che familiare rispetto ai portali del villain. Almeno quei varchi avevano una qualche forma di ordine e controllo. Quella tenebra schioccava e si rimestava, muovendosi e ondeggiando come se fosse viva. Come se fosse arrabbiata.

Le sue dimostrazioni di rabbia quando Bakugou gli si avvicinava non erano comparabili. Nemmeno il suo scatto d’ira dopo che Aizawa aveva cancellato il suo quirk ci si avvicinava minimamente.

L’aveva già vista in quello stato. Forse non a quei livelli, ma l’aveva vista. Rei era arrabbiata. Era terrorizzata. E se non fosse andato da lei, avrebbe potuto arrabbiarsi o spaventarsi abbastanza da ferire qualcuno.

“Mineta.” Sentì Tsuyu dire. “Non pensi che, se hanno un piano per uccidere All Might, è probabilmente perché hanno un modo per farlo?”

Uccidere All Might. Perché avrebbero dovuto farlo? Perché era il Numero Uno? Per la fama? O era per liberarsi del principale deterrente contro il crimine?

Le urla di Rei raggiunsero un livello frenetico e Izuku si riscosse. Non c’era tempo per preoccuparsene. E, comunque, volevano uccidere l’uomo che aveva ammirato sin da prima di saper leggere, lo stesso uomo che gli aveva dato la sua unica e personale chance di far avverare il sogno della sua vita. Il “perché” non importava. “Dobbiamo andare lì.” Disse, stringendo la balaustra fino a farsi sbiancare le nocche. “Dobbiamo aiutarli.” Lanciò uno sguardo di fuoco ai suoi compagni. “E se vogliono uccidere All Might, allora dobbiamo are tutto quello che è in nostro potere per assicurarci che falliscano.”

Asui – o meglio, Tsuyu – esitò e Mineta si fece prendere dal panico; ma Izuku aveva già deciso. Nella sua mente era già dall’altra parte del lago, a cercare Rei in mezzo a tutta quell’oscurità per calmarla e riportarla indietro. Era spaventata. Aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di sapere che stava bene.

Il loro unico vantaggio era la sorpresa, e quella che potevano presumere che fosse una mancanza di informazioni da parte dei villain. Doveva farselo bastare. Tutti e tre si scambiarono informazioni sui loro quirk, mentre Izuku cercava di ignorare le urla di Rei per poterli ascoltare. Lanciò uno sguardo verso i loro nemici, e iniziò ad abbozzare nella sua testa una strategia.

Nel giro di pochi minuti, completò il piano. Avrebbe dovuto sacrificare un paio di dita; non c’era modo di evitarlo. Ma erano solo due dita. Aveva visto fantasmi con arti mancanti, teste mezze mozzate e colli sgozzati. Poteva andare avanti con solo otto dita.

Si lanciò dalla barca, e con uno schiocco polverizzò le ossa nel suo pollice e medio, scagliando un’onda d’urto dritta sulla superfice dell’acqua. I villain ruzzolarono, impotenti, mentre l’acqua si separava rapidamente nel punto d’impatto; quelli che non avevano perso conoscenza rimasero a combattere contro la corrente per tenere la testa sopra l’acqua. Digrignando i denti per il dolore, chiamò i suoi compagni. Tsuyu compì un poderoso balzo e lo acchiappò con la lingua intorno ai suoi fianchi. A penzoloni tra le sue braccia, Mineta urlò di paura e sprezzo, lanciando palle appiccicose nell’acqua finché il sangue non gli scorse giù per il viso.

L’acqua si riunì nuovamente, portando con sé i villain e le sfere appiccicose. Nel giro di pochi istanti, i loro nemici furono radunati in una pila semovente, legati gli uni agli altri mentre galleggiavano nel lago che doveva ancora calmarsi. Tsuyu li portò lontano dai villain. Tornarono in superficie a distanza di sicurezza e nuotarono fino ad arrivare alla terraferma.

“Allora, cosa facciamo?” chiese Tsuyu, mentre si avvicinavano alla riva. “Voglio dire… Midoriya, siamo solo studenti. Cosa possiamo fare contro tutti quei villain?”

“Quello che possiamo.” Disse Izuku distrattamente. “Sentite, non dovete venire con me, è solo una cosa che devo fare.”

“Tu sei pazzo.” Mormorò Mineta, aggrappandosi a Tsuyu con troppo entusiasmo rispetto a quello che la loro attuale situazione richiedeva.

Tsuyu esitò. Non è che corrucciò lo sguardo; la sua bocca non era fatta per poter fare delle smorfie. Ma aggrottò la fronte, pensierosa. “Vengo con te.” Disse. “Sei tu quello con il piano, Midoriya.”

Izuku si morse il labbro. Non aveva un vero e proprio piano in quel momento. Era circondato da villain armati e da fantasmi urlanti. La presenza di questi ultimi gli fece realizzare un crudele fatto: quelli non erano dei semplici criminali. Erano assassini, tagliagole e omicidi. Erano lì per uccidere All Might, erano lì per uccidere i suoi compagni se fosse servito ad attirarlo. Se Izuku fosse stato troppo lento, troppo debole o se avesse esitato… avrebbero ucciso anche lui.

Avrebbe preferito non morire quel giorno, se poteva evitarlo. La signora Shimura glielo aveva chiesto e, in ogni caso, aveva troppe cose da fare.

“Non ho un piano.” Disse.

“Ci hai tirato fuori di lì.” Tsuyu indicò la nave nella zona del naufragio con un cenno della testa.

Le urla di Rei gli martoriavano il cervello, stritolandogli il cuore. L’oscurità scattò. Non poteva vedere dov’era, e poteva a malapena vedere la battaglia che si stava ancora svolgendo in mezzo a tutti quei villain.

Si girò e incontrò lo sguardo di Tsuyu, fissandola a lungo e con intensità finché lei non sbatté le palpebre. “Tsuyu.” Disse, piano; così piano che poté a malapena sentire la sua stessa voce sopra le terribili urla della sua amica. “Non seguirmi.”

Girandosi, Izuku corse dritto verso il cuore della battaglia, dritto verso la tenebra dirompente che solo lui poteva vedere.



 
   
 
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