Okay, okay, fermi. Ci tenevo a dirvi una cosa
importante, che riguarderà la pubblicazione degli aggiornamenti.
Sì, sono tornata dalla mia settimana full
immersion e sono stata assunta come animatrice in un villaggio turistico per la
stagione che va da aprile fino a inizio/metà ottobre, indi per cui sarò
veramente impegnata e non so quanto tempo riuscirò a dedicare alla scrittura. Prometto,
come impegno nei confronti di voi lettori che mi seguite sempre e comunque, di
postare almeno un aggiornamento al mese, ma non credo di riuscire a rispondere
alle vostre recensioni in tempi molto brevi. E questo vale anche per le
recensioni alle storie che seguo, ovviamente.
…a meno che io non mi riduca alle tre del
mattino e potrebbe essere un problema, soprattutto per voi. La me delle tre del
mattino è un pericolo pubblico.
Detto questo, se volete sapere se sono viva o
morta o semplicemente sapere cosa sto facendo potete seguirmi su twitter o
instagram – che penso saranno i due social che userò di più. Trovate i link nella
pagina autore.
Questo messaggio verrà copia-incollato anche
su Hopeless Wanderers, quindi se lo
avrete già letto qui potrete tranquillamente saltare la intro.
Ah,
un’altra cosa. Se questo capitolo è qui, oggi ventuno di marzo, dovete soltanto
ringraziare le soundtracks di Final
Fintasy XV. Sono state davvero di grande aiuto, oltre che un’ottima fonte
d’ispirazione. Senza di loro sarei ancora in alto mare.
Spero
di non aver toppato la traduzione dal latino di Somnus, welp, sono anni non faccio una versione e ho tradotto
piuttosto a braccio. In caso, se tra di voi qualche latinista ha delle
correzioni da farmi notare o una traduzione migliore/più precisa non esiti a
dirlo!
Of Monsters and Men
VIII: Dimostrazione di libertà
Fu una grande idea quella di assumersi spontaneamente
anche il castigo per un delitto inevitabile, per
dimostrare così,
attraverso la perdita della propria libertà, questa
libertà stessa.
Friedrich Wilhelm Joseph von
Schelling, “Lettere filosofiche
su dogmatismo e criticismo”
Et nocte perpetua, in desperatione,
auroram videre potest
mane tempus expergiscendi.
[E in questa notte infinita, nella
disperazione,
egli potrà vedere l’aurora
che lo sveglierà il prossimo mattino.]
Yoko Shimomura,
“Somnus”
Gli è improvvisamente crollato tutto il mondo addosso,
con la stessa potenza di uno Smash di
All Might nei suoi tempi d’oro.
-Dobbiamo
eseguire la condanna.-
Che significa che devono eseguire la condanna?
C’è un processo in corso! Non possono farlo!
…vero?
-Aspettate un attimo, deve esserci un malinteso!-
aveva esclamato Mika, cercando di fermarli. Ma l’uomo aveva scosso la testa.
-Mi dispiace, signora. Nessun malinteso.- e con
quelle parole lo avevano portato via, nemmeno lui sa dove – non vede niente
perché i suoi occhi si sono riempiti di lacrime anche se non riesce a piangere
e le sue orecchie sono piene di quel fischio assordante tipico di quando si
trovava vicino allo scoppio di un’esplosione di Bakugou. Si lascia trascinare
come una bambola, reagendo solo quando sente qualcuno pronunciare il suo nome.
-Detenuto 52368, Kaminari Denki.- sentenzia
questa persona, mentre qualcuno lo spinge verso il cappio. –Con l’accusa di
associazione a delinquere, tentato omicidio plurimo, omicidio
preterintenzionale e occultamento di cadavere aggravato da futili motivi, è
condannato a morte.-
Sente la corda premere contro la gola, già
stretta abbastanza, e chiude gli occhi.
Nella mano stringe la foto di Kyouka.
Inizia tutto con un rumore. Un
rumore assordante che fa sobbalzare tutti quanti sulle proprie sedie.
-…qualcuno della sezione supporto
ha fatto esplodere qualcosa?- mormora Hagakure, agitandosi sulla propria sedia
mentre Aizawa si sporge verso la finestra per accertarsene.
Quando lo vedono impallidire e
sgranare gli occhi capiscono che no, non è la sezione supporto che ha fatto
esplodere qualcosa. –Ragazzi, tutti fuori.-
-Eh?-
-Cosa?-
-Che sta succedendo?-
-Ho detto tutti fuori!- grida
allora Eraser Head. –Siamo sotto attacco! Tutti fuori!-
Non se lo fanno ripetere due volte:
si precipitano in corridoio e giù dalle scale, Aizawa davanti a loro a guidarli
in quel marasma di studenti urlanti e terrorizzati.
Sono quasi arrivati nel cortile,
quando alle urla di paura si uniscono risate gracchianti e grida di dolore.
-Villains!- urla Shoji, per farsi
sentire oltre le grida. –Sono i Villains!-
-Siamo in trappola!- Ochaco inizia
a tremare. Bloccati in quello stretto corridoio, ammassati uno sull’altro, gli
studenti sono prede fin troppo facili in quel momento, anche per i Villains più
deboli e prevedibili.
Per questo Aizawa e Vlad King hanno
urlato il loro consenso e dato la possibilità a chi poteva di difendersi: a
forza, a suon di esplosioni, calci e pugni, il corso Eroi riesce ad aprire la
strada agli altri, sbaragliando i Villains come se fossero birilli.
-Attente!- l’urlo di Kaminari
costringe Shouto, rimasto indietro rispetto agli altri, a paralizzarsi sul
posto, lasciandolo a osservare il Villain piombare tra lui e la coda del
gruppo. Kaminari è riuscito a far arretrare Jirou e Momo quel tanto che basta
perché non venissero ferite e ora si frappone tra questi e le ragazze.
-Kaminari!- urla attirando la sua
attenzione, ma il biondo scuote la testa.
-Raggiungi gli altri, noi usciremo
da un’altra parte!- Momo stringe forte l’orlo della sua giacca, mentre Jirou è
quasi totalmente nascosta dietro la sua schiena. –Staremo bene, vai!-
Dopo un attimo di indecisione,
Shouto torna sui propri passi e inizia a correre verso l’esterno e Kaminari
sfrutta la momentanea distrazione del Villain per allontanarsi.
-Di qua!- esclama Denki, afferrando
Kyouka per un polso e facendo cenno a Momo e agli altri studenti della 2-B di
seguirlo. –Prendiamo le altre scale. Proviamo a uscire da lì.-
-Dove credete di andare?!- il
Villain li insegue fino a quando Denki spinge Kyouka in avanti e si ferma in
mezzo al corridoio, scaricando sul nemico una quantità di Volt sufficiente a
stordirlo senza subire lui stesso i danni del colpo.
Ma lui e Kyouka non fanno che pochi
passi, quando un altro Villain si staglia davanti a loro, sbarrando loro la
strada e separandoli dagli altri.
-Merda!- sibila Denki, stringendo
la mano di Kyouka e attirandola verso di sé per proteggerla.
-Di qua, Pikachu!- Kyouka lo
strascina verso le scale giusto un attimo prima che il Villain si avventi su di
loro, poi conficca gli spinotti nel soffitto sopra la testa del Villain e lo fa
crollare, imprigionandolo nelle macerie. –Andiamo!-
Scendono le scale inciampando nei
loro stessi piedi, Denki non lascia andare la sua mano nemmeno un secondo.
Arrivati al piano di sotto, entrambi senza fiato, si sporgono verso le finestre
che danno sul cortile.
-Merda, siamo circondati!- esclama
Kyouka. –Come hanno fatto a entrare in così tanti senza che ce ne
accorgessimo?!-
-Non lo so.- ammette il ragazzo,
sobbalzando quando un gruppo di Villains si avvicina a loro da sinistra.
Iniziano a correre nella direzione opposta, Kyouka una manciata di metri di
fronte a lui. Lui che rimane indietro per stordire e rallentare i Villains e
non si accorge che la ragazza ha già svoltato l’angolo e ha continuato a
correre.
Si accorge che qualcosa non va solo
quando la sente urlare di dolore.
Kyouka comincia a pensare che forse
non ce la faranno a uscirne vivi, non in queste condizioni. Sono in troppi e
sono forti, mentre loro sono soli e, anche se le duole ammetterlo, ancora
troppo inesperti per cavarsela in situazioni come questa.
Ed è con questo pensiero in testa
che svolta l’angolo a velocità folle e senza voltarsi indietro, pestando
qualcosa con il piede e rischiando di cadere.
A primo acchito sembra fango, o
creta, ma Kyouka non ha il tempo di capirlo con certezza: di fronte a lei, con
la divisa femminile della UA perfettamente in ordine, si staglia Toga Himiko
con il suo solito sorriso inquietante.
-Oh, questa non ci voleva… -
sussurra la Villain, scrollandosi di dosso gli ultimi rimasugli di quella
sostanza. –Mi hai vista. Così non si fa.-
Poi recupera un’altra fiala dalla
tasca della giacca, la stappa e inizia a berla.
Kyouka si volta proprio in
quell’istante, quel soprannome stupido che lei stessa aveva affibbiato a
Kaminari sulla punta della lingua. -Pik…!-
…ma è un urlo di dolore, quello che
esce dalle labbra, quando qualcosa di affilato, simile a mille coltelli,
affonda nel suo stomaco e la lancia lontano: Kyouka cade di schiena sul
linoleum del corridoio con quello che pare un enorme lupo che stringe senza
pietà le fauci intorno al suo busto.
È ormai inerme e poco cosciente,
quando Denki piomba sulla schiena dell’animale e lo allontana. Lo blocca a
terra, le mani strette intorno al collo e la paura impressa a chiare lettere
negli occhi dorati.
-Non osare avvicinarti di nuovo a
lei, brutto stronzo!- lo sente urlare, mentre delle potenti scariche elettriche
si concentrano sulla testa del Villain, che urla di dolore e si accascia a
terra con viso bruciato. Poi si precipita da lei, spingendola delicatamente
distesa sulla schiena e impallidendo quando vede la ferita.
-Pikachu… - mormora appena, forse per
rassicurarlo. Perché sarebbe andato tutto bene.
Ma Denki è nel panico e non sa cosa fare. -No,
no. Non parlare, non muoverti… Oddio.-
-Fa ma… male… Ho freddo… - cerca di sollevarsi,
forse per avvicinarsi di più a lui e cercare un po’ di calore.
-Non muoverti, scema!- la ferma spingendola di
nuovo per terra. Poi sembra ripensarci e la solleva tra le braccia. -E non
parlare, adesso… Adesso ti porto via da qui… -
-…stai piangendo.-
-Ti ho detto di smetterla!- la sgrida lui,
stringendola a sé incurante del sangue. Inizia a correre, più veloce che può.
-Scusa… -
-Smettila!-
-Scusami… Denki… -
E tutto diventa nero.
Negli ultimi giorni Izuku è veramente, veramente
troppo stanco, così stanco che sarebbe in grado di dormire un giorno intero.
Eppure quella mattina è già in piedi prestissimo, quando Inko scende in cucina
per prepararsi un caffè prima di uscire a fare la spesa.
-Izuku? Va tutto bene, tesoro?- domanda
preoccupata, attirando la sua attenzione. Izuku solleva il viso e le sorride.
-Sto bene, mamma. Non preoccuparti..- ha una gamba
piegata verso il petto e il mento appoggiato sul ginocchio ed è esausto, Inko
può dirlo con assoluta certezza. –Non riesco a dormire… -
-È successo qualcosa durante il pattugliamento?-
chiede ancora, avvicinandosi ai fornelli per preparare la caffettiera. Prende
anche il bollitore e una tisana.
-No, è stata una notte piuttosto tranquilla… -
sospira. –Sono preoccupato per Kaminari.-
Inko mette una tazza di tisana alla valeriana sul
tavolo e gli posa una mano sulla schiena. –Vedrai che andrà tutto bene, Izuku. La
signorina Kobayashi sembra in gamba e molto competente, riuscirà ad aiutarlo.-
E Izuku non riesce a non sorridere, perché anche
lui crede che Kobayashi ce la farà. Ma la preoccupazione non lo abbandona,
nemmeno quando cerca di dormire un paio d’ore – e viene anche disturbato dalla
vibrazione del telefono, ancora abbandonato in una delle tasche del suo costume
da eroe.
-…Todoroki?-
-Tu hai il numero dell’avvocato di Kaminari,
vero?- la voce di Shouto è agitata e… controllata, come se stesse cercando di
trattenersi dal fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi.
-Ehm, sì… Dovrei cercarlo… - balbetta. –Perché?-
–Se mi mettessi a spiegarti cosa è successo
impiegherei troppo tempo. Mi serve quel numero, Midoriya. Ora.-
Eijirou è esausto.
Anzi, esausto sembra quasi riduttivo: è letteralmente
a pezzi. Crede di aver male anche a muscoli che non sapeva di avere.
Perché si lascia sempre fregare a fare gli
straordinari? Forse Katsuki ha ragione: è troppo imbecille per capire che lo
stanno prendendo in giro.
Sta ancora cercando le chiavi di casa in una delle
tasche del borsone quando si accorge che la luce della cucina è accesa –
strano, di solito nessuno è sveglio così presto, in casa sua. Lui è sempre il
primo a saltare giù dal letto…
Sua madre, affacciatasi dalla finestra, lo vede
avvicinarsi e si volta di nuovo, annunciando il suo arrivo a chiunque sia con
lei in cucina. La porta d’ingresso si spalanca e Katsuki esce a passo di
carica, seguito da Mina e Sero. Quest’ultimo gli sorride, come per scusarsi, e
gli porge un bicchiere da asporto con del caffè.
-Ehy.- li saluta, sollevando una mano. –Che ci
fate qui?-
Katsuki nemmeno si ferma, continuando a camminare
spedito come un treno. –Dobbiamo andare.-
-Non possiamo rimandare?- sbuffa, pregandoli con
gli occhi. –Sono esausto, ragazzi, e non vedo il mio letto da quasi
ventiquattro ore. Sapete, sono sicuro che gli manco tanto.-
-Potrai dormire in aula, tesoro.- risponde Mina,
battendogli una mano sulla spalla. -…o forse è meglio di no, visto che potresti
russare. Che tu sappia, Kirishima russa, stellina?-
-Un’ora fa mi ha chiamato l’avvocato di
Kaminari.- sbuffa il biondo, ignorando la domanda della ragazza. –Sta facendo
il giro di telefonate per rintracciare tutti quanti.-
Quando sente nominare Denki, Eijirou si allarma
immediatamente. -Che è successo?-
Katsuki sussurra qualcosa a mezza bocca ed lui
crede di aver capito male. Per questo gli chiede di ripetere.
No, il sonno non gli ha giocato brutti scherzi:
aveva capito benissimo.
-…stai dicendo sul serio?- sussurra, sconvolto.
-Ti sembra che possiamo scherzare su qualcosa del
genere?- domanda Hanta ed Eijirou pensa che no, li conosce abbastanza da
esserne praticamente certo.
-…porca miseria.- mormora, ma i tre riprendono a
camminare, ignorandolo, ed Eijirou non può fare altro che seguirli.
D.P.P.: brevi Deliri Post
Partum
Ci
tenevo soltanto a dirvi che i prossimi capitoli sono quasi pronti, sono solo da
montare come i Lego. Per decidere come montarli, e quindi scegliere il finale
felice o il finale angst, lancerò la monetina neanche fossi Due Facce. Quindi
tutto quello che sarà scritto nei prossimi aggiornamenti sarà deciso dalla
sorte, io non avrò alcun tipo di potere.
Maki