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Autore: Emmastory    21/03/2019    3 recensioni
Come sappiamo, le avventure della fata Kaleia non si sono certo concluse, e come in una sorta di piccolo intermezzo, si nota che le tradizioni natalizie hanno fatto il loro ingresso nel mondo delle fate. Forse ne hanno sempre fatto parte, o forse tale cambiamento è dato dalla loro vicinanza con la comunità umana, ma comunque sia, godetevi la lettura.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Human-traditions-in-the-Fairy-Woods
 
 
Capitolo XVI
 
SOS nella neve
 
Dopo un ennesimo gioco d'astri e la fine di un nuovo ciclo solare, le stagioni si erano ripetute, e al bosco era di nuovo inverno. Faceva freddo, le piante e i fiori gelavano, e gli animali si nascondevano, migravano o cadevano in letargo per sfuggire ai rigori della stagione. Timido come un bimbo, il sole faceva fatica a mostrare il suo pallido volto, e quasi tremando di paura, si nascondeva dietro alle sorelle nuvole, ben felici di offrirgli un rifugio da un mondo già sveglio e vivo. A poco a poco, i suoi tenui ma potenti raggi scaldavano il globo, e Kaleia, impigrita e intirizzita dal gelo, rifiutava di svegliarsi. Non per accidia, nè per malattia, ma piuttosto per una questione legata all'incompatibilità dei suoi poteri con quel clima tanto algido. In altri termini, se con il freddo la natura soffriva, lei soffriva con essa. Era quella la ragione per cui in quel periodo preferiva l'inattività e il sonno alla veglia. Contrariamente alla sorella, fata del vento abituata a quel tempo, lei trovava nella quiete del sonno e nel calore delle coperte una sorta di meccanismo di difesa fino al ritorno in cielo di un più caldo sole. Era allora che stava meglio, che riusciva ad alzarsi e ad avere la forza di indossare il suo smeraldo, unico gioiello capace di stabilizzare i suoi poteri di fata. Un regalo di Christopher, suo amato protettore e compagno di vita. Innamorati, avevano osato sfidare le avverse leggi del bosco e disobbedirvi pur di stare insieme, e al solo pensiero, la stessa Kaleia finiva per per versare affatto amare lacrime di gioia. Era bello sapere che i loro sacrifici non erano stati vani, così come lo era lo stesso atto di stare insieme, felici e con la mente sgombra dalle preoccupazioni. Quell'anno, però, era tutto diverso. Il Natale si stava avvicinando, e lui non era con lei. Per pura fortuna, la fata poteva contare sulla compagnia e sulla presenza nella sua vita della madre e della sorella, che in piedi di buon mattino già si impegnavano per rendere la casa più gioiosa e colorata in onore della festa. Lento, il tempo scorreva, e annoiata, lei lo guardava svanire immergendosi nella lettura. Un libro ormai vecchio, già letto e conosciuto, che nonostante tutto non la stancava mai. Pagine e pagine sulla vita di una giovane principessa a lei simile, quasi costretta a rinunciare all' uomo che amava, come per poco non era successo anche a lei. Inutile dire che il solo pensiero la intristisse, e che ogni volta scuotesse la testa per allontanarlo. Così, già stanca e con il cuore stretto in una morsa, posò il libro e tornò a sedersi sul divano di casa, chiamando a sè l'amata gatta Willow e il fido scoiattolo Bucky, che subito si accucciarono accanto a lei per farsi accarezzare. Un mero palliativo di fronte al dolore che sentiva, ma allo stesso tempo una sorta di medicina di cui non riusciva a fare a meno. Più calma e tranquilla di prima, fece loro le coccole per qualche minuto, salvo poi rimettersi in piedi e dedicarsi agli addobbi. Silenziosa, appese all'albero in salotto qualche leggera statuetta, sfiorando lentamente con le dita le ali di un angelo. Non era reale, ovvio, ma fu muovendo le dita che lei riuscì a renderlo tale, guardando quelle piccole ali muoversi e il finto sorriso sul suo volto di ceramica illuminarsi. A quella vista, lei sorrise a sua volta, e nello spazio di un momento, il silenzio attorno a lei si ruppe come vetro. "Giocare con gli ornamenti e fissare la porta non lo farà tornare indietro più in fretta, sai?" era sua sorella, che avendo appena finito di sistemare il puntale in cima all'abete natalizio. Troppo distratta dai suoi pensieri, Kaleia finì per ignorarla, ridestandosi dal suo torpore solo quando, seccata, Sky schioccò le dita nella sua direzione. "Kaleia, ci sei?" le chiese, guardandola negli occhi. "C-Cosa? S-Sì, scusa, stavo..." balbettò lei, penosa. "Pensando al tuo ragazzo, l'ho capito." Replicò la sorella, irritata da quel comportamento. Avendo trovato l'amore nel suo dolcissimo Noah, la capiva, e pur non potendo biasimarla, a volte tendeva a considerare il suo modo di essere una vera esagerazione. "Sky, scusa, ma avrebbe dovuto essere qui da un pezzo, sono solo preoccupata." Ammise l'altra, per poi abbassare lo sguardo e incrociare i piedi come una bambina. Non sapendo cosa dire, Sky si limitò a guardarla, e in silenzio, si allontanò fino a lasciarla da sola. Conosceva sua sorella, le voleva bene, ed era sicura che in un momento di quel calibro avesse solo bisogno di solitudine. In cuor suo avrebbe voluto abbracciarla, stringerla a sè e provare a dirle qualcosa, ma allo stesso tempo, il pensiero di commettere un errore la bloccava. Preoccupata, sua madre Eliza le si avvicinò, e senza una parola, le prese la mano, carezzandola con amore. "Tutto bene, pixie?" azzardò, tacendo nell'attesa di una risposta. "Sì, mamma." Ebbe appena la forza di dirle, pur senza voltarsi a guardarla e tenendo lo sguardo fisso sulla porta come un fedele cane farebbe nell'attendere il padrone. "Kaleia, arriverà, sta tranquilla. Non ti ha abbandonata, va tutto bene, d'accordo? Tutto bene." Continuò sua madre, parlandole con voce calma e dolce al tempo stesso. Grata, la ragazza si voltò per un attimo, e guardando negli occhi la donna che da anni la considerava sua figlia, si lasciò stringere in un abbraccio. "Grazie." Disse in un sussurro, sentendo gli occhi bruciare a causa di un pianto che avrebbe soltanto voluto liberare. Riuscendo a capirla perfettamente, la donna le sorrise, e in quel momento, un suono distrasse entrambe. Qualcuno aveva appena bussato alla porta, seguito solo da una pausa di silenzio. Con il cuore in tumulto, Kaleia quasi faticò a voltarsi, e ritrovando la calma ormai persa, si decise ad aprirla, e la figura del suo amato emerse come per incanto di fronte ai suoi occhi. "Allora? Mi aspettavi? le chiese, perdendosi nell'azzuro dei suoi occhi e regalandole un luminoso sorriso. "Chris!" quasi urlò lei in risposta, gettandogli le braccia al collo e baciandolo con tutta la passione di cui era capace. Ad occhi estranei, quella scena avrebbe potuto risultare esagerata, ma non ai loro, mai. Si amavano troppo per considerarla tale, e cosa sapevano gli altri di ciò che provavano l'uno per l'altra? E soprattutto, chi erano per giudicare. Le risposte a quelle domande erano due, entrambe estremamente semplici. Niente e nessuno, o almeno non di fronte a loro. Erano felici, e quella era l'unica cosa a contare. "Sei venuto! continuò poi, riprendendo la parola appena si staccarono. A quelle parole, Christopher mantenne il silenzio, e sollevando una mano, le accarezzò una guancia con dolcezza. "Certo." Disse poi in un sussurro innamorato, non avendo in quel momento occhi che per lei. "La mia famiglia è importante, ma non potevo lasciare qui da sola la mia piccolina." Concluse poco dopo, concentrando in un altro bacio tutta la felicità che provava nel rivederla. A quella scena, Eliza quasi pianse, e distinguendosi come sempre, Sky si sforzò di non guardare, ma solo perchè era sicura di scoppiare in lacrime a sua volta da un momento all'altro. "Dì, va meglio adesso? Stai bene?" azzardò poi il ragazzo, sfiorando di nuovo il volto dell'amata e sistemandole una ciocca di capelli appena dietro l'orecchio. "Benissimo, amore. Non aspettavo altro, sai?" rispose lei, dolce e sincera come sempre. Innamorato, Christopher si ridusse al silenzio, e scostandosi finalmente dall'uscio di casa, prese per mano la sua fidanzata, andando ad accomodarsi con lei sul divano poco distante. Di lì a poco, il silenzio cadde nella stanza, e finalmente calma e felice, Kaleia si rese conto di non riuscire a smettere di sorridere. A quanto sembrava, ora aveva una vera ragione per farlo, e lo scenario era a dir poco perfetto. L'aria di festa che si respirava ovunque al bosco, il calore del caminetto acceso da poco, il profumo della dolce cioccolata calda e dei biscotti nel forno e sul piano cottura, l'enorme abete natalizio finemente decorato, era tutto perfetto, fin nel più piccolo dettaglio. Lei e la sua famiglia si erano impegnati fino allo spasimo perchè tutto riuscisse al meglio, e guardandosi intorno, Kaleia tirò un sospiro di sollievo e beatitudine al tempo stesso. "Kaleia?" la chiamò il suo amato, distraendola. "Sì, Christopher?" sussurrò lei in risposta, estasiata. "Ti amo." Le rispose lui, dolcissimo. Sorpresa, la fata sentì il cuore perdere un battito, e ignorando la madre, la sorella e i suoi amici animali, abbandonò le sue mani in quelle di lui per un momento tutto loro, seguito da un ennesimo contatto che la lasciò letteralmente ebbra di felicità. "Sky, guardali. Così giovani e innamorati, proprio come te e Noah, non li trovi adorabili?" disse a quel punto la cara Eliza, prendendo la parola e spezzando il silenzio creatosi fra di loro. "Sì, adorabili." Ripetè la ragazza, impegnata a guardare fuori dalla finestra e non attendendo altro che l'arrivo delle nuvole in cielo. Stando a ciò che vedeva, ossia un cielo completamente terso e limpido, il proverbiale freddo dell'inverno sembrava aver deposto le armi in anticipo, e per la fata del vento non avrebbe avuto la gioia di vedere la bianca e fredda neve cadere in quel così bel giorno dell'anno. "Qualche problema, Sky?" fu l'ovvia domanda di Christopher, che per un momento era riuscito a distrarsi dalla bellezza della sua fidanzata. "Certo! Guarda là fuori! La vera ragione per cui aspetto l'inverno è la neve, e non ce n'è un centimetro. Che succede al tempo?" si lamentò la fata, frustrata da tutto quel seppur pallido sole. "Niente, cara. Fa solo più caldo del solito, quest'anno, e poi pensaci, fra noi sei l'unica ad aspettarla con così tanta ansia, calmati. Nevicherà se deve, non pensarci." Quelle furono le parole della saggia Eliza, pronunciate con la calma di chi ha raggiunto una sorta di perpetua pace interiore. "Sì, ma..." biascicò Sky, sempre più amareggiata. "Sarei dovuta andare a stare da Noah." Sussurrò poco dopo, parlando con sè stessa e stringendo i pugni nel tentativo di rilassarsi. Per tutta risposta, il suo merlo Midnight gracchiò sonoramente, e vicina alla gabbia di freddo metallo, lei lo accarezzò, per poi abbandonarsi ad un cupo sospiro. "Non posso crederci. Christopher è già qui, mentre lui arriverà domani." Continuò, portando avanti quella conversazione con il volatile e sbuffando ancora, scontenta. Volendo provare a confortarla, il merlo le sfiorò le dita con il becco, e rinfrancata, la ragazza abbozzò un sorriso. "Hai ragione, non devo farmi abbattere." Disse, sentendosi improvvisamente più sicura di sè stessa. "Questo è lo spirito, Sky, brava." Le rispose la madre, sorridendole con orgoglio. "Non parlavo con te, mamma." Fu svelta a replicare lei, continuando ad accarezzare il suo quieto volatile. Confusa, la donna si ridusse al silenzio, sparendo dalla stanza quando il suono del timer la costrinse a tornare in cucina. I biscotti che aveva preparato ormai dovevano essere pronti, e conoscendosi, non si sarebbe certo perdonata anche la sola idea di bruciarli. Di lì a poco, le ragazze rimasero in compagnia delle loro dolci metà, e silenzioso, il piccolo Bucky zampettava per il salotto, avventurandosi fra un ramo e l'altro dell'albero di Natale nell'angolo della stanza. Forse annoiato, o forse geloso, imitava la cara Willow, che al contrario di lui se ne stava sdraiata sulla stessa coperta che Kaleia si era sistemata sulle gambe. A occhi chiusi, la gatta era sveglia e rilassata, e nel silenzio, l'orologio ticchettava costantemente. Nessuna diceva una parola, tutti si godevano la quiete, e per pura fortuna, quel giocoso scoiattolo non faceva danni. Di solito accadeva il contrario, ma almeno quella volta le palline, le luci e gli ornamenti erano salvi. Calma e tranquilla, Kaleia lo guardava divertirsi, concedendosi del tempo per sè stessa e per il suo ragazzo. "Giorno perfetto, non trovi?" gli chiese, felicissima. "Perfetto." Le fece eco lui, continuando a coccolarla e posandole delicatamente la testa sulla spalla. Respirando lentamente, Kaleia si godette ogni istante di quel momento, e improvvisamente, una voce la distrasse, interrompendo bruscamente il flusso dei suoi pensieri. "Ragazzi! I biscotti e la cioccolata sono pronti! Non ne volete un pò?" diceva, interrompendosi appena dopo per ascoltare la loro risposta. Decisamente dell'umore anche per una tazza di cioccolata, Kaleia sorrise, e i suoi occhi si riempirono di luce. "Tu cosa dici, Chris? Immagino ce ne sia per tutti." propose, sfiorandogli la mano con dolcezza. "Non vedo perchè no, amore, aspetta." Rispose il ragazzo, ricambiando quel bellissimo sorriso. Detto ciò, Christopher fece per alzarsi, ma la comparsa di Eliza sulla scena lo bloccò sul posto. "Chris, per favore! Tu e la tua fatina potrete anche convivere, ma oggi sei un ospite, sta pure comodo, e prego!" gli disse, fingendosi arrabbiata nel redarguirlo giocosamente, per poi lasciarsi sfuggire una risata e posare un vassoio d'argento sul tavolino del salotto. "Grazie, Eliza, volevo solo..." provò a dire il ragazzo, fermato da un altro intervento della donna. "Non dirlo nemmeno, non in un giorno di festa." Insistette, troppo abituata a fare da sè per scomodare altri. "D'accordo, scusa." Fu la sola risposta del ragazzo, che sedendosi, tornò a concentrarsi sulla propria fidanzata. "Chris, no, non è niente. Dolce come sempre, vero, caro il mio custode?" Replicò allora Kaleia, felice e innamorata come mai prima di colui che le aveva rubato il cuore. "Come sempre, fatina." Fu svelto a risponderle il ragazzo, avvicinandosi per stringerla a sè. "Anche se non più di te." Aggiunse poco dopo, sincero e perso per lei. A quelle parole, lei finì per sospirare, e attimi dopo, la voce di Sky irruppe nella stanza. "Ragazzi, guardate! Nevica! Finalmente, nevica!" gridò, emozionata nel guardare fuori dalla finestra. Sorpresi, gli amici la imitarono, e nello spazio di un momento, il freddo e la neve entrarono nel loro campo visivo. Bella e gelida, questa cadeva dal cielo, e ad uno ad uno, i fiocchi si scontravano con il terreno, arrivando a formare il tappeto che tutti, adulti e bambini, conoscevano e amavano. Fuori di sè dalla gioia, Sky si precipitò ad aprire la porta, ritrovandosi però costretta a richiuderla quando il vento parve sputargliela in faccia. "Santo cielo, non aspettavo altro, ma adesso è fin troppa!" commentò, sorpresa come e forse più degli amici. "Visto cosa succede quando non si fa attenzione?" le chiese allora la sorella, abbozzando un sorriso di puro scherno. "Sta zitta, piantina!" rispose la diretta interessata, scottata da quella sorta di accusa. "Sky!" la riprese a quel punto la madre, arrabbiata. "Ha iniziato lei!" continuò la ragazza, comportandosi come una bambina. "Non m'importa, sarò io a finire." Concluse la donna, tenendo sulla figlia maggiore un occhio critico e invelenito. Seccata, Sky scivolò nel mutismo, e di nuovo sul divano, spostò lo sguardo sulla gabbia del suo merlo. Sveglio e vigile, sembrava aver assistito all'intera scena, e gracchiando fastidiosamente, parve voler annunciare qualcosa, o per meglio dire, qualcuno. Era strano a dirsi, ma anche con quel tempo e quelle orribili intemperie, qualcuno stava bussando alla porta. Veloce, Kaleia l'aprì di nuovo, e fu allora che tutti i presenti videro il povero Noah arrancare in mezzo alla neve. Aveva l'aria e il volto stanchi, e non era da solo. Difatti, Leara era con lui, anche lei stanca e quasi senza fiato. "Chris... per... per fortuna ti ho trovato! Ditemi, state bene?" gli chiesi, faticando a parlare ed esprimersi. "Benissimo, cara, non preoccuparti." Le rispose Eliza, comprendendo le sue preoccupazioni e invitandola ad entrare. Silenzioso, Noah si limitò a seguirla, e infreddolito, si diresse subito verso il caminetto. Alla sua vista, Sky quasi sobbalzò, e felice come mai prima, lo strinse a sè nel più romantico degli abbracci. "Alla fine ce l'hai fatta, vedo." Gli sussurrò, giocosa e innamorata. "Come non potevo?" replicò il ragazzo, portando avanti quel dolce gioco e sedendosi con lei. Per tutta risposta, il fastidioso merlo gracchiò di nuovo, ma stavolta la padrona lo zittì con un gesto della mano. "Quieto, Midnight." Gli disse, annoiata. A quella scena, Noah rise di gusto, e finalmente sveglia dal suo sonno sulla coperta, Willow si stiracchiò pigramente, reprimendo un miagolio. "Buongiorno, principessa." Commentò allora Christopher, divertito. "Credevo di averlo io, quel titolo, custode." Rispose subito Kaleia, toccandosi il petto in un'espressione di finta sorpresa. "Scherzavo, amore, tranquilla." Fu la replica del ragazzo, che, dimentico della presenza del resto degli ospiti nel salotto, si concentrò unicamente su di lei, rubandole in quel momento un bacio da capogiro. "Non vedo l'ora che arrivi domani, sai?" le ricordò, serio. "Anch'io, tesoro, anch'io. Non vedo l'ora di vedere cosa mi hai regalato." Rispose subito lei, calma e curiosa. "Lo scoprirai presto, fatina mia." Sussurrò il ragazzo in risposta, stringendola ancora. Lasciandolo fare, Kaleia si godette il calore di quell'abbraccio, stranamente perfino migliore di quello che proveniva dal caminetto. Taceva, e non lo diceva mai ad alta voce, ma a volte si chiedeva davvero quale spirito, fantasma o entità superiore avesse agito per regalarle la vita che viveva, e la cosa la rendeva felice, così tanto da riempirla d'orgoglio. La vita era sua, e lei poteva viverla come voleva, ma più il tempo passava, e meglio si sentiva. Forse era solo un caso, forse davvero il destino, ma a lei non importava. Per quanto ne sapeva, il presente era l'unica cosa ad avere un briciolo di rilevanza. Ad ogni modo, il pomeriggio stava svanendo, e con esso anche il sole, e fu allora che dando un fugace sguardo al panorama appena fuori dalla finestra, Leara sentì un guizzo di memoria saltarle in mente. I loro genitori. D'accordo con la loro idea di far visita alla fata, erano rimasti nella loro casa al villaggio per ultimare i preparativi del Natale ormai imminente, ma data l'ora ormai tarda e la mancanza di loro notizie, dovevano essere preoccupati a morte. "Chris, i nostri sanno che sei qui, vero?" chiese, improvvisamente preoccupata. "Certo, ma se vuoi avvisarla, fa pure." Le rispose il fratello, controllandosi la tasca e lanciandole uno strano oggetto con uno schermo e pochi pulsanti. Afferrandolo al volo, Leara vi strisciò il dito, ma pur premendo il pulsante giusto, nulla cambiò. Non vide altro che il nero, e ogni altro tentativo si rivelò vano. "Dannazione, il cellulare è andato! E anche il mio!" esclamò, iniziando inconsciamente a tremare. Sorpreso, Christopher sussultò, e contagiata dal clima che regnava nella stanza, si immobilizzò per la paura. "Cosa? Ma non è possibile!" rispose il ragazzo, scioccato. "Che succede?" non potè evitare di chiedere Kaleia, estremamente confusa. "Il mio cellulare. Con la tormenta non prende, e non posso avvisare i miei." Le spiegò, sforzandosi di mantenere la calma. "Cellu... cosa?" gli fece eco lei, guardandolo senza capire. "Cellulare, è un marchingegno umano, e serve a comunicare. Come una lettera, ma molto più veloce." Continuò Christopher, parlando e andando alla ricerca di una soluzione al loro problema. Appena fuori, la neve non voleva saperne di smettere di cadere, ed era sicuro che se avesse continuato, lui, i suoi amici e la sua ragazzi si sarebbero ritrovati chiusi in casa per ore, o chissà per quanto. "Ragazzi, basta! Va tutto bene, d'accordo?" un urlo improvviso echeggiò nella stanza, e scivolando nel silenzio, ognuno dei presenti si guardò intorno, scoprendo solo allora la presenza di Eliza. "Scusate se ho gridato, ma eravate tutti nel panico, e dobbiamo stare calmi." Disse poi, abbassando il volume della voce e tornando a usare un tono normale. Ancora scossi, gli ospiti non seppero cosa dire, e dopo un attimo di calma, la donna riprese la parola. "Andrà tutto bene, fidatevi. Sì, fuori c'è una bufera, ma qui abbiamo ancora calore ed elettricità." Continuò poco dopo, abbozzando un sorriso per rassicurare gli invitati. Rinfrancati, gli ospiti si ritrovarono ad imitarla, ma istanti dopo, il peggio. Come se tutto facesse parte di una sorta di maledizione, il caminetto si spense, e così le luci. "Le mie ultime parole famose..." commentò infine la donna, sconfitta. Spaventata, Kaleia sentì un brivido scuoterla da capo a piedi, e chiudendo gli occhi, si impose di calmarsi. "Tutto bene, andrà tutto bene." Si ripetè mentalmente, stringendo senza volerlo la mano del fidanzato fino a fargli male. "Così, fatina, sfogati." Le sussurrò lui, orgoglioso della sua resilienza. Grata, la ragazza sorrise appena, e nello spazio di un momento, un lampo di genio. "Fermi tutti, abbiamo una speranza." Dichiarò infatti, decisa. Confusi, tutti i presenti la fissarono nonostante il buio, ma ignorandoli, lei si concentrò a fondo, e in ginocchio sul tappeto, toccò con mano il pavimento, fino a non sperimentare altro che pace e quiete, e non avere di fronte altro che il colore della speranza e del suo elemento. A magia ultimata, si rimise in piedi, salvo poi barcollare e ritrovarsi costretta a sedersi per riposare. Previdente come sempre, Eliza aveva intanto acceso delle candele, e respirando a fatica, Kaleia si sforzò di parlare. "Bene, dovrei esserci riuscita." Disse soltanto, calma ed enigmatica. "A far cosa? Da quel che vedo sta ancora nevicando, signora delle piante." Fu svelta a chiedere Sky, sempre pungente e senza modi. Non lo faceva per cattiveria, era ovvio, e la sorella lo sapeva bene, ma a quanto sembrava, la precarietà della situazione metteva in luce la parte peggiore del suo già freddo e chiuso carattere. "Silenzio, figlia dell'aria, ora basta aspettare." Replicò allora Kaleia, rischiando di perdere la pazienza e ricordandole lo strano nomignolo che aveva sentito dallo strano uomo vestito in nero, che ancora ricordava e che aveva scoperto essere il protettore di Sky. Stando ai suoi ancora nitidi ricordi, si chiamava Major, ma non sapeva altro. "D'accordo, signorina, d'accordo." Fu l'ultima replica della fata del vento, oltremodo seccata. Di lì a poco, la quiete li rese sordi, spezzandosi come un'ormai consunta corda quando un latrato raggiunse le loro orecchie. Era Red, quel dolcissimo animale dal pelo rosso che Christopher e Kaleia avevano imparato ad amare. Sorridendo, lui aprì la porta, e spalancando le braccia, lo accolse con gioia, per poi inginocchiarsi e accarezzarlo con delicatezza. "Red! Bello, ciao!" salutò, felice di rivederlo. In risposta, l'animale uggiolò, e nel farlo, si rotolò per terra mostrando la pancia e lasciandosi coccolare. Di lì a poco, un'altra figura lo seguì dentro casa, e alzando lo sguardo, la videro. Zaria Vaughn, strega dall'apparente cuore di pietra, con un sorriso più luminoso del sole e un sacco di iuta sulle spalle. Sorpresi, tutti i presenti la fissarono, e sempre sfoggiando quel meraviglioso sorriso, la donna pregò l'animale di scostarsi con un gesto della mano, ed entrando in casa, posò a terra il sacco chiuso da una corda perfettamente annodata. "Scusate il ritardo. Sarei arrivata anche prima se Mister Zampalesta non mi avesse pregata di fermarmi all'emporio." Disse, scusandosi e mettendosi comoda sul divano di casa. Intanto, e per pura fortuna, c'era da dirlo, l'elettricità aveva ripreso a funzionare, e ora il salotto e l'albero di Natale sembravano splendere di una completamente propria. "Emporio?" le fece eco Leara, confusa. "Esatto. Il sacco è pieno di regali per tutti signorina." spiegò la cara strega, voltandosi verso la ragazza e gettando un occhio al povero Red, felice ma spompato dopo la corsa che lo aveva condotto fino a quella casa. "Christopher, dice davvero? Ne sai qualcosa?" chiese a quel punto la ragazza all'amato, stringendogli le mani in attesa di una risposta. Innamorato come sempre, Christopher si limitò a sorridere e annuire, per poi regalarle un bacio sulla guancia. "Grazie, amore, grazie! Sei un angelo, sai?" rispose subito lei, emozionata come una bambina. A quelle parole, il ragazzo non rispose, ma sollevando una mano, le accarezzò la stessa guancia che aveva baciato, scoprendola ancora morbida e calda. "Sapete cosa significa, vero?" azzardò a quel punto Eliza, fino ad allora rimasta in silenzio ma stranamente divertita. "No, cosa?" indagò Sky, incuriosita. "Semplice. Uno di noi si fingerà Babbo Natale, consegnando i regali uno per uno. Avanti, chi se la sente?" spiegò velocemente la donna, con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro. A quelle parole, Red e Noah fecero un passo indietro, e con loro Sky e Leara, mentre Kaleia, eccitatissima, guardava il suo ragazzo con gli occhi di chi ama. Intuendo il suo volere, Christopher rise sommessamente, poi si decise. "D'accordo, lo farò io." Disse soltanto, per poi scivolare nel mutismo e studiare le espressioni sui volti degli amici. Annuendo, Eliza sparì in cucina per qualche attimo, tornando poi indietro con una sedia. Sempre sorridendo, Christopher si sedette, e con un gesto della mano, invitò la sua Kaleia a sedersi sulle sue ginocchia. Obbedendo, la ragazza gli rubò un ultimo bacio, poi lo lasciò a quello che in quel momento il ragazzo considerava il suo dovere. Poco dopo, avvicinò a sè il sacco della strega, e infilandovi una mano, sfiorò ognuno dei pacchetti. Pochi, certo, ma abbastanza perchè ognuno degli ospiti avesse almeno un regalo. "Bene, bene, bene. Iniziamo a dare un'occhiata a questi doni." Dichiarò, deciso e giocoso come sempre, strofinandosi il mento come se avesse davvero avuto la lunga barba del vecchio che i bambini umani e magici conoscevano come Babbo Natale. Impaziente, Kaleia non faceva altro che fregarsi le mani, e trovandola adorabile, Christopher si fermò ad osservarla, innamorato come non mai. Ormai pronto a iniziare, estrasse il primo pacco dal mucchio, e osservando per un attimo la targhetta che penzolava da un lato, lesse il proprio nome, e appena sotto, quello della sorella. "Il primo è per una ragazza di nome Leara." Disse, invitandola ad avvicinarsi e porgendoglielo con delicatezza. Sorpresa, Leara stessa quasi non credette ai suoi occhi, e strappando con cura la carta stellata, scoprì di aver ricevuto un dono tanto bello quanto inaspettato. Un gatto nero intarsiato e intagliato nell'ebano, e per questo di squisita fattura. Con il cuore che batteva forte per l'emozione, ringraziò il fratello, e stringendo quel dono al petto, lo tenne al sicuro nascondendolo nella piccola borsa che aveva con sè, e trovando di nuovo posto sul divano di casa, proprio accanto al fuoco, provò a scaldarsi, ancora intirizzita e provata dal freddo. Fu quindi questione d'istanti, e un secondo regalo uscì dal sacco, e la carta dorata, il biglietto e la calligrafia potevano significare una sola cosa. Sorprendentemente, quel dono era per Sky, da parte del suo amatissimo Noah. "Qui abbiamo un regalo da parte di un semplice umano per una fata complicata. Fredda, algida ma comunque buona, che si chiama..." continuò Christopher, recitando alla perfezione la sua parte e passando poi con lo sguardo la parola all'amico. "Sky." Riprese Noah, togliendo il dono dalle mani del ragazzo e mostrandolo alla fidanzata. "Noah, è... è per me?" ebbe appena la forza di chiedere la fata, emozionata come mai prima. "Sì, tutto tuo, tesoro. E ad essere sincero, spero che ti piaccia." Le rispose il fidanzato, per poi tacere e restare a guardare, mentre, con calcolata lentezza, liberava il dono dalla carta che lo ricopriva, e scoprendolo ben chiuso in una piccola scatola, l'apriva con la stessa cura, rischiando di perdere il respiro nell'abbassare lo sguardo. Le era incredibile, eppure fra le sue mani teneva un oggetto che per lungo tempo non aveva fatto che desiderare. Piccolo e fragile, un globo di neve con una riproduzione del bosco in cui vivevano ben chiusa all'interno. Non sapendo cosa dire, Sky finì per boccheggiare a vuoto come alla ricerca d'aria e di parole, ma alla fine, arrendendosi all'evidenza della sua felicità, scelse di baciarlo, stringendosi a lui con l'abbandono e la disinvoltura che la caratterizzava. Rispondendo al bacio, Noah godette di ogni secondo, e quando finalmente i due si staccarono per respirare, rimasero così, fermi, persi l'uno negli occhi dell'altra e pacificamente abbracciati. Crudele e incapace di perdono, il silenzio permeò l'aria, e senza una parola, Kaleia si limitò a guardare il proprio ragazzo negli occhi, anche se solo per un secondo, sentendo calde lacrime formarsi nei propri. Non era tristezza, al contrario gran gioia, e mentre il tempo scorreva, lei non attendeva che il suo dono natalizio. Mantenendo il silenzio, sollevò una mano per accarezzare il viso del suo amato, e nel farlo, gli sussurrò una sola frase all'orecchio. "Non dimentichi nulla, caro Babbo Natale?" chiese, parlando con voce calma e suadente. "Nulla, mia cara e dolce fatina. Come hai potuto anche solo pensarlo? In fondo, conosci le consuetudini umane, vero? C'è una cosa che diciamo spesso." Le fece notare, ricambiando il suo sguardo dolce, serio e innamorato mentre la coccolava. "Dite cosa, mio custode?" non potè evitare di chiedere, curiosa e completamente stregata. "Dulcis in fundo, piccolina." Le sussurrò il ragazzo, non smettendo di guardarla mentre toglieva dal sacco l'ultimo regalo rimasto. Posto come gli altri in una scatola finemente decorata. Di un verde della stessa sfumatura del muschio, con sopra molteplici effigi di abeti bianchi come la neve. Sorpresa, Kaleia finì per trasalire, e prendendogli la mano, si lasciò guidare nello scartare quel dono. Un gesto che con il suo aiuto non richiese alcuna fatica, e che a lavoro finito, rivelò una statuetta di legno simile a quella ricevuta dalla sorella, che a differenza della prima aveva la forma di un albero nel cui tronco era stata incisa la sua iniziale. Fatto a mano, sembrava perfetto in ogni minimo dettaglio, incluse le foglie, finte ma colorate di un verde vivo e brillante. A quella vista, la ragazza sentì il cuore perdere un battito, e più felice di quanto non fosse mai stata, si strinse a lui con il solo intento di baciarlo, sperando di poter fermare il tempo e assaporare quelle dolcissime labbra all'infinito. Sfortuna volle che i suoi poteri di fata non contemplassero quella capacità, ma nonostante tutto, lei fu felice. Felice di aver passato una meravigliosa giornata al fianco delle persone che più amava, piena di gioia, letizia, romanticismo e soprattutto speranze per un sereno avvenire, rinsaldate da un caloroso abbraccio di gruppo che unì ognuno dei suoi ospiti prima che quell'attesissimo Natale avesse fine, rendendolo perfetto anche dopo uno sfortunato e a dir poco rocambolesco SOS nella neve.  
 
 
 
Quando ormai manca poco alla fine di questo primo giorno di primavera, rieccomi con la sedicesima storia di questa raccolta, che ci fa immergere in un altro spaccato di vita della nostra cara fata Kaleia, alle prese con un inizialmente triste e in seguito gioioso Natale reso perfino migliore dalla presenza di coloro che ama, nonostante il disastro che rischia di mandare tutto a rotoli. Scriverla mi è piaciuto davvero, e spero abbia avuto lo stesso effetto anche su di voi,
 
Emmastory :)
   
 
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