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Autore: Leatessa    22/03/2019    1 recensioni
POSTATO CAPITOLO 28
Dalla storia:
“Possibile che nella nostra famiglia, nessuno e sottolineo nessuno, sia in grado di comportarsi normalmente? Chi ha avuto questa idea? Io non intendo partecipare … non contate su di me …”.
Quelle furono le ultime parole famose di Albus Potter. Ovviamente, come giusto che fosse, prese parte all’iniziativa.
Quella domenica mattina, Rose lo buttò giù dal letto di malagrazia. Lo spinse sotto la doccia e tra una lamentela, un Merlino e un Salazar invocati a pieno Impeto riuscì a trascinarlo al villaggio.
-Lily, quindici anni di astuzia e prodigi, innamorata e senza freni darà inizio alla rivoluzione. Jim e Al aiuteranno il padre e la sua squadra di Auror nelle missioni più disperate. Il resto della combriccola sarà lì a dare una mano, l'amicizia riuscirà a tenerli tutti uniti?
La paura costringerà vecchi nemici e muovi amici a riunirsi ad uno stesso tavolo, per risolvere una serie di gialli che sconvolgeranno l'intero mondo magico!
Buona lettura...
{Capitoli:Prologo/Intro/Alla scoperta dei Black/Le disavventure di Lily&Tunia/La terrorista/Segreti di Famaglia/Le scelte sbagliate}
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'FORBIDDEN lOVE '
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CAPITOLO UNDICI

 
Il vento, su quella torre, le ghiacciava le caviglie. La temperatura era scesa di almeno dieci gradi e quella notte, molto probabilmente, avrebbe assistito ad una tempesta. Non le piaceva la pioggia, la irritava con quel suo rumore assordante. Quando non lavorava la quiete era la sua migliore amica. Il silenzio, che celavano le sue stanze, era confortante in confronto a tutto ciò che accadeva nella torre.
Il gufo che stava aspettando si poggiò sul suo braccio. Prese la missiva e per nulla intenzionata a prendere ulteriore freddo rientrò nella torre.
La torre era l’unico luogo in cui avesse mai vissuto. Lì, lontano da chiunque potesse vederli, vivevano solo lei e quel matto alchimista. Non era vero, da mesi a quella parte, avevano un’ospite molto rumorosa ma, lei, sapeva bene come calmarla.
Molto spesso arrivava un carro pieno di bambini. Non le era concesso avvicinarli. Avrebbe tanto voluto. Quando gridavano e piangevano, avrebbe tanto voluto scendere nelle segrete e zittirli tutti. Odiava i rumori assordanti. Silenzio.
Spezzò la ceralacca.
“Mia Signora, Le scriviamo per comunicarle che nella giornata di domani Lei, l’alchimista e la prigioniera, sarete trasferiti in un’altra residenza della Congregazione. Possiate passare una buona serata Lord Edwin”
Per la prima volta, nella sua vita, avrebbe messo piede fuori dalla torre. Era quello che voleva?

 
***

Louis Weasley, da circa quattro mesi, collaborava con gli Auror delle forze speciali, centro sicurezza nazionale, italiani. Il dipartimento “SNMI”, come aveva potuto costatare una volta arrivato a Roma, era un polo distaccato con sede a Bologna. Gli italiani distaccavano tutto, da come aveva capito Louis. Per la prima settimana era stato sballottolato qua e là, prima che capissero a quale dipartimento assegnare la missione richiesta dal Primo Ministro Inglese. Quando, finalmente, avevano preso una decisione la sede centrale gli aveva riferito di recarsi nella città di Bologna, iniziare a lavorare e sbrigare subito la faccenda, non avevano tempo e denaro da perdere loro.

Dopo due mesi, aveva trovato la sua routine. Aveva fatto amicizia con i colleghi. E aveva fatto amicizia con lei. Ricordava ancora il suo primo giorno al SNMI. Il capo lo aveva affidato a lei, che tutta scocciata della situazione se l’era portato in giro per il dipartimento. Era stata una guida pessima ma, non gliene faceva una colpa, Louis in quei mesi aveva imparato a conoscerla e aveva capito che il suo arrogante atteggiamento era dovuto al poco rispetto che gli Auror donna ricevano. E non poteva fargliene una colpa. I loro colleghi a malapena ascoltavano cosa avesse da dire e lei, nel bene o nel male, cercava in tutti modi di fare bene il suo lavoro.

“Non posso mollare! Darla vinta a loro. Sarebbe come darla vinta alla mia famiglia. Odiano la mia scelta, a parer loro avrei dovuto portare avanti l’azienda di famiglia e non andare in giro ad arrestare i cattivi!”. Gli aveva confessato, la prima sera che erano usciti insieme, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo.

Ora stava lì a guardarla, baciata dal sole, mentre sorseggiava un bicchiere di vino. Era “il giorno di riposo” prima della grande missione. L’indomani avrebbero fatto incursione all’interno di quel grande maniero, protetto da innumerevoli incantesimi, dove molto probabilmente avrebbero trovato risposte a molte domande.

I rapimenti in Italia erano stati considerevolmente inferiori che nel suo paese. E c’era un’unica ragione: i giovani machi e streghe che al compimento degli undici anni avrebbero frequentato Beauxbaton, da piccoli frequentavano “L’asilo della prima infanzia magica”. I genitori li accompagnavano e poi tornavano a prenderli, tutti i giorni. Grazie all’asilo i bambini erano costantemente al sicuro. Louis aveva fatto presente, a suo zio, che crearne uno in Inghilterra non sarebbe stata una pessima idea. Anzi…

“Una Lira per il tuo pensiero!” Marianna lo guardò ammiccante prima di girarsi e ordinare il secondo giro di bevute. “Pensavo, quando avremo finito con la missione, di portati in Inghilterra!”.
“Vuoi già presentarmi la famiglia? E poi… potremmo non uscirne vivi da questa missione!”
“Non pensarci nemmeno Maria. Tra due giorni a quest’ora prenderai una passaporta con me”. Prima che potesse rispondergli qualsiasi cosa la baciò. Forse il giorno dopo sarebbero morti, forse no. Non voleva perdere nemmeno un minuto.
 
***

“Non dovremmo essere qui!”

“È stata una tua idea!”

“Non per questo. È andato via giorni fa! Avrà portato tutto con sé, non ci sarà più nulla nelle sue stanze!”

“Tentare non nuoce. Non ci sarà, sul serio, più nulla di suo quando arriverà il nuovo insegnante di trasfigurazione.”.
L’idea era stata sua. Voleva passare del tempo con Lily e quale modo migliore se non cacciarsi nei guai e finire in punizione? E dire che era un Serpeverde. Rivoltatevi, miei avi, nella tomba!

Il professore AppleWhite aveva abbandonato il castello di tutta fretta. Senza dare il tempo alla preside Severa di trovare un sostituto. Da giorni erano senza insegnante di trasfigurazione. In quelle ore buca Scorpius, che Salazar lo abbia in Gloria pensava lui, aveva progettato l’incursione nelle stanze private del professore e si era sorbito un Hugo depresso che, a detta di Lily era utile alla missione. “È stato in quelle stanze innumerevoli volte e poi, si gentile Scorpius, è stato appena mollato!” gli aveva detto la prima volta che aveva provato a lamentarsi. Non ci aveva neanche più provato.

“Entriamo!”
Scorpius segui i due cugini dalla chioma fulva. Come era capitato lì?
“Non è rimasto nulla. Ha portato via tutto”. Come volevasi dimostrare. Quale mago avrebbe mai lasciato la sua roba incustodita? Con l’aggravante di essere appena stato interrogato dal ministero? Nessuno.
“Hugo?” Cosa avrebbe mai potuto fare Hugo? Trovare un nascondiglio segreto? Un doppio cassetto? Anche no!
Scorpius se ne era veramente pentito. Avrebbe rischiato una punizione per restare da solo con Lily. Volentieri. Ma quella era diventata una uscita a tre. E il terzo incomodo non era gradito.

“Non c’è nulla Lily, mi dispiace!”
“E tu non sai il motivo dell’interrogatorio?” Lily aveva provato centinaia di volte a fargli quella domanda. Senza successo. Hugo non sapeva nulla. “Ti ho già detto che riguarda sua sorella, la terrorista …”
“Hugo, nell’androne lui ha detto che investigavano su tutta la famiglia…”
“Sorella, famiglia, quale importanza vuoi che abbia? Torno in dormitorio. Voglio restare solo!”

Hugo li lascio lì, in quella stanza deserta che pochi giorni prima era stata il suo nido d’amore.
“Ci credi che in questa stanza, tuo cugino, si scopava Applewhite?”
“Ci credi che non abbiamo scoperto nulla e tutti i miei cugini sono in missione? Non posso chiedere a nessuno”
“Ci credete, Signor Malfoy e Signorina Potter, di esservi finiti in punizione?” Neville Longbatton li aveva scoperti. Erano fuori dai dormitori dopo il coprifuoco, nelle stanze di un docente, insieme. “Seguitemi nel mio ufficio!”.

 
***
 
“Al Chi.mo Ministro della Magia Harry James Potter
Il dipartimento SNMI la informa del prolungamento della missione dell’Auror Louis Weasley.
Le chiediamo, in merito, di provvedere al consenso, di missione in terra straniera,
del suo funzionario ministeriale.

In aggiunta, il dipartimento, richiede l’invio di un secondo Auror.
Cordiali saluti
Sottosegretario del dipartimento SNMI Ludovico Bonasorte” 
 
“Si tengono Louis e vogliono un altro Auror? Sono seri questi Italiani?” Harry era a casa sua. Sul suo divano. Le gambe di sua moglie poggiate sulle proprie, la televisione accesa al minimo e una tazza di tè fumante sul tavolino. “Non ho Auror da mandargli, che chiedano pure …”.

“Comunque c’è da dire a Bill che suo figlio non rientra nemmeno per l’estate!”
“Con quello che è successo tre sere fa, dobbiamo ringraziare che sia vivo. Seriamente è stato un disastro. È al ministero non ho nessuno che sappia analizzare quelle prove. Non abbiamo alchimisti!”.

L’incursione al maniero era stata un disastro. Due Auror italiani erano morti e altri due avevano riportati seri danni fisici. La squadra con cui collaborava suo nipote aveva ucciso tutti i maghi presenti nel castello. Infuocati dalla morte dei colleghi avevano perso la ragione, concludendo la missione con zero arresti. Nessuno da interrogare. Imbecilli!
Harry era stato costretto a farsi mandare tutte le prove dal SNMI. Purtroppo, non aveva a disposizione nessun esperto da mandare in Italia ad analizzarle e questo era un gran bel problema. Tutte le carte e i documenti che la squadra aveva trovato nel maniero erano protetti da potenti incantesimi, Hermione ci stava perdendo il sonno. Le attrezzature mediche, trovate per pura fortuna in una torre poco distante dal maniero, erano state portate in una sala dell’ufficio misteri. Era stato selezionato un gruppo scelto di medimaghi e di indicibili ma, non aveva ricevuto risposte. Nessuno di loro aveva mai visto nulla del genere.

“Ti basterà trovarne uno. Sei bravo a trovare le cose. Amore mio!”. L’unica cosa che avevano capito, che Hermione aveva dato per certo, era l’uso dell’alchimia negli esperimenti sui bambini. Doveva trovare un’alchimista.
“Ora vieni qui, basta con questi cattivi pensieri” Ginny gli si avvicinò piano. Gli bacio la fronte per poi scendere sulle sue labbra.
Harry quella sera era casa sua. Con sua moglie. E tutto andava bene.

 
***

Le avevano già tolto tutto: doveva ancora scontare due delle sei settimane di punizione che le avevano affibbiato due mesi prima; nella prossima partita di quiddicht avrebbero affrontato i Serpeverde e, se in caso le avessero impedito di giocare, avrebbero dovuto farlo anche con Malfoy. Albus era un bravo portiere ma, senza Malfoy come cercatore le serpi erano spacciate.

“Non ci posso credere. Cosa pensavate di fare? Non interrompetemi. Ho mandato un gufo alle vostre famiglie, informandoli della situazione. Mi vedo costretto a mettervi in punizione. Lily, conoscendo la tua situazione, sarai assegnata alle serre, per due fine settimana consecutivi. Scorpius, sei caposcuola e vicecapitano della squadra, ti toccherà la stessa sorte di Lily. Vi spiegherò il lavoro da svolgere sabato mattina alle otto in punto. Ora dritti nella vostra sala comune, nessuna deviazione o raddoppierò le settimane!”

Lily rientrò nel suo dormitorio. Non poteva credere che Neville, quel Neville, il caro amico di suo papà, il padre della sua migliore amica, quell’uomo bonaccione, sempre sorridente, le avesse assegnato una punizione nelle serre. Le detestava e se fosse stato possibile avrebbe volentieri mollato erbologia l’anno successivo.

L’idea di Malfoy era stata un disastro totale. Non aveva scoperto nulla di nuovo e aveva prolungato la sua agonia.
“Ti sei imboscata con Malfoy, cugina?” Suo cugino Hugo, da come poteva constatare, non aveva molta voglia di andare a dormire. Se ne stava lì seduto a prendere freddo, il camino era quasi completamente spento, a rimuginare sulla sua relazione. La sala comune era ghiacciata. “Sono in punizione con Malfoy e no, non ci siamo imboscati!”
“E questa cosa ti da molto fastidio, cugina …”
“Sai Hugo dovremmo parlare di te. Come ti senti? C’è qualcosa che non mi hai detto?”
“Lily! Come mi sento è palese a chiunque. Perfino la Signora Grassa mi ha chiesto che problema avessi… e, ti ho detto tutto. Tutto quello che so, Lily!”

Lily si rese conto di aver insistito troppo. Si sedette vicino al cugino e lo abbracciò. “Scusami. Non ho avuto tatto. Devi stare uno schifo … scusa Hugo”.
“Va bene. Mi riprenderò. Credo. Ora vado a dormire.” Suo cugino non aveva nessuna voglia di parlare. Era sempre stato così, sin da piccoli, lui non esternava i suoi sentimenti. Si chiudeva in sé stesso, metabolizzava, e agli occhi degli altri appariva come una statua di marmo. Intoccabile e fiero. Era successa la stessa, identica, cosa anni prima: durante il divorzio dei suoi genitori. Rose aveva reagito malissimo, lui sembrava ne fosse uscito indenne.

Lily osservò Hugo prendere le scale, amareggiata per tutta la situazione che si era venuta a creare. Poi cambiò idea, prima di scomparire sulla rampa le urlò “Buona fortuna con Malfoy!” e lei, anche quella sera, diede di matto. Per la fortuna di Alice Longbatton.

 
***

Louis Weasley aveva appena varcato la soglia della proprietà della famiglia di Marianna. Qualche ora prima si era recato all’ospedale magico italiano, aveva prelevato Maria subito dopo aver firmato le carte della dimissione e poi si era prestato ad accompagnarla a casa.

Decine di Ippogrifi volano liberi per la sconfinata prateria. Bellissimi. La famiglia di Marianna, da generazioni, allevava Ippogrifi da volo. Da quello che aveva capito e dalle informazioni che aveva letto sul “Mattino del Mago”, Fauno, uno degli Ippogrifi di loro proprietà, non perdeva un volo da mesi. Louis non era mai stato ad una gara di Ippogrifi, in Inghilterra non era uno sport di moda ma, i racconti di Marianna gli avevano suscitato un certo interesse.

“Hai mai cavalcato un Ippogrifo Lou?”

“No, dici che tuo padre mi lascerà farlo?”

Marianna rise, poi con slanciò apri la porta di casa. “Siamo arrivati, mamma papà!”
“Cara sei già qui, entrate non state sulla porta per l’amor di Dio!” La mamma di Marianna era una donna aggraziata. Le assomigliava terribilmente: avevano gli stessi capelli mori e ondulati e gli occhi chiari. E un sorriso incantevole. “Mamma, papà, vi presento Louis. Parlate lentamente, non conosce molto bene l’italiano. Siate carini!”

“Armando DeBettini, piacere. Accomodati! A ecco che è arrivata la nostra fantina”. Il padre e la sorella Giuliana erano due gocce d’acqua. Alti, tonici e con toni chiari. I capelli color grano e la pelle bianchissima. Completamente differenti in confronto a Marianna e sua madre, dai colori tipicamente mediterranei.

“Intendevi la tua figlia preferita, vero papà? Lou, ti presento mia sorella, Giuliana!”.
Louis Weasley passò un bellissimo finesettimana. I genitori di Marianna l’avevano accolto con un gran sorriso e molta disponibilità. Dalle loro storie, Maria, non aveva portato mai nessun ragazzo a casa e ciò lo riempiva di orgoglio. “Porterò quello giusto, mamma, non mi stancare!”.

Giuliana, la sorella, aveva provato ad insegnargli a cavalcare un Ippogrifo. Con scarsissimi risultati. Così vista la sua scarsa propensione al mestiere di fantino gli aveva insegnato a pulirli e spazzolarsi; gli aveva mostrato la preparazione del mangime degli ippogrifi, una serie di mix, studiati da lei e suo padre, appropriati alle diverse caratteristiche fisiche degli animali e, molto altro per una buona cura di quei magnifici animali.

Quella domenica, per la prima volta nella sua vita, aveva assistito ad una gara. Si erano smaterializzati subito dopo colazione, non che ci fosse il problema di dover prendere i posti migliori ma, da come aveva capito era un rito della loro famiglia. Arrivare prima, controllare l’umidità dell’aria e del suolo, la velocità del vento, la presenza di nuvole o di un sole accecante. Tutto per i piccoli accorgimenti che potevano mettere in atto solo prima della gara.
“Mia sorella è molto brava. Cavalca da quando è nata.”
“Tu?”
“In realtà sì, anche io credo di aver imparato prima a volare su un ippogrifo che a camminare … ma non avrei mai potuto fare la fantina. È dieci volte più pericoloso che fare l’Auror, credi a me!”

Louis credeva poco che fosse più pericolo. Questo, ovviamente, finché non assistette alla gara. Quindici ippogrifi con i fantini in groppa si sistemarono sullo start e poi via. Fu il delirio. L’apertura alare, scopri Louis, non era usata solo per il volo ma anche per disarcionare l’avversario. Non era un semplice volo ma una guerra tra volatili, guidati dai fantini che non solo si occupavano di mantenerli nella propria corsia, pena la squalifica, bensì guidavano la lotta ferrata tra le loro bestie. “E’ da barbari!”
“La gente muore in questo giorno, Lou!”
Louis aveva visto tante cose: i draghi in Romania, le sirene nel lago di Hogwarts, e una moltitudine di strane creature portate a lezione da Hagrid o alla Tana da Luna Scamander. Quel fine settimana, però, restò affascinato dallo sport magico più seguito in Italia e, per questo motivo, si ripromise che se la sua relazione con Marianna si fosse consolidata e se fosse uscito indenne da quella missione suicida, non avrebbe perso l’occasione di farsi insegnare a cavalcare una di quelle bestie. 

 
***

L’avevano legata. Stretta. L’avevano chiusa in un baule o qualcosa di simile, ne era certa. Era rannicchiata e le mancava l’aria. Sarebbe morta lì. Lontano dalle persone che amava.

L’avevano liberata. Era in una stanza. Non una prigione come prima ma, una stanza, con un letto e delle coperte. La stanza puzzava. Era piena di polvere. Nessuno stava lì da anni. Doveva scappare. Doveva alzarsi, camminare. Cercare una porta, una finestra, in quell’oscurità. Doveva liberarsi… tornare a casa.

Uno spiraglio di luce entrò dal muro opposto dove stava rannicchiata. Doveva alzarsi e scappare. Correre. Doveva… non riusciva ad alzarsi… ma lei doveva …
“Non puoi muoverti”. La voce di quella donna. La vedeva. La luce illuminava il suo corpo esile. La sua pelle diafana. I suoi occhi. Voleva urlare… dalla sua bocca non usciva un fiato. Urla. Scappa. Corri.
“Ti stancherai soltanto così, la pozione starà in circolo nel tuo corpo ancora per qualche ora. Non puoi fare nulla per salvarti. Starai qui per sempre. Con me! Conto i minuti che mi separano dalle tue urla…”
Era andava via. Era di nuovo sola. Non poteva salvarsi. Sarebbe rimasta lì fino alla sua morte. Per sempre.

Sperava, di cuore, che la prigioniera si riprendesse presto. Si annoiava da giorni senza le sue urla. La villa della Congregazione, per i primi giorni, aveva visto un via vai di gente. Lei non aveva mai visto tante persone tutte insieme. Aveva conosciuto pochissime persone nella sua vita. Quattro, cinque… Poi la villa si era svuotata. C’era lei, l’alchimista e la prigioniera. C’era Lord Edwin.

Quella villa era forse un luogo peggiore della torre? Lì, in quel luogo, le temperature erano alte e il profumo del mare le pungeva il naso ogni mattina. Aveva visto il mare per la prima volta. Lord Edwin l’aveva accompagnata. Avevano passeggiato. Era stato gentile con lei. Era sempre gentile con lei.

“Mia Signora, l’alchimista vuole vederla!”. L’alchimista era un altro problema che bisognava risolvere. Era del tutto inutile. Bisognava liberarsi di lui. Il prima possibile. Era questa la richiesta di Lord Edwin.




Buongiorno lettori, non è mia abitudine lasciare un commento nei capitoli, oggi faccio un'eccezione per scusarmi di aver pubblicato in ritardo. 
Spero sia stata una buona lettura 
Al prossimo capitolo Lea 
   
 
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