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Autore: AdhoMu    22/03/2019    8 recensioni
SOSPESA
[Lee Jordan/Gwenog Jones]
Dice l'Oracolo:
“Se sei un amante sfegatato di Pluffe e Boccini e il tuo sogno è quello di diventare il più grande cronista di tutti i tempi, esistono grandi possibilità che tu perda la testa per una stella del Quidditch.
Attenzione, però: se la stella in questione è una battitrice del calibro di Gwenog Jones la testa, oltre che metaforicamente, rischi di perderla anche in modo piuttosto... letterale”.
Una storia d'amore a colpi di mazza, di reggae e di Gossip sportivi.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwenog Jones, Lee Jordan, Ludovic Bagman
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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2. Could You Be Loved (and be loved)?
 
Pontwelly, Galles, 31 agosto 1994
Ludovic Bagman la seguiva con lo sguardo mentre lei, veloce come una saetta, zigzagava nel cielo. Raggiunto e affiancato il Bolide che lui le aveva lanciato, la giovane tirò indietro il gomito, prese la mira e lo colpì con forza, rispedendolo al mittente.
“Eccolo che arriva”.
L’ex battitore degli Wasps arrestò l’incedere della feroce sferetta con un provvidenziale Arresto Momentum; il contraccolpo, però, si fece sentire tutto da tanto il lancio della ragazza era stato potente. Ludovic avvertì uno scricchiolio sospetto al polso che reggeva la bacchetta, tanto che quasi se la lasciò sfuggire di mano.
“Vacci piano, Ludo” si disse “non sei più un diciottenne”.
Già.
Gli anni erano passati anche per lui e tutto, per ciò concerne le sue prestazioni sul campo da gioco, lo rivelava con una veridicità impietosa.
Ciononostante, però, la cosa non gli aveva impedito di accaparrarsi la graditissima compagnia di quella specie di bomba volante che in quel momento, dopo aver descritto un’elegante curva ad alta quota, tornava indietro a tutta velocità.
Ah, Gwenog.
Gwenog, Gwenog, Gwenog.
Una pura, vera, autentica e indiscussa forza della natura, sia sul campo da Quidditch che al di fuori di esso. Ottima, anzi no, eccellente giocatrice, fenomenale nel gestire le mazze, tosta da far paura, determinata come pochi oltre che dotata di innegabile bell’aspetto e – e qui veniva la parte davvero piacevole – irrimediabilmente infatuata di lui e della sua eterna fama di Leggenda Viva nel mondo delle scope.
Ludo sorrise fra sé e sé, compiaciuto.
Gwenog Jones, che stando alle cronache non aveva mai toccato il suolo se non per iniziativa personale, era letteralmente caduta ai suoi piedi quando lui, qualche mese prima, si era fiondato al campo d’allenamento delle Harpies per vedere con i suoi occhi le miracolose evoluzioni della giovane promessa del Quidditch gallese
Era brava, davvero brava, ma ciò non le aveva impedito di soccombere al fascino dell’ex battitore più famoso degli ultimi anni e così, fra un consiglio tecnico ed un drink nei più glamourosi locali magici di Londra, Ludo si era astutamente aggiudicato l'ambita possibilità di godere delle grazie di quella femmina più esplosiva della magidinamite irlandese.
Con la quale, però, il direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici si guardava bene dal farsi vedere in giro, consapevole del fatto che i circa quindici anni di differenza intercorrenti fra loro sarebbero probabilmente stati male interpretati dai perbenisti del Ministero, rivelandosi quindi letali per la sua carriera in rapida ascesa.
A lei diceva di mantenere la relazione in segreto solo ed esclusivamente per il suo bene, per evitare che tabloid, paparazzi ed esponenti del magigossip interferissero negativamente nel suo sfolgorante successo professionale. In realtà, però, Ludovic Bagman pensava soltanto a se stesso.
Un morbido swishh lo distolse dai suoi pensieri.
Gwenog era atterrata delicatamente sull’erba e, infilata in quella tuta gialla aderente che metteva in risalto il suo bel fisico scolpito dagli allenamenti, si dirigeva verso di lui a passo deciso. Il giallo (che lei portava spesso in omaggio alla sua ex Casa) le stava proprio bene e poi, pensò Bagman sorridendole allegramente, si abbinava perfettamente al colore che usava molto anche lui ma, nel suo caso, come reminescenza del suo passato di superstar delle Vespe di Winbourne.
Lo sguardo che Gwenog gli rivolse era duro, leggermente accusatore e, se Ludo non fosse stato sicuro di poterla piegare con un paio di moine ben piazzate, sarebbe stato capace di farlo sudare freddo.
“Benedetta ragazza” pensò, quando lei gli piantò la mazza fra le mani e lo oltrepassò senza troppi complimenti. Non l'aveva ancora perdonato del tutto per il fatto di averla piantata in asso durante la Finale dei Mondiali; anche se poi chissà perché, quando nel cuore della notte era andato a cercarla nella sua tenda, Ludo non l’aveva trovata.
Nervosa e rancorosa come pochi, quella gran bellezza di una battitrice.
Ma quanto accidenti gli piaceva?!
 
Hogwarts, novembre 1994.
Sala Comune dei Grifondoro.
- Che cosa vorresti dire?!
Cormac McLaggen assunse un’espressione ovvia e accavallò ostentatamente le gambe (a quel gesto, le ragazze presenti distolsero velocemente lo sguardo per evitare di imbattersi in scomode verità circa le abitudini mutandesche degli scozzesi), per poi rassettarsi attentamente le pieghe del kilt.
- Voglio dire – spiegò concitatamente il giovane – che uno, o l’ha fatto, o non l’ha fatto.
Katie Bell, che era praticamente cresciuta insieme a lui e lo considerava un fratello con il quale andarci giù pesante, gli rise in faccia:
- Ooooh!... Ha parlato la voce dell’esperienza!...
- Ha-ha – la punzecchiò Cormac, facendole una linguaccia. – Mentre tu, invece, vanti grandi passi avanti col tuo bel portierone...
Katie sgranò gli occhi, subitamente inviperita.
- Non ti azzardare a tirare in ballo Oliver!...
- Che non ti tocca nemmeno con un guantone...
La Bell digrignò i denti e sfoderò la bacchetta, facendo serpeggiare fra i presenti un’onda di panico misto a eccitazione.
- Ma Katie ha ragione – tagliò corto Angelina Johnson la quale, sebbene solitamente gli concedesse poca confidenza, non aveva peli sulla lingua. – Non mi risulta tu abbia molto da dire, su questo argomento...
Aussie Spinnet sospirò, rimuginando fra sé e sé.
“Ma perché mai” si chiese la ragazza, che era d’indole naturalmente riservata “bisogna sbandierare certe cose ai quattro venti?!”
Non la pensavano tutti come lei, ovviamente.
E difatti subito dopo, inoppurtuno come una grandinata su un campo di ciclamini appena sbocciati, George Weasley se ne saltò fuori con un indelicatissimo:
- Beh, magari il baldo Jordan ci potrà dire la sua in proposito!
I volti dei ragazzi e delle ragazze integranti il gruppetto si girarono all’unisono verso Lee che, in quel momento, si trovava accovacciato accanto ad un lustro magigrammofono, in procinto di far levitare sopra il piatto un vinile di reggae accuratamente selezionato.
- Ebbene, Ziggy? – lo incalzò Fred, sorridendogli incoraggiante.
- Ebbene cosa?
- Racconta.
- Racconta cosa?!
George gli si avvicinò e gli assestò fra le costole magre una gomitatina lieve.
- Di quest’estate, no?! Della tua esperienza nelle fratte.
Lee agitò la mano, come a minimizzare.
- Ancora con questa storia, suvvia...
Si vedeva lontano un miglio che non aveva la minima voglia di tornare sull’argomento; troppo tardi, però: l’insinuazione dei gemelli aveva portato alla luce un qualcosa di troppo succulento da poter essere accantonato così facilmente.
E Cormac, manco a dirlo, sbavava di curiosità.
-  Come-come-come? Jordan si è infrattato?!
- Così pare...
- Piantala, George – sbuffò il chiamato in causa, scrollando il capo coronato da treccine.
- Ma quindi?!
- Quindi niente, Cormac! – Lee sembrava piuttosto seccato. – Ho solo...
- Si è imboscato con una signorina misteriosa, dopo la Finale – spettegolò Fred, apparentemente orgogliosissimo del suo amico.
- Sì, ma...
- E come è stato?!
- Beh, per dire il vero – mugugnò Lee, imbarazzato (si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso e la cosa, contrariamente a quando faceva la cronaca delle partite, lo metteva a disagio) – non c’è stato il tempo di... insomma, sapete com’è: il Marchio Nero...
Sul viso di Cormac si dipinse la delusione più profonda.
- Ah. Quindi nisba.
- Mah, insomma – ribattè Lee, piuttosto ferito nel suo orgoglio di giovane maschio sessualmente (in)attivo. – Io credo che, se il Marchio Nero non fosse apparso, probabilmente avremmo...
- Ma non è successo – lo stoppò lo scozzese, caustico.
- No, ma è quasi successo...
- “Quasi” corrisponde a “non” – puntualizzò Fred che, quando voleva, riusciva ad essere più pignolo di suo fratello Percy. – Se Gazza dice “vi ho quasi beccati”, vuole dire che “non ci ha beccati”. Giusto?
- Beh, sì... però...
- E comunque – s’intromise a quel punto Angelina, alzando un dito – non ci avete ancora rivelato il particolare più sugoso.
- E sarebbe?
- Chi è mai la fortunata?
Sull’allegra combriccola calò un silenzio gravido di aspettativa, subito infranto da Fred che, in tono cospiratorio, bisbigliò:
- E qui risiede l’arcano, signori e signore.
- Già, perché vedete – continuò George, mentre Lee si lasciava andare ad una serie di borbottii di protesta – su questo dettaglio, contrariamente a quanto accaduto quella sera, il caro Jordan non si sbottona.
- Adesso basta, Weasley – lo redarguì Alicia, che avrebbe detestato trovarsi al centro di un simile polverone. – Non mi sembra proprio il caso di...
- AHA!
L’esclamazione di Leanne Kaplett, che fino a quel momento se n’era stata zitta zitta e immersa nella lettura dell’ultimo numero del Settimanale delle Streghe, fece sussultare l’intera compagnia.
- Quel Bagman!...
- Quello stordito di Bagman – la corresse Angelina alla quale, proprio come a quasi tutti gli amici riuniti quella sera intorno al caminetto, Ludo Bagman stava poco simpatico (ed era anche normale visto che, alla Finale dei Mondiali, il direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici ed ex Battitore dei Winbourne Wasps, aveva spillato un bel po’ di galeoni a destra e a manca con le sue subdole scommesse). – Che cosa combina, di bello?
- È stato visto in giro in compagnia di una gentil donzella.
- No! E di chi si tratta?
- Indovina?!
- Spara, Kaplett.
Gwenog Jones!...
- Oddio, “gentil donzella” non direi proprio... – commentò Fred, serio.
- Gentile o non gentile, questa sì che è una notizia succulenta! – esclamò Katie, lanciando un ceppo di legno nel caminetto con precisione di cacciatrice.
- Esatto – grugnì Cormac, anche lui scosso dalla ridarella. – Altro che l’amante immaginaria di Jordan...
Alle sue parole, tutti gli altri si unirono a lui in un'esplosione di ilarità generale.
 
Beh, non proprio tutti, a onor del vero.
Non Jordan, per esempio, che alla battuta di Cormac si era alzato in piedi e, fatta richiudere con un colpo di bacchetta la ribalta del grammofono, se n’era andato senza premurarsi di salutare.
E non Alicia che, dopo averlo visto rimanere immobile per una manciata di secondi, l’aveva seguito con lo sguardo mentre lui marciava alla volta del vano della scala a chiocciola immersa nella penombra.
La ragazza saltò in piedi.
- Non ce n’era davvero bisogno – sibilò all’indirizzo dei sei che ancora ridacchiavano di gusto, per poi affrettarsi a seguire l’amico.
Dovette affrettare il passo per stare dietro alle sue lunghe gambe e, quando lo raggiunse, lo trovò affondato in una delle poltroncine del salottino maschile, intento a tormentarsi la punta di uno dei suoi rasta sfuggiti al nodo con cui soleva tenerli legati in alto sulla nuca.
- Aussie – la salutò lui, non appena Alicia ebbe fatto ingresso nel suo campo visivo.
- Posso sedermi?
- Accomodati.
Lei gli sedette dirimpetto e si sporse in avanti, in un lieve ondeggiare della folta chioma colore del grano. Lee si accorse subito che Alicia aveva intenzione di dirgli qualcosa, ma la ragazza non si decideva a prendere parola.
- Che succede? – le domandò allora.
- Sono io che lo chiedo a te – replicò lei, scuotendo la testa. – Sei strano. E lo sei da un po’.
Lee le sorrise, grato.
Era proprio una cara, cara amica quella piccola folgore bionda venuta dall’altro capo del mondo. Una presenza costante, sulla quale aveva potuto contare fin dal primo giorno di scuola quando, dopo aver preso posto per caso nella stessa carrozza, si erano conosciuti a bordo dell’Espresso di Hogwarts.
- Niente di che, Aussie – le rispose, sforzandosi di suonare neutro. – È solo che a me, dopo un po’, certi discorsi stufano.
- A chi lo dici – rise lei, che aveva sempre detestato sbandierare in giro i suoi affari personali. – Però guarda che, anche se non ti va di parlarne, io ti credo.
Lui le rivolse un’occhiata interrogativa.
- Beh – chiarì Alicia, sincera. – Non ritengo tu abbia avuto un flirt immaginario, ecco.
- Oh. Ti ringrazio.
- E penso davvero – proseguì lei, decisa ad andare a fondo  con quella storia - che abbiano esagerato anche se, a voler dire le cose come stanno, non è proprio da te prendersela per una cosa così.
Lui alzò i caldi occhi castani su di lei e la fissò per un paio di secondi.
- Ma infatti – le disse poi, in tono cauto – non è per quello che me ne sono andato.
Alicia sgranò gli occhi.
- Ah no?
- No.
- E perché diavolo, allora...
- La notizia su Bagman mi ha fatto girare le palle.
Alicia rimase interdetta per un lungo attimo; attimo nel quale i suoi ingranaggi cerebrali girarono vorticosamente in cerca di un significato da attribuire alle parole di Lee, e che fu seguito da un’interiezione australiana particolarmente enfatica non appena tale significato le si affacciò con insistenza alla testa.
- Oddio. Non vorrai dirmi che... che ti sei imboscato con Gwenog Jones?! – gli chiese, esterrefatta; e la sua espressione doveva essere talmente sbigottita che Lee non seppe trattenere un accenno di risata.
- Beh, diciamo che...
- CAZZO, JORDAN!
Lee si guardò intorno velocemente e le fece cenno di abbassare la voce, affrettandosi poi a precisare:
- Sì; ma non è che abbiamo... insomma: c’è stata quella storia del Marchio Nero...
- Va beh, però comunque... cioè: è Gwenog Jones, cazzo!...
- Lo so benissimo!
- Cazzo!...
- Cazzo davvero.
Alicia saltò in piedi e gli scoccò un’occhiata in tralice.
- E quindi?
- Quindi cosa?
- Come la mettiamo?
Lee sbuffò.
- Semplice. Non la mettiamo.
E all’amica, che lo guardava con le labbra risucchiate all' indentro per l’agitazione, disse poi:
- Con ‘sta storia di Bagman, poi...
- Ma lei, Ziggy, ti piace?
Lee le indirizzò un sorriso sognante.
- Sinceramente? Mi fa andare giù di testa!
- Oh, per Godric!...
Alicia si premeva le mani sulla bocca spalancata e saltellava tutt’intorno; non sembrava neanche più lei.
- Devi fare qualcosa!
- Ma dai. Ma che cazzo vuoi che faccia?!...
- Non so, devi...
- Aussie – la interruppe lui, zittendola con un mini-languelingua. – Ma mi vedi? Non sono che un moccioso, al suo cospetto.
- Oh.
Alicia si risedette, pensierosa.
Perché Jordan aveva perfettamente ragione, accidenti a lui. Al confronto dei diciannove anni compiuti di Gwenog, i quasi diciassette di Ziggy lo facevano risultare una specie di poppante. Eppure, per qualche oscura ragione, lei lo aveva baciato. Quindi chissà che una qualche speranza, alla fin fine, non ci fosse.
Sempre che, ovviamente... ah! Dannato Bagman! Alicia, che pure non era mai stata un tipo aggressivo, si sentiva prudere la bacchetta dalla voglia di affatturarlo.
- Un’idea ci verrà, dai – gli disse in tono rassicurante, puntando i piedi calzati da scarpette da quidditch sul bordo della poltrona. – Nel frattempo, passando ad argomenti più terra-terra...
- Beh, piú terra-terra di così... mi ha riempito di muschio...
- Scemo. Dicevo: e il Ballo del Ceppo?
- Ah, ecco – il ragazzo sedette più dritto. - Dunque: stavo pensando di chiedere ad Angelina...
- Off-limits, mio bel fair dinkum. Ci va già con Fred.
- Oh – si rammaricò Lee. – Sono proprio uno sfigato.
- Ma smettila.
- E tu, con chi ci vai?
Alicia rise di gusto.
- Con te.
Lui la guardò piuttosto sorpreso. Carina com’era, si era aspettato che Alicia fosse già impegnata da mesi.
- Non sapevo fossi sola.
- Detesto quel tipo di evento mondano, lo sai. Stavo giusto pensando di passare la serata sotto al piumone con Uluru (*) – dichiarò lei, fingendosi disgustata. - Che poi, le Sorelle Stravagarie manco mi piacciono. Vuoi mettere con gli AC/DC?
- Ah, Gwen le adora. Me l’ha detto quella sera, sai.
- Oh, Merlino caro. “Gwen” – commentò lei, alzando al cielo le iridi chiare. - Sei proprio stracotto, amico.
- E tu sei una tesorona, Aussie – le disse lui, strapazzandola in un abbraccio strizzaossa.
 
Post-scriptum:
(*) Uluru, nel mio HC, è l’ornitorinco domestico di Alicia.
Titoli dei capitoli (bellamente copiati dalle canzoni del vecchio Bob) a parte, preciso che le caratterizzazioni dei personaggi collaterali che inserisco qui corrispondono all’headcanon che ho sviluppato nelle mie precedenti storie, nel corso del tempo. E così, per esempio, Cormac va in giro col kilt, Katie e Oliver si sono messi insieme all’ultimo anno di lui, Alicia è australiana (da cui la sua predilezione per il gruppo rock di Sidney) ed il cognome di Leanne è Kaplett. E Lee e Alicia sono amici, amici, amici, per Salazar e per la gioia di quel niente affatto garrulo pozionista di Basteen MacDandee (goooood vibes, maaan!!!)
Approfitto di questa seconda batteria di note per invitare tutti i lettori a fare un salto nella sezione “Aggiungi personaggi”, gentilmente segnalatami da Ems, ed inserire un voto affinché Gwenog Jones ed Eloise Midgen entrino ufficialmente a far parte della lista dei personaggi!
   
 
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