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Autore: Nisi    04/05/2005    9 recensioni
Harry Potter da solo non ce la può fare a sconfiggere Voldemort. E neanche i Grifondoro da soli ce la possono fare. L’unica possibilità è che le quattro case dimentichino i loro contrasti e si uniscano. Così, almeno, dice una profezia vecchia di secoli. Nel frattempo, Voldemort ed i suoi Mangiamorte raccolgono le forze. Ma chi sarà a dare una mano ad Harry? Che strano legame magico si creerà tra i componenti del gruppo e perché? Tinte fosche, situazioni tragicomiche, un amore difficile e la nascita di un’amicizia alquanto improbabile. Ginny/Draco, ma anche altre coppie.
Genere: Avventura, Commedia, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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lo sapeva, se lo aspettava. Il mattino arrivò fin troppo presto per Ginny, nonostante avesse passato la notte a girarsi nel letto, cercando inutilmente una posizione comoda che le avrebbe permesso di addormentarsi.

Quando sentì i primi movimenti delle compagne di dormitorio, scostò le tende del suo baldacchino e si precipitò in bagno per farsi una doccia che sperava l’avrebbe aiutata a togliersi dal viso quell’aria imbambolata che aveva sempre in viso ogni volta che passava una notte insonne.

Lo specchiò l’apostrofò con aria preoccupata:”Ginny cara, sei più pallida del solito, sicura di sentirti bene”.

Insolitamente acida, Ginny lo rimbeccò:”certo che li sai fare proprio bene, tu i complimenti alle ragazze, vero?”

senza attendere risposta, Ginny si tolse pigiama e biancheria, seminandoli per tutto il bagno.

Doccia fredda, doccia fredda, doccia fredda.

“Hey! Che freddooooooooooo! Ma che ti prende” urlò Ginny al porcospino miscelatore.

“Signorina Weasley, devo ricordarle che è stata lei a richiedere una doccia fredda!”

“Ho pensato fredda e non gelata!” afferrò la boccetta del magoschiuma alla vaniglia che usava sempre e ritornò al dormitorio, dopo essersi vestita in fretta ed asciugata alla bell’e meglio.

Se il buongiorno si vede dal mattino, qui stiamo freschi, pensò Ginny con un’umore felice come il mal di denti e ridente come un funerale.

Finì di infilarsi calze e scarpe e si diresse nella sala grande per far colazione.

Si sedette sulla panca accanto ad Hermione, arrancando per trovare un muffin e la marmellata di fragole, quando Hermione le presentò un piatto pieno di muffin già farciti di marmellata ed accuratamente imburrati.

“Oh, grazie Hermione, sei gentile…”

Hermione tossicchiò imbarazzata:”ma figurati. Gin, sai per caso che cosa prende Luna per colazione?”

“No, ma non è necessario, stai tranquilla, Hermione…” ribattè Ginny.

“Hai dormito bene, Ginny?” chiese ancora la ragazza.

“Per la verità non ho dormito affatto”. Rispose Ginny, ma se ne pentì immediatamente perché il viso di Hermione prese un’espressione estremamente allarmata.

“Oh, ma allora devi riposarti, hai bisogno di essere in forze per stasera, dovrai usare tutte le tue energie” “Hermione, va bene così”.

“…. Perché sicuramente ne avrai bisogno, tu e Luna avete un compito molto importante….”

“Hermioneeeeeee”

“di conseguenza è necessario che entrambe possiate attingere a tutte le vostre”

“Hermione, basta” la bloccò Ginny alzando la voce.

Al tavolo di Grifondoro ci fu un immediato silenzio.

Hermione era arrossita ed aveva interrotto bruscamente il flusso di parole che le stava fluendo dalle labbra.

Harry interruppe quel silenzio imbarazzato nel modo peggiore:”Ginny, dormito bene stanotte?” tacendo improvvisamente quando Ginny lo bruciò con lo sguardo.

Harry ritornò alla sua colazione pensando cupamente che quasi quasi preferiva quando Ginny gli moriva dietro.

Arrivò Ron che si sedette accanto ad Hermione:”Ginny, dormito bene?”

Ginny si nascose il viso tra le mani:”Potente Merlino, ma cosa ho fatto io di male per meritarmi questo, ti prego, dimmelo!”

Ginny vide Neville che stava ridacchiando di fronte a lei:”Ginny, non ti chiederò come hai dormito, non ti preoccupare”.

“Ragazzo saggio” interloquì Susan che nel frattempo si era seduta accanto a Neville.

Ginny si alzò per recarsi alla prima lezione.

Mentre attraversava il corridoio di Guendalina la Sguercia sentì una voce nota dietro di lei che la chiamava.

Si girò. Il corridoio era deserto, c’erano solo lei e Malfoy.

“Malfoy, quale onore, ti degni di parlarmi” comiciò Ginny, acida.

“non ti sto parlando, Weasley, ti sto solo informando che dovresti tenere a freno quella lingua biforcuta che ti ritrovi, così come il tuo caratteraccio infernale. Con quella piazzata di stamattina avresti potuto farci scoprire tutti… se solo i Grifondoro fossero stati più intelligenti, beninteso, ci avrebbero beccato subito!” la rimbeccò Draco.

“ah, infernale! Il mio carattere sarebbe infernale? Va bene, lo ammetto, il mio carattere non è dei migliori, ma non osare definirlo infernale, va bene? Come osi dire quella parola a me, tu sei stato immerso fino al collo nelle arti oscure fino qualche settimana fa… da che pulpito viene la predica… infernale… non sono io che ho un padre mangiamorte….”

Ginny si sentì afferrare per le braccia.

Forte.

La stretta di Draco le stava facendo male.

Una risata beffarda, aspra, cattiva.

Che non gli aveva mai sentito.

“E’ vero, Weasley…. Sono immerso nelle arti oscure… è meglio stare lontani da noi Malfoy. siamo maledetti…. pericolosi”

Una risata senza gioia risuonò nel corridoio.

Ginny si sentì stringere ancora di più, e sentì le labbra di Draco che si posavano con violenza sulle sue facendole male, mordendola quasi, mentre il corpo di lui la inchiodava al muro freddo.

Un senso di terrore invase GInny, che stranamente sentì anche la rabbia ed il desiderio del ragazzo confondersi con la sua paura….

Ma c’era qualcosa d’altro… disperazione, forse?

Dov’era finito il Draco che l’aveva baciata così teneramente in riva al lago, una notte di un secolo prima? Perché faceva così?

Ginny cercava disperatamente di divincolarsi dalla ferrea stretta del ragazzo.

Lui era più alto e più forte di lei e dibattersi era inutile.

La teneva ferma inchiodando i fianchi contro i suoi e muovendosi contro di lei.

Le aprì le vesti bruscamente e le fece male stringendole un seno nella mano.

Ginny sentì le lacrime scorrerle silenziosamente lungo le guance. Ginny aveva smesso di lottare, gli occhi chiusi per non vedere quel viso sul suo.

Ora la mano di Draco si stava facendo strada sotto la camicetta di Ginny, che mormorò inconsapevolmente “Draco… no, non così”.

Draco rimase pietrificato sul posto.

Si staccò lentamente da lei e quello che vide, che aveva causato lui, non gli piacque per niente.

Una Ginny spaventata, terrorizzata, che piangeva per la sua violenza, ma anche una Ginny che provava ancora qualcosa per lui, nonostante tutto.

Non andava bene. Non andava affatto bene, pensò con la mente, mentre con l’anima pensava tutt’altra cosa.

Draco si riavvicinò e le riabbottonò la camicetta, mentre lei continuava silenziosamente a piangere.

La guardò per un attimo in maniera indecifrabile, aprì la bocca per aggiungere qualcosa, poi la richiuse e scosse la testa.

“Weasley, vai a lezione, sbrigati” disse poi rudemente.

Ginny annuì, mentre lui lanciandole un’ultima occhiata si avviò lungo il corridoio ancora deserto.

Ginny stette a guardarlo mentre scompariva oltre un angolo, le lacrime che ancora le rigavano le gote.

Rabbiosamente, Ginny le deterse con una mano. Raccattò i libri da terra e si recò a lezione.

Come se niente fosse accaduto.

Come se Draco non le avesse schiacciato il cuore sotto ai piedi.

Come se Draco, in quel momento non si stesse odiando per quello che le aveva fatto.

* * *

Ginny non seppe mai dire cosa successe poi, tra l’inizio e la fine delle lezioni.

Ipotizzava che si fosse trascinata tra una lezione e l’altra, avesse piluccato qualcosa tra pranzo e cena.

Ironicamente, non sapeva più a cosa pensare, a quello che l’aspettava quella sera oppure a quello che le era accaduto con Draco.

Si dava della stupida.

Stava pensando alle sue pene d’amore quando avrebbe dovuto focalizzare tutta la sua attenzione al compito che attendeva lei e Luna per quella sera.

Nel corso di vari cambi di aula, Ginny incrociò spesso lo sguardo di Luna, che la fissava con un misto di affetto e di apprensione.

Ginny si domandò come si sentisse, ma non osò avvicinarsi a lei.

Hermione aveva ingiunto alle due ragazze di evitare comportamenti sospetti, per non dare nell’occhio.

Ginny e Luna solitamente si incontravano per far due chiacchiere dopo cena, per cui si era deciso che le ragazze non avrebbero dovuto scambiarsi più di un saluto od un sorriso tra una lezione e l’altra.

Precauzione che a Ginny sembrava eccessiva, ma dopo che Hermione si era lanciata in una filippica sul tema “Ad Hogwarts anche i muri hanno orecchie”, aveva messo da parte le sue perplessità ed aveva accontentato l’amica.

Dopo tutto, quello che diceva Hermione era sempre sensato, mentre quello che diceva lei… va bene, meglio lasciar perdere.

Seduta al tavolo durante la cena, Ginny era silenziosa.

Cincischiava il cibo con la forchetta mentre gli altri compagni di Grifondoro facevano finta di non studiare ogni sua mossa ed Harry continuava a far cader la forchetta per potersi chinare e lanciare occhiate piene di preoccupazione al tavolo di Corvonero.

Un paio di volte, Ginny intercettò lo sguardo di Malfoy su di sé e tutte le volte voltò il viso dall’altra parte, sentendo mille spilli che le si conficcavano nel cuore.

Quando Merlino volle, la cena finì.

Hermione aveva insistito che mangiasse una porzione di zuccotti di zucca e lei l’aveva accontentata, mentre la paura si faceva piano piano largo nella sua anima.

Lenta ed inesorabile.

Risalì nel dormitorio, si sedette sul letto a baldacchino, lanciò un incantesimo di silenzio e, appoggiata la testa sulle ginocchia, diede sfogo a tutta la sua pena….

Le cortine di pesante velluto rosso, si aprirono improvvisamente e Ginny vide Hermione che la guardava seria.

Compunta.

Preoccupata.

“Ginny…..”

La ragazza levò sull’amica gli occhi rossi di pianto.

“Posso fare qualcosa?”

Ginny scosse il capo.

Hermione le posò la mano sulla spalla “Allora andiamo. E’ ora”.

Ginny si alzò dal letto, indossò il vecchio mantello di Bill e, assieme ad Hermione uscì dal ritratto.

Hermione drappeggiò su entrambe il mantello dell’invisibilità che aveva prestato loro Harry.

Scesero cautamente le scale cercando di fare meno rumore possibile e si inoltrarono in un dedalo di corridoi, fino a che si trovarono al portone principale.

Silenziosamente, lo aprirono ed uscirono, dirigendosi verso la foresta.

“Hermione, dove sono gli altri?” chiese Ginny.

“sono usciti tutti separatamente, alla spicciolata, per evitare sospetti” spiegò Hermione con voce incolore.

Ginny annuì. Sempre sensata, la cara Hermione. Pensava a tutto.

Ripresero a camminare silenziosamente.

Era l’equinozio di primavera. Una strana energia pervadeva l’atmosfera attorno alla foresta.

Il freddo non aveva ancora allentato del tutto la sua morsa sul suolo scozzese, ma qua e là si scorgevano piccoli segni dell’arrivo della primavera: primule gialle facevano capolino dall’erba, il vento non era più così tagliente come qualche giorno prima… la luna era piena…

Ginny sorrise, prendendo ciò come un buon auspicio.

Arrivarono al limitare della foresta.

Hermione mormorò:”Reducto” ed il mantello diventò un quadratino di stoffa che si fece scivolare in tasca.

Non appena le due ragazze furono visibili, da dietro gli alberi uscirono gli altri sei componenti del gruppo.

Susan andò subito verso di lei e la abbracciò strettamente.

Draco la guardò di sottecchi e la prese in giro:”Bones, non è mica moribonda”

Susan si girò a guardarlo in modo strano, ma non disse niente.

Luna si mise accanto a Ginny, le prese la mano per un attimo e la strinse.

Ginny le sorrise lievemente.

Hermione, pratica, cominciò a mormorare una serie di incantesimi riscaldanti e protettivi per le due ragazze.

Pochi minuti dopo, circondata da un silenzio di tomba, Hermione mormorò:”io ho finito. Potete andare”

Nessuno si mosse, fino a che Harry prese Luna tra le braccia e la strinse forte.

Susan si girò a guardare Draco che pareva inchiodato al suolo e guardava a sua volta Ginny, che gli voltò le spalle.

Susan lanciò ai due un’occhiata piena di tristezza, ed abbracciò Ginny e Luna.

Dopo che tutti (o quasi…) ebbero salutato le due ragazze, si allontanarono per nascondersi.

Ginny e Luna rimasero sole.

Luna, levando su di lei gli occhi chiarissimi le chiese:”Sei pronta, Gin?”

“Più o meno” fu la laconica risposta.

In silenzio, anche loro come Neville la notte prima, cominciarono ad inoltrarsi nella foresta.

* * *

camminavano in silenzio, l’una accanto all’altra, senza guardarsi.

Le loro mani quasi si sfioravano, ma non c’erano parole tra le due ragazze.

Non ce n’era bisogno.

Almeno, non in quel momento.

Luna stava facendo luce con la sua bacchetta.

Ginny, invece, stava in guardia, anche lei con la bacchetta pronta nelle mani.

Ginny se la cavava meglio di Luna con gli incantesimi, per cui, Ginny stava all’erta e Luna faceva luce.

Tacito accordo.

Avanzavano lentamente nella foresta, ma non avevano idea di dove si trovassero al momento, né dove stessero andando.

La notte era tersa, la luna aiutava a fare un po’ di luce. Ginny scrutò attentamente il terreno.

Non era la stessa strada fatta da Neville, non c’erano tracce visibili.

Proseguirono ancora un po’.

Ginny si girò verso Luna e la osservò. La sua faccia era impassibile, come se non stesse provando alcuna emozione. Si chiese se avesse paura. Probabilmente no. Luna non era tipo da aver paura.

“Perché mi stai guardando, Ginny?” chiese quieta Luna senza voltare la testa e continuando ad avanzare tra le gli alberi.

“niente, Luna, niente”. Rispose Ginny

Luna fece un sorriso, appena abbozzato:”Se non me lo vuoi dire, non importa…. Ma non dire che non è niente”.

“Mi chiedevo…. Mi chiedevo se tu non hai mai paura, Luna” si girò a guardarla ancora più attentamente. Luna sembrava in trance, gli occhi fissi davanti a lei. che cosa nascondeva Luna Lovegood? C’era in lei più di quanto facesse intendere?

“Non lo so, Ginny. Non me lo sono mai chiesto” rispose lei, semplicemente.

Ginny si arrestò:”Luna! Cosa intendi dire con non me lo sono mai chiesto?”

“Quello che ti ho detto. Non ci ho mai pensato” rispose pacata la Corvonero.

Ripresero a camminare.

Ginny cominciò a pensare che quelli che la chiamavano Lunatica qualche ragione ce l’avevano.

“Luna, ma l’anno scorso, nell’ufficio Misteri, quando i Mangiamorte ci inseguivano… tu non avevi paura”.

“No.” Luna aveva risposto nello stesso tono che avrebbe usato se qualcuno in quel momento le avesse chiesto se desiderava un cioccolatino.

“Perché?” chiese ancora Ginny.

“non ne vale la pena, Ginny. Noi dovevamo uscire da lì.Paura o non paura. Non sarebbe servito a niente averne” rispose Luna con voce assente.”qualsiasi cosa tu faccia, se devi andare oltre il velo, ci vai… per Sirius Black era tempo. Per noi altri no”. Fu la lapidaria conclusione della sua amica.

Luna le aveva detto queste ultime parole guardandola in faccia con un’espressione insolita per lei.

Ginny era abituata alla sua svagatezza, a quei vaqui occhi azzurri. Ora, negli occhi chiari di Luna brillava una scintilla di consapevolezza che le era del tutto estranea.

Quasi la spaventò.

Ginny questa Luna non l’aveva mai vista. Sapeva benissimo che la sua amica era di più di quello che sembrava…. Aveva avuto già parecchie occasioni per constatarlo. Ma la Luna che aveva accanto quella sera, sembrava un’altra…. Così lucida… e determinata…

Ginny scosse il capo. E continuò a camminare accanto alla Corvonero.

Una civetta tubava sopra di loro. Un gufo le rispose. Un merlo saltò fuori dal cespuglio.

Quella notte, la foresta brulicava di vita.

Sembrava che tutti i suoi abitanti fossero contagiati da quella strana energia che Ginny aveva avvertito, forte, su di sè. Che Luna la avvertisse ancora più di lei?

Ginny sentì un rumore provenire da dietro le sue spalle.

Afferrò la mano di Luna e le chiese sottovoce “Hai sentito qualcosa?”

“No, io no” mormorò Luna, sempre guardando innanzi a lei

“e allora neanche io”.

Nonostante ciò, i sensi di Ginny si misero all’erta.

Proseguirono lentamente e silenziosamente, addentrandosi sempre di più nella foresta. Le fronde erano sempre più fitte, la luce della luna non filtrava più, non c’erano neanche più le ombre. L’unica fonte di luce, il puntino luminoso che proveniva dalla bacchetta di Luna.

Ginny avvertiva lo stormire delle foglie. La sua schiena si irrigidì. Era il vento…. Oppure qualcuno le stava seguendo? Si girò ancora per controllare la situazione dietro di lei.

Luna pareva non accorgersi di niente.

Ancora le foglie si mossero dietro le due ragazze. Ora Ginny era terrorizzata.

Disperata, chiese a Luna:”Ma davvero non senti niente, Luna?”

La Luna di pochi minuti prima, mortalmente calma e mortalmente pallida, si girò verso di lei:”Qualcuno ci sta seguendo, Ginny… è dietro di noi e ci segue da un buon quarto d’ora…”

Ginny fece per girarsi, ma la sua amica la bloccò:”No, Gin. Continua a camminare. Se volevano ucciderci, potevano già farlo… siamo in mezzo alla foresta, da sole. Meglio stare calme e vedere cosa succede”.

Goccioline di sudore freddo imperlavano la fronte di Ginny. Prese Luna per mano e le due ragazze si inoltrarono sempre più nella foresta.

Ora, non sentivano solamente foglie che si muovevano dietro di loro, ma anche rami calpestati da qualcuno….

O qualcosa.

“Forse ci vogliono spingere sempre di più nella foresta… per metterci meglio in trappola” mormorò Ginny.

Luna scosse lentamente il capo:”No, Gin. In fondo, siamo noi che decidiamo dove andare…. Forse vuole solo sapere cosa siamo venute a fare qui… non è il nostro territorio, ha tutto il diritto di scoprirlo..”

“Dici bene, giovane puledra umana” una voce profonda dietro di loro le fece voltare.

Da dietro un albero, uscirono tre centauri.

Ginny si sentì rizzare i capelli in testa.

Il ricordo di cosa era successo l’anno prima a Dolores Unbridge le balzò prepotente alla mente. Strinse la mano di Luna, ancora una volta, ancora più forte. Luna trasalì per il dolore

Galoppando agili, i tre centauri si avvicinarono alle due ragazze e due di loro le strinsero in una ferrea morsa, immobilizzandole.

Ginny cominciò a divincolarsi furiosamente, mentre il centauro la guardava divertito; sembrava il più giovane dei tre. Luna era immobile, gli occhi persi nel vuoto, come se fosse perfettamente a suo agio tra le braccia del centauro che la bloccavano.

“Lasciami andare… “ Ginny odiava sentirsi la più debole e soprattutto sentiva la paura prendere il sopravvento su di lei.

“Ti ho detto di lasciarmi andare… cosa ti ho fatto? Non voglio fare niente di male in questa foresta, voglio andarmene”

“hai già fatto abbastanza, invece, giovane puledra umana. Abbiamo detto ad Hagrid ed al vostro amico con la cicatrice che non siete più i benvenuti nella nostra foresta. Ma voi continuate a disobbedire… ieri è venuto quel ragazzino, ora voi due…”

Ginny cercava di liberarsi disperatamente, ma ad ogni movimento, la stretta del centauro diventava sempre più salda.

La sua bacchetta era caduta a terra, a pochi metri da lei… non ce l’avrebbe mai fatta a prenderla. Lacrime di frustrazione le riempirono gli occhi…. Ma forse…. Piano piano

Si sporse impercettibilmente verso la bacchetta e mormorò:”Accio bacchetta”.

Successe in un attimo, la bacchetta planò fra le mani di Ginny, prendendo completamente di sorpresa i centauri e…

“Stupeficium!”

la maledizione fu seguita da un lampo accecante.

Improvvisamente, Ginny e Luna si trovarono libere.

Luna si girò a guardare i centauri svenuti.

“Andiamo, Ginny, non c’è un attimo da perdere. Le maledizioni non sono molto efficaci sui centauri e non hanno mai grossi danni… fra poco si sveglieranno… “ agguantata Ginny per un braccio, cominciò a correre, trascinandosi dietro l’amica.

Luna aveva le gambe lunghe… e correva veloce, mentre Ginny le arrancava dietro.

Passavano velocemente tra cespuglie e sterpaglie e le gambe delle due ragazze si riempirono ben presto di graffi profondi.

Ma nonostante tutto, le due continuavano a correre più velocemente possibile, alla disperata ricerca dell’unicorno.

Che non si vedeva da nessuna parte.

La luce che proveniva dalla bacchetta di Luna era molto fioca.

Ed infatti Luna inciampò in un sasso e battè il ginocchio. Si rialzò immediatamente.

“Andiamo, Ginny”

quella frase…. Ripetuta all’infinito

“Luna, stai perdendo sangue” obbiettò Ginny

ancora quegli occhi strani:”Lo so, ma non importa… Andiamo Ginny”

la prese per mano e continuarono a correre.

Ginny non sapeva come facesse Luna a correre così velocemente e per così tanto tempo senza sforzo apparente.

Lei, invece si sentiva i polmoni in gola e cominciava a non farcela più, a non avere più fiato.

Dopo pochi secondi Ginny si fermò.

Luna si girò e la fissò negli occhi

“Luna… io non ce la faccio più, lasciami qui!” implorò Ginny, appoggiandosi pesantemente ad un grosso sasso accanto a lei ed ansimando, la testa gettata all’indietro, gli occhi chiusi.

Luna scosse la testa e tese la mano:”Sto correndo veloce. Vedrò di rallentare, andiamo Ginny!”

Ancora un “Andiamo Ginny” e francamente si sarebbe messa ad urlare.

Si lasciò condurre e ripresero la corsa.

Era notte inoltrata, ma comunque l’alba non era lontana.

Da quanto tempo si trovavano in quella maledetta foresta? Ne sarebbero mai uscite? Dubbi atroci riempivano l’animo di Ginny.

Questi pensieri la lasciarono immediatamente.

Quando la ragazza sentì un rumore di zoccoli avvicinarsi.

Sempre di più.

Sempre più vicino.

E più vicino ancora.

“Luna, ci stanno raggiungendo” ansimò Ginny che continuava ad arrancare dietro la Corvonero.

“Lo so, Ginny, dobbiamo correre più veloce” urlò all’amica.

“Ci prenderanno comunque Luna”

Ginny vide Luna scuotere il capo, mentre la strattonava ancora una volta:”No, se non smettiamo di correre”

Ginny si fermò e bloccò Luna, prendendola per un polso. Luna la guardò con occhi penetranti

“Luna. ci stanno raggiungendo. Non abbiamo scelta. Dobbiamo separarci. E’ meglio che prendano solo una di noi. L’altra può continuare a cercare l’unicorno”

“Ma…”

“Luna. ascolta” Ginny stava cercando disperatamente di riprendere fiato, portandosi una mano al petto mentre il rumore di zoccoli si avvicinava sempre di più.

“Io sono quella che sa fare gli incantesimi. Tu sei quella che corre veloce…. Io tengo a bada i centauri, tu scappi a cercare l’unicorno”

“Ma…”

Sentendo che ormai non c’era più tempo, Ginny urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: “PER L’AMOR DEL CIELO, LUNA, CORRI!!!!!!!”

Luna la fissò per un attimo, annuì e scomparve velocemente nella foresta.

Ginny cercò di andare dietro alla sua amica, ma quando sentì che i centauri l’avevano quasi raggiunta, cercò un posto riparato dal quale poter lanciare incantesimi senza rischiare troppo. Si nascose dietro un grosso masso

Albeggiava.

E faceva meno freddo, anche se il respiro di Ginny continuava a condensarsi in nuvolette.

Era stanca. Pregò dentro di sé che quell’avventura finisse velocemente.

Si fregò gli occhi con le mani. e quando li riaprì, si trovò circondata dai tre centauri.

“Ci hai preso di sorpresa, giovane umana” constatò quello dalla pelle rugosa “ma non succederà più”

il centauro che l’aveva immobilizzata poco tempo prima, stese una mano verso di lei

“Dammi la tua bacchetta, giovane umana. Non costringermi a strappartela con la forza e a farti del male” chiese quasi con gentilezza.

Il centauro con la pelle rugosa scoppiò a ridere:”Magorian, tu hai sempre avuto il cuore tenero con gli umani”

“Taci, Cassandro.” Magorian afferrò Ginny e se la caricò in groppa. Girandosi verso di lei, le suggerì

“Puledra, fossi in te, io mi terrei forte”

Ginny strinse le braccia attorno alla vita del centauro. Che cominciò a galoppare nella foresta seguito dai suoi compagni.

* * *

il cielo era sempre più chiaro. E Ginny e Luna non erano ancora arrivate. Entro due ore, al castello sarebbe stata servita la colazione.

A metà della notte, Harry e Draco avevano mandato gli altri a riposare. Non aveva senso farli restare tutti lì, ad attendere, insonni, le due ragazze che erano entrate nella foresta.

Ore di silenzio.

Nessun cenno di vita da Ginny e Luna.

Né Harry né Draco avevano niente da dire l’uno all’altro.

Harry si era limitato ad accoccolarsi vicino ad un sasso, lanciando un incantesimo riscaldante attorno a sé.

Draco si era appoggiato ad una quercia dal tronco molto solido ed asciutto ed era rimasto lì, immobile ad aspettare.

Harry ora, stava dormendo appoggiato al suo sasso.

Draco a braccia conserte, lo guardava indifferente. Tanto, una notte insonne in più o in meno, non faceva questa grande differenza, per lui. Si sgranchì le gambe e si pettinò i capelli con le dita, si risistemò il nodo alla cravatta verde ed argento.

Stava per avvicinarsi al lago per sciacquarsi il viso alla bell’e meglio, quando una sensazione improvvisa lo immobilizzò sul posto.

Paura… terrore….impotenza.

Si sentì gli occhi riempirsi di lacrime non sue. Ma che stava accandendo. Cosa LE stava accadendo? Erano chiaramente le sensazioni della sua nanerottola che sentiva. Si sentì perso, senza speranza.

Cadde in ginocchio sul terreno gelato.

“Ginny… cosa diavolo sta succedendo…” mormorò con voce irosa il ragazzo, asciugandosi rabbiosamente gli occhi.

Si voltò verso Harry che continuava a dormire, tranquillo.

Se fosse accaduto qualcosa a Luna, si sarebbe svegliato…

Come mai Ginny era in pericolo e Luna no?

… doveva andare, doveva cercarla…. Doveva salvarla…. Ma non sapeva da che parte cominciare, dove andare, dove cercarla, cosa fare.

Per la prima volta nella sua vita, Draco maledisse il fatto di essere un Serpeverde e non un Grifondoro.

Doveva ammetterlo. San Potter se la sarebbe cavata meglio.

Sentì una mano sulla spalla, lieve.

Si voltò.

Susan.

Lei si chinò verso dilui, accarezzandogli un braccio.

“Bones…. È successo qualcosa a Ginny ed io… non… io non so… cosa fare…” sibilò in preda alla rabbia contro sè stesso.

Susan guardò Draco. Era stravolto, sconvolto dalla preoccupazione.

Susan lo prese tra le braccia, lui nascose il volto sulla spalla dell’amica, mentre respirava affannato.

“Draco, non puoi fare niente…. Ce la devono fare da sole, non possiamo correre il rischio di far scappare l’unicorno. E Ginny e Luna sono in gamba, andrà tutto bene vedrai, non possiamo aiutarle, andrà tutto a posto”.

Susan, in cuor suo, pregò che fosse vero.

* * * Ciao a tutti, grazie a coloro che hanno letto e recensito. Non sono sicura che l'incantesimo per ridurre sia reducto, se ho sbagliato ditemelo, faccio sempre confusione con engorgio e non ci capisco molto.

dunque, ho visto che i capitoli precedenti non vi sono piaciuti tantissimo, spero questo vi intrighi di più, anche perchè in questo capitolo Ginny e Draco si parlano, anche se non in modo molto civile, ehm

Grazie a

Lily2000: adesso vedi come se la stanno cavando quelle due.

Pesciolina04: eccoti l'ggiornamento

Emy91: piacere di conoscerti... ho appena visto la tua recensione, grazie!

a presto

nisi

   
 
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