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Autore: vali_    28/03/2019    3 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: … non c’è bisogno che dica nulla, vero? Tanto ormai sapete già tutto! XD *si copre gli occhi con le mani*
Sono più di corsa che mai perché sono stanchissima ed ho un sonno allucinante. Vi lascio due paroline giusto perché il nostro è un appuntamento settimanale e mi va sempre di scrivervi un paio di righe prima di lasciarvi al capitolo.
So benissimo di essere fuori stagione, ma… ma mi andava proprio di scrivere del Natale di Ellie e Dean. Il primo davvero insieme, insomma. Mi sembrava una cosa carina *.* Questo capitolo, poi, oltre ad essere particolarmente lungo, contiene anche il maggior numero di note mai scritte. Abbiate pietà, ma non potevo non lasciarle XD
E spero che questi continui “salti temporali” non siano noiosi o brutti. Se me lo fate sapere, ve ne sarò grata :)
Detto ciò, vi saluto e vi auguro una buona lettura e una buona continuazione di settimana.
Un grosso abbraccio a tutti voi, a mercoledì! :**

Capitolo 29: Missing you at Christmas
I wish that I could talk to you
There’s so much I would say,
Life has changed so very much
Since you went away. (…)
 
I’ll always feel you close to me
And though you’re far from sight
I’ll search for you among the stars
That shine on Christmas night.
 
(From the Christmas poem “Missing you at Christmas”)
 
 
Siede alla scrivania di Bobby, un paio di grossi libroni davanti a lui sopra ai quali ha posizionato il diario di suo padre, aperto nelle prime pagine mentre la luce fioca della lampadina che le illumina le fa sembrare più gialle di quanto siano.
Sbuffa aria dal naso, la testa china sulla carta e sbadiglia, coprendosi la mano con la bocca anche se non c’è nessuno con lui a cui dovrebbe chiedere scusa. È una questione di abitudine.
Sam stropiccia gli occhi e dà un’occhiata all’orologio che porta al polso destro: sono le tre del mattino e, anche se ha tutta l’intenzione di andare a dormire, sa benissimo che come poggerà la testa sul letto – o per meglio dire sul divano, visto che stasera è il suo turno – comincerà a fissare il soffitto senza riuscire a chiudere occhio.
 
È stato così nelle ultime settimane, da quando Dean ha finalmente tirato fuori il rospo. Sì, perché a quanto pare papà prima di morire non era stato così silenzioso come gli aveva fatto credere, tutt’altro.
Si stavano scolando una birra lungo un fiume nei pressi di Rivergrove, in Oregon. Avevano appena concluso un caso – una strana storia di streghe [1] – e, dopo aver passato l’intera mattinata a dormire per recuperare un po’ del sonno perduto, si stavano godendo un pomeriggio di sole, una volta tanto. Il panorama era bellissimo: davanti a loro, il letto del fiume, alla loro sinistra l’Impala parcheggiata e alla destra un sentiero d’erba ricoperto di foglie secche. C’era un grosso albero lì accanto, insieme a una fitta vegetazione che circondava loro e il fiume, e una leggera brezza, un clima insolito per essere a fine novembre, ma ovviamente non se ne lamentavano, per una volta che potevano godersi un po’ di tranquillità all’aperto.
Lui ed Ellie erano tranquilli, parlavano e scherzavano come sempre, ma Dean era un po’ pensieroso e Sam gli ha chiesto cosa c’era che non andava. È vero, suo fratello è sempre stato un po’ strano da che è morto papà, ma era proprio… cupo, assorto. Da lì, prima ha cercato di sviare un po’ il discorso, ma quando Sam ha insistito, ha cominciato a dire di essere stanco e di volere una pausa, di andare a vedere il Grand Canyon o Hollywood, tutto pur di allontanarsi dalla caccia per un po’. Il che ha fatto capire a Sam che ci fosse qualcosa che non andava, qualche… peso che portava sulle spalle e voleva aiutarlo a farlo e, anche se non lo voleva dire perché aveva promesso a papà che non lo avrebbe fatto, alla fine Dean ha parlato di cosa lo turbava. E una parte di Sam vorrebbe tanto che non lo avesse fatto, vorrebbe non averla fatta così lunga. Sicuramente la sua salute mentale ci avrebbe guadagnato.
 
In pratica, poco prima di morire, papà ha detto a Dean che doveva prendersi cura di lui e che avrebbe dovuto… salvarlo, in un certo senso. Se non ci fosse riuscito, avrebbe dovuto ucciderlo.
 
Sam è rimasto pietrificato da quelle parole. Si è arrabbiato, gli ha urlato che avrebbe dovuto dirglielo e se papà aveva detto o sapeva altro, e perché mai Dean avrebbe dovuto fare una cosa simile. Il suo primo pensiero è stato che papà avesse una qualche congettura in mente, che magari era al corrente del piano che Occhi Gialli aveva per lui, ma Dean ha giurato di non sapere nulla e, almeno a questo, Sam ha creduto. Ci vuole poco a capire se è sincero: i suoi occhi non mentono. Ed era davvero sconvolto da quello che papà gli aveva detto, tanto da sperare che non lo avesse mai fatto.
Dean è un tipo taciturno, uno che se vuole mantenere un segreto non dice nulla nemmeno ai sassi o a chi ritiene estremamente fidato, ma se ha parlato vuol dire che proprio non ce la faceva più a tenersi tutto dentro. E, a giudicare da come lo ha fatto – con gli occhi fuori dalle orbite e un enorme carico di tristezza nella voce –, Sam è sicuro che gli ha davvero detto tutto ciò che sapeva.
 
Da quella forte discussione, Sam ha voluto fare delle indagini – nonostante Dean lo avesse pregato di non farlo perché aveva bisogno di un po’ di tempo per pensare – per avere delle risposte ed è arrivato fino a Lafayette, nell’Indiana, per cercarle. È stato guidato da una morte sospetta: quella di Scott Crey, un altro ragazzo come lui che, a detta del padre – con il quale Sam si è finto un ex compagno di classe delle superiori per avere informazioni –, si curava presso uno psichiatra perché aveva degli strani incubi ed era cambiato molto da un anno a questa parte. Con una scusa, Sam è riuscito a infilarsi nella sua stanza e a trovare, oltre a un armadio con un insieme di foto di occhi tremendamente gialli, molto simili a quelli del demone, un contenitore pieno di medicine prescritte dal dottor Waxler, lo psichiatra di cui gli aveva parlato il padre di Scott.
Ad aiutarlo c’è stata una ragazza, Ava Wilson, che l’ha trovato perché ha avuto una visione su di lui. Probabilmente senza di lei non sarebbe mai riuscito a rubare la cartella clinica di Scott dal dottor Waxler per avere più informazioni: infatti, mentre lui era intento a farlo, Ava si prestava a chiedere un consulto al dottore che, ignaro dell’imbroglio, l’ha ascoltata con attenzione.
Ava, che possiede i suoi stessi poteri psichici, aveva visto Scott morire in una visione e, il giorno dell’arrivo di Sam a Lafayette, l’ha sognato nella stanza di motel dove alloggiava, intento a leggere qualcosa. Temendo che fosse in pericolo come Scott che poi ci ha effettivamente rimesso la pelle, si è precipitata da lui – riconoscendo il motel dopo averne sognato l’insegna – e l’ha convinto a farsi aiutare.
 
In poco tempo, Sam ha scoperto che fine ha fatto Scott – che riusciva a fulminare gli oggetti e questa cosa lo aveva spaventato a tal punto da dover andare in cura da uno psichiatra –, ma ha risposto a una chiamata di Bobby, completamente ignaro del fatto che fosse un tranello e finendo quindi col farsi trovare. Si è fatto fregare dal fatto che quel vecchio brontolone non gli telefona se non per le emergenze, perciò ha ingenuamente risposto, temendo che ci fosse qualcosa che non andava. Bobby, però, era d’accordo con Ellie e Dean a cui, dopo aver rintracciato il luogo da cui Sam rispondeva, ha prontamente comunicato la sua posizione. [2]
Gli ha chiesto scusa, quando qualche giorno fa è arrivato qui. Gli ha parlato a bassa voce, in modo da non farsi sentire da Dean ed Ellie, e gli ha fatto tenerezza quando, col berretto calato in testa e gli occhi bassi, gli ha detto «Non so perché te ne eri andato per i fatti tuoi e non mi interessa saperlo, ma Ellie mi ha detto che era per il tuo bene e… beh, sai che non riesco a dire di no a quella ragazzina». Sam ha accennato un sorriso; in realtà, non era mai stato arrabbiato con lui.
 
Prima che Dean ed Ellie lo trovassero, Sam ha salutato Ava che, dovendosi sposare a breve, doveva giustamente tornare a casa dal suo fidanzato. Per assicurarsi che stesse bene, però, Sam le aveva lasciato il suo numero e le aveva dovuto promettere che l’avrebbe chiamata per dirle che era tutto a posto. Quando l’ha fatto, però, non ha ottenuto alcuna risposta. La cosa l’ha fatto preoccupare e, insieme a Dean ed Ellie, è andato a casa sua per controllare che stesse bene. Quello che ha trovato nella piccola villetta situata alla periferia della città dove viveva, invece, è stato il cadavere del suo fidanzato, nel suo letto in una pozza di sangue, e l’anello di fidanzamento di Ava a terra. Di lei nessuna traccia.
 
La cosa l’ha scombussolato fortemente, tanto che, durante il caso che hanno seguito subito dopo – una storia di bambole inquietanti e il fantasma di una bambina [3] –, alla morte di un signore nell’albergo dove alloggiavano – che era, appunto, infestato – ha reagito malissimo. Si è addossato la colpa, temendo che fosse per causa sua che le persone che lo circondano muoiono, e si è preso una sbronza colossale.
Ricorda distintamente che è stato Dean a metterlo a letto e di avergli chiesto di promettergli di ucciderlo, se Occhi Gialli lo avesse portato dalla sua parte rendendolo malvagio. Il tutto sotto gli occhi di Ellie che, in disparte, osservava silenziosamente la scena.
 
Sam ha sempre ammirato la sua profonda discrezione. In tutti questi mesi in cui hanno viaggiato insieme, raramente si è intromessa tra lui e Dean: non lo ha fatto né quando hanno litigato, né in altre occasioni, quando c’erano di mezzo le cose della loro famiglia.
È sicuro che non fosse al corrente nemmeno di ciò che papà ha detto a Dean prima di morire. Ne è certo perché, mentre suo fratello glielo raccontava, aveva un’espressione sorpresa e preoccupata in viso, tipica di chi sta ascoltando qualcosa che lo scuote per la prima volta.
Ellie non chiede, non fa domande che non la riguardano e nutre un profondo rispetto per lui e per Dean. È anche estremamente delicata nel dare consigli, cosa che Sam ha sperimentato ancora una volta una sera di poco tempo fa, prima di venire qui da Bobby. Erano da soli perché Dean era andato a prendere la cena e Sam si è confidato con lei, confessandole la sua paura riguardo a tutta questa situazione. Ellie lo ha ascoltato in silenzio, per poi dirgli alla fine «Non preoccuparti, Sam. Sei troppo buono per passare al lato oscuro. Non ti compreranno nemmeno con dei biscotti, visto che non sei molto goloso». [4] Lui, a quelle parole, non ha potuto far altro che mettersi a ridere. E apprezzare profondamente la sua tendenza a sdrammatizzare.
 
Non ha capito come stanno andando le cose tra lei e Dean. Dopo il pesante screzio che hanno avuto il mese scorso, non li ha più sentiti litigare. Allo stesso tempo, però, non li vede affiatati come un tempo. O meglio, Dean non lo è: non la coccola come faceva prima, è più schivo, più… distaccato.
E pensare che Sam, quando li ha trovati nello stesso letto una delle ultime mattine che hanno passato a Yazoo City, ha provato una grossa tenerezza per lui: la stringeva a sé come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se… come se avesse una paura fottuta che lei fuggisse via.
 
È convinto che Ellie non solo sia consapevole di questo distacco e si stia interrogando sul motivo, ma che ne sia anche impaurita. La vede, talvolta, mentre lo guarda di sottecchi, con gli occhi di chi non sa come custodire un bene prezioso che sente scivolargli via dalle dita. Sa che probabilmente è colpa di tutti i pensieri che ha in testa se la trascura, ma prima o poi dovrà parlare con Dean. Non deve mettere in pericolo il loro rapporto, ma soprattutto non può rischiare di perdere una ragazza così speciale.
 
Ultimamente, però, nemmeno tra lui e Dean le cose sono rose e fiori. Da quando gli ha parlato della storia di papà – più o meno un mese fa – sono un po’ più distanti. Hanno fatto pace e non è che ci sia stato un vero e proprio litigio da quando è scappato a Lafayette, ma sono comunque un po’ distaccati. Il fatto che gli ha dato più fastidio è che Dean non gli aveva detto nulla. In tutto questo tempo, non aveva mai avuto un momento di debolezza, mai un tentennamento prima di quel giorno sulla riva del fiume a Rivergrove. E tutto per una stupida promessa fatta a papà che non c’è più e pure da morto vorrebbe dettare legge.
 
È per questo che sta fino a quest’ora della notte a cercare nel suo diario. Sa che, qui dentro, papà conservava tutto, anche i suoi pensieri e le sue paure [5] e magari vi ha appuntato anche qualcosa su di lui. Ma non ha trovato niente finora e non sa più dove andare a cercare le risposte di cui ha tanto bisogno.
 
*
 
«Devo… devo dirti una cosa».
Apre gli occhi nel buio, il suono di quelle parole che le rimbombano nella testa. Ellie sbatte le palpebre due o tre volte, fissando il soffitto bianco sopra di lei. È sdraiata a pancia all’insù, le mani intrecciate sopra il risvoltino delle coperte e un braccio non suo attorno alla vita. È quello di Dean che, sdraiato al suo fianco, dorme beato, gli occhi chiusi e il respiro regolare. È voltato verso di lei, la testa praticamente sopra al suo cuscino, e le stringe appena la maglietta, il braccio sinistro intorno a lei e non le è mai sembrato così ingombrante.
 
Sono da Bobby da ormai una settimana e le cose non vanno un granché bene. Sia tra Dean e Sam – che si parlano poco e si rispondono per di più a monosillabi – sia tra lei e Dean che, la prima sera che sono stati qui, le ha rivelato una brutta verità, qualcosa che l’ha lasciata con l’amaro in bocca e la gola secca, qualcosa su cui non riesce a smettere di rimuginare, tanto da svegliarcisi la notte.
 
Aveva appena messo la sua maglietta per dormire ed era pronta a mettersi sotto le coperte accanto a Dean quando lui, a letto da un po’, le si è avvicinato, la testa bassa e le ha preso le mani tra le sue, come se dovesse farle la più grande delle confessioni.
Infatti, dopo il classico esordio con tanto di balbettio, se n’è uscito fuori con una verità piuttosto scomoda. Ellie ha ancora tutte le sue parole stampate nella testa: «Ti ricordi quando… quando sono andato a fare il patto con quel demone, per Evan Hudson? Beh, io… per salvarlo ho dovuto… ho dovuto baciarla. Quella ragazza. Il demone, insomma, era… era una ragazza e mi ha baciato e io… io non sapevo che per stipulare l’accordo avrei dovuto baciarla. È una specie… una specie di… di firma, ecco. Scusa, io… io te lo dovevo dire. Anzi, forse ho sbagliato a non averlo fatto prima. È stato solo lavoro, io… io non l’avrei mai fatto altrimenti. Te lo giuro».
Ellie è rimasta pietrificata, gli occhi sgranati e la fronte contratta. Che il demone di quel patto fosse una ragazza lo aveva capito dal discorso che aveva fatto Dean – ricordava perfettamente che l’avesse apostrofata con degli aggettivi femminili, chiamandola pure puttana, a un certo punto –, ma non pensava che con la puttana in questione ci fosse scappato un bacio. Tantomeno che lui glielo dicesse, visto che ormai era già passato un mese da quando era accaduto.
È rimasta di sasso, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Non sa nemmeno dire se fosse delusa o amareggiata, solo… confusa. Tremendamente. L’unica cosa che le è uscita dalla bocca è stata «Se succede un’altra volta non mi vedi più» e lo pensava sul serio.
Almeno ha capito perché si era scansato, quando lei aveva cercato di baciarlo fuori da casa di Evan Hudson. Non che sia una giustificazione valida, ma quantomeno deve ammettere che forse era il suo modo di portarle rispetto. Un po’ tardi, ma ha avuto almeno la decenza di non fiondarsi sulle sue labbra dopo averlo fatto su quelle di quella lì.
 
Ellie ha sempre avuto un’idea molto chiara sul tradimento, ritenendo che fosse una delle cose più meschine che si possa fare all’altra persona. Se non stai bene con qualcuno lo lasci, anziché mancargli di rispetto stando col piede in due scarpe. È squallido e orribile.
Per questo ha verificato che Dean non la stesse prendendo in giro, cercando nello studio di Bobby articoli e libri che parlassero dei patti con i demoni e, effettivamente, Dean aveva ragione: un patto del genere si suggella con un bacio. [6] Perciò ha deciso di perdonarlo, ma ciò non significa che le cose siano come erano. Anche se, a dire la verità, non lo sono da quando John è morto e quando Ellie gli ha confessato i suoi sentimenti non sono migliorate.
La pace, quindi, è durata davvero poco: il tempo di svegliarsi insieme quella mattina. Non è che abbiano discusso, successivamente a quell’episodio, ma è come se ci fosse un alone di gelo a circondarli.
Ellie aveva notato subito il cambiamento dalla sua espressione, dal fatto che ha allargato gli occhi ed è rimasto in silenzio come il peggiore dei deficienti.
 
Lì per lì, si è quasi sentita in colpa per averglielo detto, dandosi della stupida perché magari lui non era pronto e si è sentito chissà quale responsabilità addosso, ma poi, ragionandoci su, si è resa conto che non ha senso fare tante recriminazioni. Glielo ha detto perché le è uscito dal cuore, perché non ha saputo trattenersi e non pensa ci sia qualcosa di male in questo. Anzi, pensava di rassicurarlo, di fargli capire che non è solo al mondo e quanto è importante per lei, ma a quanto pare non ha sortito l’effetto desiderato.
 
Tutto è quindi tornato come prima della discussione sul patto col demone: Dean è scostante, freddo e distante, soprattutto con lei. Apparentemente senza un motivo valido.
L’unico momento in cui lo sente un po’ più vicino – e neanche sempre – è di notte, quando per qualche motivo abbandona i suoi freni e le si avvicina fisicamente. Come adesso.
Non hanno più rifatto l’amore – anche se questo Ellie continua a considerarlo un bene, visto com’è andata l’ultima volta – e a malapena la bacia. A volte passano giornate senza che neanche si sfiorino, perché tendenzialmente è lei ad avvicinarsi. Difficilmente accade il contrario, cosa che prima, invece, era all’ordine del giorno e della notte.
Non sa cosa ha fatto di sbagliato e soprattutto è stanca di non sapere come riuscire a colmare la distanza, a scalfire questo spesso muro di ghiaccio che Dean ha innalzato nei suoi confronti.
 
Si volta con la testa verso di lui per guardarlo, mettendosi sul lato destro. Osserva le sue lunghe ciglia, le palpebre chiuse e ascolta il suo respiro tranquillo, insieme al suo russare sommesso.
È ancora arrabbiata, in un certo senso, perché non capisce il perché le abbia nascosto questa cosa e, ancora di più, non comprende il perché gliene abbia parlato ora. Così come non riesce a capire il suo comportamento, così altalenante, qualcosa che la manda in confusione. Eppure non può fare a meno di volere che torni tutto come prima, perché è stanca di tutto questo, di questi malintesi e del gelo che c’è tra di loro.
 
Butta un occhio sul suo braccio destro, che le circonda ancora la vita. Stringe le labbra in una linea sottile, sbuffando aria dal naso. Ti piaccio, ma non mi ami. O forse non sai come dirmelo.
Lo ha pensato spesso negli ultimi tempi: più e più volte si è interrogata sul perché non le avesse risposto, perché si fosse… spaventato, in un certo senso, alla sua dichiarazione. Da una parte lo capisce: Dean è sempre stato restio a costruire un rapporto più profondo con una donna per paura di impegnarsi, per non doverci mettere troppo cuore. Per non rimanere male quando tutto finisce. Perché sì, è vero, anche il suo lavoro è un grosso freno, ma è sempre stata una scusa per nascondere le sue vere paure, i suoi timori più profondi. Quindi da una parte capisce che lui possa aver avuto paura, ma pensava che un po’ l’avesse superata. Che stando con lei da un bel po’ di tempo avesse… avesse messo da parte tutto questo. Invece forse ancora non è convinto o forse… o forse non prova la stessa cosa.
Le sembra strano, in realtà. Non per vanità o altro, ma perché gli occhi di Dean sono quelli di un ragazzo innamorato, quelli di chi farebbe di tutto per la sua ragazza. Quando la guarda – che siano sdraiati su una superficie orizzontale o no –, nei suoi occhi c’è un mondo, uno sguardo così bello e dolce, come se stesse guardando la cosa che ha più cara al mondo.
Anche se, effettivamente, il suo comportamento tradisce un po’ quegli occhi pieni d’amore per lei, perciò forse si sta sbagliando. O, più semplicemente, Dean non le ha risposto perché non sa come dirle ciò che prova. Non che Ellie se ne stupirebbe: non è mai stato bravo con le parole. O forse c’è ancora un’altra opzione, qualcosa di cui lei non tiene conto e che le sfugge. Chissà. Con tutte le sue ultime stranezze, non riesce proprio a capirlo.
 
Lo osserva ancora con attenzione e inconsciamente ripensa alle parole che le aveva detto qualche tempo fa, quando lei gli aveva parlato dei suoi dubbi, quando non capiva cosa gli piacesse di lei: «Non ci proverei mai con un’altra, non quando tu mi dai tutto quello di cui ho bisogno» e non può fare a meno di chiedersi se avesse mentito o meno. Si era sentita così rassicurata da quelle parole, così… tranquilla, e non ritrovare più quella certezza le mette un po’ di angoscia, oltre a farle franare la terra sotto i piedi.
 
Sbuffa forte, cercando di scacciare quei brutti pensieri dalla testa, e butta un occhio all’orologio sul comodino: sono quasi le quattro del mattino del ventitré dicembre. Stringe le labbra tra i denti mentre un’idea le sfreccia veloce nella testa. Guarda ancora Dean e sorride, pensando che sì, quello che sta pensando le piace molto. E già non vede l’ora che arrivi l’indomani per metterlo in pratica.
 
*
 
Sospira appena, il naso sotto le coperte e le palpebre che non hanno alcuna intenzione di aprirsi. È così stanco che non si alzerebbe nemmeno per tutto l’oro del mondo.
Allunga una mano verso la sua destra, conscio del fatto che non c’è già più nessuno al suo fianco. Ha sentito Ellie alzarsi più di mezz’ora fa, nonostante lei abbia fatto di tutto per fare piano, ma ha il sonno talmente leggero – più del solito – che l’ha sentita distintamente e da lì non è più riuscito a riaddormentarsi.
 
Ha la testa stracolma gli pensieri. Nell’ultimo mese ne sono successe di tutti i colori: la fuga di Sam, la sua preoccupazione per le parole di papà e per la scomparsa di quella ragazza, Ava… è stato un periodo pieno di problemi.
 
Sostanzialmente è per scoprire dov’è Ava che sono da Bobby: hanno cercato in lungo e in largo, ma non c’è stato verso di trovarla e Bobby, come al solito, è la loro ultima possibilità di successo. Al momento, però, non c’è nulla di positivo su questo fronte: sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Sam non si dà pace. Si sente tremendamente in colpa e Dean, da un certo punto di vista, non può biasimarlo, ma non è la prima cosa che accade lontano dai loro occhi perciò non può crogiolarsi su questa storia per sempre. Deve reagire, per quanto non sia semplice, soprattutto con la batosta che ha preso tra capo e collo nell’ultimo periodo.
Dean non poteva più tenersi dentro un peso simile. Era esausto. Il pensiero lo logorava, tenendolo sveglio anche di notte, e covarlo ancora era diventato quasi impossibile. Per questo non ha potuto far altro che cedere, quando Sam ha insistito per saperlo.
Si è anche un po’ pentito, in un certo senso, perché tutta questa storia ha scatenato una reazione a catena e Sam l’ha presa malissimo, perciò… perciò era meglio farsi i cazzi suoi. Ma ciò che avrebbe preferito di gran lunga sarebbe stato non saperlo mai.
Papà era certo che Dean avrebbe sempre protetto Sammy. Perché lo ha sempre fatto. Perché è sempre stato più importante della sua stessa vita difendere quella del fratello. Non doveva dargli un peso simile, soprattutto conoscendo il suo carattere e la sua attitudine a tenere Sam al sicuro a qualsiasi costo.
 
Non era riuscito a dirlo nemmeno a Ellie. Era stato tentato quella sera che gli ha parlato di com’è morto papà: lei era stata così premurosa e comprensiva, gli accarezzava le mani e le stringeva appena tra le sue e Dean ci aveva pensato se fosse il caso o meno di parlargliene, ma alla fine aveva lasciato perdere. Si chiede se sfogarsi con lei avrebbe alleviato – anche se di poco – il suo dolore, ma ne dubita: è stato troppo scosso da quella dichiarazione, fin troppo conscio del fatto che papà sapesse molto di più di quanto non gli abbia fatto credere.
 
Nemmeno con lei le cose sono rose e fiori: da quando gli ha confessato ciò che prova – anche da prima, in realtà, ma ora la situazione è un po’ peggiorata –, Dean si è chiuso a riccio nei suoi confronti.
Sa bene che non dovrebbe, perché col tempo non poteva che essere altrimenti, ma l’istinto lo ha portato a fare un ulteriore passo indietro.
 
La verità è che Ellie è sempre stata la più coraggiosa tra loro due. Si è sempre buttata per prima nel loro rapporto: Dean non si sarebbe mai esposto, la prima volta che si sono baciati, se lei non avesse fatto il primo passo. Non l’avrebbe fatto neanche quando sono stati a letto insieme la prima volta, non si sarebbe buttato se lei non gli avesse confessato quella cosa – una frase che Dean ha stampato nel cuore e nella testa per quanto se la ricorda bene. E anche dopo, quando gli ha chiesto del tempo, è stata lei poi a fargli capire che era pronta a riprovarci, stavolta sul serio.
Quando Dean trova un equilibrio insieme a lei, non ha il coraggio di esporsi e sconvolgerlo. È sempre lei a farlo, a osare e a chiedere di più, a volere di più dal loro rapporto.
 
Stare con lei è ormai un’abitudine, una di quelle belle, tra le poche che possiede: svegliarsi insieme la mattina, guardarla negli occhi e farla ridere, coprirle le spalle durante una caccia e svicolare via da Sam per fare altro, rimanere abbracciati per ore una volta finito e ricominciare tutto il giorno dopo. A Dean piace questa specie di routine che ogni giorno è stravolta dagli spostamenti e dalle cose brutte che uccidono, ma gli imprevisti fanno parte del gioco. Con lei sta bene e si sente libero, libero di poter immaginare un futuro con lei accanto, di confidarle le cose che vuole condividere, di farlo anche per due o tre volte di fila senza dover sgattaiolare via dal letto la mattina dopo. Anche Ellie si sente libera ed è tutto come quando erano solo due sconosciuti che cercavano di capirsi e conoscersi. Solo un po’ meglio di com’era prima. Anzi, molto meglio.
 
La tempesta Ellie se l’è lasciata alle spalle ed è molto più spensierata di qualche mese fa. È come l’ha conosciuta: è lei nella sua sincerità estrema nel dirgli le cose, nel modo in cui lo mette in imbarazzo talvolta, quando parla del loro rapporto senza girarci intorno, quando gli dice che a volte, quando fanno l’amore – un termine che Dean non pronuncia neanche per sbaglio e solo a pensare a quando glielo dice lei gli mette un po’ di soggezione – crede che il loro sia un incastro perfetto, qualcosa che devono conservare gelosamente perché non tutti sono fortunati ad avere. E ovviamente non parla soltanto dell’atto in sé, ma di tutto quello che hanno insieme.
Ecco, anche quando gli dice così Dean entra un po’ in crisi, perché Ellie è molto più in pace con i suoi sentimenti di quanto lo sia lui, probabilmente di quanto potrà mai esserlo. Lo completa anche per questo, perché è onesta senza essere troppo sdolcinata o stucchevole.
È anche un po’ invidioso di questa sua capacità, del modo sincero in cui gli dice certe cose – scegliendo le parole con una cura da fargli venire i brividi – senza aver paura che lui si spaventi o che la allontani per le sue stupide paranoie. Se avesse un lato simile probabilmente un mese fa non sarebbe rimasto a guardarla come un coglione senza sapere cosa rispondere.
 
Non può fare a meno di ripensare alle parole di papà: “Qualsiasi cosa lei faccia, rimane quella che è: un’intrusa, una persona che non è nata cacciatrice, che prima o poi vorrà fuggire da questa realtà… una persona che tu non avresti dovuto far entrare nella tua vita. O almeno non in questo modo”. Una parte di lui sa che aveva ragione: Ellie è una ragazza qualunque che ha condotto una vita normale finché sua madre non si è ammalata e ha deciso di affidarla al padre cacciatore. Dean ne è sempre stato consapevole, così come ha notato più volte che lei, nonostante cerchi sempre di “mimetizzarsi” e di abituarsi al loro ritmo di vita, spesso tenta di distinguersi da loro, “accusandoli” di certi atteggiamenti da lei considerati sbagliati perché diversi dai suoi. Però non ne ha mai fatto un dramma, perché è normale: Ellie ha avuto delle esperienze di vita diverse dalle sue e non può che esserne contento. Insomma, una vita come quella che ha vissuto – a correre dietro ai mostri e a guardare un fratello più piccolo a vista fin da quando era un bambino – non l’augurerebbe nemmeno al suo peggior nemico. Non può fare a meno di pensare, però, se Ellie volesse di più, se… se questa consapevolezza di sentimenti possa cambiare le cose.
 
È anche per questo che l’ha tenuta distante, ultimamente. È confuso, non tanto da quello che sente, ma da quello che vuole e si chiede se sia giusto per Ellie. Si sente un egoista: in fondo, lei ha fatto tanto per lui e per stare insieme, mentre a Dean sembra di tenerla al guinzaglio.
 
Anche quando le ha detto di aver baciato quella demone – cosa che ha fatto esclusivamente per salvare Evan Hudson, perché era tra le clausole del patto, non perché avesse un qualche interesse nei suoi confronti –, pensava che lei reagisse molto, molto peggio. Sapeva che Ellie non sopporta i tradimenti, glielo aveva detto chiaro e tondo tempo prima, eppure non gli ha detto quasi nulla. Sì, è rimasta di sasso e gli ha risposto con una voce fredda e tagliente come la lama di un coltello affilato, ma poi è finita lì: non ha urlato, non l’ha insultato né tantomeno l’ha lasciato. È rimasta, come ha sempre fatto da che stanno insieme. E questa è forse la cosa che Dean ha trovato più spiazzante.
 
Non che l’abbia fatto apposta a baciare quella tipa – per stipulare il patto non poteva fare altrimenti –, ma sicuramente dirlo ad Ellie è stato voluto. Insomma, poteva far finta di nulla, invece… è stato onesto con lei. Un po’ perché si sentiva in colpa – in quei giorni avrebbe dovuto dividere con lei la stanza di Bobby a sere alterne e, se fossero stati vicini, non voleva farlo così; gli sarebbe sembrato di prenderla in giro – e un po’ per cercare uno scontro che, invece, non è avvenuto.
Sì, Ellie è un po’ più fredda nei suoi confronti e meno affettuosa, ma in sostanza è quella di sempre.
 
Dean non può che ammirare la sua pazienza e la sua tenacia nel voler tenere in piedi il loro rapporto, ma al contempo… al contempo vorrebbe tanto che pensasse a se stessa, a tutte le occasioni che sta sprecando per corrergli dietro.
Vorrebbe tanto capire come si fa a lasciarla andare, perché più ci prova, più ricade nello stesso errore e finisce per rivolerla indietro.
 
Si stropiccia gli occhi e si tira su a sedere, intenzionato a smetterla con questi pensieri. Non fanno che peggiorargli l’umore e non è il caso cominciare di prima mattina.
L’orologio segna le otto e un quarto e Dean si alza con uno scatto, realizzando che è piuttosto tardi per i suoi standard.
Si veste con un paio dei suoi soliti jeans, una maglietta a maniche corte nera e una camicia rossa che lascia sbottonata. Scende di sotto e in cucina, seduto al tavolo con il giornale davanti al viso barbuto, il berretto calato in testa e una tazza di caffè nero in mano, trova solo Bobby. È così concentrato nella lettura che probabilmente non si è nemmeno accorto del suo arrivo.
«Buongiorno» gli parla mentre si muove verso il ripiano per prendere una tazza vuota e riempirla con del caffè.
«Ciao, ragazzo» Bobby tiene sempre gli occhi puntati sul giornale «Stai bene?»
Dean annuisce, sorseggiando un po’ del suo caffè. Si guarda intorno: scorge Sam seduto accanto alla scrivania dello studio di Bobby – il posto dove l’ha visto più spesso da quando sono arrivati qui –, ma di Ellie non c’è nessuna traccia. «Ellie dov’è?»
Il vecchio cacciatore stringe le spalle «Credo a fare la spesa. Ha fatto il caffè in fretta e furia, ha scritto qualcosa su un foglietto di carta e mi ha chiesto la Volvo».
Dean ci riflette su: non gli aveva detto che aveva intenzione di andare al supermercato – di solito, quando vuole andarci, è solita chiedergli un passaggio e una mano a portare le buste –, ma avrà voluto lasciarlo dormire un altro po’. È piuttosto tipico di Ellie.
 
Sorseggia il suo caffè piuttosto pensieroso, finendo con l’andare nello studio di Bobby con la tazza ancora in mano, gli occhi fissi su Sam che, come al solito, è sepolto nei libri.
Non fa altro da che sono qui: è ossessionato da questa storia di quella ragazza, Ava Wilson, e Dean teme che non si darà pace finché non sarà riuscito a trovarla. O ad avere delle risposte sul perché papà ti ha ordinato di uccidermi. Quanto vorrebbe che non l’avesse mai fatto.
Infatti, lo trova a leggere il diario di papà, come da un paio di giorni a questa parte. Che cosa spera di trovare gli sfugge, ma non ha poi così importanza. Se ne ha per Sam, va bene così. Non può fare a meno di sfotterlo, però.
Gli arriva alle spalle per poi affiancarlo, sbirciando su quello che sta leggendo «Ancora qui?» Sam alza la testa nella sua direzione per qualche istante per poi ritornare a leggere, giusto il tempo per far notare a Dean che ha un paio di grosse occhiaie. «Ma vai a dormire la notte, almeno? Insomma, sei libero di fare quello che vuoi, per carità, ma potresti—»
«Ci sono andato presto, stanotte» Sam gira una pagina, le spalle curve sul vecchio taccuino «Ma non riesco a riposare bene».
Dean sbuffa aria dal naso, appoggiandosi allo spigolo del tavolo con gli occhi rivolti verso di lui e verso la porta che dà sulla cucina. «Puoi fare quello che vuoi, ok? Ma non devi stancarti così. Se troviamo un caso e ci arrivi in queste condizioni poi sarà difficile—»
«So badare a me stesso, grazie» non glielo dice arrabbiato o scocciato, ma con un tono secco e deciso che fa capire a Dean che, se non vuole discutere, è bene lasciar perdere. Perciò fa un bel respiro e lo lascia fare, optando per un cambio di argomento. «Almeno hai scoperto qualcosa di interessante?»
Lo guarda rilassare le spalle e appoggiarsi con la schiena alla sedia, gli occhi ancora bassi «Non proprio» sbuffa aria dal naso «Papà, almeno fino a dove sono arrivato a leggere, non ha scritto niente di che. E non è la prima volta che leggo questo diario e se non ci ho mai trovato nulla non penso che stavolta sia quella buona. Ma mai dire mai, magari mi è sfuggito qualcosa».
Dean sorseggia un altro po’ del suo caffè prima di parlare ancora «E su Ava hai trovato niente?»
«No» Sam si passa le mani sugli occhi «Ho fatto il giro di tutti i database federali, di Stato e locali, ma non ho trovato nulla. E non so nemmeno come altro fare. Non so, la stiamo cercando da un mese e non abbiamo trovato niente. Mi sa che Bobby è rimasta l’unica speranza» sbuffa aria dal naso, alzando finalmente gli occhi verso Dean che vorrebbe aggiungere qualcosa ma non ne ha il tempo, sentendo sbattere qualcosa nell’altra stanza. Guarda Bobby che si alza dalla sedia per andare verso l’ingresso e, d’istinto, gli va dietro, seguito anche da Sam.
 
Si ritrovano tutti all’ingresso dove c’è anche Ellie, con due grosse buste in una mano e un’altra a terra. Ha gli occhi puntati su Bobby «Non volevo far tutto quel rumore, ma questa mi è caduta… spero non si sia rotto niente». Lui brontola qualcosa di poco udibile – il che, forse, è una fortuna… o un’occasione mancata di farsi una risata, chi lo sa – e se ne torna in cucina, il manico della tazza stretto bene tra le dita. Ellie – i capelli legati in una treccia che le ricade sulla spalla destra, al collo una sciarpa color panna e in testa il suo cappello peruviano, quello che porta sempre con tanto orgoglio, un paio di jeans slavati e una felpa azzurra sotto il solito giacchino verde – poggia le buste a terra e puntella i fianchi con entrambe le mani «E tu mi abbandoneresti così? Ho comprato un sacco di cose!» lo guarda allontanarsi e sbuffa un «Uffa» sicuramente non udibile a Bobby che è già nell’altra stanza.
Sam fa un passo in avanti «Dai, ti aiuto io» e lei gli sorride raggiante, come non l’aveva vista fare negli ultimi giorni. Osserva suo fratello afferrare la busta che le era caduta e prendergliene un’altra e la porta sul tavolo del salone, seguito da lei che tiene la terza con la mano destra. Sembra pesarle un po’. «Ma quanta roba hai comprato?»
Ellie gli sorride radiosa «Un po’. Parecchio è cibo, ma ho preso anche delle cose più interessanti» si muove verso una delle tre buste e la apre; Sam sgrana appena gli occhi e quell’espressione incuriosisce Dean, che si avvicina. La osserva allungare la mano verso l’interno della busta e ne estrae una palla colorata, di quelle che si appendono all’albero di Natale. «Ci ho speso quasi tutti i miei risparmi. Avrei voluto prendere più cose, ma… già è tanto se Bobby mi farà mettere qualche decorazione qua e là».
 
Dean deglutisce, rimanendo in silenzio. Deve aver perso completamente la cognizione del tempo per non realizzare che tra un paio di giorni sarà Natale. Sì, è vero che ha visto gli addobbi da qualche parte prima di rinchiudersi qui dentro – cosa che ha fatto da almeno una settimana –, ma non aveva minimamente capito che fosse così vicino. E la sola idea gli blocca lo stomaco in una morsa dolorosa.
Esce dalla stanza e torna in cucina, poggiando la tazza di caffè ormai vuota sul lavello. Tiene gli occhi bassi, la testa piena di pensieri e sgattaiola fuori, sentendo le voci di Sam ed Ellie avvicinarsi e gli occhi di Bobby puntati addosso. Cammina a passo svelto, senza sapere precisamente dove andare; sa solo che gli manca il fiato e deve prendere un po’ d’aria, stare lontano da tutti loro.
 
Si ritrova vicino all’Impala e non saprebbe spiegare nemmeno come ha fatto ad arrivarci, tanto ha camminato veloce. Si ferma a osservarla, carezzandone la carrozzeria lucida con la punta delle dita. Uno dei tuoi regali. Forse l’unico.
 
Dean sa bene cos’è che lo ha turbato a tal punto da dover fuggire: l’idea del Natale. È vero, i suoi venticinque dicembre non sono stati mai memorabili: papà si è fatto vedere ogni Natale solo finché Sam ha avuto otto anni, poi averlo con loro quel giorno è stato sempre più sporadico. È mancato quando Sam ha scoperto tutto – il suo segreto di cacciatore e com’era morta la mamma –, due anni dopo, quando Dean aveva quindici anni e si cimentava a fare gelatine ai mirtilli per rendere il Natale del fratello un po’ meno freddo e solitario, e sempre più spesso negli anni successivi, quando i suoi figli non credevano più a Babbo Natale da un pezzo e gli affari di caccia erano più impellenti che trascorrere una sera tutti insieme. Ma Dean non ha dimenticato la ghirlanda che gli aveva portato un anno, quella che aveva rubato a un negozio di liquori. Era fatta con delle lattine di birra ed era la cosa più figa che Dean avesse mai visto. [7] Quindi sì, non può dire che le feste per lui siano mai state una goduria, ma per Dean era una giornata piena di speranza, quella di riveder comparire il padre alla porta, di poter stare insieme anche solo per quella sera per parlare o guardarsi una partita.
 
È sempre stata una festa molto sofferta, in un certo senso. Ricorda dei venticinque dicembre particolarmente bui, come quelli senza Sam, quando era a Stanford, che ha passato entrambi tra le gambe di una qualche sconosciuta. Il secondo se lo ricorda un po’ meno bene – era troppo ubriaco per farlo –, ma ha ben stampato in mente il suo risveglio: tra le lenzuola, nudo come un verme, alla ricerca di un corpicino familiare e di aver trovato, invece, le labbra ancora rosse di una che con Ellie, di cui sentiva così tanto la mancanza da rotolarsi con qualunque ragazza trovasse a tiro su qualsiasi superficie orizzontale disponibile per provare a passare oltre, non aveva proprio niente a che fare.
 
Quindi beh, non è che abbia una particolare passione per il Natale. A maggior ragione quest’anno, in cui non potrà veder arrivare suo padre da nessuna porta. 
Le altre volte, anche se ci stava male quando non lo vedeva comparire con un pacchetto da sei birre in mano, il suo sorriso stanco e gli occhi appannati – talvolta dalla stanchezza, più spesso dall’alcol, perché il Natale era una ricorrenza che faceva schifo anche a lui; Dean non glielo ha mai chiesto, ma ha sempre creduto che fosse per la mancanza della mamma –, era rincuorante sapere che fosse da qualche parte nel mondo, a cacciare mostri e salvare qualcuno che avesse più bisogno di lui. Non che fosse semplice accettarlo, visto che Dean non chiedeva altro che un po’ d’affetto e una pacca sulla spalla in un giorno speciale, ma si accontentava lo stesso. Quest’anno, invece, è tutto diverso: non sarà a caccia, né a sbronzarsi da qualche parte al ricordo dei Natali felici con sua madre Mary, né altrove. È solo un mucchio di cenere sparsa dal vento.
 
Lo stomaco di Dean si stringe in una morsa dolorosa al solo pensiero. Non vuole festeggiare questo Natale. Non può perché suo padre non c’è e gli sembra di mancargli di rispetto. E soprattutto non può perché il solo pensiero di non potergli dire dov’è e aspettarlo fino a tardi su un divano con la testa ciondolante dal sonno – come ha fatto tante volte negli anni – lo divora. E non vuole neanche pensarci un minuto di più, lo ha già fatto abbastanza.
 
Riprende a fissare la carrozzeria della sua Impala tirata a lucido, bella e scattante come una pantera. Le cammina di fianco fino ad arrivare al cofano che apre, dando un’occhiata rapida ai componenti che tengono in vita la sua amata macchina. C’è sicuramente da rimettere l’olio, dare un’occhiata alle candele e forse cambiare un faro, che ha notato essersi abbassato un po’ ultimamente, così decide di mettersi al lavoro con lei, che non può permettersi di tenerla sotto al culo troppo a lungo senza avergli dato una controllata.
Probabilmente nessuno si è accorto del suo disagio di prima, altrimenti lo avrebbero già seguito. Soprattutto Ellie o Sam. Non ha alcuna voglia di chiacchierare e condividere i suoi pensieri, con nessuno di loro, perciò è bene che al momento gli stiano alla larga.
 
Passa tutta la mattina a sistemare la sua macchina. È una bella giornata di sole e, nonostante il freddo che c’è – è il ventitré dicembre e si sente: l’aria è frizzantina sul viso e le previsioni mettono neve per i prossimi giorni –, stare all’aria aperta è un piacere. Proprio quello che gli serviva.
Rientra che è praticamente ora di pranzo, quando lo chiama Sam. Trova la tavola già imbandita – non si è minimamente reso conto del tempo che è passato; è stato fuori per un sacco, a quanto pare – e si siede di fronte a Bobby, posizionato sulla stessa sedia dove l’ha trovato stamattina appena sveglio. Sam si siede dopo di lui, alla sua destra, mentre Ellie è ai fornelli e toglie una grossa teglia dal forno – in mano delle presine per non scottarsi – per poi metterla al centro della tavola. Il piatto è davvero invitante: si tratta di polpettone con le patate arrosto.
La osserva sorridere soddisfatta «Era un po’ che non lo facevo, mi andava proprio. Poi è un piatto natalizio». Appoggia le presine sul ripiano, prende coltello e forchetta e si fa passare i piatti, per poi mettere su ognuno una bella fetta di carne e una buona manciata di patate. Dean nota subito che, al centro della fetta, c’è un cerchietto tutto bianco. «Ho provato una variante con la scamorza. [8] Spero che vi piaccia, così in caso lo preparo anche per domani sera».
Lascia la teglia in mezzo alla tavola e si siede anche lei, augurando a tutti un buon appetito. Dean prende il primo boccone di carne e, beh, deve dire che è davvero buona. Ellie è una cuoca eccellente.
Sam glielo fa subito notare «È buonissimo, brava» e lei gli sorride contenta.
Bobby, invece, punta l’attenzione su altro «Mi spieghi che ti sei messa in testa?»
Ellie lo guarda un po’ imbronciata, la forchetta in aria «Non ti meriteresti di saperlo, visto che non mi hai aiutato nemmeno a mettere a posto la spesa» tira le labbra in una linea sottile, sforzandosi di non ridere «Beh, niente, ho pensato che… che visto che siamo qui potrei organizzare qualcosa per domani sera. Magari ceniamo insieme e facciamo qualcosa… potremmo giocare a carte o… guardare un film».
«Ti addormenti ogni volta che ne guardiamo uno» Dean lo dice senza guardarla, gli occhi bassi sul suo piatto.
«Va beh, è un’idea… non dobbiamo farlo per forza» infilza la forchetta sul piatto e continua a parlare «Metto a posto di là il salone, che c’è un po’ di disordine, e apparecchio lì».
«Possiamo cenare anche qui, se non vuoi—» è Bobby a interromperla, ma lei riprende subito «No, faccio di là. Così ne approfitto per dare una pulita… ce n’è veramente bisogno» fa una piccola pausa per prendere un altro boccone «Oggi farò le pulizie e metterò un po’ di addobbi. Avrei voluto comprare l’albero… ma oltre ad averci pensato un po’ troppo tardi, non avevo nessuno che mi aiutasse. Così ho preso altre cose».
«Sì, ma… » Bobby la interrompe ancora; sembra un po’ perplesso «Sai bene che puoi fare ciò che vuoi, ma… perché vuoi fare il cenone domani e non il giorno di Natale come tutte le persone normali?»
Ellie rimane un momento in silenzio e Dean alza lo sguardo su di lei, trovandola con un sorriso appena accennato sul volto. Sposta i capelli dietro l’orecchio sinistro con la mano libera. «Con la mamma facevamo sempre così. Visto che lei il giorno di Natale a volte lavorava, perché teneva aperta la tavola calda, facevamo la cena il ventiquattro, così potevamo stare insieme. Era una nostra tradizione».
«Chiudeva la vigilia e lasciava aperto a Natale?»
«No, era aperta entrambi i giorni generalmente. Magari solo per la colazione. La sera della vigilia, invece, chiudeva prima e cenavamo insieme. Così, il giorno di Natale era la giornata dell’asporto: non avevamo voglia di cucinare e mangiavamo qualche schifezza o ordinavamo al cinese. Era l’unico giorno dell’anno in cui riuscivo a farle mangiare il loro cibo».
«Allora potremmo fare così anche noi» Sam le sorride debolmente nel pronunciare quelle parole «Se vuoi tenere viva questa tradizione» e Dean davvero non capisce perché la asseconda. Si è dimenticato che ha sparso le ceneri di papà da soli tre mesi?
Ellie fa spallucce «Da quando è morta, non ho più festeggiato il Natale. Con papà ero sempre in giro e lui non… non era attaccato alle feste. Nemmeno ai compleanni. Non era un amante delle ricorrenze in generale» prende un altro boccone «Quindi sarebbe come… come ricominciare da capo con… con la mia nuova famiglia» gli sorride debolmente «Se a voi fa piacere».
Sia Sam che Bobby ricambiano il suo sorriso mentre lui riabbassa il capo, concentrandosi sul cibo che spazzola via velocemente.
 
Per il resto del pranzo, li ascolta conversare, decidere dove mettere questo o quell’altro addobbo e come sistemare la tavola della festa. Bobby, anche se fa di tutto per non farlo capire, sembra entusiasta dell’idea e lo stesso Sam, anche se Dean proprio non ne comprende il motivo. Sente gli occhi di Ellie puntati addosso di tanto in tanto, ma non si volta a guardarla, non fino a quando lei gli appoggia una mano attorno al polso. Alza gli occhi e la trova a guardarlo con un debole sorriso «Ti va di aiutarmi, dopo? Dovrò spostare un po’ di mobili e—»
«Ho da fare con la mia piccola, fuori» e non attende nemmeno che lei gli dica altro: scosta il braccio dalla sua presa e si alza, dirigendosi verso la macchina.
 
Non sa cosa spera di ottenere con questo atteggiamento. Forse che tutti loro capiscano che è infastidito da questa voglia di festa e lascino perdere ma, in realtà, non sortisce affatto l’effetto voluto, anzi. Quando rientra in casa – non sa come, ma ha trovato il modo di passare tutto il pomeriggio fuori o nella rimessa delle auto [9] tra piccole migliorie all’Impala, giri di rodaggio e pulizia delle armi che ne avevano bisogno da un po’ –, trova Sam ed Ellie mentre puliscono con l’aspirapolvere dietro a un vecchio mobile e Bobby nel suo studio che, quando lo incrocia in corridoio, ha pure il coraggio di chiedergli perché non dà una mano agli altri due. Pure.
 
Per buona parte della cena rimane in silenzio; parla solo se interpellato – quindi raramente, per fortuna – e passa la serata a guardare la televisione, stappando un paio di birre una dietro l’altra. Nemmeno questo fa capire a Ellie o a suo fratello che non ha alcuna intenzione di festeggiare un bel niente e che dovrebbero smetterla con questo inutile tran tran e, alla fine, decide di dire ciò che pensa. Senza peli sulla lingua.
Lo fa quando è ora di andare a dormire. Ellie è appena tornata dal bagno, i capelli sciolti e sempre più lunghi – ormai le arrivano a metà schiena –, la camicia rossa con le maniche lunghe della sua mamma e un paio di pantaloni grigi di una vecchia tuta di Dean che lui non mette da un po’. Deve tirargli il filo per stringerla in vita più di quanto Dean non abbia mai fatto, ma almeno ci sta calda e, per le notti che passano qui sul divano – stasera è il loro turno –, non rischia di sentire freddo e prendersi una polmonite.
 
È abbastanza sicuro che non ci sia nessuno in giro – Sam è di sopra da un po’ e anche Bobby non si vede da almeno una ventina di minuti – e questo gli dà un po’ di coraggio. Ellie si toglie le ciabatte e si avvicina al suo borsone, appoggiato accanto alla porta, da cui rovista un po’ per poi prendere qualcosa che Dean non vede subito, poiché lei lo stringe tra le dita. La guarda sorridere sotto i baffi e poi sedersi sul divano senza dirgli nulla. Lui stringe le labbra prima di parlare «Dovremmo… dovremmo trovare un caso».
Ellie alza gli occhi, sorridendo debolmente «Ma è Natale, Dee, e—»
«E non dovremmo essere qui» il suo tono di voce è secco, deciso. «Dovremmo avere qualcosa da fare molto diverso dal decorare una casa che non ci appartiene per festeggiare qualcosa che non mi piace».
La guarda leccarsi le labbra, perplessa. «È solo un’occasione per stare insieme, Dean. Rimpinzarci di cibo e passare una serata insieme, non voglio fare niente di così strano, solo—»
«Ma perché non mi dai mai retta?» alza la voce, guardandola dritta negli occhi «Ti sto chiedendo di lasciar stare. Per favore».
Ellie lo fissa con un’espressione che è un misto tra la paura e l’incertezza «Ma perché? Se c’è qualcosa che non va, perché non… insomma io… io non capisco cosa sto facendo di male».
Dean stringe i denti «Perché papà non c’è. E non c’è un cazzo da festeggiare». L’espressione di Ellie non fa una piega: rimane a guardarlo, perplessa e non sa perché ma questa cosa lo fa uscire dai gangheri. «Credi che mi faccia piacere?»
Ellie stringe le mani in grembo, mordendosi nervosamente il labbro inferiore «No, Dean, però—»
«Però quando Jim era morto da poco non ti si poteva toccare che t’incazzavi come un riccio, adesso tu puoi fare quello che vuoi senza nemmeno interpellarmi?»
Ora lo guarda arrabbiata, gli occhi più piccoli e la fronte aggrottata «Quando stavo male per papà, era una cosa diversa. E oggi… oggi perché non hai detto niente? Per quanto avessi capito che c’era qualcosa che non ti andava, non leggo la mente e visto che ultimamente ogni cosa che dico o faccio non ti piace, io—», ma Dean poco più che l’ascolta «E non potevi chiedere, anziché sgobbare in lungo e in largo? È questo il rispetto che hai per me?»
Ellie lo fissa; adesso è davvero arrabbiata «E tu, che ti sei baciato con quella e me lo hai detto dopo un mese, che rispetto hai di me?» Dean sgrana gli occhi «Non pensare che non mi bruci solo perché te l’ho fatta passare liscia. Perché non è così» tira su col naso e deglutisce, appoggiando entrambe le mani sul divano, qualcosa ancora stretto tra le dita della sinistra. «Non so perché fai così, ma ultimamente ti comporti da bambino viziato. Ogni scusa è buona per litigare, per te, e… e mi sono stancata. Soprattutto perché quello che sto facendo è… è per te» Dean rimane in silenzio, perplesso. Aggrotta la fronte; Ellie sorride sghemba «Per chi credi che lo faccia? Insomma, pensi che a me piaccia il Natale?» rimane in silenzio un paio di istanti, gli occhi fissi nei suoi «Fino a che la mamma non si è ammalata, ho passato ogni maledetto venticinque dicembre a sperare di vedere papà aprire la porta e venire ad abbracciarmi. Ogni volta. E ogni volta sono rimasta delusa» sbatte le palpebre velocemente, come se stesse sul punto di piangere «Per questo con la mamma cenavamo insieme la vigilia. Sapeva che per me il venticinque era un giorno terribile e mi lasciava stare. Avevamo fatto questo patto. E adesso… adesso volevo solo regalarti una giornata diversa con… con le persone a cui vuoi bene. Per cercare di stare in pace, io e te. E anche con Sam, che ultimamente siete sempre strani tra di voi. Ma se non ti importa niente, vorrà dire che avrò fatto uno sforzo inutile» si alza in piedi «D’altronde non è la prima volta, però prima di parlare a me di rispetto guardati allo specchio» e si dirige verso la cucina, senza dare a Dean alcun modo per replicare alle sue parole.
 
Dean che, ovviamente, c’è rimasto di merda e non si aspettava minimamente che fosse tutto organizzato per lui, per fargli passare una giornata diversa. Come poteva pensarci? Non gli ha neanche detto nulla, è… è tornata dalla spesa con quella che doveva essere una bella “sorpresa” e non pensava che dietro ci fosse una buona intenzione. Anche se, in realtà, conoscendo Ellie doveva immaginarselo, ma… ma ultimamente tende più a vedere il marcio anche dove non c’è. Che coglione.
 
Vorrebbe parlare con lei, ma rinuncia presto e si mette sul divano, non sapendo come spiegare che ha visto le cose sotto una luce ben diversa da quella che era veramente.
Ellie torna quasi un’ora dopo; non ha idea di dove sia stata, ma quando gli si mette a dormire accanto, è sicuro che se avesse avuto un altro posto dove andare non avrebbe esitato a farlo.
 
La mattina dopo a farlo sentire una merda ci pensa pure Sam, che non manca mai quando si tratta di compiere i suoi oneri da fratello rompipalle. 
Sono in giro a fare compere come due ragazzine con un mese di paghette da spendere. È stato Sammy a volerlo: gli ha chiesto se poteva prendere la macchina e, piuttosto di lasciargliela, ha preferito andare con lui. In fondo, non aveva nemmeno niente di meglio da fare, perciò è stato contento di poter passare un po’ di tempo con il fratello.
Con la coda dell’occhio lo vede guardare fuori dal finestrino, gli occhi puntati sulla sua destra «Hai visto che bel lavoro che abbiamo fatto io ed Ellie nel salone?»
Dean sbuffa aria dal naso. Non vorrebbe litigare anche con lui, perciò si sforza di usare un tono neutro «No» anche se sa che è inutile, perché se Sam si è messo in testa di affrontare l’argomento “Natale”, nessuno potrà fargli cambiare idea. Tantomeno lui.
«Beh, dovresti darci un’occhiata. Siamo stati bravi» lo guarda sorridere appena con la coda dell’occhio. «Ah, tra l’altro potresti lasciarmi in quella videoteca vicino alla lavanderia? Voglio prendere un film per stasera».
Dean rotea gli occhi «Non ha senso neanche sforzarsi a sceglierlo, Sam. Ellie si addormenterà dopo un quarto d’ora».
«In realtà ne ho in mente uno che potrebbe tenere viva la sua attenzione» fa una piccola pausa «Ormai l’ho presa come una sfida».
Dean lo sente sorridere divertito e sbuffa, irrequieto. «Io davvero non capisco tutta questa vostra smania per il Natale. Soprattutto la tua» si ferma per guardarlo un istante, trovandolo con gli occhi rivolti verso di lui «Insomma, abbiamo bruciato il corpo di papà da qualche mese e tu—»
«Pensi che me lo sia dimenticato?» Dean si ferma; non si aspettava una sua risposta tanto celere «Perché non è così. E non ho tutta questa voglia di festeggiare, ma Ellie ci sta mettendo così tanto entusiasmo che mi sembra un peccato smontarle tutto. E poi, alla fine, è solo un pretesto per passare la serata tutti insieme. Penso che con Bobby non vediamo un film da… boh, una vita» io ne ho visti un paio con lui ed Ellie, quando tu non c’eri, ma questo preferisce tenerselo per sé per evitare di discutere e di interromperlo. «Non ci trovo niente di male». Dean rimane in silenzio, le dita strette attorno al volante e gli occhi fissi sulla strada. «E sinceramente non penso che passare una serata a guardare il soffitto o in silenzio in una muta veglia per papà possa farci stare meglio. O in pace».
Dean sorride sghembo, scuotendo la testa «Sei proprio strano» e con la coda dell’occhio può scorgere Sam accigliarsi e guardarlo cupo. «Non ho scordato papà. E non lo farò mai. Ma voglio preoccuparmi dei vivi, una volta tanto. Soprattutto se si dimostrano gentili e fanno di tutto per farmi stare meglio» Dean si lecca le labbra, ancora in silenzio «E poi non penso che Ellie abbia dei bei ricordi, riguardo al Natale. Non li abbiamo neanche noi. Perché negarci di godercelo un po’, per una volta?»
 
Dean non aggiunge altro – anche perché ha la sensazione di avere torto e, diamine, perché ogni volta che lui e suo fratello parlano di qualcosa che non gli sta bene di Ellie finisce sempre col sentirsi un coglione? – e Sam fa lo stesso, rimanendo silenzioso per buona parte del tragitto. Gli dice solo dove deve andare e dove deve fermarsi, aggiungendo poco altro se non una pila di buste sul sedile posteriore dopo ogni sosta.
Dean non scende praticamente mai. Un po’ perché Sam glielo vieta – da quello che ha capito, questo giro di Sioux Falls è per prendere anche dei regali, tra cui probabilmente anche il suo – e un po’ perché non ha assolutamente voglia di scendere a ogni parrocchia. Stamattina Sam sembra una maledetta cheerleader alla ricerca del vestito per il ballo della scuola, che diamine.
 
Ne approfitta per guardarsi intorno, però. Non c’è un angolo di Sioux Falls in cui non appaiano lucine colorate – seppure spente perché è ancora mattina – e festoni sui colori del rosso, dell’oro e dell’argento. Davanti a ogni casa c’è almeno un addobbo, che sia una ghirlanda sulla porta o qualche filo di luci intorno a un qualche albero, e Dean si chiede come potrebbe essere l’atmosfera di sera, quando tutto è acceso. Dovrebbero venire domani a fare una passeggiata, per vedere com’è respirare un po’ d’aria natalizia, ma si pente quasi subito di questo pensiero: non vuole farsi contagiare. Porta un peso troppo grosso nel cuore per lasciarsi coinvolgere.
 
Stanno in giro praticamente tutta la mattina. Al loro ritorno – quasi a mezzogiorno – non c’è nemmeno Ellie. Non l’ha vista neanche quando si è svegliato: si era alzata molto prima e lui non l’ha sentita, segno che stava dormendo profondamente. Quando è andato a fare colazione, poi, Bobby gli ha detto che era andata via presto, subito dopo aver fatto il caffè. Dean ha anche pensato di incontrarla a Sioux Falls – sicuramente è in giro a fare compere –, ma non è stato così. Meglio, da una parte, perché con Sam nei paraggi sarebbe stato un po’ imbarazzante, considerando che, conoscendola, adesso non vorrà neanche parlare con Dean.
 
Da un certo punto di vista, non ha torto, perché lui ha sicuramente sbagliato ad alzare la voce in quel modo e a pretendere rispetto quando, ultimamente, è stato il primo a non portarglielo. È solo che… che vorrebbe che Ellie provasse a capire come si sente, solo questo.
 
Lei torna che è quasi l’una. Prima di passare in cucina e appoggiare sulla tavola quattro buste di carta marrone con il pranzo per ognuno – composto di hamburger e patatine fritte –, passa nel salone e vi poggia qualcosa. Forse le buste con dei regali. O con nuovi addobbi, diversi da quelli che Dean si è rifiutato di vedere, da bravo cafone qual è. Lei quasi non lo guarda in faccia: fa così per tutto il pranzo, prima di sparire di nuovo nel salone ad aggiustare chissà cosa per poi legare il grembiule al collo e immergersi in cucina.
 
Così, nel pomeriggio, Dean si decide a uscire e a fare qualche giro per negozi. Da solo. Perché anche se lo spirito del Natale lo rattrista, quello che gli ha detto Sam lo ha fatto riflettere. E, per una volta, può “piegarsi” al volere di chi da che lo conosce ha sempre fatto qualcosa di buono per lui, compreso oggi.
 
*
 
Nonostante i tanti giorni di Natale passati sulla strada, nello squallidissimo motel di turno o in macchina a scoparsi la prima che capitava per soffocare in un fiume d’alcol e un corpo caldo e ansimante la solitudine, Dean non aveva mai invidiato quelli che avevano la “fortuna” – a detta loro – di passare il cenone in famiglia, seduti a quelle lunghe tavolate dove la metà degli invitati magari sono parenti lontani che ti stanno pure sul cazzo. Davvero. Perché, per lui, se il Natale devi festeggiarlo così, allora meglio che ognuno stia a casa propria, invece di fare un’abbuffata di cui, una volta tornati a casa, ci si ricorda solo delle battutine acide degli altri commensali. Perciò, davvero, se c’è qualcosa che invidia a coloro che vivono una vita normale, lontano dalla caccia e dal sangue dei mostri, non è di certo il cenone di Natale.
Stasera, quindi, non è che stia facendo i salti di gioia. Soprattutto perché, nonostante la sua sia una famiglia piccola e nessuno dei suoi “parenti” gli stia sul cazzo – a parte Sam, ogni tanto, quando fa troppo il saputello –, si sente terribilmente a disagio. Non tanto per Bobby e suo fratello, che gli parlano normalmente, ma per Ellie, che poco più che lo guarda in faccia.
 
Non capisce perché fa così. Cioè da una parte sì, ovviamente, non è mica stupido e sa di meritarselo, ma dall’altra vorrebbe solo metterci una pietra sopra e comportarsi come se niente fosse, ma forse è tanto da chiedere visto che lei non gli ha dato nemmeno la possibilità di chiarirsi.
Stamattina non si sono visti, a pranzo non gli ha rivolto la parola e nel pomeriggio, quando Dean è tornato dai suoi giri a Sioux Falls, è stata tutto il tempo in cucina e, quando si è accorta della sua presenza, non si è nemmeno voltata a salutarlo. Non hanno nemmeno avuto occasione di stare da soli e parlare, è vero, ma lei si è chiusa nel suo silenzio e sembra non volerne sapere di affrontare con lui nemmeno una parvenza di dialogo.
 
In più, un altro motivo per sentirsi a disagio è dato, oltre dalla quantità di leccornie che Ellie ha cucinato per cena – da sola, senza chiedere aiuto né a lui né a nessun altro –, a come ha addobbato il salone di Bobby, quello che non usano praticamente mai. [10] Oltre a pulirlo da cima a fondo – cosa che una volta avevano fatto insieme ma questa, vista la sua stranezza nei confronti suoi e del Natale, c’è stato Sam a darle una mano –, ha appeso un paio di ghirlande orizzontali, fatte con degli abeti a cui sono stati aggiunti dei fiori bianchi, bacche rosse e delle piccole pigne, in una decorazione più grande al centro e via via più piccola ai lati. Le ha fissate sulle pareti laterali della stanza. Poi ha appeso qualche pallina colorata qua e là, prevalentemente rosse, con dello scotch – segno evidente che non aveva niente di meglio con cui attaccarle – e anche la tavola è addobbata con i colori natalizi: la tovaglia bianca, i tovaglioli rossi, una decorazione a centro tavola anch’essa fatta con foglie di abete e pigne, e un paio di candele rosse accese.
Dean, a guardare tutto questo lavoro che si è svolto lontano dai suoi occhi, non può fare a meno di sentirsi una merda. Avrebbe potuto aiutare, invece che pulire armi di cui adesso non ha bisogno e fare il Grinch [11] della situazione. Non è nemmeno venuto a vedere nulla, ieri sera, quando ne aveva l’occasione e anche stamattina, quando Sam gli ha chiesto se aveva dato un’occhiata al bel lavoro che avevano fatto non si è degnato di dare una sbirciata, preferendo rimanere ancora in disparte col muso lungo.
 
Sbuffa appena seguendo il filo dei suoi pensieri, infilzando nuovamente la forchetta nel piatto. Ellie ha fatto nuovamente il polpettone con la scamorza e, se possibile, stavolta le è venuto pure più buono. A questo ha abbinato della salsa Cranberry, del purè di patate e, come antipasto, la torta alla zucca con l’immancabile panna montata da mettervi sopra. [12] Ha detto che lei e sua mamma la facevano sempre come “antipasto”, perciò ha voluto mantenere la tradizione.
L’unica cosa un po’ fuori dagli “schemi” natalizi è il dolce: Ellie ha preparato una New York Cheesecake alle fragole, che chissà da dove vengono per averle trovate al supermercato in questa stagione. Quando fa le porzioni, Dean prova a prenderla in giro, per stemperare un po’ l’atmosfera. «E la cheesecake che c’entra con il Natale?»
Glielo dice col sorriso, perciò è chiaro che stia scherzando, ma Ellie rimane fredda, gli occhi sul coltello con cui sta tagliando un pezzetto di torta per Bobby. «È bianca e rossa. I colori sono giusti. E poi l’ho cotta nel forno, non è quella fredda». [13]
 
A quella risposta Dean, che non sa neanche la differenza tra questa e quella a cui lei allude, stringe le labbra in una linea sottile e mangia in silenzio quando gliene offre uno spicchio, prendendone poi subito un altro perché, come tutte le cose che ha preparato, è troppo buona. Anche Bobby e Sam, ovviamente, le fanno i complimenti e ne prendono un altro pezzetto a testa. È veramente deliziosa.
 
Una volta che hanno finito di mangiare, Ellie si alza per raccogliere i piatti da tavola e appoggiarli sul lavello. «Vicino alla porta del salotto, Sam ha fatto un alberello bellissimo e sotto ho poggiato i regali che ho preso per voi. C’è sopra un post-it con il vostro nome. Se volete, potete fare lo stesso con i vostri. Sempre se ne avete. Poi li scartiamo insieme».
Si volta senza attendere alcuna replica e si dirige verso il lavello con altre cose. Dean si alza e le va di fianco, appoggiando entrambe le mani sul ripiano. «Quando puoi, vieni di là in salotto. Vorrei dirti una cosa».
Ellie rimane con la testa bassa sull’acqua che scorre e non lo guarda, ma alla fine annuisce. Lo prende come un buon segno: almeno è aperta al dialogo.
 
Si dirige fuori, verso l’Impala, e ne apre il bagagliaio per prendere le buste con i regali che ha fatto a ognuno. L’aria è fredda e, se continua così, probabilmente arriverà un bel po’ di neve entro domattina.
Chiude la macchina e torna in salotto e, proprio come annunciato da Ellie, a destra della porta trova un minuscolo abete, con tanto di lucine, qualche pallina qua e là e una sfilza di Little Trees colorati appesi ad esso. Sorride appena: si vede che è opera di Sam [14], perché Ellie sarebbe stata più precisa e forse avrebbe abbinato meglio i colori degli alberelli a quelli delle palline, ma è molto carino. E originale, senza dubbio. 
L’alberello è stato piazzato su una sedia e, al di sotto di esso, spuntano già tre pacchetti: sono tre buste di carta, di quelle con i manici, di differenti dimensioni e ad ognuna è abbinato un post-it rosa con il nome della persona a cui sono destinati. Dean scruta anche il suo, ma non lo tocca né lo apre. Vuole che sia Ellie a consegnarglielo di persona, proprio come lui farà con il suo. Così, appoggia i due pacchetti per Bobby e Sammy sotto l’albero e il terzo lo tiene con sé, nascondendolo dietro la schiena quando si siede sul divanetto di fronte alla TV.
 
Aspetta più di cinque minuti e, quando Ellie compare sulla soglia, ne approfitta per scrutarla con attenzione.
Nonostante passino la serata in casa, ha deciso di truccarsi un po’ e mettersi carina per l’occasione. Tutto rigorosamente sui colori natalizi. Indossa una maglietta bianca a maniche lunghe, semplice, con un ampio scollo sul davanti e una gonna rossa che le arriva all’altezza delle ginocchia. Al collo ha la sua collana lunga con il cuore argento e ai piedi le decolleté nere, mentre i capelli sono un po’ mossi, le punte arricciate in onde morbide. Il trucco sugli occhi è leggero: una riga nera sulle palpebre e le ciglia scure, ma l’unica cosa più vistosa è il rossetto che ha sulle labbra, di un bel rosso, un colore che Dean non le ha praticamente mai visto addosso. Di solito ne mette di meno evidenti, sulle tonalità del rosa e, anche se dopo che ha mangiato si è sbiadito un po’, è ancora evidente.
 
La osserva scrutare tra i regali e prendere in mano una delle buste e, quando si volta, gli si avvicina con passo abbastanza veloce, per poi rimanere in piedi di fronte a lui. Gli porge la busta con il suo nome scritto sopra «Questo è il tuo regalo. Anche se non te lo meriti».
Dean sorride mesto «Ti ringrazio per la sincerità» e allunga la mano verso di lei per afferrare il sacchetto. Non c’è alcun bigliettino a parte quello con su scritto il suo nome, perciò lo apre e ne tira fuori un ciuffetto di pelle. Poggia la busta a terra e realizza che Ellie gli ha regalato un giacchetto di pelle nero, con le chiusure a zip sui polsi e sul davanti e un paio di bottoncini per chiuderlo sul collo. [15]
Con la coda dell’occhio la vede stringere le labbra in una linea sottile «Quello che hai ti sta grande. Lo so che era di tuo papà, ma ho pensato che… che è lungo e questo è corto, e poi è di un altro colore e—»
Dean la guarda negli occhi e le sorride appena, decidendo di interromperla «Mi piace molto, grazie».
Lei sorride mesta, una piccola smorfia sul suo bel viso. «Magari misuralo, prima di togliergli l’etichetta. Se non ti sta bene possiamo cambiarlo» stringe la mano sinistra intorno al polso destro, muovendo appena il bracciale di sua madre e quello che le ha regalato lui con il gufetto. Dean non aveva notato che aveva messo lo smalto, rosso anche quello, e ora capisce cosa stringeva tra le dita ieri sera, da prima che cominciassero a discutere. «Ho pensato che avresti potuto metterlo per uscire, più che per la caccia. Anche se ultimamente non lo facciamo mai, ma… ma così potresti essere un po’ diverso dal solito».
Dean incassa la frecciatina stringendo le labbra in una linea sottile «Veramente avevo pensato che… che potremmo andare a fare un giro a Sioux Falls, domani sera».
Ellie sgrana gli occhi, fingendosi sorpresa «Addirittura… e come mai proprio domani sera che è Natale e potremmo stare tutti intorno al fuoco a deprimerci?»
 
Sia dal tono di voce – stizzoso e aspro – che dal modo in cui lo guarda, Dean non fatica a capire che sia ancora arrabbiata con lui. E non può darle torto eh, per carità, ma vorrebbe che abbassasse la guardia. Almeno un po’.
Poggia il giubbotto alla sua destra e le fa posto sul divano, invitandola a sedersi. Ellie lo fa e Dean la guarda negli occhi «So di essere stato uno stronzo ieri notte—»
«Il fatto che te ne rendi conto è già un buon passo avanti».
Sbuffa aria dal naso «Mi fai parlare?» ed Ellie arriccia le labbra in una smorfia accigliata prima di stringere le spalle. Deve essere davvero molto arrabbiata. «Lo sai che non sono bravo con le parole. Ieri sera ci sono rimasto male, io—»
«Pensa io» Dean la guarda male per averlo interrotto nuovamente e lei alza una mano nella sua direzione. «Scusa, vai avanti».
«E io non… non mi aspettavo che fosse per me. Insomma, non… non ci avevo pensato» si gratta dietro la nuca con la mano destra, sentendosi un po’ in imbarazzo. «E lo so che è stupido, perché avrei dovuto immaginarlo, ma… ma ultimamente è dura e a volte non capisco se mi si vuole fare un torto o meno».
Ellie, dopo aver aspettato qualche secondo ed essersi assicurata che aveva davvero finito di parlare, lo guarda dritto negli occhi «Non ti farei mai un dispetto di così cattivo gusto. Tantomeno in questa circostanza» e Dean non può replicare perché ha ragione, perciò rimane in silenzio e sospira appena, per poi prendere il pacchetto che ha dietro la schiena con la mano destra e porgerglielo. Si tratta di una scatola incartata di rosso con un fiocchetto argento sopra ed Ellie la guarda con gli occhi quasi sgranati, spostando lo sguardo dal pacchetto a Dean e viceversa. «Per te» le sorride appena «Mi sono reso conto di non averti mai fatto un regalo. Uno vero, insomma. E credo che… che questa sia una buona occasione per cominciare».
Lei lo fissa, visibilmente sorpresa. Forse, vedendo solo cinque pacchetti sotto l’albero improvvisato di cui tre erano i suoi, pensava che non le avesse comprato nulla. «Mi hai dato il braccialetto, per il mio compleanno… »
«L’avevo rubato, lo sai».
«… e quando mi porti a mangiare fuori mi paghi sempre la cena».
Le sorride appena «Ma quello non è un regalo vero» e le avvicina di più la scatola. «Dai, apri».
 
Ellie obbedisce, seppure un po’ titubante. Afferra il regalo e lo apre, prima togliendo il fiocchetto e poi rompendo le righe di scotch e la carta. Osserva la scatola blu e la apre, trovandovi dentro un orologio. A Dean, quando l’ha visto in quel negozio, è parso perfetto: il cinturino di pelle blu, i contorni del quadrante e le lancette oro e come sfondo un cielo pieno di stelle. Le stesse che tante volte guardano insieme. Gli era sembrata una cosa azzeccata.
 
Ellie alza gli occhi su di lui, fissandolo incredula «Tu devi essere impazzito» e Dean ride, a quella reazione. Chissà che avrebbe detto se le avesse regalato il bracciale d’argento che aveva visto esposto sulla vetrina: costava un occhio della testa, altrimenti ci avrebbe fatto un pensierino. «Tutt’altro, in realtà. Il tuo orologio si è rotto da poco e… e ho pensato di comprartene un altro. Magari non portarlo di nuovo a caccia, sennò fa la stessa fine». È successo da non molto: durante una lotta, Ellie ha sbattuto a terra e al suo vecchio orologio si è spaccato tutto il vetro, rendendolo inutilizzabile. Per questo ha pensato di prendergliene un altro.
La guarda scuotere la testa e toglierlo dall’apposito contenitore per poi indossarlo, stringendolo intorno al polso sinistro. Si ferma ancora un secondo ad osservarlo; dalla sua espressione è chiaro che proprio non se lo aspettava. Forse perché Dean si è impegnato con tutto sé stesso a comportarsi da Grinch per tutto il tempo o perché sembrava fuori di testa, ieri sera. La guarda allungarsi nella sua direzione per dargli un bacio sulla guancia sinistra, il suo modo per dire grazie. Dean le sorride e le toglie i capelli dal viso, accarezzandola poi con dolcezza. «So che il mio spirito natalizio fa schifo, ma… spero di essermi fatto perdonare».
Ellie stringe le spalle «Vedremo. Dipende da come ti comporti prima della fine della serata».
 
Dean le risponde con un sorriso prima di seguire l’istinto e allungarsi verso di lei per baciarla sulle labbra. Ellie non ne sembra entusiasta: è fredda e non risponde con lo slancio che lui sperava, ma alla fine si sbottona e si lascia andare, schiudendo le labbra e avvicinandosi di più al suo corpo, la mano sinistra a stringergli il lembo della camicia.
Baciare Ellie è indescrivibile: non ha niente a che fare con qualsiasi altra ragazza, umana o demone che sia, che Dean abbia mai sfiorato in precedenza. La sua bocca ha un sapore inconfondibile, che non ha nessun’altra. Sa di buono, di casa. Quella che Dean non ha mai avuto. Tanto che non può fare a meno di chiedersi se è proprio questo il motivo che lo spinge ad approfittarsi, ad essere egoista e a non lasciarle vivere la sua vita come dovrebbe fare. La stringe appena più forte, seguendo il flusso dei suoi pensieri, la mano che si avventura tra i suoi capelli lunghi e l’avvicina più a sé.
 
È un brontolio leggero a interromperli; Ellie, come scottata, si scosta velocemente e nasconde gli occhi nell’incavo del suo collo mentre Dean la stringe più a sé, tenendola vicina. Alza la testa, ma non aveva dubbi che il rumore provenisse da quel rompipalle di Sam, che sta sulla porta e li guarda con un sorriso furbo disegnato sulle labbra. «Avete finito con le effusioni?»
Dean lo guarda male «Stavamo solo facendo pace». Lo dice apertamente, tanto lo avevano capito tutti che non si parlavano.
 
Sam sorride a mo’ di presa in giro – che stronzo – e toglie il braccio sinistro da dietro la schiena, mostrando tre pacchetti. Ne porge uno a Dean, un altro ad Ellie – che riemerge dal suo “nascondiglio” con le guance ancora della stessa tonalità del suo rossetto – e l’ultimo a Bobby, dietro di lui. Ellie mostra dove ha messo i suoi regali, così come Dean, e il vecchio cacciatore dà a ognuno un pacchetto incartato con della carta di giornale.
Dean sorride al vedere tutti aprire i propri doni. Scarta per sé un mucchietto di pallottole di sale – fatte da Bobby anche a Ellie e Sam perché, a detta sua, lui è andato sulle cose utili – e una cintura nuova da parte di Sam. Ellie riceve da Sam un libro – “I pilastri della terra” di Ken Follett, un altro mattone da aggiungere alla collezione di cui lei, però, sembra entusiasta – e suo fratello scarta un portafoglio nuovo da parte sua – quello che aveva era un po’ consumato – e da parte di Ellie un maglione di lana di quelli pesanti molto natalizio, bianco e rosso con una bella renna disegnata sul davanti, perché a detta di Ellie era bellissimo e ci vedeva Sam proprio bene. Lui, per fortuna, la prende come una battuta divertente e ci ride su. Infine Bobby, che è vistosamente sorpreso nel ricevere tutti questi regali, scarta un berretto nuovo da parte di Ellie, un gilet da Sam e un caricatore per cartucce da Dean e ringrazia tutti con un brontolio poco comprensibile ma colmo di affetto.
 
Dopo aver riposto le varie cartacce e i regali, si posizionano sul divano: Ellie alla sua destra – che, prima che cominci il film si accorge che gli ha stampato un po’ di rossetto sulla guancia e sulla bocca e lo pulisce con le dita con un gesto affettuoso –, Sam alla sua sinistra e Bobby su una sedia alla sinistra del divano, dove riesce a vedere meglio la TV. Il film che ha scelto suo fratello è “Braveheart” e dubita seriamente che Ellie possa rimanere sveglia per tutto il tempo, ma è curioso di vedere.
Comincia ad avere dei dubbi quando lei gli accoccola di fianco, verso la metà del film, così la osserva spesso, quasi sfidandola a rimanere sveglia. Con sua immensa sorpresa, però, Ellie rimane vigile per tutto il tempo: gli occhi incollati allo schermo, segue le vicende di William Wallace e dei suoi fino alla fine, sorridendo contenta quando passano i titoli di coda. E il risolino di Sam, che incassa la soddisfazione di aver trovato un film che non la faccia addormentare, è un po’ irritante, considerando che Dean, invece, ha collezionato solo una serie di tentativi falliti finora, e sa che sarà un motivo per sfotterlo a lungo, ma per stasera è contento così.
Non lo ammetterà mai ad alta voce, ma effettivamente quella di Ellie non è stata una cattiva idea. Hanno bisogno di stare un po’ da soli e in pace, di tempo senza mostri e drammi e questa è stata un’ottima occasione per ricordarsene.

 

[1] L’episodio a cui faccio riferimento è il 2x09 “Croatoan”. Per motivi di intreccio e soprattutto per non rendere troppo lungo e noioso – dato che è già stato visto nel telefilm – il racconto di Sam, che si concentra sulla parte finale dell’episodio e su quella iniziale del successivo, il 2x10 “Hunted”, ho omesso la parte del caso, ovvero del virus e della visione di Sam riguardante Dean, quella che dà inizio alla puntata. Mi sono concentrata solamente sul dialogo finale, trovando un escamotage – diverso da quello dell’episodio che, appunto, coinvolgeva il caso trattato – per cominciare a parlarne. La cittadina citata, Rivergrove, è la stessa della 2x09.
[2] Nell’episodio 2x10 “Hunted”, Ava trova Sam per avvertirlo che è in pericolo di vita poiché lo ha visto morire nella sua visione, ma qui, non avendo introdotto il personaggio di Gordon Walker, ho dovuto modificare qualche dettaglio – come che, ad esempio, lei lo trova perché ha sognato l’insegna del motel, non la carta da lettere che mi sembrava un dettaglio troppo vago. La stessa cosa vale per la fonte da cui Sam viene a conoscenza della morte di Scott Crey: nell’episodio è grazie ad Ash ma, non avendo inserito né lui né i personaggi della Roadhouse, ho improvvisato. XD Infine, per lo stesso motivo, ho dovuto far telefonare Bobby anziché narrare l’arrivo di Dean com’è avvenuto nella puntata.
[3] Riferimento all’episodio 2x11 “Playthings”, sbronza di Sam compresa.
[4] Riferimento alla celebre frase “Passa al lato oscuro, abbiamo i biscotti”.
[5] Nel libro “John Winchester’s Journal”, scritto da Alex Irvine, si evince che nel suo diario John non scrivesse solo di mostri e cacce, ma anche della crescita dei suoi figli. Vi sono annotati anche dettagli di cui nella serie non si fa riferimento – come il fatto che Dean, dopo l’incendio, non ha parlato a lungo.
[6] Nell’episodio 2x08 “Crossroad blues”, il demone dell’incrocio, dopo aver baciato Dean, alla sua domanda del “perché lo aveva fatto” risponde che era per “sealing the deal”, ovvero sigillare il patto. Infatti, in ogni accordo successivo, ognuno viene concluso con un bacio appassionato.
[7] Alcuni dei ricordi menzionati da Dean sono estrapolati dall’episodio 3x08 “A very Supernatural Christmas”, in particolare la ghirlanda fatta con le lattine di birra e il fatto che John, fino agli otto anni di Sam, il giorno di Natale non è mai mancato – il flashback della puntata, infatti, è ambientato nel 1991 e Sam ha già compiuto nove anni. 
[8] Il polpettone con cuore di scamorza è venuto fuori perché, cercando delle foto su internet per avere un’idea, mi sono imbattuta in 
questa variante proposta dal sito Giallo Zafferano e, sapendo che Ellie adora sperimentare nuove ricette, non ho resistito XD
[9] Per rimessa delle auto intendo quella specie di sgabuzzino aperto dove passano del tempo Bobby, Sam e Dean in due o tre occasioni, in particolare negli episodi 5x21 “Two minutes to midnight” e 6x12 “Like a virgin”.
[10] Il salone a cui faccio riferimento è quello che si vede nell’episodio 5x15 “Dead men don’t wear plaid”, quando torna in vita Karen, la moglie defunta di Bobby.
[11] Il Grinch è un personaggio tratto da libri e fumetti creato dallo scrittore e fumettista statunitense Dr. Seuss. È un essere antropomorfo dalla pelle verde che vive come un eremita in una caverna con il suo cane Max ed è scorbutico, schivo e burlone. Detesta il Natale e qualunque cosa abbia a che fare con questa festività. È inoltre il protagonista di un noto film, dove viene interpretato da Jim Carrey.
[12] Le pietanze nominate – a parte il polpettone, al posto del quale solitamente c’è il famoso tacchino arrosto – sono per gli americani prettamente natalizie. Anche se, in realtà, essendo il pranzo di Natale un po’ il bis di quello del Ringraziamento, festa ben più sentita, sono un po’ le stesse in entrambe le occasioni. In particolare, la salsa Cranberry solitamente accompagna il tacchino al forno e la torta alla zucca non è altro che crema di zucca speziata con chiodi di garofano, cannella, zenzero, noce moscata, il tutto mescolato e steso su della pasta frolla e servito con sopra un ciuffetto di panna.
[13] Per chi non lo sapesse, esistono due tipologie di Cheesecake, il tipico dolce americano a base di biscotti, frutta o marmellata e formaggio spalmabile: una senza cottura, che si può preparare e lasciar freddare in frigorifero, e un’altra che si cuoce nel forno.
[14] Riferimento al mitico alberello di Natale fatto da Sam nell’episodio 3x08 “A very Supernatural Christmas”. I Little Trees sono i nostri Arbre Magique, rinominati diversamente negli Stati Uniti e in altri Paesi, come avevo precisato in un’altra storia natalizia scritta in precedenza.
[15] La giacca di pelle che Ellie regala a Dean è la stessa che ha indossato Jensen alla VegasCon del 2017, quando ha cantato per la prima volta “Brother” dei Needtobreathe.
  
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