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Autore: ghostmaker    29/03/2019    1 recensioni
A.D. 2110, l'anno in cui tutti i popoli deposero le armi scegliendo la pace come sentimento guida per la costruzione di un futuro prospero per l'intera umanità, ma la Terra non poteva guarire dalle ferite inferte dalla III° Guerra Umana e lo sforzo degli scienziati si indirizzò verso la conquista dello spazio conosciuto. Là fuori però c’erano altri popoli, pianeti disabitati, un mondo da scoprire e da conquistare, ma proprio la “conquista” divenne di nuovo una parola sinonimo di guerra. Molte cose accaddero in poco più di quattrocento anni, nuove guerre e nuove alleanze, ma soprattutto ci fu la firma di un patto tra tutte le popolazioni umane e aliene. Tutte? Non proprio perché delle rivolte armate stavano mettendo in pericolo nuovamente la pace. A.D. 2537, oggi…
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universal Wars - Trilogia'
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3° capitolo – Pirati dello spazio



La guerra dopo solo un giorno era già iniziata e la Federazione Terrestre permise il passaggio alle truppe della Repubblica Autonoma, guidate dal ministro Jakall, dirette verso Giove. Nella sede dello Stato Maggiore sulla Terra, il presidente Williamson era in collegamento con la Regina Lia. «Lo so che non siete stati voi ma le prove sono troppe e schiaccianti e gli stessi video forniti da Sarto, dopo attento controllo, sono stati dichiarati dai miei specialisti come originali e senza contraffazione».
«Quando hai detto quelle parole su Plutone mi è esploso il cuore, ma di te mi fido ancora e spero che riuscirai a scoprire la verità prima che tutto si compia. Lo sai che non riusciremo a resistere contro due Stati per lungo tempo».
«Purtroppo l'unica cosa che sono riuscito a fare per te fino a ora è stata quella di rimanere neutrale nonostante che nel nostro governo le voci sono discordanti».
«Lo so, lo so, purtroppo Ilian non capisce queste cose, perdonalo».
«Testardo come la madre».
«Come lo è sempre stato il padre in verità...»
La comunicazione s’interruppe bruscamente e ciò significava che le astronavi repubblicane avevano raggiunto Giove oscurando tutte le comunicazioni in uscita e in entrata dal Regno Sayan.

Proprio nella zona Blu, presidio consolare del pianeta, Kaplan stava salutando i soldati della Federazione costretti a lasciare i loro posti per l’imminente guerra a cui non avrebbero partecipato, e in particolar modo Mavelix, comandante degli assaltatori della Federazione Terrestre, che fino a quel momento aveva svolto una missione umanitaria sul pianeta.
«Caro amico, mi piange il cuore nel vederla partire per Venere».
«Signor console, mi dispiace lasciarla da solo in questo posto, ma devo ubbidire agli ordini provenienti dalla  Federazione. Spero di rivederla perché lavorare con lei e il suo staff è stato faticoso ma piacevole. Mi raccomando stia attento».
Mavelix era il classico comandante da missioni disperate, pronto a tutto per portare a termine un compito assegnato ma anche preparato mentalmente ad azioni difensive per proteggere i suoi uomini. Aveva passato gli ultimi due anni su Giove al servizio del consolato e a difesa della colonia Zeuss situata nei pressi del pianeta che in quel momento era obbligata ad evacuare essendo un avamposto militare nonostante al suo interno fosse dislocata la Space Red Cross, agenzia medica della Federazione, ma disponibile ad aiutare qualsiasi civile o militare in difficoltà. Il comandante della SRC era il capitano Fabian Franco, un chirurgo con svariate specializzazioni e premiato dal presidente Williamson per le opere umanitarie.
Mavelix, prima di partire, si mise in contatto anche il comandante medico. «Signore, stiamo per mandarle delle navette per scortarla lontano dalla zona di guerra come previsto dal protocollo firmato dal presidente».
«Ho capito, grazie dell’informazione» rispose Fabian Franco sorridendo.

Molte astronavi della Federazione Terrestre iniziarono il viaggio di ritorno verso casa e nessuno era interessato a controllare quella piccola astronave, partita dalla colonia X21, che percorreva la rotta per raggiungere la Colonia Penale situata non tanto distante dal pianeta o dalla colonia Zeuss. Lì, in una delle celle detentive, due uomini erano in trepidante attesa.
«Ma sei davvero sicuro che usciremo di qui?»
«Sicurissimo Ubri, speriamo solo che quell'animale di Ubas non cerchi di fregare e si accordi con il comandante del mercantile Aurora senza esagerare».
«Fai silenzio El Barbo, sta arrivando qualcuno».
Due carcerieri aprirono la porta principale della cella dei due uomini e ci buttarono dentro un uomo che rialzatosi esclamò: «Mi spiace, ma il comandante dell'Aurora mi ha denunciato».
Ubri scosse la testa. «Lo sapevo che finiva male! Hai provato a prenderla vero?»
Ubas rise e stava per rispondere quando si udì una voce provenire dall’altoparlante generale del complesso carcerario. «Attenzione, la Colonia Penale è stata liberata». Tutte le porte di detenzione si aprirono e nei corridoi uscirono tutti i criminali in cerca della fuga perfetta: assassini, ladri di tecnologie, scienziati pazzi, tutti tranne i tre che si sedettero nella loro cella in attesa che fosse cessato il caos.
La voce precedente terminò la sua trasmissione glorificandosi. «E ricordate amici, quando qualcuno vi chiederà come siete fuggiti dal carcere di massima sicurezza, raccontate loro le gesta di Capitan Andrew, pirata dello spazio!»
Nessuno dei tre uomini stava ad ascoltare quel pirata e Ubas controllava il corridoio principale. «Ok ragazzi, là fuori si sono calmati, dobbiamo solo sperare di trovare anche noi una carretta a vapore per potercene andare».
«Fai silenzio, non riesco a pensare» urlò El Barbo mentre sistemava il letto.
«Sei impazzito?» chiese Ubri osservando il compagno di cella.
«La mamma mi ha sempre detto di sistemare le cose che utilizzo!» rispose El Barbo generando l’ilarità degli altri due.
Nel frattempo i pirati stavano saccheggiando la nave mercantile Aurora che avevano  incrociato dopo la partenza dalla colonia penale.
«Sono il capitano Andrew, vi garantisco che non subirete nessuna tortura, siamo pirati e non barbari che distruggono tutto al loro passaggio».
«Sì, lo so, lo so, però non fatemi del male vi prego, vi prego», rispose tremolante Demon, il capitano del mercantile.
«Però, caro amico capitano dell'Aurora, tutto ciò che porti su questa carretta dello spazio sarà nostro senza che mi crei problemi».
«Sì, sì, come volete, come volete».
«Sentito ciurma? Prendete tutto ciò che ci offre il capitano Demon» urlò Andrew ai compagni di scorribanda.
Il vestiario di Andrew ricordava molto quei vecchi film che si proiettava nei cinema più di seicento anni prima: indossava una benda sull’occhio solo per fare impressione ai capitani dei mercantili, aveva una lunga barba nella quale nascondeva delle finte bombe termiche e, oltre alla pistola, portava legata in vita una spada che non estraeva mai perché di quell’oggetto antico, nel fodero, c’era solo l’elsa. Schyry prima di diventare un pirata era una canaglia di prima categoria ma poi conobbe Andrew e i suoi ideali cambiando profondamente il suo modo di agire e così imparò a gestire la rabbia nei momenti di calma e a scatenarla nei momenti in cui l’adrenalina gli faceva esplodere il cervello. Il secondo, ultimo dell’esigua ciurma, era Hartigan, un colosso di uomo pronto alla rissa per qualsiasi cosa ne valesse la pena.
I due entrarono all’interno della grande stiva di carico dell’Aurora , ma all'improvviso l'allarme bloccò tutti. Andrew richiamò i suoi uomini. «Presto, tornate qui in plancia, dobbiamo filare via subito. Il radar segnala una grande astronave in arrivo proprio verso di noi,» poi, rivolgendosi a Demon, disse: «e voi ci seguirete naturalmente».
«Non esiste un posto dove potete nascondervi, qui intorno c’è solo la colonia penale» rispose Demon preoccupandosi di non alterare l’umore del pirata.
«Bravo Demon, proprio il posto cui stavo pensando io».
Schyry e Hartigan tornarono ai loro posti in plancia mentre Andrew, dopo aver impostato la rotta, si sedette sulla postazione di comando. «Andiamo laggiù, tanto saranno fuggiti già tutti; spartiremo il bottino dell’Aurora e libereremo capitan Demon che sta continuando a tremare, ed è una cosa fastidiosa».
«Capitano, ma avete ascoltato la radio della Federazione? Stanno evacuando la colonia Zeuss per l’inizio della guerra!» disse Schyry voltandosi verso Andrew.
«Di che diavolo stai parlando? Quale guerra?»
«Ed io come faccio a saperlo, ero nella stiva dell’Aurora».
Anche i tre ergastolani, El Barbo, Ubri e Ubas, entrati nella sala di controllo della colonia penale iniziavano a ricevere notizie dei combattimenti.
Ubas osservò il monitor esclamando: «Sta tornando indietro l’Aurora. Quel comandante traditore torna da me! Che spasso ora».
«Meglio che stai buono, non vedi che l'Aurora è trainata da una nave pirata? C'è poco da fare gli spiritosi, ci conviene uscire da qui e raggiungere le rovine della vecchia prigione» disse Ubri preoccupato.

La nave di Andrew e quella di Demon atterrarono nei pressi delle zone detentive.
«Credo che sia saggio togliere la nostra bandiera prima che arrivi qua l’astronave che ci stava inseguendo», disse Hartigan preoccupato.
Schyry, sorpreso, disse: «Capitano, è una nave della Federazione ma porta la bandiera della Space Red Cross!»
«Questa è una bella notizia» esclamò Andrew. «Hartigan fai sparire la bandiera pirata, Schyry tieni a freno la lingua e lascia parlare il nostro capitano Demon».
Il capitano dell’Aurora non riusciva a capire così Andrew dovette spiegare per bene cosa dire ai responsabili della SRC. «Sentimi bene e non sbagliare a parlare con loro o tu sei il primo che perderà la testa. Le due navi mercantili sono in avaria e abbiamo dovuto atterrare qui per le riparazioni urgenti così da non ritrovarci in mezzo alla zona di guerra».
«Ma...»
Schyry interruppe il capitato dell’Aurora. «Ma se non capisce, allora è meglio che le sparo un bel colpo così non deve neppure pensare».
Demon impallidì. «Ah... ora ho capito… sì, sì».
La nave del capitano Fabian Franco atterrò proprio vicino all’Aurora e l’addetto alle comunicazione richiese il nominativo e la motivazione per cui fossero sulla pista di lancio della colonia penale.
«Buongiorno signori, sono il comandante delle due navi mercantili. Abbiamo problemi meccanici ma ripartiremo prima possibile», disse Demon mantenendo la calma sotto l’attenta visione di Andrew.
Dalla nave medica giunse la risposta proprio del comandante. «Ho bisogno di incontrarvi perché abbiamo ricevuto un segnale di allarme provenire proprio da questa colonia».
Demon, non istruito a rispondere a questa richiesta, disse senza pensare. «Certo, siamo a disposizione».
Ormai il danno era fatto e Andrew disse: «Mi tocca sistemarmi l’abbigliamento per essere presentabile,» poi girandosi verso la ciurma, «e anche voi sbrigatevi, non siete messi meglio di me».
L'incontro tra i due gruppi avvenne all’interno della sala comandi della prigione e lì scoprirono della fuga di tutti i detenuti causata dal capitano pirata Andrew.
«Non ho mai sentito parlare di questa persona» disse Fabian Franco scatenando in Andrew la voglia di colpirlo ma, sempre il comandante della SRC, guardando il monitor disse a Demon: «Senta capitano, ma non aveva detto che sono entrambe sue le navi? Perché quella sta partendo in questo momento».
«Ssssì…, ma… ma… era già pronta… e… e… avevo già concesso il permesso di partire».
Proprio la nave pirata si stava alzando in volo e Andrew dovette trattenere la furia per non finire nella galera della colonia.


Passarono alcune ore nelle quali i membri della RCS ripulirono le celle per preparare ad accogliere dei feriti mentre Andrew e i suoi compari si affrettarono a sistemare lo scafo dell’Aurora che avevano rovinato loro stessi nell’abbordaggio.
Completate le riparazioni Demon salutò Fabian Franco e salito a bordo si mise in un angolo senza parlare mentre Andrew, talmente adirato, che il suo viso sembrava deformato, urlò: «Rivoglio la mia nave e quei cani che hanno osato rubarmela la pagheranno cara», poi, rivolse lo sguardo verso Demon. «Se la tua carretta ambulante mi priverà della vendetta, tu farai un bel bagno nel Sole!»
Schyry disse: «Capitano non si deve preoccupare; ho cambiato i motori dell’Aurora, sono pur sempre un ladro e non me la sono sentita di lasciare là quei bei motori della nave terrestre!»
Hartigan chiese: «Quale direzione capitano?»
Andrew rispose: «Chi ha rubato la nostra nave deve essere uno furbo quindi starà andando nel luogo più sicuro in questo momento: Venere».


Mentre…

«Vi avevo detto che come rubo io delle astronavi non lo riesce a fare nessuno» disse Ubas gongolando.
El Barbo invece, notata la rotta inserita da Ubri, disse :«Tu sei veramente scemo».
Ubas, capito il motivo di quella frase rincarò la dose. «Solo un pazzo avrebbe scelto di dirigersi nello spazio del Regno Sayan dove stanno combattendo».
«E allora io sono un pazzo!» commentò Ubri.









Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.

  
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