Capitolo
14: come un uccello in gabbia.
“Sakura Haruno,
sarai rinchiusa nelle prigioni di Konoha!”
Quelle parole mi paralizzarono.
Su tutte le punizioni che credevo
avessero potuto darmi, non avrei mai pensato a niente del genere.
È vero che chi mette a rischio la
sicurezza di Konoha finisce in prigione, ma io non ne
avevo nessuna intenzione…volevo solo aiutare un
amico.
A niente valsero i miei tentativi di
spiegazione.
Dalla mia bocca non usciva niente di
sensato, dato l’agitazione che mi si era creata addosso.
Tsunade cercò di impedire che avvenisse la mia
reclusione, ma hokage o no…era
messa alle strette se gli anziani decidevano una cosa.
Mi vidi circondare da tre ambu.
Mi immobilizzai in quell’istante. Mi
stavano trattando come una criminale.
A momenti non riuscivo nemmeno a capire
dove mi trovavo, il perché e nemmeno chi fossi talmente, il mio cervello stava
andando in tilt.
Poteva davvero capitarmi tutto ciò?
A quanto pare si, ma di cosa mi
sorprendevo poi? Avevano imprigionato un bimbo di un solo anno, sai quanto
poteva importare loro, se a finire in quel luogo orribile era una ragazza come
me.
“conducete questa ragazza nelle prigioni
ed evitate che qualcuno la possa venire a salvare!” ordinò nuovamente l’anziana
che mi aveva condannata.
Mi sentii spingere verso l’uscita
dell’ufficio. Non furono per niente delicati, per loro ero solo una che meritava
di marcire in quel luogo.
“Non c’è bisogno che la trattiate così,
vi seguirà senza fare troppe storie!” cercò di difendermi Tsunade,
ma a poco servì. Quegli ambu continuavano a
spingermi, come se fossi un cane o avessero fretta di rinchiudermi per andare a
fare chissà che cosa.
Lentamente vidi l’edificio imponente
diventare sempre più grande, fin quando fui costretta ad alzare la testa per
riuscire a scorgere la fine della
costruzione.
Mi domandavano dove mi avrebbero messa,
se nei sotterranei o in una cella abbastanza in alto da poter vedere ancora il
sole.
Avevo paura di non poter più vedere quel
disco che rallegrava le nostre giornate.
Non sapevo per quanto sarei rimasta li
dentro.
Avrei anche potuto finire i miei giorni
in quella cella squallida.
“Finalmente” arrivammo a destinazione. Le
porte della mia prigione si aprirono, per essere rinchiuse subito dopo alle mie
spalle.
Mi guardai in giro. Era leggermente più
decente rispetto alla cella in cui Naruto aveva
vissuto per anni. Almeno c’era un letto dove dormire…anche
se è meglio sorvolare sulle condizioni in cui era, e c’era anche un piccolo
gabinetto. Qui la privacy non si sapeva proprio cos’era, dato che uno doveva
andare in bagno sotto gli occhi di tutti.
Mi veniva da piangere, ma trattenni le
lacrime. Non volevo dare soddisfazione a nessuno.
Feci l’unica cosa che mi era possibile,
mi andai a sedere sul letto, nell’unico angolino dove arrivava un po’ di sole,
in attesa di qualcosa che mi avrebbe tirato fuori di li.
Sempre se qualcosa sarebbe arrivato.
La sera arrivò e con lei anche il
buio. La cella era a malapena illuminata
dalle fiaccole sparse nella prigione.
Avevo paura.
Lo so, non si addiceva a una kunoichi come me, ma era così e non mi vergogno nel dirlo.
I ninja devono essere in grado di
nascondere i propri sentimenti.
Al diavolo quella stupida legge, anche i
ninja sono esseri umani, non delle macchine fredde che non sanno cosa vuol dire
avere emozioni.
Se ninja significava essere quello,
allora la prima cosa che avrei fatto una volta uscita da quel buco…sarebbe stato riconsegnare il mio copri fronte.
Mi venne portata la cena, ma non la
toccai nemmeno. Non perché l’aspetto era orribile, ma perché in quel momento il
mio stomaco era chiuso come…come…insomma non avevo
fame e la notte non fu tanto diversa. Non chiusi occhio, rendendo così la mia
situazione più orribile di quella che era.
Come aveva fatto Naruto
a viverci per 15 anni? Io dopo nemmeno un giorno ero esasperata.
Passai la mia più brutta settimana di
vita li dentro.
Tsunade e Kakashi, gli
unici a sapere cosa mi era accaduto, vennero a trovarmi per infondermi un po’
di coraggio. Mi portarono anche delle cose, per rendere il mio soggiorno meno
mostruoso, come una coperta per il freddo, dei libri da leggere e qualcosa di
decente da mangiare. La mia disperazione era tanta, da arrivare a leggere i
tanto amati libri di Kakashi.
Non vi sto nemmeno ad accennare cosa ci
sia scritto l’ha dentro.
Tsunade mi avvertì di aver detto ai miei
genitori, che mi aveva affidato urgentemente una missione, per la quale non ero
riuscita ad avvertirli, ma quanto poteva reggere quella scusa? Non mi era mai
stata affidata una missione tanto lunga prima d’ora.
Inoltre mi informò che non era ancora
riuscita a convincere gli anziani a farmi alleviare la pena.
Non volevano sentire ragioni. Io ero nel
posto che meritavo.
Nonostante quello mi promise che avrebbe
continuato a lottare.
Chiesi anche di Naruto
e loro mi dissero che stava bene, ma che non gli avevano detto la verità, per
non agitarlo. Per il momento passava del tempo con i miei amici e qualche volta
stava con Jiraya, il quale aveva insistito per
conoscerlo un po’.
Esattamente la notte dell’ottavo giorno
della mia permanenza in prigione, mi sentii chiamare.
“Sakura, Sakura!”
Ero girata sul mio letto con la faccia
rivolta verso il muro e non udii subito il mio nome.
“Sakura!”
Mi voltai per vedere chi c’era.
Non c’era molta luce e per quel motivo
non riconobbi subito la persona che era giunta fino a lì, ma la sua siloutte era riconoscibile anche ad occhi chiusi.
Solo una persona aveva quei capelli
ribelli.
“Naruto, cosa
ci fai qui!”
“libero te!” mi disse.
Sussultai.
Tsunade mi aveva detto di non aver detto lui
niente. Come sapeva che mi trovavo li?
“Tsunade e Kakashi detto me che tu via per missione! Io creduto prima,
poi capito bugia!” mi disse
“con occhi di Kyuubi
letto loro chakra. loro detto me no vero!”
“E hai letto che io mi trovavo qui?”
Naruto scosse la testa.
“ho cercato! Io sento tuo odore e seguito
fino qui. Come fanno cani!”
Mi sorpresi. Possibile che grazie alla
volpe a nove code, avesse un olfatto più sviluppato di un essere umano
normale? Ovviamente si e in quel momento
fui contentissima di quella sua abilità.
D’un tratto vidi i suoi occhi diventare
rossi.
Mi spaventai, non capivo il motivo di
quella apparizione.
“Tu triste qui! Io libero te!”
Lo vidi infilare un dito nella serratura
della porta e aprirla agilmente con un artiglio.
“Naruto, come
sai fare queste cose?” gli chiesi sorpresa.
“Kyuubi dice
me. cosa non buona liberare prigioniero…lui contento
che io faccia male e lui aiuta me!”
Le sorprese quella sera non sembravano
voler finire e anche se non dovevo essere grata per una cosa del genere, perché
come aveva detto Naruto certe cose non si fanno, in
quel momento avrei baciato la volpe.
“Naruto, se gli
ambu ci vedono, rinchiuderanno anche te!”
“Messo a nanna tutti nemici! Cattivo, ma…ehm...”
“…Necessario
per aiutarmi! Ma come hai...aspetta, Kyuubi!”
Naruto mi sorrise e prendendomi per mano mi
condusse fuori dalla prigione e ci andammo a nascondere nella foresta che
circondava la struttura.
Ansimavo per la corsa.
Ero finalmente libera, ma per quanto? Una
volta scoperto che ero fuggita, mi avrebbero cercata, catturata e poi buttato
la chiave della mia cella per sempre.
“Ora torni a casa?” mi chiese ingenuamente
Naruto.
“I-io vorrei,ma…se mi trovano…” cominciai col
dire, ma una voce ci sorprese alle spalle.
Naruto non sembrò spaventarsi, come se si fosse
accorto della presenza di qualcuno già da un po’.
Mi chiesi come mai non mi aveva detto
niente, ma quando scoprii chi era, capì che non l’aveva fatto perché non
considerava l’uomo una minaccia.
“Eccoti dov’eri Naruto!
Sai che non dovevi farlo?” disse l’uomo seriamente.
“Jiraya! Io no
sbagliato, lei buona. no posto giusto per lei quello!” disse Naruto in mia difesa.
“Sono pienamente d’accordo con te, ma se
si venisse a sapere del tuo gesto, bhe non so cosa ti
farebbero” disse l’uomo.
“prigione anche io. no importa. Va bene
prigione per me, ma Sakura no! io no vedere lei soffrire!” disse Naruto facendomi commuovere. Non potei fare a meno di
abbracciarlo e scoppiare a piangere.
Naruto non capì il perché del mio atteggiamento
e mi guardò confuso.
“Detto qualcosa di male?”
Scossi la testa “No, no…assolutamente,
ma vedi…io non posso permettere che tu finisca in
prigione per causa mia. Io devo starci per qualche tempo, tu invece…probabilmente non ti farebbero più uscire!” dissi
alzandomi e allontanandomi un po’ e andando ad “ammirare” la prigione.
“è giusto che io ritorni li e non ti crei
altri problemi, Naruto!”
Gli dissi sorridendo leggermente. Lui mi
guardò con uno sguardo triste.
“ci rivedremo presto, te lo prometto!”
dissi avviandomi e senza voltarmi indietro. Non volevo vedere il suo sguardo.
Non potei fare molti passi che mi sentii
chiamare nuovamente.
“Ehi ragazzina!” mi disse Jiraya
Mi voltai a guardare il sennin stupita.
“Sakura, giusto? Dimmi vuoi davvero
tornare li dentro?”
Sgranai gli occhi, mi sembrava una
domanda talmente stupida.
“Io devo partire per un viaggio che
durerà qualche annetto, volevo portarci Naruto, dato
che ho sentito che gli anziani non sono molto d’accordo a lasciarlo a piede libero…non so mi chiedevo se…poteva
interessarti e venire con noi!”
“D-d’avvero?”
dissi incredula a quella proposta.
“Si,il tempo necessario per far sbollire
la situazione qui, che ne dici?” mi chiese
“Ma l’hokage…e-e
i miei genitori?”
“Tu vai a casa e racconta tutta la verità
ai tuoi, se poi hai dei problemi, verrò a parlarci io, nel frattempo andrò a
fare qualche chiacchiera con Tsunade, sperando che
sia tanto ubriaca per dirmi di si!”
Non mi lasciai sfuggire l’occasione.
Avevo la possibilità di non tornare più in prigione, di stare con Naruto e di girare
il mondo e apprendere un sacco di cose nuove…cosa
chiedere di più?
Andai a casa e anche se con fatica,
spiegai l’intera situazione a mia madre e mio padre.
La prima scoppiò a piangere al solo
pensiero di non rivedermi per anni, mentre il secondo cercava soluzioni
alternative per farmi uscire da quel casino.
Non si arrivò a capo di niente, ma
continuava a rifiutarsi di volermi lasciare andare.
Per fortuna l’intervento di Jiraya fece si, che mio padre si arrese e augurandomi buona
fortuna mi diede il consenso di partire.
Alla fine l’unico vero problema era stata
Tsunade.
Non che lei volesse lasciarmi a marcire
in galera, ma se scappavo da Konoha sarei potuta
essere considerata una munkerin, anche se la mia
testa non aveva la minima idea di tradire il villaggio.
Dopo aver menato per un po’ Jiraya, per la sua assurda idea, anche la donna non mi
ostacolò e disse che si sarebbe occupata lei di risolvere la situazione, li a Konoha, già abbastanza compromessa.