Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Servallo Curioso    21/07/2009    1 recensioni
Ham è un dio che vive in un pantheon fatto di ruoli assurdi. Lui, comunque, si sente costretto a quel ruolo fatto di studio e ricerca; privo di azione, fama ed esperienza. Non è capace di accettare la sua natura così impulsiva e sognante, all'opposto del suo ruolo: l'archivista che passa l'eternità nelle sue stanze. Conosce gli dei, conosce la storia, conosce qualsiasi cosa scritta fino a quel momento: ma non conosce il brivido di provare quelle avventure tanto sognate sulla propria pelle. Quando l'occasione finalmente si presenta, Ham, capisce di non essere adatto a quel genere di storie: quelle con l'azione, la paura della morte e il fragore delle armi di sfondo. Questa volta, però, non potrà decidere di ritirarsi: è scoppiata la guerra.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 21 – La forza della disperazione

La stanza di Miellana sembrava essere stata creata con l'intenzione di ostentare la sua ricchezza.
La donna era stesa su un grande materasso posato al suolo, circondata di cuscini e lenzuola ricamate da rinomati sarti. Lei non era una dea, non lo era mai stata.
Miellana era troppo matura anche per quello.
Era nata con il corpo e il sangue degli dei, ma il suo spirito era di una bassezza e volgarità che offendeva perfino Manius. Lei se ne andò di sua spontanea volontà dal Pantheon, poiché era “Troppo Matura” per stare con degli esseri così infantili, a suo dire.
Io avevo sempre pensato che fosse pazza. Per lei l'unico esempio da seguire, l'unica persona da ascoltare, era se stessa. L'unico essere cosciente e che non peccasse di immaturità.
Ormai nessuno la considerava più, ma lei si era autoproclamata divinità della saggezza, era infatti abbastanza matura per farlo.
Era al centro della stanza, con i suoi lunghi capelli castani sparsi a formare una corona attorno alla testa posata al morbido letto. Percepì Crever, ma non si mosse. Intorno a lei alcuni eletti che inneggiavano alla gloria della padrona, ma con la stessa velocità con la quale arrivavano in quelle stanze se ne andavano cacciati dopo averla contraddetta.
Domani attaccheremo il Palazzo” sospirò.
Lei alzò la testa e lentamente il suo busto assunse una posizione eretta. Tutti si voltarono verso l'intruso. “Somma Miellana” chiamavano in coro.
Perché?” chiese con voce atona.
Perché così abbiamo deciso”.
Io non sono d'accordo” rispose alzando lo sguardo indispettita. “Io sono matura, dovreste ascoltarmi quando vi dico che non è il momento giusto. Vi immaginavo cresciuti e responsabili, invece...”. Lei già lo sapeva.
Era fin dall'inizio che rimandava la data dell'attacco o battibeccava tra le scelte dei gruppo, con scuse sempre più banali, o modi maleducati.
Crever non era però il tipo da assecondare le bizze di una bambina montata. Loro avrebbero attaccato al tramonto dell'indomani, punto. Nessuna discussione.
Facendo perno sul suo tallone sinistro si voltò con una rapida piroetta, pronto a uscire.
Ne abbiamo già discusso. Ci vedremo alla base”. Era sulla soglia di quella stanza sotterranea, nascosta in una torrida capitale dell'est, un altro passo e ne sarebbe uscito.
Allora non verrò. Non combatterò al fianco di persone che non mi ascoltano” sbraito facendo sghignazzare i presenti.
Lei non poté vederlo, ma anche lui rise eccitato. Non aspettava altro.
Quella Miellana non gli era mai stata simpatica.
Lo devo prendere come un tradimento?”
Lei era incredibilmente sicura di sé. Si era sempre atteggiata da grande regina e ormai era convinta della sua superiorità. “Fai come ti pare, l'importante è che sparisci dalla mia vista. Mi disturbi”.
Non un'altra parola ma uno schizzo rosso che tracciò una linea imprecisa sulla parete.
La testa della dea volò; Crever aveva appena perso la pazienza.

Smettila immediatamente!” esclamai colpendolo con un sonoro schiaffo. Se solo lo avesse voluto, però, sarebbe stato capace di appendermi alla parete. Era stato un gesto avventato.
Lorissy rimase immobile, sorpreso, confuso e disperato.
Chiunque poteva leggere sul suo volto la tristezza della perdita di Revery,, eppure non avrei mai immaginato che arrivasse a tanto.
Mi guardò con occhi tristi, prima di calare lo sguardo e toccarsi la guancia appena dolorante.
Voleva fare il rituale, voleva recuperarla.
Hamuhamu, la prego... me lo lasci fare”.
Non permetterò che tu muoia per un simile tentativo”.
Dovevo essere io a farlo, dopo la sconfitta di Raffaella e compari. Il rituale per risvegliare la guardiana era ancora in fase di progettazione.
Ne avevo discusso con Kinsis e poi avevo parlato di questa opportunità con Katyana, infine, avevo segnato alcune idee su una pergamena dimenticata sulla scrivania. Era una cosa difficile, che richiedeva un cerchio, un evocatore e qualcuno che si impegnasse ad affrontare il viaggio. Un'impresa ardua: quella di entrare nel corpo di un individuo per cerarne l'animo. Io però lo volevo fare ugualmente, per mia sorella, per il pantheon. Potevo perdermi nei meandri della sua mente, scomparendo per sempre, o riuscire a risvegliarla.
Un sacrificio che avrei fatto volentieri.
Lei e Switty-kitty ne stavate discutendo e ho pensato che avrei potuto provare io. Mi lasci correre questo rischio, Hamuhamu, la prego”.
Lui però era venuto a scoprirlo. Aveva sentito questo discorso per caso, mentre io ne discutevo con la dea dei dolci e si era intrufolato nelle mie stanze per trovare qualcosa. Con i miei appunti aveva messo a punto un rituale rozzo, nel vano tentativo di riportare in vita l'amata. Una cosa stupida, date le sue scarse conoscenze e abilità magiche, unite alla precarietà del rito.
Non volevo perdere un alleato nell'imminente guerra, non volevo vederlo morire. Io ne ero certo.
Era ancora in ginocchio ed era sul punto di finire un enorme cerchio di gesso bianco segnato a terra. L'inizio del complesso sigillo per incanalare l'energia.
Lorissy tu non sei capace di fare tutto ciò. È un rito troppo complesso! Rischi la morte”.
Anche lei la rischierebbe”
Ma per te è quasi certa”.
Mi implorò ancora, come un cucciolo bastonato. In lui stava accadendo qualcosa che non capivo.
Forse, pensai, sarebbe comunque morto entrando nel tunnel del tormento.
Una voce mi chiamò, proveniva dalle mie spalle.
Chube era venuta a prendermi, poiché doveva riferirmi delle informazioni. Spalancò la porta che avevo lasciato socchiusa e fece capolino sorridente. Benché lei non mostrasse mai rabbia o preoccupazione, io riuscivo a distinguere i suoi vari sorrisi o le diverse smorfie.
Ora c'era una novità.
Avete trovato Elian?” chiesi allontanandomi dall'uomo e dirigendomi verso l'entrata.
No ma ci siamo vicini. C'è un'altra cosa che devi sapere: Miellana è morta”.
Mi spiegò che Nelunis si era recata da lei stamani, per eliminarla poiché era in combutta con i traditori, ma aveva trovato il suo corpo decapitato insieme a molti altri cadaveri. Un regolamento tra fratelli. Raffaella e Crever non scherzavano dunque. Ebbi uno strano presentimento, un'impressione o un'idea che mi stordì.
La seguii di fretta attraverso i corridoi lasciando Lorissy da solo nell'ala che fungeva da ospedale. Con lui: il corpo di Revery e le ricerche.
Un errore che avrei pagato caro.

In una grande sala, usata forse per la prima volta, c'era Sakroi, affiancata da Nelunis e Arone.
Chube mi accompagnò fino al centro, dove il gruppo stava discutendo.
Avevano chiamato me poiché dovevo archiviare anche questa notizia o utilizzarla per trovare una nuova soluzione.
Rimasi in silenzio, fino a quando uno di loro non mi rivolse la parola.
Miellana è morta, Ham” sospirò Sakroi.
Mi è già stato detto da Chube. C'è un motivo preciso per cui mi avete fatto chiamare?”
Arone sospirò, spostandosi una lunga ciocca azzurra dietro l'orecchio. “Sì. Speravamo che tu potessi darci un chiarimento su quest'evento”.
Non capisco”.
Pensavamo che forse con le ricerche che avevi fatto potevi fornirci una spiegazione logica. Non capiamo perché uccidere un alleato”.
Io non ci pensai molto. “Miellana non è mai descritta come una presenza piacevole. Forse è stata vittima delle sue stesse provocazioni”.
Sakroi sorrise. “Lo abbiamo pensato anche noi ma ci sembrava molto strano. Comunque non preoccuparti, grazie comunque...” mi fece cenno di andare ma io non obbedii. Dopo alcuni secondi proposi un'altra versione: “Forse volevano il suo sangue”.
Nelunis sembrò appoggiare questa ipotesi. Si passò una mano sulla bocca, come per nascondere lo stupore. “È vero! Potrebbero aver voluto il sangue di questa dea per potenziare i loro poteri...”
Menzogne” commentò secca Sakroi. “Non è che una leggenda, e tu, studioso degli archivi, dovresti saperlo meglio di noi”.
Secondo me funziona eccome” risposi. “Il sangue perfetto è come un elisir”. Potevo fermarmi lì, ma non ce la feci. Volevo continuare e dimostrare a tutti loro che ne sapevo di più.
I demoni aumentano il loro potere divorando altri simili, ma sono gli unici capaci di bere quel veleno acido che scorre nel loro corpo. Quando però questo sangue si unisce a quello umano, si crea una specie di equilibrio: esso rimane ancora portatore del potere, ma perde quelle qualità venefiche”.
Nelunis non sembrò capire, Arone mi lanciò un'occhiata confusa, ma Sakroi rimase sbalordita. Stupita che anch'io fossi riuscito a capire il segreto.
Ham!” esclamò.
Cosa?”
Stai insinuando una tale assurdità?”
Ho ricevuto un aiuto” mi limitai a rispondere. “Tu però lo sapevi, vero?”
Lei sembrò capire. “Ecco perché eri tanto sicuro degli affari di Kinsis, è stata lei a dirti tutto questo. Che dea fasulla”.
Hai del coraggio per dirle una cosa del genere. Tu ci hai mentito per tutto questo tempo”.
Lei trattenne la sua rabbia. “Arone, Nelunis. Vi prego, lasciateci soli”.
Non volevo che se ne andassero, eppure in quel momento non feci nulla per impedirlo.
Aspettò che uscissero, ascoltando i loro passi allontanarsi. Poi volse il capo verso di me e sospirò.
Tu sai anche del tuo predecessore, vero?”
Io deglutii intimorito da quel tono. “Sì”.
Il nostro sommo Padre ti ha creato una seconda volta sperando che tu non ti addentrassi più in certe conoscenze”.
Perché? Perché sarei stato ucciso?”
Non è quello, Ham!” sbottò zittendomi. “Tu capisci cosa potrebbe succedere se questa cosa fosse scoperta?”
Io non ci vedo nulla di sconvolgente”.
Noi siamo gli dei, i supremi dominatori del mondo, non i figli di due razze inferiori, nati da un incidente”. Si calmò all'improvviso. “Ti prego comunque di non dire a nessuno tutto ciò”.
Altrimenti verrei ucciso?”. Era stata lei, sì: lei. Le lanciai un'occhiata tagliente, che forse riuscì solo a percepire. La sua risposta era però rammaricata, forse triste.
Mi offende sentirmi incolpata di una cosa tanto brutale, Ham”. Poi si voltò, prese a camminare e in breve tempo fu sulla soglia, pronta a sparire.
Il mio istinto mi guidava verso l'unica che sapeva tutto ciò che gli altri non dovevano scoprire. L'assassino era lei, non c'era nessun dubbio. Mi convinsi che il Grande Padre aveva creato un secondo me ignaro di chi fosse il dio le cui mani erano sporche di sangue, oppure non voleva scatenare il caos e l'aveva punita.
Certo, una voce esclamò nella mia testa, l'ha accecata per questo!
Altrimenti perché farlo? Perché privare un dio della vista? Non c'era altra spiegazione.
Ma in fondo, sapevo che non ce n'era la certezza.

Tornando indietro incontrai Katyana e con lei decisi di recarmi da Nima e Niel. Volevo trasportarli in un posto sicuro, lontano dai possibili rifugi di Elian e i suoi alleati.
Dovevo però accertarmi di una cosa. Avevo lasciato Lorissy da solo e me ne ricordai troppo tardi. Quando tornai in quella stanca il suo corpo era riverso a terra, privo di sensi.
Miun era già lì e mi lanciò un'occhiata preoccupata. “Ne sai qualcosa?”
Strinsi i pugni, era anche colpa mia. “Quello stupido!”
Lei mi porse i fogli. “Li hai scritti tu?”
Sì. Ma li ha rubati dal mio studio. Sono incompleti... è una follia”. La donna scosse la testa, rassegnata a quella scelta azzardata. Riacquistai un tono calmo, rilassandomi. Anche io non potevo che accettare il fatto. Arrivai al gesso caduto a terra e iniziai a rifinire quel rozzo sigillo tracciato a terra. Il cerchio impreciso, i simboli runici errati: erano tutte cose che dovevo correggere per supportarlo.
Katyana si avvicinò al corpo dell'uomo e lo stese a terra, con le braccia lungo i fianchi, le gambe chiuse e la schiena dritta. Aveva avuto un buon intuito, capì quello che volevo fare.
Che cosa fate?” domandò il medico.
Non conosco metodo per riportarlo indietro, non credo ne esista uno. Posso però aiutarlo sistemando alcune parti del rito: così avrà più possibilità”.
Miun si sistemò gli occhiali e sbuffò. “Posso aiutarvi?”
Non aspettavo altro. Con un unico movimento mi rialzai e tirai su anche la dea dei dolci. “Sì, sarebbe molto gentile. Sei molto più abile di noi con queste cose...”
Lei sembrò delusa, avevo detto qualcosa di scontato e i suoi occhi me lo fecero capire molto chiaramente. Mi strappò il gesso dalle mani e commentò: “Non fare il ruffiano, Ham. Vai a sbrigare le tue faccende, ci penso io a lui e a Revery”.
Sbottò qualcos'altro anche mentre stavamo uscendo, protestava o si lamentava di questo lavoro ma non le diedi peso. Io e la mia compagna dovevamo andare a incontrare il giovane dal sangue divino.
Poco dopo la nostra partenza in quella stanza si affacciò qualcuno che io avevo lasciato in disparte, poiché troppe erano le cose che mi riempivano la testa.
Miun la guardò sorpresa. “Che cosa ci fai qui?”
Lei sospirò spostandosi con l'unica mano i corti capelli corvini che erano caduti sugli occhi. “Ho sentito una vibrazione negativa. Qui c'è qualcuno di disperato”. Non si smentiva. Era una dea che riusciva a sentire le persone in difficoltà anche a miglia di distanza.
Il medico le si avvicinò, intenzionata a rimandarla nelle proprie stanze a riposare. “ Non te ne preoccupare”.
Il volto privo di emozioni di Valanz si illuminò per un istante. Immediatamente si rivolse verso Lorissy. “Ah, è lui allora. Si è spinto fino a questo punto, poveretto. Ormai è certa la sua morte, ha intrapreso un cammino troppo difficile” farneticava apatica da sola, ignorando Miun.
Allungò la mano inginocchiandosi davanti al giovane e toccandone il petto riuscì a sentire i dolori del suo spirito. Si concentrò per aiutarlo e tutto il suo corpo iniziò a illuminarsi di una flebile aura bianca.
Cosa fai?” chiese l'altra dea che ormai aveva rinunciato a capirla.
Do una mano” rispose. Per la prima volta il suo volto assunse un'espressione, accennando una risata. Miun non colse la battuta e rimase immobile, soprappensiero.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Servallo Curioso