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Autore: _Lightning_    30/03/2019    3 recensioni
I Vendicatori hanno sconfitto Thanos, salvato la Terra e riportato l'universo alla normalità. Ma, almeno per Peter, il lieto fine non è ancora arrivato.
Tony si ritrova a sospirare di nuovo, in un moto spossato. [...] Riporta gli occhi a Peter e la sua espressione diventa seria, quasi austera, come quando è dietro la sua maschera in missione – e in realtà lo è. Non può permettere che Peter si trovi a passare un’altra notte insonne: ha accettato il compito di guidarlo, e ciò include arginare i demoni che non è ancora in grado di respingere da solo. E, soprattutto, non può permettere che le sue ultime parole siano quello straziante “mi dispiace” perso nella cenere che continua a perseguitarlo negli incubi.
[post-Infinity War non canonico // Tony&Peter // What If? // PoV Multiplo]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'As if it never happened'
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9
 
C'è sempre una luce in fondo al tunnel
 
 
 
“Just shine a light into the wreckage
So far away, away
'Cause I'm still breathing
'Cause I'm still breathing on my own
My head's above the rain and roses
Making my way away”

 
[Still Breathing – Green Day]
 
 
 
          Tony e Bruce escono stancamente dal laboratorio, entrambi diretti alla sala comune per fare il pieno di caffeina e far prendere un po’ d’aria fresca al cervello prima di rimettersi all’opera con la Hulkbuster.
 
Tony ha tutte le intenzioni di sfruttare quella breve pausa per passare un altro po’ di tempo con Peter, soprattutto dopo il confronto a senso unico di ieri; più ci pensa, più si rende conto di quanti fardelli insensati si stia facendo carico il ragazzo. È lieto che May gli abbia permesso di passare il finesettimana al Complesso, come faceva quasi sempre prima di Thanos: ha assolutamente bisogno di tenere occupata la mente, e ci sta riuscendo piuttosto bene. Ha passato la mattinata a riprogettare i suoi spara-ragnatele ed è stato molto chiaro sul fatto di voler portare a termine quel lavoro da solo, ma Tony è sicuro che non si seccherà più di tanto se passa a dare un’occhiata di persona. D’altronde i tre giorni di tempo sono quasi scaduti, e ha tutte le intenzioni di risollevargli l’umore prima di addentrarsi in discussioni spinose che gli faranno odiare definitivamente il suo mentore.
 
Viene distolto dalle sue considerazioni da un vivace scoppio di risa che proviene proprio dalla sala comune, seguito poi da altri risolini soffocati. Inizialmente non vi fa troppo caso, finché non distingue la risata gracchiante di Barton, quella acuta di Nataša e quella asfittica di Rogers. Scambia un’occhiata con Bruce, che alza le sopracciglia egualmente perplesso, e svoltano assieme l’angolo con rinnovata curiosità.
 
Rogers, Nat e Barton sono spaparanzati sul divano e sembrano sul punto di strozzarsi per le loro stesse risate nel guardare la tv, di cui lui e Bruce non riescono ancora a vedere lo schermo. Peter è seduto alla penisola della cucina, circondato dai suoi schemi e appunti, e un ampio sorriso gli attraversa il volto, chiaramente divertito da qualunque cosa gli altri stiano guardando.
 
«Che succede di bello?» pronuncia Tony a mo’ di saluto, cacciando le mani in tasca per poi voltarsi verso lo schermo.
 
È costretto a soffocare a stento una risata con un verso nasale e ben poco elegante, seguito dallo sbuffo divertito di Bruce non appena mettono a fuoco la causa di tutto quel turbamento: un video di sorveglianza in bianco e nero mostra un Fury assolutamente inferocito camminare a passi tonanti su e giù per il suo ufficio, mettendolo a soqquadro come un uragano. La ripresa è muta, ma dal labiale si captano perfettamente gli insulti e improperi che scaglia contro qualunque cosa gli capiti a tiro, che finisce puntualmente a impattare col pavimento già disseminato di vittime.
 
«È quello che penso?» chiede speranzoso Tony, coprendosi parzialmente la bocca per nascondere il suo sogghigno e avvicinandosi per vedere meglio.
 
«Non ci credo,» commenta Bruce, scuotendo la testa.
 
Clint, rosso come un peperone, riesce a inalare una boccata d’ossigeno appena sufficiente a gracidare un flebile “sì” di risposta.
 
«Abbiamo trovato le registrazioni perdute,» spiega Rogers, recuperando una parvenza di contegno, tradito dal volto acceso e dagli occhi lucidi per il gran ridere.
 
Si rivolge a lui, ma lo guarda di sfuggita, e Tony fa lo stesso, senza peraltro commentare.
 
«Non erano state del tutto eliminate dal database dello SHIELD,» interviene Nat con disinvolta tempestività, indirizzandogli un sorrisetto complice.
 
«Ah, davvero? Che svista deplorevole,» replica Tony falsamente indignato, facendole l’occhiolino. «Ragazzo, ti hanno aggiornato sui retroscena?» aggiunge poi, notando che Peter li osserva con fare al contempo incuriosito e a disagio.
 
Alle sue parole la sua faccia si infiamma nel sentirsi improvvisamente al centro dell’attenzione, e scuote impercettibilmente la testa. Tony si rivolge ai suoi compagni di squadra, guardandoli storto.
 
«Vergognatevi,» li rimprovera blandamente. «Non gli avete detto di chi è stata la geniale idea per lo scherzo del secolo?» si lamenta, premendosi una mano sul petto a sottolineare il suo ruolo.
 
«Ehi, testa di latta, ho rubato io la benda, quindi–…» comincia Clint, risentendosi subito.
 
«E chi ti ha parato le chiappe per non farti spellare vivo da Fury?» gli ricorda Nat con uno sguardo eloquente, mentre Steve sopprime un’altra risatina e Peter si gode quello spettacolo insolito con aria divertita.
 
«Sì, come no…» borbotta Clint tra sé e sé, a intendere di non averla passata del tutto liscia per quella bravata.
 
«È stato un ottimo lavoro di squadra,» sospira Bruce, riprendendo il suo consumato ruolo di paciere del gruppo, per poi lasciarsi cadere seduto sul divano con loro e unirsi alla rievocazione dell’evento.
 
Tony li lascia a chiacchierare e si fa strada verso la cucina, versandosi una tazza di caffè per poi accostarsi a Peter, che gli mostra in silenzio gli schemi che ha abbozzato senza nascondere una certa soddisfazione. Ne ha tutte le ragioni, conclude, passando in rassegna le migliorie che ha progettato. Nonostante sia consapevole della spiccata intelligenza del ragazzo, riesce sempre a sorprenderlo in modo estremamente positivo. Non è bravo a dimostrare quanto sia fiero di lui in quel senso, soprattutto non davanti agli altri, così si limita a sorridergli con un lieve cenno d'assenso, e quello basta a illuminare il suo volto e a fargli brillare gli occhi. Per forza di cose, stanno diventando bravi nella comunicazione non verbale, e si sforza di vederlo come un fatto positivo a prescindere dalle cause.

Recupera una penna per revisionare gli appunti, e la sua completa concentrazione viene rotta da un alto scoppio di risa – ed è sicuro che entro fine giornata Barton andrà in ipossia. Un sorrisetto gli preme agli angoli delle labbra, e le arriccia per trattenerlo.
 
«C’è un qualche motivo per questo nostalgico tuffo nel passato?» chiede infine con fare casuale, senza sollevare la testa verso di loro.
 
«Stavamo soltanto… ricordando i vecchi tempi,» dice Steve, quasi in tono di scuse.
 
«I bei vecchi tempi…» borbotta Tony, e tiene gli occhi puntati sul progetto di Peter perché sa che Steve sta cercando di incrociarli.
 
A dispetto di ciò che ha detto a Bruce, non è dell’umore per mostrarsi attivamente scontroso nei suoi confronti, ma non vuole neanche allestire una pantomima fingendo di essere i migliori amici che non sono mai stati.
 
«Secondo il copione dovrei versare una lacrimuccia?» ironizza poi malamente, rigirandosi la penna in mano.
 
«Stark, per una volta ce la fai a non rovinare tutto?» sbotta Clint, infastidito, ed è chiaro che non ha ancora mandato giù i due anni di arresti domiciliari.
 
Tony si lascia scorrere addosso quel commento e si concentra invece nel sottolineare un calcolo sugli appunti, scribacchiandovi accanto una correzione. Peter annuisce appena, riconoscendo l’errore, ma è evidente come la sua attenzione sia rivolta altrove, innervosito dal loro battibecco teso. Tony intercetta il suo sguardo accigliato e si ritrova a desiderare di non avergli mai raccontato della Siberia, e poi di non aver mai messo piede in quella stanza. Gli rivolge un mezzo sorriso rassicurante a comunicargli che va tutto bene, ma Peter è troppo sveglio per lasciarsi ingannare e in tutta risposta tira dubbioso le labbra, smascherandolo con un semplice sguardo diretto. Tony abbassa il suo, colto in fallo. Prende a riflettere rapidamente, in attesa di un colpo di genio che non tarda ad arrivare.
 
«Non volevo rovinare un bel niente,» afferma infine, senza particolare inflessione, e sfoggia un’espressione sorniona nel rialzare il volto verso gli altri. «In realtà stavo pensando alla considerevole quantità di vostri video imbarazzanti che potrei aver collezionato nel corso degli anni…» li stuzzica, godendosi le loro espressioni ora decisamente preoccupate e prendendo nota della scintilla d’interesse che illumina il volto di Peter.
 
Pesca con fare disinvolto il cellulare dalla tasca, mettendolo in bella vista e offrendo loro un mezzo sogghigno impertinente.
 
«Dunque… chi vuole essere il primo?»
 
§ 
 
Appena venti minuti dopo, Tony si sente come se avesse fatto un centinaio di addominali ed è sicuro che non riuscirà mai più a tirare un respiro completo in vita sua.
 
Stanno ridendo così forte che sono addirittura riusciti a stanare Rhodey, Wanda e Pepper dai rispettivi alloggi, probabilmente preoccupati per un possibile attacco di isteria collettiva.
L’unico attacco, per ora, è quello di ridarella irrefrenabile che ha colpito lui nel vedere un vecchio video di Steve mentre usa per la prima volta un computer; neanche l’intervento di Pepper, altrettanto esilarata nel vederlo in quello stato, è riuscito ad arginarlo, così si è rassegnato a singhiozzare con le lacrime agli occhi come un idiota aspettando che si esaurisca per conto suo.
 
L’ampio divano ha rischiato di collassare, visto che Steve, Clint, Nat, Rhodey, Wanda e Bruce avevano deciso che lo spazio sarebbe bastato per tutti, sopravvalutandone chiaramente la capienza, e l’ordine si è ristabilito solo quando Wanda e Bruce si sono trasferiti sulle due poltrone libere. Wanda riesce a mantenere parzialmente il solito contegno, ma c’è un sorrisetto ad aleggiare sul suo volto e ha scambiato più di uno sguardo con Peter, come ad assicurarsi delle sue condizioni.
 
Tony, ripresosi dalla ridarella, ha ceduto a Pepper il proprio posto accanto al ragazzo, abbracciandola delicatamente da dietro col mento sulla sua spalla mentre continua a controllare la TV tramite il telefono, sentendosi esaltato come quando rubava il telecomando da bambino. Non si divertiva così da molto tempo, e realizza quanto si senta davvero sereno nel sentire la risata genuina di Pepper risuonargli nel petto, e viceversa. Anche Peter non la smette di sogghignare, sebbene in silenzio, ed è lieto di essere riuscito a scacciare almeno una parte delle sue preoccupazioni.
 
Conclude che, in fin dei conti, aveva bisogno di un pomeriggio spensierato con la sua famiglia e i suoi compagni di squadra, ed è più che disposto a far finta che non ci siano ancora mille questioni irrisolte ad aleggiare tra loro. A volte un po’ di finzione non guasta, e hanno comunque tutto il tempo del mondo per affrontarle.
 
Sta giusto per avviare un video di Clint oltraggiosamente ubriaco dopo la festa di compleanno di Nat, quando qualcuno gli sottrae il controllo dello schermo collegandovi il proprio dispositivo. Capta un bisbigliare sospetto inframezzato da risolini tra Nat e Rhodey, e fa leva sui gomiti per vedere oltre lo schienale del divano.
 
«Ehi, ciurma!» li richiama, un po’ indispettito. «Questo è ammutinamento.»
 
A quel punto Steve si volta a guardarlo, con un’inaspettata espressione maliziosa a solcargli il viso da innocente chierichetto.
 
«Tony, è il tuo turno per la sfilata della vergogna,» annuncia, a malapena in grado di contenere l’ilarità.
 
«Da quando ci diamo del tu?» lo rimbecca lui, con un’ironica alzata di sopracciglia. «A parte questo, prima ci sono decine di certi tuoi video che potrei aver voglia di vedere.» Fa una pausa ad effetto e lo vede sbiancare. «Di nuovo,» aggiunge poi, con un ghigno un po’ storto.
 
«Stai bluffando,» esala lui, additandolo inorridito, e Tony in tutta risposta si limita ad ampliare il sogghigno.
 
«Prenditela col ragazzino,» dice, dando a quest’ultimo uno spintone giocoso mentre lui tenta probabilmente di farsi invisibile. «È lui che mi ha fatto conoscere i tuoi “filmati educativi”. Andrebbero inseriti nei programmi di recupero per traumi: sono oro colato per riprendersi,» puntualizza, in verità senza voler implicare nulla, ma le parole gli sfuggono nel modo sbagliato.
 
Sente Pepper circondargli discretamente il polso, come a trattenerlo, e lui le accarezza il dorso della mano col pollice a intendere che non ce n’è bisogno.
 
«Non riesco a credere che li abbiano usati sul serio,» si lamenta ancora Steve, ignorando la frecciatina involontaria e sbuffando per quella scoperta.
 
«Beh, almeno sono serviti a qualcosa,» commenta con noncuranza Tony, livellando la propria voce a smorzare la sua uscita.
 
Stringe brevemente la mano di Pepper e si scosta da lei, avvicinandosi al divano e afferrando un’altra tazza di caffè strada facendo, per poi gesticolare in direzione di Rhodey:
 
«Forza, reclamo il diritto di avere un posto in prima fila per assistere alla mia gogna, grazie tante,» gli dice poi, e l’amico esegue con un po’ troppa prontezza.
 
«Accomodati, tanto io so già cos’è,» dice con fare misterioso, scambiando un’occhiata poco rassicurante con Nat.
 
Tony si acciglia e sprofonda nel divano, con un brutto presentimento. E poi realizza che Steve è seduto giusto accanto a lui, a meno di un braccio di distanza, il che non è esattamente un toccasana per i suoi nervi. Lancia un’occhiata discreta a Pepper, pentendosi già di essersi spostato, e lei ricambia con un’espressione che dice chiaramente “l’hai voluto tu”. In quel mentre nota che Peter sembra assente, con lo sguardo che vaga in un punto indefinito al centro della stanza, probabilmente esausto e frustrato per non poter partecipare attivamente a quella sorta di evento fuori programma. Sta giusto meditando se cedere a lui il posto sia una buona idea, così da prendere due piccioni con una fava, quando Steve segue il suo sguardo e lo anticipa:
 
«Peter? Vieni qui con noi,» lo invita, e Tony è sicuro che il ragazzino sia sul punto di avere un infarto mentre sposta frenetico lo sguardo tra lui, Steve, Pepper e gli altri.
 
«Dài, dopotutto adesso sei anche tu un Vendicatore,» concorda Nataša, e fa sloggiare a forza Clint per guadagnare un posto.
 
L’arciere grugnisce scocciato, ma non oppone resistenza, per poi squadrare Peter.
 
«Lo è?» chiede, con evidente perplessità.
 
«L’ho promosso personalmente, Cupido,» ribatte Tony con aria di sfida, quasi avesse offeso lui. «E comunque, mi serve un airbag tra me e il nonnetto, o rischiamo di darcele di nuovo di santa ragione,» scherza con un sorrisetto un po’ malfermo, puntando un dito verso Steve.
 
Lui gli rivolge un’occhiataccia in risposta.
 
«Tony…»
 
«Per l’amor del Cielo, Cap, sto scherzando,» sospira lui, esasperato.
 
«Ehi, voi due, non cominciate,» interviene Nataša, dando l’impressione di essere pronta a metterli al tappeto se necessario.
 
A Peter serve ancora una spintarella da parte di Pepper per alzarsi un po’ barcollante e prendere posto con l’aria di chi è appena stato spedito al patibolo. Si siede cautamente tra loro due, teso come una molla pronta a schizzar via. Tony ritiene più saggio non metterlo ancor più in difficoltà e si limita a rivolgergli un sorrisetto, per poi aspettare pazientemente che Nat avvii il misterioso filmato. Non appena vede i primi fotogrammi, gli cade la mascella in una reazione di puro terrore, realizzando all’istante cosa sta guardando.
 
«No, col cazzo!» si oppone, con una nota sofferente nella voce.
 
«Linguaggio,» bofonchia, o meglio, sghignazza Steve, probabilmente con l’intento di fargli perdere ancor di più le staffe, e Tony è grato per la presenza dell’“airbag”.
 
Il suo tentativo di raggiungere il telecomando viene troncato da Rhodey, che lo inchioda al divano alle spalle; riconosce la risatina soffocata di Pepper dietro di lui.
 
«Traditori! Voi sapete cos’è!» li accusa con sdegno.
 
«Certo, e non mi stancherò mai di riguardarlo,» replica Rhodey, continuando a tenerlo fermo mentre gli altri scoppiano nelle prime risate incredule e divertite.
 
«E un po’ te lo meriti,» aggiunge Pepper, con una vena di perfidia.
 
«Ti ricordo che ho ancora un addio al celibato da festeggiare!» la minaccia, mortalmente serio e con ben poca efficacia.
 
Abbandona infine ogni resistenza e si rassegna a guardare lo schermo: Malibu, 2009. La sua maledetta festa di compleanno. La sua controparte passata se ne sta in salotto con l’armatura addosso mentre si improvvisa DJ, un ghigno ebete stampato in faccia. L’audio è così tremendo che la musica di sottofondo è a malapena riconoscibile, quindi magari non sarà costretto ad ascoltare le stupidaggini che ha iniziato a blaterare dopo l’ennesimo bicchiere…

Le sue speranze si infrangono nel sentire appunto la propria voce, forte e chiara in tutta la sua pronuncia biascicante e ubriaca.
 
«Per l’amor di Dio, adesso basta,» protesta debolmente, solo per essere completamente ignorato.
 
Prende un irritato sorso di caffè, imbronciandosi ancor di più nel ripercorrere le sue imprese passate con un cipiglio affatto divertito.
 
«E poi era tutto sotto controllo!» sottolinea, sovrastando il coro di risa che esplode mentre si guarda inciampare nei suoi stessi piedi mandando un tavolino a gambe all’aria con uno schianto.
 
Può chiaramente percepire Pepper che lo trapassa con lo sguardo puntato sulla nuca; si volta di scatto verso di lei, facendole un’infantile linguaccia, prima di tornare con gli occhi fissi sullo schermo. Quindi, è così che ci si sentiva ad essere in punizione…
 
«Una domanda che mi fanno spesso è…» riesce a dire il suo alter-ego pixellato senza soffocare sulla sua stessa lingua.
 
«Arriva,» bofonchia lui, quasi gorgogliando nel caffè e fingendo di non esistere mentre gli altri riescono a malapena a respirare.
 
«… Tony, come fai ad andare in bagno nell’armatura?»
 
C’è una breve, terrificante pausa, e Tony si prepara mentalmente all’impatto.
 
«Ecco fatto.»
 
Peter scoppia a ridere.
 


Note Dell'Autrice:

Ebbene sì, cari lettori, il fluff straborda da questo capitolo come se non ci fosse un domani!
D'altronde, dopo aver fatto patire questi poveracci per quasi dieci capitoli, mi sembrava d'obbligo farli rifiatare un po' :')
La prossima settimana ci sarà il "gran finale", quindi rimanete sintonizzati <3

Ringrazio tantissimo _Atlas_ e T612 per aver recensito lo scorso capitolo e Miryel per aver iniziato a leggere la storia commentando il primo <3
Grazie di cuore a tutte e a sabato prossimo!

-Light-

 
   
 
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