Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: G RAFFA uwetta    31/03/2019    1 recensioni
Un’antica maledizione bussa alla vita del giovane Auror Harry Potter sfiorandolo, quasi derisoria. Ma il Fato è capriccioso e ha in serbo per lui ben altro. Attraverso i chiaroscuri dei suoi ricordi, torneranno a galla verità nascoste e faranno male, quasi quanto pronunciare: Avada Kedrava.
‘L’eternità giace in chi ha memoria.’ – uwetta.
Dal testo: “— Ho l’impressione che ci sia qualcuno che non dovrebbe essere qui, — aveva risposto all’amico, senza smettere un secondo di guardarsi in giro preoccupato. — Quanto sei paranoico, Harry! Vabbè che hai vinto il premio come miglio Auror dell’anno, ma adesso esageri! Chi vuoi che sia così pazzo da pensare di potersi mettere contro di loro, — aveva indicato la sala gremita di gente, mentre gli poggiava il braccio intorno al collo in un goffo abbraccio. — Goditi il momento, — poi l’aveva trascinato con sé.
— Imperio! — aveva sibilato sottovoce qualcuno: gli occhi di Ron divennero vacui mentre con estrema lentezza estraeva la propria bacchetta.”
Tutte le riflessioni sulla psiche sono mie personali considerazioni.
Presenza accennata di Bondage e di violenza. Pre-slash.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Harry, Harry/Ginny
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
http://i65.tinypic.com/2d761j4.jpg



I giorni di ieri e quelli di domani sono separati da un imperativo: vivi!



Cit. – “Il cuore umano è indistruttibile. Tu immagini soltanto che si sia spezzato. In realtà è lo spirito che subisce il vero colpo. Ma anche lo spirito è forte, e se lo desideri, si può sempre riprendere” – H. Miller





Cap. 6 – Amici serpenti o era parenti serpenti?



Harry era rientrato inviperito nella sua stanza, sbattendo la porta per enfatizzare il suo stato d’animo. «Come si permette quel burocrate da quattro Zellini di fare certe insinuazioni!» Fuori, oltre la vetrata, grossi chicchi di grandine stavano devastando il grazioso giardino d’inverno – orgoglio passato della bis-bis-nonna del defunto Lucius Malfoy – mentre fulmini accecanti, accompagnati da tuoni impetuosi, stavano dando il meglio di sé. Harry, illuminato da quel travolgente spettacolo, si era rannicchiato, con le mani strette tra i capelli scuri, nell’incavo soffice della poltrona, la fronte aggrottata e gli occhi furiosi.

«Non abbiamo ancora finito.» In quel mentre, l’avevano raggiunto Barkey, con l’espressione più dura del proprio repertorio, e il ‘burocrate-incaricato-dal-Ministero-a-ravanare-nella-testa-di-Potter’, tronfio del suo mandato. «Lo so che è snervante, Harry, ma è importante,» aveva sospirato il Capo Auror davanti al palese rifiuto del moro di collaborare.

«Non metto in dubbio l’utilità di sottopormi alla Legilimanzia, sono giorni che lo fate, ma il motivo per cui quel ‘tizio’,» aveva ringhiato Harry all’indirizzo dell’altro uomo, «pensa che sia necessario.» Barkey si era passato nervosamente la mano dietro il collo, stirando i muscoli indolenziti, senza perdere di vista ogni mossa del moro, preoccupato che perdesse di nuovo il controllo.

«Signor Potter, non faccia la vittima,» si era intromesso il funzionario, uomo di poche parole ma assai deleterie, «grazie a Merlino, non mi guadagno da vivere correndo presso a lei, quindi la smetta di piagnucolare e riprendiamo da dove si è interrotto.» Barkey, prontamente, si era posizionato tra i due uomini, bacchetta alla mano.

«Esca immediatamente!» aveva urlato Harry mentre i vetri della finestra esplodevano all’unisono; l’impiegato, allarmato, ebbe la decenza di retrocedere di un passo.

«Reparo! Sottile come tuo solito, Potter.» aveva strascicato Draco, arrivando in quel momento; accanto a lui Blaise Zabini, era come sempre impeccabile nel suo abito gessato.

«Scusate,» gli era andato incontro il burocrate, braccia rigide lungo i fianchi e sguardo glaciale, «non vi è permesso assistere.»

«Invece, devo dissentire,» l’aveva interrotto Zabini. «Sono il magi-avvocato del signor Potter, a fronte di un nuovo sviluppo della causa, che rappresento a nome del mio assistito, mi è permesso presenziare. Ecco qui tutto l’incartamento, non manca nulla, nemmeno la firma in calce del Primo Ministro.» L’uomo aveva corrugato pensieroso la fronte mentre faceva scorrere lo sguardo sulle pergamene, quasi si aspettasse di leggere un rimprovero.

«Perfetto, le fiale con i ricordi sono custodite in quella cassa,» aveva indicato una sedia sulla sinistra per poi spiegare in tono pratico, «siamo riusciti a retrocedere fino ai giorni prima del matrimonio e ci apprestavamo a osservare il momento del fidanzamento. Abbiamo trovato delle incongruenze con altri ricordi già in nostro possesso e volevamo essere certi, prima di trarre un profilo definitivo.» Harry aveva ricominciato ad agitarsi ringhiando come un cane bastonato.

«Sfregiato!» aveva esclamato sprezzante Draco, attirando l’attenzione del moro su di sé. «Contieniti; ho dovuto allontanare Teddy e soprattutto Astoria, e tu sai bene quali sono le sue condizioni.» Il suo volto era rimasto impassibile e, nonostante tutto, i presenti avevano ben colto l’implicita minaccia. Da sempre, la voce tagliente del biondo era stata un deterrente per Harry, un punto focale su cui sfogare la propria esuberanza. Così, si era ritrovato a serrare i denti mentre, pian piano, non distogliendo lo sguardo verde da quello glaciale dell’altro, era riuscito finalmente a rilassare le spalle, quasi fosse sotto incantesimo.

Fuori, la tempesta era svanita in un lampo, e il sole, apparso nel cielo, sembrava essere stato evocato direttamente dall’inferno, tanto si era surriscaldata l’atmosfera nella stanza.

«Signor Potter, possiamo procedere?» Il funzionario si era avvicinato al letto dove il moro si era sdraiato, il volto al soffitto e le mani incrociate dietro la nuca. Harry l’aveva guardato con sufficienza.

«Sono certo che si sbaglia,» aveva detto lapidario, «si renda pure ridicolo.»

«Vedremo,» aveva risposto prontamente l’uomo.

«Totalis Sententia1!» aveva esclamato a gran voce il Capo Auror.

Immediatamente, l’atmosfera era diventata più cupa, quasi gelida, e tutto il calore si era condensato in una nuvola densa e grigia. La luce si era scissa in mille scintille, intrecciate tra loro con fili di fumo nero, che vorticavano sempre più violentemente finché il tutto non era imploso su se stesso. Al centro del nulla, pian piano, nel più totale sbigottimento di chi stava vedendo per la prima volta l’efficacia dell’incanto, un bagliore azzurrino aveva preso forma ricreando nell’aria volti, odori, sensazioni.





«Congratulazioni! Complimenti! Facciamo un brindisi!» Harry e Ginny, circondati da amici e parenti, stavano festeggiando il loro fidanzamento nella sala privata di un noto ristorante di Diagon Alley. Lei era raggiante, fiera e orgogliosa, come solo una donna che aveva tanto aspettato poteva essere. Lui, invece, era imbarazzato, quasi soffocato da tutte quelle attenzioni.

«Forza Harry, vogliamo il discorso,» aveva gridato qualcuno tra i commensali, il moro si era limitato a sorridere e scuotere la testa alzando il calice per un nuovo brindisi.

La serata stava volgendo al termine quando Harry, uscendo dalla porta del bagno, si era guardato attorno perplesso, impalato davanti all’uscio. Grattandosi distratto il collo, aveva fatto un paio di passi incerti verso gli amici per poi voltarsi repentino verso le cucine, quasi che un filo invisibile l’avesse strattonato. Aveva avvertito distintamente la sensazione di pericolo gelargli la schiena.

«Ehi, amico, cosa ti turba? Qualche ripensamento? Potrei ucciderti per questo, sai?» Ron si era intromesso tra lui e la visuale del retro del ristorante proprio quando una figura era scivolata lungo la parete per poi venire inghiottita dalle ombre.

«Ho l’impressione che ci sia qualcuno che non dovrebbe essere qui,» aveva risposto all’amico, senza smettere un secondo di guardarsi in giro preoccupato.

«Quanto sei paranoico, Harry! Vabbè che hai vinto il premio come miglio Auror dell’anno, ma adesso esageri! Chi vuoi che sia così pazzo da pensare di potersi mettere contro di loro,» aveva indicato la sala gremita di gente, mentre gli poggiava il braccio intorno al collo in un goffo abbraccio.«Goditi il momento,» poi l’aveva trascinato con sé.

«Imperio!» aveva sibilato sottovoce qualcuno: gli occhi di Ron erano diventati vacui mentre con estrema lentezza estraeva la propria bacchetta.





Improvvisamente la visione idilliaca aveva iniziato a sciogliersi diventando un grumo nero.

«Non riesco più a tenere l‘incantesimo attivo!»

Dal nulla, era apparsa la figura sfocata di Barkey piegata verso Harry, ambedue le mani serrate sulla bacchetta, il volto una maschera tesa e concentrata. Il funzionario, che per tutto il tempo si era tenuto in disparte, pronto a imbottigliare il ricordo, aveva diretto la propria bacchetta verso Harry che, seppur ancora legato all’incantesimo, si stava agitando furiosamente cercando di liberarsi. «Stupefi…»

Un cuscino era mollemente atterrato sul braccio dell’uomo, giusto il tempo per distrarlo; dal suo angolo, Blaise Zabini lo stava trafiggendo con uno sguardo di fuoco.

«Incompetente ‘mezza-bacchetta’2,» Draco aveva sibilando tra i denti con scherno, «ci vuoi tutti morti?» In due falcate aveva raggiunto il letto e posizionato ambedue le mani sulle spalle di Harry nel tentativo estremo di tenerlo fermo. «Potty, stupido Troll, guardami!» Harry, apparentemente in trance, fece come gli era stato chiesto piantando le sue iridi furiose in faccia al biondo.

«Locomotor Mortis,» aveva sussurrato velocemente. Tra le dita diafane era apparsa, evocata non verbalmente, la bacchetta di Crine di Unicorno e Biancospino. In quell’istante, la magia di Harry aveva avuto un brusco arresto, accarezzata e ammaliata da quella di Draco.

«Presto, Blaise, preleva due gocce di Bevanda della Pace dalla fiala blu sulla mensola in bagno.» Intanto Harry, aveva smesso di agitarsi ma il respiro era rimasto alquanto affannato. Silenzioso come una faina, Zabini si era affiancato al biondo per passargli ciò che gli era stato chiesto. «Con queste dovrebbe rimanere calmo, almeno fino alla completa visione del ricordo. Dim Visum3,» aveva farfugliato, arrossendo appena; una bolla opaca aveva preso forma intorno alla testa del moro.

«“Occhio non vede, cuor non duole4,» aveva motteggiato per giustificarsi, imitando perfettamente la voce della Umbridge, «così dopo avremo tutto il tempo per spiegargli con calma cosa è successo.»





«Harry, vieni qui,» aveva urlato allegramente la signora Weasley dall’altra parte del tavolo, «fatti abbracciare. Noi vecchi andiamo,» l’aveva stretto così forte che Harry era sicuro di aver percepito incrinarsi almeno due costole, «lasciamo spazio ai giovani.» Dietro di lei il marito stava assentendo, con gli occhi lucidi di commozione, dando pacche generose sulle spalle del futuro genero.

Ron, intanto, si era spostato sul fondo della sala, dando le spalle ai commensali, la testa piegata in avanti. Era rimasto fermo lì diversi istanti, tra le ombre spettrali della notte che stava bussando ai vetri delle finestre. Poi, sussultando, era indietreggiato appena; intorno a lui la festa stava continuando tra canti, balli e grasse risate.

«Ron, ehi, Ron!» l’aveva chiamato Charlie, sbracciandosi come la Piovra Gigante. «Noi mangiamo la torta. Se non vieni subito, finirà prima che tu riesca a dire Quidditch!» Il rosso si era girato di scatto, aveva raggiunto gli amici e si era fermato accanto a Hermione, la bacchetta sempre ben salda nella mano.

«Un ultimo brindisi, forza amici, in onore dei vecchi tempi,» aveva gridato con voce un po’ impastata.

«Fallo ora! Fallo ora!» aveva bisbigliato trasognato, mentre puntava tremante la bacchetta verso la schiena di Harry. «Poord-hing.»

Proprio in quell’istante, Neville, un po’ brillo, inciampando nei suoi stessi piedi, aveva urtato Harry che, finendo addosso a Ron, aveva deviato il percorso del raggio. Ginny, inconsapevole vittima, era stata investita da una lieve luce violetta che, nella confusione, era passata totalmente inosservata.

Una figura curva, avvolta in un pastrano blu, ai confini della visuale del ricordo, aveva imprecato con un forte accento russo:

«Stupido Nogtail5! Oblivion! Finite Incantatem.» Prima di dissolversi in una nube nera, il suo volto era stato illuminato brevemente dalla debole luce di un lume.





In un silenzio tombale, la visione si era accartocciata su se stessa fino a ridursi a un filo azzurro. Un secondo prima che sparisse, il burocrate l’aveva attirata all’interno di un’ampolla, che aveva prontamente sigillato.

«Blaise, il ricordo è chiuso nella fiala?» aveva chiesto con urgenza Draco; Barkey, rinfoderata la bacchetta, era subito andato in soccorso di Malfoy.

«Sì! L’ho presa in custodia,» aveva risposto mentre la poneva insieme alle altre nell’apposito contenitore. Draco aveva annuito concentrato, tormentando indeciso il labbro inferiore.

«Bene, Tempus Dissimulans6.»La magia scaturita dalla sua bacchetta aveva circondato Harry, sollevandolo appena sopra le lenzuola, colorando il corpo di rosso acceso.





Note dell’autrice: grazie a chiunque legge e leggerà, a chiunque apprezzi la mia storia e soprattutto a chi commenta.

Disclaimer: l’immagine non è mia ma appartiene agli aventi diritto.

1Visione totale in latino. Ho pensato che fosse più pratico far ‘vedere in diretta’ i ricordi, come al cinema per intenderci, piuttosto che estrapolarli uno a uno e successivamente visionarli nel pensatoio. In un indagine il tempo è prezioso.

2l’equivalente in italiano del nostro ‘mezze-maniche’.

3Oscurare vista – dal latino. Inventata da me. In pratica impedisce a Harry di vedere il ricordo ‘proiettato’ in quel momento, non solo con gli occhi, ma anche di non visualizzarlo nella sua testa.

4È una rivisitazione romantica – se vogliamo – del pensiero della Umbridge espresso nel quinto libro quando, dopo aver catturato Harry e combriccola, nel suo studio decise di voler cruciare Potter per carpire i segreti di Silente. Difatti, nascose la fotografia del Primo Ministro per non far vedere il suo intento. Ovviamente Draco era presente.

6Occultare temporaneo in latino. Incantesimo inventato da me.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: G RAFFA uwetta