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Autore: Leatessa    02/04/2019    1 recensioni
POSTATO CAPITOLO 28
Dalla storia:
“Possibile che nella nostra famiglia, nessuno e sottolineo nessuno, sia in grado di comportarsi normalmente? Chi ha avuto questa idea? Io non intendo partecipare … non contate su di me …”.
Quelle furono le ultime parole famose di Albus Potter. Ovviamente, come giusto che fosse, prese parte all’iniziativa.
Quella domenica mattina, Rose lo buttò giù dal letto di malagrazia. Lo spinse sotto la doccia e tra una lamentela, un Merlino e un Salazar invocati a pieno Impeto riuscì a trascinarlo al villaggio.
-Lily, quindici anni di astuzia e prodigi, innamorata e senza freni darà inizio alla rivoluzione. Jim e Al aiuteranno il padre e la sua squadra di Auror nelle missioni più disperate. Il resto della combriccola sarà lì a dare una mano, l'amicizia riuscirà a tenerli tutti uniti?
La paura costringerà vecchi nemici e muovi amici a riunirsi ad uno stesso tavolo, per risolvere una serie di gialli che sconvolgeranno l'intero mondo magico!
Buona lettura...
{Capitoli:Prologo/Intro/Alla scoperta dei Black/Le disavventure di Lily&Tunia/La terrorista/Segreti di Famaglia/Le scelte sbagliate}
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'FORBIDDEN lOVE '
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CAPITOLO DODICI


Odiava tutto ciò che la circondava! Terra, concime, fertilizzanti, gemme e piante varie. Non riusciva ancora a spiegarsi come Neville avesse avuto il cattivo gusto di affibbiarle quella punizione. Non c’era stato giorno, dal suo primo anno, che non avesse detto espressamente la sua riluttanza alla materia. In tutti quegli anni non aveva mai mancato di prendere buoni voti nella teoria, per quanto poco le interessasse, ma nelle prove pratiche non aveva mai avuto grande successo. L’unico motivo per cui non era mai stata rimanda era il buon cuore del professore ma, in quel momento Lily ci stava ripensando. Come aveva potuto darle quella punizione? Per due fine settimana di fila?
Il primo fine settimana era passato tra soavi imprecazioni a tutti i maghi che avevano calpestato il suolo di Hoqwarts e, danni alla sua salute fisica e mentale. Era quasi morta mente potava le piantine di tranello del diavolo che Neville coltivava per hobby, per quanto ne poteva sapere, dato che a lezione non ne aveva mai vista una; svenuta al grido delle mandragole che non aveva mai sopportato e, infine, ci aveva quasi rimesso un braccio con una pianta carnivora che Neville si era fatto mandare dalle Filippine. Tutto questo contornato dalla presenza di Malfoy che, ad ogni sua sventura, aveva riso della sua incapacità come se non ci fosse un domani. Il più bel fine settimana della sua vita.
Quella domenica mattina Lily ringraziava tutti e quattro i fondatori: era l’ultimo giorno di punizione nelle serre. Giuro che non mi caccerò più nei guai fino alla fine della scuola! Lo giuro!

“Potter, Malfoy buongiorno!” Neville quella mattina era vestito di tutto punto. Un completo da mago blu cobalto, che a detta di Lily era un pungo in un occhio, con tanto di cappello abbinato. Questo stava a significare solo una cosa: non aveva nessuna intenzione di restare nelle serre con loro due, a prendere caldo, sudare e sporcarsi le mani. Peggio di così non poteva andare, ci avrebbe rimesso una gamba ne era certa. “Il compito di oggi, per vostra fortuna, non sarà pericoloso come i precedenti” scimmiottò il professore di erbologia guardandola attentamente. Almeno, per come la vedeva Lily, aveva avuto il buonsenso di non darle un compito per il quale avrebbe rischiato la vita. “Mi sono arrivati dei pacchi dalla scuola di magia e stregoneria di Uagadou, è materiale prezioso, classificatelo con cura e poi riponete il tutto negli appositi ripiani, sono stato chiaro?”
“Siamo inventaristi adesso, fantastico!” Sbottò Malfoy dietro di lei. Anche quel giorno portava i capelli legati, per non sporcarli. Lily non ci aveva mai fatto caso ma, per essere un ragazzo, li portava un po’ troppo lunghi. Li legava sempre durante le lezioni di erbologia? “Bene, passerò a controllarvi più tardi!”. Neville li mollo lì, con una decina di scatole da catalogare e i nervi a fior di pelle. Solo un altro giorno e sarebbe tutto finito!

Scorpius al contrario di Lily non aveva di che lamentarsi. Certo non gradiva passare i suoi fine settimana in punizione con tutto quello che aveva fare: studiare per i M.A.G.O, allenarsi con la squadra in vista dell’ultima partita dei Serpeverde e prepararsi per il test di ammissione, però c’era una cosa che li rendeva sopportabile tutta quella fatica. Ed era lì. L’unica cosa che rendeva sopportabili quelle giornate era la presenza di Lily. Ovviamente lei non ne era al corrente…
In quelle ore, passate nelle serre, aveva conosciuto un aspetto di Lily che fino al quel momento non aveva mai avuto occasione di osservare. L’aveva vista in centinaia di situazioni, in quegli anni: le grandi litigate con i fratelli e con lui, in riva al lago a spettegolare con le cugine, in biblioteca a studiare, davanti ad un calderone e a tavola durante le feste. In tutte quelle occasioni, Lily, per quanto fosse egocentrica ed esplosiva, manteneva sempre una certa classe. Passava dall’essere una guerriera ad una ragazza acqua e sapone ma, in quelle serre era tutta un’altra storia. Lily era sboccata, livida di rabbia e poco propensa alla conversazione. Non rispondeva alle sue battute, non sguainava la bacchetta ad ogni suo insulto e, soprattutto, perdeva ogni centesimo della sua grazia. Cadeva, inciampava, si tagliava, si incastrava, rovesciava e chi più ne ha più ne metta, in ogni dove ed ogni cosa. Era un disastro. Ed era adorabile.
Non poteva non ridere ad ogni sua minima mossa. Assomigliava ad una bambina di cinque anni alle prese con un nuovo gioco, senza prima aver imparato le regole. Affascinante.
Anche in quel momento, dopo che il lavoro assegnato non sembrava celare alcun pericolo per la sua vita, non smetteva di sbruffare per quella beffa di punizione. Avrebbe mai potuto dirle quanto era bella? Anche lì? Con una tuta vecchia e i capelli inguardabili? Avrebbe mai avuto il coraggio di farlo?
“Uagadou, cosa avranno mai mandato dall’Africa? Sicuro li in mezzo c’è qualcosa che mi staccherà una gamba Malfoy!” beccò la Potter prima di sollevare uno scatolone e iniziare ad aprirlo.

“Come pensi siano le altre scuole di magia?”. Lily guardò Malfoy dubbiosa. Che razza di domanda era quella? Che poteva saperne lei?
“Sai… un mio cugino, da parte di mamma, anni fa fece lo scambio studenti con Castelobruxo, per approfondire i suoi studi di magizoologia!” A Lily, probabilmente, non fregava nulla di lui e dei suoi parenti. Scorpius, però, voleva assolutamente parlare con lei. Passare un’altra intera giornata a far finta di non fissarla non era nei suoi piani. Doveva in qualche modo trovare un punto di incontro. Mesi prima, senza volerlo, avevano passato ore a parlare di quiddicht e, qualche mese dopo a fare quella dannata pozione di nascosto. Perché ora sembrava tutto così difficile?
“Sul serio? Mi sono informata, per accedere allo scambio bisogna prendere degli ottimi G.U.F.O, ma nessuno dei miei parenti ha mai dimostrato interesse per le altre scuole. Credo sia dovuto al fatto di Nicky sa… tu perché non sei andato? Sei un genio in quasi tutte le materie?!”. Non sapeva il perché, forse etichettare roba africana la innervosiva meno che trapiantare bubbotubberi, ma quella mattina era ben disposta nei confronti di Malfoy. Solo un po’.
“Come ben sai, dato che ti sei presa la briga di ripetermelo innumerevoli volte in questi anni, sono un apatico, asociale, borioso e schizzinoso ragazzo viziato. Avrei fatto fatica ad integrarmi …!”. Scorpius nel dire quelle parole la guardò attentamente finché lei, ridendo, non gli diede dell’idiota.
“Eh io che volevo aprirti il mio cuore Potter!” iniziò mellifluo avvicinandosi. Sapeva benissimo che le sue tecniche di conquista, con lei, non avrebbero mai funzionato. Ma Scorpius non sapeva da dove altro incominciare, si maledisse mentalmente… “Da quando hai un cuore Malfoy? E cosa pensi di fare commuovermi, elencandomi tutti i tuoi difetti? No, sai perché? Ne hai dimenticato qualcuno…!” gli rispose Lily.
Beh si disse, almeno dava segni di ripresa. Non avrebbero passato le prossime ore in assoluto silenzio.

 
***

James Potter quella domenica aveva deciso di passarla in famiglia. In tranquillità. O per meglio dire, James Potter, voleva un consiglio da suo padre, così dopo innumerevoli missive con la madre, aveva finalmente trovato delle ore in cui suo padre non stava rinchiuso in ministero. Amen!
In quei mesi, dopo essersi trasferito a Londra, non aveva fatto molte visite ai genitori. I mesi che aveva passato a casa sua, nella sua stanza, dopo che Tessa era andata via, erano stati i peggiori della sua vita, fino a quel momento per quanto ne poteva sapere lui. Sua madre lo assillava di continuo e l’unica luce, in tutta quella oscurità, era stata sua cugina Nicky. Il rapporto con la cugina, però, si era complicato nel corso dei mesi: l’amicizia che avevano riscoperto e che con fatica erano riusciti a portare avanti, aveva preso, nuovamente, la strada sbagliata. James non si spiegava, ancora, come fosse successo ma, da qualche settimana a quella parte non aveva più scuse da inventarsi per non vedere la cugina.
Era un emerito idiota! Se solo avesse imparato a tenersi le braghe allacciate tutto quel casino non sarebbe mai ricapitato. Non sarebbe finito a letto con Nicky, più volte, e non avrebbe dato problemi alla sua famiglia per l’ennesima volta. Ma James aveva anche altri problemi in quel momento. Due nello specifico: gli esami di fine anno, che sarebbero iniziati all’inizio di giugno e la scelta della missione all’estero, che da anni doveva essere svolta nel corso del secondo anno di accademia. Era proprio per quest’ultimo motivo che James quella domenica era andato a far visita a suo padre, per ricevere un buon consiglio dall’Auror migliore che conoscesse.

“Sono dell’opinione che queste missioni all’estero dovrebbero cessare per un po’. Con tutto quello che sta succedendo non dovremmo mandare i ragazzi i un altro paese!”. Ginevra Potter era molto preoccupata della situazione. Mandare suo figlio in un altro stato, a suo avviso, non era sicuro. Ne accettabile. Non era mai stata una madre apprensiva e non avrebbe mai fermato la realizzazione dei sogni dei suoi figli ma, aveva idee molte diverse da quelle di suo marito. Proprio per questo, da quasi un’ora, litigavano: sul futuro di James e forse anche sul loro.
“Ginevra, per l’amor di Godric! Bloccare gli stage all’estero vorrebbe dire allarmare la cittadinanza e non è quello che vogliamo...”
“Quello che volete tu e Hermione, giusto Harry?! Fare finta di nulla! La politica adatta, ci siamo già passati … sappiamo bene come funziona!”. Sbottò di colpo, nervosa. Come era successo? Quando suo marito aveva iniziato a comportarsi da ipocrita? “Ginny, non è fare finta di nulla! Metà dei miei nipoti sono in missione, fuori da questo paese, per risolvere la situazione che si è venuta a creare. Come puoi dire una cosa del genere?!”
“Tu non manderai mio figlio in missione per te! È un bambino … non è pronto!”. Gridò con rabbia prima di lasciare il salone. Lei non avrebbe permesso nulla del genere. Non avrebbe perso nessuno dei suoi figli. Non così presto.
“Parlo io con la mamma.” Sbiascicò Harry incamminandosi verso la cucina, al seguito della moglie. Ginevra era terrorizzata? Sua moglie? La donna più forte e più cazzuta che avesse mai incontrato!?

Si fermo sull’uscio dell’arco che portava alla cucina, non poteva mollare lì suo figlio. Un figlio con paure diverse rispetto a quelle della madre ma pur sempre paure e, Harry sapeva bene, che molto spesso le scelte prese per paura erano le più sbagliate, quelle che avrebbero portato sulla strada sbagliata e, non voleva nulla del genere per James.
 “James devi fare ciò che ti senti. Nessuno ti costringe ad andare in posti pericolosi. Non io, non la mamma… fai un favore a te stesso, James, prova a non far caso a ciò che scrivono di te i giornali. È difficile e quello che dicono di noi ci condiziona la vita ma, dobbiamo fare ciò che ci dice il nostro cuore non ciò che ci dice la penna di qualcun altro! Sono mortificato ogni giorno della mia vita, se non fossi il grande Harry Potter né tu né i tuoi fratelli, subireste tutto questo, purtroppo non è così! Questo però non toglie nulla ai tuoi sogni. Che parlino pure… fottitene James …”. Harry non fece in tempo a finire il discorso che suo figlio l’abbracciò di getto, con impeto e dolore. Ricambiò la stretta, con così tanta forza, da sperare di prendere con sé le paure del figlio. Le avrebbe portate lui, Harry, sulle sue spalle, tutte. “So cosa devo fare papà … ora va a calmare la mamma, prima che decida di distruggerci casa!”.

James sapeva cosa doveva fare o almeno lo sperava. Non avrebbe mai realizzato il suo sogno di entrare in una squadra di quidditch professionista, ci aveva rinunciato anni prima quando il peso di essere all’altezza di suo padre l’aveva portato ad entrare in accademia. Aveva rinunciato anche all’idea di trovare l’amore della sua vita, non avrebbe mai avuto una donna che lo amasse come era successo a suo padre e a suo nonno prima di lui, ne era consapevole. Non avrebbe avuto molte cose nella sua vita ma, ce ne erano altre che avrebbe potuto prendersi. Che erano suo di diritto da quello che aveva capito. Una tra queste era la sua carriera da Auror. Sarebbe diventato il migliore e questo voleva dire solo una cosa: dare il massimo, sempre. Nella teoria, nelle prove fisiche, sul campo. Sapeva dove sarebbe andato a fare lo stage. Forse lo sapeva prima di mettere piede in quella casa. Perché lui doveva farlo, non poteva fare altrimenti! Le parole di suo padre potevano toccare il cuore delle altre persone ma non il suo. Lui era James Potter e per quanto suo padre gli avesse appena detto di seguire il suo destino, la sua strada, i suoi sogni, suo padre mentiva! Mentiva anni prima e avrebbe mentito in futuro: lui non poteva fare nulla che non fosse già stato stabilito dagli altri, lui, James Potter, era una marionetta della comunità magica inglese e non sarebbe mai cambiato nulla.
***

Neville Longbatton scortava la sua vecchia compagnia di scuola, Hermione Granger, nella torre più protetta dell’intero castello. Nessuno poteva varcare quella soglia senza autorizzazione, almeno era quello che lui sperava. Per la terza volta, Hermione, tornava al castello per analizzare il libro. La prima volta era accompagnata da due indicibili dal pessimo aspetto, capelli in disordine e vesti maleodoranti. La seconda volta, con lei, si erano presentati due Auror e due spezzaincantesimi, tutta gente seria che per più di tre ore non avevano mai azzardato un sorriso o una battuta. Quella mattina, invece, Neville aveva il brutto presentimento di doversi ricredere sulla salute mentale della sua vecchia amica. Hermione, autoritaria come sempre, aveva avuto il bizzarro intuito di portarsi dietro sua nipote Lucy e Draco Malfoy. Quel Draco Malfoy! Non che Neville ne conoscesse altri del resto.
I due osservavano il libro e la penna con fare circospetto. Hermione li stava mettendo a conoscenza dei fallimenti accumulati e sulle nuove idee che aveva elaborato per tirar fuori un ragno dal buco da tutta quella situazione. “Granger, deve essere una maledizione potente io sono un pozionista! Non capisco il nesso tra me e il libro. A meno che tu non sospetti di me..!” incominciò Malfoy portandosi una mano ai capelli e percorrendo a grandi falcate la stanza. “Sarai anche un pozionista ma, so bene, quanto tu ti diletta a studiare le maledizioni. Per questo motivo sei qui con mia nipote, per scoprire la maledizione che ha intaccato il funzionamento di questi due oggetti magici e per risalire alla bacchetta che l’ha lanciata.”

“L’utilizzatore della bacchetta potrebbe non essere il mandante …”
“Ma potrebbe dirci più cose di quanto ne sappiamo ora, Signor Malfoy!” Scimmiottò Lucy prima di voltarsi verso Neville e prendere le redini della situazione. Malfoy non aveva mai visto Lucy Weasley, conosceva per fama la sorella Molly: una brava sepreverde, un Auror impeccabile e una donna dagli strani gusti nella scelta dei famigli. Guardando attentamente la Weasley che aveva difronte, si chiese per quale motivo non ci fosse la sorella lì con loro poi, come un ricordo lontano, gli arrivarono alle mente le parole di suo figlio: “La gemella? Oh beh Albus dice che è una strega potentissima … la tengono nascosta, da quello che ho capito!”.
 “Professore sarebbe possibile consultare gli archivi segreti di Albus Silente?”.
“Gli archivi…ci vuole un permesso della Preside in realtà! Non so se è possibile”. Lucy scrutò il nervosismo del suo vecchio professore. Aveva timore di lei? “Sono sicura che lì c’è la risposta!”. Rincarò la dose, avvicinandosi lentamente e osservandolo negli occhi per più tempo di quanto fosse normalmente lecito.
Neville si lasciò convincere in più in fretta di quello che pensava. Come avrebbe mai potuto dire di no ad Herimone?  Così, chiavi in mano, aprì l’accesso dei documenti segreti della scuola di Magia e Stregoneria di Hoqwarts al gruppo di lavoro più mal assortito che avesse mai visto.

Draco Malfoy la osservò a lungo. Un brivido gli percorse la schiena. E poté affermare con certezza che quella strega non aveva nulla di normale se non il sorriso.
 
***

La verità, anche se non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno, è che stava una merda. In cuor suo aveva sempre sperato, nell’ultimo anno, che la situazione si evolvesse diversamente. Sperava di finire la scuola e poter gridare ai quattro venti l’amore che provava per quell’uomo. Non gli importava dover tenere tutto nascosto. Fare tutto in gran segreto. Con lui tutto era magnifico, anche se nascosto nella profondità della notte.
Poi era arrivata lei, la sorella. La sorella terrorista a cui suo zio dava la caccia da mesi. Da quel momento in poi tutto era precipitato. Litigavano per giorni, non si parlavano, si riappacificavano e poi… poi lui era andato via. “Impegnati nello studio” le sue ultime parole. Cosa avrebbe dovuto mai farsene di quelle parole? Quando l’unica cosa che voleva era lui?
“Cosa ci fai qui?”. Stava impazzendo. Hugo non sapeva darsi un’altra spiegazione. Sentiva la sua voce. Fantastico la Cooman sarà contento della mia nuova dote! “Hugo! Hei cosa ci fai qui e cosa stai fumando?”.
Hugo Weasley era nel posto in cui non doveva stare: le vecchie stanze dell’uomo che gli aveva spezzato il cuore. E sì, stava fumando dell’era pipa, vendutagli da un tassorosso dell’ultimo anno. Un idiota. E ora lo era anche lui. In quella stanza dove il suo ricordo era il più reale possibile, non solo sentiva la sua voce, riusciva anche a vederlo. Lo immaginava. Quell’erba pipa era roba buona. “Hugo per l’amor di Merlino, Reinnerva!”.
“Reinnerva! Sul serio …”. Furono le sue prime parole dopo essersi rialzato dal pavimento impolverato.
“Ha funzionato! Cosa stai facendo?”. Hugo prese coscienza della situazione: non aveva le visioni ed era stato sgamato strafatto dall’uomo della sua vita. Era proprio un’idiota!
“Cosa stai facendo tu qui?”. Hugo, nella vita, aveva imparato diverse cose. Primo: attacca prima di essere attaccato. Secondo: continua ad attaccare, non retrocedere a meno che la conversazione non sia con Rose o con la mamma. Terzo: in caso scappa!
“Dovevo discutere con la preside. Hugo ti avevo chiesto di comportati bene, non di lasciarti andare …!” Cyrus sembrava veramente sconvolto dalla situazione. Era ad Hoqwarts per parlare con Severa. Aveva controllato l’orario di Hugo in modo da non incrociarlo e, invece, eccolo lì, davanti a lui, in pessime condizioni. “Avevi chiesto, avevi chiesto… anche io avevo delle domande per te. Mai che tu mi abbia risposto. Sei scappato, con la coda tra le gambe. Da vero uomo” Hugo si lanciò su di lui. Un pugno, poi un altro e un altro ancora. Poi pugni divennero baci e carezze, una, due, fino a non fermarsi più.
Nessuno dei due avrebbe fermato l’altro. Hugo avrebbe amato Cyrus fino a distruggerlo. A romperlo come lui aveva fatto settimane prima con lui. Non era amore quello, era guerra. La sua guerra personale con l’uomo che amava.

Con la testa di Cyrus sul bacino e i suoi capelli fra le mani, Hugo aveva mille domande da fargli. Il suo corpo, sudato, esigeva delle risposte. Subito. E Cyrus quella mattina gliele avrebbe date. “Cosa vuoi sapere?”. Cyrus girò la testa e gli baciò l’ombelico. Non sarebbe riuscito a corromperlo. “Perché tutti pensano che tua sorella sia una terrorista!”. Sollevò gli avambracci per guardarlo negli occhi. Rispondimi, rispondimi …
“E’ iniziato tutti mesi fa, quando uscì il primo articolo sulle sparizioni. Io e Leda eravamo a colazione insieme quella mattina. Io lessi l’articolo, rimasi un po’ sconvolto come chiunque probabilmente ma lei… Leda era sotto shock. Non disse una parola, non finì la colazione e andò via, mollandomi lì in quella caffetteria babbana …” Rise al pensiero di quella giornata.
“Non ci feci caso all’inizio, Leda è sempre stata una ragazza particolare ma, iniziai a non ricevere sue notizie. Le scrissi, la invitai a venire qui, al castello e venne. Fu la penultima volta che la vidi …”

Leda si era presentata con una vecchia veste e i capelli sconvolti. Il suo viso mostrava segni di stanchezza e Cyrus si stava maledicendo in runico per non essersi accorto prima del malessere della sorella. Si muoveva agitata per la stanza e non riusciva a finire nessuna delle fresi che aveva incominciato. Blaterava roba senza senso. Almeno era quello che Cyrus pensava. “Cosa sta succedendo Leda, vuoi calmarti?”

“Io lo so. Cyrus io lo so chi è stato!”

“Chi è stato a fare cosa?”

“I bambini, i bambini Cyrus. Li ha presi lui…!”

“I bambini? Parli dei bambini scomparsi? Ti ha attaccato, l’hai visto, ti ha fatto del male?”

“L’ho visto Cyrus. Non ha fatto del male a me… ma a Lelia!”.
Gli occhi di Leda, in quel momento, erano di una convinzione disarmante. Aperti, sicuri, certi di ciò che stava dicendo! Cyrus pensò che fosse impazzita!

“Chi è Lelia?” Hugo aveva perso il filo del discorso. L’unica cosa certa era la pazzia della sorella del suo uomo. “Lelia era la gemella di Leda!”.
Scattò a sedere e osservò l’uomo innanzi a lui. Sapeva veramente così poco dell’uomo che amava? “Avevi un’altra sorella?”
“E’ difficile per me parlare, Hugo.” Prese aria. Hugo poteva sapere. Lui avrebbe capito. Hugo lo amava. Ispirò e inspirò diverse volte prima di ricominciare a parlare.
“Da piccoli vivevamo vicino ad un bosco. Eravamo liberi di andare ovunque, c’era un ruscello dove nostro padre ci portava a pescare la domenica e un prato, pieno di fiori, dove nostra madre ci portava in primavera. Passavamo le nostre giornate all’area aperta. Non avevamo vicini e vedevamo pochissime persone. Stavamo bene, la nostra piccola bolla felice. Poi accadde …”. Hugo gli afferrò la mano. Non aveva idea di cosa Cyrus stava per dirgli ma ogni cellula del suo corpo stava male. La strinse con più forza. “Lelia …. Lei … scomparve mentre stavamo giocando. Non me ne accorsi nemmeno. Leda e Lelia dovevano nascondersi e io sarei dovuto andare a cercarle. E lei scomparve. Qualche giorno dopo venne ritrovato il suo corpo, vicino al ruscello … e poi …!”. Cyrus scoppiò in lacrime. Sulla spalla di Hugo, per la prima volta, piangeva la scomparsa di sua sorella Lelia.

“Non vuoi ancora credermi vero? Lelia non è caduta nel bosco, non è morta lì … io ho visto un uomo portarla via! Perché non vuoi credermi Cyrus? Io non sono pazza…” Leda gridava e gridava e lui, Cyrus, continuava a non ascoltarla.

“Leda, ascoltami, perché stai rievocando questi ricordi? Quale uomo … è la tua immaginazione. Non c’era nessun uomo. Io ero nel bosco con voi, ricordi … eravamo insieme, solo noi tre!”. Non c’era nessuno nel bosco. Nessuno o lui se ne sarebbe accorto. Era solo un bambino ma se ne sarebbe accorto.

“C’era un uomo nel bosco. Proverò che ho ragione.”. Con quelle ultime parole lasciò la stanza. Lascio Cyrus, solo, a tormentarsi.

“Quindi tua sorella Leda ha visto chi ha rapito Lelia, è un’ottima informazione. Potrebbe scagionare tua sorella!”. Hugo lo teneva per le spalle. Con forza. “Io non le ho mai creduto. Nessuno lo fece, né i nostri genitori né gli Auror … pensavamo tutti che fosse frutto della sua testa. Un’invenzione per attenuare la perdita della sorella …”.
“Hai raccontato questa storia agli Auror?”. Cyrus negò e se ne vergognò a tal punto da non poterlo più guardare negli occhi. Si alzò alla ricerca di una via di fuga ma, non poteva scappare da Hugo. Non voleva. “Devi farlo. Devi aiutarli, tu puoi aiutarli a capire gli appunti di tua sorella. Devi farlo.” Con quelle ultime parole lo baciò. Un bacio leggero che sapeva solo di amore e di perdono. Hugo lo stava perdonando per il suo comportamento. Non l’avrebbe più ferito né deluso, era una promessa.
***
 
Lily e Scorpius, al contrario di quello che si potrebbe immaginare, avevano passato una bella giornata. Lily non era morta anzi, molta della roba trovata negli scatoloni era risultata molto interessante e, con molta nonchalance, qualcosa era casualmente finita nella sua borsa. Scorpius, dal canto suo, si era divertito a passare del tempo con Lily: avevano parlato e discusso molto e molto spesso avevano riso di gusto nell’osservare il contenuto degli scatoli e ad escogitare degli scherzi per tutta la comunità del castello.
Neville non si era fatto più vedere e arrivando alla conclusione che non sarebbe tornato a prendere le chiavi della serra, Lily e Scorpius, lo stavano cercando sulla mappa del malandrino, da diversi minuti. Erano dei bravi ragazzi alla fine, no? Cosa avrebbero mai potuto farsene della chiave della serra? Nulla dato che avevano già avuto la brillante idea di portarsi via un paio di cose… giusto un paio!
“Eccolo …è scomparso?”. Neville Longbatton per una frazione di secondo era comparso nei pressi della sezione proibita, poi era scomparso. “La mappa non sbagli mai!”. Furono le parole che dissero entrambi prima di andare alla ricerca del professore di erbologia.
Entrare nella sezione proibita non era un gran problema. Lily non l’aveva mai fatto ma, osservando Scorpius capì benissimo che per lui non fosse una novità entrarci. “Mi servivano dei libri.”
“Ovviamente.”.

Lily raggiunge il punto esatto in cui il professore era scomparso. Come era possibile? Non era più ricomparso sulla mappa ed era più che certa di non averla rotta. Almeno lo sperava o la sua famiglia l’avrebbe uccisa. Ne era certa. “Se ci fosse un passaggio segreto?”. Lily osservò Scorpius mettersi a tastare libri a caso, nella vana speranza che una porta segreta comparisse. Se ci fosse stata una stanza segreta suo nonno e i malandrini l’avrebbero scoperta e disegnata. “Ti sbagli Scorpius, sarebbe sulla mappa …!”
“Come la stanza delle Necessita, Lily?!” A Scorpius quella complicità piaceva. Non si erano mai chiamati per nome in quegli anni e, quel giorno i cognomi si erano sentiti a malapena. Era felice, forse troppo per uno come lui. Come era possibile essere felice solo parlandole? Scorpius non sarebbe mai riuscito a spiegarselo. “La stanza delle Necessita, giusto. Sei un genio Scorpius!”
“Non può essere disegnata. Ma come ci entriamo?”. Lily e Scorpius riosservarono la mappa. Se avevano ragione e la stanza non poteva essere disegnata, come sarebbero mai riusciti ad entrare? “Questa è la biblioteca, giusto?”
“Sì! Per l’ennesima volta.!” Forse la mappa si era rotta? Si era bagnata per sbaglio? O era stata fertilizzata nella serra? “E qui c’è il giardino, forse l’entrata è esterna!”. Esclamò Scorpius, sicuro di essere arrivato alla soluzione.
“Qui non c’è il giardino, c’è una torre!”. Lily e Scorpius non ebbero nemmeno il tempo di esultare della scoperta, qualsiasi essa fosse data la divergenza sulla stanza confinante, che un forte cigolio rimbombò nel reparto proibito. “Dobbiamo nasconderci Lily, di qua!”. Per la seconda volta nella sua vita, Lily, si stava nascondendo con Scorpius. Di nuovo i loro corpi erano più vicini di quanto Lily avesse mai immaginato. Il suo orecchio, poggiato alla spalla di Scorpius, le permetteva di ascoltare il battere del suo cuore. Accelerava. E Lily si rese conto, in quel preciso istante, che il suo cuore aumentava i battiti, ritmava con quello di Scorpius. Danzavano assieme.

Lily si ridestò subito. C’era sul serio una porta segreta, non era frutto della fantasia sua e di Scorpius. Qualcosa che non avrebbero mai potuto immaginare però c’era, era lì, sotto i loro occhi. Dalla porta segreta erano appena emerse due persone. Le più improbabili da vedere assieme. Pensandoci però, Lily, si rese conto che non era la prima volta che questo accadeva. Sua zia Hermione e il padre di Scorpius, quel Natale, erano arrivati insieme a casa Potter, dopo l’arresto di Lucas. Ed insieme stavano uscendo dalla sezione proibita sotto gli occhi sconvolti di Scorpius Malfoy.
“Dobbiamo entrare Lily!”
“Troveremo un modo durante le vacanze di Pasqua, entreremo lì dentro, Scorpius!”
 
 
   
 
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