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Autore: Vale__91    21/07/2009    3 recensioni
Tutto ciò che sappiamo di Akito Hayama e Sana Kurata non esiste. Loro non si conoscono, sono ragazzi adulti e vivono esistenze molto differenti.
Accadde però, che una sera gli occhi di lui incontrarono quelli di lei e tutto cambiò.
ULTIMO CAPITOLO
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aprì la busta con foga e lesse le brevi righe che Sana gli aveva lasciato. Notò subito dalla scrittura tremolante che doveva essere successo qualcosa di serio. Inizialmente pensò al suo ex Nori, ma capì subito che si stava sbagliando.
“ Sono partita per Osaka poche ore fa, mio padre ha avuto un incidente e io non posso stare lontano dai miei genitori in questo momento. Spero tu possa capire. Non cercarmi… Non so quando tornerò, se tornerò. Grazie per tutto, Sana ”.
Cosa significava “Grazie per tutto” ? Era tutto finito, tutto dimenticato?
Akito prese la lettera e se la infilò in tasca. Sapeva benissimo quello che doveva fare, non ci avrebbe pensato due volte, non avrebbe avuto ripensamenti improvvisi.
Tornò a casa e una volta aperta la porta sentì i singhiozzi di Nami provenire dalla camera da letto.
<< Sei tornato >> disse lei alzandosi in piedi. Aveva gli occhi rossi e bagnati per il lungo pianto e appena vide Hayama davanti a sé riprese a piangere più forte.
<< Non avrei dovuto dirti quelle cose >>
<< Non ha importanza adesso >>
<< Invece sì Akito. Volevo fosse una serata tranquilla, invece ho rovinato tutto come al solito >>
<< Io… Devo lasciare la città >>
<< Cosa?! >>.
Akito la guardò un attimo, poi prese un borsone da viaggio da dentro un armadio e iniziò a buttarci dentro vestiti a caso.
<< Cosa stai facendo? Akito, è stato solo un litigio come tanti… Non fare così ti prego >>
<< Non è per quello >> disse senza distogliere lo sguardo.
<< Mi stai lasciando? >> chiese disperata senza smettere di piangere.
Akito si fermò un attimo.
<< Tornò fra un paio di giorni credo >>
<< TI HO CHIESTO SE MI STAI LASCIANDO! >>
<< Non fare l’isterica adesso, Nami. Ho bisogno di lasciare la città un paio di giorni… Non ti sto lasciando >>
<< A me sembra il contrario. Non hai mai reagito così… Ah, adesso ho capito. È per quella Sana vero? È per lei che te ne stai andando >>.
Nami lasciava che le parole le uscissero senza pensarci troppo. Non aveva bisogno di pensare a cosa dire, il cuore avrebbe fatto il suo corso. Hayama invece si fermò di nuovo, ma questa volta si ritrovò spiazzato dalle frasi della ragazza. Allora sapeva.
<< Di cosa stai parlando? >> mentì.
<< Non fare lo scemo, lo so benissimo. Ho visto il biglietto con il suo numero che tenevi nel portafoglio, e adesso non farmi la morale sul cosa devo e cosa non devo fare con le cose degli altri. È capitato, ma ora non posso più stare zitta. Mi stai tradendo non è vero? L’altra notte eri con lei? Ora stai andando via con lei? RISPONDI NON STARTENE Lì SENZA DIRE NIENTE >>
<< Stai vaneggiando. Sana è un’amica, niente di più >>
<< E perché non la conosco? Perché non me ne hai parlato? >>
<< Perché non ce n’è stato bisogno, ci siamo visti una sera per caso e mi ha dato il suo numero nell’eventualità che volessimo risentirci, ma non l’ho fatto… Sei contenta ora >>
<< Stai mentendo… Da chi hai imparato a dire così bene le bugie? >>
<< Forse da te >>
<< Allora è vero che stai mentendo >>
<< Adesso basta… Ne riparleremo quando sarai un po’ più tranquilla >>.
Akito si avvicinò alla porta d’ingresso. Non aveva mai mentito tanto in vita sua, ma era necessario, non era ancora arrivato il momento di dirle la verità. Per quanto gli potesse dispiacere, capì che l’unica cosa che poteva fare era aspettare e vedere come si mettevano le cose, anche se peggio di così credeva non potesse andare.
<< Akito Hayama, se esci da quella porta non mi vedrai mai più >>
<< Tornerò presto >> rispose lui uscendo e facendo finta di non aver sentito l’ultima frase.
Sbatté la porta e sentì Nami battere un pugno su di essa. Sperò solo non facesse stupidaggini, poi uscì dalla palazzina ed entrò in macchina, diretto all’aeroporto.
Nami intanto si era accasciata sul pavimento con le lacrime che ormai inondavano il suo viso. Una volta rialzatasi prese decisa il suo cellulare e cercò in rubrica un numero.
<< Pronto? >>
<< Ho bisogno di vederti…Subito >>.

*

Riuscì a prendere il volo per Osaka mezz’ora dopo l’arrivo in aeroporto. Atterrò in città dopo poco piú di un'ora di viaggio. Era mezzanotte e un quarto e inizialmente pensò che forse era meglio cercarsi una sistemazione per quella notte e aspettare il giorno seguente per cercarla, ma allora aver fatto quel viaggio frettoloso non sarebbe servito a nulla, quindi decise di prendere un taxi e farsi portare all’ospedale più grande di Osaka. Lì avrebbe chiesto se era ricoverato suo padre, ma si accorse di non sapere il suo cognome. Senza quello non sarebbe andato da nessuna parte, poi si fece spazio tra i ricordi e ripensò al cartellino che le aveva visto attaccato alla camicia quel giorno in profumeria.
Prese il taxi e arrivò a destinazione. Una volta dentro dovette aspettare un paio di minuti prima di vedere la reception dell’ospedale meno affollata.
<< Buonasera, mi scusi mi sa dire se qui è ricoverato il signor Kurata? >>
<< Un attimo prego >>.
Prese dei fogli con una lista immensa di nomi e la esaminò a lungo.
<< Soichiro Kurata, è lui? >>
<< Io… Purtroppo conosco solo il cognome. È stato ricoverato ieri >>
<< Sì, mi risulta >>
<< Potrei vederlo? >>
<< È un parente? >>
<< Non proprio, sono un amico di sua figlia >>
<< Allora mi dispiace, ma non posso dirle altro. Il signor Kurata è in prognosi riservata >>
<< La prego, ho bisogno di parlare con quella ragazza… Devo sapere come sta, sicuramente è qui >>.
Akito si mise una mano tra i capelli disperato. Se era arrivato fin lì per poi dover tornare a casa sarebbe stato totalmente inutile il viaggio appena fatto e soprattutto sarebbe dovuto tornare da Nami che era l’ultima persona che al momento avrebbe voluto vedere.
L’infermiera lo guardò un paio di secondi, poi gli rivolse un lieve sorriso.
<< Va bene può andare >> disse a bassa voce << Terzo piano. Lì troverà sicuramente qualche parente nel corridoio >>
<< Grazie, lei è un angelo >>
<< Lo so >> rispose la donne sorridendo.
Prese in mano il borsone che si era portato sin lì e salì le scale più in fretta che potè senza intralciare infermieri, pazienti e familiari che salivano e scendevano. Una volta arrivato al terzo piano guardò a fondo entrambe le parti del corridoio, quando notò un gruppo di gente intorno a una porta e una ragazza seduta con la faccia rivolta verso il basso e le mani tra i lunghi capelli rossi. La riconobbe subito.
Posò a terra il borsone e la fissò senza muoversi. Non riusciva a muoversi. Forse aveva sbagliato, forse non doveva trovarsi lì in quel momento, forse quella frase “ Non mi cercare ” sarebbe stato meglio seguirla alla lettera. Era tardi per i ripensamenti, perché proprio mentre Akito si poneva quelle domande, Sana alzò lo sguardo e lo vide, a pochi metri da lui.
Si alzò in piedi continuando a fissarlo, poi sua zia le si avvicinò preoccupata.
<< Tesoro, tutto bene? >>
<< Sì… Torno subito >> disse non rivolgendole lo sguardo e iniziando a muovere qualche passo verso Hayama.
Quando gli fu di fronte lo fissò a lungo senza parlare. Iniziò a piangere e dentro di sé non capì se si trattassero di lacrime di gioia per averlo lì vicino o lacrime di dolore per tutto quello che le stava succedendo.
<< C-cosa ci fai qui? Hai fatto male a venire >>
<< Non potevo rimanere dov’ero. Perdonami, ho dovuto farlo >>
<< No che non dovevi. Akito, non è il momento per quel genere di problemi adesso. Perché sei venuto a cercami, ti avevo detto… >>
<< Non sono venuto per parlare, voglio solo starti vicino… Non sto mentendo >>.
Sana abbassò lo sguardo e pianse più forte. Akito non potè far altro che stringerla a sé. Quell’abbraccio racchiudeva tutto l’amore possibile, non quello fisico, ma quello di due cuori che si appartengono e che devono rimanere uniti. Quello era l’istante in cui ormai i sentimenti erano stati rivelati senza bisogno di parole. Se lo avessero voluto, sarebbero rimasti abbracciati per sempre.

*

<< Posso entrare? >>
<< Certo che puoi entrare… Hey cos’è successo? Sembri sconvolta >>.
Nami aveva ancora gli occhi leggermente gonfi per le lacrime scese quella sera. Quando guardò Charlie provò a sorridergli, ma non fu semplice.
<< Ti prego, ti chiedo solo un favore >>
<< Nami, tranquilla… Vuoi sederti? >>
<< Charlie… Baciami. Ho bisogno che tu mi baci, ho bisogno che tu faccia quello che volevi fare ieri… Quindi ora baciami… Ti prego >>.
Il ragazzo la guardò confuso un paio di secondi, poi si avvicinò a lei e le scostò una ciocca di capelli dal viso. Quei suoi occhi tristi gli mossero il cuore. Avvicinò le labbra alle sue e le suggellò con un bacio. Si accorsero entrambi che non bastava. Si staccarono un attimo per poi baciarsi più appassionatamente di prima. Nami teneva le braccia intorno al suo collo, mentre Charlie la prese in braccio e la portò nella sua stanza.




Grazie di cuore ai lettori e alle recensitrici dello scorso capitolo:
trixina
Fallen Star
ryanforever
Bacioni, a presto

   
 
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