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Autore: Carme93    03/04/2019    3 recensioni
I nati del 1998 sono figli della guerra e della vittoria su Lord Voldemort.
La loro nascita ha simboleggiato nuova luce nel buio delle tenebre e gioia e speranza in un mondo in macerie da ricostruire. Un chiaroscuro insito nella vita di ognuno di loro.
La generazione figlia della guerra arriva a Hogwarts.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Minerva McGranitt, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo quarto


 
Il Cappello Parlante ha alzato il gomito (parola di Charlie Krueger)
 


 
«Mark… Mark… Siamo quasi arrivati».
Il ragazzino si riscosse a quella voce, ma impiegò qualche secondo a ricordarsi dove e con chi si trovasse in quel momento. Appena focalizzò la situazione, sobbalzò e si allontanò dalla Caposcuola, fissandola, senza pensare, dritta negli occhi. Fu un attimo e una serie di ricordi non suoi lo travolsero: Elly discuteva animatamente con quello che, evidentemente, era il Caposcuola di Grifondoro… poi Bobby e Lucas la abbracciavano sorridenti sulla piattaforma del binario 9 e ¾… una bambina minuta passava delle bende a un uomo intento a medicarsi un braccio…
«Che stai facendo?».
Il contatto visivo si ruppe e Mark si sentì gelare: com’era potuto accadere?
«Che c’è?» chiese il Prefetto Bobby alzando la testa da una rivista di Quidditch.
Mark, con il cuore in gola, corse fuori dallo scompartimento ignorando i richiami dei compagni più grandi.
Sarebbe stato espulso! Espulso prima ancora di mettere piede a Scuola! Probabilmente avrebbe battuto ogni record e suo padre l’avrebbe ucciso!
Si appoggiò con le spalle a una parete. Il treno continuava la sua corsa imperterrito, come se non fosse accaduto nulla. Invece era andato tutto a rotoli, ancora prima di iniziare.
«Mark».
Il ragazzino sobbalzò, tanto che per un attimo pensò che il cuore gli sarebbe schizzato fuori dal petto come un bolide: davanti a lui c’erano Bobby e Lucas.
«Fra pochi minuti saremo a Hogsmeade, devi assolutamente indossare la divisa» disse Bobby.
Mark non rispose, non comprendendo: che importanza aveva, se l’avrebbero espulso? Mantenne la testa china e non notò lo scambiò di sguardi fra i due ragazzi più grandi.
«Senti, non so che cos’è successo prima» riprovò Bobby, «ma Elly ci ha raccomandato di trovarti e farti indossare la divisa».
«Meglio non contrariare Elly» bofonchiò Lucas.
«Sì, infatti» concordò Bobby. «Vieni?».
Il ragazzino li seguì meccanicamente e, quando vide che le ragazze non erano più nello scompartimento, si sentì leggermente meglio: non voleva affrontare la Caposcuola.
«Sbrigati» lo incitò Lucas.
«Stai bene?» gli chiese   a   un certo punto Bobby. Mark annuì automaticamente, tentando di allacciarsi la cravatta. «Ti aiuto». Il ragazzino lo lasciò fare e nel mentre si accorse che il treno stava iniziando a rallentare.
«I bagagli ce li portano direttamente al castello, noi non dobbiamo preoccuparcene. Andiamo, forza» disse Lucas.
La locomotiva si fermò. I corridoi erano affollati di studenti, ma era uno spettacolo differente da quello della mattina: ora indossavano tutti la divisa e sembravano un unico corpo.
Mark si sentiva le gambe deboli e tremanti, completamente disorientato e smarrito in mezzo a tanta confusione. L’aria fresca della sera gli sferzò il viso e un brivido gli salì lungo la schiena. I suoi fratelli erano nella folla, lontani non diversamente da come lo erano a casa dopotutto.
«Primo anno! Primo anno!».
Non aveva idea da dove provenisse quella voce profonda e un po’ cavernosa.
«Ehi». Bobby gli strinse la spalla e si abbassò leggermente in modo di farsi sentire in mezzo al clamore. «Lì c’è Hagrid, vi guiderà lui da questo momento in poi».
Mark annuì, nonostante non riuscisse a focalizzare questo Hagrid; perciò fu sollevato e grato a Bobby che non lo lasciò solo, finché non raggiunse l’insegnante in questione, attorno a quale si stavano già radunando altri ragazzini. A quel punto non poté non chiedersi come avesse potuto non vederlo prima! Dopotutto aveva sentito Alexis parlarne più volte, e non in termini lusinghevoli, e sapeva che era un mezzogigante.
«Ci si vede in giro» si congedò Bobby battendogli una mano sulla spalla.
 
*
 
«Ma come fa a essere così grasso?» sussurrò Zoey a Hannah Carson la più vicina a lei, che a sua volta fissava l’insegnante, presentatosi come Hagrid, con un’espressione timorosa.
A rispondere, però, non fu quest’ultima ma un’altra ragazzina: «È un mezzogigante. Non so se sia meglio o peggio di una sanguesporco come te».
Zoey si voltò di scatto, sebbene non ne avesse bisogno, avendola già riconosciuta dalla voce.
«Sta zitta, Gould, o ti affogo nel Lago Nero».
«Charlie!» strillò contenta Zoey riconoscendola.
«Quale lago?» chiese perplessa Hannah.
«Sanguesporco» sibilò con disprezzo la Gould e si allontanò.
«Me la pagherà» commentò Charlie a denti stretti. «Qui non c’è mia madre che mi controlla».
«Ti darò una mano» si offrì Zoey all’istante. «Ma che vuol dire quella parola?».
«Ehi, voi laggiù, stiamo andando!» le chiamò Hagrid.
«Lascia perdere» replicò semplicemente Charlie incamminandosi. «Comunque, di lago qui ce n’è uno solo: il Lago Nero» aggiunse come se fosse ovvio rivolta ad Hannah.
«E che c’entriamo noi con il Lago Nero?» le chiese Zoey.
«Quelli del primo anno arrivano al castello attraversando il lago in barca».
«Non mi piace molto l’acqua» borbottò Zoey più a se stessa che agli altri.
«Tranquilla, non è pericoloso» la rassicurò Charlie con un ampio sorriso.
«E lui?» sussurrò Hannah a voce bassissima accennando a Hagrid.
«Prima ha abbracciato un ragazzino» commentò Zoey perplessa.
«Oh, quello è Teddy Lupin» s’intromise la Gould, che a quanto pare si era mantenuta abbastanza vicina da ascoltarle. «Sentite me, quello sarà il cocco dei professori… dopotutto sappiamo chi è il suo padrino…».
«Chi è il suo padrino?» domandò Zoey.
«Spero che, quando cadrai nel Lago Nero, la piovra gigante ti faccia a pezzettini prima di mangiarti» sibilò Charlie con altrettanta cattiveria.
«Aspetta, una piovra gigante!?» strillò Hannah spaventata.
«Attenzione» gli riscosse Hagrid con il suo vocione, «alla prossima curva vedrete una prima veduta di Hogwarts!».
Un coro di oooh si levò dai ragazzini del primo anno alla vista del castello illuminato, che dominava il paesaggio.
Poco dopo raggiunsero una sponda del lago, dove vi erano una serie di barchette. «Salite, ma mi raccomando solo quattro per barca. Solo quattro!» raccomandò loro Hagrid.
«Salgo con te» disse Zoey a Charlie.
«Va bene, ma io salgo con la Gould» rispose ella, spingendo di lato una compagna.
Zoey annuì chiedendosi che cosa avesse in mente.
Matilde Gould, impegnata a chiacchierare con un coetaneo dai tratti orientali, si accorse delle manovre di Charlie solo quando ormai le barche si erano staccate dalla riva.
 
Era una magnifica serata di inizio settembre e la luna illuminava soffusamente il lago. Charis rimpianse di aver lasciato l’album da disegno nel baule: ne sarebbe nato un disegno bellissimo. La compagnia di Shawn l’aveva tranquillizzata parecchio e non vedeva l’ora di rivederlo. Chissà se sarebbero capiti nella stessa Casa! L’unico problema era che ella non si sentiva per nulla coraggiosa.
«Stanotte ci saranno sicuramente i mooncalf» sospirò un ragazzino seduto vicino a lei. «Mio nonno mi ha detto che ce ne sono parecchi nella foresta. È ingiusto che agli studenti sia vietato l’ingresso!».
«Beh, puoi sempre andarci» intervenne una ragazzina. «Basta che non ti fai beccare o divorare da qualche animale…».
«Penso che mio nonno mi ucciderebbe, se mi beccassero! E poi come si fa a sgattaiolare fuori?».
«Questo ancora non lo so, ma se vuoi te lo spiegherò quando lo scoprirò» replicò la ragazzina. «Comunque il mio nome è Edith».
«Piacere. Io mi chiamo Enan».
«Io sono Charis» mormorò la ragazzina vedendo lo sguardo dei due spostarsi su di lei.
Il quarto membro del gruppetto si presentò come Leonard Faller.
 
Teddy aveva occupato una barchetta con Diana, Laurence e Peter Lux, un ragazzino che conosceva già da tempo. L’emozione sembrava aumentare man mano che si avvicinavano al castello, ma nonostante tutto non poté non rimanere affascinato alla vista del paesaggio.
«Non è bellissima la luna stasera?» domandò Diana.
«Mi sembra che per te tutto sia bellissimo stasera» la punzecchiò Laurence, nonostante i suoi occhi brillassero e fosse il primo a non riuscire a nascondere l’emozione.
La luna. Teddy la fissò, ignorando completamente il battibecco tra gli amici. Il ricordo del padre gli sovvenne e l’ambiente si velò di tristezza: come poteva apprezzare un paesaggio che suo padre aveva temuto, probabilmente odiato?
«Teddy, tutto bene?» gli chiese Diana perspicace come al solito.
Il ragazzino deglutì e distolse gli occhi dal terribile satellite naturale e annuì vagamente, puntando gli occhi in un punto non illuminato del lago.
 
A poca distanza, Charlie non era altrettanto tranquilla e riflessiva. La Gould la fissava preoccupata dal momento in cui l’aveva notata.
«Si può sapere che diavolo vuoi?» sbottò a un certo punto Matilde, mal sopportando la tensione.
«Chi io?» replicò Charlie facendo la finta tonta. Zoey la osservò interessata chiedendosi se avrebbe trasformato i suoi capelli in serpenti o in un colore assurdo. Charlie si piegò verso la Gould e ghignò: «Vorrei solo dimostrarti che i Grifondoro mantengono sempre le loro promesse». Detto ciò le diede uno spintone tale da farla cadere in acqua. Zoey si ritrovò a urlare insieme alla Gould e all’altro ragazzino, poiché la barca aveva oscillato paurosamente al gesto improvviso, minacciando di rovesciarsi.
«Sei impazzita?» strillò atterrito il ragazzino.
«Attenzione, il Lago è inquinato» gridò Charlie incurante delle grida terrorizzate della compagna, che solo il coetaneo tentava di aiutare. Per conto suo Zoey stava tentando di calmarsi: aveva avuto una paura tremenda cadere anche lei.
«Si può sapere come hai fatto a cadere?» tuonò Hagrid raggiungendoli e mettendo in salvo la ragazzina.
«È stata lei!» gridò la Gould oltraggiata e completamente fradicia.
«Io?! Ma come puoi dirmi una cosa del genere?» ribatté Charlie all’istante.
«Ti ho visto» accusò a sua volta l’altro ragazzino.
«Io non ho visto niente» disse, invece, Zoey complice.
Hagrid si grattò il testone ispido e scosse la testa. «Siamo in ritardo. Deciderà la Preside di chi è la colpa».
 
Mark scendendo dalla barca si chiese se buttare una ragazza nel lago fosse più grave di quello che aveva fatto lui, probabilmente sì, ma non è che questo lo consolasse particolarmente.
«Attento a dove vai!» sbottò un compagno che aveva urtato inavvertitamente.
«Scusa» mormorò timoroso. Più andava avanti, più non aveva idea di che cosa dovesse aspettarsi. E non aveva speranza che fosse qualcosa di buono.
 Si trovavano in una specie di porto sotterraneo, che sarebbe stato completamente buio se il professor Hagrid non avesse avuto una lanterna.
«Seguitemi e fate attenzione a dove mettete i piedi».
Si arrampicarono lungo un passaggio nella roccia, finché non raggiunsero la parte del parco su cui si apriva l’ingresso. Lì li attendeva un mago molto basso e canuto. Mark capì che quello doveva essere il vicepreside, di cui sua sorella non parlava bene: in realtà sua sorella disprezzava quasi tutti i suoi professori.
«Buonasera a tutti!» li accolse il mago con un leggero sorriso. Aveva una vocetta stridula e acuta. «Grazie, Hagrid».
Hagrid fece un cenno e augurò buona fortuna ai ragazzi, infine li precedette all’interno.
«Seguitemi!». I ragazzini obbedirono e molti, non solo i Nati Babbani, rimasero a bocca aperta nel costatare quanto la Sala d’Ingresso fosse ampia. Il piccolo professore, però, li guidò in una saletta vuota. «Avvicinatevi, avvicinatevi».
Un brusio si levò dai ragazzi.
«Ascoltatemi, tra poco, prima del banchetto, ci sarà la cerimonia dello Smistamento». I ragazzini si acquietarono e lo fissarono in attesa. Zoey, per quanto era emozionata, quasi saltellava sul posto; Charlie era leggermente annoiata e avrebbe voluto procedere direttamente allo Smistamento senza troppe chiacchiere inutili; Teddy, tra Diana e Laurence, tentò di concentrarsi per non rischiare di perdersi qualcosa di importante; Enan rimase ai margini del gruppo perché non era abituato a tanto affollamento in piccoli spazi; Charis, in prima fila, ascoltava attentamente tanto quanto Teddy; infine Mark, sballottato vicino alla parete, si fissava i piedi tentando di ascoltare. «A Hogwarts ci sono quattro Case: Corvonero, Grifondoro, Tassorosso e Serpeverde. E da questa sera in poi, la vostra Casa sarà anche la vostra famiglia. Ogni successo che otterrete le farà ottenere punti, al contrario ogni qualvolta vi comporterete male, ne perderà. Alla fine dell’anno la Casa con più punti vincerà la Coppa delle Case» fece una pausa per lasciar loro il tempo di elaborare le informazioni.
«Posso farle una domanda, signore?».
Tutti, compresi Teddy e Laurence, si voltarono verso Diana che divenne molto rossa.
«Naturalmente» replicò il professore.
«Avremo un libro con le regole… o qualcosa del genere… cioè come facciamo a conoscerle…» bofonchiò la ragazzina mal sopportando tutti quelli sguardi addosso. Molti commentarono tra loro abbassa voce. Laurence la fissava come se fosse matta.
«Non ti preoccupare, a questo penseranno i Direttori delle Case, inoltre Capiscuola e Prefetti saranno sempre a vostra disposizione» rispose il professor Vitious. «Ci sono altre domande?». Nessuno rispose. «Bene, vado a controllare se siamo pronti per la Cerimonia. Attendete qui in silenzio, per cortesia».
«Posso farle una domanda, signore?». Tutti si voltarono verso Matilde Gould, completamente fradicia e più acida che mai. Diana arrossì ancor di più, per quanto fosse possibile, e balbettò qualcosa di non intellegibile comprendendo che la ragazza le stesse facendo il verso.
«Sai che sei un bel pulcino bagnato?».
Teddy richiuse la bocca aperta per difendere l’amica e fissò sorpreso Laurence.
La Gould gli lanciò a sua volta un’occhiataccia. «Non ho chiesto il tuo parere».
«Nemmeno noi» sibilò Laurence testardamente.
Qualunque cosa stesse per ribattere la Gould non lo seppero mai, visto che un colpo di tosse attirò la loro attenzione. Vitious era tornato e li fissava accigliato. Evidentemente doveva avere abbastanza esperienza da considerare il volto arrossato di Diana, quasi con le lacrime agli occhi, lo spazio che si era aperto fra loro e Laurence e la Gould che si guardavano male, per quello che erano.
«Siamo pronti per la Cerimonia dello Smistamento. Mettetevi in fila per due».
L’operazione richiese diversi secondi, anche perché, prima di uscire dalla saletta, il professore volle assicurarsi che fossero perfettamente in ordine.
Teddy intenzionato a mettersi con Diana fu sorprendentemente spinto via da Laurence e allora affiancò Peter Lux.
Charlie prese per mano Zoey e la tirò vicino a sé. «Le faremo vedere i sorci verdi a quell’oca, va bene?».
«Contaci» replicò Zoey.
«Voi due, sbrigatevi!».
Enan era rimasto a fissare scioccato un compagno che gli assomigliava fin troppo.
«Avanti, muoviti» disse un ragazzino biondo dall’aria snob e antipatica.
Enan finì ultimo nella fila, accanto a un ragazzino con i capelli rossi che tutto contento si presentò come Samuel. Rispose, ma la testa era totalmente rivolta al ragazzino uguale a lui.
Charis guardò di sottecchi la sua compagna che, però, non la degnò di uno sguardo.
Mark, inquieto, si rese conto di essere rimasto da solo. Il professore lo chiamò e lo fece mettere davanti a tutti. La sua solita fortuna!
Finalmente gli studenti del primo anno furono guidati fuori dalla saletta fino alla Sala Grande.  Molti rimasero a bocca aperta, strabiliati alla vista del soffitto stellato, e si affrettarono a indicarlo ai vicini.
«È solo un incantesimo» sussurrò alteramente la ragazzina vicino a Charis, come se   considerasse infantile la reazione dei compagni. Charis sapeva bene che non era veramente il cielo, ma era comunque molto bello. Come si poteva non rimanerne affascinati?
Teddy, per conto suo, puntò gli occhi sulla Tavola delle Autorità e gli fece un certo effetto vedere tutti i professori schierati nei loro abiti migliori. Al centro in uno scranno leggermente più alto sedeva Minerva McGranitt, la Preside, che si alzò appena loro furono più vicini, pronta ad accoglierli. Si sentì nervoso più che mai: quanti prima di loro avevano percorso quel corridoio? Quanti avevano atteso con ansia di essere affidati a una Casa o all’altra? Quanti avevano calcato lo stesso pavimento con il peso di dover rispondere alle aspettative delle proprie famiglie? Che cosa aveva provato sua madre bambina? Sicuramente con una famiglia come la sua alle spalle, sarà stata eccitata e desiderosa di mettersi alla prova; e suo padre? Remus Lupin era entrato lì dentro con un fardello enorme, terrorizzato dall’idea di rovinare l’opportunità che gli era stata donata tanto inaspettatamente. E Teddy, in quel frangente, si sentiva molto più vicino a suo padre: tutti lo conosceva per quello che avevano compiuto i suoi genitori e, specialmente, il suo padrino ed egli voleva esserne pienamente all’altezza. Sospirò mentre si radunavano di fronte al tavolo dei professori. Forse Harry e Ron avevano ragione ad affermare che si ponesse troppe domande per un ragazzino di undici anni.
«Benvenuti!» gli accolse la Preside con un leggero sorriso. Harry gli aveva detto che sorrideva di rado, perciò sorrise automaticamente a sua volta, conscio che, qualunque cosa sarebbe accaduto, Hogwarts sarebbe stata una seconda casa. «Diamo il via alla Cerimonia dello Smistamento».
«Che cos’è?» sussurrò Zoey a Charlie, indicando un vecchio cappello appoggiato su uno sgabello.
«Sta a vedere» replicò l’amica con un ghigno.
Lo strappo sulla tesa del cappello si aprì e quello iniziò a cantare.
«Visto?» chiese Charlie, quando la canzone finì.
«Straordinario».
«È il Cappello Parlante» spiegò allora Charlie.
«Adesso vi chiamerò in ordine alfabetico, quando arriva il vostro turno siete pregati di sedervi sullo sgabello e indossare il Cappello Parlante, infine prenderete posto al tavolo della Casa in cui siete stati smistati».
Mark dondolò nervosamente sul posto, consapevole di essere uno dei primi.
«Allen Danila» chiamò il professor Vitious.
Lo Smistamento era iniziato.
Una ragazzina smilza, ma alta, uscì dal gruppo e si fece avanti, senza mostrare particolare nervosismo. Si sedette e il professor le mise il Cappello in testa, che finì per scivolare e coprirle il viso. Molti trattennero il fiato in attesa di scoprire quello che sarebbe successo.
«Grifondoro!» trillò il Cappello Parlante poco dopo.
«È come se lo strappo fosse la sua bocca!» gridò Zoey sorpresa, ma le sue parole furono a malapena sentite da Charlie, visto che i Grifondoro applaudirono e festeggiarono rumorosamente la prima compagna dell’anno.
Charlie, comunque, era troppo eccitata per rispondere e batteva le mani con foga, sentendosi già parte di quella Casa.
«Audley Jason» chiamò Vitious appena i Grifondoro si quietarono.
Anche in questo caso il Cappello Parlante fu abbastanza rapido e il tavolo di Grifondoro si ritrovò festeggiare per la seconda volta, gli studenti delle altre Case applaudivano a loro volta ma senza particolare enfasi.
«Becker Mark».
Il ragazzino rimase impietrito sentendo pronunciare il suo nome, per un attimo ebbe la tentazione di nascondersi da qualche parte. Entrando in Sala Grande aveva cercato i fratelli e li aveva individuati al loro tavolo. Prese un bel respiro e si fece avanti, rischiando di inciampare nella veste troppo lunga. Dei risolini lo accompagnarono fino allo sgabello e fu contento quando il Cappello Parlante gli oscurò la vista. Strinse i bordi dello sgabello con forza.
«Mmm». Quella voce improvvisa lo colse di sorpresa e sobbalzò. «Sono stupito».
Mark non capiva di cosa il Cappello dovesse stupirsi, non c’era nulla in lui degno di nota. Non positivamente comunque.
«È questo che pensi, eh? La legilmanzia è un dono, però, non una maledizione».
Se fosse stato un dono suo padre l’avrebbe voluto più bene, elogiato come faceva con Alexis: essere bravi a Quidditch era un dono, non leggere nella mente degli altri.
«Ti sbagli, il tuo è un grande dono… devi solo imparare a usarlo al meglio… sei così pieno di tristezza… ho visto pochi come te… ma tu sei buono, vero?».
Buono? No, decisamente non lo era. Se leggeva nella mente, avrebbe dovuto vedere in quanti guai si era cacciato in undici anni.
«Oh, no, la bontà è un’altra cosa». Questa frase sembrò quasi un sussurro, una carezza.
Mandami a Grifondoro lo pregò, terrorizzato dalla reazione del padre in caso contrario. Mark, però, sapeva di non essere coraggioso.
«Esistono tante forme di coraggio, mio caro…» disse il Cappello Parlante. «Non ho dubbi su quale Casa sia migliore per te. Sii forte e buona fortuna». Il ragazzino entrò in panico comprendendo che il momento era giunto. «TASSOROSSO!».
Il professor Vitious gli tolse il Cappello e Mark si alzò meccanicamente. Il secondo tavolo da sinistra accanto a quello dei Grifondoro, applaudiva più forte degli altri. Si diresse in quella direzione, senza voltarsi indietro: non voleva vedere la faccia dei suoi fratelli. Aveva avuto ragione: niente stava migliorando, anzi.
«Burke Edward».
Mark si disinteressò allo Smistamento prendendo posto proprio alla fine del tavolo e senza rispondere al sorriso di Bobby e Lucas, che l’avevano riconosciuto, e a quello di Elly, che lo fissava con attenzione.
«SERPEVERDE».
«Ci avrei scommesso» sussurrò Laurence con fare saputo.
«Perché?» gli chiese Diana.
«La sua famiglia ha una fama oscura e tutti i maghi oscuri sono stati Serpeverde».
«Mia nonna era Serpeverde» sibilò Teddy, lanciandogli un’occhiataccia.
«Si tratta di un’eccezione» ribatté Laurence con una scrollata di spalle.
In quel mentre Hannah Carson venne smistata a Grifondoro.
«Che bello! Secondo te finiremo insieme?».
«Certo, Zoey, non devi neanche chiederlo» rispose Charlie con sicumera.
Grace Chapman fu la prima Corvonero dell’anno e il secondo tavolo a sinistra scoppiò in un fragoroso applauso, a lei seguì Antonin Dolohov che, con piacere di Laurence e Teddy, si unì ai Serpeverde. Seguirono altri quattro ragazzi prima che Vitious chiamasse: «Foster Elisabeth».
«Spero che sia una Grifondoro» sussurrò Charlie. «Non sembra male, non voglio che la Gould la rovini».
Purtroppo, però, il Cappello Parlante la mandò tra i Serpeverde, dove poco dopo la raggiunse proprio Matilde Gould.
«Pazienza» sospirò Charlie.
«Ma potremmo comunque essere amiche» provò Zoey.
«Non credo proprio. Sarebbe innaturale» bofonchiò Charlie come se l’amica avesse appena detto un’assurdità.
Samuel Harper fu smistato a Grifondoro e finalmente fu il turno di Charlie. «Ci vediamo al tavolo dei Grifondoro» sussurrò alla nuova amica prima di avviarsi.
Ehi, bello, mandami tra i Grifondoro, forza pensò con arroganza appena il Cappello le scivolò sulla testa.
«La tua arroganza te ne renderebbe degna, effettivamente».
Non mi piace il condizionale. Avanti, sbrigati, insisté Charlie. Aveva atteso per undici anni quel momento ed ella odiava aspettare.
«Vedo qualcos’altro oltre l’arroganza e il coraggio…» ribatté, invece, il Cappello.
Sì, la lealtà e lo sprezzo del pericolo.
«Non solo…».
Non rispetto le regole?
«Non credo che Godric Grifondoro lo considerasse al pari di una virtù… comunque non intendevo questo… tieni molto alle persone a cui vuoi bene e faresti qualunque cosa per loro…».
È, ovvio. Mi ci mandi o no a Grifondoro?
«Sei indisponente!».
Lo so. Avanti, dì quella parola! Che ci vuole?
«Non ci vuole niente!» ribatté il Cappello visibilmente contrariato. «Ecco ti accontento… TASSOROSSO!».
Charlie rimase impietrita, neanche avessero usato su di lei un Petrificus Totalus, e non si mosse nemmeno quando il professore le tolse il Cappello. Aveva sentito bene? Che cos’era un incubo? Quello stupido vecchio Cappello aveva davvero osato fare una cosa del genere?
«No!» sbottò allora la ragazzina, riprendendo il Cappello dalle mani del professore. L’applauso si spense rapidamente e la ragazzina ebbe gli occhi dell’intero corpo studentesco su di lei.
«S-signorina Krueger…!» balbettò il professor Vitious trasecolato.
«Non ho finito con questo stupido Cappello!» ribatté Charlie fuori di sé e ricalcandoselo sul capo con veemenza. Ora, sentimi bene, pensò vedi di mettermi nella Casa giusta. Anche se ti sto antipatica non puoi fare certi scherzi! pensò minacciosa.
Il Cappello Parlante rimase ostinatamente muto.
«Basta!» sbottò Vitious tirandoglielo via. «Prendi posto!».
«Questo Cappello ha alzato il gomito. Il suo giudizio è alterato!» strillò facendo scoppiare a ridere gran parte degli studenti. I Tassorosso apparivano molto contrariati, ma a lei non interessava, raggiunse il loro tavolo e si lasciò cadere sulla panca accanto a Mark, che la fissava a occhi sgranati e a bocca aperta.
«Beh, che hai visto? Chiudi la bocca!» gli sibilò Charlie, facendolo sobbalzare.
«Scusa» mormorò il ragazzino tornando a fissare il piatto vuoto davanti a lui.
«Landerson Laurence» chiamò nel frattempo il professor Vitious.
Il ragazzino fu smistato a Grifondoro poco dopo, suscitando un ringhio sommesso di Charlie. Mark le lanciò un’occhiata di sottecchi e si scostò leggermente da lei.
«Lupin Ted».
Un lieve mormorio si sollevò nella sala. Come Teddy si era aspettato, tutti conoscevano la sua storia in quella stanza. Sollevò gli occhi sul tavolo dei professori e vide la Preside fissarlo attentamente, Hagrid salutarlo in modo tutt’altro che discreto con la mano e Neville Paciock, un caro amico di Harry e Ginny, fargli l’occhiolino. Ciò lo rincuorò.
Si lasciò scivolare sullo sgabello e, per pochi secondi, ebbe una visuale completa sulla Sala Grande: tutti i ragazzi più grandi lo fissavano con curiosità, i suoi coetanei, invece, gli restituivano espressioni per lo più vacue o tese, probabilmente speculari alla sua. Fu comunque un attimo, il Cappello gli coprì il viso e tutto divenne buio.
«Oh, vedo una mente contrastata».
Teddy sobbalzò leggermente. Aveva pensato a lungo a quel momento, vi aveva fantasticato, vi aveva riflettuto: ma in quel momento non aveva la minima idea di come comportarsi. E soprattutto non era più sicuro di voler andare a Grifondoro come suo padre e il suo padrino. Se avesse provato a influenzare la decisione del Cappello Parlante non sarebbe stato corretto, no? Non avrebbe scelto la Casa giusta per lui, no?
«Oh, sì decisamente una mente contrastata».
Contrastata? Ma che significava?
Il Cappello Parlante ridacchiò, turbando il ragazzino.
«Hai molte qualità: sei intelligente, coraggioso… però ciò che mi sorprende di più è il tuo spirito di abnegazione…».
Teddy era sempre più confuso.
Il Cappello ridacchiò nuovamente. «Non ti preoccupare, sono sicuro che la Casa giusta per te sia TASSOROSSO».
L’ultima parola l’aveva urlata. Il ragazzino deglutì e si sentì quasi stordito dal fragoroso applauso che i suoi nuovi compagni gli riservarono. Raggiunse il suo tavolo e automaticamente sorrise a chi lo accoglieva e strinse le mani che gli porgevano persino i più grandi.
Charlotte Krueger, la ragazzina smistata poco prima di lui, gli rivolse un’occhiata scontenta, probabilmente nella speranza che Teddy condividesse il suo odio per il cappellaccio. Il ragazzino, però, si ritrovò ben presto a sorridere: in fondo Tassorosso era stata la Casa della madre.
Nel frattempo il professor Vitious aveva chiamato Peter Lux. Teddy cercò Laurence al tavolo dei Grifondoro e quando incrociò il suo sguardo colse un lieve smarrimento, che l’amico dissimulò immediatamente con uno dei suoi soliti ghigni diverti; Diana, invece, attendeva ancora il suo turno, in piedi di fronte al tavolo dei professori e gli sorrise incoraggiante, ma, in quell’istante, probabilmente era lei ad aver bisogno di sostegno.
«GRIFONDORO!» ruggì il Cappello Parlante.
«Macfusty Enan» chiamò il professore, quando gli applausi per Peter si spensero.
Teddy strabuzzò gli occhi vedendolo e non aveva bisogno di Laurence che gesticolava con foga per attirare la sua attenzione: quel ragazzino era identico al Thomas Mulciber che gli aveva minacciati sul treno insieme a Dolohov.
Enan era totalmente incurante dei pensieri degli altri ragazzini e attendeva con ansia il verdetto: gli sarebbe molto piaciuto essere un Grifondoro come Fagan. Di finire a Corvonero come Blair non lo pensava neanche: non gli piaceva per nulla la Scuola.
«Mmm sei un ragazzino interessante».
Beh, di certo non avrebbe mai usato quell’aggettivo per descriversi.
«Sei coraggioso, impulsivo… adori gli animali…».
Quella di certo non era una dote compatibile con le Case di Hogwarts, che lui sapesse.
«Oh, questo non è un problema… sai che ti dico? Ti troverai bene a TASSOROSSO!».
Tassorosso? Forse aveva ragione la ragazzina che prima aveva detto che il Cappello aveva bevuto. Nonostante questi pensieri Enan, leggermente confuso dall’inaspettato smistamento, si unì ai suoi nuovi compagni.
«Ciao» sussurrò prendendo posto. Solitamente non era un tipo introverso, ma era più abituato alla compagnia degli animali che a quella dei suoi coetanei. In più anche loro erano strani: l’unica ragazzina del gruppo lo fissava arrabbiata, come se fosse colpa sua se si trovavano in quella Casa; uno dei ragazzi gli rivolse uno sguardo preoccupato, come se temesse di essere attaccato da un momento all’altro; infine Teddy Lupin, famoso per essere il figlioccio di Harry Potter, lo stava scrutando intensamente e con sospetto. «Ehm, che c’è?».
«Sei identico a un ragazzo che ho conosciuto in treno» rispose Teddy senza cambiare espressione.
«Forse era uno dei miei cugini» tentò Enan scrollando le spalle.
«No, era identico. La tua copia» insisté Teddy.
«Un altro Grifondoro. Quel Cappello mi odia» ringhiò Charlie, incurante del loro scambio di battute.
«Thomas Mulciber».
«Eccolo, è lui!» quasi strillò Teddy indicandolo a Enan.
«Cavoli, è vero» s’intromise Charlie così sorpresa da dimenticarsi di essere furiosa. «Hai un gemello».
«No, non ho fratelli» mormorò Enan sconvolto. Era lo stesso ragazzino che aveva notato prima, mentre si mettevano in fila. Erano simili come due gocce d’acqua!
«Lui è leggermente più chiaro» commentò Teddy.
«Non è possibile che non siate fratelli. Non prenderci in giro» sbuffò Charlie.
«SERPEVERDE».
«Questo non mi sorprende» borbottò Teddy.
Lo Smistamento si protrasse ancora per un po’ prima che arrivasse il turno di Zoey. A differenza dei compagni, ella non era per nulla agitata, anzi era molto contenta di essere stata finalmente chiamata, visto che non sopportava attendere e grazie al suo cognome aveva dovuto farlo già parecchio. Quasi saltellò fino allo sgabello e sorrise sia a Vitious sia a Paciock, che aveva individuato al tavolo dei professori.
«Quanto entuasiamo».
Si era appena messa il Cappello e quasi cadde dallo sgabello quando sentì quella vocina nella sua testa. Perché sì, ne era certa, era nella sua testa. Insomma aveva capito che parlasse, ma non fino a quel punto.
Sei magico pensò, trattenendosi a stento dal dirlo ad alta voce.
«Direi di sì» ridacchiò il Cappello.
Che forza pensò la ragazzina sempre più euforica.
«Vediamo un po’… hai coraggio e molta incoscienza…».
Sono solo curiosa… borbottò Zoey.
«Un bel po’» ribatté il Cappello. «Hai anche un cuore d’oro però…».
Quanti altri oggetti nel castello pensano come te?
«Io sono l’unico!» sbuffò indignato il Cappello.
Non volevo offenderti… però ho visto delle immagini muoversi…
«Sai che ti dico? Starai benissimo a TASSOROSSO».
Zoey fu sorpresa da quell’improvvisa decisione, avrebbe continuato a chiacchierare volentieri con il Cappello, non l’aveva mai con il pensiero! Avrebbe dovuto imparare a farlo, così gli insegnanti non l’avrebbero rimproverata durante le lezioni. Corse letteralmente verso il suo tavolo, suscitando parecchie risatine.
«Siamo insieme» trillò contenta abbracciando di slancio Charlie e lasciandola senza parole. «Non è fantastico?».
«Avremmo dovuto essere insieme a Grifondoro» sbuffò Charlie.
«Una Casa vale l’altra, no? Basta che siamo insieme, no?» insisté, però, Zoey.
A quelle parole Charlie quasi si strozzò con la sua stessa saliva e i ragazzi risero nonostante le sue occhiatacce.
«Certo, stai tranquilla» rispose al posto suo Teddy presentandosi, prima di voltarsi e seguire lo smistamento di Diana.
Il Cappello fu velocissimo e la mandò a Corvonero.
Teddy le sorrise d’istinto, ma in realtà era molto dispiaciuto di non essere con nessuno dei suoi amici. Certo, era stupido starci male, perché tanto la loro amicizia non ne avrebbe risentito: se lo erano promessi su sollecitazione di Diana, che non condivideva minimamente la sicurezza di Laurence, che sarebbe finiti tutti e tre a Grifondoro. E aveva avuto ragione, tanto per cambiare.
«Beh, vorrà dire che dimostreremo che il Cappello si è sbagliato» sbuffò Charlie.
«Williamson Charis».
Charis, con il cuore in gola, prese posto e attese. Sperando che il Cappello si sbrigasse: odiava trovassi al centro dell’attenzione. Non importava più la Casa in cui l’avrebbe smistata, bastava che facesse in fretta.
«Hai paura?».
No pensò Charis. Ma fai in fretta pensò supplicandolo.
«Come vuoi… allora TASSOROSSO».
La ragazzina sollevata che tutto fosse finito effettivamente in fretta, raggiunse il festante tavolo dei Tassorosso e sorrise imbarazzata ai compagni.
Poco dopo Angel Willis si unì ai Corvonero ed Edith Yaxley ai Serperverde.
Il professor Vitious portò via sgabello e Cappello.
Anche per quell’anno il Cappello Parlante aveva compiuto il proprio dovere.
   
 
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