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Autore: prettystoned    03/04/2019    1 recensioni
Ma, al di sotto di quelle fondamenta composte da nobili propositi, si trovava la terra sporca, quella in cui era sepolto il loro passato, le vecchie abitudini. E a Beverly cos’era rimasto?
Ben poco. Un amico, bei ricordi e tanti brutti vizi.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lo so dentro sono complesso, un po’ staccato dal resto, scusa è vietato l’accesso.
Gemitaiz

“Ci conosciamo dai tempi del liceo, ma non siamo mai stati grandi amici…” spiegò meccanicamente, concentrata nel girare una delle sue sigarette speciali. Quando Artem aveva tirato fuori la questione di Hayden, Beverly si era chiesta se in qualche modo gli importasse o se volesse semplicemente fare conversazione per non far sembrare quella cosa troppo imbarazzante. “C’era una sorta di competizione, tra noi, entrambi vendevamo erba e ci litigavamo i clienti,” ridacchiò, per poi leccare la cartina sotto lo sguardo attento del ragazzo, che seguì il suo movimento come ipnotizzato, squadrando il suo profilo.
I due erano seduti ai piedi del divano, a terra, l’uno accanto all’altra, e ormai Beverly per Artem era diventata come un quadro in una galleria d’arte, avrebbe potuto passare ore intere solo a studiare i suoi movimenti, il suo battito di ciglia e le ciocche di capelli davanti al viso che si spostavano al ritmo del suo respiro lento e rilassato. Era affascinato da lei; non era solo il suo aspetto, non era molto diversa da tante altre ragazze, ma già dal momento in cui gli aveva chiesto di restare – tanto l’aveva stupito la piega che aveva preso la situazione – non aveva potuto fare a meno di restarne incantato.
“Ed era divertente?”
“Perché lo chiedi?”
“Perché stai ridendo.”
“Mh…” le sfuggì un’altra risatina, mentre portava il joint alla bocca e lo accendeva con vecchio clipper mezzo scarico, sputò il fumo e gettò all’indietro la testa, “A quei tempi non lo era, ma ripensandoci mi fa ridere quanto tempo abbiamo sprecato a farci la guerra mentre potevamo unirci e fare un sacco di soldi.” Rispose tenendo gli occhi chiusi, Artem la imitò, vedendola fare un altro tiro per poi passargli il joint. “Solo per i soldi?”
C’era una sfumatura che alla ragazza non era piaciuta in quella domanda. Le stava dando della materialista? O voleva arrivare a qualcos’altro? Sicuramente voleva sapere di più sul suo rapporto con Hayden, altrimenti che cosa?
“Beh sì. Se si parla di rapporto, ora come ora non mi pento del tutto di non essere stata sua amica dal liceo, forse avrei evitato qualche amicizia superficiale ma non mi sarei divertita abbastanza, in ogni caso non c’è nessun altro motivo. Siamo amici.”
Preferì essere chiara, Artem la stava guardando con gli occhi di chi ha a che fare con una traditrice e sta prendendo parte al tradimento, ma la risposta lo fece impercettibilmente rilassare, Hayden non era il ragazzo di Beverly e dunque lui – qualunque cosa fosse accaduta – non avrebbe fatto un torto a nessuno. Era sempre stata quella una delle principali preoccupazioni di Artem: non invischiarsi in affari pericolosi; lo spaccio di droga non era compreso, del resto chi mai avrebbe potuto contestargli una piccola dose di Mary Jane?
Non era rischioso perché lui non aveva a che fare con i giri più importanti, e lui voleva questo, non correre rischi, o almeno non più del necessario.
“Credevo che fosse il tuo ragazzo, o qualcosa del genere.” Fece un lungo tiro, assaporando quell’aroma inebriante. Beverly rise di gusto, prendendo il joint che lui le stava porgendo, “Nah, non mi piace Hayden in quel senso.” Aspirò a pieni polmoni, evitando lo sguardo del ragazzo, che stava cercando il suo freneticamente, come se in quel momento guardarla negli occhi fosse di vitale importanza. Beverly non credeva che lo fosse, e non le andava di far svoltare quella conversazione nella via di qualcosa di più profondo, accettare che i loro sguardi si incrociassero equivaleva a dare ad Artem il permesso di frugare nella sua anima, di scavare un po’ più a fondo, di cercare di infilarsi nella sua mente complessa e di cacciarne fuori qualunque dettaglio personale che potesse interessargli. Non le andava, mettersi a nudo in quel modo con una conoscenza di Hayden era un suicidio, non voleva che i due parlassero di lei mentre non c’era, non voleva che Artem si prendesse degli spazi che non gli appartenevano e soprattutto che non gli spettavano.

“Tu piuttosto hai un nome strano… Artem.” Esordì ad un tratto, il suddetto scrollò le spalle distrattamente, “Non è strano, è russo.”
“Tu sei russo, Artem?”
“Beh sì, Beverly.”
“Non mi avevi ancora chiamata per nome.” Sorrise quasi dolcemente, con gli occhi semichiusi e la testa pesante per via dell’erba che iniziava a fare effetto.
Il filtro iniziò a bruciare e Beverly spense il joint schiacciandone la punta contro il pavimento, “Ne faccio altri due.” Sentenziò dopo aver fissato il vuoto per qualche istante, prendendo il tabacco che aveva lasciato sopra il divano insieme alle cartine lunghe, alla carta filtro e al vecchio posacenere che era diventato il contenitore dove impastava. Artem la guardò attentamente, “Non c’è bisogno che la dividi con me, la tua erba, io ho la mia.”
Beverly non rispose mentre armeggiava col grinder per tritare l’erba. Artem pensò che non l’avesse sentito ma non era così, lui non lo sapeva ma il fatto di dividere con lui la sua sostanza preferita non era perché pensava che lui non ne avesse o per gentilezza, ma semplicemente perché voleva che rimanesse, voleva che il ragazzo avesse un buon motivo per restare con lei. Quell’affermazione infatti la spiazzò, possibile che per lui andasse bene restare con lei anche se fumava la sua roba? Non voleva niente in cambio della sua compagnia? Magari ambiva a qualcos’altro, qualcosa che Bev non gli avrebbe certo dato, non dopo averlo visto quel giorno per la prima volta. Decise però di non esternare quel pensiero, non voleva sembrare presuntuosa né tantomeno lasciargli un vero motivo per andarsene, si limitò a sorridere e ad alzare le spalle, “Fai come vuoi, per me comunque è un piacere.”

   
 
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