ATTENZIONE,
ATTENZIONE. MESSAGGIO CHE È STATO COPIA-INCOLLATO DA HOPELESS WANDERERS.
Aggiornamento lampo per dire che, ahimè, il
mio portatile non è stato riparato in tempo e quindi non so se riuscirò ad
aggiornare nei sei mesi che starò via. Proverò a fare qualcosa dal tablet, magari senza html, ma comunque andrò avanti a
scrivere. Questo è poco ma sicuro.
[spero che il mio
coinquilino sia così gentile da prestarmi il suo pc per qualche ora al mese, in
quel caso gli dedicherò una statua]
Of Monsters
and Men
IX: Prigioniero del Sistema
Vorrei che
potessimo ricominciare.
Fingere che
non sia successo niente.
Jo Nesbø, “L’Uomo di Neve”
I've got nothing left
to live for, got no reason yet to die.
But when I'm standing in the gallows I'll be staring at the sky.
Hurts, “Somebody to die for”
Sembra che il tempo si sia fermato,
cristallizzato in un attimo – in punta d’alluci esattamente sull’orlo del
burrone, in equilibrio tra la vita e la morte. La corda intorno al collo preme
sulla gola e le gambe tremano, ma gli pare che tutto il mondo abbiamo smesso di
muoversi.
Tiene gli occhi chiusi, in attesa, aspettando –
ed è un’attesa snervante, vorrebbe che finisse in fretta, in un attimo, perché
non ce la fa davvero più.
-Sospendete la condanna.-
apre di scatto gli occhi quando sente un paio di mani fredde sul collo che
lentamente sfilano il cappio. Quando piega la testa, la prima cosa che vede è
il viso severo di un uomo anziano, che tiene le mani sulle sue spalle per
allontanarlo da lì.
-Ma… Direttore…!-
-Ordinanza del giudice.-
ribatte questi. –Il suo avvocato ha portato una prova per la sua innocenza. Il
processo dovrà andare avanti, e quindi la condanna è sospesa fino a nuovo ordine.-
Denki impiega qualche secondo a comprendere quelle parole. Forse
nemmeno le comprende appieno.
-Non ho capito che cosa sia appena successo, ragazzo.- mormora uno dei secondini, riaccompagnandolo verso
la stanza dei colloqui. –Ma devi davvero ringraziare la tua buona stella.-
È solo quando la porta della sala colloqui si
riapre, che Denki riesce di nuovo a respirare.
La prima a notarlo è Mika, che immediatamente
scatta in piedi; Kyoutoku, invece, si accascia sulla
sediolina emettendo un sospiro di sollievo.
-Credo di essere appena invecchiato di quarant’anni.- sussurra, gli occhi socchiusi che fissano il
soffitto senza davvero vederlo. Aizawa si limita ad
annuire, anche lui visibilmente più pallido e teso.
Izumi, che ancora indossa il completo antracite dell’udienza e
pare più stanca di tutti gli altri, smette improvvisamente di camminare in cerchio
e corre verso di lui. Deve aver pianto, perché ha gli occhi rossi e il trucco
rovinato ed è pallida, Denki crede di non aver mai
visto nessuno così.
-Denki!- Izumi gli lancia le braccia al
collo, scoppiando di nuovo a piangere. –Grazie al cielo, ho fatto in tempo! Mi
dispiace tanto!-
Gli tremano le mani, quando ricambia impacciato
l’abbraccio del suo avvocato, mentre lei continua a piangere contro la sua
spalla – poi realizza cosa è appena successo e gli cedono le ginocchia: crolla
a terra, trascinando Izumi con sé. Si aggrappa alla
giacca di Izumi come per cercare una prova che non
sia tutto un sogno, piegando la testa verso la sua spalla, e sente la sua mano
che gli sfiora piano i capelli. Poi Izumi smette di
piangere, si asciuga le lacrime a si alza in piedi, respirando profondamente un
paio di volte.
-Ma non è ancora finita.-
esclama. -Dobbiamo ancora portare le loro testimonianze in tribunale e io devo
pensare a un’arringa abbastanza convincente… -
Quelle parole riportano Denki
con i piedi per terra. Alza gli occhi su di lei, ancora seduto sul pavimento.
–Come hai fatto a fermare la condanna?-
Izumi gli sorride, raggiante nonostante sia stremata. –Beh, ho
semplicemente dimostrato che avevo ragione.-
Hiroshi apre la porta proprio in quel momento.
–Il capo non è ancora in ufficio, appena sa qualcosa di più preciso ci farà sapere.-
Izumi annuisce, mentre Aizawa inarca un
sopracciglio. –Vi dirà qualcosa su cosa?-
-Come risolvere il pasticcio che è stato creato.- risponde ancora Hiroshi. –Un pasticcio che salverà
la situazione, però.-
Denki sente chiaramente Todoroki e Yaomomo litigare in corridoio – in tutti gli anni che lo
conosce, crede di non aver mai sentito Shouto alzare
così tanto la voce. Ora sembra veramente furioso, per questo sussurra: -Che
cosa sta succedendo?-
-Succede che sono la migliore nello sfasciare
matrimoni, ancora prima che questi avvengano.-
Denki sgrana gli occhi, perché quella voce l’ha sentita per due
anni solo nei suoi sogni – e ha paura a sollevare la testa, perché pensa che
sia una sua immaginazione, che non sia lì, poi sente Kyoutoku
e Mika gridare il suo nome e ci crede un poco di più.
-Kyouka!-
-La mia bambina!-
Alza gli occhi lentamente, a rallentatore,
pregando che non sia davvero tutto frutto della sua immaginazione. Ma Kyouka è davvero lì, stretta tra le braccia dei suoi
genitori – non la sta sognando, ne ha la conferma quando lei fa un paio di
passi avanti e si inginocchia di fronte a lui che non si è mosso di un solo
millimetro da quando l’ha vista.
-Sei un idiota, Pikachu.- sussurra,
sorridendo.
-…sei davvero qui.-
biascica, gli occhi che improvvisamente si fanno lucidi. –Sei qui.-
Kyouka annuisce e le lacrime cominciano a rigare il viso stanco e
pallido di Denki, che però si apre anche in un
sorriso.
–Stai bene. Sei qui.-
–E un po’ sono anche arrabbiata con te.- mugugna, ma non si ritrae quando Denki
l’abbraccia così forte da farle male, scoppiando a piangere.
È un pianto liberatorio, fatto di singhiozzi e
frasi sconnesse, in cui Denki riversa tutte le
emozioni delle ultime ore – dal senso di sconfitta alla disperazione alla paura
di morire fino alla consapevolezza di avercela fatta, di essere riuscito a
superare tutto quanto, di essere ancora vivo, di avere di nuovo Kyouka vicino.
Izumi
gli posa una mano trai capelli in un’imitazione di una carezza, mormorando che
gliel’aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per tirarlo fuori da lì.
–A costo di risvegliare i morti?-
-A costo di risvegliare un morto che non credo
sia morto, esatto.-
Izumi non
può lontanamente immaginare quanto le sia grato, in questo momento.
Momo
rimane ferma sulla soglia, lo sguardo basso e il labbro inferiore trai denti,
come se cercasse di non scoppiare a piangere.
-Perché,
Yaoyorozu?-
chiede Aizawa, studiandola. –Perché hai nascosto Jirou a casa tua?-
-Io… Io non... - mormora Yaoyorozu.
–Non ho pensato alle conseguenze di quello che stavo facendo… -
-Yaomomo, se non fosse
stato per te probabilmente sarei morta.- ribatte Kyouka, staccandosi dall’abbraccio di Denki.
–Hai fatto quello che ritenevi giusto… -
-E guarda a cosa ha portato.-
Momo singhiozza. Nessuno sa come risponderle.
Quando non li ha visti da nessuna
parte, una volta scesa anche lei di un piano, Momo inizia ad andare nel panico.
-Kaminari!- strilla, vedendo
tutto quel sangue sul linoleum del corridoio e temendo il peggio. –Kyouka! Kaminari! Per favore, rispondetemi!-
-Yaomomo.- la voce stremata
di Kaminari le giunge alle spalle, e quando si volta
sbianca per l’orrore: Kyouka è tra le sua braccia, la
testa reclinata contro la sua spalla, coperta di sangue da capo a piedi.
-Kaminari!
Ma che cosa… - mormora, sconvolta, ma lui non le lascia il tempo di formulare
la domanda: spinge Kyouka, ormai priva di sensi e
pallida come un lenzuolo, verso di lei e Momo non può fare altro che stringerla
a sé.
-Non ho tempo per spiegare! Portala
via da qui!-
-Sei coperto di sangue! Sei
ferito?!-
-Non… Non è mio! È… - deglutisce a
vuoto, le mani che tremano.
Momo non sta capendo niente. -Che
cosa è successo?!-
-Sono stato io… È tutta colpa mia!- Kaminari è completamente nel
panico, ma si impone di stare calmo. –Vai, cerca Recovery,
portala da lei!-
Ma Momo si impunta. –E tu?-
-Io…- digrigna i denti. –Io devo
trovare quella bastarda, ora vai, portala via da qui!-
E Momo inizia a correre,
lasciandolo indietro.
Denki
osserva Yaomomo allontanarsi di corsa con Kyouka tra le braccia. Non sa se riuscirà ad arrivare in
tempo da Recovery per salvarla, ma almeno sa che è al
sicuro. Per questo prende un profondo e torna sui propri passi – e la trova
poco dopo, mentre tanta di scappare.
Toga Himiko
avrà anche cambiato forma, ma Denki riconoscerebbe
quella luce malsana negli occhi ovunque, così le balza addosso come un leone
sulla preda colpendola con una ginocchiata allo stomaco. Poi solleva una mano,
posandogliela con rabbia sul viso e stringendo.
Himiko,
nonostante la netta inferiorità, ridacchia. –Sei davvero disposto a uccidere, Eroe?-
Il viso di Denki
è una maschera impassibile sotto cui si celano odio e rabbia. –Tanto, ormai non
ho nient’altro da perdere.-
“Hai
cercato di uccidere Kyouka, meriti soltanto di
marcire all’inferno.”
Le scariche elettriche avevano già
cominciato a colpirla con gli stessi effetti di un micidiale elettroshock, ma
si sente improvvisamente trascinare lontano dalla Villain:
sono fili sottili e indistruttibili, a immobilizzarlo, mentre da lontano la
voce di Best Jeanist gli fa comprendere cosa sia
successo. Toga ride, alzandosi da terra e sistemandosi meglio la gonna.
–Sappi, Eroe, che non è finita qui. Troveremo la tua cara amica prima che
possa parlare, e tu non potrai fare altro che guardare.-
Poi, veloce come era arrivata,
sparisce nel nulla.
-L’abbiamo preso.-
sussurra Best Jeanist. –Abbiamo il traditore.-
-Recovery!- Momo continua a
urlare disperata, cercando l’infermiera ovunque. Kyouka,
tra le sue braccia, è sempre più pallida e fredda.
-Smettila di gridare, ragazza, ti
sen… oh santo cielo.- la vecchia infermiera sbianca e
sgrana gli occhi, vedendo Kyouka. –Cosa le è successo?-
-Non lo so, un Villain
deve averla attaccata.- spiega Momo, continuando a
stringere Kyouka a sé. Respira ancora.
Recovery
Girl utilizza subito il suo Quirk su di lei,
stabilizzandola senza però riuscire a guarirla del tutto. –È troppo debole e ha
perso molto sangue. Più di così non posso fare… Bisogna portarla all’ospedale
più vicino.-
Ma Momo scuote la testa. –Non credo
riusciremmo ad andarcene da qui, siamo praticamente circondati.-
L’infermiera stringe le labbra,
pensando a una soluzione, prima di allungare le braccia e prendere Kyouka con sé. –Tu raggiungi i tuoi compagni, io la porto
via da qui. Ho qualche conoscenza che può aiutarmi a farla uscire senza farci notare.-
La ragazza annuisce, tentennando un
attimo prima di correre di nuovo lungo i corridoi. Inciampa più volte nei suoi
stessi piedi, ma è fuori dall’edificio pochi istanti dopo, pallida come uno
spettro mentre osserva con gli occhi lucidi il sangue sulle proprie mani.
-Momo!- Shouto corre verso di lei e crede di riuscire a respirare
con un po’ più di facilità: stanno bene, loro stanno bene. Andrà tutto per il
meglio.
-Sto bene, tranquillo.-
lo rassicura, sforzandosi di sorridere. -Non mi è successo niente.-
-Questo è sangue.-
mormora lui, stringendo le sue mani nelle proprie. Cielo, la sua mano destra
sembra un blocco di ghiaccio mentre la sinistra un carbone ardente. Forse ha
esagerato a usare il suo Quirk.
-No, non è… - balbetta, non sapendo come
rispondere.
-Sei ferita?- le solleva
il viso, cercando qualsiasi segno di ferita.
Ma la sua attenzione è poi calamitata verso
l’ingresso dell’edificio: Best Jeanist e Gunhead escono fianco a fianco, scortando qualcuno. Momo
crede di aver sentito il sangue gelarle nelle vene, quando riconosce Kaminari. Sta per correre verso di lui per liberarlo e
spiegare che è tutto un equivoco, ma Denki sillaba
qualcosa e desiste.
“Se sanno di lei verranno a cercarla.”
-…Momo?-
-È… è di un Villain che
mi ha attaccata. Stai tranquillo, sto bene.-
Recovery le si avvicina qualche minuto dopo, quando finalmente Shouto la lascia sola. –È al sicuro, ma ha bisogno di cure.-
-Hanno preso Kaminari.- sussurra,
tremando come una foglia. L’anziana infermiera può solo annuire. –Ha detto che
se dovessero scoprire che è viva verranno a cercarla.-
-E cosa pensi di fare?-
Momo ci pensa qualche secondo, creando
poi un foglietto e una penna con il suo Quirk e
scribacchiando qualcosa. –Vada a questo indirizzo. È una casa di proprietà
della mia famiglia che usavamo per le vacanze invernali quando era ancora viva
la nonna, lì nessuno andrà a cercarla. E mi prenderò la responsabilità di tutto.-
Recovery
tentenna dubbiosa prima di sbuffare, prendere il biglietto e leggere
l’indirizzo. -Hokkaido, eh? Dovrò comprarmi un cappotto bello pesante.-
Shouto torna poco dopo con una tazza di tè caldo e una coperta – le
mani di Momo tremano così tanto che quasi rovescia il contenuto della tazza,
mentre finalmente si lascia andare e piange. Shouto
la stringe piano tra le braccia, cullandola e cercando di calmarla.
…che cosa ha appena fatto?
Lo squillo del telefono di Hiroshi interrompe il
silenzio surreale in cui erano caduti tutti. –Oh, buongiorno, signore… Sì… Sì,
certo… Aspetti, la metto in vivavoce... Prego, parli pure.-
-Allora.- il capo di
Hiroshi e Izumi si schiarisce la voce. –Innanzitutto,
mi dispiace di aver dubitato di te, Kobayashi. Hai
davvero superato tutte le mie aspettative.-
Izumi sorride. –Grazie mille, signore.-
-Poi, per quanto riguarda la ragazza scomparsa… -
l’uomo si zittisce un secondo, riflettendo. –C’è un articolo che consente ai
Pro Heroes di prendere decisioni riguardanti i
testimoni di un attacco di Villains. Dovrai tirarlo
un po’, ma puoi sempre sfruttarlo.-
-Cosa intende?- mormora
il padre di Kyouka.
-Intendo dire che, visto che la persona che ha
avuto in custodia la ragazza per due anni è un’Eroina, potremmo far passare
quello che comunemente sarebbe un sequestro di persona come un sistema di
protezione… Una sorta di protezione testimoni, ecco.-
-Ed è possibile?-
domanda Izumi, appuntandosi tutto su un foglietto
scovato in una tasca.
-Beh, lì sta tutto nelle tue abilità, Kobayashi.-
sbuffa l’uomo. –Ma non ho mai dubitato della tua parlantina. Se sei riuscita a
convincere il ragazzino a ritrattare la sua versione, puoi fare anche questo.-
La ragazza ridacchia. –La ringrazio per l’aiuto,
signore. Scusi se l’abbiamo disturbata a un orario improponibile.-
-Sì, sì.- Izumi può quasi vedere il suo capo agitare svogliatamente
una mano, come per scacciare una mosca. –Ora datti da fare, Kobayashi.-
Quando la chiamata è terminata, Izumi sembra essere tornata quella del giorno prima.
–Dovremo fare un paio di telefonate.-
-…e ho concluso.-
il vocione profondo dell’avvocato dell’accusa distoglie Izumi
dai suoi pensieri. Sospira, imponendosi di stare calma, aspettando
pazientemente che il giudice le conceda di alzarsi.
È il momento della sua arringa, si
giocherà il tutto per tutto.
Denki,
accanto a lei, trema come una foglia e la guarda con lo stesso sguardo di un
cucciolo spaurito – lei si sforza di sorridergli, di mostrarsi sicura di sé,
spera di riuscirci. Il giudice fa un piccolo gesto con il capo, permettendole
di alzarsi e lasciandole la parola: Izumi si ferma a
qualche passo dal banco dei giurati, fissando insistentemente le punte delle
sue décolleté blu. Poi prende un profondo respiro.
-Chi è la persona più importante
nella vostra vita?- domanda, a nessuno in particolare,
continuando a fissare le punte delle scarpe. –Immagino che adesso che vi ho
posto questa domanda, nella mente di ognuno di voi si sarà fatto strada il nome
di una persona in particolare. Un figlio, un fratello, vostro padre, vostra
madre, la persona che amate.-
Nella sala dell’udienza cala un
silenzio teso d’attesa, rotto solo dal suono limpido dei tacchi quando Izumi si avvicina al banco dei giurati – qualcuno, tra di
loro, trattiene il respiro e si muove sulla sedia agitato, impressionato dalla
tenacia che legge negli occhi di Izumi.
-Ora vi chiedo: cosa sareste
disposti a fare, fin dove sareste disposti a spingervi, pur di sapere quella
persona al sicuro?-
Di nuovo, il silenzio regna sovrano
nell’aula – Denki continua a tremare e a guardarla
come un cucciolo spaurito, l’avvocato dell’accusa si sta chiedendo dove voglia
andare a parare quella mocciosetta insolente e il
giudice attende con pazienza di ascoltare il resto – mentre Izumi
continua a parlare, con un tono di voce calmo e pacato ma deciso, come quello
di un’insegnante che sta cercando di spiegare qualcosa di fondamentale alla sua
classe.
-A questo stava pensando Denki due anni fa, quando i Villains
hanno attaccato la UA e Kyouka era stata ferita. Non
sapeva se era viva, se ce l’aveva fatta, o se invece era morta dopo averla
affidata a chi sperava avrebbe saputo prendersi cura di lei. Si è soltanto
chiesto: “Come posso assicurarmi che lei
sia al sicuro, se fosse ancora viva? Come posso assicurarmi che non andranno a
cercarla, che non le faranno del male?” E così si è preso tutta la colpa,
pur essendo innocente, per proteggerla.-
Una donna, in seconda fila, ha gli
occhi lucidi e i lineamenti tirati, mentre evita di incrociare lo sguardo con
quello di Izumi, mentre un ragazzo in prima fila
tiene la testa bassa e i pugni serrati.
-Era disposto ad accettare le
conseguenze di un crimine che non ha commesso, pur di sapere che la ragazza che
ama sarebbe stata al sicuro. Lo avete sentito, signori della giuria, cosa ha
detto quanto il collega dell’accusa lo ha chiamato a testimoniare. “Non avevo più niente da perdere.”. Ora
vi chiedo, signori, di guardarlo negli occhi e dirmi se secondo voi Denki potrebbe davvero essere colpevole. Perché io, quando
lo guardo, vedo solo un ragazzo… No, vedo un Eroe che in una situazione di crisi ha pensato a proteggere chi era
più in difficoltà. Ha scelto di farsi carico di un peso che non spettava a lui,
perché sappiamo tutti quanti, tutti noi che siamo presenti in quest’aula,
quanto sia ingiusto che a pagare per le colpe altrui siano gli innocenti.-
Izumi
si ferma, sospirando e abbassando la testa mentre si appoggia con le mani al
banco dei giurati. Resta immobile per qualche manciata di secondi, prima di
rialzare la testa e osservare ogni singolo giurato negli occhi – qualcuno
sussulta, altri ricambiano lo sguardo, altri ancora evitano di guardarla.
-Adesso che andrete nella vostra
saletta per decidere il verdetto di questo processo, vorrei che ricordaste una
cosa. Ricordatevi di tutte le volte in cui un tribunale come questo ha
condannato un innocente. Ricordatevi di tutte le volte in cui qualcuno ha perso
un figlio, un fratello, un padre, un marito, che pur essendo innocente è stato
dichiarato colpevole da un tribunale come questo. Quando avrete pensato a tutte
quelle volte, solo quando lo avrete fatto, fate la scelta più giusta: ridate la
vita a un ragazzo innocente. Signori, ho concluso.-
Quando torna accanto a lui, Denki non ha ancora smesso di tremare.
I giurati sono usciti dall’aula da
quasi due ore e Hiroshi è andato a prendere un caffè per Izumi
e Denki, dichiarando che ne hanno davvero bisogno
viste le facce pallide e stanche, lasciandoli da soli.
Quell’attesa è snervante, Izumi non ne può più, spera facciano in fretta…
-Izumi?- Denki
la chiama, titubante, torturandosi il labbro inferiore trai denti.
Izumi
gli sorride incoraggiante. –Dimmi.-
Denki
le porge la mano, sforzandosi di non tremare. –Comunque vada… Comunque vada,
volevo ringraziarti, per tutto quello che hai fatto per me.-
Izumi
ricambia la stretta. Ha le mani fredde. –Comunque vada, sono io che devo
ringraziare te, per aver creduto in me. E scusami, se non avrò fatto abbastanza
per salvarti.-
Denki
sta per ribattere quando il giudice e i giurati rientrano in aula – sia lui che
l’avvocato scattano in piedi, in attesa del verdetto.
Per tutto il tempo, Izumi non lascia andare la sua mano.
D.D.S.P.P.:
Deliri Della Stressata Post Partum
TREMILA E SPINGI PAROLE DI ANGST VERAMENTE MAL
RIUSCITO, CASINI VARI E IO CHE CERCO DI FARE LA FILOSOFA MA FALLISCO
MISERAMENTE.
WO OOOOH
*la sedano*
Perdonatemi, sono veramente stanca. Devo essere
in aeroporto domani mattina entro le quattro e dovrò andarmene di casa prima
delle due, quindi non dormirò un accidente – per di più mi sta salendo la
classica ansia pre-partenza(?) – e sto andando avanti
a caffè.
Se non riuscissi a farmi sentire fino a
ottobre, sappiate che vi voglio tanto bene e mi sento molto stronza a lasciarvi
con questo cliffhanger.
Non lo faccio con cattiveria, non fatemi
troppo male.
Maki