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Autore: Emmastory    05/04/2019    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure della fata Kaleia non si sono certo concluse, e come in una sorta di piccolo intermezzo, si nota che le tradizioni natalizie hanno fatto il loro ingresso nel mondo delle fate. Forse ne hanno sempre fatto parte, o forse tale cambiamento è dato dalla loro vicinanza con la comunità umana, ma comunque sia, godetevi la lettura.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Human-traditions-in-the-Fairy-Woods
 
 
Capitolo XVIII
 
L'albero di amori e addii
 
Era ormai passato un altro anno, e come ogni volta, il ciclo delle stagioni sembrava non aver fine. Fermandosi a pensare, un essere umano o magico dalla mente aperta e malleabile avrebbe potuto paragonarle ad una famiglia. Il tempo era il padre, la vasta Terra la madre, e loro i quattro gemelli, in tutto diversi. C'era il freddo, duro e burbero inverno, il quieto, mite e calmo autunno, la la dolce ed esuberante primavera, e per finire, la bella e solare estate. Seppur dissimili sotto ogni aspetto, riuscivano comunque ad andare d'accordo, e senza screzi nè liti, sapevano di avere ognuno un proprio posto e una propria vita. Sola, Kaleia restava avvolta nella morbidezza e nella freschezza delle sue coperte, e pigra quasi quanto l'amica a quattro zampe Willow, aveva quello di alzarsi come ultimo desiderio. Rigirandosi nel letto, cercò lentamente la mano del fidanzato, sorridendo nel trovarla quasi subito. "Chris..." chiamò, stanchissima. "Sì, amore?" le chiese il ragazzo, voltandosi e guardandola con i veri occhi di chi ama. "Fa ancora freddo, e mi annoio a morte." Si lamentò lei, biascicando appena le parole e riparandosi sotto le coperte. Più sveglio e meno pigro di lei, Christopher rise, trovandola adorabile. L'aveva accanto da circa due anni, e arrivando quasi a imitarla, si ritrovò a ringraziare mentalmente qualcuno più in alto di lui per aver fatto incrociare i loro cammini. Stando ai suoi ancora nitidi ricordi, lui e Kaleia si erano incontrati, conosciuti e innamorati per puro caso, e di giorno in giorno i loro sentimenti non avevano fatto altro che crescere, e se smorzati, rinascere dalle proprie ceneri come un'araba fenice. Questo li riportava al presente e alla giornata odierna, in cui, ancora stretti l'uno all'altra e accoccolati fra le coperte, sentivano di stare benissimo, al caldo e in intimità. Così, con ancora gli occhi persi nei suoi, Christopher le sorrise ancora, e guidato dai sentimenti, la baciò con tutto il fiato che aveva in corpo, cogliendola di sorpresa  e insistendo fino a toglierle il respiro. Disarmata da quella romantica irruenza, Kaleia non si sotrasse, e mugolando nel bacio, ne assaporò ogni istante, completamente sedotta e innamorata. "Dì, va meglio ora? Hai ancora freddo?" fu la quasi retorica domanda del suo ragazzo, che sfoggiando quello stesso e luminoso sorriso, rimase fermo a guardarla, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Nel farlo, le accarezzò una guancia, e prima che la fata potesse rispondere, un suono oltre la porta della stanza la distrasse. Qualcuno stava bussando, e nello spazio di un momento, una voce conosciuta raggiunse le sue orecchie. "Chris, Kaleia!" era sua sorella, e a quanto sembrava, li stava cercando. Conoscendola, la fata si stupì di avvertire la felicità nella sua voce, e ridacchiando alla sola idea, si voltò ancora verso il fidanzato, sollevando una mano per accarezzargli il viso. "Non più, tesoro, non più." Soffiò con dolcezza, perdendosi per l'ennesima volta nel verde dei suoi occhi. "Perfetto." Le sussurrò lui in risposta, avvicinando le labbra alle sue e preparandosi a baciarla. Avrebbe tanto voluto, e lo stesso valeva per la ragazza, ma l'ennesimo colpo contro il legno spezzò la magia di quel momento. "Kaleia, dove sei?" decisa a ritrovarla, Sky non demordeva, alternando quei richiami a sporadici momenti di silenzio in attesa di una risposta. "Chris, aspetta, o non smetterà più." Si arrese a quel punto la ragazza, sospirando cupamente e scendendo dal letto con fare annoiato. Una volta in piedi, si avviò verso la porta, e aprendola, affidò la sua rabbia al vuoto del corridoio. "Sky! Si può sapere cosa vuoi?" chiese, finendo per urlare e non ascoltare altro che l'eco della sua stessa voce. "E tu che bisogno hai di urlare? Sono qui." Replicò la sorella, imitando il suo tono e sollevando una mano per farsi notare. Seduta nel salotto poco distante, aveva davanti il suo solito tè caldo mattutino, una manciata di biscotti e una copia del suo libro preferito. "Sei stata tu a cominciare. Christopher ed io eravamo così tranquilli, cosa ti è preso?" le chiese allora Kaleia, ancora confusa e stranita dal suo continuo schiamazzare, peraltro senza apparente ragione. "Scusa, ma non avevo idea di dove foste, e ormai sono quasi le dieci." Rispose subito l'altra, sinceramente dispiaciuta per quel comportamento. "E allora? Stavamo riposando." Continuò la sorella, affatto convinta da quella così misera spiegazione. "Lo so, ma volevo andare a quella specie di festa al villaggio, e tu e lui siete gli unici che conosco a potermi accompagnare." Aggiunse poco dopo Sky, mutando improvvisamente tono di voce e facendolo passare da nervoso a supplichevole. "Sul serio? Non puoi andarci con Noah?" fu l'ovvia domanda di Kaleia, che in quel mattino ancora giovane aveva altre questioni per la mente. "No. Vorrei, ma ha altri piani con la sua famiglia. Lo farebbe se così non fosse, non credi?" rispose appena Sky, con la voce addolcita dai sentimenti per il ragazzo e spezzata al tempo stesso dal dolore. A quelle parole, Kaleia si fermò a guardarla, studiando e soppesando la mesta espressione che aveva dipinta in volto. "Sai una cosa? Preparati, avviso Chris e andiamo." Le disse poi, con un sorriso amichevole. Annuendo, la sorella non se lo fece ripetere, e in pochi minuti si ritrovò ad aspettare i due amici stando seduta sul divano di casa, già pronta per uscire. Senza farsi attendere, Kaleia fu con lei in un istante, e ormai decisi, i tre uscirono. Poco prima che potessero muovere un passo, però, un suono conosciuto e simile ad un pianto strozzato li indusse a voltarsi, e fu allora che lo videro. Bucky. Piccolo e peloso, non voleva certo star solo, e così, piagnucolando come ogni animaletto a lui simile, pregò di ricevere uno strappo dalla fata più giovane. "Bucky, tesoro! Su, vieni, non ti lasciamo." Gli disse lei, abbassandosi al suo livello e battendosi la gamba per richiamarlo a sè. Affatto sorpreso, Christopher si limitò a ridacchiare nell'osservare la scena, e riducendosi poi al silenzio, sfiorò con una mano la spalla della fidanzata. "Sempre presente, vero, fatina?" le chiese, ancora immensamente divertito. "Sempre, amore mio. Come te al mio fianco." Quasi gli fece eco lei, stando al gioco e soffiandogli un tenero bacio. Lasciandola fare, il ragazzo le sorrise, e nello spazio di un momento, la prese per mano. Attimi dopo, i quattro furono immersi dal verde, e dopo altro camminare, nel pieno del centro abitato dagli umani. Luminoso, ameno e brulicante di vita, ospitava creature magiche ed esseri umani in egual misura, specialmente in quel periodo. Il Natale era una tradizione propriamente umana, e almeno al loro villaggio, ne vigeva un'altra, unica e speciale. Ogni anno, ogni famiglia del luogo collaborava per mettere in piedi un abete natalizio enorme, decorato in ogni sua parte. Palline, stringhe di luci, addobbi, statuette, e sulla cima, un puntale a forma di stella. Ad ogni modo, e per qualche strana ragione, tutte quelle decorazioni non bastavano ad allontanare gli animali del bosco, che puntualmente lo rendevano la loro fissa dimora durante l'intero periodo delle feste. Era lì che gli scoiattoli come Bucky si nascondevano, tenendo al sicuro le loro preziose ghiande nella parte cava, e sempre lì che una miriade di uccelli nidificava, dando ogni volta inizio ad un costante e continuo andirivieni che aveva fine solo quando il nido stesso era costruito. Felice come mai prima, Sky si guardava intorno sorridendo come una bambina, e in silenzio, scrutava il cielo. "Dov'è? dove accidenti..." sussurrò, parlando più con sè stessa che con gli amici. Curiosa, Kaleia le fu accanto con appena qualche passo, e ridacchiando divertita, le assestò un affatto offensivo pugno sul braccio. "Cerchi qualcuno, figlia dell'aria?" le chiese, sorridendo appena e prendendola bonariamente in giro. "E anche se fosse, mia cara piantina?" rispose l'altra a muso duro e con i nervi a fior di pelle. "Calmati, era soltanto una domanda. Sul serio, cosa cerchi?" tentò allora Christopher, fino ad allora sempre neutrale e sinceramente interessato. Lui e la fidanzata si divertivano a prenderla in giro ripagandola con la sua stessa moneta per tutte le seppur finte angherie che aveva fatto passare ad entrambi, ma almeno allora era genuino e sincero. "Non è un cosa, ma un chi, e da ieri è come se... non lo so, mi osservasse, eppure ora è sparito." Rispose semplicemente Sky, mettendo per un attimo da parte una rabbia che non nutriva veramente, o perlomeno non nei loro confronti. Era arrabbiata, sì, ma con sè stessa, per essersi lasciata sfuggire quel maestoso volatile in una ventosa notte di luna piena, palesatasi in cielo appena il giorno prima. Anche allora era appollaiato su quell'albero tanto decorato quanto imponente, e ora sembrava davvero esssere scomparso nel nulla. Lento, il tempo continuava a scorrere, e come risposta alle sue preghiere, uno stridio e un canto stonato. Sorpresa, Sky sussultò non appena quel suono raggiunse le sue orecchie, e correndo a perdifiato verso quell'ormai famoso abete, non trattenne nè nascose un ennesimo sorriso, e aguzzando la vista, fu lieta di rivederlo ancora. Il suo quieto e amato merlo dalle ali nere e gli occhi d'oro, al sicuro nel suo nido e intento a fissarla con la calma che era solita caratterizzarlo. In quel momento, i loro sguardi si incrociarono, e attimi più tardi, un solo suono squarciò l'aria. Ancora una volta, uno stridio, che stavolta pareva essere un simbolo di felicità. A quanto sembrava, quel merlo era felice di vederla, e così anche Sky, orgogliosa di sè stessa e di aver conosciuto il merlo che con un pizzico di fortuna e una spinta da parte del destino sarebbe diventato il suo più grande amico, ormai quasi assopito su quel magnifico albero, proprio in mezzo alle mille luci. Non sapeva come queste non gli dessero fastidio, nè le importava, e l'unica cosa a contare e a farla sorridere fu l'avvicinarsi di un altro uccello. Una femmina della sua specie con un verme ben chiuso nel becco. Lasciandolo andare, lisciò le penne al compagno, e ben presto l'altro rispose, imitando l'altro volatile in quel gesto di complicità. Alla loro vista, Sky sentì le guance imporporarsi, poi sorrise. Non l'avrebbe ammesso ad alta voce davanti alla sorella, ma era stato bello incontrare ancora una volta quello che con un pizzico di fortuna e una spinta del destino sarebbe diventato il suo migliore amico, ora quieto e quasi assopito su quell'abete che lei avrebbe per sempre ricordato come albero d'amori e addii. 
 
 
Diciottesima storia di questa raccolta, che, decisamente più lunga di quanto mi aspettassi, racconta in una luce diversa un ipotetico primo incontro fra Sky e il suo merlo Midnight, durante una tradizione natalizia che unisce saldamente amore e stabilità, sia questa emotiva o familiare. Grazie ad ognuno di voi di tutto il vostro supporto, e a presto, con il prossimo scritto,
 
Emmastory :)
   
 
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