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Autore: LorasWeasley    06/04/2019    1 recensioni
AU [Spamano|FrUK|PruCan| Accenni Gerita]
"-Va bene, sei ufficialmente il nostro nuovo coinquilino, finché non ci tiri brutti scherzi.
Antonio non poté fare a meno di sorridere –Ho 25 anni, direi che sono abbastanza grande per gli scherzi.
...
-Quindi sei uno spagnolo che sta andando ad abitare con un tedesco, un inglese e un italiano, sembra l’inizio di una barzelletta."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7.Arthur

Non appena il professore dichiarò conclusa quella lezione Arthur non perse tempo a prendere tutto quello che aveva di fronte e posarlo all’interno del suo zaino.
Salutò qualcuno di sfuggita e da solo si diresse fuori dall’aula, aveva finito per quella giornata le lezioni e, se tutto andava bene e riusciva a prendere il bus in tempo, forse arrivava in tempo a casa per trovare ancora il pranzo caldo.
Il suo stomaco brontolò al solo pensiero.
Non appena fu fuori si rese conto che si era alzato il vento freddo e che il cielo era stato coperto da nuvoloni neri.
Non era una grande novità per lui, in Inghilterra faceva quel tempo sei giorni su sette, ma visto che appunto non si trovava nel suo paese e quella mattina era uscito con il sole non si era di certo portato l’ombrello.
Gli arrivò una chiamata, il numero non era stato salvato per questione di orgoglio e principio, ma ormai Arthur poteva quasi dire di averlo imparato a memoria, non che l’avrebbe mai ammesso ad anima viva.
-Cosa vuoi?- fu il suo modo di rispondere mentre affrettava il passo per raggiungere il più velocemente possibile la fermata dell’autobus.
-Ti serve forse un passaggio, mon chéri?
Arthur si bloccò e si guardò intorno, non riusciva a vederlo ma sapeva che era li.
Dopo quattro giorni che ormai parlavano al telefono e facevano conversazioni di quel tipo stava imparando a conoscerlo.
-Che fai, mi spii?
Francis rise –Potrei essermi trovato nei paraggi, quindi? Vieni o no?
Arthur non rispose mordendosi il labbro, era indeciso sul da farsi, non voleva di certo dargliela vinta così facilmente, ma era stanco e affamato.
Francis capì i suoi pensieri e decise lui –Sono nella via stretta a sinistra, posteggiato davanti al panificio.
Detto questo chiuse la chiamata, sicuro che l’altro l’avrebbe raggiunto.
Arthur borbottò qualcosa di incomprensibile ma si diresse subito dove gli aveva dato indicazioni l’altro.
Quando salì in macchina chiuse lo sportello un po' troppo forte, ma non si scusò, la prima frase che disse fu piuttosto un –Ti ho già detto che sono io quello che chiude le chiamate in faccia!
-Non penso di averti ascoltato.
Arthur alzò gli occhi al cielo –Bè, che cosa ci fai qui?
Francis lanciò un’occhiata al parabrezza che lentamente si riempiva di piccole gocce –Ti salvo- rispose sicuro.
-Intendevo, come facevi a sapere di trovarmi qui.
-Oh- rispose annuendo, come se quella domanda fosse più intelligente di quella posta prima –in quel negozio- e inidicò un punto impreciso di fronte a loro sulla destra –vendono la stoffa migliore a un buon prezzo, ho preso quello che mi serviva- e gli indicò le buste che si trovavano nei sedili posteriori –poi si, potrei anche aver chiamato Antonio per chiedergli i tuoi orari.
-Idiota- borbottò Arthur e mentre l’altro metteva a moto la macchina e si immetteva nella strada lui girò il capo e si concentrò sulle gocce che scendevano lungo il finestrino.
Stranamente il tragitto fu silenzioso, se si escludono i battibecchi per la scelta della musica poi quasi non si parlarono.
Quando Francis arrivò di fronte l’appartamento dell’inglese lasciò la macchina accesa mentre aspettava che l’altro scendesse.
-Uhm- iniziò Arthur imbarazzato –Tu non scendi?
Francis era stupito da quella domanda e chiese a sua volta –Dovrei?
-Bè- Arthur aveva quasi iniziato a balbettare e si odiava per questo –Non devi di certo farmi solo da autista. E poi lo dico per Antonio, a me non interessa nulla, figurati!
Francis sorrise e mentre Arthur continuava a vomitare parole senza più un filo logico posteggiò per bene.
Quando entrarono dentro l’appartamento erano leggermente bagnati nonostante la corsa che si erano fatti ma l’odore di pizza invase le loro narici e gli risollevò il morale.
Trovarono Romano e Antonio in cucina a parlare tra di loro quasi in modo civile, un sacco di ingredienti sparsi sul tavolo e del teglie di pizze nel forno acceso.
-Ehy Francis!- lo salutò l’amico andandogli incontro –Alla fine sei venuto!
Arthur corrugò la fronte e si girò a fissare malissimo il francese –Quindi ti aveva già invitato lui?
Antonio li fissò curioso entrambi, portando lo sguardo da uno all’altro come in una partita di tennis.
-Ops, vero- il francese alzò le spalle –Ero curioso di vedere se mi invitassi anche tu, anche se non nutrivo grandi speranze, per questo sono rimasto sorpreso.
Arthur chiuse i pugni e quasi tremò dalla rabbia –Sei un idiota. Ti odio così tanto.
-Ehy voi!- Romano attirò la loro attenzione in un urlo scocciato –Mi avete preso per una cameriera tutto fare? Se volete mangiare dovete apparecchiare la tavola.
Diversi minuti dopo si ritrovarono tutti e quattro seduti intorno al tavolo a mangiare con trasporto quella pizza fatta in casa.
-Ma il fratello di Gilbert dov’è?- chiese a un certo punto Francis tra un boccone e un altro.
-Spero non con mio fratello- borbottò impercettibilmente Romano.
-Se non sbaglio stamattina ha detto che sarebbe rimasto all’università fino alle sei, o qualcosa di simile- rispose invece Antonio risollevando un po' del morale di Romano.
-Invece noi usciamo per le sei, giusto?- domandò sempre Francis al suo amico.
-Si certo, ho già fatto prenotare a Gilbert i biglietti, verrà qui a piedi così poi andiamo tutti e tre insieme.
-Dove andate?- la voce di Arthur era davvero curiosa.
-Oggi è mercoledì. E il mercoledì è di rito che noi tre, il bad touch trio, vada al cinema- rispose Francis e Antonio continuò.
-È una cosa che abbiamo iniziato per gioco alle medie, poi è diventata importante per noi e non perdiamo un mercoledì se ci troviamo tutti nella stessa città, o meglio, nello stesso stato. Ora che siamo tutti qui con le università o il lavoro non vogliamo di certo saltare giorni.
La conversazione così si spostò sull’università e i corsi che stavano seguendo per quel semestre tutti quanti quando Antonio notò che Romano aveva ancora residui di farina un po' ovunque, ma soprattutto nei capelli.
Così Arthur quasi a rallentatore vide come la sua mano si andava a posare su quel  ciuffo, cercò di bloccare il suo nuovo coinquilino, ma ormai era troppo tardi.
Vide Romano irrigidirsi totalmente sulla sedia, fare un singulto e diventare completamente rosso mentre Antonio afferrava il ciuffo e gli passava le dita per pulirlo da quei residui bianchi.
Non appena tolse la mano, l’italiano si alzò così di scatto che la sedia si rovesciò all’indietro, ma lui non sembrò neanche accorgersene e in un lampo corse via andandosi a chiudere in bagno.
Sentirono solo lo scatto della chiave e il rumore dell’acqua che veniva fatta scorrere.
-Cosa… è appena successo?- chiese Antonio più confuso che mai.
Arthur sospirò, poi lo fissò con uno sguardo serio, parlò lentamente in modo da fargli capire ogni parola che gli disse.
-Antonio. Quel ciuffo è una zona erogena di Romano.
Francis scoppiò a ridere e Antonio strabuzzò gli occhi diventando a sua volta del colore di un pomodoro.
-Ma…- balbettò –è un ciuffo di capelli.
-Lo so, è strano, ma è così.
-Dev’essere davvero brutto avere una zona erogena così esposta- constatò Francis pensandoci su seriamente –O forse no. Mh, immagino che dipenda dai punti di vista.
E detto quello continuò a mangiare finendo il pezzo di pizza che aveva lasciato a metà.
Dopo un bel quarto d’ora pieno Romano uscì dal bagno, Antonio si alzò di scatto ancora rosso in viso e cercò un modo per scusarsi, ma Romano non lo fece neanche iniziare.
Afferrando la giacca posata nell’attaccapanni all’ingresso fissò serio e incazzato lo spagnolo e disse una semplice parola –Andiamo.
-Eh? Dove?- Antonio era sempre più confuso.
-In un bar o in una pasticceria!- il tono di Romano era esasperato, come se l’altro dovesse già sapere tutto –Per colpa tua e delle tue stupide manie di toccare le persone mi sono dovuto fare una sega chiuso in bagno con la consapevolezza che voi eravate qui. Pensi che sia stato appagante? Assolutamente no. Quindi ora come minimo mi compri dei dolci per aggiustare questa situazione!
E finendo l’ultima frase era già fuori, nel pianerottolo del condominio.
-Ma aspetta!- Antonio quasi inciampò nella furia di inseguirlo e pochi secondi dopo erano entrambi fuori di casa, la porta ben chiusa alle loro spalle.
Arthur allontanò il piatto da davanti a sé e con una smorfia annunciò –Mi è passata la voglia di mangiare.
-Certo che in questo appartamento siete tutti strani- commentò invece Francis alzandosi per sparecchiare.
-Disse- lo rimbeccò Arthur in un borbottio.
Francis rise –Tutte le mie zone erogene sono normali. Le tue invece?
Arthur si alzò a sua volta, portò i piatti sporchi al lavandino per dargli le spalle e non fargli vedere il leggero rossore che gli aveva invaso le guancie.
-Sono discorsi da fare?
-Siamo grandi e vaccinati, ormai ho capito che hai avuto esperienze di sesso pur non avendo una relazione ed è la stessa cosa che io faccio da anni, non possiamo semplicemente goderci del sano sesso senza troppi giri di parole?
-Sei un pervertito- sussurrò Arthur sentendo la sua presenza dietro la sua schiena, non si scostò, lo lascio fare mentre sentiva la sua mano che lenta oltrepassava il limite della sua maglietta e gli sfiorava il ventre piatto.
-Non che anche tu non lo sia- il sussurro arrivò dritto nel suo orecchio e lo fece tremare.
-Perché non usi quella bocca che ti ritrovi per qualcosa di più utile?- lo rimbeccò Arthur gettando la testa all’indietro e poggiandola sulla sua spalla, era ancora vestito ma sentiva le mani del francese ovunque.
Inoltre, non faceva sesso da davvero tanto tempo.
Francis lo girò tra le sue braccia tenendolo vicino a sé con un braccio che gli stringeva la schiena e l’altra mano immersa tra i suoi capelli biondi –Come siamo impazienti.
Fu Arthur a decidere di farlo tacere una volta per tutte coprendo quelle stupide labbra con le sue.
  
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