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Autore: CFrieda    07/04/2019    1 recensioni
Ci sono dei momenti che cambiano la nostra vita per sempre. Un incontro speciale, ad esempio. Sono quei momenti che difenderesti di fronte a chiunque, che non stavi aspettando e che non dimenticherai mai. Questo accadde a due esperti di ornitologia, ricercatori e compagni nella vita; questo accadde ad una bambina che viveva in un vicolo stretto, orfana e povera, sola in un disperato mondo vuoto; questo accadde a due pappagallini che vivevano sui rami più alti della foresta pluviale. E' destino? Forse non lo sapremo mai.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. 

“Dobbiamo chiamare qualcuno. Associazioni ambientaliste, le università” gridava Lara, dopo aver assistito al rapimento di quei due pappagallini, tolti così brutalmente dal loro ambiente naturale. “Dobbiamo rimanere vigili e muoverci. Non credo siano andati lontano, non è facile muoversi tra questi sentieri” disse Eduard, cercando di tranquillizzarla e controllando le mappe che il circolo di ricercatori gli aveva fornito.
E invece si sbagliavano. I contrabbandieri erano ormai già arrivati lontano. Seguivano delle strade nascoste, grazie alle quali nessuno sarebbe stato in grado di intercettarli. Un bel problema per i nostri ricercatori, che dovevano trovare un modo per convincere le associazioni ad intervenire. I due pappagallini vennero divisi: Ruby, dopo che le porte del camion si chiusero, venne portata a 20 km dal punto d’incontro; Leon rimase con il suo rapitore.
L’uomo, non molto scaltro, mise la rete che intrappolava il piccolo pappagallino sul sedile anteriore del suo furgone. La vettura raggiunse la città più vicina. Visto il calore di quella giornata, il conducente aprì il finestrino dell’auto. Quella era l’occasione giusta per andarsene. Leon, che era riuscito a rompere con il suo becco la rete, iniziò a sbattere le sue ali. Il contrabbandiere afferrò le zampette del pappagallo, che coraggiosamente contrattaccò ferendo con il becco le sudicie mani dell’uomo. La lotta tra i due fece sì che il pappagallino venne scaraventato fuori dal furgone. Temeva il peggio; una manovra, qualunque cosa avrebbe potuto ucciderlo. Improvvisamente, delle soffici mani afferrarono il volatile, e in fretta e furia il piccolo Leon venne trasportato in fretta in un vicolo buio e solitario.
“Piccolo, no aver paura, non ti farò del male” disse una voce dolce.
Leon alzò il suo sguardo e vide una dolce bambina con vestiti sgualciti e sudici addosso, capelli neri e occhi scuri come la notte, pelle scura. Non aveva fiducia negli umani, ma quella bambina aveva un aspetto davvero dolce.
“Aspettami qui, non ti muovere. Andrò a cercare da mangiare” disse, e immediatamente sgattaiolò fuori dallo stretto cunicolo, per cercare cibo. Si trovava di fronte una bancarella di frutta. Decise di sfoderare il suo visino dolce, per ottenere in elemosina una cassettina di frutta succosa. Nascose il cestino sotto i vestitini sudici e prese un po’ d’ acqua da una fontana lì vicino. Lontana dagli sguardi indiscreti, raggiunse il piccolo pappagallino con la zampa ancora dolorante. Tirò fuori il cestino e lo mise a terra. Accarezzò il piccolo uccellino e bagnò il suo becco con dell’acqua, bagnò la sua piccola testolina e poi afferrò un frutto dal cestino. Il frutto era molto duro, e con le sue manine non riusciva ad aprirlo. Ecco che il pappagallino alzò la testa e con il suo becco aprì la bacca, assaporandone il succo. Ne prese un’altra e tentò di darle un morso. Leon allora si mise su due zampe e la aiutò a rompere il frutto.
“Grazie, piccolo! Io mi chiamo Tatu, e tu da oggi sei il mio migliore amico” disse con una vocina sicura, quella che solo i bambini sanno avere. Leon non poteva parlarle, tantomeno capirla, ma quella vocina è l’arma segreta di tutti bambini, quella che non ti consente di rifiutare, solo di accettare con un sorriso di tenerezza e commozione.
La piccola Tatu mise Leon nella sua borsetta e andò spavalda in giro per la città. In un angoletto c’era una donna anziana. La chiamava nonna. Corse da lei in fretta e furia per mostrarle il suo nuovo amico, di cui andava molto fiera. I turisti la fermarono per strada molte volte, per accarezzare il pappagallino e per darle qualche moneta per comprarsi da mangiare. In quei giorni, la città era sovra affollata da turisti che la sceglievano come meta da cui partire, per fare un tour delle bellezze naturali del Madagascar. Arrivò la notte e, seduta sul terreno di quel vicolo solitario, osservava tutti quei bambini con le loro famiglie, macchinette fotografiche e quaderni con dei disegni.
“Deve essere davvero una bella sensazione, sai, dormire su un letto vero. Io non l’ho mai avuto. I miei genitori avevano pochi soldi, e io andavo a lavorare già da quando ero bambina. Poi un giorno, sono tornata a casa e se ne erano andati. Le porte erano chiuse da travi di legno. Non mi avevano aspettata. Ho solo una loro foto” disse la bambina, mostrando la foto della sua famiglia al pappagallino che si trovava vicino a lei. Ed ecco che si alzò, si sdraiò vicino a una cassa buttata a terra. Leon sentì nella voce di quella bambina molto dolore, e pochi minuti dopo si mise vicino a lei, con gli occhi rivolti verso il buio e si addormentò.
Nel frattempo, Lara e Eduard nella loro stanza d’albergo. Erano amareggiati dal non aver ricevuto nessuna risposta dalle associazioni che avevano contattato. Lei aveva in mano un bicchiere di tè freddo e scrutava la piazza su cui si affacciava la finestra del loro alloggio. Eduard, con lo sguardo fisso sulle mappe, cercando di tracciare un raggio di ricerca, si tolse gli occhiali per grattarsi gli occhi stanchi dal troppo digitare. Dopo aver tirato un sospiro, vide Lara sola sul balcone e decise di raggiungerla. Sapeva quanto questa spedizione significasse per lei, quanto la salvaguardia di quelle povere creature. Le si avvicinò, e senza nemmeno dirle una parola prese il suo braccio e la trascinò in un dolce abbraccio. Spostò una ciocca dei suoi capelli liscissimi e le disse: “Ti prometto che andrà tutto bene”. “Eduard – incrociando il suo sguardo – e se fossimo rimasti soli? Se non venissero in aiuto” disse lei agitandosi. “Vorrà dire che ce la faremo da soli” intervenne. “Ti amo. Scusa se non te lo dico spesso. Scusa se a volte sembra che il lavoro venga prima di tutto. È che tu saresti potuto diventare un ottimo professore, avere un lavoro fisso”. “Non avrei mai potuto preferire un lavoro fisso a tutto questo, a noi, a te. Rifarei tutto ancora da capo” tenendo fisso lo sguardo sul sorriso di lei, per poi chinarsi per darle un bacio. “Ora, la donna che amo si tirerebbe su le maniche per darmi una mano con le ricerche” disse in modo provocatorio. Lei si asciugò le lacrime; “Hai ragione! Andiamo” concluse.
Ed ecco i nostri ricercatori cimentarsi in una meticolosa ricerca. Una pensò a contattare i referenti della spedizione; l’altro era alla ricerca di eventi nel Madagascar, per trovare qualcosa di riconducibile ai pappagallini. Lara chiamò le autorità di zona, per denunciare la scomparsa dei pappagallini e restò un’ora in lista d’attesa. Eduard proseguiva le sue ricerche senza alcun risultato. Poi apparve, davanti i suoi occhi, un Highlight di una rivista d’ornitologia francese. Una fiera di animali a 20 km dal posto in cui essi si trovavano.
Venti chilometri ad ovest, in un magazzino di periferia, si nascosero i contrabbandieri. In occasione della fiera, avevano in mente di vendere clandestinamente gli uccellini catturati. Da quella stanza uscivano versi di dolore; il dolore di tutti quei pappagallini separati dalle loro compagne. Le razioni di cibo per gli animali erano ridotte, e la violenza perpetrata nei loro confronti era inaudibile. Ruby era una di loro. La separazione da Leon la rese talmente irascibile, tanto da essere messa in una gabbietta stretta e in solitudine. Quale sarebbe stato il suo destino? Che ne era stato di Leon? Lo avevano ucciso, venduto, riportato a casa? Sta di fatto che la prigionia sarebbe stata meno terribile con il suo compagno, unica vera fonte di forza che ella aveva. E nel buio di quella notte, da una fessura della finestrella del magazzino si intravedeva la luce della luna piena. E così si alzò il canto della pappagallina. Sapeva che Leon non avrebbe potuto sentirlo, perché lontano, ma aveva un disperato bisogno di fargli sentire che lei era lì, e che lo stava aspettando. Dalla porta entrò un uomo con i capelli scuri e pelle chiara, accompagnato dal rapitore che aveva rapito i nostri protagonisti.
“Che ne hai fatto dell’altro pappagallino?” chiese l’uomo dalla carnagione chiara. “E’ riuscito a scappare” concluse l’altro, balbettando, temendo che il suo errore avrebbe ridotto la sua ricompensa. “Poco male, non ne abbiamo bisogno. La fuori da solo? È come se fosse già morto” disse infine il contrabbandiere.
Ruby, nel vedere che Leon non c’era, emise dei versi di dolore misti alla speranza che lui fosse ancora vivo. E se fosse stato vero, sarebbe andato a salvarla. Nonostante uno dei contrabbandieri diede un colpo alla gabbia per farla stare in silenzio, Ruby continuò.
“Mi troverà. Mi troverà e mi salverà” disse la pappagallina.
Nel frattempo, nella stanza d’albergo, i ragazzi avevano trovato una pista. Per arrivare nella città della fiera ci volevano sei ore d’auto. Il giorno dell’evento era a tre giorni di distanza. In quei giorni, avrebbero setacciato la città in cui si trovavano, trovato un’auto, contattato tutte le persone che avrebbero potuto aiutarli e avrebbero fermato i contrabbandieri. Se solo fosse stato tutto così semplice. Quella notte, che dire, avremmo potuto definirla come la genesi di un lavoro contorto dell’Universo che stava mettendo le basi per un incontro tra anime. Quell’operazione avrebbe cambiato le vite di Lara e Eduard, quella della piccola Tatu e dei nostri pappagallini per sempre.
 
   
 
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