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Autore: Ghillyam    08/04/2019    3 recensioni
Se una terrestre portata finalmente a far parte del mondo da lei tanto amato può sembrare un inizio banale per una storia, non lo saranno una profezia misteriosa, il ritorno delle tre streghe più temibili della Dimensione Magica, storie d'amore appassionanti e una minaccia così terribile da ribaltare ogni equilibrio finora conosciuto... ma questo forse dovreste deciderlo voi.
[Dall'ultimo capitolo]
«C’è qualcosa di strano, ragazze, lo sento.»
«Già, comincio a pensarlo anche io. Prima Timmy, adesso Bloom e gli altri sono ancora là dentro. E del mio anello nessuna traccia.»
«Senza contare che Darcy non si è ancora fatta vedere.» concluse Musa.
Sentendosi chiamata in causa la strega delle Illusioni non poté più trattenersi e finalmente rivelò la sua presenza. Avrebbe voluto guadagnare più tempo per permettere alla maggiore di riprendersi, ma le tre bamboline si stavano rivelando più perspicaci del previsto ed era meglio mettere a tacere i loro dubbi prima che riuscissero a mettere insieme i pezzi e capire che ad aiutarle c’era qualcun altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Musa, Nuovo personaggio, Trix, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Missione su Solaria pt. 2
 
 
A Magix, Darcy, ignara delle imprese che stavano vedendo protagoniste Erin e Icy, era ormai pronta per abbandonare il loro rifugio e dedicarsi a un pomeriggio riservato esclusivamente a se stessa. L’assenza di sua sorella, e di conseguenza delle sue paranoie, presentava l’occasione ideale per sfuggire, almeno per qualche ora, alla tensione che nell’ultimo periodo era andata man mano crescendo nel loro ambiente familiare.
Con questi pensieri a premere sul fondo della sua più che evoluta mente, la strega delle Illusioni finì di applicarsi il rossetto scuro – un viola prugna che risaltava in modo impeccabile sulla sua carnagione chiara, adattandosi per altro al suo abbigliamento – e, presa la borsa, scese al piano di sotto.
Trovò Stormy spalmata sul divano, auricolari alle orecchie e una boccetta di smalto rovesciata sul tappeto; a quanto pareva la minore aveva reale desiderio di morte. In quel momento la voglia di Darcy di mettersi a discutere era pari all’attività neuronale – sempre che ce ne fosse davvero una – del bel principino di Eraklyon perciò decise di non badarci e lasciare Stormy al suo destino, ma non appena fu sul punto di attraversare il portale fu quella a fermarla.
«Che fai?»
«Esco.»
«Grazie, genio. Voglio dire: esci così
Darcy non perse tempo nel controllare il suo abbigliamento – era assolutamente convinta che non ci fosse nulla di inadeguato nella gonna di pelle a vita alta né nella sua camicetta viola – e si limitò ad un sopracciglio inarcato. Se era Stormy che cominciava a dare consigli di moda significava che il mondo stava seriamente andando a scatafascio.
Tornando in posizione eretta, la riccia ripeté «Voglio dire: ti si vede la faccia.»
«Hai ragione, scusa. Dimenticavo che di solito esco mascherata.»
«Guarda che puoi anche evitare di prendermi per il culo, lo dico per te. Hai presente: anonimato e stronzate simili?»
«Non siamo più fuggitive – puntualizzò la mora – Non è necessario camuffarsi.»
«Ma Icy-»
«Icy è incazzata con te, io posso fare quel che mi pare.»
E con queste parole, Darcy uscì, lasciando alla più piccola il tempo per un solo, ultimo commento «Stronza.»
 
 
Magix non era una città così schifosa dopotutto.
Per essere onesta con se stessa doveva ammettere che non erano rare le occasioni di divertimento che vi avevo trovato durante la sua adolescenza e, nei suoi anni da latitante, le erano mancati spesso i pomeriggi spesi a passeggiare per le strade, sempre alla ricerca di qualche defilato negozietto di antiquariato e artefatti magici. In realtà, non le era dispiaciuto affatto riprendere le vecchie abitudini.
Gli sguardi sbiechi erano stati il giusto prezzo da pagare, ma per una persona con la capacità di isolarsi e rendersi impermeabile alle reazioni del mondo esterno non si era rivelato un grande problema affrontare un’espressione sprezzante o sfacciata di troppo.
Seguita dal trillo del campanello, Darcy annunciò la sua presenza all’interno del negozio alla donna affaccendata dietro al bancone, che, in un variopinto svolazzare di scialli, stava riponendo sugli scaffali diverse ampolle contenenti i più svariati ingredienti.
«Salve, cara – salutò quella, mentre ancora le porgeva le spalle – Sento chiaramente che c’è qualcosa di cui hai bisogno, da me.»
«Sarei entrata in questo tugurio se così non fosse?»
Non aveva mai sopportato le fattucchiere che pretendevano di farsi passare per vere sensitive quando l’unica cosa che erano in grado di percepire era il sonoro tintinnare del denaro. Quello, però, rimaneva pur sempre il miglior emporio del centro – in realtà erano pochi gli isolati che lo separavano dalla periferia – e lei aveva assoluto bisogno di darsi allo shopping compulsivo. Candele, spezie e un nuovo Grimorio; il suo era stato vittima di uno dei numerosi litigi delle ultime settimane e l’odore di caffè sembrava impossibile da eliminare dalle sue pagine. Un altro motivo per avercela con Stormy.
La donna, nel voltarsi verso di lei, non le nascose l’espressione stizzita che la sua ultima affermazione aveva causato, ma non appena mise a fuoco i tratti della persona che aveva davanti quella mutò all’istante. Le labbra, prima tirate in una linea sottile, si schiusero in una smorfia sbigottita che solo la fronte aggrottata e il movimento frenetico delle verdi iridi confermarono come piuttosto allarmata.
Sebbene Darcy non godesse al pari delle sue sorelle – o, perlomeno, era molto più abile a nasconderlo – nel constatare quanto la sua fama da “più grande nemica della Dimensione Magica” fosse radicata nell’animo della popolazione, non era però esente da quel moto di dissennata soddisfazione che il vedere atteggiamenti di remissività dovuti alla sua presenza comportava. Quell’occasione non fu da meno.
«Cosa ti serve?» chiese la maga – non era mai facile capire a quale specie appartenessero simili soggetti – abbandonando questa volta il finto tono mistico.
La mora le porse la lista che aveva stilato prima di uscire e quella si fiondò subito a cercare ciò di cui aveva bisogno. Non era mai stata tanto veloce: di solito le ci voleva almeno un intero quarto d’ora prima di assecondare l’effettiva richiesta del cliente, rinunciando a propinargli letture della sfera di cristallo o una seduta di tarocchi, ma liberarsi di lei, pensò Darcy, doveva essere stato un ottimo incentivo per farla sbrigare.
Fu ottimo anche per il suo portafoglio. Visto e considerato che in quel periodo le uniche entrate erano dovute al sussidio di riabilitazione per ex criminali – già, ex – e che di toccare l’eredità “non se ne parlava neanche”, Darcy fu ben felice di notare il profumato sconto che la donna apportò alla merce.  Se non fosse stata così impegnata nel mettere a punto un piano – chissà perché toccava sempre a lei occuparsi della logistica, Icy e Stormy si limitavano a fare le puntigliose su particolari di nessuna importanza facendo poi passare il tutto per una loro idea – che avesse potuto evitare loro un’alleanza con le fate, e non capiva proprio perché quella dannata profezia avesse dovuto portarle a tanto, se lo sarebbe anche cercato un lavoro ma a quanto pareva era un’opzione off limits al momento.
Riposto il portafoglio in borsa e accennato un saluto alla maga – tanto valeva provarci a essere gentile qualche volta – Darcy uscì dal negozio, facendo scivolare la busta nell'incavo del braccio nell'aprire la porta.
La strega virò in direzione del centro e una goccia solitaria la informò che il cielo grigio di quel pomeriggio – evento più unico che raro per Magix – non era più da considerarsi come qualcosa di passeggero: un vero peccato considerato il fatto che la sua voglia di tornare a casa al momento fosse pari a zero. Se avesse condiviso la passione di sua sorella minore per il maltempo avrebbe potuto sorvolare il problema facilmente, ma la pioggia era una condizione atmosferica che proprio non poteva sopportare. Inoltre, aveva dimenticato l'ombrello. Alzando lo sguardo con la speranza che quella infrantasi sulla sua pelle fosse l'unica goccia sfuggita alle nuvole sopra di lei, uno schermo, su cui stavano scorrendo le immagini promozionali di un qualche film, le ricordò che c'era un luogo in cui il temporale non sarebbe stato una seccatura e, da quel che ricordava, il cinema della città non era affatto male.
Soddisfatta per aver trovato una valida alternativa all'infradiciarsi, accelerò il passo e, imboccati i vicoli che sapeva le avrebbero risparmiato un più lungo tratto di strada, raggiunse la multisala. Da ciò che recitava l'insegna al di fuori, il film del momento doveva essere Il ritorno di Airmed – Erin ne aveva fatto menzione durante una delle loro conversazioni – ma una sala gremita di ragazzine non era una prospettiva allettante per la Trix, che non si sarebbe astenuta dal far sparire la lingua di chiunque avesse osato disturbarla chiacchierando durante la proiezione, quindi decise di affidarsi alla guida che avrebbe sicuramente trovato all'interno.
Come ci si poteva aspettare da una qualsiasi domenica, l'ingresso era popolato dall'andirivieni di genitori alle prese coi figli e da adolescenti chiassosi, ma ormai allenata per simili situazioni Darcy individuò immediatamente un angolo tranquillo dove scegliere indisturbata il film da vedere. Scartò senza remore la commedia d'amore in elenco, mentre valutò con più attenzione le trame dell'horror e del documentario; quest’ultimo riguardava la storia dei pianeti minori della Dimensione Magica ed era piuttosto noto che le loro condizioni economiche non fossero minimamente paragonabili a quelle prospere dei dodici maggiori, ma più di questo Darcy non sapeva e le sarebbe piaciuto scoprire di più, ma per quello aveva pur sempre i libri perciò optò per il film d'azione che per svuotare la mente – paradossale che fosse proprio lei a volerlo fare – era la scelta migliore.
Dopo aver disinvoltamente superato una coppietta intenta ad amoreggiare, si mise in fila per il biglietto e fu una giovane dai capelli rosa ad accoglierla. Gli occhi della ragazza si spalancarono dalla sorpresa nel vederla ma, forse perché in pubblico, riuscì a dissimularla in modo convincente. Un attimo dopo venne però presa nuovamente in contropiede.
«Mi dispiace – disse – Ma sono rimasti posti solo nella sala degli ologrammi per questa proiezione e c'è una maggiorazione sul biglietto.»
Darcy non si scompose – quella fattucchiera le aveva fatto un vero favore – e rispose che sarebbe andato benissimo. Carina – era il nome che recitava la targhetta appuntata alla divisa – sorrise e le porse il pezzo di carta stampato permettendo finalmente alla fila di scorrere. Prima di entrare in sala, la strega delle Illusioni fece un'ultima deviazione, convinta che per un solo un pomeriggio togliersi uno sfizio in più non avrebbe dilapidato i fondi familiari, seppur essi fossero esigui.
Quando prese posto, tra le mani stringeva un cesto di popcorn medium size.
«Allora avevo ragione.»
Se non fosse stata in grado di riconoscere quel tono grave al minimo accenno di esso, Darcy avrebbe dubitato che il commento fosse rivolto a lei.  Tuttavia, allo stesso modo in cui si canta una canzone che si conosce talmente bene da non aver bisogno di riportare al minuto zero per potersela godere fino in fondo, lei ribatté «A proposito di cosa?»
«Beh, sei fuori di testa.»
«Come scusa?»
«Da quando si mette il cioccolato sopra i popcorn?»
Gli occhi viola di Riven saettarono verso la bustina di cioccolato liquido che aveva comprato al bar e la strega lo vide chiaramente stirare le labbra in una smorfia disgustata. Quasi due anni che non si vedevano e l’unica cosa che aveva da dirle riguardava i suoi discutibili gusti in fatto di cibo.
Incontrare una delle sue vecchie conoscenze era un fattore che Darcy non aveva preso in considerazione quando si era addentrata in un territorio che, di fatto, rientrava pienamente tra quelli da loro maggiormente frequentati e si maledisse per un errore da considerare senza ombra di dubbio imperdonabile; mancava solo che anche il resto della banda si palesasse all’improvviso. Prima che tale possibilità si verificasse concretamente, la mora tastò il terreno «Dimmi, dove sono i tuoi amichetti?»
«In un qualunque posto che non sia questo… mi auguro.»
Non poté trattenere un ghigno «Di nuovo in rotta?»
La risposta dello Specialista venne troncata dal passaggio turbolento di due ragazzini che lo urtarono, facendolo sbattere contro il bracciolo della prima poltrona della fila. Quella di fianco al posto occupato da Darcy.
«Maledetti rompiscatole.» borbottò corrucciato Riven.
«Sei tu a essere in mezzo ai piedi. Siediti.»
«L’avrei fatto prima che tu mi distraessi.»
«Io? Hai deciso tu di infastidirmi con la tua presenza.»
«Volevo assicurarmi che non avessi deciso di far saltare in aria il cinema.»
La Trix non poté che trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo: in un altro contesto avrebbe compreso il perché di quelle parole, ma poteva vantare un discreto talento – in realtà era molto più che discreto – nel saper leggere le persone e la posa neutra che il ragazzo aveva assunto e il fatto che le si fosse avvicinato invece di rimanere a distanza per valutare le sue mosse erano tutti elementi che le suggerivano che lo scopo di Riven fosse ben lontano dal volerla sorvegliare.
Sbuffò «Senti, il film sta iniziando e a me non va di perdere tempo: decidi cosa vuoi fare e fallo in fretta.»
A differenza del modo in cui avrebbe agito di solito lo Specialista non ribatté e, invece, prese posto accanto a lei.
«Non dovresti stare qui secondo il tuo biglietto.» gli fece notare la mora.
«E tu non puoi fare niente a riguardo?»
«Non pensavo me l’avresti chiesto.»
Con un semplice schiocco di dita, che rilasciò alcune scintille viola nell’aria attorno a esse, Darcy modificò il 16 stampato con il 19 indicato dalla placchetta in rame sulla poltrona. Nello stesso momento le luci in sala si spensero del tutto e degli ologrammi a grandezza naturale emersero nel buio della stanza informando il pubblico che la proiezione era ufficialmente iniziata.
 
*
 
Il palazzo reale di Solaria era una delle costruzioni più stupefacenti che Erin avesse mai visto, e non poteva smettere di ripeterselo mentre seguiva Icy camminando radente le sue mura. Trasudava magnificenza da ogni finestra e da ogni guglia, per non parlare dei lussureggianti giardini tutti intorno, che davano l’impressione di oltrepassare l’orizzonte da quanto erano immensi.
La rossa dovette accelerare il passo quando si rese conto di essere rimasta nuovamente indietro, troppo presa nell’osservare quell’incredibile spettacolo.
«Dove stiamo andando esattamente?» chiese, incerta sul punto di arrivo ora che le sue conoscenze riguardo al pianeta del Sole si erano esaurite.
«Non sei l’unica a cui è stato raccontato di passaggi segreti.»
«Oh bene, altrimenti sarebbe stato un problema – disse, prima di aggiungere – E chi te ne avrebbe parlato?»
«Valtor.»
Yei, lo sapevo! gioì Erin, ma fu in modo più pacato che esternò il suo pensiero «Ha senso, visto che Solaria è stata sotto il suo controllo per un certo periodo.»
«Esatto.»
Se per un solo momento Icy aveva creduto che la terrestre si sarebbe limitata a quell’unica osservazione, la domanda seguente la fece ricredere immediatamente. Non che non se lo aspettasse del resto.
«Siete stati davvero insieme?»
«Non è qualcosa di cui-»
«Icy, per favore. È da una vita che mi chiedo certe cose, vienimi in contro.»
«Va bene – acconsentì dopo una lunga pausa l’albina – Ma questa sarà la prima e ultima volta.»
«Grazie!»
«Sssh, non urlare. Solo perché siamo invisibili non vuol dire che non ci possano sentire.»
«Ops, giusto, scusa. Allora… Valtor?»
«Sì, d’accordo, siamo stati insieme. Era potente e affascinante e, beh, sapeva senz’altro quel che faceva.»
«Quel che-? Oh. Okay, okay, passiamo ad altro, non mi servono i dettagli.»
La Trix rise di fronte all’imbarazzo di Erin, ma non obbiettò al suo voler cambiare argomento; di certo non si aspettava che l’argomento successivo si sarebbe rivelato ancora più spinoso.
«Credo che il mio più grande interrogativo – cominciò la giovane – Riguardi voi Trix. Non so assolutamente niente sul vostro passato e devo ammettere che ho fantasticato parecchio in merito, specie dopo che ho visto… insomma, dopo aver percepito il tuo desiderio*. Quello dell’altro giorno intendo.»
Icy sospirò, stringendosi la radice del naso tra le dita. Era ovvio che una mente attenta e curiosa come quella di Erin non avrebbe sorvolato su un simile avvenimento, ma la speranza che non ne avrebbe parlato l’aveva comunque conservata. Ora però era in ballo e tanto valeva porre fine una volta per tutte ai suoi quesiti.
«Cosa vuoi sapere?» chiese quindi, mentre svoltava in prossimità di una parete che, a prima vista, sembrava impenetrabile come tutte le altre. La rossa la seguì immediatamente ed entrambe si trovarono all’interno di un cunicolo buio che, a giudicare dalle dimensioni ristrette, doveva essere una sorta di intercapedine tra l’interno del castello e il suo esterno. Nell’oscurità sembrava proseguire per chilometri perciò Erin dedusse che dovesse seguire l’intero perimetro dell’edificio e che fosse utilizzato in caso di emergenza dagli abitanti del palazzo; dovevano esserci un solo punto d’accesso e uno di uscita, pensò.
Senza che il pensiero l’avesse attraversata per intero, delle fiammelle si palesarono attorno a loro rischiarando l’ambiente: muoversi sarebbe stato molto più semplice.
«Tu sai dove porta, vero?»
«Certo che sì, seguimi.»
Senza ulteriori indugi le due proseguirono e così anche l’interrogatorio di Erin.
«A proposito di quello che voglio sapere, mi sono sempre chiesta: qual è il vostro pianeta di origine? Chi sono i vostri genitori? Come avete scoperto di essere le discendenti delle Antenate e perché avete cercato così disperatamente la Fiamma del Drago?»
«Diamine, ragazzina, tu non hai limiti – esclamò Icy, non riuscendo a trattenersi – Ti risponderò, ma non mi devi interrompere, chiaro?»
«Trasparente.»
«Dunque, siamo nate a Whisperia e lì siamo cresciute. È uno dei dodici pianeti maggiori che governano la Dimensione Magica così come lo sono Solaria e Lunaris, e lo stesso vale per i pianeti di origine delle altre Winx. Anche i nostri genitori erano di Whisperia: Manilde, nostra madre, era la discendente di Tharma e Belladonna e nostro padre Lokni lo era di Lyliss. Ho sempre sospettato che siano state loro a farli incontrare, hanno fatto sì che le nostre nascite avvenissero il prima possibile e non appena hanno avuto quello che volevano nostra madre è morta. Era troppo impetuosa perché potessero controllarla così ci hanno provato con nostro padre. Lui era bellissimo, identico a Darcy naturalmente, ma la sua preferita è sempre stata Stormy: era l’unico che sapesse come farla calmare. Non è durata. Sono riuscite a sopraffarlo alla fine, l’hanno piegato come se fosse stato un fantoccio di paglia, e a quel punto niente gli ha impedito di realizzare il loro piano. Anche dopo la sconfitta su Domino, nostro padre ha proseguito con la loro opera. Ci ha rinchiuse in un Istituto e, beh, nemmeno noi siamo mai state così terribili. Quando Darcy ha compiuto sedici anni siamo arrivate a Torrenuvola, la Griffin ha permesso che Stormy cominciasse un anno prima, forse l’unica cosa utile che abbia mai fatto, e da lì conosci la storia.»
A Erin sembrò che tutta l’aria respirabile fosse appena stata tolta dai suoi polmoni e si trovò a boccheggiare, senza sapere cosa dire o fare: seppur la luce fosse fioca poteva vedere la lacrima solitaria che aveva deturpato il trucco sofisticato di Icy e non le erano passate inosservate le incrinature nel suo tono che avevano rotto il racconto di tanto in tanto. Non sarebbe mai arrivata a immaginare un passato simile per le sue streghe preferite.
Prima che il silenzio diventasse troppo imbarazzante si azzardò a porre un’ultima domanda «Dove si trova adesso Lokni?»
«È morto, la magia delle Antenate lo ha logorato.»
«E voi… insomma, voi come avete scoperto tutto questo?»
«Ti basti sapere che il secondo soggiorno a Roccaluce è stato più produttivo del previsto.»
«Già, lo vedo. Icy, grazie per-»
«Silenzio. Siamo arrivate.»
Icy si arrestò, apparentemente in un punto esattamente uguale a tutti gli altri all’interno del passaggio, e allungò una mano verso una zona imprecisata della parete. Ruotò il polso e uno spiraglio di luce infranse l’oscurità. La strega del Ghiaccio attraversò la porta e lo stesso fece Erin subito dietro di lei; senza ombra di dubbio quello in cui erano sbucate era uno dei corridoi del castello.
«Ora che siamo dentro immagino che tu possa desiderare di arrivare alla biblioteca, giusto?»
«Nessun problema.»
Come già le era successo per Torrenuvola anche la piantina perfettamente dettagliata dell’intero palazzo le si disegnò nella mente e da lì ci volle poco perché raggiungessero l’Archivio Reale di Solaria. Dovettero prestare attenzione a non urtare nessuno dei suppellettili esposti in bella vista nei corridoi e allo stesso modo dovettero evitare di scontrarsi con più di una guardia per non rivelare la loro presenza, ma infine arrivarono a destinazione.
La maestosità dell’Archivio rispettava lo stile di tutto quanto avessero visto fino a quel momento e, data la sua passione per le biblioteche, Erin non poté che rimanerne incantata. Perfino Icy mostrò la sua meraviglia, per un attimo fugace che terminò nello stesso momento in cui si era mostrato.
«Penso sia il caso di dividerci e poi-»
«Ragazzi, venite, l’ho trovato!»
«Le Winx?»
«Che siano dannate.»
Di comune accordo Icy ed Erin si avvicinarono alla zona della biblioteca da cui era giunta la voce – quella di Stella a giudicare dal registro acuto – e trovarono l’intero gruppo radunato attorno a un tavolo su cui era poggiato un tomo polveroso e decisamente voluminoso.
«Cosa diavolo sono venuti a fare?» bisbigliò tra sé e sé l’albina, digrignando i denti. Mai una volta che Bloom e le sue amiche svampite avessero la decenza di stare fuori dai piedi.
Che ci fa qui Aaron? si chiese invece la terrestre, notando la figura del suo amico Specialista vicino a Brandon e a un altro ragazzo che non aveva mai visto prima. In effetti, adesso che li guardava bene, notava che la combriccola non era formata dai soliti partecipanti alle missioni.
«Perché devono sempre essere così grossi?» si stava lamentando Stella, mentre un nugolo di polvere, sollevatosi nel momento in cui aveva aperto il libro, la fece starnutire.
«Su, ciccina, da’ qui.»
Il bel moro prese possesso del libro e iniziò a scorrere l’indice sotto gli occhi attenti di tutti. Le parole erano state scritte da qualcuno con una grafia minuta e aggraziata che, tuttavia, rendeva più difficile decifrare appieno il testo.
«Ragazze, non è che Faragonda vi ha detto con esattezza cosa dovremmo cercare?»
«No, Brandon, niente di particolare.» asserì Musa.
«Allora il nostro sarà un lavoro molto lungo.»
«Icy – chiamò Erin mantenendo un tono di voce basso – Credi che siano qui per il nostro stesso motivo?»
«Potrebbe essere. Anzi, è molto probabile.»
«Già, ne sono convinta anche io.»
«Cos’hai in mente?» domandò la strega più esperta, notando un balenio arguto lampeggiare negli occhi dell’altra.
«Pensavo che forse potrei dargli, non so, un piccolo aiuto?»
«Buona idea.»
«Perfetto allora: vorrei che trovassero le pagine riguardanti Lunaris.»
Non appena l’ultima sillaba lasciò la bocca di Erin il volume, posto sull’orlo del tavolo su cui era stato appoggiato, cadde a terra – diversi improperi si alzarono dal gruppo in rimprovero a Brandon – ma quando lo rimisero al proprio posto il titolo della pagina su cui si era aperto recitava Storia del Pianeta della Luna.
«Direi che si può cominciare da qui – suggerì Bloom prendendo posto, imitata da tutti gli altri – Tu lo conosci, Stella?»
«Sì, è il pianeta di origine di mia madre, ma è stato distrutto tempo fa. In effetti, mi sembra di ricordare che sia successo qualche anno dopo la caduta di Domino, Bloom.»
«Non può essere una coincidenza. Leggi cosa dice, Timmy.»
Si può essere più egocentrici? È appena collegabile a lei e subito bisogna concentrarsi su questo. Mah, meglio non lamentarsi rifletté Erin, drizzando le orecchie.
Timmy diede una lettura veloce poi spiegò «Qui dice che i dodici Maestri della Congrega dovettero affrontare una grande minaccia proveniente da Lunaris.»
«Che tipo di minaccia?»
«A quanto pare, circa milleduecento anni fa il consigliere della famiglia reale di Lunaris, Sir Morgan – nel sentire il nome del Guardiano, la terrestre accorciò la distanza tra lei e gli altri – Si innamorò della sorella minore della regina di Solaria, Lady Aradia. Lei lo ricambiava, ma la loro era un’unione maledetta.»
«Perché lui era uno stregone e lei una fata?» domandò Musa, memore delle lezioni di Wizgiz a proposito di equilibrio tra bene e male.
«Proprio così.» confermò il rosso.
«Scusate, perché dovrebbe essere un’unione maledetta?» si informò uno dei due Specialisti sconosciuti a Erin. Aaron doveva conoscerlo invece vista la mano che gli aveva appoggiato sulla spalla.
«Va contro le leggi della magia che due individui di specie diverse si uniscano, il rischio che possa nascere una creatura con poteri incommensurabili è troppo grande.»
«E a quanto pare così è successo.» aggiunse Musa, che aveva proseguito con una lettura silenziosa per conto proprio.
Sir Morgan ha un figlio?
«Da quello che c’è scritto qui, è nata una bambina.»
«Oh mio dio. E i Maestri cosa hanno fatto?»
«Li hanno – Timmy voltò pagina – Rinchiusi. In due anelli, a quanto sembra, e uno è proprio il tuo Stella.»
«Cosa?!»
«Gli è stato affidato il compito di consigliare i futuri discendenti delle due famiglie per evitare che altri commettessero il loro stesso errore. Non ne sapevi niente?»
«Certo che no. Avrei approfittato di una consigliera personale tutta per me, non credi?»
«Cos’ hanno fatto alla bambina?» chiese Bloom.
«Non sono riusciti a trovarla…»
«Ed è un bene o un male?»
«…fino a che non è stata lei a rivelare la sua presenza. Si è vendicata per la sorte toccata ai suoi genitori: è riuscita a uccidere alcuni dei Maestri, in primis quello di Lunaris.»
«Ma è terribile.»
«E non è finita qui. C’è stata un’aspra battaglia tra… possibile che non ci sia il suo nome da nessuna parte? Ah no, aspetta, eccolo. Una battaglia tra Calamity – Oh dio, Sir Morgan mi aveva parlato di una calamità che avrei dovuto affrontare. Che pessimo, pessimo gioco di parole – e i Maestri restanti e sono loro ad aver vinto, ma purtroppo è riuscita a fuggire. Di lei non si è saputo più niente per moltissimi anni fino a quando non è tornata per distruggere il suo pianeta, e ci è riuscita.»
«Mia madre viveva qui da anni quando è successo, per questo è sopravvissuta.» disse Stella, trattenendo un singhiozzo.
«Deve avere dei poteri incredibili.» commentò Musa, impressionata dal racconto tanto quanto gli altri.
«Già. E, Timmy, immagino sia scomparsa di nuovo nel nulla, giusto?»
«Sì, Brandon. Nemmeno la Compagnia della Luce è riuscita a rintracciarla.»
«Ragazzi, deve essere questo che Faragonda voleva che trovassimo.» affermò convinta Bloom, ed Erin non poté che darle ragione.
Si sentiva frastornata: finalmente non era più all’oscuro di quanto era accaduto al suo pianeta, ma le informazioni da digerire erano tante e più di ogni cosa aveva bisogno di confrontarsi con il suo Guardiano. Doveva sentire la sua versione dei fatti e, sì, doveva anche urlargli contro per aver omesso quel piccolo, insignificante dettaglio che si chiamava avere una figlia distruttrice di pianeti.
Rivolse la sua attenzione verso Icy, che più che interessata a quanto sentito sembrava impegnata nel cercar di capire quale fosse il modo migliore per uccidere Bloom e gli altri con la sola forza del pensiero. Di certo non poteva darle torto ma non era sicura che uno scontro avrebbe giovato alla loro missione: dopotutto rimaneva pur sempre la profezia a cui tenere fede e da quanto avevano scoperto un’alleanza con le fate era il passo successivo da affrontare. Rivelarsi in quel momento, tuttavia, sarebbe stato incredibilmente svantaggioso per loro. Muovendo la mano a mo’ di saluto, riuscì ad attirare l’attenzione della strega del Ghiaccio alla quale indicò la finestra aperta poco sopra di loro; da lì sarebbe stata una passeggiata andarsene, evitando così di ripercorrere il passaggio segreto. Icy annuì, facendole capire che la sua era una buona intuizione, ed entrambe si alzarono in volo quel poco che bastava per uscire.
Nel mentre il resto dei presenti stava discutendo sul motivo per cui l’anello-scettro potesse essere utile a Calamity o a chi per lei e nessuno di loro si accorse del lieve spostamento d’aria che il movimento delle due streghe aveva causato.
Unica prova del loro passaggio l’armonioso volteggiare di un tovagliolino bianco verso terra.
 
*
 
A Torrenuvola, un’altra giovane strega stava portando a termine il proprio compito.
Nel momento stesso in cui aveva terminato il suo pasto, Jules si era volatilizzata dalla caffetteria con come unica destinazione la camera privata di Fanny, Arya ed Erin. Se erano delle informazioni che le servivano, quale luogo migliore della stanza dove erano conservati gli effetti personali della rossa per iniziare?
Il fatto che perfino la Griffin avesse notato degli atteggiamenti strani in Erin le aveva dato la sicurezza necessaria per continuare a indagare sul suo conto. Se l’incontro con le Trix a Selvafosca e il fatto che avessero fatto il nome della sua compagna di corso l’avevano insospettita, il tentativo di Erin di usare il suo potere su di lei aveva rafforzato ulteriormente la convinzione che ci fosse qualcosa di strano riguardo quella ragazza. Fortunatamente la sua immunità innata agli incantesimi di tipo mentale aveva preservato i suoi ricordi in merito ai fatti svoltisi.
Camminando il più rapidamente possibile per evitare di incappare nelle proprietarie della camera, la Newroniana giunse alla sua meta e, assicurandosi di non essere vista, entrò. Una volta che si trovò in una posizione favorevole fu facile scandagliare la camera con delle onde psichiche per individuare gli oggetti appartenenti alla strega dei Desideri e come capì quale fosse non esitò un istante a fiondarsi vicino al suo letto per controllare cassetto per cassetto il comodino lì accanto.
Con un moto di stizza dovette constatare che lì non c’era nulla, ma del resto non si era aspettata che Erin fosse tanto sciocca da lasciare alla mercé di chiunque i suoi segreti. Rimaneva la scrivania da controllare perciò con un balzo volò al piano superiore e ripeté la stessa operazione di poco prima. Questa volta ebbe più fortuna e fu in una scatola in fondo al secondo cassetto che trovò una pergamena dall’aspetto alquanto interessante; la previdenza della sua rivale si mostrò però anche in quel frangente quando Jules non riuscì a srotolare il rotolo che, curiosa ai massimi livelli, si era già rigirata più volte tra le dita. Si trattava senza dubbio di un incantesimo di protezione che per una strega del primo anno non sarebbe stato facile spezzare o, se non altro, non in tempi brevi, valutò quindi che le sarebbe stato più utile portarla con sé per consegnarla alla preside affinché potesse aiutarla.
«Questo alla Griffin piacerà.» considerò, soddisfatta del suo lavoro.
Fedele alla sua mania di perfezionismo e nonostante avesse già trovato prove sufficienti perché la sua media diventasse la migliore del corso delle matricole, Jules terminò di esaminare la stanza senza però trovare nient’altro che avrebbe potuto rivelare ulteriori dettagli sulle attività extracurriculari di Erin. Perciò, dopo essersi assicurata di aver lasciato tutto esattamente come lo aveva trovato, la strega si chiuse la porta alle spalle, non priva di un certo autocompiacimento, che ebbe però vita breve. Come fece il primo passo per allontanarsi da lì, un coro di voci la bloccò sul posto «Che sei venuta a rubare, maledetta?»
 
 
 
*il desiderio percepito e visto da Erin viene descritto nel capitolo 12 “Pronte a partire” di questa stessa storia e riguarda un’amichevole gioco tra sorelle quando le Trix erano bambine
 
NdA: io so che sarete tutti estremamente spaventati di rivedermi qui dopo un tempo così breve, ma almeno per una volta volevo fare la brava autrice e pubblicare con un minimo di costanza. Dopodiché, il capitolo è stato scritto prima su un pullman di ritorno da una gita che ha richiesto molte energie e poi su un divano mentre la sottoscritta lottava con un temibile raffreddore… converrete con me che non sono le condizioni migliori per dar vita a qualcosa di decente. Spero che perlomeno sia comprensibile, visto e considerato che ci sono due “spiegoni” piuttosto impegnativi qui dentro.
Io non sto più capendo se ci sia un filo coerente che tiene insieme il tutto o, se non altro, se il filo che ho in mente io sia stato reso visibile anche voi perciò fatemi sapere. Critiche, suggerimenti, lanci di pomodori: è tutto ben accetto.
Chiudo, ringraziando:
- Heathila per aver recensito lo scorso capitolo
E tutti i lettori che hanno fatto arrivare il primo capitolo a 1652 visualizzazioni, grazie!
   
 
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