67
Questo
nuovo mondo
“Siete
emozionato?”.
Le
parole
di Simadè suonavano lontane. Keros si stava rimirando allo
specchio, non
riuscendo a trattenere una certa tensione. Intrecciò le mani
nervosamente,
senza riuscire a distogliere lo sguardo dal proprio riflesso.
Simadè sorrideva,
continuando a sistemarne i capelli e gli ultimi dettagli. Per la prima
volta, il
principe sfoggiava le ali d'angelo in bella vista agli Inferi, senza
provare vergogna
alcuna.
“Siete…
maestoso" mormorò il servo.
Il
mezzodemone
sorrise. Passò la mano guantata sui bottoni d'oro che
spiccavano lungo tutto il
busto di quell'abito cerimoniale. Non poteva credere che quel giorno
fosse
arrivato! Aveva sognato, immaginato e visualizzato nella propria testa
quei
momenti, moltissime volte. Ma viverlo nella realtà era
completamente diverso!
Udì i rintocchi dell'immenso orologio dei corridoi di
Lucifero: era quasi ora!
Poche
stanze più in là, Arikien era altrettanto
nervoso. Leonore era lì, seduta
accanto al successore di Alukah, in silenzio. Le urla delle anime non
davano
più fastidio dalla donna, ormai abituata all'Inferno. Per
lui invece era la
prima volta, ed ammetteva di provare un certo disagio. Inoltre, non
sapeva bene
come avrebbe dovuto comportarsi, cosa avrebbe dovuto dire. In una veste
che
richiamava la moda umana di qualche secolo prima, non riusciva a
credere di
essere lui quello che si rifletteva nello specchio. Con le ali e le
corna in
bella vista, prese un profondo respiro al rintocco dell'orologio.
“È
ora" sorrise Leonore “Vieni".
Come
se
quei rintocchi dettassero il ritmo, si aprirono le porte e tutti si
mossero.
Diretti verso una grande sala, che raramente veniva aperta, molti
abitanti del
palazzo seguirono quel piccolo corteo capitanato da Keros.
“La
commissione è al completo” parlò un
demone “Aspettano solo voi, altezza".
Il
principe annuì. Rimase ad osservare quella porta chiusa. Era
altissima,
riccamente lavorata ed antica quanto il palazzo stesso. Girò
lo sguardo,
sorridendo ad Ary che si trovava alle sue spalle. Era ora. Erano tutti
lì…
iniziava il suo esame finale!
Solo
a
Keros fu concesso entrare ed il giovane principe si trovò
immediatamente in
soggezione. Nonostante conoscesse bene tutti i demoni presenti, non
poteva non
provare un certo timore. Su delle semilune sospese, sedevano demoni
antichi ed
importanti, abbigliati in modo tradizionale e regale. Lucifero era il
più alto
nella sala, e fissò l'erede in silenzio. Il principe si
guardava attorno con
discrezione, incuriosito da quella sala in cui non era mai entrato.
Sembrava un
teatro, o un tribunale, ed a lui toccava il ruolo di unico attore o di
imputato,
circondato da sguardi giudicanti. Alcuni posti erano vuoti,
stranamente, ma
l'aspirante maestro non voleva pensarci troppo.
“Benvenuto,
figlio di Carmilla" parlò un grosso demone, con un pesante
mantello di
pelliccia sulle spalle, che Keros non conosceva “Posso dire
di essere onorato
di poter ammirare con i miei occhi il demone di cui tutti parlano:
colui che
porta ali d'angelo all'Inferno!”.
Keros
rispose al saluto ed a quelle frasi con un inchino rispettoso.
“Io
sono
Orobas" proseguì il demone “Suppongo tu sappia
perché sei qui dinnanzi a
noi, giovane tentatore. Come puoi vedere, fra noi sono presenti i tuoi
maestri.
Mefistofele, Alukah, Astaroth ed Asmodeo ci hanno illustrato il tuo
percorso
fino ad oggi. Siamo qui per giudicarti, per verificare se sei degno di
poterti
fregiare del nome di maestro. Avremmo delle domande per te, sei
pronto?”.
“Si,
sommo Orobas".
Keros
lo
conosceva di fama, ora che ne aveva udito il nome, e sapeva che era uno
dei
demoni con cui Lucifero si confidava su questioni delicate e
diplomatiche.
Vedeva i suoi maestri, anche loro in abiti cerimoniali, assieme ad
altri di cui
non poteva essere certo delle generalità. Riconobbe
Semiyaza, Furcas e Mammon.
“Ci
è
stato raccontato qualcosa di alquanto singolare.
La tua anima finale è un pochino…
particolare, dico bene?”.
Keros
annuì, con un mezzo sorriso.
“Il
nostro compito…” spiegò una donna con
quattro corna e la voce inquietante “È
stabilire se questo percorso può risultare valido ai fini
dell'esame finale.
Possiamo considerare un'anima finale quel che proponi? Possiamo
accettare una
tale stranezza? Tanto per iniziare, vorremmo che tu ci illustrassi il
tuo
percorso. Dal primo approccio con quest’anima fino al giorno
attuale”.
Il
principe annuì ed iniziò a raccontare.
Ricordò il primo giorno, la notte in cui
per la prima volta aveva incontrato Ary. Narrò di come si
erano approcciati
l'uno all'altro, di come la natura di demone dell'umano si era
lentamente
mostrata e di come ogni giorno trascorso avesse cambiato entrambi.
Ricordare
quei momenti lo riempiva di emozione, e sorrise involontariamente. A
racconto
terminato, alcuni demoni borbottarono fra loro sottovoce. Poi uno di
loro si
alzò e parlò, rivolto agli altri membri della
commissione riunita.
“Vorremmo
parlare con l'anima in questione” furono le parole
pronunciate “Mai fin ora è
accaduto. Fin ora le anime scendevano negli Inferi e venivano punite,
bastava
la registrazione di tale anima per poter accertare il fatto che
apparteneva
all'Inferno. In questo caso, invece, la creatura è in vita.
È quindi nostro
compito verificare che tale anima sia ora proprietà di
questo mondo".
Keros
non
disse nulla, d'un tratto indeciso sul da farsi. Essere
proprietà di quel mondo
significava essere abitante degli Inferi, senza alcuna alternativa
possibile.
Significava escludere categoricamente il regno del Cielo e il
mezzodemone non
era sicuro di voler tale futuro per Ary.
“Fate
entrare l'anima” ordinò Lucifero, non cogliendo
l'indecisione del proprio
erede.
Ary
entrò
lentamente. Keros si fece momentaneamente da parte, mentre l'intera
commissione
fissava il successore di Alukah. Davanti a tutti quei demoni, l'umano
non
poteva che sentirsi spaventato. Perfino Lucifero, che conosceva bene,
lo
turbava. Dunque era quello il reale aspetto del Signore
dell'Inferno…
Nel
silenzio, Ary lanciò un'occhiata a Keros. Nessuno dei due
sapeva cosa
aspettarsi ed il mutismo della commissione era inquietante. Stavano
sfogliando
dei fascicoli, relazioni scritte dal principe su cui vi era spiegato
l’intero percorso
svolto fino a quel momento. Ad un tratto, iniziò a parlare
Semiyaza. Il demone,
con un abito verde scuro che metteva in rilato il rame dei lunghissimi
capelli,
rifletté qualche istante e poi fissò Ary con un
mezzo sorriso.
“Benvenuto”
salutò “Suppongo tu sappia il motivo della tua
presenza qui. Comprendi la mia
lingua?”.
“Se
parlate lentamente, sì” rispose l'umano.
“Perfetto.
Ora ti farò delle domande. Rispondi sinceramente, o come
meglio credi. Sappiamo
che possiedi sangue demoniaco, ed è chiaramente visibile su
di te. Se non
conoscessimo la tua storia, potremmo scambiarti per un demone autoctono
e nato
come tale. Il nostro compito, ora, è stabilire fino a che
punto il tuo animo
riflette quel che si vede all'esterno. Tutto chiaro?”.
“Sì…”.
“Dunque…
Io qui leggo che la natura del principe ti è stata svelata
praticamente fin dal
principio. Era chiaro che lui fosse un demone. Quel che vogliamo sapere
è
conoscere la tua reazione. Cosa hai pensato? Cosa hai provato, lungo
questo
percorso e queste rivelazioni?”.
Il
mortale attese qualche istante, rielaborando nella mente quel che
voleva dire.
Doveva rispondere al meglio, era importante per la promozione di Keros!
“All'inizio
non ci credevo" ammise, sorridendo a quel ricordo “Quando il
principe mi ha
confessato di essere un demone, ho pensato subito ad uno scherzo. Sono
sempre
stato piuttosto scettico".
“Il
fascicolo riporta il fatto che sei un orfano, cresciuto in un istituto
gestito
da religiosi. Che rapporto hai con la religione, con la
fede?”.
“Non
sono
un credente”.
“Non
credi nell'esistenza di Dio?”.
Ary
rifletté. Perché mai un demone voleva sapere se
era ateo o meno? Che differenza
poteva mai fare?
“Non
credevo potesse esistere, fino a non molto tempo fa" ammise
“Non ci
credevo e non mi interessava. Ora, lo devo ammettere, sono costretto a
rivedere
le mie posizioni. Insomma… ho davanti a me il Diavolo,
perciò devo dedurre che
da qualche parte ci sia anche Dio".
“E
questo
come influisce sul tuo vivere?”.
“Direi
che non influisce per nulla. Se Dio esiste, non è il genere
di entità che
potrei pregare o in cui mi sentirei di riporre la mia speranza o la mia
fede".
“E
come
mai?”.
“Perché…”.
Il mortale ripensò ad alcuni passaggi della propria vita e
rifletté su come
vedeva il mondo. Storse il naso, prima di rispondere.
“Perché non ho bisogno di
un Dio così”.
“Così…?”.
“È
vostro
padre, no? Non mi sembra il caso di infierire…”.
“Infierisci
pure" si intromise Lucifero, con un ghigno soddisfatto sul viso.
“Sinceramente…
il mondo è un disastro. L'essere umano è un
disastro. Mi ero convinto che fosse
fatto così, esaminando il tutto da un punto di vista
scientifico. L'uomo è un
animale, anche se leggermente più evoluto di altri, e come
tale si comporta. Si
fa la guerra da sempre, si odia da sempre. Ha le capacità di
vivere in modo
diverso ma non lo fa. In sostanza, è malvagio. E se esiste
un Dio che se ne sta
lì a guardare tutto questo… significa che
è altrettanto malvagio. E non ho
bisogno di pregare un malvagio".
“Uh.
Blasfemo!” ridacchiò il sovrano
“Malvagio come me, intendi?”.
“No.
All'Inferno viene punito chi ha commesso peccati, come chi viene messo
in
galera perché ha commesso un reato. Questa non è
malvagità: è giustizia".
Lucifero
si poggiò sulla sedia, reggendosi la testa. Che strana
risposta…
“Perciò…”
riprese a parlare Semiyaza, approfittando del silenzio “Se ti
venisse data la
possibilità di andare in Paradiso, tu…”.
“In
Paradiso?! Io?!” interruppe Ary “Ma mi avete visto?
Dubito che uno come me, con
ali e coda, possa trovare le porte aperte e gli striscioni di
benvenuto…”.
“I
miracoli…”.
“Non
mi
serve un miracolo. Non adesso. Ci speravo quando ero un bambino, e
sognavo una
famiglia ed una vita diversa. Mi serviva, probabilmente, quando non
avevo più
prospettive o quando la mia vita si era spenta, e sentivo di girare in
tondo
senza una via d'uscita. Lì, forse, avrei apprezzato un
miracolo di Dio.
Pensandoci… Keros è stato il mio miracolo. E non
ho bisogno di altro".
“Dunque
saresti disposto a legare per sempre la tua anima
all'Inferno?”.
“Certo.
La mia famiglia appartiene a questo luogo. Così come vi
appartengono le persone
più importanti della mia vita. Perché mai dovrei
andare in Cielo? Non avrei
nessuno ad attendermi”.
“Ma
ti
piace qui?” riprese Lucifero “Sii
sincero…”.
“Suppongo
mi debba abituare…”.
“No.
Non
ci si abitua. Mai. Credimi…”.
Il
sovrano si era sporto leggermente, fissando negli occhi il mortale. In
quello
sguardo, Ary era riuscito a scorgerci malinconia, rancore ed una punta
di
follia. Quegli occhi erano di una profondità spaventosa.
“Che
progetti hai?” domandò Mefistofele “Ora
sei un demone, giusto? Che pensi? Come
vedi il tuo futuro? Desideri diventare un tentatore, o un succubus come
la
matriarca Lilith? “.
“Ancora
non lo so…” ammise l'uomo “Ci sono
ancora tante cose che devo scoprire su di
me…”.
“Avrai
delle aspirazioni. Che facevi da mortale?”.
“Volevo
diventare professore universitario. Ma mi ero perso per
strada… ora voglio
ricominciare, ed ho la possibilità di farlo”.
“Con
Keros…?”.
“Keros
è
il mio miracolo. Keros è la mia vita. Ma chissà
come possono cambiare le cose
fra mille o più anni… Un passo alla volta. Per
ora ecco i miei primi passi
all'Inferno".
“Parlando
ancora di divinità…” si espresse una
demone dalla pelle nera “Dio non è uno
soltanto. Alcuni di noi, un tempo, erano Dei. Qui all'Inferno regnano
angeli
caduti, ma non solo. Molti sono antichi Dei, dimenticati e snaturati
per colpa
della religione che venne dopo di loro. Molti avevano templi e gente
adorante.
Quelli come loro… come li vedi?”.
“Percepisco
la vostra potenza" ammise l'uomo “E comprendo la vostra
rabbia. Le
religioni antiche mi hanno sempre affascinato. Però non
posso esser certo di
voler adorare qualcuno di voi, seppur Dio antico e misterico. Sono
disposto ad
obbedire, ovviamente. Rispetterò la gerarchia, mi
inchinerò e mi inginocchierò
dinnanzi a colui che mi sovrasta di grado, ma non so se mi
riuscirà mai
possibile venerarlo come una divinità”.
“Ho
capito… un'ultima cosa: ti sei mai nutrito di sangue umano?
Hai mai ucciso?”.
“No…”.
“Hai
almeno mai assaggiato il sangue?”
“Sì.
Non
umano”.
“Ed
hai
intenzione di divenire un vero demone vampiro, che si nutre di umani e
demoni?
Che uccide, per placare la propria fame?”.
“Io…
non
lo so. Non so se vorrò mai uccidere…”.
La
commissione non rivolse altre domande. Dopo un rapidissimo consulto,
congedarono tentato e tentatore, invitandoli a lasciare la stanza.
“Sono
il
tuo miracolo?” mormorò Keros ed Ary gli sorrise.
Uno
accanto all'altro, attendevano che la porta si riaprisse. Aspettavano
il
verdetto, il termine di quell'esame finale. Entrambi si chiedevano se
le risposte
che avevano dato erano state soddisfacenti e convincenti. Entrambi
temevano di
aver detto troppo o troppo poco. A supportarli in quegli attimi, vi
erano anche
Lilien, Leonore, Simadé ed altri conoscenti del mezzodemone.
“Sarai
un
maestro straordinario” sussurrò Ary.
“E
tu un
demone perfetto" gli rispose Keros.
Il
tempo
scorreva lento, troppo lento. Il nervosismo saliva. Quando la porta si
aprì, e
furono chiamati i nomi di entrambi, il principe prese un profondo
respiro prima
di entrare.
La
commissione fissava il candidato e l'anima, al centro della stanza. Il
silenzio
faceva agitare non poco il sanguemisto, che si alzava e si abbassava
sulle
punte dei piedi nervosamente. Questa volta, fu Astaroth a prendere la
parola.
Il demone, con gli immancabili tacchi alti e lunghe unghie smaltate,
era
incredibilmente serio. Con un diadema fra i capelli, a ricordarne il
titolo
nobiliare, lasciò trascorrere ancora qualche istante. Il
resto della
commissione si era seduta, in silenzio, e tutti gli occhi erano puntati
su
Keros.
“Mio
allievo…” iniziò a parlare Astaroth
“Abbiamo esaminato il tuo percorso fino ad
oggi, giungendo ad una conclusione. Prima però di svelarti
la nostra decisione,
permettimi di dirti alcune cose".
Keros
annuì, non sapendo se preoccuparsi o meno.
“Sei
stato un ottimo allievo, nelle terre più selvagge degli
Inferi. Tuttavia, già
all'ora, avevo intuito qualche particolarità in te. Avevo
colto un lato che tu
ti ostinavi a voler rinnegare, celare. Forse perfino cancellare.
Ricordo di
averne discusso con Vostra Maestà Lucifero interpretando,
erroneamente, quel
lato come un rimasuglio di DNA angelico che tutti noi caduti ancora
possediamo.
Avevo sentito di cuccioli nati con alcuni tratti angelici, che
però ovviamente
non erano stati lasciati in vita. Non potevo certo immaginare la
realtà dei
fatti, al tempo! Nonostante la mia riluttanza iniziale, suggerii al
sovrano di
non permetterti di sopprimere quel lato di te. Quell'empatia, quella
grazia…
Uccidendole non avresti fatto altro che trovare infelicità.
Ricordo anche di
averti spinto ad essere te stesso, così come ogni tuo
maestro ha fatto,
imparando ad amare ogni singola particolarità che ti
contraddistingueva. Lo
ricordi?”.
“Sì,
maestro. Lo ricordo" ammise il principe, un po' in imbarazzo.
“E
ricordi quale è stata la tua reazione?”.
“Ricordo
di aver nascosto sempre e comunque un lato di me. Per tanto tempo".
“Dati
gli
ultimi accadimenti, ora che ho appreso a mia volta di chi porti il
sangue nelle
vene, sotto certi aspetti comprendo la tua riluttanza.
Ciononostante… ammira
che splendore! Da ragazzino insicuro, che cerca di sembrare qualcosa
che non è,
a uomo forte e sicuro di sé. La magnificenza di simili ali
d'angelo solo un
mentecatto vorrebbe dissolverla. La fierezza in questi occhi, in cui si
possono
intravedere le fiamme degli Inferi e la vastità del Cielo,
metterebbe in
soggezione anche il più potente dei diavoli. Keros: sei
bellissimo! Ed ora tu
mi guardi e sorridi. E so che in tanti te lo hanno detto e ripetuto, ma
solo
ora anche tu ci credi davvero. Finalmente anche tu ci credi per
davvero! Prima,
probabilmente, pensavi che ti venisse detto perché un lato
di te non si vedeva.
Io ora vedo te, il vero e totale te stesso, e ti trovo
bellissimo”.
“Grazie…”
mormorò il mezzodemone, in lieve imbarazzo.
“Detto
questo… Dovevamo giudicarti, decidere se sei degno di essere
un maestro. Sai
bene che questo esame non può essere ripetuto, e
sinceramente ti avrei
consigliato di non avere troppa fretta. Sei uno dei più
giovani che han voluto
proporci questa sfida e l'hai proposta in un modo decisamente
singolare. Hai
creato un caso zero, un primo nuovo modo di ottenere l'anima. Tutto
questo non
è molto ortodosso, credo tu ne sia consapevole".
“Lo
sono.
Io…”.
“Silenzio,
per cortesia. Abbiamo alcune riserve. Per esempio… chi si
occuperà della
crescita demoniaca dell'anima finale? Ovviamente ha ancora un lungo
percorso
davanti. Dovrà imparare a nutrirsi ed a vivere come un
demone vampiro, non come
un umano che sorseggia sangue principesco. Solo una volta compiuto quel
passo,
solo dopo aver ucciso, lo si potrà definire un demone
interamente. Poi spetterà
a lui scegliere. Ricapitolando: l’anima non può
andare in Cielo, questo ormai è
certo. Non siamo però del tutto sicuri che, con i suoi
pensieri da ateo, non
possa poi dissolversi in nulla come una qualsiasi anima senza
fede”.
“Ma
non è
quel che accade ai demoni?” interruppe Ary.
“Prego…?”
alzò un sopracciglio Astaroth.
“I
demoni, quando muoiono, non si dissolvono in polvere?”.
“Noi
demoni non abbiamo un'anima. Tu hai l'anima, essendo in parte con
sangue umano.
Commettendo un peccato mortale, e credendo in qualcosa, sarai legato
all'Inferno. Altrimenti, alla morte, l'anima si
dissolverà”.
“Io
però
non mi definisco ateo. Io credo in qualcosa. In qualcuno".
“In
cosa?”.
“In
Keros".
Il
mezzodemone spalancò gli occhi, perplesso.
“Io
credo
in Keros" continuò Ary “Io amo Keros. Lui, come ho
già detto, è il mio
miracolo. Io credo in lui, e gli devo tutto. Se mi chiedete di cedere
la mia
anima a qualcuno, quel qualcuno sarà sicuramente Keros. E
posso farlo anche
subito, se volete. Devo firmare un qualche tipo di contratto? Patti di
sangue o
cose del genere?”.
I
demoni
della commissione ridacchiarono. Quel mortale doveva aver visto troppi
film…
“Questo
cambia tutto" sorrise Astaroth “Se il vostro legame di carne
e sangue è
così forte, tanto da farti rinunciare alla natura ed
all’anima umana, allora i
nostri dubbi si dissolvono. La tua anima appartiene all'Inferno,
perciò l'esame
è da ritenersi interamente superato”.
Keros
non
aprì bocca, senza sapere cosa dire, mentre Ary sorrideva.
“Da
questo giorno…” ricominciò a parlare
Astaroth “Voi, principe Keros, siete un
maestro. E tu, giovane un tempo mortale, ora sei ufficialmente
riconosciuto
come demone di nome Arikien. Il principe, ed il tuo antenato Alukah,
provvederanno a terminare il tuo percorso di transizione.
Keros… vieni
avanti".
Il
mezzodemone, ancora senza parole, camminò fino a raggiungere
Astaroth. Il
demone sorrise, così come tutti i presenti.
“A
nome
di tutta la commissione, vi diamo il benvenuto nella categoria dei
maestri".
Al
sanguemisto fu appuntato un monile sul petto, con una catena d'oro.
Tutti i
maestri portavano quel ciondolo, ed ora anche lui poteva sfoggiarlo.
“Congratulazioni”
gli mormorò Astaroth, ed il resto dei demoni presenti
ripeterono quella parola
a turno.
“G…
grazie" riuscì finalmente a parlare Keros.
“Ora
puoi
andare" fu congedato “Sii fiero di te stesso".
Il
mezzodemone si inchinò ripetutamente e lasciò la
stanza, seguito da Ary. Chiuse
la porta dietro di sé, ancora incredulo. Fuori aspettavano
di sapere come fosse
andata, non capendo come interpretare quel silenzio. Poi Keros non
riuscì più a
trattenere la felicità e scoppiò a ridere per
l'entusiasmo.
“È
fatta?” chiese conferma Leonore.
“È
fatta!” confermò Keros, ricevendo un abbraccio.
“E
ora
che si fa?” sorrise Ary “Come festeggiate voi
demoni un evento del genere?”.
“NOI
demoni, vorrai dire" lo corresse Keros “Ad ogni
modo… non ne ho idea, lo
ammetto!”.
“Potremmo
organizzare una festa" proposte Lilien “Come quando avevamo
solo mille
anni! Insegniamo ad Arikien come di divertono i demoni".
La
porta
nel frattempo si era riaperta ed i membri della commissione si stavano
allontanando, dedicando altri complimenti al principe.
“Chi
si
unisce a noi stasera?” propose Mefistofele “Vi
invito tutti. Ad ubriacarci o
fare altro, dipende da voi. Voglio essere il primo ad offrire da bere a
questo
nuovo, piccolo maestro! Voi che dite, ci state?”.
“Certo
che sì!” annuì il sanguemisto
“A stasera!”.
Keros
ancora salutava e ringraziava per i complimenti, dando le spalle alla
porta. Si
sentì afferrare e stringere forte. Il principe si
irrigidì qualche istante,
prima di capire chi lo stesse avvolgendo.
“Il
mio
piccolo cucciolo demoniaco…” mormorò
una voce.
“Il
mio
grande e bellissimo papà” rispose Keros,
rispondendo all'abbraccio di Lucifero.
“Sono
molto fiero di te" proseguì il sovrano.
“Vieni
a
festeggiare con noi al Mephistofel questa sera?”.
“Farò
il
possibile” sorrise il Diavolo “Devo prima
verificare alcune cose. Hai notato i
posti vuoti, suppongo…”.
“Sì.
Che
cosa…?”.
“Nulla,
non ti preoccupare. Corri a far festa!”.
Il
re si
allontanò lungo il corridoio, lasciando Keros al suo
entusiasmo.
“Ora
la
tua anima appartiene me" sghignazzò il principe, rivolto ad
Ary.
“Pensavo
lo sapessi già” fu la risposta “E mica
solo quella…”.
“Che
intendi dire?”.
“Puoi
chiedermi qualsiasi cosa, oltra all'anima. Una mano, un braccio, una
gamba… il
cuore…”
“Mi
andrebbe comodo il tuo cuore. Il mio l'ho dato a te, tempo fa".
“Che
cosa
pateticamente e teneramente romantica" commentò Lilien
“Propongo di andare
a cambiarci e prepararci per il Mephistofel. Che dite?”.
“Ti
do
del tutto ragione" ghignò Keros “Questo abito
è di una scomodità
assurda".
“Allora
a
dopo" si congedò Leonore.
“Tu
vieni
con me" parlò Keros, prendendo per mano Ary
“Perché toglierci i vestiti
inutilmente? Rendiamo più divertente la
cosa…”.
Scusate
il mostruoso ritardo. Ormai aggiorno
poco, chiedo scusa :( tenterò di recuperare! A presto!