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Autore: SagaFrirry    10/04/2019    1 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo nuovo mondo

 

“Siete emozionato?”.

Le parole di Simadè suonavano lontane. Keros si stava rimirando allo specchio, non riuscendo a trattenere una certa tensione. Intrecciò le mani nervosamente, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal proprio riflesso. Simadè sorrideva, continuando a sistemarne i capelli e gli ultimi dettagli. Per la prima volta, il principe sfoggiava le ali d'angelo in bella vista agli Inferi, senza provare vergogna alcuna.

“Siete… maestoso" mormorò il servo.

Il mezzodemone sorrise. Passò la mano guantata sui bottoni d'oro che spiccavano lungo tutto il busto di quell'abito cerimoniale. Non poteva credere che quel giorno fosse arrivato! Aveva sognato, immaginato e visualizzato nella propria testa quei momenti, moltissime volte. Ma viverlo nella realtà era completamente diverso! Udì i rintocchi dell'immenso orologio dei corridoi di Lucifero: era quasi ora!

 

Poche stanze più in là, Arikien era altrettanto nervoso. Leonore era lì, seduta accanto al successore di Alukah, in silenzio. Le urla delle anime non davano più fastidio dalla donna, ormai abituata all'Inferno. Per lui invece era la prima volta, ed ammetteva di provare un certo disagio. Inoltre, non sapeva bene come avrebbe dovuto comportarsi, cosa avrebbe dovuto dire. In una veste che richiamava la moda umana di qualche secolo prima, non riusciva a credere di essere lui quello che si rifletteva nello specchio. Con le ali e le corna in bella vista, prese un profondo respiro al rintocco dell'orologio.

“È ora" sorrise Leonore “Vieni".

Come se quei rintocchi dettassero il ritmo, si aprirono le porte e tutti si mossero. Diretti verso una grande sala, che raramente veniva aperta, molti abitanti del palazzo seguirono quel piccolo corteo capitanato da Keros.

“La commissione è al completo” parlò un demone “Aspettano solo voi, altezza".

Il principe annuì. Rimase ad osservare quella porta chiusa. Era altissima, riccamente lavorata ed antica quanto il palazzo stesso. Girò lo sguardo, sorridendo ad Ary che si trovava alle sue spalle. Era ora. Erano tutti lì… iniziava il suo esame finale!

 

Solo a Keros fu concesso entrare ed il giovane principe si trovò immediatamente in soggezione. Nonostante conoscesse bene tutti i demoni presenti, non poteva non provare un certo timore. Su delle semilune sospese, sedevano demoni antichi ed importanti, abbigliati in modo tradizionale e regale. Lucifero era il più alto nella sala, e fissò l'erede in silenzio. Il principe si guardava attorno con discrezione, incuriosito da quella sala in cui non era mai entrato. Sembrava un teatro, o un tribunale, ed a lui toccava il ruolo di unico attore o di imputato, circondato da sguardi giudicanti. Alcuni posti erano vuoti, stranamente, ma l'aspirante maestro non voleva pensarci troppo.

“Benvenuto, figlio di Carmilla" parlò un grosso demone, con un pesante mantello di pelliccia sulle spalle, che Keros non conosceva “Posso dire di essere onorato di poter ammirare con i miei occhi il demone di cui tutti parlano: colui che porta ali d'angelo all'Inferno!”.

Keros rispose al saluto ed a quelle frasi con un inchino rispettoso.

“Io sono Orobas" proseguì il demone “Suppongo tu sappia perché sei qui dinnanzi a noi, giovane tentatore. Come puoi vedere, fra noi sono presenti i tuoi maestri. Mefistofele, Alukah, Astaroth ed Asmodeo ci hanno illustrato il tuo percorso fino ad oggi. Siamo qui per giudicarti, per verificare se sei degno di poterti fregiare del nome di maestro. Avremmo delle domande per te, sei pronto?”.

“Si, sommo Orobas".

Keros lo conosceva di fama, ora che ne aveva udito il nome, e sapeva che era uno dei demoni con cui Lucifero si confidava su questioni delicate e diplomatiche. Vedeva i suoi maestri, anche loro in abiti cerimoniali, assieme ad altri di cui non poteva essere certo delle generalità. Riconobbe Semiyaza, Furcas e Mammon.

“Ci è stato raccontato qualcosa di alquanto singolare.  La tua anima finale è un pochino… particolare, dico bene?”.

Keros annuì, con un mezzo sorriso.

“Il nostro compito…” spiegò una donna con quattro corna e la voce inquietante “È stabilire se questo percorso può risultare valido ai fini dell'esame finale. Possiamo considerare un'anima finale quel che proponi? Possiamo accettare una tale stranezza? Tanto per iniziare, vorremmo che tu ci illustrassi il tuo percorso. Dal primo approccio con quest’anima fino al giorno attuale”.

Il principe annuì ed iniziò a raccontare. Ricordò il primo giorno, la notte in cui per la prima volta aveva incontrato Ary. Narrò di come si erano approcciati l'uno all'altro, di come la natura di demone dell'umano si era lentamente mostrata e di come ogni giorno trascorso avesse cambiato entrambi. Ricordare quei momenti lo riempiva di emozione, e sorrise involontariamente. A racconto terminato, alcuni demoni borbottarono fra loro sottovoce. Poi uno di loro si alzò e parlò, rivolto agli altri membri della commissione riunita.

“Vorremmo parlare con l'anima in questione” furono le parole pronunciate “Mai fin ora è accaduto. Fin ora le anime scendevano negli Inferi e venivano punite, bastava la registrazione di tale anima per poter accertare il fatto che apparteneva all'Inferno. In questo caso, invece, la creatura è in vita. È quindi nostro compito verificare che tale anima sia ora proprietà di questo mondo".

Keros non disse nulla, d'un tratto indeciso sul da farsi. Essere proprietà di quel mondo significava essere abitante degli Inferi, senza alcuna alternativa possibile. Significava escludere categoricamente il regno del Cielo e il mezzodemone non era sicuro di voler tale futuro per Ary.

“Fate entrare l'anima” ordinò Lucifero, non cogliendo l'indecisione del proprio erede.

Ary entrò lentamente. Keros si fece momentaneamente da parte, mentre l'intera commissione fissava il successore di Alukah. Davanti a tutti quei demoni, l'umano non poteva che sentirsi spaventato. Perfino Lucifero, che conosceva bene, lo turbava. Dunque era quello il reale aspetto del Signore dell'Inferno…

 

Nel silenzio, Ary lanciò un'occhiata a Keros. Nessuno dei due sapeva cosa aspettarsi ed il mutismo della commissione era inquietante. Stavano sfogliando dei fascicoli, relazioni scritte dal principe su cui vi era spiegato l’intero percorso svolto fino a quel momento. Ad un tratto, iniziò a parlare Semiyaza. Il demone, con un abito verde scuro che metteva in rilato il rame dei lunghissimi capelli, rifletté qualche istante e poi fissò Ary con un mezzo sorriso.

“Benvenuto” salutò “Suppongo tu sappia il motivo della tua presenza qui. Comprendi la mia lingua?”.

“Se parlate lentamente, sì” rispose l'umano.

“Perfetto. Ora ti farò delle domande. Rispondi sinceramente, o come meglio credi. Sappiamo che possiedi sangue demoniaco, ed è chiaramente visibile su di te. Se non conoscessimo la tua storia, potremmo scambiarti per un demone autoctono e nato come tale. Il nostro compito, ora, è stabilire fino a che punto il tuo animo riflette quel che si vede all'esterno. Tutto chiaro?”.

“Sì…”.

“Dunque… Io qui leggo che la natura del principe ti è stata svelata praticamente fin dal principio. Era chiaro che lui fosse un demone. Quel che vogliamo sapere è conoscere la tua reazione. Cosa hai pensato? Cosa hai provato, lungo questo percorso e queste rivelazioni?”.

Il mortale attese qualche istante, rielaborando nella mente quel che voleva dire. Doveva rispondere al meglio, era importante per la promozione di Keros!

“All'inizio non ci credevo" ammise, sorridendo a quel ricordo “Quando il principe mi ha confessato di essere un demone, ho pensato subito ad uno scherzo. Sono sempre stato piuttosto scettico".

“Il fascicolo riporta il fatto che sei un orfano, cresciuto in un istituto gestito da religiosi. Che rapporto hai con la religione, con la fede?”.

“Non sono un credente”.

“Non credi nell'esistenza di Dio?”.

Ary rifletté. Perché mai un demone voleva sapere se era ateo o meno? Che differenza poteva mai fare?

“Non credevo potesse esistere, fino a non molto tempo fa" ammise “Non ci credevo e non mi interessava. Ora, lo devo ammettere, sono costretto a rivedere le mie posizioni. Insomma… ho davanti a me il Diavolo, perciò devo dedurre che da qualche parte ci sia anche Dio".

“E questo come influisce sul tuo vivere?”.

“Direi che non influisce per nulla. Se Dio esiste, non è il genere di entità che potrei pregare o in cui mi sentirei di riporre la mia speranza o la mia fede".

“E come mai?”.

“Perché…”. Il mortale ripensò ad alcuni passaggi della propria vita e rifletté su come vedeva il mondo. Storse il naso, prima di rispondere. “Perché non ho bisogno di un Dio così”.

“Così…?”.

“È vostro padre, no? Non mi sembra il caso di infierire…”.

“Infierisci pure" si intromise Lucifero, con un ghigno soddisfatto sul viso.

“Sinceramente… il mondo è un disastro. L'essere umano è un disastro. Mi ero convinto che fosse fatto così, esaminando il tutto da un punto di vista scientifico. L'uomo è un animale, anche se leggermente più evoluto di altri, e come tale si comporta. Si fa la guerra da sempre, si odia da sempre. Ha le capacità di vivere in modo diverso ma non lo fa. In sostanza, è malvagio. E se esiste un Dio che se ne sta lì a guardare tutto questo… significa che è altrettanto malvagio. E non ho bisogno di pregare un malvagio".

“Uh. Blasfemo!” ridacchiò il sovrano “Malvagio come me, intendi?”.

“No. All'Inferno viene punito chi ha commesso peccati, come chi viene messo in galera perché ha commesso un reato. Questa non è malvagità: è giustizia".

Lucifero si poggiò sulla sedia, reggendosi la testa. Che strana risposta…

“Perciò…” riprese a parlare Semiyaza, approfittando del silenzio “Se ti venisse data la possibilità di andare in Paradiso, tu…”.

“In Paradiso?! Io?!” interruppe Ary “Ma mi avete visto? Dubito che uno come me, con ali e coda, possa trovare le porte aperte e gli striscioni di benvenuto…”.

“I miracoli…”.

“Non mi serve un miracolo. Non adesso. Ci speravo quando ero un bambino, e sognavo una famiglia ed una vita diversa. Mi serviva, probabilmente, quando non avevo più prospettive o quando la mia vita si era spenta, e sentivo di girare in tondo senza una via d'uscita. Lì, forse, avrei apprezzato un miracolo di Dio. Pensandoci… Keros è stato il mio miracolo. E non ho bisogno di altro".

“Dunque saresti disposto a legare per sempre la tua anima all'Inferno?”.

“Certo. La mia famiglia appartiene a questo luogo. Così come vi appartengono le persone più importanti della mia vita. Perché mai dovrei andare in Cielo? Non avrei nessuno ad attendermi”.

“Ma ti piace qui?” riprese Lucifero “Sii sincero…”.

“Suppongo mi debba abituare…”.

“No. Non ci si abitua. Mai. Credimi…”.

Il sovrano si era sporto leggermente, fissando negli occhi il mortale. In quello sguardo, Ary era riuscito a scorgerci malinconia, rancore ed una punta di follia. Quegli occhi erano di una profondità spaventosa.

“Che progetti hai?” domandò Mefistofele “Ora sei un demone, giusto? Che pensi? Come vedi il tuo futuro? Desideri diventare un tentatore, o un succubus come la matriarca Lilith? “.

“Ancora non lo so…” ammise l'uomo “Ci sono ancora tante cose che devo scoprire su di me…”.

“Avrai delle aspirazioni. Che facevi da mortale?”.

“Volevo diventare professore universitario. Ma mi ero perso per strada… ora voglio ricominciare, ed ho la possibilità di farlo”.

“Con Keros…?”.

“Keros è il mio miracolo. Keros è la mia vita. Ma chissà come possono cambiare le cose fra mille o più anni… Un passo alla volta. Per ora ecco i miei primi passi all'Inferno".

“Parlando ancora di divinità…” si espresse una demone dalla pelle nera “Dio non è uno soltanto. Alcuni di noi, un tempo, erano Dei. Qui all'Inferno regnano angeli caduti, ma non solo. Molti sono antichi Dei, dimenticati e snaturati per colpa della religione che venne dopo di loro. Molti avevano templi e gente adorante. Quelli come loro… come li vedi?”.

“Percepisco la vostra potenza" ammise l'uomo “E comprendo la vostra rabbia. Le religioni antiche mi hanno sempre affascinato. Però non posso esser certo di voler adorare qualcuno di voi, seppur Dio antico e misterico. Sono disposto ad obbedire, ovviamente. Rispetterò la gerarchia, mi inchinerò e mi inginocchierò dinnanzi a colui che mi sovrasta di grado, ma non so se mi riuscirà mai possibile venerarlo come una divinità”.

“Ho capito… un'ultima cosa: ti sei mai nutrito di sangue umano? Hai mai ucciso?”.

“No…”.

“Hai almeno mai assaggiato il sangue?”

“Sì. Non umano”.

“Ed hai intenzione di divenire un vero demone vampiro, che si nutre di umani e demoni? Che uccide, per placare la propria fame?”.

“Io… non lo so. Non so se vorrò mai uccidere…”.

La commissione non rivolse altre domande. Dopo un rapidissimo consulto, congedarono tentato e tentatore, invitandoli a lasciare la stanza.

 

“Sono il tuo miracolo?” mormorò Keros ed Ary gli sorrise.

Uno accanto all'altro, attendevano che la porta si riaprisse. Aspettavano il verdetto, il termine di quell'esame finale. Entrambi si chiedevano se le risposte che avevano dato erano state soddisfacenti e convincenti. Entrambi temevano di aver detto troppo o troppo poco. A supportarli in quegli attimi, vi erano anche Lilien, Leonore, Simadé ed altri conoscenti del mezzodemone.

“Sarai un maestro straordinario” sussurrò Ary.

“E tu un demone perfetto" gli rispose Keros.

Il tempo scorreva lento, troppo lento. Il nervosismo saliva. Quando la porta si aprì, e furono chiamati i nomi di entrambi, il principe prese un profondo respiro prima di entrare.

La commissione fissava il candidato e l'anima, al centro della stanza. Il silenzio faceva agitare non poco il sanguemisto, che si alzava e si abbassava sulle punte dei piedi nervosamente. Questa volta, fu Astaroth a prendere la parola. Il demone, con gli immancabili tacchi alti e lunghe unghie smaltate, era incredibilmente serio. Con un diadema fra i capelli, a ricordarne il titolo nobiliare, lasciò trascorrere ancora qualche istante. Il resto della commissione si era seduta, in silenzio, e tutti gli occhi erano puntati su Keros.

“Mio allievo…” iniziò a parlare Astaroth “Abbiamo esaminato il tuo percorso fino ad oggi, giungendo ad una conclusione. Prima però di svelarti la nostra decisione, permettimi di dirti alcune cose".

Keros annuì, non sapendo se preoccuparsi o meno.

“Sei stato un ottimo allievo, nelle terre più selvagge degli Inferi. Tuttavia, già all'ora, avevo intuito qualche particolarità in te. Avevo colto un lato che tu ti ostinavi a voler rinnegare, celare. Forse perfino cancellare. Ricordo di averne discusso con Vostra Maestà Lucifero interpretando, erroneamente, quel lato come un rimasuglio di DNA angelico che tutti noi caduti ancora possediamo. Avevo sentito di cuccioli nati con alcuni tratti angelici, che però ovviamente non erano stati lasciati in vita. Non potevo certo immaginare la realtà dei fatti, al tempo! Nonostante la mia riluttanza iniziale, suggerii al sovrano di non permetterti di sopprimere quel lato di te. Quell'empatia, quella grazia… Uccidendole non avresti fatto altro che trovare infelicità. Ricordo anche di averti spinto ad essere te stesso, così come ogni tuo maestro ha fatto, imparando ad amare ogni singola particolarità che ti contraddistingueva. Lo ricordi?”.

“Sì, maestro. Lo ricordo" ammise il principe, un po' in imbarazzo.

“E ricordi quale è stata la tua reazione?”.

“Ricordo di aver nascosto sempre e comunque un lato di me. Per tanto tempo".

“Dati gli ultimi accadimenti, ora che ho appreso a mia volta di chi porti il sangue nelle vene, sotto certi aspetti comprendo la tua riluttanza. Ciononostante… ammira che splendore! Da ragazzino insicuro, che cerca di sembrare qualcosa che non è, a uomo forte e sicuro di sé. La magnificenza di simili ali d'angelo solo un mentecatto vorrebbe dissolverla. La fierezza in questi occhi, in cui si possono intravedere le fiamme degli Inferi e la vastità del Cielo, metterebbe in soggezione anche il più potente dei diavoli. Keros: sei bellissimo! Ed ora tu mi guardi e sorridi. E so che in tanti te lo hanno detto e ripetuto, ma solo ora anche tu ci credi davvero. Finalmente anche tu ci credi per davvero! Prima, probabilmente, pensavi che ti venisse detto perché un lato di te non si vedeva. Io ora vedo te, il vero e totale te stesso, e ti trovo bellissimo”.

“Grazie…” mormorò il mezzodemone, in lieve imbarazzo.

“Detto questo… Dovevamo giudicarti, decidere se sei degno di essere un maestro. Sai bene che questo esame non può essere ripetuto, e sinceramente ti avrei consigliato di non avere troppa fretta. Sei uno dei più giovani che han voluto proporci questa sfida e l'hai proposta in un modo decisamente singolare. Hai creato un caso zero, un primo nuovo modo di ottenere l'anima. Tutto questo non è molto ortodosso, credo tu ne sia consapevole".

“Lo sono. Io…”.

“Silenzio, per cortesia. Abbiamo alcune riserve. Per esempio… chi si occuperà della crescita demoniaca dell'anima finale? Ovviamente ha ancora un lungo percorso davanti. Dovrà imparare a nutrirsi ed a vivere come un demone vampiro, non come un umano che sorseggia sangue principesco. Solo una volta compiuto quel passo, solo dopo aver ucciso, lo si potrà definire un demone interamente. Poi spetterà a lui scegliere. Ricapitolando: l’anima non può andare in Cielo, questo ormai è certo. Non siamo però del tutto sicuri che, con i suoi pensieri da ateo, non possa poi dissolversi in nulla come una qualsiasi anima senza fede”.

“Ma non è quel che accade ai demoni?” interruppe Ary.

“Prego…?” alzò un sopracciglio Astaroth.

“I demoni, quando muoiono, non si dissolvono in polvere?”.

“Noi demoni non abbiamo un'anima. Tu hai l'anima, essendo in parte con sangue umano. Commettendo un peccato mortale, e credendo in qualcosa, sarai legato all'Inferno. Altrimenti, alla morte, l'anima si dissolverà”.

“Io però non mi definisco ateo. Io credo in qualcosa. In qualcuno".

“In cosa?”.

“In Keros".

Il mezzodemone spalancò gli occhi, perplesso.

“Io credo in Keros" continuò Ary “Io amo Keros. Lui, come ho già detto, è il mio miracolo. Io credo in lui, e gli devo tutto. Se mi chiedete di cedere la mia anima a qualcuno, quel qualcuno sarà sicuramente Keros. E posso farlo anche subito, se volete. Devo firmare un qualche tipo di contratto? Patti di sangue o cose del genere?”.

I demoni della commissione ridacchiarono. Quel mortale doveva aver visto troppi film…

“Questo cambia tutto" sorrise Astaroth “Se il vostro legame di carne e sangue è così forte, tanto da farti rinunciare alla natura ed all’anima umana, allora i nostri dubbi si dissolvono. La tua anima appartiene all'Inferno, perciò l'esame è da ritenersi interamente superato”.

Keros non aprì bocca, senza sapere cosa dire, mentre Ary sorrideva.

“Da questo giorno…” ricominciò a parlare Astaroth “Voi, principe Keros, siete un maestro. E tu, giovane un tempo mortale, ora sei ufficialmente riconosciuto come demone di nome Arikien. Il principe, ed il tuo antenato Alukah, provvederanno a terminare il tuo percorso di transizione. Keros… vieni avanti".

Il mezzodemone, ancora senza parole, camminò fino a raggiungere Astaroth. Il demone sorrise, così come tutti i presenti.

“A nome di tutta la commissione, vi diamo il benvenuto nella categoria dei maestri".

Al sanguemisto fu appuntato un monile sul petto, con una catena d'oro. Tutti i maestri portavano quel ciondolo, ed ora anche lui poteva sfoggiarlo.

“Congratulazioni” gli mormorò Astaroth, ed il resto dei demoni presenti ripeterono quella parola a turno.

“G… grazie" riuscì finalmente a parlare Keros.

“Ora puoi andare" fu congedato “Sii fiero di te stesso".

Il mezzodemone si inchinò ripetutamente e lasciò la stanza, seguito da Ary. Chiuse la porta dietro di sé, ancora incredulo. Fuori aspettavano di sapere come fosse andata, non capendo come interpretare quel silenzio. Poi Keros non riuscì più a trattenere la felicità e scoppiò a ridere per l'entusiasmo.

“È fatta?” chiese conferma Leonore.

“È fatta!” confermò Keros, ricevendo un abbraccio.

“E ora che si fa?” sorrise Ary “Come festeggiate voi demoni un evento del genere?”.

“NOI demoni, vorrai dire" lo corresse Keros “Ad ogni modo… non ne ho idea, lo ammetto!”.

“Potremmo organizzare una festa" proposte Lilien “Come quando avevamo solo mille anni! Insegniamo ad Arikien come di divertono i demoni".

La porta nel frattempo si era riaperta ed i membri della commissione si stavano allontanando, dedicando altri complimenti al principe.

“Chi si unisce a noi stasera?” propose Mefistofele “Vi invito tutti. Ad ubriacarci o fare altro, dipende da voi. Voglio essere il primo ad offrire da bere a questo nuovo, piccolo maestro! Voi che dite, ci state?”.

“Certo che sì!” annuì il sanguemisto “A stasera!”.

Keros ancora salutava e ringraziava per i complimenti, dando le spalle alla porta. Si sentì afferrare e stringere forte. Il principe si irrigidì qualche istante, prima di capire chi lo stesse avvolgendo.

“Il mio piccolo cucciolo demoniaco…” mormorò una voce.

“Il mio grande e bellissimo papà” rispose Keros, rispondendo all'abbraccio di Lucifero.

“Sono molto fiero di te" proseguì il sovrano.

“Vieni a festeggiare con noi al Mephistofel questa sera?”.

“Farò il possibile” sorrise il Diavolo “Devo prima verificare alcune cose. Hai notato i posti vuoti, suppongo…”.

“Sì. Che cosa…?”.

“Nulla, non ti preoccupare. Corri a far festa!”.

Il re si allontanò lungo il corridoio, lasciando Keros al suo entusiasmo.

“Ora la tua anima appartiene me" sghignazzò il principe, rivolto ad Ary.

“Pensavo lo sapessi già” fu la risposta “E mica solo quella…”.

“Che intendi dire?”.

“Puoi chiedermi qualsiasi cosa, oltra all'anima. Una mano, un braccio, una gamba… il cuore…”

“Mi andrebbe comodo il tuo cuore. Il mio l'ho dato a te, tempo fa".

“Che cosa pateticamente e teneramente romantica" commentò Lilien “Propongo di andare a cambiarci e prepararci per il Mephistofel. Che dite?”.

“Ti do del tutto ragione" ghignò Keros “Questo abito è di una scomodità assurda".

“Allora a dopo" si congedò Leonore.

“Tu vieni con me" parlò Keros, prendendo per mano Ary “Perché toglierci i vestiti inutilmente? Rendiamo più divertente la cosa…”.

 

Scusate il mostruoso ritardo. Ormai aggiorno poco, chiedo scusa :( tenterò di recuperare! A presto!

   
 
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