La nebbia nella mia mente, che offusca la realtà, viene infittita dai mondi immaginari di cui vengo a conoscenza o che creo da me.
Questa nebbia mi fa confondere ciò che voglio fare e ciò che c'è la possibilità di fare, la stessa nebbia che mi permette di immergermi così profondamente nei personaggi fantastici di cui seguo le gesta, che ne condivido emozioni o sentimenti, con un livello di empatia a me difficile da comprendere, perché forse empatia non è, non riesco a distinguere un sentimento che provo davvero, da uno che mi sono autoimposto perché mi sento di doverlo provare.
Non so se sono davvero innamorato della ragazza che spesso appare nei miei pensieri, o ho solo attribuito a lei il ruolo di amore impossibile ricorrente spesso nelle storie che seguo.
Sono diventato insofferente alla mia sorte, ai danni che le mie azioni autodistruttive provocano a chi mi circonda. Per questo preferisco stare solo anche se questo mi fa soffrire.
I libri e le storie che seguo sono come droghe per me, mi offuscano la mente e fanno sparire i problemi del mondo reale, per questo più ne faccio uso più ne voglio, ma come le droghe, più le usi più queste perdono efficacia, lo stesso è per me, le storie sono ripetitive o scontate, oppure scritte male o troppo brevi, sempre più difficili da trovare nuove storie che smuovano le mie emozioni, facendomi sentire più umano.
La nebbia nella mia mente è ciò che mi sta distruggendo, ma è anche ciò che mi tiene in vita e mi protegge dal dolore e dalla sofferenza della vita reale.
Come ormai è noto all'umanità, l'essere umano crea sempre l'arma perfetta per autodistruggersi.