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Autore: Holly Snowflakes    11/04/2019    0 recensioni
Christoph è un uomo come tanti, con una vita semplice e tranquilla che vorrebbe a tutti i costi cambiare. A qualunque costo. Ma bisogna stare attenti a ciò che si desidera. Soprattutto quando nel mondo ordinario che tutti conosciamo si nasconde la magia. Sarà davvero disposto Christoph a rinunciare al vecchio se stesso per ottenere ciò che vuole? Viaggiando tra i suoi ricordi e il suo presente lo scopriremo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Nota: Il testo scritto in corsivo obliquo rappresenta il passato, i ricordi di Christoph) 

|Presente:|
Christoph correva a perdifiato, inciampando nelle radici e sbucciandosi le mani sporche di terra. La foresta era un intrico di rovi che gli laceravano le vesti già consunte; incurante di tutto ciò continuava imperterrito la sua folle corsa schivando i tronchi per un soffio e saltando i rami più bassi. A un tratto si ritrovò di fronte a una parete di cespugli che gli sbarrava la strada, ma ormai lanciato nella corsa fece appena in tempo a coprirsi il volto con le mani e vi si tuffò dentro. Una volta liberatosi dagli ultimi ramoscelli si fermò. Non ebbe bisogno di guardarsi attorno per capire che aveva finalmente raggiunto la sua meta, una distesa di erba smeraldina punteggiata di bianco.
Hisaèl non aveva mentito, la Valle dei narcisi si stendeva infinita sotto ai suoi occhi.
Si lasciò cadere sfinito a terra, la testa tra le mani, liberando quelle lacrime a lungo represse. Cosa aveva fatto? Era solo ed esclusivamente colpa sua se si ritrovava in quelle condizioni disperate. Tastò la tasca logora dei pantaloni e ne estrasse una carta da gioco, bianca e perfetta, in netto contrasto con lui, sporco e stravolto. La rigirò tra le dita con un’espressione di sommo disgusto. Da un lato il disegno bianco e nero a fitti scacchi, dall’altro una lama scintillante con l’elsa decorata a motivi azzurri e blu elaborati: un asso di spade. La strinse nella mano con una forza tale da far sbiancare le nocche delle dita, quasi volesse polverizzarla, ma quando la riaprì la carta tornò perfetta e senza l’ombra di una spiegazzatura. Stizzito, la ripose di nuovo nella tasca e si rialzò da terra. «In un modo o nell’altro farò ammenda» sussurrò a se stesso. Pre-se a scendere per il pendio della collina cercando di ritrovare la calma e di non finire ruzzoloni. Le parole che aveva scambiato un anno prima con la sensitiva, ultimamen-te suonavano nella sua testa come una nenia tormentante, e di nuovo, mentre conti-nuava a camminare, la sua mente sprofondò nei ricordi.
 
*
 
«Sei davvero disposto a vendere la tua anima per realizzare ciò che vuoi?» gli aveva detto la donna guardandolo intensamente negli occhi.
Christoph aveva annuito convinto.
«Non sempre i nostri desideri sono giusti. E non sempre sono le cose materiali a farci sentire realizzati…»
Lui, impassibile, non aveva replicato, sottolineando ancor di più la sua convinzione a proseguire e Hisaèl si era arresa.
«…ma se ne sei proprio sicuro, allora io non posso far altro che accontentarti.» Così dicendo gli aveva consegnato la carta.
Scettico, aveva chiesto alla donna cosa avrebbe dovuto farsene di un asso di spade. Se avesse anche solo potuto immaginare le disastrose conseguenze se la sarebbe data a gambe levate e invece era rimasto seduto al suo posto ad ascoltare le indicazioni della donna.
«Non è una carta qualunque. L’asso di spade che vedi è tanto potente quanto sembra innocuo. La sua lama è in grado di strapparti l’anima. In cambio potrai avere ciò che vuoi.»
Christoph era rabbrividito a quelle parole. Gli sembrava una cosa sciocca e terrificante insieme. Aveva sentito parlare di gente che era diventata immensamente ricca e potente vendendosi l’anima e gli era sembrata una cosa tanto assurda da prenderla subito in considerazione. C’era davvero qualcuno che ti dava dei soldi per la tua anima? Dei bei bigliettoni materiali, veri e tangibili, in cambio di qualcosa che non si tocca, vede o sente? Che in pratica non esiste? Bene, allora quel ‘qualcuno’ avrebbe fatto al caso suo. Era stufo di vivere di rinunce e sacrifici, e la sua anima non gli sembrava un prezzo troppo alto da pagare.
«Aspetta l’alba, e al sorgere del sole posa la carta precisamente sul tuo…»
«…cuore?» aveva suggerito lui anticipandola con un sopracciglio canzonatorio sollevato. Era una cosa talmente stupida da essere tanto prevedibile.
Hisaèl era parsa offesa dal suo cinismo, ma aveva proseguito: «Sì, esattamente. Sul cuore. E dichiara ad alta voce l’intento di liberarti della tua anima.»
«Cosa dovrei dire, di preciso? Bibbidi bobbidi b…»
«Christoph.» lo aveva interrotto lei con uno sguardo di rimprovero.
«Perdonami, vai avanti.»
«Perché sei qui se non credi in queste cose?» gli aveva chiesto la donna scuotendo incredula la testa. «Tu pensi che sia tutta una farsa, che nulla cambierà dopo il rito, ma non è così. Non dovresti vendere la tua anima se davvero credi di non possederne alcuna. Potresti pentirtene amaramente, molto più di una persona coscienziosa che commette la tua stessa follia.»
Christoph si era raddrizzato sulla sedia. Non aveva voglia di ramanzine né di discorsi strambi. Voleva solo i suoi soldi. «So perfettamente cosa faccio. Cosa devo dire, una volta messa la carta sul cuore?»
La donna aveva trattenuto ancora un istante lo sguardo nel suo, poi aveva chiuso gli occhi e aveva recitato: «Sicut dereliquerunt me. In vallem daffodils et frangendum est
Quando la donna li aveva riaperti, Christoph aveva tirato un sospiro di sollievo. Non aveva capito una sola parola di quella frase, anche se gli sembrava latino, ma il tono che Hisaèl aveva usato mentre pronunciava quelle parole era stato freddo e innaturale, quasi disumano. «Bene, direi che è tutto» aveva detto lui alzandosi, desideroso di andarsene al più presto. Aveva comunque riposto la carta in una tasca dei pantaloni ed era andato via, sicuro che non avrebbe mai ricordato quei versi e che forse non aveva importanza, vista l’assurdità della cosa. Come gli era venuto in mente di credere a certe stramberie anche solo per un istante?
Invece, il giorno dopo, con suo sommo stupore, i versi li aveva ricordati eccome, neanche fossero le strofe di una poesia imparata da bambino. Si era svegliato inquieto con quella strana frase in testa, e la cosa più assurda era che riusciva a tradurne le parole pur non conoscendone la lingua: “Vai lontano da me. Nella Valle dei narcisi e degli infranti”. Ma nonostante gli sforzi non era riuscito a comprenderne il significato. Si era infilato la giacca ed era uscito.
Al sorgere dell’alba aveva camminato senza meta, fino a raggiungere il punto più alto della cittadella, su una collina dove campeggiavano i resti di alcune fabbriche dismesse e da cui si godeva il panorama dell’intera città. Quando i primi raggi del sole avevano fatto capolino a est rischiarando l’orizzonte, il suo corpo aveva agito da solo, le mani che stringevano la carta si erano sollevate e avevano posato la carta sul petto, in alto a sinistra. Chiuse gli occhi. Tremava non poco per essere uno che non credeva al sovrannaturale. «Sicut dereliquerunt me. In vallem daffodils et frangendum est!» gridò all’aria, scandendo bene le parole e resistendo all’impulso di aprire gli occhi per capire come mai all’improvviso si era alzato tutto quel vento. Quando era tornata la calma aveva sollevato le palpebre a un cielo ormai azzurro e rosa. La carta tra le sue mani era bollente e lui si sentiva diverso, come se qualcosa dentro di lui fosse cambiata per sempre. Iniziava a lasciarsi contagiare da quelle sciocchezze, forse.
Tornato a casa, vide un uomo vestito di nero e con gli occhiali da sole in piedi, al di fuori del suo cancello, che pareva stesse aspettando proprio lui.
«Lei è il signor Christoph Delahrm?»
«Sì…»
L’uomo in nero gli si era avvicinato e gli aveva consegnato un pacco pesante comparso dal nulla tra le sue mani.
Christoph, confuso, lo aveva posato a terra e lo aveva aperto. Per poco non era svenuto. Il pacco era pieno di spesse mazzette allineate. Con tutti quei soldi avrebbe potuto vivere di rendita per generazioni! Ma quando si era voltato per chiedere spiegazioni, l’uomo in nero si era dileguato nel nulla.
   
 
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