|PRESENTE|
L’odore dolce dei narcisi lo confondeva. Vagava nella valle da quelle che parevano ore intere, ormai. Non avrebbe saputo dirlo con precisione, il tempo era un concetto astratto. Eppure doveva far presto. Avviluppato da un’aura di angoscia, iniziò a menare fendenti con le braccia, strappando steli d’erba e fiori, gridando e correndo. Poi d’un tratto, in lontananza, si sollevò una nube perlacea che iniziò a correre velocemente nella sua direzione. Capì immediatamente: lo sciame di anime lo stava per travolgere, aveva solo qualche istante per poter convincere la sua anima a tornare nel suo corpo. Si alzò in piedi e allargò le braccia al cielo. Lo sciame opalino lo travolse in pieno. Sentì passare milioni di anime come soffi leggeri di carezze e al contempo decisi come schiaffi. Cercò con tutte le sue forze di tenere aperti gli occhi ma non ne ebbe bisogno per riconoscere la sua anima in quel turbinio, perché fu lei a schiantarsi nel suo petto, dolce e violenta, bisognosa di tornare a occupare il suo posto, ignara che quella sarebbe stata l’ultima volta.
*
|Ricordo|
Dopo il viaggio in Marocco nulla fu più uguale a prima. Quando aveva visto l’asso di spade nella mano della bella berbera si era sentito mancare, e finalmente aveva capito le parole della donna. Il povero d’animo era lui, e se non si fosse pentito di tutte le sue azioni crudeli e sconclusionate era sicuro che sarebbe finito male. Aveva bisogno di risposte. Così era tornato da Hisaèl e dallo sguardo con cui lei lo aveva accolto, sospettò che lo aspettasse già da un po’. Raccontò alla donna dell’incontro avuto in Marocco con la chiromante Damer e di ciò che gli aveva predetto. Hisaèl non lo interruppe mai, ma alla fine del resoconto la donna gli chiese, come se lui non avesse mai intrapreso quel discorso: «Hai sentito della nostra Marisòl?»
«Marisòl? No, cosa è successo?» chiese lui con educazione, anche se, avendo altre urgenze, non aveva alcuna intenzione di parlare di recite e pagelle.
«È malata.»
Una sgradevole sensazione di gelo iniziò a insinuarsi nelle sue ossa. «Malata nel senso che ha il morbillo?»
«No, Christoph. È malata di cancro e sta per morire. Solo un miracolo può salvarla, ormai.»
La morsa di gelo divenne reale e gli strinse lo stomaco, nauseandolo all’istante.
Allora era per quello che Jordan si era allontanato da lui, perché aveva ben altro a cui pensare. La sua non era una scusa per arrivare al suo denaro, era stato sincero. E lui aveva ignorato e deriso la richiesta di un padre disperato e bisognoso di salvare la propria bambina. Come poteva essere stato così cieco ed egoista?
La voce di Hisaèl interruppe i suoi avvelenati pensieri: «La donna che hai incontrato in Marocco, Damer… Sai cosa vuol dire in marocchino la parola ‘Damer’?»
Christoph era troppo sconvolto per rispondere a qualunque domanda.
«Significa ‘coscienza’.»
Christoph abbassò la testa mortificato. Hisaèl sapeva del suo rifiuto di aiutare Jordan. Una cieca disperazione prese il sopravvento, e senza più vergogna iniziò a piangere calde lacrime di rimpianto e tristezza. Man mano che si calmava un pensiero folle ma sempre più lucido prese strada nella sua mente. «Hisaèl, devi aiutarmi. Se c’è anche un solo modo di salvare Marisòl allora sono disposto a sacrificare qualunque cosa.»
Gli occhi di Hisaèl si inumidirono. «Un modo c’è. Ma dovrai sacrificare tutto. Tutto.»
L’odore dolce dei narcisi lo confondeva. Vagava nella valle da quelle che parevano ore intere, ormai. Non avrebbe saputo dirlo con precisione, il tempo era un concetto astratto. Eppure doveva far presto. Avviluppato da un’aura di angoscia, iniziò a menare fendenti con le braccia, strappando steli d’erba e fiori, gridando e correndo. Poi d’un tratto, in lontananza, si sollevò una nube perlacea che iniziò a correre velocemente nella sua direzione. Capì immediatamente: lo sciame di anime lo stava per travolgere, aveva solo qualche istante per poter convincere la sua anima a tornare nel suo corpo. Si alzò in piedi e allargò le braccia al cielo. Lo sciame opalino lo travolse in pieno. Sentì passare milioni di anime come soffi leggeri di carezze e al contempo decisi come schiaffi. Cercò con tutte le sue forze di tenere aperti gli occhi ma non ne ebbe bisogno per riconoscere la sua anima in quel turbinio, perché fu lei a schiantarsi nel suo petto, dolce e violenta, bisognosa di tornare a occupare il suo posto, ignara che quella sarebbe stata l’ultima volta.
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|Ricordo|
Dopo il viaggio in Marocco nulla fu più uguale a prima. Quando aveva visto l’asso di spade nella mano della bella berbera si era sentito mancare, e finalmente aveva capito le parole della donna. Il povero d’animo era lui, e se non si fosse pentito di tutte le sue azioni crudeli e sconclusionate era sicuro che sarebbe finito male. Aveva bisogno di risposte. Così era tornato da Hisaèl e dallo sguardo con cui lei lo aveva accolto, sospettò che lo aspettasse già da un po’. Raccontò alla donna dell’incontro avuto in Marocco con la chiromante Damer e di ciò che gli aveva predetto. Hisaèl non lo interruppe mai, ma alla fine del resoconto la donna gli chiese, come se lui non avesse mai intrapreso quel discorso: «Hai sentito della nostra Marisòl?»
«Marisòl? No, cosa è successo?» chiese lui con educazione, anche se, avendo altre urgenze, non aveva alcuna intenzione di parlare di recite e pagelle.
«È malata.»
Una sgradevole sensazione di gelo iniziò a insinuarsi nelle sue ossa. «Malata nel senso che ha il morbillo?»
«No, Christoph. È malata di cancro e sta per morire. Solo un miracolo può salvarla, ormai.»
La morsa di gelo divenne reale e gli strinse lo stomaco, nauseandolo all’istante.
Allora era per quello che Jordan si era allontanato da lui, perché aveva ben altro a cui pensare. La sua non era una scusa per arrivare al suo denaro, era stato sincero. E lui aveva ignorato e deriso la richiesta di un padre disperato e bisognoso di salvare la propria bambina. Come poteva essere stato così cieco ed egoista?
La voce di Hisaèl interruppe i suoi avvelenati pensieri: «La donna che hai incontrato in Marocco, Damer… Sai cosa vuol dire in marocchino la parola ‘Damer’?»
Christoph era troppo sconvolto per rispondere a qualunque domanda.
«Significa ‘coscienza’.»
Christoph abbassò la testa mortificato. Hisaèl sapeva del suo rifiuto di aiutare Jordan. Una cieca disperazione prese il sopravvento, e senza più vergogna iniziò a piangere calde lacrime di rimpianto e tristezza. Man mano che si calmava un pensiero folle ma sempre più lucido prese strada nella sua mente. «Hisaèl, devi aiutarmi. Se c’è anche un solo modo di salvare Marisòl allora sono disposto a sacrificare qualunque cosa.»
Gli occhi di Hisaèl si inumidirono. «Un modo c’è. Ma dovrai sacrificare tutto. Tutto.»