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Autore: vali_    12/04/2019    3 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: Lo so, lo so… sono in tremendo ritardo ç_ç ma vi assicuro che queste settimane sono davvero terribbbbili.
Non sono nemmeno riuscita a rispondere a tutte le recensioni, ma prometto che recupererò quanto prima.
Siamo quasi alla fine di questa storia (T___T) e questo è un capitolo molto, molto importante. Spero di non aver combinato qualche cavolata; vi giuro che sono eccitata e spaventata allo stesso tempo nel pubblicarlo. Abbiate pietà di me *si copre la faccia in attesa dell’arrivo dei pomodori*
Vi mando un grosso abbraccio e vi saluto, a mercoledì prossimo! (Sperando di farcela davvero a pubblicare il giorno giusto, stavolta) :***

Capitolo 31: Brotherhood
 
Brotherhood means
I will always come for you,
No matter the cost
 
(Unknown)
 
 
Siede su una delle poltroncine rosse di una tavola calda, l’ennesima delle ultime settimane. Davanti a lui, un grosso piatto d’insalata che probabilmente stenterà a finire e, dall’altra parte del tavolo, Ellie e suo fratello, che si mangiano un panino a testa – quello di Dean ovviamente abbonda di patatine e cipolla, mentre quello di lei è decisamente più contenuto.
 
Sono in viaggio, come al solito. Si sono appena lasciati alle spalle un caso di scambi di corpi e stregoneria, una cosa che li ha riguardati fin troppo da vicino – almeno secondo i gusti di Sam, ma è sicuro che anche Dean sia della stessa opinione – e ora sono in giro, al momento senza una meta precisa.
 
Sono passati un altro paio di mesi e per una volta può dire che le cose vanno bene… più o meno. Non hanno ancora trovato Ava, tantomeno Occhi Gialli, ma per il resto tutto scorre quasi tranquillamente, il che è un miracolo, considerando come se la passavano fino a poco tempo fa.
Hanno viaggiato molto, negli ultimi tempi, passando da un caso all’altro quasi senza sosta. Infatti, non hanno avuto modo di tornare da Bobby e praticamente non lo vedono da Natale. Lo sentono spesso, come sempre, sia per qualche caso che per sapere come se la passa, ma per il resto non hanno fatto altro che cacciare e, quando prendevano un po’ di respiro, erano troppo lontani per raggiungere Sioux Falls e spesso e volentieri Dean non aveva voglia di arrivare fin lì. O magari trovavano subito un altro caso e non avrebbero avuto nemmeno il tempo materiale per fare un saluto. Un peccato, ma avranno modo di recuperare.
 
Sono dalle parti di Hays, in Kansas, e si sono fermati solo per cena. Ripartiranno presto, anche se non sanno ancora per dove. Forse potrebbe essere l’occasione buona per andare a trovare Bobby, chissà. O forse continueranno a vagare fino al prossimo caso.
 
Sam osserva fuori dalla grande vetrata. Sono quasi le sette di sera, ma il cielo è abbastanza chiaro, almeno rispetto a un paio di settimane fa quando a quest’ora era già buio da un pezzo. La primavera è alle porte [1] e non solo per i piccioncini che ha di fronte che, finalmente, sembrano aver ritrovato un po’ di serenità.
 
L’aveva vista brutta dopo che aveva parlato con Dean. Aveva capito che non fosse convintissimo di lasciare Ellie, tutt’altro, ma con lui non si può mai sapere. Anche perché era ben determinato a cambiare le cose, quello sì. Invece, poi, fortunatamente ha cambiato idea.
 
Sam ricorda ancora la loro conversazione, la mattina dopo il loro fatidico appuntamento. L’Impala era parcheggiata sul piazzale e il fatto che nessuno dei due fosse tornato in stanza per la notte lo faceva ben sperare. Quando ha visto Dean – che è rientrato quasi con la coda tra le gambe, gli occhi bassi e un’espressione furtiva sul viso –, Sam l’ha osservato bene: era vestito, ma aveva i capelli un po’ spettinati, anche se la cosa più evidente era senza dubbio la rosa di succhiotti che aveva sul collo.
Ricorda di avergli sorriso di sbieco «A giudicare dalle condizioni del lato destro del tuo collo, tu ed Ellie avete fatto pace».
Dean aveva portato una mano sulla parte indicata dal fratello, massaggiandola appena, gli occhi bassi velati di un sincero imbarazzo. «Sì, si è… si è data piuttosto da fare, stanotte».
Sam, che non voleva assolutamente sapere nulla delle sue performance e tantomeno di quelle di Ellie, si è fatto più serio. «Quindi hai cambiato idea. Non vuoi più lasciarla».
E lui ha scosso la testa, senza guardarlo negli occhi. Sam sa bene che non ha evitato un contatto visivo perché gli stava raccontando una bugia, ma piuttosto perché, dopo la discussione che avevano avuto, ammettere che aveva ragione era troppo. Tipico di Dean, ma Sam non se l’è presa: l’importante è che le cose siano andate per il meglio e che lui sia contento. E, a giudicare da come l’ha guardata quando sono usciti dalla stanza – lei stava aspettando accanto alla macchina –, lo era eccome e lo è ancora adesso. Doveva solo rendersi conto di quello che avrebbe perso a farla andare via e, anzi, forse questa discrepanza lo ha aiutato a capire di più il valore che lei ha nella sua vita.
 
Ellie, invece, in un momento in cui erano da soli – Dean era a farsi una doccia –, lo ha ringraziato tanto. L’ha fatto a modo suo, prestandogli un libro che Sam voleva leggere da un po’ e dicendogli grazie guardandolo dritto negli occhi. «Senza il tuo aiuto sono sicura che Dean ed io ci saremmo lasciati, in un modo o nell’altro. Non so se saremmo riusciti a recuperare. Invece adesso stiamo bene di nuovo e volevo ringraziarti per l’aiuto. È stato davvero prezioso». Sam non credeva di aver fatto tanto e le stava per rispondere che non c’era niente per cui doveva ringraziarlo, ma il suo sguardo era così sicuro e deciso che ha stroncato le sue intenzioni sul nascere. È una ragazza d’oro ed è contento che Dean non se ne sia dimenticato e abbia continuato a tenerla con sé.
 
Hanno anche festeggiato il compleanno di Dean, quest’anno, cosa che non succedeva da un pezzo, se la memoria di Sam non lo inganna. È stata una cosa sobria, ma è capitato in una di quelle giornate in cui non avevano un caso per le mani ed Ellie ha insistito parecchio affinché facessero qualcosa. È stata una sorpresa, per Dean, organizzata da lei e Sam in stretta collaborazione, ma stavolta è stata una cosa gradita. Insomma Dean sta ancora male per papà, è più che evidente, così come anche lui soffre per la sua mancanza, ma adesso la cosa è meno accentuata. Chissà, forse ha capito che le persone che lo circondano non sono lì per infastidirlo o forzarlo a distrarsi, ma quello che fanno è per il suo bene.
 
Hanno anche ripreso a uscire, sebbene non spessissimo. A volte è anche Sam che spinge per lasciarli da soli – tipo se vanno a cena fuori, magari finge di avere sonno per tornare presto al motel e lasciarli liberi di stare un po’ tra loro –, ma anche Dean, ogni tanto, ha qualche slancio in questo senso – cosa che non aveva più da un po’ – e la invita a cena o dopo per andare a fare una passeggiata da qualche parte. Poi trascorrono la notte fuori o tornano che è quasi mattina, ma questo succede di rado perché hanno sempre il timore che Sam possa avere qualche visione. Non glielo dicono, ma ha capito che è così.
 
Non è più ricapitato, in realtà. È un po’ che non gli succede, ma quando accade sta davvero male per qualche minuto e sia Dean che Ellie ci tengono a stargli vicino e di questo non potrebbe essergli più grato.
 
Insomma, Dean ci sta provando a essere un fidanzato attento e presente ed Ellie sembra nuovamente contenta. Lo nota anche adesso, quando Dean per farle un dispetto le ruba una patatina dal piatto e lei lo guarda male e gli dà una manata su un braccio, fingendosi arrabbiata. Poi ride e gliene prende due e gliele mangia davanti agli occhi, non prima di avergli fatto la linguaccia. «Così impari».
Sam li osserva divertito. È bello vederli così in sintonia.
 
Poi qualcosa distrae suo fratello: lo vede voltarsi alla sua sinistra, in basso, e abbassarsi per poi raccogliere da terra qualcosa di colorato. È una piccola trottola giocattolo, di quelle che i bambini lanciano con una specie di cordino di plastica. Dean si guarda un attimo intorno e, poco dopo, arriva di corsa un bambino castano. Avrà tre o quattro anni al massimo, indossa una tutina blu e rossa e guarda Dean con gli occhi speranzosi di chi è certo che tu abbia qualcosa di suo e sia pronto a restituirglielo.
Dean lo guarda un po’ stralunato «È tua questa, ragazzino?» e il bambino annuisce, un sorriso furbo stampato sul viso paffutello. Appoggia le manine sulla coscia sinistra di Dean ed Ellie si sporge a guardarlo, una mano poggiata al braccio destro di suo fratello e gli occhi grandi e così attenti che Sam non può fare a meno di chiedersi cos’è che la attira tanto in quella scena. Dean non fa in tempo ad aggiungere nulla che dietro il bimbo compare una donna che, a giudicare dal modo in cui si affanna a correre verso di loro, è decisamente la sua mamma.
«Scusate» chiosa non appena li raggiunge. È alta, i capelli neri raccolti in una coda di cavallo e due begli occhi verdi. Avrà sì e no trentacinque anni, o giù di lì. «Corre dietro a questa trottola come una furia ed è difficile stargli dietro».
Afferra la manina del bimbo e Sam osserva Ellie sorriderle «Non si preoccupi» mentre Dean con un sorriso gli restituisce il suo giocattolo.
Il bambino afferra il giochino, visivamente contento, e la mamma gli stringe la manina appena più forte. «Beh, come si dice?»
Il sorriso timido e sdentato del bimbo fa sorridere appena anche Sam «Grasie» e, mentre lo guarda allontanarsi con la sua mamma che ringrazia con un sorriso decisamente più sicuro e riconoscente, con la coda dell’occhio nota lo sguardo luccicante di Ellie, che sembra aver appena assistito alla scena più bella del suo film preferito. Ha ancora la mano appoggiata sul braccio di Dean e i suoi occhi seguono quelle due figure fino al loro tavolo, posizionato in fondo alla sala.
Sam sposta lo sguardo da lei a Dean – che ha ripreso a mangiare le sue patatine come se niente fosse – e le sorride appena «Ti piaceva la trottola o il bambino?» Ellie lo guarda un po’ perplessa «Lo hai fissato per tutto il tempo. Mi chiedevo se—»
La guarda scostare la mano dal braccio di Dean e arrossire appena. «Oh, il bambino».
Sam le sorride incuriosito «Ti piacciono i bambini?»
«Sì, molto. Sono pieni di vita e sono l’espressione della spontaneità e della spensieratezza» lo dice con gli occhi luminosi e sinceri, come se parlasse della cosa che più la emoziona al mondo. «A te piacciono?»
 
Sam inizialmente stringe le spalle. Fondamentalmente, non ci ha mai riflettuto più di tanto. Oddio sì, quando stava con Jessica sognava di sposarla e mettere al mondo insieme a lei almeno un paio di marmocchi, ma è un pensiero così lontano adesso che non sa propriamente cosa risponderle. Ma crede che sì, a prescindere che lui voglia farne o no – che è al momento la cosa più lontana nel suo mondo – gli piacciono.
 
Annuisce nella sua direzione e lei gli sorride, tornando alle sue patatine. Dean, dal canto suo, non dice nulla: continua a mangiare senza proferire parola. Non sembra nemmeno stupito di quest’affermazione di Ellie; segno che, molto probabilmente, ne era già a conoscenza, come buona parte delle stranezze e dei suoi gusti. Il fatto che fossero amici prima che fidanzati è stato sicuramente un buon modo per conoscersi meglio.
 
Per il resto della cena, Sam osserva Ellie in silenzio e nota che, in più momenti, i suoi occhi blu sono puntati sul bambino e sulla sua mamma. Anche quando escono dalla tavola calda, lei non distoglie lo sguardo finché non li vede uscire. Devono piacerle davvero molto.
 
Riprendono la strada poco dopo aver finito di mangiare e si dirigono verso ovest, in cerca di qualcosa di interessante. Si fermano un paio d’ore dopo; Sam ha nelle orecchie la voce di Ellie che canta a squarciagola “I wanna dance with somebody” di Whitney Houston che passa alla radio e il brontolio di Dean che ha ancora fame – come se non avesse mangiato come un lupo affamato a ora di cena. Si ferma a una specie di tavola calda per questo motivo, quindi; si trovano vicino a Leoti, ancora in Kansas [2] e il fortunato estratto a dover scendere dalla macchina, ahimè, è proprio Sam.
«Mi andrebbe un bel cheeseburger, con delle… cipolle. Sì, una marea di cipolle».
«Le hai già mangiate a cena, Dean. Poi non ti si sta vicino» il tono di Ellie è piuttosto uggioso, ma Dean non ci bada; prende un paio di banconote dal suo portafogli, le infila tra l’indice e il medio della mano destra e le porge a Sam. Osserva Ellie che, dietro di lui, si sporge verso di loro, le mani ancorate alla pelle dell’Impala. «Ti dispiace prendermi della cioccolata? Una barretta va bene, qualunque trovi» gli sorride «Ti do i soldi, asp—»
«Faccio io» Dean la interrompe prima che lei possa prendere la borsa ed estrarne il portafoglio, infilando di nuovo l’indice e il medio nel suo. Lo guarda negli occhi «Tu vuoi qualcosa?» Sam scuote la testa e a quel punto Dean gli dà solo un’altra banconota. «Mi raccomando le cipolle extra».
Sam sbuffa appena «Ha ragione Ellie, però: poi dobbiamo viaggiarci noi con le tue cipolle» ma Dean gli sorride sghembo e divertito, totalmente incurante di questo dettaglio, perciò non ci sarà verso di fargli cambiare idea. Sam sbuffa ancora aria dal naso e apre la portiera, per poi uscire dall’auto.
Sente distintamente Ellie ringraziare Dean per offrirle la cioccolata e lui alzare la radio e si dirige verso l’ingresso del piccolo autogrill.
 
È una serata come tante e anche altre persone hanno scelto la loro stessa meta per fare una sosta, a giudicare dalle macchine parcheggiate accanto all’Impala. S’incammina verso la porta d’ingresso, situata sul lato destro dell’edificio dalle pareti celestine e tre finestre che danno sul lato stradale, bordate da una cornice bianca. La scritta sul tetto recita “Cafe” scritto a caratteri cubitali, mentre quella posizionata sulla finestra centrale, è un neon rosso con su scritto “Aperto”. Si sono fermati qui proprio perché, come scritto sul cartello posto sul lato sinistro della strada [3], sono aperti a tutte le ore del giorno, il che è un toccasana per la fame continua di Dean.
 
Sam chiude un po’ di più i lembi della giacca prima di entrare. Ha piovuto molto qui e sta continuando a farlo seppur più lentamente, gli alberi sono pieni di goccioline d’acqua e non fa affatto caldo. Cosa che non vale, invece, per l’interno del piccolo locale, dove viene subito invaso dal chiacchiericcio dei clienti e da una temperatura diversa, decisamente più accogliente di quella esterna.
Si guarda velocemente intorno: il bancone attorniato da sedie alte di pelle marrone sulla destra, le poltroncine di pelle bicolore accanto agli altri tavoli sulla sinistra. È un ambiente piccolo, ma carino e ben sistemato.
Infila la mano destra in tasca e fa un sorriso alla cameriera – bassina, di colore con i capelli neri raccolti in una coda bassa, che indossa una camicia bianca che le mette in mostra le forme non proprio esili – che gli si avvicina. Sam fa solo in tempo a ordinare il cheeseburger per Dean quando vede la luce del lampadario tremare appena. D’istinto alza gli occhi: l’elettricità va e viene a momenti, la luce da intensa diventa più fioca e viceversa, ma quando si rende conto di cosa sta accadendo è già troppo tardi.
 
Si risveglia su delle assi di legno scuro, circondate da foglie secche sparse a terra. Si alza velocemente in piedi, capendo di trovarsi in un luogo completamente diverso dalla tavola calda di prima.
Fa qualche passo e si guarda intorno, frastornato e confuso. Tutto ciò che lo circonda è una landa desolata. Gli sembra di essere stato catapultato in qualche vecchio film western, di quelli che piacciono tanto a Dean: tutto ciò che vede sono una serie di vecchi edifici, tutti in legno, alcuni anche dismessi, posti uno accanto all’altro.
 
Fa qualche passo, continuando a girare gli occhi per cercare di orientarsi, senza ovviamente riuscirci. Si tocca le tasche dei jeans, riuscendo a trovare il cellulare. Lo prende in mano e, con profondo rammarico, si accorge velocemente che non c’è campo, perciò le speranze di chiamare Dean o Ellie e farsi dare una mano sono praticamente nulle.
 
Rimette il telefono in tasca, continuando a guardarsi intorno, completamente disorientato. La strada su cui poggia i piedi è sterrata, alla sua destra c’è un edificio che sembra un vecchio Saloon, con una specie di terrazza al primo piano – sempre rigorosamente di legno – e le pareti dipinte di rosso bordeaux. Poi una vecchia ruota, posta su delle assi di legno per non si sa quale motivo e altri edifici alla sua sinistra, uno dipinto di bianco e l’altro rosa.
 
Il posto sembra deserto e Sam comincia a perlustrarlo, partendo dall’edificio alla sua sinistra. Si avvicina, sbircia dalle finestre ma non c’è nulla, è completamente vuoto. L’unica cosa che scopre è che era il negozio di un calzolaio [4], ma l’informazione non è esattamente utile alla sua ricerca. Fa per avvicinarsi a un’altra porta, quando avverte distintamente un rumore. Si volta verso sinistra, in allerta. Trova una vecchia asse di legno alla sua destra e la prende tra le mani, sollevandola verso sinistra e tenendola ben alzata, avvicinandosi piano allo spigolo dell’edificio. Tiene le braccia tese, tutti i sensi in allerta e, quando è a tanto così dal girare l’angolo, è già pronto a colpire quando gli compare davanti un ragazzo. Si ferma appena in tempo quando si accorge che, davanti a lui, c’è un ragazzo che conosce: magrolino, non molto alto, capelli castani e due occhi spaventati. Lo riconosce subito: è Andy Gallagher, uno dei ragazzi speciali che ha incontrato negli ultimi mesi.  
Lo guarda indietreggiare spaventato e Sam lo guarda perplesso, l’asse di legno ancora tra le mani «Andy?»
Lui addrizza la schiena e gli si avvicina, preoccupato e confuso quanto lui «Sam… che ci fai qui?»
«Non lo so».
«E anch’io che ci faccio qui? Dove ci troviamo?»
Sam getta l’asse di legno a terra «Andy, calmati».
Il ragazzo sbraita, le mani sulla testa che poi si passa sugli occhi con un gesto nervoso «No, no, non posso calmarmi, mi sono appena svegliato in un posto che non conosco!».
Sam inspira forte, cercando di usare la calma. «Qual è l’ultima cosa che ricordi?»
Andy poggia di nuovo le mani sulla testa «Veramente… mi ero appena fatto quattro canne, non ricordo quasi niente». Lascia le braccia, guardandolo negli occhi «È stato strano… a un certo punto ho sentito un odore forte e intenso, come di… »
«Zolfo?»
«Sì, come lo sai?»
Sam rilassa le spalle «Dean—»
«Anche tuo fratello è qui?»
Sam si guarda intorno, perplesso e sconsolato «No… non so dove sia, anche se penso che—»
 
Un urlo lo interrompe. Dalla voce pare essere una ragazza; Sam e Andy si guardano intorno, seguendo quelle grida che non si placano e chiedono aiuto. Si muovono sulla strada sterrata, uno affianco all’altro, fino ad arrivare di fronte a una porta di legno chiusa da un lucchetto arrugginito.
«Ti facciamo uscire subito» Sam glielo dice per rassicurarla e si guarda intorno, trovando un grosso sasso lì accanto. Lo sbatte contro la serratura che si rompe in fretta e la toglie per poi aprire la porta e trovarsi di fronte Ava. È proprio come se la ricordava: la carnagione chiara, i capelli castani scuri, due occhi celesti grandi come due pianeti e tanta di quella paura dentro da mettere in crisi chiunque. La fissa, perplesso e lei corre ad abbracciarlo. Sembra piuttosto sconvolta e si mette a piangere; Sam la stringe a sé. Può solo immaginare cosa abbia passato per tutto questo tempo.
«A quanto pare vi conoscete» è la voce di Andy a interromperli e Sam molla la presa su di lei.
Annuisce e fa per dire qualcosa, ma lei lo blocca «Come avete fatto? Voglio dire, io come ho fatto a—»
Sam la prende per le braccia «Sei stata qui tutto questo tempo?»
Lei lo guarda confusa «Ma no, che dici, mi sono svegliata lì dentro mezz’ora fa».
«Sei scomparsa da quattro mesi [5], ti abbiamo cercata dappertutto».
Ava sorride «Non è possibile, io ti ho visto solo due giorni fa».
«Non è così, mi dispiace».
Lei sembra davvero sconvolta dalla notizia: comincia a farsi aria con le mani, un’espressione imbronciata sul viso. «Tutto questo non ha senso… e il mio fidanzato Brady sarà preoccupatissimo, dobbiamo avvisarlo» e Sam – forse per fortuna, forse no – non fa in tempo a risponderle che lei ha già un’altra domanda per lui. Lo guarda dritto negli occhi «Che sta succedendo?»
«Non lo so ancora. L’unica cosa sicura è che noi tre abbiamo una cosa in comune».
 
I suoi compagni lo guardano, smarriti e confusi, ma ancora una volta è un grido a farlo voltare, interrompendo il suo discorso. Si volta verso destra, incuriosito da quella voce che cerca altre persone. Tutti e tre si muovono quasi di corsa verso l’edificio vicino al quale proviene quella voce e trovano altri due ragazzi: uno è alto, di colore, i capelli neri e due occhi scuri e accesi che indossa una divisa militare; l’altra è mingherlina, bionda e dalla carnagione chiara, le braccia conserte e uno sguardo spaventato.
Sam li guarda negli occhi «State bene?»
A parlare è il ragazzo «Credo di sì».
«Io sono Sam».
«Io sono Jake. E lei è Lily».
«C’è qualcun altro?»
 
Jake e Lily scuotono la testa in segno di diniego. Parlando con loro, Sam scopre che entrambi si sono svegliati qui dopo essersi addormentati in posti diversi – Jake ieri notte era in Afghanistan, mentre Lily a San Diego – e che, oltre ad avere ventitré anni, hanno dei poteri, proprio come lui, Andy e Ava. Jake ha una forza sovrumana, mentre Lily può far fermare il cuore di una persona solo toccandola. Sam proprio non la invidia: per quanto sia fastidioso avere visioni e derivanti mal di testa, è sicuramente peggio sentirti responsabile della morte di qualcuno. C’è passato più volte – anche se in modi e per motivi diversi – e sa quanto è spiacevole, perciò di certo capisce la sua frustrazione.
L’unico che sembra essere piuttosto a suo agio con il suo potere è Andy che afferma di essersi allenato: ha fatto della meditazione e ora riesce anche a far vedere delle immagini a qualcuno. La cavia è stato un tizio che gli stava antipatico e, a giudicare dal suo racconto, si è anche divertito a metterlo in imbarazzo, mostrandogli delle immagini pornografiche mentre faceva le cose più disparate.
 
Alle domande dei suoi compagni su chi possa averli portati in quel posto, Sam risponde con fermezza: senza dubbio è stato il demone. La vera questione è perché si è scomodato a riunirli tutti insieme in un posto così. Non ha idee al momento, ma spera che Dean ed Ellie, che hanno sicuramente più strumenti a disposizione per scoprirlo, si siano già messi all’opera.
 
*
 
Ascolta il rombo del motore acceso, le orecchie tese e gli occhi rivolti verso la strada, lunga e diritta. È ormai l’alba, il sole è spuntato all’orizzonte e ha tinto il resto del cielo di un celeste chiaro, tenue, appena coperto da una scia di nuvole grigie. Punta gli occhi fuori dal finestrino: intorno c’è una distesa di campi, qualche albero solitario e altri più fitti.
 
Lei e Dean sono in viaggio da più di quattro ore. Sono partiti che era notte fonda dopo aver cercato dappertutto intorno a quella dannata tavola calda dove hanno trovato un mare di sangue: i clienti e le cameriere erano tutti morti, sgozzati come bestie con le teste sopra i tavoli o a terra accanto al piccolo bancone. Tutti, tranne Sam. Il che ha portato sia lei che Dean a pensare – per quanto possibile – a un’ipotesi migliore della morte. Poco consolatorio, per carità, ma almeno hanno un po’ di speranza in più di trovarlo vivo.
Un altro elemento che li fa “ben sperare” – anche qui, si fa per dire – sulla sua salute è il fatto che, su uno dei due ingressi laterali, hanno trovato tracce di zolfo. Il che gli ha fatto pensare immediatamente a Occhi Gialli e, da quello che hanno capito, Sam è troppo prezioso per lui per liberarsene, quindi probabilmente l’ha rapito, l’ha portato nel suo covo demoniaco o in qualsiasi luogo può nascondersi quel maledetto. E quello che stanno cercando di scoprire è proprio dov’è collocato.
Per questo si stanno dirigendo a Grand Island, in Nebraska, dove si incontreranno con Bobby per farsi dare una mano. Ellie l’ha chiamato, stanotte, prima di mettersi in viaggio. Gli ha spiegato a grandi linee cos’è successo, gli ha solo detto che Sam è stato rapito e le tremava la voce mentre gli parlava, tanta era la preoccupazione per quello che ormai può considerare come un fratello. Bobby ha capito l’antifona e hanno deciso di incontrarsi a metà strada, per questo hanno scelto questo posto. Le ha dato un riferimento abbastanza preciso – un vecchio motel lungo la strada [6] prima di entrare nella cittadina – e non dovrebbero essere molto lontani.
 
Sia lei che Dean sono tesi come due corde di violino. Non hanno praticamente parlato per tutto il viaggio se non per scambiarsi informazioni tecniche, tipo dove svoltare a un incrocio o che strada prendere per raggiungere la meta. Ellie ha in mano una cartina stradale – grazie alla quale può fare da navigatore a Dean – e nell’altra il cellulare, nel caso Sam riuscisse a telefonarle o Bobby chiamasse per qualche motivo. È in silenzio da che sono partiti, però, e così quello di Dean.
 
È strano stare in macchina senza Sam. Ellie ormai si è abituata alla sua presenza: sono state rare le occasioni in cui non si sono mossi insieme per andare da un posto all’altro – forse solo quella volta che lei e Dean sono andati a Buckley e poi al mare – e, mentre prima era strano che ci fosse dopo aver viaggiato tanto tempo senza di lui, adesso le sembra di occupare un posto che non le appartiene, di essere seduta dove non dovrebbe e questo le provoca una profonda tristezza.
 
Spera con tutto il cuore che stia bene. Che in qualsiasi posto si trovi sia al sicuro o perlomeno che se la stia cavando al meglio delle sue possibilità. È un cacciatore in gamba e, in caso fosse prigioniero di Occhi Gialli o in un qualche luogo ostile, sa che ha tutte le carte in regola per farsi valere e per combattere ciò che quello stronzo gli metterà di fronte, ma è comunque preoccupata. E così anche Dean che è estremamente teso, le mani rigide sul volante e gli occhi sulla strada, mentre il piede spinge forte sull’acceleratore.
 
Si sente anche un po’ in colpa, in un certo senso. Se fosse andata con lui a prendere da mangiare, forse non sarebbe successo nulla. O forse saresti stata rapita anche tu o peggio, saresti finita come quei poveracci con la gola tagliata come ha tenuto a precisare Dean. Potrebbe avere ragione, è vero, però… comunque le sembra di aver mancato, in un certo senso.
Si sono accorti che c’era qualcosa che non andava perché la radio ha cominciato a gracchiare. Fino a poco prima stavano scherzando, Dean si era voltato verso di lei che lo stava rimproverando – per così dire – sulla quantità di cipolle che aveva fatto inserire da Sam nel suo hamburger ed è stato quel rumore a interromperli. Dean si è voltato immediatamente, dando dei piccoli colpi alla radio per farla riprendere, ma poi ha smesso quando ha capito che c’era qualcosa che non andava. E quando sono entrati nella piccola tavola calda, i passi svelti e gli occhi attenti, era già troppo tardi.
 
Sospira appena, persa nel suo flusso di pensieri. È stato un periodo un po’… strano. Non tanto per le varie cacce che si sono susseguite, qualcosa a cui ormai è abituata, ma per lei e Dean.
Dopo quella serata che hanno passato insieme, è stato come ricominciare tutto dall’inizio, in un certo senso. Ellie dapprima faticava un po’ a fidarsi, perché nonostante lui le avesse detto che la ama – ed era tremendamente sincero, di questo gliene ha dato atto fin dall’inizio –, il suo è stato un cambio repentino. Infatti, da quella sera è tornato quasi il Dean di sempre: premuroso, affettuoso, protettivo e a tratti anche dolce. Solo che il suo cambiamento è stato un po’ troppo… improvviso, per i suoi gusti, e questo le ha fatto storcere un po’ il naso. Poi ci ha ragionato su e ha capito che questo era il suo modo di farle capire di essere pentito e di chiedere scusa, ma ci ha messo un po’ a convincersene. Poi le cose sono tornate alla normalità, per fortuna, ed Ellie si è sentita ancora più vicina a Dean, finalmente.
 
Da quella sera, comunque, la passione si è un po’ riaccesa tra loro. Non che fosse la cosa più importante, ma Ellie di certo non se ne dispiace. Passano più tempo da soli e, la maggior parte delle volte, finiscono sdraiati l’uno sull’altra a scambiarsi baci e carezze più o meno intime. Ed è stato proprio in quei momenti che Ellie ha potuto constatare davvero la sincerità di Dean. Lui le ha parlato a cuore aperto, facendole capire di essere davvero dispiaciuto per quello che le ha fatto passare. Le ha chiesto ancora scusa guardandola negli occhi ed Ellie ricorda quel momento con molta tenerezza: erano in macchina, nudi, stretti l’uno all’altra sotto la coperta che Dean vi tiene sempre. Ellie era accoccolata contro di lui, appoggiato con la schiena contro lo sportello, e lei aveva notato un atteggiamento strano poco prima – quando era dentro di lei sembrava che volesse dirle qualcosa, ma poi era stato zitto – e glielo aveva chiesto, alla fine.
«Che volevi dirmi, prima?»
Dean l’aveva guardata in modo strano «Quando?»
Si sentiva un po’ in imbarazzo a confessargli questa cosa – era sicuramente rossa in viso, a giudicare dal calore che emanavano le sue guance, ma per fortuna era buio –, ma alla fine la curiosità aveva avuto la meglio. «Prima, mentre… insomma… a un certo punto mi guardavi in modo strano e… e hai cominciato a tremare. Non era quando… voglio dire… beh, sembrava volessi dirmi qualcosa, ma… ma sei rimasto zitto».
Dean si è umettato le labbra, abbassando per un attimo lo sguardo. «Volevo chiederti scusa» ha fatto una pausa, sotto il suo sguardo perplesso. «Ci ho riflettuto parecchio e mi sono accorto di essere stato davvero una merda con te, quando tu mi sei rimasta accanto nonostante tutto. Non te lo meritavi e mi dispiace davvero. Per quella volta che ti ho scopata senza nemmeno chiederti se ti andava o meno, per aver baciato quella puttana e avertelo confessato dopo che tu mi avevi parlato dei tuoi sentimenti per me. Per… per tutte le volte che mi sono avventato contro di te come se avessi chissà quale colpa quando non ne avevi alcuna. Ti ho scaricato addosso la mia rabbia e non dovevo. Mi dispiace sul serio».
Ellie l’ha guardato negli occhi e gli ha sorriso, incapace di dire niente se non un piccolo «È tutto a posto» che era quasi un sussurro. Ma lo era davvero, perché Ellie gli ha perdonato ogni cosa, soprattutto in quel momento, mentre con un filo di imbarazzo si abbassava a chiederle perdono ancora una volta. E da lì, ha deciso di credergli fino in fondo.
È convinta che ci sia ancora qualcosa che non le dice, una piccola parte di verità che molto probabilmente terrà dentro di sé, ma non ha importanza. Se vorrà farlo, Ellie lo ascolterà come ha fatto altre volte, altrimenti si farà bastare gli innumerevoli passi in avanti che ha fatto nei suoi confronti.
 
Si distrae da quei pensieri quando si accorge che l’Impala rallenta fino a fermarsi di fronte a quello che riconosce essere il vecchio camioncino di Bobby.
Quando li vede comparire, il vecchio cacciatore scende frettolosamente dal veicolo e lo stesso fanno anche Ellie e Dean. Lei si stringe nelle braccia, sentendo qualche brivido di freddo. Il cielo ha cambiato notevolmente aspetto: adesso, non c’è nemmeno una traccia di azzurro, solo grigio di nuvole che minacciano pioggia.
Sorride appena a Bobby – una smorfia veloce e nervosa – che, invece, è molto serio in volto. «Mi spiegate che diavolo è successo?»
Ellie si morde le labbra, rendendosi conto che sono davvero molte le cose di cui devono rendere conto a Bobby, oltre alla scomparsa di Sam. Per fortuna è Dean a rispondere anche per lei «Sammy è stato rapito».
«Ma da chi? Come?»
«Non lo so, cazzo. Ci siamo fermati a una tavola calda vicino a Leoti, in Kansas. È andato a prendere da mangiare, poi la radio ha cominciato a sfarfallare e, quando abbiamo capito cos’era accaduto, era già troppo tardi» Dean prende fiato; per quanto si stia sforzando di rimanere calmo, è evidente che sia parecchio agitato. «Credo che dietro a questa storia ci sia Occhi Gialli. Sulla porta abbiamo trovato tracce di zolfo».
Bobby lo guarda confuso «Ma perché proprio Sam?» e a questo punto Dean non può temporeggiare oltre. Ellie lo osserva silenziosa mentre il suo sguardo si posa su di lei per poi tornare a Bobby che è immobile, in attesa di una risposta. «Perché… forse perché Sam ha delle… visioni. Lui e altri ragazzi che hanno vissuto la nostra stessa situazione quando è morta la mamma hanno… hanno dei poteri psichici. Sammy ha delle visioni, un altro che abbiamo incontrato può costringerti a fare quello che vuole col pensiero e—»
«E questo quando pensavate di dirmelo?»
Dean si morde le labbra e abbassa lo sguardo con fare colpevole. «Hai ragione, mi dispiace. Solo che non… non volevamo coinvolgerti. Voglio dire, se… se avessi potuto non avrei messo in mezzo nemmeno Ellie e—»
«La famiglia non finisce col sangue, ragazzo. [7] Io e questa ragazzina abbiamo il dovere di impicciarci. Quindi adesso smettila con queste fandonie e pensiamo alle cose serie. Insieme».
«Sì, ma—»
«E basta ciance. Non è con le chiacchiere che riusciremo a trovare Sam». Dean obbedisce e annuisce senza aggiungere altro.
 
Ellie non può biasimarlo, perché in fondo lo capisce. Quando è toccato a lei con la storia di papà e del Formichiere, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tenere lui e Sam lontani dal pericolo. Ora che è lui a doverci fare i conti, comprende la sua volontà di proteggere lei e Bobby.
Avverte qualche goccia di pioggia caderle sul viso e si stringe ancora di più nel giacchetto, sollevando il cappuccio per ripararsi il capo.
 
«Ti ho portato quello che mi hai chiesto» il vecchio cacciatore estrae da una tasca interna della sua giacca un foglietto che poi Ellie scopre essere una cartina colorata degli Stati Uniti. La appoggia sul cofano dell’Impala e sia lei che Dean gli si avvicinano per vedere. «Qui sono indicate tutte le manifestazioni demoniache degli ultimi mesi».
Ellie osserva con attenzione la mappa, notando velocemente che non c’è alcun segno. Ancora una volta è Dean a parlare. «Qui non c’è segnato niente».
Bobby stringe le spalle, guardandolo negli occhi. «Esatto».
Dean scuote la testa, nervoso «Andiamo, stai scherzando Bobby? Non è possibile che non sia successo assolutamente nulla!»
«Mi dispiace, ma è proprio così: è tutto calmo».
«E come cazzo facciamo a trovare Sam? Mettiamo un dito a caso?»
 
Lo guarda sbuffare forte e infila entrambe le mani nelle tasche, stringendo forte i pugni. Si sente tremendamente frustrata: non hanno un indizio, qualcosa da cui iniziare e tantomeno su cui fare affidamento e questa mancanza di certezze la fa sentire spaesata, come se la terra le franasse sotto i piedi. Quella in cui si trovano è una situazione particolarmente fragile ed Ellie spera con tutto il cuore che la mano di Bobby sia la chiave per risolvere il mistero, ma qualcosa le dice che ci vorrà ben di più per poterci capire qualcosa.
 
*
 
Spiegare agli altri ragazzi che i demoni esistono è stata dura. Ancora di più provare a far capire a delle persone “normali”, che non hanno avuto niente a che fare col soprannaturale per gran parte della loro vita, che sono stati scelti per combattere una guerra per conto di uno di loro, che questo arrogante stronzo li considera dei suoi soldati. Sam ci ha provato con pazienza e tenacia, ma non sono bastate le parole a far capire la situazione. Ci è voluto un esempio concreto: un Acheri, un demone con le sembianze di una bambina, con cui si è imbattuto Jake mentre era intento a cercare un modo per fuggire da questo dannato posto. Questo episodio è stato utile, alla fine, perché ha aperto gli occhi ai suoi compagni di viaggio e, soprattutto, ha fatto trovare a Sam un dettaglio interessante che gli ha fatto capire dove si trovano: una campana, posizionata sopra una specie di pozzo, con un albero inciso su di essa. Non ricorda in quale libro l’aveva vista, ma è sicuro che sia situata a Cold Oak, in South Dakota, una città abbandonata dagli uomini per via degli spiriti e dei fantasmi che la infestano.
Lily ha supposto di andarsene, ma a Sam non è sembrata la scelta più saggia, considerando che ci sono da attraversare migliaia di chilometri di foresta. Ha provato a tranquillizzarla, dicendole che sono tutti molto provati da questa situazione, dal fatto di ritrovarsi soli con degli sconosciuti in un contesto ostile e che l’unica soluzione plausibile è restare uniti. Sembra essersi convinta, per il momento, e ora sono alla ricerca di provviste e arnesi utili per combattere gli spiriti. Il solo modo per tenersi al sicuro, per quanto possibile.
 
Sam cammina davanti, mentre gli altri gli stanno dietro. Si muovono verso uno degli edifici più isolati «Servono argento, ferro, sale… ogni arma è utile».
Jake sembra il più curioso «Il sale è un’arma?» e Sam accenna un sorriso, stringendo nella mano destra il paletto di ferro con cui ha fatto scappare l’Acheri. «Benvenuto nel nuovo mondo».
Andy cerca di stemperare la tensione «Speriamo che in questo nuovo mondo ci sia da mangiare!» ma non riceve risposta da nessuno dei membri del gruppo.
Anche Ava sembra affamata; poco dopo, infatti, mentre sono a frugare in quell’edificio abbandonato, Sam la coglie a massaggiarsi le tempie, come succede a lui spesso quando è in preda a una nuova visione, ma lei ammette che «L’unica visione che ha è quella di un sandwich». Ed è quando Andy lo richiama entusiasta per aver trovato due sacchetti di sale e si ritrova riunito anche a lui e Jake che si rende conto che Lily non è con loro.
Si guarda intorno, in allerta «Dov’è Lily?» anche gli altri si voltano a destra e a sinistra per cercarla e cominciano a chiamarla a voce alta, senza però trovare risposta. Quando escono fuori a cercarla, la trovano con una corda appesa al collo, attaccata ad una grande ruota di legno.
Ava vorrebbe andarsene, così come Andy, ma stavolta è Jake a dare man forte a Sam. Considerando che proprio Lily che voleva fuggire è finita così, probabilmente facendo lo stesso anche a loro toccherà la stessa sorte. Ancora una volta l’unica mossa intelligente è cercare di attrezzarsi per la notte, coprire le finestre di sale e restare uniti.
 
Sulla soglia della porta, Sam sospira afflitto, le mani nelle tasche della giacca. Andy lo affianca e Sam si ritrova a pensare ad alta voce «Non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe utile l’aiuto di Ellie e Dean in questo momento. Non sai che darei per avere un telefono».
«Posso provare ad aiutarti io» Sam si volta a guardarlo, perplesso «Non ho mai provato, ma magari il mio nuovo potere funziona anche con le lunghe distanze. Hai un oggetto di Dean o della sua ragazza? Qualcosa che uno dei due abbia toccato?»
Sam fruga nelle tasche della giacca e dei jeans, dove trova un vecchio scontrino che è sicuro sia del fratello. Lo porge ad Andy «Ho solo questa ricevuta… basta?»
«Sì» il ragazzo lo prende in mano e butta un occhio sulla firma, in basso. Alza la testa, fissandolo perplesso «D. Hasselhoff?» [8]
Lui lo scruta convinto «Sì, è la firma di Dean» e, non potendo ammettere che è uno dei tanti nomi falsi che lui, suo fratello ed Ellie sono costretti a utilizzare per vivere, quando Andy lo osserva con un risolino divertito, quasi a dirgli di smetterla di prenderlo in giro, lo liquida velocemente dicendogli «È… difficile da spiegare».
Andy sorride sotto i baffi «Certo», torna a scrutare il bigliettino e Sam spera con tutto il cuore che questa sia la chiave per mandare a Dean ed Ellie un segnale concreto per riuscire a localizzarlo.
 
*
 
Siede accanto al tavolo di una delle due stanze del motel di fronte al quale hanno lasciato le macchine qualche ora fa. [9] Il pugno chiuso sotto il mento e il gomito puntato sul tavolo di legno scuro, osserva attentamente la cartina degli Stati Uniti mentre Bobby e Dean, in piedi lì accanto, fanno lo stesso.
È ancora giorno, ma fuori ha cominciato a piovere e hanno deciso di fermarsi qui, per raccontare a Bobby la storia delle visioni di Sam dall’inizio e fare il punto della situazione. Non avendo praticamente niente in mano a parte il luogo della sparizione di Sam, è davvero difficile prevedere dove si sia andato a cacciare, se non addirittura impossibile.
 
Sbuffa aria dal naso, ascoltando distrattamente i discorsi dei suoi compagni. Non può fare a meno di chiedersi cosa stia facendo Sam, come se la sta cavando. Una parte di lei è sicura che dovunque si trovi sta bene, perché è un ragazzo sveglio e in gamba che solitamente risolve al meglio qualsiasi situazione, ma non può negare che ha paura. Di non arrivare in tempo ad aiutarlo, di non riuscire a trovarlo, di non vederlo più. Rimane in silenzio, però, conscia del fatto che per Bobby e Dean è sicuramente peggio. Per Bobby, che ha quasi cresciuto questi due ragazzi come se fossero figli suoi e adesso ha paura per l’incolumità di Sam, e per Dean che, neanche a dirlo, è spaventato a morte che sia accaduto qualcosa a quel fratello che è sempre stato tutto per lui.
L’unica cosa che la rende fiduciosa è il fatto che Sam è un tipo in gamba, che sa cavarsela in ogni situazione, perfino quella più ostile. E confida che questa sua abilità lo stia aiutando a rimanere a galla, a non soccombere ovunque si trovi.
 
Cerca di lasciare da parte i brutti pensieri e si concentra sui suoi compagni di stanza, che hanno gli occhi ancora rivolti alla mappa.
Dean tira su la schiena, passandosi una mano sulla bocca. È terribilmente nervoso. «Come cazzo facciamo a trovare Sam? Non abbiamo un solo indizio, potrebbe… potrebbe essere ovunque».
Bobby sembra un po’ più risoluto «Lo troveremo» ed Ellie non capisce cosa gli dia questa convinzione, considerando che non hanno davvero la minima idea di dove Occhi Gialli o chi per lui possa averlo portato, ma è contenta che ci sia almeno qualcuno tra loro che abbia un po’ di speranza in più. In momenti così, è davvero essenziale. Bobby, poi, che ha attraversato le situazioni più assurde più e più volte nella sua lunga carriera di cacciatore, ha una buona capacità di rimanere a sangue freddo, cosa che, invece, manca un po’ a lei e Dean – forse per la circostanza in cui si trovano o proprio perché è Sam a essere coinvolto –, quindi il fatto che ci sia lui a bilanciare il tutto la rende un po’ più tranquilla.
 
Lo osserva accennare un sorriso e vorrebbe dire qualcosa, magari una parola di speranza, di incoraggiamento, ma non ne ha il tempo perché si accorge che Dean non sta bene. Accade in un attimo, ma se ne accorge subito: lo vede chiudere gli occhi e portarsi la mano destra sulla fronte, come in preda a un dolore lancinante. Ellie lo fissa con gli occhi sgranati; lo chiama, ma lui non risponde, scuotendo la testa per poi portarsi entrambe le mani sul capo. Si alza di scatto, avvicinandosi e mettendogli una mano sulla schiena, aspettando che le dica qualcosa. Anche Bobby lo fissa, confuso e perplesso, e sembra preoccupato. È lui a parlare «Che ti prende?»
Dean scuote di nuovo la testa, come a voler scacciare un moscerino o una brutta sensazione. Sospira appena; sembra molto sofferente. «Non lo so, ho mal di testa».
Bobby continua a guardarlo perplesso «Hai spesso questi mal di testa?»
«In realtà no… » si passa una mano sugli occhi ed Ellie rimane alla sua sinistra intenta a non perdere un movimento, preoccupata. Lui sorride appena, come a voler stemperare la tensione «Sarà lo stress» poi stringe le labbra in una linea sottile «Giurerei di aver visto qualcosa».
Stavolta è Ellie a parlare, gli occhi sgranati «Hai una visione? Come quelle di Sam?»
Lui si volta a guardarla, stralunato. «No!»
«Guarda che puoi dirlo» Bobby lo incalza, ma Dean sembra risoluto nel negare. Ellie è sicura che vorrebbe aggiungere qualcos’altro, ma non lo fa, poiché preso da un’altra visione o quello che è. Se ne accorge subito: si porta la mano destra sulla testa e chiude gli occhi, per poi accasciarsi quasi sul tavolo. Ellie lo stringe per un braccio, ma ha paura e non sa che fare di più, perché per quanto Sam ne abbia avute diverse non è mai riuscita ad aiutare nemmeno lui e si sente impotente. Anche Bobby gli si avvicina di più, preoccupato, e gli appoggia una mano sul collo, quasi a tenerlo ancorato alla realtà. Ellie lo chiama ripetutamente e Dean sembra ascoltarla davvero solo quando riapre gli occhi dopo un tempo che a lei è sembrato infinito, una mano aperta sul legno e la testa appoggiata lì sopra. Ha gli occhi sgranati e sembra aver corso una maratona, tanto è il fiatone che ha.
«Va tutto bene?» Ellie glielo chiede con la voce appena tremante, ancora densa di paura.
«Sì, credo di sì» Dean chiude gli occhi per un istante e sospira forte «Ho visto Sam» e lei sorride appena, per quanto sia ancora troppo preoccupata per farlo in modo più gioioso. Lo osserva alzarsi facendo leva sul palmo aperto sul tavolo.
«Era una visione?» Bobby, mentre lo chiede, toglie la mano dal suo collo e si allontana di un paio di passi, mentre Ellie rimane ancorata al suo braccio, quasi senza accorgersene.
Dean si tira su completamente «Già… non so come, ma l’ho visto» continua a tenere entrambe le mani sul tavolo, come a tenersi su «È stato un dolore tremendo. Intenso e fortissimo».
«Cos’altro c’era?»
Dean sembra pensarci «Una campana. Era bella grossa e… e sopra aveva una specie di incisione».
Bobby non ci riflette neanche un secondo «Era per caso un albero? Una quercia?»
Ellie lo guarda perplessa e così anche Dean che annuisce «Esatto».
Li guarda dritto negli occhi, sicuro e deciso «Ho capito dov’è Sam». A quelle parole, Ellie stringe il braccio di Dean un po’ più forte e non sta nella pelle perché la consapevolezza di Bobby vuol dire solo una cosa: finalmente hanno qualcosa di concreto, finalmente possono mettersi in strada e andare a prendere Sam.
 
*
 
Siede su una delle assi di legno traballanti di quella stanza fredda, a terra, come il peggiore dei barboni. In confronto le camere di motel che condivide con Ellie e Dean sono hotel extra lusso. E pensare che se ne lamenta tanto, quando ha l’occasione di passarci del tempo.
Sospira appena, seguendo il flusso dei suoi pensieri. Chissà che staranno facendo quei due, chissà se… se il segnale che ha mandato a Dean gli sia arrivato, se sono diretti qui. Se quello che ha fatto Andy funziona anche a grandi distanze. La speranza è l’ultima a morire, certo, ma non può negare di essere un po’ in pensiero. Questa è una situazione in cui non avrebbe mai pensato di potersi trovare e si sente solo, nonostante pensi di aver trovato dei buoni compagni di avventura, se così può chiamarli. Quelli che sono rimasti, almeno.
 
Ha avuto modo di scambiare due chiacchiere sia con Ava che con Jake. A lei è stato costretto a rivelare la dipartita del suo fidanzato, una notizia che l’ha rattristita molto. Mentre con Jake ha avuto modo di parlare della sua straordinaria forza, con la quale è riuscito a spezzare un grosso asse di ferro battuto da una vecchia ruota che hanno trovato in un fienile qui vicino. Jake l’ha addirittura ringraziato per come si sta comportando, per come sta cercando di far mantenere la calma nonostante si veda da lontano un chilometro che la situazione sta mettendo a dura prova anche lui e che ne è terrorizzato. È così, è vero, ma dare di matto non servirà a risolverla, perciò tanto vale tentare di mantenere il sangue freddo e rimboccarsi le mani per non soccombere. O almeno è questo quello che si ripete.
 
Si guarda intorno: è ormai notte fonda, fuori, e non è che sia un gran caldo. Lui è appoggiato a un asse di legno che arriva fino al soffitto; alla sua destra, una finestra adornata con tende strappate sul cui davanzale hanno buttato una bella manciata di sale per evitare che gli spiriti entrino e, alla sua sinistra, una porta, anch’essa di legno, davanti alla quale Jake si occupa di fare la ronda. Al centro, un vecchio tavolo sul quale hanno acceso delle candele e dove Andy si è addormentato e Ava, che siede poco più in là, fissa il vuoto, con le braccia incrociate al petto e un’espressione corrucciata sul viso.
 
Sam apre e chiude le palpebre un paio di volte, quasi sopra pensiero. Si sente stanco, gli occhi pesanti e rischia di addormentarsi lì, in quella posizione scomoda se solo si lasciasse andare alla spossatezza. È stata una giornata lunga e frenetica e di certo ora che si è fermato e che l’adrenalina sta un po’ scemando si sente abbastanza fiacco. E deve stare sognando per forza quando alza gli occhi sulla porta e, proprio dietro a Jake, gli compare la figura di un uomo che, dalla posizione in cui si trova, gli sembra abbastanza alto [10], con i capelli corti e due occhi gialli che brillano come due fari accesi nella penombra. Non ha certo bisogno di presentazioni per capire chi sia e quei due fanali gialli, in più, se li ricorda fin troppo bene: al posto di quelli di suo padre, quando è stato posseduto prima dell’incidente. [11]
 
«Salve Sam» indietreggia a quelle parole, gli occhi del demone fissi nei suoi «Che ne dici di andare a farci una passeggiatina?» e lui, a quel punto, non può far altro che alzarsi in piedi e andargli dietro, almeno per capire che diavolo vuole da lui e il perché di tutta quest’assurda messinscena.
 
Escono dall’edificio e Sam lo osserva, mentre gli cammina di fronte. Non è alto come sembrava quando stava seduto e pare una persona qualsiasi, se non fosse per quegli orribili occhi gialli. Crede di non aver mai odiato tanto nessuno in vita sua e non sa che darebbe per mettergli le mani intorno al collo e strozzarlo, stringendolo con tutta la forza che ha in corpo. Peccato che questo sia solo un sogno e che comunque strozzare un demone non gli permetterebbe di ucciderlo; sarebbe solo fatica sprecata, ma gli darebbe una grande soddisfazione.
 
Lo sente sghignazzare «Sei terribilmente silenzioso, Sam. Non sarai arrabbiato con me».
Espira furiosamente «Ti farò a pezzi, lo giuro—» ma il demone ridacchia alle sue parole «Già, quando ti sveglierai darai il meglio di te».
Continua a camminare, Sam dietro di lui con fare circospetto, attento a ogni suo passo. «Dov’è mio fratello?»
«Smettila di preoccuparti di Dean. Mi preoccuperei di più di te, adesso».
Sam si ferma «Perché? Vuoi uccidermi?» spalanca le braccia, in attesa di una sua mossa e il demone si volta verso di lui, sorridendo tranquillo «Sto cercando di aiutarti. Ecco perché stiamo parlando, io faccio il tifo per te».
Il demone riprende a camminare e lui gli va dietro, osservandolo con la fronte aggrottata. «Che vuol dire?»
«Benvenuto al concorso Miss America per demoni. Secondo te perché ti trovi qui?» Occhi Gialli si volta nella sua direzione, guardandolo dritto negli occhi «Questa è una competizione» alza un dito verso il cielo e sorride fiero «Solo uno di voi, uno solo di voi prescelti riuscirà ad andarsene vivo da qui».
Sam deglutisce, nervoso «Non dovevamo essere—»
«I soldati della guerra che verrà? Esatto, è vero, ma c’è un particolare» Occhi Gialli gli si avvicina lentamente «Non ne servono tanti» e lo aggira, andando poco più avanti. «Mi serve un soldato. Me ne serve uno solo».
Sam lo fissa, continuando a non capire il punto. «Perché?»
«Tutti voi siete i prescelti, quindi voglio che ognuno creda di avere la possibilità di combattere, ma ciò che mi serve… è un leader».
«Per guidare chi?»
«Io ho già il mio esercito. O, almeno lo farò presto, comunque».
Sorride sghembo e Sam arriccia il naso, arrabbiato. «Sei un figlio di puttana».
«Onestamente, sono sorpreso che tu non abbia capito. Voglio dire, perché pensi che così tanti bambini siano morti? Come Max Miller e il fratello di Andy. Non erano abbastanza forti. Sto cercando il migliore e il più capace della tua generazione».
Sam stringe gli occhi «La mia generazione?»
«Beh, ce ne sono anche altre, ma ora preoccupiamoci della tua. Ecco perché sono qui, Sam. Perché voglio darti un piccolo aiuto» Occhi Gialli gli si avvicina di nuovo con fare ammiccante. «Tu sei coraggioso, sei intelligente, sei ben addestrato, grazie a tuo padre. Sam… Sammy, sei il mio preferito».
Lui lo fissa con odio «Tu mi hai rovinato la vita. Hai ucciso tutti quelli che amavo».
Occhi Gialli lo guarda con aria fintamente dispiaciuta «È il costo di ogni impresa, purtroppo. Voglio dire, la tua dolce Jessica… doveva morire. Eri troppo determinato a sposare quell’angioletto biondo, a diventare un avvocato e a fare due marmocchi, io invece volevo che ti facessi le ossa, Sam, sulla strada, che affilassi i tuoi doni. Tutte le tue qualità».
«E invece mia madre?»
Occhi Gialli abbassa gli occhi «Uno spiacevole incidente» poi lo guarda «È entrata nella stanza, non doveva. Posto e momento sbagliato».
Sam stringe gli occhi «Che cosa vuoi dire?»
«Non ero lì per lei, ma per te. Ero interessato soltanto a te».
 
Non riesce a credere alle sue orecchie. Insomma, sua madre sarebbe… sarebbe morta per niente? Per un… incidente? Lo fissa ancora, incredulo «Cosa?» e il demone sembra pensarci su, prima di leccarsi il labbro superiore e mostrare un ghigno divertito «Beh, va bene. Voglio essere generoso: te lo mostrerò» e quando schiocca le dita Sam si ritrova in un posto di cui non ha ricordi – era troppo piccolo quando la casa è bruciata per ricordarsene –, ma che percepisce immediatamente come la sua vecchia cameretta: una culla con un bambino piccolo al centro, le finestre adornate con tende colorate, le pareti azzurre, alla sua destra uno scaffale pieno di pupazzi. Tutto quello che, da quando la mamma non c’è stata più, non ha più avuto. Una parte della sua vita di cui non conosce praticamente nulla.
 
Osserva la scena sbigottito: il bimbo che piange, un uomo alto nella penombra di cui non riesce a vedere il viso che lo fissa e sua madre – che tenta di chiamare, invano – così bella, i capelli lunghi e biondi e una camicia da notte bianca che si affaccia alla porta e gli parla, pensando si tratti di John. Poi il demone fa un piccolo taglietto al polso e fa scorrere il sangue che fuoriesce e lo fa finire sulla bocca del bambino. Poche gocce, ma quando sua madre torna sull’uscio e prova a fermare il demone è già troppo tardi: il piccolo ha già leccato buona parte del liquido rosso.
 
Non fa in tempo nemmeno a capacitarsi fino in fondo di cosa questo significhi, perché Occhi Gialli gli risparmia la visione di sua madre che brucia sul soffitto e poco dopo c’è solo un forte scossone che lo sveglia: la mano di Jake che gli strattona il braccio.
Sam alza gli occhi su di lui e lo guarda un po’ confuso, ancora scosso dal sogno e da ciò che ha scoperto grazie a esso. Riconosce nuovamente la casa abbandonata di Cold Oak e guarda il compagno un po’ stralunato. Jake lo fissa «Sam, svegliati. Ava è scomparsa».
 
Lui deglutisce, senza avere il tempo di riflettere su nulla. Si alza con uno scatto, prende un pezzo di ferro in caso lo spirito Acheri lo attacchi e si precipita dietro a Jake fuori dall’edificio abbandonato. Si guarda intorno, ma è difficile capire cos’è meglio fare: è notte fonda e non gli viene nessuna idea brillante. Si volta verso Jake che lo guarda deciso «Io guardo nel granaio e all’hotel. Tu controlla dentro le case».
Sam annuisce «Va bene. Ci vediamo qui tra dieci minuti».
 
S’incammina verso la casa di fianco a quella dove avevano trovato rifugio, un leggero mal di testa a scombinargli il turbinio di pensieri che lo tormenta. Non ha tempo di pensarci adesso, ma è tutto troppo devastante perché possa ignorarlo completamente. La mamma è morta per colpa sua? Perché il demone aveva messo gli occhi su di lui? Perché? Perché è così importante? Che cos’ha di così speciale da interessare un demone in modo così morboso, tanto da sceglierlo in mezzo a tanti altri bambini come lui? E quel sangue che gli ha fatto bere, è questo che gli fa avere le visioni? È così potente da aver scatenato una cosa così grande dentro di lui?
 
Non ha altro tempo per ragionarci sopra, un urlo femminile attira nuovamente la sua attenzione verso l’edificio dove si erano rifugiati. Corre lì dentro, trovando nella stanza che avevano scelto come riparo Ava in piedi, con le lacrime agli occhi e visibilmente sconvolta di fronte al cadavere di Andy, riverso a terra in una pozza di sangue. Sam osserva la scena con gli occhi sgranati: come diavolo è accaduto?
 
Lei lo chiama a gran voce «L’ho trovato ridotto così» e lui sposta gli occhi su Ava, perplesso. «Cos’è successo?»
«Io non lo so!»
«Come ha fatto a entrare qui?» si guarda intorno in maniera sospetta, poi punta di nuovo lo sguardo su di lei. «Dov’eri finita?»
Lei lo guarda negli occhi «Sono solo andata a prendere dell’acqua al pozzo. Sono stata via al massimo due minuti».
Continua a piangere, una mano di fronte alla bocca. Sam le si avvicina di un paio di passi «Non saresti dovuta uscire. Dovevamo restare tutti qui» continua a guardarsi intorno, notando che la striscia di sale sul davanzale della finestra è stata aperta, sicuramente da qualcuno. Di certo non è stato l’Acheri a farlo. «E questo chi l’ha fatto?»
Ava scuote la testa, apparentemente sconvolta. «Non so, Andy—» ma Sam ha già sentito troppe chiacchiere «Andy non l’avrebbe mai fatto. Quella linea non era interrotta quando sono uscito» e ne è certo: per quanto il tempo sia stato poco per realizzare cosa fare quando lei è sparita, è assolutamente sicuro che fosse tutto a posto quando si è precipitato fuori da questa stanza.
Ava sembra tremare «Non penserai che sia stata io».
Sta evidentemente cercando di fargli pena, ma Sam la fissa rabbioso; ora è tutto chiaro. «Ho capito: quattro mesi. Sei stata l’unica ad avere il tempo per organizzarti».
Lei lo guarda sconvolta «Cosa stai cercando di dire?»
«Che ti è successo?»
«Niente!» lei trema ancora sotto il suo sguardo convinto e sicuro, accusatorio. Sam non ha dubbi: è stata lei a evocare il demone Acheri, lei a far aggredire Lily e poi Andy. Non può essere altrimenti. Le linee di sale non si rompono da sole, soprattutto non in modo tanto netto. Sotto il suo sguardo duro, alla fine lei si piega: il suo labbro smette di tremare mentre abbassa gli occhi sulla finestra. «Oh» fiata, un’ultima lacrima che le solca il viso. Poi sorride sghemba «Sono riuscita a ingannarti, vero?» si asciuga gli occhi con aria di sufficienza. «È da tanto tempo che sono qui. E nemmeno da sola. La gente non faceva che comparire. Ragazzi come noi, anche gruppi di tre o quattro alla volta».
Sam deglutisce, inorridito. «Li hai uccisi? Tutti quanti?»
Ava lo fissa con uno sguardo crudele e sorride fiera. «Sono campionessa imbattuta di pesi massimi».
Lui scuote la testa, schifato e terribilmente deluso. «Come hai potuto?»
 
Lei stringe le spalle «Non avevo nessun’altra scelta. O io o loro. Dopo un po’, è stato facile. Addirittura divertente. Ho solo smesso di combattere».
Sam stringe gli occhi «Combattere cosa?»
«Ciò che crediamo di essere, Sam. Se la smettessi di resistere alla tua vera natura e ti lasciassi andare, non hai idea di tutto quello che potresti fare con le tue potenzialità» schiocca le dita «È pazzesco! È come se si accendessero tanti interruttori» ride come una pazza indemoniata e a Sam fa quasi ribrezzo. «Ed è incredibile che sia iniziato tutto con dei semplici sogni» sorride ancora, fissandolo negli occhi «Sai cosa riesco a fare ora?»
Sam deglutisce «Controllare i demoni».
E lei gli sorride «Ah, ah. Vedo che impari in fretta» appoggia entrambe le mani sulla testa, all’altezza delle tempie e velocemente un fumo nero si infila nella fessura aperta della finestra, facendo mettere Sam in allerta. La guarda, sperando in qualche modo di ottenere un qualche briciolo di pietà, forse, o perché è ancora così scioccato da non credere ai suoi occhi. Alza il pezzo di ferro e la guarda mentre lei gli sorride sghemba «Mi dispiace, Sam, ma è finita».
 
Sam si volta, pronto a scacciare il demone con il palo di ferro, ma si gira ancora quando sente un altro rumore, trovando Jake con le mani sul collo di Ava mentre glielo torce senza il minimo sforzo. Lei, priva di forze e di vita, cade a terra come un sacco di patate, esanime, mentre il fumo sparisce prima di riuscire a entrare dalla finestra.
Sam fissa Jake piuttosto sconvolto, mentre lui non fa un verso: rimane impassibile, gli occhi nei suoi. Sembra turbato da quello che è appena accaduto, ma fino a un certo punto. Che diavolo è successo? Come hanno fatto i suoi compagni spauriti a trasformarsi in spietati assassini nel giro di qualche ora? Andy e Lily a parte, s’intende, che non hanno fatto in tempo a diventarlo.
 
S’incamminano silenziosamente fuori dall’edificio, Sam che cammina avanti quasi a passo di marcia. È stanco di questo posto di merda: è ora di levare le tende.
Scende le scale velocemente, guardandosi intorno circospetto. «Forse ora riusciremo ad andarcene».
«Ma quel demone, Acheri?»
«No, era Ava a evocarlo. Non tornerà più ora che lei è morta» cammina spedito, veloce. «Dobbiamo andare».
Avverte Jake fermarsi dietro di lui. «Sì, ma non insieme». Sam si volta a guardarlo, perplesso. «Solo uno di noi lascerà questo posto, mi dispiace».
Sam lo fissa incredulo «Cosa?»
«Ho avuto una visione. Quel demone dagli occhi gialli o qualunque cosa sia mi ha detto tutto».
«No, non devi dargli ascolto, credimi».
«Lui non ci lascerà andare via insieme, ma da soli. Dobbiamo ubbidirgli o ucciderà entrambi. Io non ho nulla contro di te, ma cerca di ragionare. Non ha nessun senso morire insieme. Io posso cavarmela da solo e se si avvicina lo posso anche uccidere».
«Allora vieni con me, lo uccideremo insieme».
Jake non sembra convinto «Chi mi dice che non mi tradirai?»
«Non lo farò» ed è terribilmente sincero. Insomma, a che scopo uccidere un suo compagno? Non vuole fare il gioco di Occhi Gialli, non l’ha mai voluto. Così come non ha mai voluto far parte di tutto questo.
Jake lo fissa, serio «Non posso saperlo».
Sam lo guarda negli occhi «Va bene, aspetta» alza le mani in segno di resa e mostra a Jake il vecchio coltello che teneva nel risvolto dei pantaloni per poi buttarlo a terra. «Vieni con me, Jake. Non farlo, non fare il suo gioco».
 
Il ragazzo ricambia il suo sguardo fisso, buttando poi a terra il pezzo di ferro con cui si aggirava per difendersi. Sam gli sorride appena, sollevato, ma il pugno che lo fa ritrovare con la schiena a terra gli lascia velocemente intendere che forse Jake non ha intenzione di usare armi per liberarsi di lui, ma fuggire insieme non rientra sicuramente nei suoi programmi.
 
*
 
L’Impala sfreccia veloce sulla strada sterrata mentre costeggia un sentiero deserto, contornato da alberelli e arbusti secchi. È ormai notte fonda e fuori è buio pesto, ma sembra che ormai siano arrivati: Ellie lo capisce quando Dean svolta a destra, parcheggiando la macchina su uno spiazzo isolato. La spegne e sia lei, seduta sul sedile posteriore, che Dean e Bobby, posizionati invece davanti, scendono, dando un’occhiata veloce intorno a loro.
Il paesaggio è praticamente spoglio, pieno di arbusti dai rami secchi. È praticamente una terra di nessuno.
 
Il viaggio è stato piuttosto lungo: ci hanno messo quasi sei ore per arrivare fin qui [12], nonostante Dean abbia viaggiato a una velocità sostenuta per cercare di fare il prima possibile.
Il vecchio cacciatore sospira appena «Credo che dovremo fare il resto della strada a piedi» e si dirigono tutti e tre verso il bagagliaio.
 
La lista di armi che potrebbero servire è infinita, considerando che non sanno cosa aspettarsi, così optano per qualcosa che va bene per tutte le occasioni: Bobby imbraccia un fucile, mentre Dean ed Ellie ne prendono uno a canne mozze a testa, insieme a un cospicuo numero di cartucce e una torcia per uno, per riuscire a vedere bene dove camminano.
 
Dean chiude il bagagliaio con un gesto secco e comincia a camminare di fronte a sé, chiedendo loro tacitamente di seguirlo. Ellie lo osserva silenziosa, procedendo alla sua sinistra a passo svelto. Vorrebbe dirgli qualcosa, che andrà tutto bene e che è convinta che Sam se l’è cavata alla grande, che ne è sicura, ma c’è Bobby e in più non sa come esprimere a parole tutto questo, perciò si limita a far scivolare le dita della mano destra tra quelle della sua sinistra, libera dall’impiccio del fucile. Dean sembra capire, perché stringe con forza le dita intorno alle sue, quasi a volersi prendere tutta l’energia e la forza di quella piccola stretta.
 
Camminano a lungo, uno accanto all’altro, quasi senza proferire parola. Lei e Dean cominciano a chiamare Sam a gran voce, dopo un po’, e lo fanno più forte quando cominciano a intravedere degli edifici. Si tratta all’apparenza di vecchie case abbandonate, un paio addirittura somigliano a dei saloon, e presto riescono a intravedere una grossa piazza. O almeno quello che ne rimane.
 
La voce di Dean riecheggia nell’aria, la stessa che a Ellie manca per un istante quando, incerto e sorridente, intravedono Sam venire verso di loro, il braccio sinistro poggiato su quello destro come a sostenerlo.
«Sam!» la voce di Dean è più debole, ma ora suo fratello può sentirlo, tanto è vicino ed Ellie sorride, contenta di vederlo in piedi, mentre si muove verso di loro.
«Dean» la sua voce è squillante e un po’ commossa, come se non gli sembrasse vero di vederli lì, ma non fanno in tempo a rilassarsi troppo che si accorgono di qualcosa che si muove dietro di lui.
 
Ellie aguzza gli occhi, in allerta, e allunga il passo, inquadrando bene la scena: alle spalle di Sam, un ragazzo di colore alto vestito con una divisa militare sta per scagliarsi contro di lui con qualcosa in mano, forse un coltello o comunque un oggetto tagliente. Intravede solo questo da quella distanza, ma non riesce a proferire parola. Così, mentre Dean intima al fratello di stare attento, Ellie d’istinto alza il fucile, lo punta verso il ragazzo e gli spara. Un colpo lo manca, ma il secondo lo ferisce alla spalla e lui che, ahimè, riesce a ferire Sam alla schiena, non fa in tempo ad affondare meglio il coltello perché indietreggia, come scottato, una mano a premere sulla spalla sinistra.
 
Sam cade a terra, sulle ginocchia, e Dean ed Ellie corrono verso di lui per soccorrerlo mentre Bobby si allontana, per inseguire il ragazzo ora in fuga. Dean afferra il fratello per il bavero della giacca beige e lo chiama più e più volte, sostenendolo mentre Sam si accascia un po’, stordito e sorpreso dall’attacco di quel ragazzo. Ellie gli gira intorno, inginocchiandosi accanto a lui per constatare la natura della ferita. Quel pezzo di merda lo ha trafitto sulla schiena e i vestiti gli si sono già macchiati di sangue, ma fortunatamente non sembra grave. Poteva andare decisamente peggio.
 
Osserva Dean stringere e accarezzare il viso del fratello con amore e delicatezza mentre Sam non risponde, forse sotto shock o chissà ed Ellie si guarda intorno, prima di realizzare cosa ha fatto. E, prima di avere anche solo il tempo per capire la portata di ciò che è accaduto, la voce di Dean la riporta alla realtà, mentre la guarda con occhi imploranti. «Dobbiamo andare alla macchina. Di corsa».
 
*
 
Siede su una sedia sgangherata posta accanto al tavolo del salone illuminato della vecchia casa in cui hanno trovato rifugio a Wanblee, a un’oretta a ovest di Cold Oak. [13] Una bottiglia di birra stretta tra le dita che sorseggia ogni tanto, Dean contempla la stanza in cui si trova, trovandola spaziosa e arieggiata. Forse un po’ troppo, a dire la verità: l’ampia vetrata di fronte a lui, il tavolo zoppicante sopra al quale sono distribuite bibite più o meno aperte e un cartone di pizza ai quattro formaggi avanzata di ieri sera. Non sa perché, ma tutto questo spazio vuoto gli mette un po’ d’ansia. Forse perché è abituato a quello stipato delle stanze di motel. Eppure è il rifugio migliore che potessero sperare di trovare nel raggio di chilometri.
 
È mattina già da un po’, sono quasi le dieci ormai. Bobby è andato a prendere qualcosa da mangiare qui vicino mentre Sam ed Ellie dormono su due vecchi materassi lerci – e, a giudicare dall’odore che emanano, pure pieni di muffa – posti accanto al muro.
 
Sono qui da ieri, più o meno da quando sono spuntate le prime luci dell’alba. Una volta che Dean è riuscito a tirare su Sam e a portarlo alla macchina, aiutato anche da Ellie e Bobby, si sono apprestati a medicarlo nel modo migliore possibile, cercando di suturare la brutta lesione alla schiena. Se n’è occupato Bobby, da sempre più bravo di lui in queste cose. Fortunatamente la ferita non era particolarmente profonda, ma ha dato parecchio filo da torcere a Sam che non ha fatto che lamentarsi per tutto il tempo. Ellie era pallida come un cencio mentre teneva la torcia sollevata con quelle manine minuscole. Dean temeva che svenisse da un momento all’altro, ma alla fine è stata brava.
Da lì, si sono spostati e sono finiti qui, in questo posto sperduto che però è accogliente e per ora è dove meglio possano auspicare di stare. Sam è un po’ debole, la ferita gli brucia parecchio e, prima di fare chilometri e tornare verso Sioux Falls – casa di Bobby continua a essere il posto più sicuro del mondo, soprattutto in questo momento –, deve riacquistare un po’ di forze.
 
Ieri gli ha raccontato a grandi linee ciò che è successo da che è sparito: Occhi Gialli ha rapito lui e altri ragazzi tra cui Ava e Andy Gallagher; gli unici a non essere morti sono lui e quel figlio di puttana che l’ha pugnalato alla schiena che, ahimè, è riuscito a scappare. Doveva rimanerne solo uno e Sam non sa spiegarsi come abbiano fatto a fuggire senza che Occhi Gialli li abbia in qualche modo placcati, ma per Dean ciò che conta è che lui stia bene e nient’altro.
 
Pensa di non aver mai avuto tanta paura come quando l’ha visto inginocchiarsi a terra, ferito da quel coltellaccio. Se non fosse stato per Ellie – che è stata fredda, lucida, così brava nello sparare a quel Jake nel momento in cui lui sicuramente se lo aspettava di meno –, probabilmente gli avrebbe squarciato la schiena, facendo in modo di tagliargli il midollo spinale. Lo avrebbe ammazzato come un cane e Dean sarebbe stato troppo distratto, troppo preso dall’aver ritrovato il fratello per fare qualcosa per fermarlo. Fortunatamente lei si è avvicinata il tanto che è bastato per colpirlo nel punto giusto, in modo da fargli lasciare la presa su Sam.
 
Uno scalpiccio di piedi lo distrae da quei pensieri. Alza gli occhi e sulla soglia compare proprio Ellie, con i capelli arruffati e gli occhi piccoli. Deve essersi svegliata da poco. Indossa un paio di pantaloni di una tuta grigia e una felpa rossa con la tasca davanti e non sembra aver fatto il migliore dei sogni.
Lui le sorride «Buongiorno» e lei risponde con un cenno della testa, le mani strette nella tasca della felpa.
Si avvicina al tavolo «C’è qualcosa da mangiare per colazione?»
«Ancora no. Bobby è andato a fare un po’ di scorta».
Lei annuisce, visibilmente sopra pensiero – tanto che non ha nemmeno notato la sua birra, altrimenti sicuramente gli avrebbe detto qualcosa –, e si muove verso la finestra per dare un’occhiata fuori. Sembra una bella giornata, a giudicare dai raggi caldi che irradiano la stanza.
 
Non hanno avuto modo di parlare di ciò che è successo, del fatto che abbia sparato a Jake e di tutto quello che è seguito dopo. Dean non gliene fa una colpa, non potrebbe mai, ma ha come l’impressione che ci sia qualcosa che la turba, perché è strana da quel momento: più silenziosa, cupa, come se nella sua testa ci fosse un groviglio di pensieri scomodi.
 
Si alza e le si avvicina per poi abbracciarle la schiena, ma lei non ricambia e, anzi, sembra quasi sul punto di respingerlo. Non lo fa, però, e Dean ne approfitta per lasciarle un piccolo bacio sul collo e stringerla un po’ di più a sé. Sorride, prima di poggiare la bocca al suo orecchio. «Tu non hai idea della voglia che ho di farti stendere sulla prima superficie orizzontale disponibile e scoparti fino a farti urlare».
Ellie sbuffa aria dal naso, le guance rosse. «Immagino che dovrei prenderlo come un complimento».
Dean sorride malizioso, stringendola appena più forte e mordendole l’orecchio «Direi di sì».
La guarda stringere le labbra in una linea sottile «E a cosa devo questa struggente dichiarazione d’amore?»
Le dà un altro bacio sul collo, un po’ più languido «Per aver salvato la vita a mio fratello. Insomma, non che non ne abbia voglia abitualmente, ma… quando fai cose così belle mi sembra giusto ricompensarti come si deve». Ellie deglutisce in modo nervoso e non risponde e questo dà modo a Dean di approfondire un po’ il suo stato d’animo visibilmente poco sereno. «Stai bene?»
Ellie rimane immobile un secondo, poi si lascia andare a un sospiro rumoroso. «Non proprio» appoggia le mani sulle sue, gli occhi ancora rivolti fuori dalla finestra. «Stavo per ammazzarlo». Dean stringe le labbra tra i denti, ma prima che possa dire qualcosa lei parla ancora «Stavo per passare il confine, quello… » prende fiato, abbassando il capo per un istante e stringendo di più le mani di Dean «Quello è un essere umano. Bastardo quando vuoi, ma una persona».
«Una persona che stava per ammazzare mio fratello. Se non fosse stato per te—»
«Sì, ma a quale prezzo?» Ellie si volta, gli occhi lucidi «Stavo per ucciderlo».
«Forse avresti fatto bene» lei lo guarda severa «È la verità».
La guarda accigliarsi «Chiunque tocca tuo fratello in modo sbagliato merita di morire?»
Dean la osserva, imbronciato «Guarda che vale lo stesso per te» lei abbassa lo sguardo, ma lui non gliene dà modo, prendendola per le spalle e voltandola per poi alzarle il mento con le dita «Nessuno deve torcervi un capello. Né a te, né a lui».
Lei deglutisce «Questo non giustifica un’azione sbagliata».
Dean la guarda negli occhi e le prende il viso tra le mani, cercando di farle capire quanto ha apprezzato il suo gesto, la sua determinazione in quel momento così frenetico, per quanto sbagliato in altre occasioni. «Volevi difendere Sam. E poi l’hai colpito di striscio».
«Sì, ma l’istinto mi diceva di mirare dove potevo fargli più male e questo è sbagliato!» si scosta da lui per quanto possibile, passandosi una mano sugli occhi stanchi. «C’è differenza tra cacciare e uccidere. È una linea sottile, ma c’è, lo sai anche tu. È una delle poche cose che mi ha insegnato papà».
Dean deglutisce. Non ha tutti i torti, ma non è questo il caso di prendersela così tanto considerando che c’era di mezzo la vita di suo fratello e non di uno stronzo qualsiasi. «Sì, ma Sammy è vivo grazie al tuo sangue freddo. Questo ripaga tutto quanto» lei lo guarda e sembra ancora confusa, quasi spaventata «Non ti ringrazierò mai abbastanza per come hai gestito la situazione. Sei stata brava… davvero».
 
Ellie sospira appena, liberandosi definitivamente dalla sua presa. Si passa una mano sugli occhi stanchi «Non lo so. Ho… ho bisogno di schiarirmi le idee».
Dean la osserva e annuisce «Se vuoi vengo—» e non fa in tempo a finire la frase che lei scuote la testa e stringe le labbra in una linea sottile «No, ti ringrazio. Ho bisogno di stare un po’ per conto mio». Si sporge verso di lui per lasciargli un bacio umido sulle labbra senza dargli la possibilità di replicare ancora e si scosta, facendo qualche passo verso la porta che dà sull’esterno. Lui annuisce, mentre la guarda prendere il suo giacchetto, fare qualche altro passo, aprire la porta e uscire silenziosamente, sentendola più distante che mai.
 
Gli fa male saperla così dispiaciuta per qualcosa di cui, invece, Dean è tanto orgoglioso. Non è la prima volta che accade, che lei si crogiola nei brutti pensieri per aver fatto del male a quello che considera essere un innocente o quasi, e Dean pensa che sia parte del suo carattere, perché l’ha sempre vista dispiacersi così, ma stavolta… stavolta è diverso. Forse perché non le era mai capitato con un essere umano, o forse perché… perché non le piace mai passare il confine. A volte è capitato che ci andasse vicino, ma stavolta è stata a tanto così dall’oltrepassarlo e questo forse è quello che più la spaventa di tutta questa storia.
 
Il rumore di alcuni passi dietro di lui lo distrae da quei pensieri. Sam lo affianca e gli sorride appena dopo aver fatto un lungo sbadiglio. Anche lui è visibilmente sveglio da una manciata di minuti: ha gli occhi piccoli e la camicia bianca tutta stropicciata. Ha anche saltato un paio di bottoni mentre se l’allacciava. «Tutto ok?»
Dean stringe le spalle. Questa storia di Ellie lo preoccupa un po’ e, per di più, è un po’ che c’è qualche altro pensiero a tormentarlo e, forse, è venuto il momento di cominciare a parlarne con qualcuno. Arriccia le labbra in una smorfia pensierosa, sbuffando aria dal naso «Quando tutta questa storia sarà finita, io e te dobbiamo fare due chiacchiere».
Di fronte al mutismo di Sam, Dean si volta nella sua direzione, trovandolo con un’espressione imbronciata e perplessa dipinta sul volto. «È una cosa grave?» Dean scuote la testa, deciso «E allora perché non possiamo farlo adesso?»
 
Prende un respiro e lo guarda negli occhi; Sam ha ragione: non ha senso rimandare «Troviamo un posto più tranquillo, allora».

 

[1] Secondo la tabella degli eventi che ho consultato in internet, gli episodi 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)” e 2x22 “All Hell breaks loose (Part 2)” sono ambientati a Maggio 2007. Per non sfasare troppo la mia tabella di marcia, però, il cui ultimo evento precedente a questo capitolo è collocato a Gennaio dello stesso anno, ho deciso di ambientare questi capitoli a metà Marzo 2007, quindi un paio di mesi prima rispetto alla collocazione originaria del telefilm.
[2] Nell’episodio 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)” non viene specificato il posto dove si trovano Dean e Sam quando quest’ultimo viene aggredito da Occhi Gialli, perciò l’ho scelto io a mio piacimento XD
[3] All’inizio dell’episodio 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)”, si vede un cartello che recita “All day breakfast, lunch & dinner” insieme al nome della tavola calda.
[4] Sopra una porta dell’edificio descritto compare la scritta “Cobbler” che in italiano significa “Calzolaio”.
[5] Nell’episodio 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)” si evince che Ava è scomparsa per cinque mesi anziché i quattro citati, ma qui le tempistiche sono un po’ diverse, per questo ho cambiato questo dettaglio.
[6] Nella scena dell’episodio 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)” a cui faccio riferimento si intravede proprio un motel con una scritta al neon dietro le spalle di Bobby.
[7] Famosa citazione dello stesso Bobby dall’episodio 3x16 “No rest for the wicked”.
[8] David Hasselhoff è un attore statunitense, famoso soprattutto per aver interpretato Michael Knight nella serie TV Supercar e Mitch Buchannon in Baywatch.
[9] Nell’episodio 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)”, Bobby e Dean si spostano dal luogo in cui si sono incontrati per andare alla Roadhouse, dopo che Dean ha ricevuto una chiamata da Ash, trovandola distrutta. In questa storia, però, non ho inserito né la Roadhouse né i personaggi che ci girano intorno, perciò ho fatto sì che Ellie, Dean e Bobby rimanessero nei pressi del posto in cui si sono incontrati per parlare ed escogitare insieme un modo per trovare Sam.
[10] L’attore che interpreta Occhi Gialli, Frederic Lehne, è alto 1,78 m che è un’altezza ben differente dai 1,93 m che conta Jared Padalecki, ma essendo quest’ultimo seduto a terra in questa scena la percezione che gli arriva è un po’ diversa.
[11] Riferimento all’episodio 1x22 “Devil’s trap”.
[12] Cold Oak è una città immaginaria, inventata dagli autori di Supernatural per ambientarci l’episodio 2x21 “All Hell breaks loose (Part 1)”. Perciò, la distanza è calcolata da Grand Island, Nebraska, a Scenic, una città del South Dakota realmente esistente e realmente abbandonata, priva di abitanti e lasciata alla rovina.
[13] Nell’episodio 2x22 “All Hell breaks loose (Part 2)”, la casa abbandonata dove Bobby e Dean portano il corpo di Sam non si trova a Cold Oak, ma il luogo non viene specificato. Per questo, ancora una volta ne ho scelto uno io XD
  
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