Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Emmastory    15/04/2019    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure della fata Kaleia non si sono certo concluse, e come in una sorta di piccolo intermezzo, si nota che le tradizioni natalizie hanno fatto il loro ingresso nel mondo delle fate. Forse ne hanno sempre fatto parte, o forse tale cambiamento è dato dalla loro vicinanza con la comunità umana, ma comunque sia, godetevi la lettura.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Human-traditions-in-the-Fairy-Woods
 
 
Capitolo XXIV
 
Fata sul ghiaccio 
 
Sola. Sky era sola e vicina al lago, e ormai da ore, non faceva che cadere. Anche se da poco, la superficie dell'acqua si era gelata a causa di quell'inverno tanto duro e freddo, e più il tempo scorreva, più la temperatura sembrava abbassarsi. Se Christopher e Kaleia erano in casa, seduti sul divano a coccolarsi e scambiarsi tenerezze come al solito, lei era là fuori, tutt'altro che disturbata dagli elementi. Chiunque la conosceva sapeva quanto le piacessero la natura e il suo ora algido involucro, e anche se non lo diceva, tacendo ogni volta che qualcuno osava chiedere, c'era una sola cosa che le piaceva perfino di più. Il pattinaggio. Era stato il suo Noah a parlargliene per la prima volta, presentandogliela come divertente attività invernale e facendola innamorare perdutamente, portandola a sviluppare sentimenti forse perfino più profondi di quelli che la ragazza aveva per lui. In cuor suo, il ragazzo sentiva di aver esagerato, ma allo stesso tempo sperava di sbagliarsi. Conosceva la sua ragazza, sapeva quanto potesse essere testarda, ma era spesso felice di vedere quella testardaggine trasformarsi in determinazione. Taceva a sua volta, troppo timido per parlarne, ma quella era una delle ragioni per cui si era innamorato di lei, e il principale motivo per il quale il suo cuore non si fosse mai acquietato in circa due anni di relazione. Nella sua casa al villaggio, si godeva la solitudine della sua stanza e il calore delle sue coperte, e ad occhi chiusi, dormiva. Era ancora mattina presto, e nessuno l'avrebbe certo biasimato, ma il tempo non si fermava mai per nessuno, e stando a un detto tanto antico quanto popolare, chi si fermava era perduto. Ad ogni modo, Sky non aveva mai imparato a pattinare, e sognava di farlo, ma nonostante mille tentativi, otteneva come unico risultato quello di cadere rovinosamente in terra, schiantandosi sul ghiaccio freddo, duro e inospitale. Per sua fortuna, ogni colpo non disturbava nè rovinava quella lastra, e ogni volta che accadeva, lei provvedeva a sistemarla tramite ai suoi poteri. Ormai erano passate ore, e se le capitava di vedere qualche crepa o notare un'esagerata sottigliezza, aveva sempre la soluzione ideale. In silenzio, chudeva gli occhi e protendeva una mano in avanti, e sussurrando qualcosa a sè stessa, l'abbassava muovendola in direzione del terreno gelato, e grazie alla sua magia, quelle metaforiche ferite si rimarginavano. Spirando lievemente, una brezza gentile le accarezzava piano i capelli, e in risposta, lei sorrideva. Un modo come un altro per la natura stessa di ringraziarla, come peraltro faceva anche con Kaleia e con il resto delle sue simili. Sincere con sè stesse, le due ragazze dovevano ammettere di non conoscere altre fate, ma fiduciose, erano ogni giorno fermamente convinte di incontrarne altre, e chi lo sapeva, anche altri magici abitanti del bosco. Ovvio era che solo il tempo conoscesse la risposta, e che a loro non restava che vivere nel presente. Intanto, completamente concentrata sul suo obiettivo, Sky non osava distrarsi, e provando per l'ennesima volta, scivolò sul ghiaccio con la grazia che la caratterizzava, sentendo le lame dei suoi pattini sfiorarlo con la stessa dolcezza che Noah riservava alle sue guance, spesso calde per l'emozione provata dopo ogni carezza. Tranquilla, teneva gli occhi chiusi e inspirava l'aria fredda, sentendola lambirle i polmoni mentre si muoveva sul ghiaccio. Metaforicamente priva della capacità di vedere, faceva affidamento sugli altri sensi, e giunta ad una delle estremità del lago, si voltava con scioltezza verso quella opposta. In altri termini, tutto sembrava andar bene, ma all'improvviso, distratta da un suono alle sue spalle, Sky perse l'equilibrio, cadendo rovinosamente e ritrovandosi in ginocchio. "Dannazione!" imprecò, mordendosi la lingua per evitare di essere sentita. Per quanto strano potesse sembrare, quel dolore la calmò, e con esso anche il vento, di nuovo giunto a confortarla. "Andrà tutto bene, riprova." Sembrava dirle, incoraggiandola. Scuotendo la testa, si abbandonò ad un sospiro, e provando a rialzarsi, scoprì dolore e fatica. Era ormai caduta più e più volte, e stanca com'era, sentiva di non poter andare avanti ancora per molto. Così, facendo leva sulle mani, non sperimentò che dolore e fatica. Riuscì a rimettersi in piedi, ovvio, ma muovendo qualche passo oltre il ghiaccio, sperimentò il dolore di alcuni lividi, formatisi a causa dei ripetuti scontri con quella durissima superficie. Ne aveva appena due, e poteva dirsi fortunata, ma il lato negativo stava nella loro posizione. Proprio sulle sue ginocchia, quasi le impedivano di camminare, e zoppicando come un animale ferito, si impose di abbandonare quel sogno e tornare a casa. Si conosceva, sapeva che gettare la spugna non aveva nè avrebbe mai avuto senso, nè sarebbe mai diventata una sua abitudine, ma nonostante tutto, c'era un limitato numero di tentativi oltre il quale non si spingeva, e che in caso contrario, apparivano ai suoi occhi come menzogne. Forse era un pensiero esagerato, ma in quel momento sentiva davvero di star mentendo a sè stessa. Era una fata del vento, e in quanto tale controllava il cielo, le stelle, l'aria e il freddo, ma dopo quanto le era accaduto, si sentiva del tutto sfiduciata, e con gli occhi letteralmente incollati al terreno, camminò lentamente, troppo lentamente, verso casa. Non aveva più la forza nè la voglia di provare, ma quel giorno, la fortuna le sorrise. Ormai sveglio, Noah passeggiava tranquillamente per i sentieri del bosco vagando senza una meta apparente, offrendo noci e nocciole agli scoiattoli e bacche ai passerotti solitari che incontrava, che seppur muti e stoici, proprio come lui soffrivano il freddo. Al contrario del suo amico Christopher, lui non era un protettore, ma nonostante questo, sentiva di dover fare la cosa giusta se mai ne avesse avuto l'opportunità. Anche se sciocco, quello era un ottimo esempio, e fra un passo e l'altro, una voce in lontananza lo distrasse, spezzando la linea dei suoi pensieri e riportandolo alla realtà. Prestando l'orecchio al silenzio che aveva attorno, si concentrò su quell'unica voce, e nello spazio di un momento, la riconobbe. Era Sky, la sua Sky, e a quanto sembrava, stava piangendo. Preoccupato, affrettò il passo, e attraversando la selva, raggiunse il lago correndo più veloce che potè. "Sky, amore, aspetta!" chiamò, pregandola di fermarsi. "Cosa vuoi, Noah? Non è esattamente il momento." Rispose lei, fra lacrime di tristezza mista al dolore delle sue ferite. "Che ti è successo?" non potè evitare di chiederle il ragazzo, con una vena di preoccupazione a corrompergli la voce. "Sono caduta, più volte." Rispose appena lei, cercando di sopportare il dolore sputando veleno. "Mi spiace." Replicò svelto il ragazzo, avvicinandosi di qualche passo e provando ad abbracciarla. Come scottata da quel tocco, Sky si ritrasse, e mantenendo il silenzio, si limitò a fissarlo. Non sapendo cos'altro dire per farla star meglio, Noah sostenne appena il suo sguardo, poi lo abbassò. "Sky, quelli sono... pattini?" azzardò, confuso dal non averla mai vista usarli o portarli con sè. Ferita, Sky non mosse foglia, e dopo momenti di silenzio, decise di parlare. "Sì." Esordì, sempre tesa come una corda di violino. "Stavo cercando di imparare, per entrambi." Spiegò poi, leggermente in imbarazzo. "Era per questo? Semplicemente per questo? Se proprio vuoi, posso insegnarti." Quella fu la risposta del ragazzo, che di fronte al silenzio della fidanzata, sorrise, e nel farlo, le sfiorò una mano. "Te la senti?" azzardò poi, avendo quello di forzarla come ultimo desiderio. Non proferendo parola, Sky si limitò ad annuire, e incamminandosi di nuovo verso il ghiaccio stringendo la mano di colui che amava, riprese da dove si era interrotta, trasformando quei fallimentari tentativi in una vera lezione, lezione che le permise, con l'arrivo della notte e poi lo scorrere di un'intera settimana scandita da regolari sessioni d'allenamento, le permisero di diventare ogni giorno più brava. Di volta in volta, il suo ragazzo alzava la metaforica asticella della difficoltà, e lentamente, quello che all'inizio era una semplice ricerca d'equilibrio, si trasformò in piccole prove di pattinaggio. Sulle prime, appena qualche metro, poi l'intero lago ghiacciato percorso descrivendo un grande e perfetto cerchio, e alla fine, nel pomeriggio del settimo giorno, evoluzioni degne di una vera pattinatrice, da sola o in coppia con il proprio ragazzo, che molto più esperto di lei, aveva assistito con orgoglio alla sua trasformazione da fata del vento a fata sul ghiaccio. 
 
 
Per la vostra gioia e la mia, oggi sono velocissima, e questo non era che il ventiquattresimo episodio della vita al bosco delle fate durante le feste e il periodo natalizio. Siamo in primavera, forse un pò fuori stagione, ma spero che questo piccolo scorcio dei pensieri e dei sogni di Sky abbia incontrato il vostro favore. Per ora attendo di scoprirlo, ma come sempre, continuo a ringraziarvi del supporto che mi mostrate. Conta molto, sappiatelo,
 
Emmastory :)
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory