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Autore: time_wings    18/04/2019    3 recensioni
[STORIA CONCLUSA]
Una what if in piena regola. Budapest, città magica. Il freddo delle strade e la caccia ad un supercriminale porterà i due eroi protagonisti ad incontrarsi in un bar, dopo dieci anni dal loro ultimo incontro. Nello scomodo locale della città ungherese, un mare di ricordi investirà i due malcapitati, sommersi da rimpianti quiescenti e dolorosi forse. Quanto coraggio serve per far crollare le barriere dell’insicurezza? Quanta forza ci vuole per incrociare lo sguardo dell’amarezza?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’idea gli venne un attimo dopo. Todoroki tirò fuori una banconota da duemila fiorini ungheresi e affondò le mani nelle tasche del cappotto, tirandone fuori il suo block notes e sottraendone la penna al lato. Alzò gli occhi al cielo. Non era per nulla tipo da cioccolatini e mazzi di rose, ma era la sua ultima occasione, diamine, era disperato! Scrisse febbrilmente tutta la verità su quella banconota e poi attirò l’attenzione della cameriera ficcanaso. Mandò al diavolo la sua dignità e parlò: “Tra poco quel ragazzo con i capelli verdi dovrà pagare e andarsene. Ha 5000 fiorini. La cioccolata ne costa 2500, leggo sulla lavagna,” La ragazza guardò confusa alle sue spalle e annuì, riportando l’attenzione su quello strano tipo a metà: “bene, come resto devi dargli i 2000 con cui ti pagherò adesso, hai capito?” La ragazza guardò il pezzo di carta che lui stringeva con mani tremanti: “Ma è…”
“Grazie della birra e del favore.” Sussurrò interrompendola, congedandosi e dirigendosi verso la porta del locale, senza guardarsi indietro. Il freddo ungherese lo avvolse di nuovo, mentre la porta si richiudeva alle sue spalle e le voci provenienti dall’interno della locanda si facevano ovattate. Si sentì leggero.
 
Era tutto finito. Midoriya non poteva crederci. Era stato in quel bar per un’intera ora. La sua cioccolata era già fredda e quello sguardo si era spezzato. Gli era sembrato infinito e aveva davvero creduto che sarebbe durato per sempre, che sarebbero rimasti in quel limbo, a metà tra il sogno e la realtà, per sempre. E invece adesso che il tempo aveva ripreso la sua corsa forsennata verso chissà che meta santa, quello sguardo gli sembrò improvvisamente così breve, così insufficiente che non gli sarebbe bastata un’intera vita di sguardi per colmare quel vuoto.
Todoroki era andato via. L’aveva intravisto parlare con la cameriera e non l’aveva seguito con lo sguardo, mentre se ne andava. Avrebbe fatto troppo male. L’unico segnale era stato il rumore delle campanelle ed il suono sordo della porta che si richiudeva. Quello era stato il suo addio.
Con un sospiro alzò una mano per richiamare l’attenzione della cameriera. Quel posto era diventato improvvisamente spento e inospitale e quel calore materno che l’aveva convinto ad entrare, sembrava adesso una fonte calda e distaccata, che lo spingeva ogni secondo di più sulla soglia della porta, invitandolo con urgenza ad andare via.
“Sono 2500 fiorini.” Gli disse la ragazza con un sorriso strano. Sembrava… impaziente? Ormai tutto in quel posto pareva volere che se ne andasse. Sospirò ancora e affondò le mani nella tasca della giacca, tirandone fuori 5000 fiorini. Li depositò sul bancone, accanto allo scontrino che la bionda gli aveva portato.
“Ecco il tuo resto.” Disse raggiante, poggiando una banconota da 2000 e una da 500 sul bancone. Un pensiero attraversò la mente di Midoriya. Si chiese perché la barista avesse già il resto a portata di mano. Tuttavia durò solo un secondo. Il cellulare squillò, come a ricordargli il motivo per cui era a Budapest e non era certo per bere cioccolate e farsi sommergere dai ricordi, no. Lo recuperò impaziente, la missione gli aveva ricordato qual era il suo posto nel mondo. Forse c’erano risvolti positivi nella missione, sì, forse era la volta buona per rintracciare quel sudicio GPS.
“Deku!” Gridò una voce conosciuta dall’altra parte del telefono: “L’abbiamo accerchiato. Siamo in Piazza degli Eroi. Devi correre qui!” Midoriya sorrise per l’ironia della sorte. Piazza degli Eroi, eh? L’avrebbero finalmente preso!
Si alzò di scatto dallo sgabello, come fosse stato caricato a molla, spinse di lato, scusandosi, qualche tizio ubriaco e corse verso la porta, il trillo delle campanelle che preannunciava il solito freddo glaciale, ma non gli importava. Un secondo trillo, a qualche secondo di distanza preannunciò una voce femminile: “Ehi, eroe! Il resto!” Gridò disperata la barista. Midoriya aveva già coperto parecchi metri grazie alla sua Unicità: “Fa niente, tienili tu!” Gridò di rimando, girando l’angolo e sparendo per sempre. Una luce verde intermittente che si allontanava sempre di più, rimbalzando sulle pareti dei neri palazzi.
La cameriera lasciò cadere sconsolata lo sguardo sulla banconota da 2000 che teneva in mano.
 
Dopo dieci anni, ti amo ancora.



Note dell'autrice: Ebbene, cari, eccoci giunti alla fine di quello che più che un vero capitolo è un epilogo. Ve lo aspettavate? Devo dire che il finale è venuto un po' da sè, non è stata una scelta precisa, ma spero che con la sua struggente realtà vi sia piaciuto.
EONI PER TROVARE LA FRASE FINALE, DANNAZIONE e continua a non convincermi
Ah, in realtà, piazza degli Eroi dovrebbe esistere davvero a Budapest.
Ad ogni modo, questa storia è nata un po' per sbaglio, ma col tempo mi ha fatto crescere molto. Per la prima volta avevo una bozza di struttura dall'inizio, una scaletta, un tipo specifico di struttura dei capitoli. Insomma, su questo sono soddisfatta. E chissà, magari un giorno potrei pensare di scrivere un continuo. Vedremo.
Intanto vi sarei più che grata se mi lasciaste un pensierino sulla storia e ringrazio davvero tutti quelli che hanno speso del tempo a leggerla e ad arrivare fin qui. Grazie milleeee!
Adieu,

El.

 
   
 
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