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Autore: Servallo Curioso    22/07/2009    2 recensioni
Ham è un dio che vive in un pantheon fatto di ruoli assurdi. Lui, comunque, si sente costretto a quel ruolo fatto di studio e ricerca; privo di azione, fama ed esperienza. Non è capace di accettare la sua natura così impulsiva e sognante, all'opposto del suo ruolo: l'archivista che passa l'eternità nelle sue stanze. Conosce gli dei, conosce la storia, conosce qualsiasi cosa scritta fino a quel momento: ma non conosce il brivido di provare quelle avventure tanto sognate sulla propria pelle. Quando l'occasione finalmente si presenta, Ham, capisce di non essere adatto a quel genere di storie: quelle con l'azione, la paura della morte e il fragore delle armi di sfondo. Questa volta, però, non potrà decidere di ritirarsi: è scoppiata la guerra.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22 – Te lo prometto!

Niel era seduto nel cortile esterno, che guardava i raggi del sole che attraversavano la chioma spoglia di quell'albero vecchio. L'inverno era alle porte.
Improvvisamente si ricordò di una filastrocca, riguardante quella stagione, ma non riuscì a canticchiarla.
Niel, non mi stai ascoltando vero?”
Lui tornò alla realtà, incrociando lo sguardo spazientito della sacerdotessa. Dall'arrivo di quel giovane al tempio, Nima stessa si era occupata della sua preparazione, rispettando fedelmente gli ordini del dio. I giorni passavano tra lezioni di pura teoria. Il ragazzino si annoiava e forse non aveva così tanti torti.
Oh!” disse imbarazzato. “Mi scusi, Sacerdotessa Nima. Cercherò di stare più attento”.
Lei in parte lo capiva. La magia era qualcosa di incredibilmente noioso all'inizio: formule, flussi, studi che davano delle basi da cui partite. Erano argomenti che stufavano perfino lei, che doveva solo leggere.
Io capisco che non sono cose divertenti, ma dovresti sforzarti per impararle. Prima apprendi tutto questo, prima puoi fare pratica e controllare il tuo potere”.
Lui scosse la testa, poiché non era d'accordo con tutto ciò che aveva detto. Provò a giustificarsi gesticolando un poco, come era sua abitudine. Lui era curioso, assetato di conoscenza: per quanto un argomento fosse noioso non poteva ignorarlo.
No, Sacerdotessa Nima, non è quello. A me piace questa cosa della magia, è solo che oggi...” non terminò la frase, non sapeva come terminarla. Cosa c'era di diverso? Neppure lui poteva dirlo con certezza. Sapeva solo che c'era.
Non ti senti bene?” domandò premurosa chiudendo il grande tomo che aveva davanti. IL ragazzo scosse di nuovo il capo. Prima di rispondere si guardò attorno: la panca sulla quale erano seduti, l'albero privo di foglie, il pavimento del cortile. Tutto era uguale al solito. Poi lanciò un'occhiata al cielo perché si sentiva comunque strano.
Ho un presentimento” sospirò tornando a fissare la sua interlocutrice.
Che tipo di presentimento?”
No, mi scusi. Non è un vero presentimento... io non so come spiegarlo. Sento che c'è qualcosa, ma non so cosa”.
Lei si interrogò su quale potesse essere la causa del suo stato. Giunse poi a una semplice conclusione. “Forse percepisci un'aura”.
Come dice?”
Un'aura magica, l'energia di qualcuno. È più che probabile che tu abbia sviluppato questa capacità inconsciamente e ora sei stordito. Forse c'è un mago in città o...”
Un dio” continuò una voce alle loro spalle.
Si voltarono entrambi, scattando in piedi intimoriti. Nessuno dei due la riconobbe. Una voce femminile e potente.
Chi è là?” domandò Nima stringendo a sé il ragazzo. Con le ampie maniche rosse e dorate della veste lo avvolse, come un uccello che apre le sue ali per proteggere le uova.
La sagoma uscì allo scoperto. Masticava qualcosa, la dea.
Dovresti inchinarti, davanti a una divinità”. Rimasero immobili. “davanti a me, poi, la somma Raffaella!” entrambi però non avevano mai visto quella dea. Una dea che sembrava in tutto e per tutto un uomo, se non per la veste femminile.
Sotto il mento spigoloso stava una camicetta nera, le cui lunghe maniche e il colletto erano decorati con ricami di pizzo. Portava anche una gonna estremamente corta, del medesimo colore e ricamo. Le scarpette, dai bassi tacchi, ostentavano un fiocco viola di grandi dimensioni sulla parte frontale.
Nima fece un cenno d'inchino con il capo, poiché era pur sempre una dea, ma non si prostrò a lei, anzi: le lanciò un'occhiata forte, decisa a non cedere. Raffaella avanzo e levò una mano, con la chiara intenzione di colpirla. La sacerdotessa allora si allontanò da Niel, coprendolo con il suo corpo e permettendogli una fuga. Lui però non si mosse.
...donna, trovo offensivo il tuo comportamento” uno schiaffo a cui Nima non reagì. “Ora spostati e avrai salva la vita. Non sei tu che mi interessi”. Gli occhi della dea cercarono il ragazzo, trovandolo qualche metro più in là, mentre indietreggiava lentamente.
Sembrò disgustata dal suo aspetto e dall'aura che emanava. “E così saresti tu colui che ha il sangue di un dio, eh? È fin troppo facile averti, ma non posso lamentarmi; il tuo sangue mi aiuterà molto, dovresti esserne fiero”.
Con un gesto rapido scansò la ragazza dai lunghi capelli neri, che però tornò subito a intralciare l'avanzata della divinità. Nima non era intenzionata a cedere Niel tanto facilmente, aveva ricevuto l'ordine di proteggerlo e così avrebbe fatto.
Cerchi la morte, donna?”
Lei deglutì, mentre le parole le si strozzavano in gola. Le divinità, soprattutto se hanno intenzioni offensive, emanano un qualcosa che cattura ogni creatura, facendola tremare fin dentro le ossa. La ragazza lo percepiva chiaramente, ma non cedette.
Raffaella levò ancora la mano, questa volta con la ferma intenzione di staccarle la testa dal collo con un solo colpo, ma si fermò. Fiutò l'aria fredda e, dopo un primo timore, sorrise divertita.
Uno scatto ed evitò la mannaia di Katyana, che con un veloce fendente spaccò la terra davanti a Nima. Un altro secondo e Raffaella sarebbe stata tagliata in due.
La sacerdotessa era confusa. La dea dei dolci non sembrava essere una nemica, anzi, l'aveva appena salvata. Provò a inchinarsi ma lei la fermò. “vattene!” esclamò spingendola affinché si allontanasse. La ragazza capì e fece un cenno del capo. Io arrivai in quel momento, con maggiore calma.
Katyana, appena sentita la presenza ostile della nemica, si era fiondata sul cortile lasciandomi da solo su quella nuvola di fogli. Atterrai e mi rivolsi alla sacerdotessa e a Niel con un saluto rassicurante.
Divino Ham, mi dispiace di avervi recato disturbo”. In quel momento pensai che gli uomini si sentivano troppo protagonisti. Lei pensava seriamente che fossi giunto apposta per salvarla, anche se era frutto di una mera coincidenza. In quel momento però non la contraddissi.
Niel sta bene?”
Sì” rispose con un inchino.
E tu?”
Lei arrossì appena. “Non vi preoccupate”. Si toccò la guancia arrossata, ricordando il dolore provato nel colpo.
Sospirai. “Nascondetevi ora, lasciate fare a noi”.
Come ordinate, divino Ham”. Dopo un nuovo inchino si allontanò prendendo con sé il ragazzo e insieme entrarono nel tempio. Lo salutai con un gesto prima che sparisse e lui ne fu felice.
Alle mie spalle però mi sorprese la voce di Raffaella, pronta a contrattaccare.
Non so se sono sfortunata, ad aver perso una preda facile, o fortunata, per avere a disposizione due succulenti bocconi”.
Katyana si era fatta seria e combattiva. Non c'era più neppure l'ombra della cuoca impacciata. “Considerati sfortunata, Raffaella. Oggi sarà il giorno della tua morte”. Lei non era una che amava la lotta, lo avevo sempre saputo, ma in quel momento sembrò la più feroce delle combattenti. Era pronta a dare il meglio di sé pur di vincere contro la dea del fallimento. Ora che l'aveva trovata non l'avrebbe certo lasciata fuggire.
Tu dici, cuoca?” rispose sprezzante prima di evitare un nuovo colpo di spada.
Sì, io dico” replicò l'attaccante scagliando l'ennesimo attacco che però riuscì a incontrare la tenera carne divina per un breve tratto. Allontanandosi dalla sua nemica, Raffaella, si curò appena del graffio che le percorreva la spalla ed esso si rimarginò in pochi attimi.
Si fermò allora, aspettando il nuovo assalto che non tardò ad arrivare. Un nuovo fendente, rapido, si abbatté su di lei tranciando di netto il braccio destro, all'altezza della spalla. La dea dei dolci sapeva che era meglio rendere inoffensivo un nemico piuttosto che ucciderlo e per gli dei non era differente.
Ciò che la stupì, anzi spaventò, fu la rapidità con cui l'arto si rigenerò. Incredula fece appena in tempo a vedere l'arto tagliato cadere a terra prima che quello nuovo la colpisse con un poderoso pugno. Riatterò alcuni metri più in là, rimettendosi subito in equilibrio.
Io osservavo la cosa sapendo alla perfezione quali fossero i poteri di Raffaella. Si diceva avesse divorato mille anime umane e, grazie a queste, riuscisse a rigenerarsi senza problemi o spreco di energie. In breve: aveva altri novecentonovantanove braccia destre da poter usare, mille busti, mille paia di gambe e mille braccia sinistre. Non ero a conoscenza, nel dettaglio, di come funzionasse quel potere ma a lei bastava avere un corpo sano inglobato da qualche parte per utilizzarne una parte e sopravvivere.
Era ripugnante e terribile.
Dopo altri assalti privi di risultato, il vigore iniziale della mia compagna sembrò svanire.
Con un balzo giunse fino a me, ad almeno sette metri di distanza dalla donna intenta a rigenerare entrambe le gambe tagliatele di netto.
Ham...” mi chiamò con voce tremante.
Non spaventarti. Lei ha divorato molte anime ed è capace di utilizzare la loro forza per rimarginare le ferite o riparare i danni più gravi. Se continuiamo ad attaccarla finirà...”.
È una parola!” mi interruppe lei ansimante. “Non si limita a incassare i colpi, lei reagisce! Non posso continuare all'infinito ad attaccare senza stancarmi” aveva perfettamente ragione.
La dea del fallimento scattò in avanti e le barriere di fogli sembravano inutili davanti alla sua furia. Le ferite dei pugnali di carta sparivano con la stessa velocità con cui erano state inflitte.
Per distrarla manipolai la carta a formare una grande spada mossa da una grande mano. Era qualcosa senza la minima praticità ma lei ne sembrò intimorita, poiché le dimensioni e la sua forma le davano un certo effetto. Mossi questo ammasso contro di lei, in una serie di lenti e distruttivi attacchi.
Lei evitò i primi con facilità, ma la portata e la potenza dei colpi riusciva a intimorirla abbastanza da impedirne l'avvicinamento. Non le ci volle molto, comunque, per intuire la traiettoria dei colpi così da iniziare una rapida avanzata verso me e Katyana. Il cortile del tempio era ormai distrutto e la gente osservava intimorita quella battaglia. A lungo gli uomini avrebbero narrato dello scontro nel cortile di Markentel tra Raffaella, Katyana e Ham; anche se alcune versioni vedevano noi due affrontare il re dei demoni o un mostro molto potente.
Ormai era troppo vicina e, lasciando che la mia grande arma si scomponesse in centinaia di fogli leggeri, creai uno scudo per proteggermi dal suo colpo. Stavamo solo prendendo tempo.
Come se non fosse abbastanza: le sue mani si erano equipaggiate con lunghe unghie che avevano una resistenza e affilatura pari ai pugnali più pregiati. Con essi attraversava ogni difesa e rendeva vano ogni assalto.
Katyana avanzò rinvigorita dalla pausa e ingaggiò una furiosa lotta con la spada. Il rumore dei colpi e il caos che si era scatenato non mi permisero di capire chi avesse la meglio su chi, o più semplicemente, se la dea dei dolci stava bene. Accadde però, dopo poco, che una strana creatura infuocata piombasse su di lei, affiancata da una donna dagli splendidi capelli appena mossi.
Si affiancarono a Katyana e con pochi colpi ben assestati fecero ritirare Raffaella di gran fretta. La nemica si fermò per rimarginare le ferite appena ricevute dai due dei freschi di riposo ma non ne ebbe il tempo. Una nuova carica di Maonis e una successiva combinazione di Manius ridussero in brandelli il suo corpo, lasciando che la testa sola si sforzasse per rigenerare il corpo.
Katyana!” esclamò Manius e questa si gettò di nuovo subito nella mischia colpendo più volte Raffaella prima che si riprendesse completamente.
La dea delle passioni in un istante mi fu accanto. “Ham, scusa l'intrusione ma c'ero prima io. Quella bastarda mi deve un Rituale!” esclamò. “Comunque sono qui anche per un altro motivo. È stato scoperto il covo di Elian, recatici immediatamente!” capii che stava accadendo qualcosa di grosso. Il pantheon era in agitazione e ormai il Palazzo doveva essere quasi del tutto deserto. Gran parte degli dei era sulle tracce della dea del ciclo.
Come mai devo andare?” le chiesi confuso.
Lei mi guardò ammiccando. “Katyana mi ha detto un po' di cose e la voce della tua discussione con Sakroi ormai riecheggia per tutto il suolo sacro. Fidati, arriva da Elian alla svelta, forse può aiutarti!”
La dea dei dolci era stata molto ingenua a raccontarlo a lei, e forse ad altri. Le avevo detto di mantenere il segreto ma sicuramente si era prodigata per aiutarmi chiedendo a tutti coloro che le sembravano adatti. Una mossa azzardata e che sicuramente mi avrebbe creato degli ostacoli in futuro.
Dove si trova?” chiesi prima che tornasse a occuparsi della nemica.
Lei mi guardò, rimproverandosi di non avermelo detto immediatamente.
Nella terra del nord, a Strobught!” con un scatto mi lasciò solo avventandosi contro quel corpo che sembrava non voler morire.
Io evocai una nuvola e vi salii.
Ham, mi faccia venire con lei!” gridò Niel apparendo all'improvviso.
CI pensai alcuni secondi e il tempo era troppo prezioso per sprecarlo in inutili discussioni o ragionamenti. Lì sarebbe stato al sicuro.
No. Rimani qui con Nima. È pericoloso!.
È pericoloso anche restare qui!” replicò lui con forza. “La prego!”
Io sospirai evitando di spazientirmi per la sua cocciutaggine. “Niel, tu devi sopravvivere a tutti i costi. Sei molto più importante di ciò che credi”.
Nima arrivò in quel momento afferrandolo decisa a fermare la sua corsa per raggiungermi. Lui era a terra e io mi stavo alzando a mezz'aria. Dovevo andare.
Se ci riuscissi, Ham... lei...”
Mh?” non capivo cosa volesse dire. Iniziò a piangere cercando comunque di trattenersi. Dopo il secondo singhiozzo continuò. Non posso dimenticare ciò che disse quel giorno.
Se ci riuscissi, Ham, lei resterà con me?”
Il fragore dei colpi. La paura della morte.
Quei nemici erano troppo forti anche per noi, lo capii solo in quell'istante.
La polvere si era alzata alta nel cielo, coprendo in parte il forte sole del pomeriggio e tutto assumeva un nuovo significato.
Te lo prometto”.
Scivolai via verso il nord. Quanto tempo avrei impiegato? Due ore? Tre?
Avvolgendomi di carta divenni un proiettile rapidissimo che sfrecciava attraverso le nubi. Nessun uccello o freccia pareggiava la mia rapidità.

Te lo prometto” ripetei ormai da solo.
Ricordai anche le parole del Grande Padre: “Devi sopravvivere”. Chissà se sarei riuscito a soddisfare entrambi o li avrei delusi.
Confusione.
Ci misi davvero poco, ma utilizzai molta energia. In meno di due ore riuscii a sentire le presenze degli altri insieme al freddo pungente di quella zona. Mancava poco, mancava davvero poco alla tana di Elian: Strobught, la fortezza incastonata nel monte.
Non capii immediatamente perché avesse scelto quella costruzione antica, ormai in rovina, ma ne fui felice. Anche se quello sarebbe stato il luogo della battaglia io ero estasiato dall'idea di percorrere i saloni più segreti scavati all'interno del monte, oppure, di correre nella grande piazza al centro della cittadella esterna.
Era maestosa, enorme e simbolo di un'era ormai terminata. Cosa desideravano di più i miei occhi se non riconoscere i dettagli di ogni roccia e pezzo di granito, appartenuti a una civiltà antica e scomparsa?.
   
 
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