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Autore: Ayumi Yoshida    22/07/2009    10 recensioni
Un missing moment piuttosto introspettivo che narra del primo incontro di Tonks e Lupin per l'Ordine della Fenice.
“Piacere di conoscerti” esordì nervosamente, guardando Remus negli occhi – ancora cupi? – “Mi chiamo Ninfador...”
Il piede destro, che aveva portato avanti per fare un altro passo, però, incappò in una piastrella piuttosto sudicia del pavimento che la fece scivolare in un istante.

Spero possa piacere ^^
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Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Probabilmente non era la sera giusta.

 

Probabilmente non era la sera giusta.
Al di fuori della finestra impolverata la neve vorticava confusamente, nell’impeto di una delle più violente bufere che fossero mai scoppiate negli ultimi anni.
La luna era scomparsa sotto il peso etereo delle nuvole grigie; il cielo formava un’unica macchia nera con la piazza tutt’attorno, un agglomerato di mattoni scuri e viscosi a causa del tempo trascorso dall’ultima volta in cui un’anima assennata aveva messo piede in quel posto apparentemente disabitato.
In Grimmaud Place al numero 12, l’unica finestra da cui la luce potesse filtrare, seppur resa soffusa da vecchie tendine ingiallite, l’Ordine della Fenice, l’antica associazione di maghi formata per combattere Voldemort, stava riprendendo vita, chiamando a riunione tutti i membri, vecchi e nuovi.
I membri nuovi erano ormai più di quelli vecchi, ma non tutti avevano già avuto l’occasione di conoscersi,perciò il primo incontro doveva fungere, più che da riunione, soprattutto da presentazione.
Molti uomini, infatti, erano riuniti nella cucina dell’immensa casa, attendendo altri che sarebbero dovuti arrivare.
Arthur Weasley, giunto a proposito, sedeva compostamente intorno al tavolo, le braccia incrociate posate su di esso. Accanto a lui, il suo primogenito Bill giocherellava distrattamente con il suo orecchino per occupare l’attesa.
Sirius Black, il proprietario della dimora, sedeva dalla parte opposta del signor Weasley, l’espressione cupa e pensierosa. Remus Lupin gli dava le spalle, la schiena appoggiata contro il muro accanto alla credenza.
Davanti alla porta altri maghi discutevano silenziosamente.
Tutti erano pian piano arrivati; all’appello mancava solo Malocchio Moody.
“Dove diavolo si sarà cacciato Malocchio?” gracchiò all’improvviso Sirius, voltandola testa verso la porta della cucina “E’ in ritardo.”
Il signor Weasley lo rassicurò: “Ho sentito che aveva del lavoro da sbrigare al Ministero.”
L’altro sbuffò e ritornò a concentrasi sulle striature nere del legno del tavolo.
Non era da Moody fare tardi. Dopotutto, era sempre lui che predicava “impegno e dedizione” in un compito.
Non dovettero, però, aspettare più di qualche minuto perché sentirono la serratura scattare e immediatamente tutte le orecchie si tesero a captare anche il più piccolo rumore.
Ma non ce n’era bisogno: la voce di Moody era forte come sempre.
“Attenta a dove metti i piedi!” lo sentirono ringhiare nel corridoio “Fai attenzione!”
In tutta risposta, il rumore immediatamente successivo che udirono fu quello del tonfo di un oggetto non identificato sul pavimento.
Sirius ghignò.
“Ha portato qualcuno?” domandò nervosamente il signor Weasley. Bill alzò le spalle.
“Lo vedremo.”
Il manipolo di maghi davanti alla porta smise di discutere e si spostò.
La protesi di legno a zampa di leone di Moody apparve sulla soglia.
“Salute a tutti” latrò l’uomo posando il occhio magico a turno su tutti i presenti.  Zoppicò di qualche passo in avanti per stringere la mano a Bill, che si era alzato, e occupò la sua sedia.
“Vieni avanti, Dora” aggiunse poi.
Soltanto allora tutti si accorsero che un’altra persona era ferma sulla porta, esitando se farsi avanti oppure no.
Era una giovane donna dal volto un po’ paffuto, quasi infantile, e capelli lisci di una strana sfumatura di rosa.
Sorrideva imbarazzata, probabilmente per via di tutti gli occhi che aveva addosso.
Un paio di essi, più precisamente quelli scuri di Sirius, si spalancarono per lo stupore.
“Dora?!” esclamò l’uomo alzandosi in piedi “Sei proprio tu?”
Le si avvicinò per scrutarla, poi sorrise incredulo.
“La mia cugina preferita! Da quanto tempo non ci vediamo! Come stai?”
La ragazza ricambiò il suo sorriso sorpreso.
“Sirius!” esclamò con gioia e lo abbracciò “Cosa ci fai qui?”
“Cosa ci fai tu qui!” ribatté lui ridendo e battendole una amichevole pacca sulla spalla. “Io sono un evaso, posso stare dove voglio!”
“Lei è Ninfadora Tonks” la presentò finalmente Moody mettendo fine a quei convenevoli così inaspettati per tutti i presenti, che fissavano i due abbastanza perplessi “E’ un Auror molto capace e lavora al Ministero, ma sta dalla nostra parte.”
“Salve a tutti” salutò lei con la mano, un po’ meno imbarazzata “Vi prego, però. Chiamatemi solo Tonks , io odio il mio nome!”
Ormai era al fianco di Sirius, che sogghignava divertito.
“Sei sempre la solita,  Dora. Non sei cambiata per niente!”
Lei sorrise allegramente, lanciando occhiate curiose tutte intorno. Dal fondo del tavolo, vide un uomo con i capelli rossi ricambiare il suo sorriso.
“Allora, Alastor, non ci presenti?” chiese lo stesso gentilmente.
Tuttavia Moody brontolò e il signor Weasley capì che non rientrava nelle sue intenzioni, quindi agì autonomamente.
Si alzò in piedi e andò a porgerle la mano.
“Sono Arthur Weasley, piacere. Lavoro anche io al Ministero.” disse in tono gentile.
Tonks la strinse sorridendo allegramente.
“Piacere mio”
“Questo è mio figlio Bill.” continuò il signor Weasley indicandolo con un cenno del capo. Un ragazzo dai lunghi capelli rossi le sorrise annuendo. “Lui è Kingsley Shakebolt, dovresti conoscerlo, suppongo… lavora anche egli al Ministero.” Un uomo alto e di colore con il viso serio abbassò un poco il capo in sua direzione “Poi ci sono Mundugus Fletcher…” Un uomo imbacuccato in vestiti sporchi e logori le rivolse una rapida occhiata e distolse immediatamente lo sguardo.
Il signor Weasley continuò a presentare uno ad uno tutti i maghi presenti nella cucina, fino ad arrivare all’ultimo.
“Remus Lupin” disse, infine, indicandolo con un cenno della mano.
Tonks lo guardò meglio: era uno dei pochi che, appena era entrata nella cucina, non aveva cominciato a scrutarla con l’apparente curiosità che aveva letto negli occhi di tutti gli altri maghi. I loro sguardi non si erano ancora incontrati.
Aveva un aspetto trasandato,ma la sua era una trasandatezza differente da quella che la parola stessa poteva indicare. Indossava abiti stinti e rattoppati in parecchi punti, ma perfettamente lindi.
Il suo viso era abbastanza giovanile, sebbene i suo capelli striati di bianchi suggerissero il contrario, e gentile.
La ragazza lo fissò, incuriosita, e fu proprio in quel momento che, per la prima volta, incontrò i suoi occhi marrone chiaro e – ma forse l’aveva soltanto immaginato – foschi.
“E’ stato per un anno professore ad Hogwarts” continuò il signor Weasley esitante “Attualmente, però, è… la nostra spia tra i Lupi Mannari.”
Un gelido silenzio invase la stanza, accompagnando l’ultimo tremulo sussurro dell’uomo. Probabilmente non tutti erano a conoscenza di ciò che l’uomo aveva appena detto, dato che molti si scambiavano occhiate concitate e preoccupate. L’atmosfera era così irrespirabile che sembrava essere stata colmata di un gas velenoso e mortale. Nessuno osava più respirare, per non emettere un suono.
Tonks si sentì improvvisamente a disagio: in quel momento in cui più nessuno parlava, poteva sentire gli occhi di Lupin continuare a scrutarla, pensieroso, e leggerle dentro.
Non avrebbe retto a lungo quella situazione. Non le era mai accaduto prima che qualcuno la fissasse così intensamente da darle l’impressione di essere nuda e di poter scoprire tutto di lei.
Spinta dall’agitazione e incapace di pensare un attimo di più, si sporse improvvisamente in avanti, verso di lui.
“Piacere di conoscerti” esordì nervosamente, guardando Remus negli occhi – ancora cupi? – “Mi chiamo Ninfador...”
Il piede destro, che aveva portato avanti per fare un altro passo, però, incappò in una piastrella piuttosto sudicia del pavimento che la fece scivolare in un istante, senza neanche rendersi conto di ciò che stava accadendo.
La ragazza chiuse subito gli occhi, impaurita, come se in quel modo potesse cancellare la sua caduta – e soprattutto la sua infinita sbadataggine che pochi minuti prima le aveva già fatto rovesciare un vaso massiccio nel corridoio della casa – e non sentire il suo tonfo del suo sedere sul pavimento, ma l’unico rumore che udì fu quello rauco della risata di Sirius.
“Sei sempre la solita!” esclamò di nuovo suo cugino, continuando a ridere “Pasticciona ti ho lasciata e pasticciona ti ritrovo! Ringrazia Remus, altrimenti adesso avresti qualche osso di meno, di sicuro!”
Una risata scacciapensieri le si bloccò in gola, mandandola nel panico più completo. Aprì gli occhi.
Lupin la stringeva, salda tra le sue braccia, il viso sulla sua spalla. Pochi secondi prima che lei cadesse si era sporto per afferrarla, per evitare che si facesse male sul serio.
L’uomo continuava a fissare il muro davanti a sé, incurante delle risatine di Sirius e del ringhio di Malocchio (“Ho dimenticato di dirvi che è incredibilmente sbadata, benedetta ragazza!”), cercando di capire cosa potesse averlo spinto ad avvicinarsi a lei fino a quel punto.
Risposte, però, non ne trovava. O, meglio, non voleva considerare quelle che gli occupavano la mente in quel momento.
All’improvviso, bruscamente, si staccò da lei, allontanandola dal suo petto. Vide i suoi occhi smarrirsi e per un attimo provò l’impulso di riavvicinarsi, ma subito ritornò sulla sua decisione e distolse lo sguardo.
Tonks sbatté le palpebre ancora una volta, confusa. Non riusciva a capire cosa significasse quel turbinio che aveva sentito fino ad un attimo prima nello stomaco, nel cervello, nel cuore. Era comparso quando Lupin l’aveva afferrata e svanito quando le sue braccia l’avevano lasciata.
Aveva provato agitazione, nervosismo, timore, ma allo stesso momento sicurezza e felicità.
Mentre la sua mente si rifiutava di pensare, contro ogni logica, d’un tratto, tutto divenne comprensibile.
Arrossendo, la ragazza lo fissò.
“Grazie” bofonchiò nervosamente “Mi dispiace, ma non riesco mai a stare in piedi in maniera decente.”
Lupin ricambiò il suo sguardo, un sorriso gentile sul volto, ma gli occhi velati di amarezza e replicò: “Non preoccuparti. Comunque, mi chiamo Remus Lupin e sono un Lupo Mannaro. Mi sono infiltrato tra di loro per conto dell’Ordine. Benvenuta tra noi, Ninfadora.”
Esitante, gli porse la mano. Si aspettava che la ragazza cominciasse a strillare intimandogli di non avvicinarsi, a strapparsi i capelli, a guardarlo con terrore, ma questo non accadde.
Semplicemente, ancora un po’ confusa, Tonks gliela strinse e quel vortice di emozioni incredibili la travolse di nuovo. Non era paura che stava provando, ma qualcosa di totalmente diverso, qualcosa di più caloroso.
L’uomo guardò le loro mani strette in una sola con stupore. Cominciò a sentire una strana sensazione invaderlo completamente, lottando contro l’amarezza e il buon senso che l’avevano sempre mosso.
Per la prima volta si sentì tanto vicino a lei da non aver neanche il bisogno di guardarla.
Scorse il sorriso della ragazza allargarsi lentamente, con circospezione, come se avesse paura di essere scoperta, euforico, e capì che anche lei stava provando le sue stesse sensazioni.
L’amarezza, allora, tornò a muovere i suoi gesti.
Non poteva permettere che lei, così giovane, con una vita intera da vivere, potesse sentire qualcosa, qualunque cosa per lui, la cui vita non era in realtà mai cominciata, e la stretta di mano, quell’unico contatto esplicito tra di loro, cadde nel vuoto del silenzio di Grimmaud Place numero 12.
Probabilmente non era la sera giusta per cominciare a provare certi sentimenti.

 

 

 

 

*^*^*

 

La fic che avete appena letto è la mia prima su Harry Potter.
Cavolo, da quanto aspettavo questo momento! Ho sempre desiderato poter scrivere qualcosa su questa saga che adoro, ma non l’ho mai fatto prima, un po’ per paura di rovinare questi splendidi personaggi, un po’ perché non avevo idee. Però alla fine l’idea è arrivata e sono riuscita a svilupparla, ed ecco questo missing moment su una delle coppie che più mi piacciono.

Personalmente adoro questa fic (come non potrei? E’ la prima su Harry Potter) e spero che possa piacere anche a voi.
Spero, inoltre, che i personaggi siano IC e che la fic non sia banale. Sono un po’ nervosa, ma credo sia normale, mi succede sempre quando pubblico in un fandom nuovo.
Ditemi voi, quindi, se scomparire per sempre da questo fandom o se posso continuare a fare qualche excursus, ogni tanto. ^^
Come ultima cosa, mando un abbraccio e un bacio alla mia Katia, che mi supporta sempre nei miei dubbi e nei miei timori. Grazie mille per esserci sempre!
Un grazie anticipato a tutti, lettori e recensori, sperando che ce ne siano. ^^  
 
Un bacio,
vostra Ayumi




I personaggi - ahimè - non mi appartengono. Li ho solo presi in prestito per un attimo da J. K. Rowling e prometto di restituirli prima possibile! :)

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