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Autore: Francyzago77    22/04/2019    7 recensioni
Tornata in Australia, con il figlio avuto da Abel, Georgie cerca di ricominciare la sua vita serenamente con l'aiuto di Arthur. Ma il passato ritorna e metterà scompiglio nel suo tormentato cuore.
La maggior parte dei personaggi qui trattati non mi appartengono, sono proprietà di Mann Yzawa. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro,
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abel aveva raccontato a Georgie e a suo fratello tutta la storia del lungo viaggio, di come lui e Maria erano riusciti a farsi passare per Emma e Dick, dei Burton, della baronessa, del capitano, della festa.
-Quando – continuò Abel – dopo settimane e settimane di mare vidi finalmente la terra, la mia terra, capii che ce l’avevo fatta, ero ritornato dove avevo sempre voluto stare.
Arrivati al porto salutammo il capitano e i Burton, loro ci credevano in vacanza e un po’ ci è dispiaciuto mentire  a quelli che infondo erano diventati nostri amici.
Il resto lo sapete, è venuto Jimmy a prenderci e quando ha parlato di Arthur stentavo a credere. Mio fratello era vivo! Era con Georgie e mio figlio … e poi eccoci qui!
I quattro si guardarono negli occhi, senza dir nulla quando, ad un certo punto, si udì il rumore del calesse del conte. Abel balzò dalla sedia, uscì di casa, suo figlio stava arrivando. Il piccolino stava correndo verso la porta mentre il nonno lo seguiva lentamente. Georgie gli andò incontro, lo prese in braccio e lo portò da Abel.
-Questo è il tuo papà – gli disse lei – quel papà di cui tanto ti ho parlato è ritornato.
-Amore mio – disse Abel piangendo – non vi lascerò mai più, ora che vi ho ritrovati vi starò accanto per sempre.
Il conte commosso era fermo sulla porta e guardava quel bel quadretto familiare.
-Dobbiamo festeggiare – urlò Abel – dobbiamo festeggiare il mio ritorno!
Era una bella serata calda, prepararono la cena e decisero di mangiare all’aperto.
-Zio Arthur quando m’insegni ad andare a cavallo? – disse il piccolo Abel Junior mentre stavano cenando.
 -Ma ti insegnerò io – disse subito Abel.
-No – rispose prontamente il bambino – è zio Arthur che mi ha promesso!
-Ma ora ci sono qui io – ribatté Abel – ti insegnerò tutto quello che vuoi.
-No, voglio zio Arthur! – piagnucolò il piccolo.
-Basta! Non piangere! – gridò Georgie spazientita.
Allora Arthur si alzò da tavola, prese il bimbo sulle ginocchia e  gli spiegò con molta calma che il suo papà gli avrebbe insegnato meglio di lui a cavalcare. Il piccolo si tranquillizzò e tornò a mangiare seduto.
Abel non diceva nulla ma appena terminato il pasto si allontanò dalla tavolata per stare un po’ da solo. Georgie lo raggiunse.
-Sai – esordì lei – Arthur aveva promesso di fargli cavalcare un puledrino.
-Vedo come è attaccato a lui – sussurrò Abel – anche adesso stanno giocando insieme.
-Soltanto Arthur riesce a farlo ragionare – aggiunse Georgie – è un bimbetto testardo neppure io so parlargli come sa fare lui. Abel, non sarà facile fargli capire che tu sei tornato e che sei suo padre, insomma, deve capire il tuo ruolo. Lui si è così legato ad Arthur.
-O forse – insinuò Abel – sei tu Georgie che ti sei così legata ad Arthur?
E tornò con ira verso casa.
Georgie lo osservò mentre rientrava sbattendo la porta.
“Dovunque io sia, il posto in cui ritornerò sarà accanto a te”.
Era tornato accanto a lei ma anche Arthur era lì con suo figlio, nel cuore Georgie sentiva molta inquietudine.
 Lo seguì in casa mentre suo padre, Arthur e Maria chiacchieravano tranquilli  al chiaro di luna. Il piccolino si era appisolato accanto all’amato zio e dormiva buono.
-Come dorme – disse Georgie più tardi uscendo dall’abitazione - sembra un angioletto! Papà è ora di ritornare andiamo al calesse.
-Bene  - disse Fritz alzandosi – come vuoi, andiamo.
-Credo – esordì Georgie – che Maria possa stabilirsi da noi. Potrebbe dormire nella vecchia stanza dello zio Kevin, è già sistemata e pulita.
-Oh – rispose Maria imbarazzata – non vorrei disturbare e poi voglio cercarmi un lavoro.
-Cara – disse Georgie prendendole le mani – vai a prendere il tuo bagaglio. Abel invece resterà qui alla fattoria con Arthur.
Maria, un po’ meravigliata, entrò in casa e vide Abel seduto accanto al camino che beveva in modo esagerato.
-Hai visto? – disse lui guardandola – Non mi vogliono! Cosa sono venuto a fare qui? Potevamo scappare io e te e andare in giro per il mondo.
-Abel non dovresti bere così, ti fa male – rispose lei prendendo in mano la valigia e avvicinandosi alla porta.
Andarono via con il calesse mentre Arthur, rincasato, vide suo fratello che dormiva accasciato su di una sedia, era ubriaco e stremato.
Il mattino dopo Georgie si preparò per andare alla sartoria, doveva portare molte stoffe e sarebbe tornata soltanto nel tardo pomeriggio.
-Posso aiutarti in qualche cosa? – le chiese Maria.
-Non preoccuparti – rispose Georgie – è già molto se ti occupi del piccolino. Papà starà a Sydney per tre giorni e non so se Abel avrà voglia di venire a vedere suo figlio.
 
 -Georgie – le disse Maria – non voglio intromettermi ma pensavo che Abel venisse a vivere qui con voi.
-Ieri sera abbiamo discusso – rispose lei – ed abbiamo ritenuto opportuno prendere questa decisione. Per ora è meglio così per tutti.
Fece una pausa poi aggiunse:
-Credo che siamo sconvolti noi quattro. Ognuno di noi ha passato sofferenze diverse ma ugualmente terribili, dobbiamo riflettere un po’ e decidere cosa fare dalla nostra vita.
E partì verso il paese con il piccolo calesse.
Abel invece era stato a trovare lo zio Kevin nella nuova casa, aveva voglia di parlare con lui, le chiacchierate col vecchio si erano sempre rivelate proficue ed utili. Al ritorno si era fermato al piccolo cimitero dove erano sepolti mamma Mary e papà Eric ed aveva portato dei fiori freschi per loro.
-Vorrei essere come te – pensò rivolgendosi al padre – vorrei dare a mio figlio tutti gli insegnamenti che tu hai dato a noi. Dammi la forza per andare avanti.
Tornò alla fattoria e raggiunse Arthur nei campi. Il fratello stava dando delle direttive ai suoi dipendenti. Abel constatò che la fattoria Buttman si era veramente ingrandita e stava dando i frutti che si meritava.
-Sei stato da zio Kevin? – gli disse Arthur avvicinandosi.
-Sì e l’ho trovato bene, un po’ invecchiato ma sempre in gamba. È un piacere parlare con lui. Posso aiutare nei campi? Poi andrò dal mio bambino ma prima vorrei rendermi utile.
Arthur annuì e pensò che i discorsi dello zio Kevin erano sempre chiarificatori.      
 
 
 
 
   
 
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