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Autore: Leolinda    25/04/2019    0 recensioni
Nelle favole c'č un libro abbandonato.
Tra le pagine vecchie e bruciate, dell'inchiostro sbavato narra della leggenda di una ragazza che voleva diventare cavaliere e di una principessa rinchiusa che doveva entrare a patti con un mostro.
Ma questa storia non inizia in quel pezzo di terra abbandonato e bruciato dove tempo prima qualcuno decise di costruire quella vecchia torre fatiscente.
Ma inizia in un giorno di primavera, quando una ragazza dai capelli castani indossņ per la prima volta l'armatura di suo fratello e mentre il fuoco distruggeva il suo villaggio Fior di Spina divenne donna e Bianco Latte apprese una dura veritą osservando il suo pallido riflesso.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Buio. Aglęca continua a percepire  quello stato di perdizione mentre la sua memoria cercava di assemblare gli ultimi fatti. Il buio che sentiva aveva lo stesso odore di bruciato e polvere che sentii la notte che perse il suo villaggio. Il buio che percepiva al tatto ero lo stesso di quando si svegliava nel bel mezzo della notte e l'unica cosa a consolarla erano le lenzuola sporche sotto si se. Ero lo stesso buio che l'accompagnava quando, ancora prima di aprire gli occhi, sentiva la pelle sfiorata da una leggera brezza e il sole che le scottava il volto dalla finestra lasciata aperta. Lasciņ che quello stato di trance l'avvolse completamente sperando che la morte venisse a prendere anche lei. Ma quando uno scricchiolio sconosciuto e un odore di rosa la destarono non poté fare a meno di notare che quelle sensazioni tanto distante non erano mai state cosģ vicine. Lentamente strinse la mano intorno ad una stoffa sotto di lei che era piacevolmente morbida e profumata, l'odore l'avvolse cosģ intensamente che il suo corpo stanco ne chiedeva di pił. Sospirņ delicatamente e si accorse che l'area putrefatta e bruciata aveva ceduto il posto ad un'atmosfera pił pulita e mentre i suoi occhi si aprirono lentamente si accorse di aver fatto un sospiro pił pesante, avida di poter sentire ancora quello stato di lindo nei suoi polmoni. Gli occhi si aprirono mostrando un tetto sconosciuto con delle arcate di legno scolpito, appena le palpebre si chiusero stancamente, un altro  scricchiolio e un secondo respiro attirarono l'attenzione della ragazza. I suoi occhi si spalancarono comprendendo che si trovava in un luogo sconosciuto, iniziņ a guardarsi in giro senza muovere la testa e quando vide che non c'era niente di pericoloso i suoi occhi si spensero una seconda volta maledicendo quello sforzo inutile. Rise. La seconda cosa che riuscģ a percepire completamente fu una risata dolce e innocente. Aprģ gli occhi una seconda volta, questa volta con pił decisone e con meno stanchezza, il soffitto sopra di sé era sempre lo stesso, dimostrazione che ciņ che aveva appena vissuto non fosse un sogno o uno scherzo della sua mente. Voltņ la testa verso quel suono nuovo e in quel momento si rese conto che la sua testa era appoggiata ad un cuscino che emanava un profumo di rosa che si perdeva ad ogni movimento. Quando vide la figura difronte a se si rese sempre  conto della sua situazione. Era adagiata su di un letto candido che contrastava con la stanza rotonda che conteneva un misero armadio di legno decorato con fiori dipinto da mano esperta ed una scrivania che oltre a qualche libro aveva un grande specchio da cui riuscģ a vedere il suo riflesso sdraiato e stanco. Voleva restare qualche secondo ad ammirare il suo riflesso per capire in che condizioni pietose fosse ma il movimento di un panno bianco la destó dai suoi pensieri. La luce entrava da una finestra dall'altra parte della piccola stanza che ora veniva coperta da un corpo magro e pallido, Aglęca non osņ fare rumore mentre la figura di volse verso di lei sorridendole. -Finalmente ti sei svegliata. La voce di lei era candida e leggera come la sua risata. Il volto di Aglęca si arrossģ leggermente cosciente del fatto che se anche lei avesse pronunciato parola sarebbe uscita una voce spessa e rovinata. La sconosciuta non sembrņ disturbata da questo atteggiamento, appoggiņ il libro che stava leggendo sullo stipite della finestra e sorride dolcemente, quando la vide meglio la ragazza si accorse come tutto in lei contrastasse, la bocca rosso fuoco contrastava con la pelle pallida che a sua volta contrastavano con i capelli neri come la notte e, come se qualcuno avesse preso due gocce di mare profondo i suoi occhi azzurri la studiarono. L'estranea si sedette a bordo del letto, in quel momento Aglęca si accorse della semplicitą del suo vestito bianco e della trasparenza della stoffa, un'altra vampata di rossore ricoprģ le sue guance bruciate e un'altra risata produsse la sconosciuta da quella reazione improvvisa. -Io sono Snędis. Snędis non smise di osservarla e cosģ fecce Aglęca, cercando di evitare le sue gambe pallide che venivano coperto solo a metą, e le braccia nude che si erano avvicinate troppo secondo il suo parere. In quel momento Aglęca si diede della stupida e osservando la ragazza dritta negli occhi si presentņ con voce rauca e rotta. Snędis la guardņ in modo strano che fecce perdere un respiro ad Aglęca, la prima prese lentamente qualcosa dal pianerottolo vicino. -Tieni, bevi un po' di questo. Ti farą stare meglio. La ragazza le porse una piccola ciotola di legno con all'interno uno strano liquido arancione che rifletteva la luce del sole. Aglęca si sedette nascondendo una smorfia di dolore e  prese la ciotola sfiorando delicatamente le dita di lei e in quel momento si maledisse per i suoi pensieri. Osservņ il liquido e lo bevette avidamente senza badare allo sguardo di Snędis che la studiava incuriosita come avrebbe voluto fare lei.
   
 
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