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Autore: lisi_beth99    26/04/2019    0 recensioni
Alex Morel si vede strappare la sua tranquilla vita quando un incendio causa la morte di sua madre. Si vedrà coinvolta nel caso, seguito dalla squadra dell'Intelligence di Chicago. Qui incontrerà il detective Jay Halsted col quale instaurerà un legame.
AVVERTIMENTO! Questa storia farà parte di una sorta di collana che seguirà un po' il corso dei classici episodi della serie tv.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


Erano passate ore dal loro ingresso in ospedale. Max stava dormendo nella stanza che gli avevano assegnato nel reparto pediatrico, fortunatamente avevano potuto togliergli il respiratore; Monique era stata trasferita nel centro ustionati, almeno così era ciò che le aveva riferito il dottor Halstead pochi minuti prima. Ora Alex stava seduta su una poltroncina non molto comoda e guardava il viso rilassato di suo fratello.

Un leggero bussare alla porta la distolse dai suoi pensieri. Si voltò trovando il dottor Halstead che le faceva segno di uscire, con lui c’erano altri due uomini. Facendo attenzione a non fare rumore, si richiuse la porta alle spalle. – È successo qualcosa a mia madre? – domandò cercando di mantenere la calma. L’uomo scosse la testa – La situazione rimane invariabile. Sono qui per un’altra questione. Questi sono l’agente Ruzek e il detective Halstead, stanno indagando sull’incendio. –. Quello che, dal cognome, immaginò essere il fratello del dottore prese la parola – Stiamo cercando di ricostruire i fatti. Hai visto o sentito qualcosa? – nella mente di Alex passò un solo pensiero – Voi non credete sia stato accidentale. – non era una domanda, bensì un’affermazione. L’altro detective si intromise – Stiamo vagliando tutte le ipotesi. Per ora nessuno è stato in grado di dirci qualcosa. – Balle! Pensò nella sua mente, ma lasciò perdere. - Non ero in casa quando è successo. Però credo che l’incendio si sia originato al secondo piano. – entrambi gli uomini la fissarono accigliati – Come puoi dirlo? – domandò Halstead. Alex lanciò uno sguardo a suo fratello che continuava a dormire – Sono andata a prenderlo. – disse indicando Max – Le fiamme partivano dal secondo piano. Il nostro appartamento sta… stava a quel piano. – Halstead si appuntò quell’informazione sul taccuino poi posò nuovamente lo sguardo sulla giovane – Dovrai passare al distretto per una deposizione. – Alex annuì mentre sentiva la stanchezza avere il sopravvento, segno che l’adrenalina aveva lasciato del tutto il suo corpo. – Il tuo nome? – domandò Ruzek, ricordandosi che la giovane non si era presentata ancora, - Alexandra Morel. – rispose senza enfasi – C’è altro? – chiese poi, sperando che i due se ne andassero. Halstead scosse la testa – Per ora è tutto. Però, appena ti sarà possibile, passa al distretto. – salutarono con un cenno del capo e si allontanarono lungo il corridoio.

Quando Alex rientrò nella stanza, trovò suo fratello con gli occhi aperti – Hey scimmietta, dovresti riposare. – si sedette sul letto. Lui si mise seduto – Chi erano quei due? – domandò incuriosito. – Due poliziotti, volevano sapere se avevo visto qualcosa… - la giovane si passò una mano sul viso cercando di scacciare la stanchezza e la perenne preoccupazione per la madre.

-Ah… io ho visto un tipo strano prima dell’incendio. – disse Max dopo alcuni minuti di silenzio. Sua sorella lo guardò indagatoria – Sì, c’era un tizio che ha parcheggiato un’auto dall’altra parte della strada e quando è uscito aveva uno zaino in mano. È entrato da noi e dopo qualche minuto è uscito. Senza zaino! – si mise quasi in piedi sul letto così Alex lo costrinse a stendersi – Sta’ calmo. Hai visto troppi telefilm polizieschi tu… torna a dormire o la dottoressa non ti farà uscire. – a volte suo fratello aveva proprio una bella fantasia. – Come vuoi… ma sappi che gli ho fatto una foto. – mise il broncio e si tirò le coperte fin sopra alla testa. Alex sorrise a quella scena – Allora è un peccato che la macchina fotografica sia bruciata. – a quella frase la consapevolezza di non avere più un posto dove stare le schiacciò il petto. Avrebbe voluto urlare, lanciare qualcosa… ma non poteva di certo lasciarsi sopraffare dalle sue emozioni.

-E' nella mia felpa… - sussurrò Max tornando fuori dalle coperte con la testa – L’ho messa nella tasca e poi è scoppiato l’incendio. Credo sia ancora lì… - le parole furono strascicate ma non sembrava voler cedere al sonno. Perciò passarono una buona oretta a parlare di cose futili, cercando di ignorare il fatto che fossero a tutti gli effetti dei senza tetto.

-La mamma starà bene? – domandò ad un tratto. Alex non era mai stata una di quelle che mente per proteggere; a suo fratello aveva sempre spiegato le cose in modo chiaro, anche quando aveva dovuto dirgli che persona fosse realmente suo padre. Lo guardò con l’amore di una sorella – Non lo so scimmietta. Spero tanto di sì. Ora però dormi. -. Questa volta la ascoltò e, in pochi attimi, i suoi occhi si richiusero. Sprofondò nel mondo dei sogni, almeno così sperò sua sorella. Con l’esperienza vissuta sarebbe stato solo un bene se non avesse fatto incubi.

Gli rimboccò le coperte e decise di uscire da quella stanza. Voleva vedere come stesse sua madre. Mentre camminava stancamente per i corridoi ripensò a quello che le aveva detto poco prima suo fratello. Se quella storia era vera, avrebbe trovato una foto nella sua macchina fotografica. Gli oggetti personali che aveva all’arrivo erano stati messi in un cassetto del mobile nella sua stanza. Si fermò proprio quando era arrivata da sua madre ma decise di fare dietrofront per controllare.

Suo fratello non era mai stato un bambino che si inventava storie senza un fondo di verità, quindi c’era una buona probabilità che quel tizio di cui parlava fosse realmente entrato nel loro palazzo. Aprì lentamente la porta di metallo ed entrò silenziosamente nella stanza di Max. Cercò nel cassetto e trovò la felpa che indossava quel pomeriggio, ricoperta di fuliggine così come i vestiti che ancora indossava Alex. Tastò l’indumento fino a quando non percepì un oggetto di forma rettangolare; aprì la tasca ed estrasse la fotocamera. Uscì nuovamente e si affrettò ad accendere l’apparecchio.

-Non ci credo… - sussurrò osservando la foto di quello che poteva aver appiccato l’incendio. L’aveva già visto qualche giorno prima. Era appostato nello stesso punto e sembrava osservare il via vai degli inquilini di quel palazzo. Si guardò attorno ed intravide la massa arancione dei capelli del dottor Halstead. Fece uno scatto nella sua direzione mentre cercava di attirare la sua attenzione. Questo si fermò e le sorrise stancamente – Non ci sono novità. – disse senza enfasi, immaginandosi che la giovane fosse lì per quello. – Lo immaginavo. Ma io volevo chiederle un’altra cosa in verità… - si affrettò Alex. – Il detective di prima… - ma non finì la frase che il dottore la interruppe –È mio fratello, sì. – un leggero sorriso si dipinse sul suo volto. Lei fu contenta di aver fatto il giusto ragionamento – Riuscirebbe a chiamarlo? Forse ho qualcosa che potrebbe servire per il loro caso. – sapeva che quella frase sembrava uscire dalla bocca di una fan dei gialli in cerca di attenzioni. Però l’uomo catturato da quello scatto poteva veramente avere qualcosa a che fare con l’incendio, quindi…

-*-

-Ho appena sentito Kelly. – esclamò Dawson salendo gli ultimi scalini che portavano all’ufficio dell’Intelligence. – Per loro l’incendio è partito dal secondo piano ed è sicuramente di origine dolosa. Hanno trovato uno zaino nero, quasi totalmente bruciato, più o meno alla fine del corridoio. – Jay ed Adam si lanciarono uno sguardo che non passò inosservato al loro capo. Il sergente Voight guardò prima uno, poi l’altro. – Avete qualcosa da dire? – a volte lui poneva queste finte domande, dietro alle quali si poteva palesemente leggere la vera domanda. Ruzek prese la parola – Abbiamo parlato con una ragazza che ha detto la stessa cosa. – anche alle sue orecchie la cosa suonava ancora strana.

Voight sembrò non accontentarsi di quella spiegazione – Fatemi capire bene. Una ragazza vi ha detto che l’incendio è partito dal secondo piano. E come avrebbe fatto a saperlo? – a quel punto intervenne Halstead – Lei è entrata nell’edificio. Il suo appartamento è al secondo piano ed è andata a salvare il fratello che era rimasto a casa. Dovremmo sicuramente riparlarle ma non ci sembrava il momento adatto. – mentre parlava si era appoggiato alla sua scrivania con la sua partner, Hailey, che lo guardava indagatrice.

Il cellulare di Jay cominciò a vibrare nella tasca posteriore dei Jeans, rispose vedendo che era suo fratello – Che c’è Will? – domandò continuando a fissare Hailey. Poi, mentre sentiva cosa gli veniva riferito, la sua espressione mutò in sorpresa – Che genere di informazioni? – chiese quando il fratello ebbe terminato di parlare dall’altro capo del telefono. – Va bene, arrivo. – chiuse la telefonata e guardò il suo capo. – La ragazza, dice di avere informazioni che potrebbero esserci utili. – poi si voltò verso la sua partner – Vieni con me? – questa fece un cenno col capo e afferrò la giacca dallo schienale della sua sedia.

-*-

Alex beveva un caffè, l’ennesimo di quella nottata interminabile, mentre guardava il via vai frenetico del personale dell’ospedale. Un’infermiera era stata così carina da averle portato una divisa pulita, così da potersi togliere quei vestiti che puzzavano di fumo. Poco prima era andata a vedere sua madre. Monique giaceva nel suo letto immobile, attaccata ad un respiratore dato che i suoi polmoni avevano subìto un duro colpo con tutto il fumo che avevano inalato.

In quel momento arrivò il detective Halsted, affiancato da una donna bionda sulla trentina. Li salutò con un cenno stanco della mano. – Alex, lei è la detective Upton. Will mi ha detto che hai qualcosa per noi. – Jay le sorrise in modo incoraggiante, sperando che quella ragazza non fosse una delle tante persone che credeva di avere buoni notizie e poi erano solo un pugno di mosche.
La giovane estrasse la macchina fotografica dalla tasca della divisa e la accese – Mio fratello ha scattato questa foto poco prima dell’incendio. – mostrò l’apparecchio ai due detective ed indicò l’uomo ritratto mentre attraversava la strada – Quest’uomo, secondo mio fratello, è entrato nel nostro palazzo con lo zaino che si vede nella foto e ne è uscito poco dopo senza. – vedendo le facce poco convinte dei due, proseguì la sua spiegazione – Anch’io ho pensato fosse una cosa da nulla: poteva aver lasciato lo zaino da un inquilino… - Hailey alzò lo sguardo quasi stupita dalla perspicacia dell’altra. – Il problema è che io, questo tizio, l’ho già visto fuori da casa. Era nella sua auto parcheggiata dall’altro lato della strada qualche giorno fa e sembrava osservare i movimenti degli abitanti del condominio. Mi aveva dato una strana sensazione così, dopo un’oretta, ho ricontrollato ed era ancora lì. Forse non era niente, però… -

Jay guardò la sua collega, poteva essere solo l’immaginazione di quella ragazza, ma controllare non avrebbe certo richiesto uno sforzo. – Possiamo avere la foto? – domandò mentre vedeva avvicinarsi suo fratello con un’aria funerea. Alex gli mise la fotocamera in mano - Potete prendere questa. Quando avrete finito però la vorrei riavere. – infondo era l’unica cosa che le rimaneva, visto che molto probabilmente l’incendio aveva distrutto tutto nel loro appartamento.

Il dottor Halstead si affiancò alla ragazza – Scusatemi. Alex… - dallo sguardo dell’uomo, Alex capì che c’era qualcosa che non andava. Le fece segno di allontanarsi di qualche passo dai due detective, in mano aveva un plico di fogli – Ho brutte notizie. Tua madre ha avuto un arresto cardiaco, l’abbiamo rianimata ma il suo cervello non ha ricevuto ossigeno per troppo tempo. – il viso della ragazza era diventato una maschera: dentro stava urlando, fuori era rimasta impassibile. Aveva già capito dove sarebbe arrivata quella conversazione e aveva anche capito cosa fossero quei documenti che teneva in mano il dottore. – Mi sta dicendo che è morta. – disse con voce piatta. Lui la guardò quasi spaventato dalla lucidità che stava dimostrando – Cerebralmente sì… - sollevò le carte che aveva in mano, in modo da farle vedere ad Alex – Ci sarebbe la possibilità di donare gli organi. Non devi decidere in questo momento, abbiamo ancora un paio di ore se… - ma lei non lo lasciò finire. Gli prese i documenti e li scorse rapidamente fino a raggiungere il campo per la firma. Il medico le passò una penna continuando a trovare il suo comportamento strano. Lei la prese ed appose la sua firma per poi richiudere il plico e ridarlo all’uomo. -C’è ancora un po’ di tempo, tu e tuo fratello potete andare a salutarla. – per Will era impensabile che lei si comportasse quasi con disinvoltura. Alex scosse il capo – Preferisco che la ricordi sorridente come stamattina. – guardò per un attimo Max che, appena svegliatosi, guardava la sorella attraverso il vetro cercando di capire cosa stesse succedendo. – Ora scusate, devo andare a dirglielo. –

Fece un respiro profondo prima di aprire la porta. Max era seduto sul letto e la guardava preoccupato – Che c’è? – domandò allarmato. Sua sorella si sedette e, con tutto l’autocontrollo che possedeva, cercò le parole giuste da dirgli. Lui le si buttò fra le braccia e scoppiò a piangere; quel pianto durò fino a quando, esausto, non si riaddormentò. Alex rimase con Max in grembo fino alle prime luci del mattino. Una sola lacrima le era scesa lungo il viso in quel tempo interminabile, aveva represso le sue emozioni per poter stare vicina a suo fratello. Quando poi sarebbe stato meglio, avrebbe trovato il modo di sfogare la sua tristezza e quel senso di ingiustizia che le opprimeva il petto.
   
 
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