Film > Saw - L'enigmista
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Autore: fumoemiele    26/04/2019    7 recensioni
[Adam/Amanda] [Amanda!centric] [Riferimenti alle scene tagliate di Saw III e al cortometraggio (Saw 0.5)]
«Sono venuta a trovare qualcuno».
Sì, sei venuta a trovare lui. Sei venuta a infiltrarti nel suo appartamento con qualche sciocco trucco di dita e forcine per forzare la serratura. Sei venuta per calarti sul viso la maschera di un maiale e nasconderti nell’ombra. Sei venuta per piazzargli davanti alla bocca un fazzoletto imbevuto nel cloroformio per stordirlo e portarlo lì dove dovrà tentare di sopravvivere e di dimostrare che ci tiene, alla sua squallida vita del cazzo.
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam Faulkner, Amanda Young
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The moment is medical
 
 
 
    
Tiri il cappuccio rosso sulla testa, osservi il riflesso allo specchio. Non ti sei mai sentita tanto terribile nell’eseguire gli ordini di John.
Chi non apprezza il dono della vita deve morire, o ricominciare in modo diverso.
John ti ha cambiata. Quella fottuta trappola ti ha cambiata. Cerchi di farti coraggio, cerchi di pensare a un modo per evitare di distruggere Adam e quello che è. Le trappole ti danno il coraggio di vivere, perché quando si è davanti alla morte si inizia ad apprezzare ciò che Dio ci ha donato.  Però ti cambiano, c’è una molla dentro di te che scatta e non si è più quelli di un tempo. Si è più forti, si vive ogni giorno, si vive ogni istante come se fosse l’ultimo.
Quella trappola ti ha cambiato e sai che cambierà anche Adam.
Non hai nemmeno avuto il tempo di conoscere quello che è, con i suoi demoni e i suoi vizi, con i suoi tormenti e i suoi deliri.
Guardi le fotografie appese sui fili.
Adam spia la vita delle altre persone e si fa pagare per farlo. Forse ci prova anche dell’eccitazione, nel riprendere gli altri da distante, nel scrutare le loro vite e farle proprie attraverso dei fogli di carta a colori.
In quell’appartamento tutto sa di lui e ti pare quasi di imparare a conoscerlo. La casa è vuota, ma è piena di foto di altri. Di Adam, però, non ce n’è nemmeno una. Volevi rubare una sua foto, conservarla con gelosia, ma nessuno di quei rettangoli lo riprende. Lui filma solo la vita degli altri e nasconde la sua sotto un ammasso di polvere.
Scivoli in camera da letto e sollevi il suo cuscino, lo avvicini alla punta del naso e ne inali l’odore. Sa di muschio e fumo, Adam, e tu ti senti come una quattordicenne alle prese con la prima cotta.
Non doveva andare così.
Molli il cuscino in modo brusco e dimentichi di rimetterlo al suo posto, quando senti la porta di casa aprirsi. Infili la maschera, fai scivolare la pelle di maiale sul viso, sistemi i capelli neri attaccati al cranio, fra le orecchie porcine.
Ti nascondi nell’armadio e spii la sua figura dall’anta semichiusa. Lo vedi sistemarsi di fronte alle fotografie, lo vedi espellerle dalla macchina e infilarle nel liquido per un paio di secondi. Lo guardi appenderle al filo e lo lasci fare perché sai che fra quelle c’è anche una tua foto, quella che ti ha scattato qualche ora prima, quando i vostri sguardi si sono incrociati e hai capito che nulla sarebbe stato più come in precedenza. Hai perso tutta la forza di cui ti sei circondata, hai spezzato l’armatura che ti sei calata addosso.
Sai che quella foto la terrai come ricordo, una volta uscita da lì con il corpo di Adam svenuto in un sacco.
Finché il foglietto non è pronto e ha preso colore, finché lui non si ferma a osservare i tuoi occhi, i tuoi capelli, le labbra catturate in quell’istante sospeso. Accarezza la tua guancia con l’indice e il modo in cui ti guarda è così dolce che lo capisci, finalmente. Non vuoi farlo. Non vuoi rapirlo. Non vuoi costringerlo a sopportare quella fottuta trappola. Sai che mancano poche ore e che il gioco avrà inizio, ma il tuo corpo non si muove e rimani ferma lì a osservarlo vivere.
Ti senti il voyeur patetico che scruta la vita degli altri invece di godersi la propria.

Richiudi l’armadio e ti sistemi in un angolo. Non farai nulla perché il tuo corpo non vuole. Il dottor Gordon è già rinchiuso nel bagno sporco, in attesa del momento giusto, al buio, ma Adam non arriverà mai in quella dannata stanza, non giocherà mai quella malsana trappola.

Quando Adam scivola via dalla sua casa, quindici minuti dopo, esci anche tu. Hai dato un’occhiata veloce ai volantini della festa, hai controllato l’indirizzo e l’orario, hai compreso che quella band fa schifo, ma non t’importa.
Rimetti la maschera nel sacco ed esci via, un po’ come una ladra.

Entri nell’appartamento di fronte a quello di Adam, stordisci con il cloroformio il padre di famiglia che sonnecchia sul divano. Sarà lui a giocare quella trappola e fanculo tutto il resto.

Abbandoni il tizio anonimo nella vasca, dopo avergli infilato una cassetta che non è la sua nella tasca dei jeans consumati.
Lasci quel bagno per sempre e speri che John non si arrabbi e non ti rifili un’altra fottuta trappola per cancellare quell’errore mastodontico. Ormai la vita sai apprezzarla. L’apprezzi così tanto che non vuoi privare un altro essere umano di quel dono.

Raggiungi la festa di corsa. Non ti sei truccata, non l’hai mai fatto, e non hai indossato un vestito carino per l’occasione. A lui sei piaciuta con i tuoi capelli da rockstar e con il sorriso spento e quindi perché mascherarsi? Perché farsi del male, quando ci si può amare e apprezzarla comunque, la vita?
Non senti il bisogno dell’eroina mentre t’infili nel locale e senti il classico odore d’incenso e vaniglia.  Non senti il bisogno di tagliarti le braccia per farti del male. Senti solo che vuoi incontrarlo e quando riesci a vederlo, appoggiato alla colonna con una sigaretta stretta fra le labbra, una t-shirt bianca e dei jeans troppo larghi, gli vai incontro, ti avvicini, ma non lo raggiungi perché vuoi che sia lui a cercarti.

E ti vede subito, Adam, anche se la stanza è piena di gente e la musica fa schifo ma tutti ballano, sudati e contenti. Anche se il tuo viso non è lo stesso, cambiato dalle luci psichedeliche che si proiettano da una parete all’altra della stanza.
Adam tira forte dal filtro della sigaretta che stringe fra le dita. “Alla fine ci sei venuta, piccola rockstar”.
Sorridi e menti. “Non avevo di meglio da fare”.
In realtà dovevi occuparti di quella dannata trappola, ma che importanza ha ora che siete insieme e il resto si è eclissato?

Non ingerivi dell’alcool da troppo tempo e te ne rendi conto solo adesso che la tua vista oscilla e le strade della città sfrecciano al vostro fianco, mentre camminate a passo tranquillo e ridete, siete divertiti e presi l’uno dall’altra come dei fottuti adolescenti. Vi scambiate il primo bacio mentre la tua schiena è oppressa contro un lampione e senti le farfalle nello stomaco quando le sue labbra lasciano le tue e i suoi occhi d’ambra ti bloccano. Non riesci proprio a mandarlo via, il senso di colpa. Camminate ancora e ancora e ancora, finché lui non trova il coraggio di chiederti se ti va di salire da lui, di bere qualcosa. Sai che non ha di meglio da offrirti che una bottiglia di whisky lasciata invecchiare per giorni sul comodino, ma accetti comunque. Sai che sarà un bel problema lasciare che le sue mani ti spoglino, ti tolgano i vestiti e notino i vecchi buchi sulle braccia. Sai che se tirerà giù i vecchi pantaloni della tuta vedrà le cicatrici da taglio sulle cosce. Non ti importa e ci vai comunque. Hai ammazzato il tuo compagno per salvarti il culo, per non farti esplodere il cranio come una lampadina calpestata da un carro armato. Puoi sopportare qualche discorso del cazzo su quanto sia sbagliato farsi.

Adam nemmeno le fissa le tue cicatrici mentre i vestiti finiscono sul pavimento e la sua testa affonda fra le tue gambe. Nemmeno li guarda, i tuoi demoni, mentre lasciate ai vostri corpi la possibilità di diventare una cosa sola e sai che niente sarà più come prima. Sai che il modo in cui ti stringe è nuovo ed è sbagliato perché tu per prima sei un dannato disastro.
Adam ti fotte e tu ci stai perché sai che, anche se non vi conoscete affatto, quello non è solo sesso. Provi talmente tante emozioni dentro che, lo sai, quando ti alzerai da quel letto alle prime luci dell’alba e sparirai via da lì entrambi sarete sommersi da un vuoto che solo la presenza dell’altro potrà colmare.
Sai che quell’amore nato quella notte e morto prima ancora del nuovo crepuscolo non sparirà mai davvero, resterà sulla tua pelle come una cicatrice, ma sarà invisibile fra tutte le altre.
È un amore che sa di veleno e di cloro, quello.


                     



Ecco dove stava il what if: e se Amanda avesse mandato al diavolo la prima trappola?
Praticamente i meravigliosi film della saga non ci sarebbero mai stati, credo xD
Ho modificato un elemento centrale… ma dai, chissene frega. Volevo troppo tirare fuori il piccolo Adam da quel gioco. Soprattutto perché trovo che il primo film sia stato piuttosto ingiusto, nei suoi confronti – sebbene l’abbia scritto lui stesso lol. Il dottor Gordon aveva uno scopo, così come Zep, Adam praticamente doveva rimanere lì a farsi ammazzare; l’unica possibilità di salvarsi era con la chiave che, quando si è svegliato, è scivolata nello scarico e non ha potuto farci un bel niente. Potevo lasciarlo a marcire in quel bagno? Ma assolutamente no.
Inutile dire che ho amato scrivere questo capitolo, e ho amato scrivere tutti gli altri, tanto che praticamente la mini-long è già conclusa, devo solo postarla. <3 

 
 

 

   
 
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