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Autore: Miss Halfway    27/04/2019    1 recensioni
REVISIONATA FINO AL CAPITOLO 5
«All'improvviso sentii un soffio gelido spirarmi sul collo, mentre una mano, altrettanto gelida, mi accarezzava i capelli e coi polpastrelli mi sfiorava la pelle. O forse no: quella mano dal tocco glaciale in realtà non mi stava affatto accarezzando i capelli ma me li stava semplicemente spostando delicatamente dal collo per scoprirmi la carotide, sfiorandomi appena. Continuavo a percepire un venticello fresco, nonostante ricordassi chiaramente di aver chiuso la finestra quella notte per via dei lupi che ululavano alla luna e gli spifferi di corrente andavano diffondendo nell'aria un profumo che avevo già sentito e che ormai conoscevo bene.» (cap. 11)
Streghe, vampiri, licantropi... Saranno solo vecchie leggende e sciocche superstizioni? O la realtà, in fondo, cela qualcosa di sovrannaturale? Cosa nasconde la biblioteca scolastica? Chi è il ragazzo misterioso e qual è il suo segreto?
In seguito alla morte della nonna materna, la quale lascia in eredità l'antica Villa dei Morgan, Meredith insieme alla sua famiglia allargata farà ritorno a Salem, sua città natale. Lì comincerà per lei una nuova vita alle prese con un potere sovrannaturale, sogni premonitori, bizzarre amicizie e il coinvolgimento in uno strano triangolo amoroso...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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10) Teorie.


    Dovevo essere impeccabile per questo nostro primo "non" appuntamento. Tornata a casa cominciai a prepararmi dalle cinque del pomeriggio, pur sapendo che Heric sarebbe passato praticamente fra altre tre ore o almeno era quel che speravo. Non ero sicura che sarebbe stato in grado di trovare casa mia considerato che non gli avevo dato né il mio indirizzo né il mio numero di telefono. Inoltre si sarebbe anche potuto dimenticare che avevamo un appuntamento. Cosa avrei fatto in quel caso senza poterlo rintracciare?!
    Mi cambiai una decina di volte e alla fine mi decisi nuovamente di chiedere ad Ashley qualche suo vecchio abito.
    Verso le sei qualcuno squillò il campanello di casa mentre ero intenta a piastrarmi i capelli. Il cuore mi sobbalzò dalla felicità: forse era Heric. Ma no, così in anticipo non poteva essere possibile.
    «Meredith!- mi urlò mia mamma dal piano di sotto -C’è una tua amica, scendi!»
    «Alexis?» pensai. In fondo era l'unica amica che potessi avere a Salem.
    Scesi di fretta le scale con mezza testa allisciata e mezza coperta da forcine per tener su i capelli ancora mossi e disastrosi.
    «Hey, ciao. Ma non è presto? Jeremy non c’è ora» le dissi. Forse era successo qualcosa, probabilmente lui le aveva dato buca.
    «Ehm no io sono qui perché avrei bisogno di...consigli, aiuto, compagnia, incoraggiamento. Per me è come se fosse un appuntamento questo e ho bisogno di calmarmi. Sono agitata- balbettò tutta emozionata tenendo una busta in mano -potremmo prepararci insieme...»
    Non capivo cosa ci trovasse in mio fratello. Certo era un bel ragazzo ed aveva un certo fascino, sempre se l'atteggiamento da burbero potesse essere considerato affascinante. Ma forse non era solo l'aria da lupo solitario ad attirare Alexis. Jeremy era effettivamente un bel ragazzo: alto e con un bel fisico, aveva due grandi occhi cangianti, capelli castano scuro, ma proprio per questo suo caratteraccio, la sua bellezza passava in secondo piano, almeno per i miei occhi. Comunque mi faceva piacere che Alexis chiedesse il mio aiuto. Magari mi considerava un’amica o chissà forse voleva solo arrivare a mio fratello. Anche se ormai aveva raggiunto il suo obiettivo.
    «Devo smetterla di essere così diffidente verso tutti» pensai tra me e me.
    Trascorremmo il resto del pomeriggio chiuse in bagno a prepararci usando per lo più i trucchi costosi di Ashley e i suoi accessori.
    «Beh, tu sei emozionata all'idea di uscire con Heric?» mi domandò, apparentemente più contenta di me.
    «Più che emozionata userei il termine agitata» no, il termine più adatto era terrorizzata. Non che uscire con un ragazzo mi spaventasse, avevo avuto altre storie e diversi appuntamenti a Coral Spring, non tanti ma qualcuno sì, solo che uscire con Heric, non saprei, mi sembrava diverso e non solo perché avevo un piano ben preciso in mente ma perché lui era diverso.
    «Perché agitata? Non hai idea di quante vorrebbero essere al tuo posto a scuola. Tutti parlano della vostra presunta relazione segreta» mi disse Alexis tutta eccitata come se io vivessi fuori dal mondo e non capissi questa strana fortuna. In effetti era vero che la gente ne parlava, come successe il giorno prima quando circolarono pettegolezzi fra le cheerleader sul fatto che io avessi supplicato Heric di uscire con me.
    «Durante questi mesi nel nostro liceo non ha mai dato confidenza a nessuna ad eccezione ovviamente di Madeline. Ma da quando sei arrivata tu, parla con te, pranza spesso con te ed è anche seduto affianco a te all'ora biologia, credo...così si dice a scuola» continuò lei.
    «E tu come fai a sapere addirittura che siamo seduti vicini a lezione di biologia?» domandai sgomenta.
    «Te l'ho detto, siete al centro delle conversazioni degli studenti della Salem High School. La gente parla sai?»
    Ero sbalordita. Da quando ero diventata un gossip? Ero convinta di conservare il mio anonimato anche qui a Salem, come quando frequentavo il liceo a Coral Spring. Lì nessuno mi conosceva o mi dava importanza: io ero solo la sorellastra, un po' bruttina e un po' sfigata di Ashley Stanley, la Reginetta del Ballo del secondo e terzo anno, la capo cheerleader, la fidanzata di Jason, l'ex di Steven, quello del College, la più bella della scuola. Invece qui a Salem, beh poca gente, tante chiacchiere. Inizialmente il mio intento era proprio quello di uscire dal mio guscio di ragazza anonima e ordinaria, ma non al prezzo di essere presa in giro da tutti.
    «Comunque, hai detto in questi mesi? Quando si sarebbe trasferito Heric qui a Salem?»
    «Mi pare di avertene già parlato. Comunque si è trasferito a settembre insieme a sua cugina. Chissà perché?! Nessuno sa da dove vengano. Non penso nemmeno siano americani. Sono avvolti da un alone di mistero. Ti avevo già raccontato anche le teorie che circolano sul loro conto, ad esempio che vivano soli o coi genitori di uno dei due o che magari abbiano unaqualche relazione come dire...particolare» la situazione era sempre più ambigua. Forse fuggivano da alcuni cacciatori di streghe o di vampiri.
    Verso le sette e mezza passate sentii il rumore di un'auto provenire dal vialetto sotto casa.
    «Credo sia arrivato Jeremy» il fracasso provocato dalla sua macchina era inconfondibile.
    «Ok, sono pronta. Forse» le spuntò un enorme sorriso sulla faccia.
    «Ti accompagno da lui io devo aspettare Heric. Tra un po' dovrebbe essere qui» le dissi facendole strada fino al piano inferiore.
    Si salutarono timidamente e informai di nuovo entrambi che li avrei raggiunti più tardi non appena fosse arrivato Heric a prendermi. Jeremy, bofonchiando qualcosa, pose la sua mano sulla spalla di Alexis e insieme uscirono.
    Dopo circa mezzora di trepidante attesa qualcun altro suonò di nuovo il campanello. Non poteva essere nessun altro se non lui, il mio adorato Heric.
    Mi avvicinai lentamente alla porta e, come appoggiai la mano sulla maniglia, sentii come un’energia negativa trapassarmi il corpo. 
Esitai un attimo prima di aprire e mi tornarono in mente le parole di Jeremy: non farlo entrare.
    «Ciao!» dissi infine aprendo la porta scacciando quelle insensate sensazioni folli.
    «Ciao» rispose lui, sorridendomi.
    «Devo andare un attimo a prendere la borsa. Entra, se vuoi» non diedi ascolto a quello che mi aveva detto il mio fratellastro noioso e geloso, erano tutte sciocchezze per spaventarmi e per allontanarmi da Heric. Sempre con un sorriso stampato sul volto, mi rispose che mi avrebbe aspettata in macchina.





     Durante il tragitto non parlammo molto. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo.
    «Mi sembri preoccupata» bisbigliò facendomi notare di nuovo quanto fossi intimorita, da lui. Abbassò il volume della radio e mi lanciò un'occhiata rimanendo concentrato alla guida.
    «No, è tutto a posto. Madeline?»
    «Lei è già lì. Tuo fratello?»
    «Fratellastro- sottolineai -è già lì anche lui.»
    La situazione era sempre più tesa e né io né Heric riuscivamo a rompere il ghiaccio e comportarci in maniera spontanea e rilassata l'uno con l'altra. Dal canto mio, avevo una marea di domande da fargli, tutto mi incuriosiva di lui, della sua persona, della sua vita avvolta nel mistero.
    «Da quanto tempo abiti qui a Salem?» gli domandai senza far trapelare curiosità ed ambigui sospetti con il solo fine di spezzare quell'imbarazzante silenzio. Il luna park distav qualche chilometro e si trovava quasi al confine della città.
    «Da agosto ormai. Ho visitato e vissuto in parecchi posti ma in realtà sono originario di queste parti ed ogni tanto mi piace tornare qui. È così mistica» macabra, forse, era un aggettivo migliore per descrivere questa città. Fu abbastanza vago nel rispondermi, non mi diede ulteriori dettagli anche se, in soli diciassette anni in quanti posti avrebbe potuto aver vissuto? Ecco di nuovo questi stupidi pensieri sulla sua doppia natura passarmi per la testa.
    Dopo un'altra decina di minuti arrivammo al Luna Park. Jeremy e Alexis erano all’ingresso, dentro intravidi Ashley, Nicholas e altri miei compagni di scuola. Doveva esserci l'intero liceo lì dentro.
    «Ci stavate aspettando?» chiesi mentre ci avvicinavamo a loro due.
    «Volevo assicurarmi che arrivassi sana e salva» rispose Jeremy, lanciando un’occhiata di sfida a Heric.
    «Andiamo a fare una passeggiata, Meredith? Vorrei anche andare sulle montagne russe» mi propose, ignorando le parole inopportune di Jeremy. Annuii. Non vedevo l'ora di allontanarmi. Ci spostammo un po’ e facemmo il giro del parco giochi. L'atmosfera era abbastanza serena ma quel senso di disagio e paranoia non ne voleva sentire di lasciarmi in pace a godermi la serata. 
    «Chi ha organizzato questa festa?» chiesi curiosa.
    «Sì festeggia la vittoria della squadra di basket della scuola. Siamo i primi di tutto il Massachusetts.»
    «Ahh, non lo sapevo. Ecco perché Ashley si comporta come una first lady accanto a Nicholas» ed ecco spiegata anche l'euforia di stamattina. Se fosse stata la squadra di basket o meglio di football, perché nella scuola che frequentavo prima, la squadra di basket non aveva particolare rilevanza, del liceo di Coral Spring a vincere, a nessuno sarebbe mai saltato in mente di invitare tutti gli studenti al luna park: avrebbero senz'altro organizzato un party esclusivo a casa di qualche figlio di papà limitandosi ad invitare, oltre i giocatori della squadra, le cheerleader e qualche altro personaggio diletto e popolare all'interno dell'ambiente scolastico. Ma qui a Salem era tutto diverso.
    Dopo l'ennesimo giro a zonzo mi propose di salire sulle giostre.
    «Meredith ma tu soffri di vertigini!» mi sussurrò una vocina nella mia testa. Però accettai.
    Heric capì che avevo paura di salire sulle montagne russe già dal momento in cui ci stavamo dirigendo verso la biglietteria.
    «Se hai paura non fa nulla. Potremmo fare un'altra passeggiata, prendere un pesce rosso oppure dello zucchero filato o magari fare un gioco più tranquillo» mi propose scherzandoci su. Spavaldamente, gli risposi che non avessi affatto paura. Ed era vero: non avevo paura delle montagne russe in quel momento sebbene soffrissi di vertigini. Se avesse voluto mordermi là su, tra tutte quelle urla e schiamazzi non mi avrebbero mai sentita. Oddio ma che stavo fantasticando!
    Salimmo sulla giostra. Inizialmente andò piano poi accelerò e prese velocità con la discesa per poter risalire. Tenevo gli occhi chiusi e le mani salde alla protezione del sellino. Dopo una folle corsa sul rettilineo, ci ritrovammo a testa in giù per una manciata di lunghi e interminabili secondi e la catenina che avevo notato giorni fa appesa al suo collo gli scivolò via dalla maglietta stando a mezzaria. Avevo ragione, agganciato vi era il ciondolo dalla pietra acquamarina, uguale al mio. Lo guardai con occhi sgranati, le montagne russe in quel momento non avevano effetto su di me, lui mi faceva più paura. Heric si girò verso di me e mi sorrise, ma notando il mio sguardo turbato, cominciò a guardarmi strano anche lui e le sue labbra si chiusero in un'espressione preoccupata. E di nuovo, i suoi occhi divennero sempre più scuri. Distolsi lo sguardo e guardai in basso alla ricerca di Jeremy, ma non lo riuscivo a trovare. C’era Madeline però, ci fissava dal basso in modo maligno.
    La giostra si fermò e scesi subito stringendo il mio ciondolo che ormai sembrava un cubetto di ghiaccio. Lui inchinò la testa e si guardò il petto vedendo che la collana era visibile. Poi alzò lo sguardo verso di me: stava per dire qualcosa, forse una giustificazione o una scusa o una possibile spiegazione ma non glielo permisi.
    «Non mi sento bene. Vado a cercare Jeremy» ero frastornata sia per il giro sulle montagne russe sia per ciò che avevo appena visto.
    Heric, visibilmente turbato, si propose gentilmente di riaccomagnarmi a casa ma rifiutai con una scusa e cominciai a correre disperatamente per tutto il parco giochi alla ricerca di Jeremy, perlustrando ogni centimetro del posto fino a che non incappai in Ashley e Nicholas. Era estremamente raro che fossi contenta di vederla e questa fu proprio una di quelle poche volte.
    «Ma non eri con Heric?- mi guardò con aria di sfida -oh no! Ti ha piantata in asso?»
    «Smettila! Lascia perdere. Sai dov’è Jer?»
    Fece spalluce ed un sorriso beffardo comparve sulla sua faccia. Sicuramente pensava che avessi discusso con Heric o che il mio appuntamento fosse andato male (ed in effetti andò male) e questo chiaramente la compiaceva. Sebbene non avessi avuto alcuna discussione con Heric, avevo senza alcun dubbio rovinato il rapporto che stavamo instaurando come se stessimo basando questa conoscenza senza neanche un briciolo di fiducia.
    Non trovandolo decisi di chiamare Jeremy e restammo al telefono fin quando non raggiunsi lui e Alexis all’uscita del luna park. Vidi che si tenevamo per mano: lui lasciò la mano di lei non appena mi vide e mi venne incontro, seguito da lei, visibilmente infastidita. Pregai loro di tornare a casa e Jeremy si offrì di accompagnare prima Alexis la quale, con aria alquanto scocciata, annuì come se non avesse altre alternative.
    Io comunque ero abbastanza sorpresa da questo suo cambiamento di personalità: era diventato imrpovvisamente gentile sia con me sia con Alexis. Dopo una quindicina di minuti, parcheggiò l'auto e scese accompagnando Alexis fino alla porta di casa sua e... la baciò.   
    Non potevo negare che l'averli visti baciare mi turbò e infastidì al tempo stesso. Il motivo non era solo che, forse, fossi gelosa di Jeremy, ma pure un po' invidiosa che a lui le cose stessero andando bene mentre io riuscivo sempre a rovinare tutto.
    Non parlò una volta tornato in macchina. Non disse nient’altro. Non si lamentò e non chiese spiegazioni. E cosa più strana non fece battute sul mio stato attuale: avevo l'aria di una pazza appena fuggita da un manicomio. Ero davvero spaventata a morte ed ogni volta che ero terrorizzata fuggivo da lui, come se, nonostante i disguidi e le discussioni, potesse capirmi. E proteggermi.
    Arrivati alla villa grigia, parcheggiò l’auto nel vialetto e restammo lì per momento in silenzio.
    «Cosa è successo Mer?» mi domandò alla fine con tono preoccupato.
    «So che mi prenderai per pazza, cosa che già pensi e che continui a ripetermi, ma i vampiri, le streghe e tutto il resto esistono. Ne sono certa.»
    «Perché?»
    «Io penso che Heric lo sia, un vampiro però, non uno stregone.»
    «Dimmi le tue teorie» insisteva nel chiedermi spiegazioni più dettagliate. Presi fiato ed esitai un attimo prima di esporgli le mie ipotesi.
    «Innanzitutto perché ha un ciondolo simile al mio. E come c’è scritto nel grimorio della nonna non sono solo le streghe a possederne uno ma anche i vampiri. A questi serve per proteggersi dalla luce solare, per questo se esposto ai suoi raggi, il sole non gli provoca alcun male e noi lo vediamo all'ora di pranzo nel giardino della scuola passeggiare tranquillamente. Poi ogni volta che lui mi è vicino il mio ciondolo diventa freddo, quindi se è un vampiro significa che lui rappresenta il male e il ciondolo mi mette in guardia. E inoltre ogni volta che ci guardiamo troppo intensamente negli occhi, i suoi scuriscono inspiegabilmente. Non so come sia possibile. Ah e per finire l’ho sognato e i miei sogni in qualche modo hanno sempre un qualcosa di reale e di vero. Ad esempio ho sognato un ingresso segreto che conduce al cimitero monumentale di Salem, e sebbene tu possa non crederci sta lì, nascosto nel giardino della scuola, incastonato nelle mura di recinzione e ormai cementato, e coperto dall'edera.»
    «Dunque, in breve, quello lì sarebbe un vampiro perché ha una collana uguale alla tua e perché lo hai sognato? Su quali basi si fondano tali insinuazioni?»
    «Te l'ho detto! Ho sognato che sia lui sia sua cugina Madeline fossero dei vampiri e che lei volesse mangiarmi, insomma bere il mio sangue. Lui però nel sogno tentò di fermarla e quindi di salvarmi.»
    «Sì, sei completamente pazza. Entriamo in casa forza» rise.
    Andammo in cucina a mangiare qualcosa, continuando a ridacchiare. Ashley era ancora lì alla festa mentre i nostri genitori erano in salotto a guardare la televisione. Ci chiesero come mai fossimo già a casa nonostante fossero appena le dieci e mezza. Bella domanda.
    «Scommetto che stanotte non dormirai dalla paura di essere morsa dai cugini vampiri» sogghignò.
    «Non dormirò ma non perché ho paura, ma perché penso che mi metterò a fare ricerche sui vampiri e a leggere a fondo il grimorio e il diario della nonna. Sai che esiste una copia di questo libro di incantesimi? Chissà chi la possiede o dove sia nascosto.»
    «Hai letto il diario di tua nonna già una decina di volte e non c’è scritto nulla di che. E nemmeno in quel libro di incantesimi c’è scritto niente!»
    «Credo mi stia sfuggendo qualcosa. Nella biblioteca della scuola ci sarà senz’altro qualcosa! George e gli altri ci avevano parlato di alcuni vecchi libri conservati lì.»
    «Ma ora è chiusa.»
    «Non ce la farò ad aspettare lunedì!»
    «Vai a dormire dai. Non preoccuparti ora di queste cose.»
    Ripulii la tavola e andai su in soffitta. C’erano anche altri libri, oltre al grimorio già in mano mia, dentro a degli scatoloni sparsi in giro e in alcuni vecchi scaffali. Nel baule dove avevo trovato il vecchio librone delle Streghe Bianche, c'era pure una tavola Ouija ma non avrei mai contattato la nonna evocandola con una seduta spiritica. In sogno mi aveva detto che mi avrebbe fatto percepire la sua presenza. Dovevo solo aspettare.
    In quelle vecchie librerie non c'era nulla che parlasse di vampiri, solo di streghe. Però c'era anche la possibilità, la remota possibilità, che lui fosse un mago, insomma una strega al maschile, uno stregone, o come diamine si definiva, e che sua cugina lo stesso fosse una strega. Mi sarei sentita più tranquilla e meno emarginata. Ma se fossero stati degli stregoni malvagi?
    Sentivo le palpebre pesanti. Il sonno mi impedii di continuare la lettura così mi arresi e andai a coricarmi.
    Dalla mia finestra entravano dei fiochi raggi lunari accompagnati dall'eco degli ululati dei lupi che andavano diffondendosi in tutto il bosco giungendo fino alla mia stanza.
    Chiusi gli occhi, e crollai.   




Angolo autrice.
Il mistero si infittisce. Cos'è realmente Heric? Un vampiro, uno stregone o semplicemente sono solo delle fantasie quelle di Meredith? E cosa si nasconde nella biblioteca della scuola? C'è per caso un passaggio segreto ed è lì che si nasconde la Bibbia delle Streghe? Chissà...
Alla prossima (:
   
 
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