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Autore: reesejordan    29/04/2019    6 recensioni
Rosalie deve lasciare palazzo Jarjayes. È una delle scelte più difficili perché deve lasciare Oscar. Si separa da lei anche se l'ama. Sì, perché Rosalie ama Oscar. È un amore tormentato il suo. E quali sono i sentimenti di Oscar? Un viaggio alla scoperta dell'amore fra due donne.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Contessa di Polignac, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il suo sorriso è veramente angelico, come la sua voce. Sa nasconderci dietro le malignità più oscure. Nel suo salotto l'ascolto e annuisco. Ho finalmente capito che la regina è stata vittima delle sue manipolazioni. Marie Antoniette è odiata dal popolo anche perché ha scelto di ascoltare lei. Mia madre. Mi vengono i brividi solo al pensiero. Questa donna mi ha dato alla luce, mi ha abbandonata e ora mi reclama come merce. Ma lo devo fare. La sua nobiltà può essere nel titolo, ma non è nell'animo. Ripenso alla povera Charlotte e alla sua tragica fine. Quanta rabbia, quanto dolore e quanta tristezza! È una calma apparente la mia.

- Avrai il nome della famiglia dei Polignac. Il Conte, mio marito, ha accettato la mia richiesta.

- Ringraziate il Signor Conte da parte mia.

Poso la tazzina fumante sul piattino, delicatamente, come mi è stato insegnato dai Jarjayes. Mi guardo intorno. Il palazzo è grande, ma freddo. Anche la servitù sembra triste. Da Madamigella c'è la cara Marie, che nonostante sia severa, sa come prendersi cura di tutti. Mi mancherà. 

- Qui avrai tutto quello che vuoi.

- Siete troppo gentile con me.

Io ho ciò che desidero a Palazzo Jarjayes. C'è tutto. C'è lei. La mia salvezza, la mia benefattrice  la mia luce. La mia Oscar. Mi mancherà più di ogni altra persona. Non mi serve altro. Mi basta stare con lei. Non voglio lasciarla. Ma lo devo fare.

- Trascorrerai molto tempo nei miei appartamenti a Versailles.

- Sarà un onore immenso, Madame.

La mia unica consolazione è di vederla nei corridoi della reggia, nella sua uniforme. Bella. Raggiante. Seria. Ma dietro a quel comportamento fiero, c'è un cuore grande, unico. 

- Suvvia, quante formalità, Rosalie. Chamami Maman.

- È solo in segno di rispetto, ve lo assicuro.

Non posso chiamarla madre, dopo quello che ha fatto. Ma lo devo fare. Scorre il suo sangue nelle mie vene, ma non è stata lei a crescermi, ad accudirmi quando avevo la febbre o a insegnarmi come rattoppare i vestiti o cucinare il brodo. E adesso eccomi, ad atteggiarmi da nobile, seduta composta a dire frasi di circostanza, a fare attenzione a non versare nemmeno una goccia di tè.

- A Versailles avrai più opportunità di trovare marito.

- Un marito per me?

- Sì, il Duca de Guise vorrebbe incontrarti.

- Il Duca de Guise, Madame?

- Sì, anche se per ora ho rifiutato, dopo...

Tentenna. Non so se è una finzione o ha veramente un cuore che le batte dentro il petto. Non può dire il suo nome.  La piccola Charlotte. La mia sorellina. Quella che consideravo una testarda e viziata. Era solo una bambina, la cui madre voleva rendere adulta, usarla per il proprio tornaconto. Come sta facendo con me.

- Madame, si è fatto tardi. Vorrei tornare a Palazzo Jarjayes.

- Resta qui. Ho fatto preparare tutto il necessario.

- Madamigella Oscar mi starà aspettando.

- Ti ricordi del nostro accordo, non è vero, mia cara Rosalie?

- Si, Madame. Voglio solo salutarla.

Nel viaggio in carrozza, il mio cuore è infranto. Non voglio andare dai Polignac, comportarmi come loro figlia, sposare qualcuno che non amo e che non si preouccupi di me. Potrei anche non sposarmi. Vorrei solo restare con la mia amatissima Oscar. Sì, perché io la amo. Anche se è una donna. E il mio cuore è vuoto e pesante al pensiero di lasciarla.

È notte quando entriamo nella tenuta dei Jarjayes. Guardo in alto. La luce della camera di Oscar è accesa. Starà leggendo davanti al camino. Se stesse suonando, la musica si sentirebbe nonostante le finestre siano chiuse. Voglio vederla. Non dovrei, ma ho bisogno di guardarla bene prima di iniziare la mia nuova vita altrove. Chissà se penserà che sono solo un'ingrata.

Busso alla sua stanza ma non risponde. E allora apro la porta e entro nel salottino. La vedo seduta sulla sua poltrona, un libro per terra. Una bottiglia di vino quasi vuota sul tavolino e un bicchiere con il liquido rosso, caldo. Lo prendo in mano, lo porto alla bocca e ne bevo un sorso e poi un altro. È il suo bicchiere. Le sue labbra si sono posate qui. È come baciarla. Il sapore del vino è lo stesso che lei ha in bocca. Un brivido di follia. Mi inginocchio accanto a lei. Il collo scoperto dalla camicia aperta. I capelli sciolti profumati. Gli occhi chiusi a nascondere sogni. Le mie labbra sono sulle sue. Le lascio un bacio e tutto il mio bisogno di dirle che non voglio andarmene ma lo faccio per lei. Piango e bacio di nuovo quelle labbra tanto desiderate. Un  singhiozzo disperato mi sfugge dalla bocca.

- Rosalie...

Si è svegliata. Mi guarda stranita. Mi accorgo adesso che per terra c'è una bottiglia vuota. Mangia poco e beve troppo. Si sta facendo male. E tra poco lo farò io a lei. 

- Stai piangendo? Dove sei stata fino a quest'ora?

La sua voce è severa, ma sono pronta a essere rimproverata pur di sentirla, pur di sentirmi amata da lei. So che è il suo modo di prendersi cura di me.

- Rispondimi! Rosalie!

- Domani vado a vivere dai Polignac.

I suoi occhi sgranati. I miei colmi di lacrime.

- Cosa? Perché? La Contessa ti ha fatto del male?

No. Vuole farne a te. Era ciò che avrei voluto dirle. Se rifiuto di diventare una Polignac, quella donna, mia madre solo perché mi ha fatto venire al mondo, è pronta a uccidere la Contessa Marguerite e vuole infangare il nome di Oscar dicendo che s'intrattiene con altre donne. Vuole creare questo scandalo per farla cacciare dalla corte, rovinare la sua carriera militare. Ma io non glielo permetterò. Sono disposta ad accettare tutto pur di proteggere la mia Oscar. 

- No. Ma è giusto così dopo la morte di Charlotte.

Un silenzio negli sguardi che racconta fiumi. Annuisce piano. 

- Poco fa... Rosalie... poco fa... mi hai baciata?

Arrossisco di colpo. Abbasso lo sguardo. Il mio cuore sta per esplodere. Sento la sua mano sul mio viso. Mi solleva il mento per guardarla. Posso morire in quegli occhi. Se mi vedesse adesso Maman! Io, che amo una donna. Non sarei anch'io uno scandalo per la famiglia dei Polignac? Non m'importa. Non ho più nulla da perdere.

- Sì...

- Perché?

- Perché non voglio andarmene... siete tutto per me... siete la mia Oscar.

Piango il mio dolore e mi tuffo fra le sue braccia. Non m'importa se mi respingerà, se si arrabbierà con me come quando ho fatto la gelosa per via della regina. Voglio solo sentirla vicina ancora. Sento la sua mano accarezzarmi i capelli.

- La mia piccola Rosalie...

Annaspo. Che bello sentirla chiamarmi in questo modo. Sollevo lo sguardo. 

- Profumate di rose...

- Sei tu che me le porti in camera...

Mi rammarica non poter più farlo. Ne ho raccolte tante, dai colori svariati, per lei. Anche se mi sono punta più volte. E poi quando fiorivano i cespugli delle rose bianche, raccoglievo solo quelle.

- Sceglievo le più belle per farvi piacere...

- Sei tu la mia rosa più bella. Porti il nome di una rosa.

Una mano esile sfiora la mia guancia. L'altra mi attira a sé. E poi le sue labbra toccano le mie. Le nostre bocche si uniscono in un bacio lungo, dolce, passionale e struggente. Ci stacchiamo piano. Il fuoco del camino scoppietta accanto a noi, ma il battito del mio cuore rimbomba più forte.

- Oh! Oscar! La mia Oscar!

- Non vivrai qui, ma potrò rivederti, non è vero?

- Lo desidero tanto.

***

La mattina dopo esco con i miei pochi bagagli da Palazzo Jarjayes. Oscar mi sta aspettando davanti alla grande porta vetrata. Il sole brilla forte e io l'abbraccio per imprimermi il suo odore. Poso la mia guancia sulla carne che s'intravede dalla scollatura della sua camicia. Voglio sentire la sua pelle. Vorrei baciarla di nuovo come l'altra notte. Ci siamo scambiate baci dolci su labbra audaci...ma ci sono troppe persone che ci guardano. Mi accontento della sua mano nella mia, dello sguardo intenso, del sorriso che vuole rassicurarmi. Marie mi sistema il cappello che si è slacciato dal mio slancio verso la mia Oscar. Da brava nonnina, mi saluta con mille carezze e raccomandazioni. La carrozza parte. Io ho una rosa bianca in mano e il nome di chi me l'ha regalata sulla bocca, nella mente, nel cuore

***

Stamattina mi appresto a prendere i miei alloggi a Versailles. Maman ha fatto sì che io abbia una stanza accanto ai suoi appartamenti. Entro, servita da un paggio e due cameriere. Tutto per la Contessina de Polignac. Il mio sguardo nasconde i tumulti del cuore. I miei pensieri corrono a lei. Forse il mio desiderio si avvererà. Spero di incontrarla nei corridoi, nel parco della reggia. Qualcuno bussa alla porta. La voce di una cameriera che dice che ha portato un pensiero per Mademoiselle da parte del Colonnello de Jarjayes. I miei occhi si accendono al suo nome. Un vaso di rose fresche che ordino di mettere in prominenza al centro del tavolino davanti al camino. Mi siedo sulla poltrona accanto, tremante. L'odore delle rose mi riempie le narici. Quel profumo che mi ricorda lei. Scorgo un biglietto tra i fiori mentre guardo incantata il rosso acceso e il bianco vivo dei petali. Lo apro senza indugio. Due righe. Mille significati. Fiumi di emozioni.

A te, che il destino ha chiamato rosa, un piccolo pensiero.
A te, che sarai sempre la mia rosa, rivolgo ogni mio pensiero.
   
 
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