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Autore: lady lina 77    01/05/2019    4 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"E' tutta colpa tua...".

A quelle parole, pronunciate da Demelza mentre il campanile rintoccava le undici del mattino, si voltò verso di lei. Era la prima volta che apriva bocca da...? Da quando era arrivata oltre sei ore prima ed erano finiti in quel letto a fare l'amore più volte. Non si erano parlati, non ne avevano sentito il bisogno ed era stata la passione e il disperato bisogno di essere uno dell'altra a guidare ogni loro azione. I loro corpi si erano capiti, fusi e ritrovati come se quei sette anni di lonatanza non fossero mai esistiti, le loro carezze e il modo in cui sapevano darsi piacere non era mai scemato dalle loro menti e la completa unione fra corpo ed anima era stata appunto... completa. Come solo fra loro poteva e sapeva essere. Ed ora, dopo una passione talmente intensa da risultare disarmante e un piacere intenso che avrebbero voluto durasse per sempre, se ne stavano stesi a guardare il soffitto mentre da fuori giungevano i rumori della Londra laboriosa che proseguiva con la sua vita frenetica. "Che vuoi dire?".

"Che se non fosse per te e la tua innata capacità di metterti nei guai, io ora sarei a casa a fare l'uncinetto con mia suocera o nel salone degli arazzi a controllare che i gemelli lucidino, per castigo, tutto il lucidabile".

Ross la osservò guardingo, chiedendosi se fosse arrabbiata oppure no. E alla fine optò per la seconda scelta perché il tono di Demelza non era né rabbioso né astioso ma anzi, vagamente sarcastico e pungente. "Castigo?".

"Loro sono sempre in castigo, per un motivo o per l'altro...".

Ross sorrise, immaginando Daisy con in mano straccio e lucido, che lavorava sotto stretta sorveglianza di Prudie... "Sottovalutate i gemelli... Non vanno puniti, vanno sostenuti nella loro geniale e innata indipendenza".

Demelza lo guardò storto, mentre il lenzuolo le scivolava dal petto, scoprendole un seno. "Resta il fatto che è colpa tua".

"Non eri obbligata a venire quì, io non te l'ho certo chiesto".

"Ma non mi hai mandata via!" - ribatté lei.

Ross scosse la testa, in un certo senso incredibilmente divertito. "Non sono così scemo!".

Forse stanca, forse rendendosi conto che ora non poteva più tornare indietro e che con la risoluzione del problema-Adderly se ne aprivano altri mille di problemi, Demelza sprofondò nel cuscino. "Non dovrei essere quì. Non avrei mai dovuto essere quì e tu lo sai!".

Ross la guardò e poi le accarezzò una guancia. "Chi può dire cosa sia giusto o cosa sia sbagliato? O dove dovremmo essere adesso? Ci sono... C'erano infinite possibilità, come dicevi poco fa! Tu a quest'ora potevi essere a casa a fare l'uncinetto o a schiavizzare quei due angelici gemellini e io potevo essere morto in un parco. Ti sarebbe piaciuto di più?".

Demelza sbuffò, ora un pò più seria di quanto non fosse poco prima. "Certo che no... Ma questa era l'ultima cosa che volevo".

Ross la bloccò. "Non è vero! La volevi, se sei quì LA VOLEVI! Non hai mai fatto nulla per forza, ti conosco bene".

Demelza abbassò lo sguardo, arrossendo impercettibilmente. "Non sempre l'istinto va seguito".

"Era istinto? L'istinto ti ha portata quì?".

Lei sospirò, rannicchiandosi sotto le lenzuola. "Chi lo sa cos'era... I sentimenti, in fondo, non fanno parte dell'istinto? Nascono e maturano senza che noi facciamo nulla...".

Ross sospirò, stiracchiandosi nel letto. "Non ce la faccio a parlar di filosofia di prima mattina, dopo aver fatto l'amore per tre volte nelle ultime ore, dopo anni di nulla".

Demelza si accigliò. "Anni di nulla? Davvero?".

Ross la guardò negli occhi, profondamente. "Non ci credi?".

Lei sospirò, sorridendo impercettibilmente. "Forse... Potrei crederti...".

Calò il silenzio a quelle parole e per un attimo uno strano senso di pace invase entrambi, soprattutto Ross. Fu Demelza, nuovamente, a spezzarlo. "Saresti andato davvero a quel duello, se non fossi arrivata?".

"Sì, ci sarei andato".

"Ed è bastato solo che venissi quì, per farti cambiare idea? Era a questo che puntavi, a quanto successo fra noi?".

A quella domanda, si voltò verso di lei, attirandola a se e abbracciandola. Affondò il viso fra i suoi capelli e rimase così per alcuni istanti, senza che Demelza protestasse, come desideroso di farle capire cosa provasse solo con quel semplice gesto una volta tanto usuale fra loro. "Non puntavo a nulla... Nemmeno immaginavo che saresti venuta. Non mi aspetto nulla di buono dalla vita da molto, ma tu...".

"Io?".

"Tu sei arrivata ed è come se improvvisamente... vedendo te... avessi rivisto il bello di vivere e respirare. Una speranza che tutto non fosse finito nemmeno per una canaglia come me".

Demelza lo guardò teneramente a quelle parole, forse desiderosa di dargli di più ma impossibilitata, quanto meno al momento. "Ross, io non posso darti speranze. Non posso darti più di questo, più di quanto successo stamattina... Non ora! Per me non è semplice come per te, ci sono tante cose che devo... dovrei... sistemare... E ho una famiglia a cui rendere conto, a cui ho mentito su di te da sempre e che ora, quando spiegherò la verità, potrebbe reagire in qualsiasi modo. E avevo un marito che mi avrebbe regalato il mondo e che mi ha dato due figli".

Ross, fingendo di ignorare la parte del discorso su Hugh, spalancò gli occhi. "Dirai la verità su di me?".

"Non lo so, non ora... Ma poi, quando capirò COME... Non posso chiedere ai bambini di tenere questo segreto con il loro zio e con la nonna troppo a lungo, non è giusto. Ho dovuto raccontare la verità anche ai gemelli e santo cielo, han solo quattro anni! Quanto riusciranno a non dire nulla? Devo spiegare, spiegarmi... E togliere ai bambini il peso di questo segreto".

Ross annuì, sapeva che per lei tutto era molto più complicato che per lui e si rendeva conto che aver coinvolto i bimbi era un qualcosa di troppo grande per loro e che andavano protetti. C'erano tante cose in gioco. C'erano i Boscawen, la posizione di Demelza all'interno della famiglia, il rifiuto di Jeremy e Clowance ad avere a che fare con lui e i gemellini, figli di un altro uomo ed eredi di una grande dinastia, che di certo Falmouth non avrebbe affidato a chiunque. E poi c'era il loro passato, ancora tanto duro, ancora tanto presente fra loro e di cui tanto c'era da parlare, discutere e chiarire. Ma se per quest'ultima cosa, nessuno a parte loro poteva metterci becco, per la prima parte del problema, voleva essere accanto a lei. "Parleremo insieme con Falmouth, quando deciderai che è il momento".

"Non so se è una buona idea".

"Perché?".

"Perché è orgoglioso, si sentirebbe messo davanti a un dato di fatto e a una sorta di congiura. Lo conosco, sa essere più testardo ed orgoglioso di te. Preferirei farlo da sola, quando deciderò... decideremo... che è giusto farlo".

Ross annuì, non troppo entusiasta ma oggettivamente costretto a sottostare a quella richiesta. "D'accordo" – disse, fiaccamente.

"Davvero?".

"Mi lasci scelta?".

Demelza scosse la testa. "No, come non me ne hai lasciata tu stanotte".

Ross sospirò, guardando il soffitto mentre le accarezzava i capelli. "E ora?" - chiese, domandando la cosa che più lo terrorizzava. E ora? Ora sarebbe tutto finito e quella notte sarebbe stata solo una parentesi? O era l'inizio di una nuova speranza? Un nuovo inizio per loro?

Demelza prese un profondo respiro. "E ora non lo so... Come ti ho detto quasi un anno fa, viviamo giorno per giorno".

Ross la strinse a se. "Non è questo che voglio sapere! Voglio che tu mi dica ciò che dovremo essere io e te da oggi! Far finta di essere estranei, tornare a parlarci con frasi di circostanza, lontani e insieme solo quando il caso lo decide? Tornerà tutto come prima? Non posso sopportarlo ancora, non dopo questa notte. Tu sei quì, sei rimasta, ci siamo amati e niente potrà essere come era ieri. Non per me".

Lei si morse il labbro, spersa come lui, desiderosa di condividere i suoi stessi desideri e intimorita dalle conseguenze che avrebbero potuto venire. Aveva paura ma Ross sapeva anche che Demelza non era una persona che davanti alle paure scappa ma anzi, resta e combatte per affrontarle. "No, non può essere come prima" – sussurrò, col viso contro il suo petto.

Il cuore di Ross accelerò. "Davvero?".

"Davvero. Non potrei tornare indietro nemmeno se lo volessi... Venire quì, stare con te, ritrovarci a letto e... questo... Lo avrei dovuto evitare! Ma come hai detto tu...". Sollevò il viso a guardarlo, determinata e seria... "Come hai detto tu se sono quì, è perché dentro di me volevo venire".

"Per il duello?" - chiese Ross, quasi intimorito dalla risposta.

"Volevo venire e basta" – rispose lei a chiusura del discorso, lasciando sottointeso che il duello in fondo non era stata la causa ma la spinta finale a un desiderio nascosto che non voleva vedere la luce.

Ross deglutì. "E quindi?".

Demelza prese un profondo respiro. "E quindi non posso dirti che ciò che avevamo tornerà perché è impossibile. Siamo diversi, entrambi, siamo cambiati e cresciuti e abbiamo vite separate e per certi versi inconciliabili. Non posso dirti che tutto questo porterà a qualcosa di buono o che passeggeremo in giro per Londra mano nella mano... Io resto Lady Boscawen e tu sei Ross Poldark, nuova leva del Parlamento. Io non so cosa tu ti aspetti ma io, ORA, posso darti solo ciò che ti ho dato stamattina. Passione, attimi solo per noi strappati alle nostre vite, di nascosto dal mondo. Non si può tornare indietro a ieri e si deve guardare avanti metro per metro, senza commettere l'errore di guardare troppo in la. Poi si vedrà...".

Ross spalancò gli occhi, stupito da quelle parole così inaspettate che mai si sarebbe aspettato da lei e indeciso se essere felice oppure no. Credeva che la faccenda sarebbe finita così oppure che sarebbe stato un nuovo romantico inizio perché la Demelza di un tempo queste due opzioni gli avrebbe dato. Non vie di mezzo, non storie segrete fra amanti che non sanno come andare avanti. Per un attimo, facendo l'amore con lei, si era illuso di aver fra le braccia Demelza Poldark e in un certo senso era così. Ma ora in lei viveva anche Lady Boscawen, più attenta, accorta, che conosceva meglio di lui le regole della vita mondana di Londra e sapeva muovercisi bene. Demelza era attenta, guardinga, non poteva permettersi errori e capiva perché si comportasse così. Aveva una famiglia a cui rendere conto e non sapeva ancora come e quindi, per ora, tutto quello che poteva offrirgli era qualche attimo di amore rubato e clandestino... Non era una proposta orribile e anzi, aveva un lato romantico ed eccitante ma Ross, in cuor suo, aveva il grande timore che tutto si sarebbe dovuto fermare a quello, per sempre. E che andare avanti per costruire qualcosa di più grande, sarebbe stato impossibile. Non che lo meritasse e il fatto che Demelza fosse lì era già un grande regalo per lui, ma la speranza, quella speranza che lo aveva fatto desistere dal duello, aveva ragione di esistere? "Cosa hai in mente?" - chiese, con voce rotta.

Con un gesto gentile, come capendo le sue paure e i suoi pensieri, lei gli accarezzò i capelli. "Il mio cottage, lo ricordi?".

"Sì".

"Ti farò avere le chiavi... La mattina del lunedì il Parlamento apre dopo le undici, giusto? Farò colazione coi bambini, li lascerò alle cure di tate e maestri e ti raggiungerò lì per le nove. Avremo due ore per noi, ogni settimana, nascosti al mondo, tranquilli e senza rischio di turbare nessuno".

Ross spalancò gli occhi. Ok, aveva capito bene, allora... "Davvero è quello che vuoi? Ti accontenteresti di questo?".

"Non mi sto accontentando, Ross. Sto cercando una soluzione giusta per noi due e per tutti... Io non capisco me stessa, non so come uscirne e non so cosa fare con tante persone. Questo, ora, è il più grosso favore che potrei fare a me stessa. E anche a te se vorrai...".

La baciò sulla fronte, con tenerezza. "Certo che lo voglio... Ma tu, sei sicura?".

"Non me lo chiedere Ross, non me lo chiedere..." - sussurrò lei, scuotendo il capo, quasi incredula essa stessa di avergli fatto quella proposta. "Non farmi pensare a cosa stiamo per fare, a chi sono, a cosa rischio... Non voglio pensare a niente per un pò. Il resto verrà da se".

Lui rimase in silenzio, rendendosi conto che per il bene di Demelza, non doveva costringerla a parlare oltre. Era difficile per lei ammettere di aver bisogno di lui, farlo rientrare nella sua vita, pensare al suo ruolo, ai bambini e al ricordo di Hugh. Era un passo complesso per Demelza, quello. Stava dando una possibilità all'uomo che le aveva fatto del male e lasciando andare al mondo dei ricordi un marito che l'aveva adorata come una dea... Doveva essere una grande lotta, per la sua coscienza. E Ross decise, fra se, che mai l'avrebbe fatta pentire di quel passo e che tutto ciò che ne sarebbe venuto, l'avrebbero affrontato insieme per quanto difficile potesse essere. Era ora di dimostrarle che era cambiato e che per lui, lei era la vita. Che non si sarebbe pentita di avergli dato una seconda chances e che era pronto a lottare con lei, come avrebbe voluto lei... "Sì, il resto verrà da se Demelza. Verrà, quando ci sentiremo pronti ad affrontarlo e a parlarne".

Lei sorrise, con la testa appoggiata al cuscino. "In fondo quindi, a conti fatti, rinunciare al duello non sarà stata una cattiva idea per te".

"A conti fatti, no! Certo, Adderly penserà che sono un codardo ma in fondo, che mi importa di cosa pensa di me?".

Demelza sbuffò. "Nulla! E comunque, il duello resterà una faccenda segreta fra voi che di certo non potrà raccontare in giro né denunciare, essendo i duelli illegali. Ma per il resto...".

L'espressione di Demelza divenne improvvisamente cupa e decisa e Ross entrò in allarme. Conosceva quello sguardo, aveva in mente qualcosa e se quel qualcosa riguardava Adderly, lui l'avrebbe fermata. "Demelza, che hai in mente?".

Lei finse indifferenza. "Nulla di nulla...".

"Demelza!".

La donna alzò le spalle. "Niente. Stavo solo pensando a cosa Adderly trova tanto attraente in me".

Ross spalancò gli occhi. "Potrei spiegartelo ma diventerei volgare e non voglio esserlo".

Demelza parve divertita a quelle parole. "Non parlavo di questioni intime! Intendevo che ama il potere rappresentato da mio nome... A quello punta, essendo di famiglia nobile ma meno nobile dei Boscawen. Forse presto gli farò notare questa cosa e che se voglio qualcosa da lui, anche un semplice silenzio, lui deve stare zitto".

"Demelza, stagli lontana!".

Lei sembrò non ascoltarlo nemmeno. "Stasera porterò i bambini ai giardini di Vauxhall per farli giocare! Credo che potrei incrociarlo assieme alle sue amiche...".

"DE-ME-LZA!".

Lei lo fronteggiò. "Non credo che tu possa impedirmelo".

Ross rispose al suo sguardo di sfida, prendendola per la vita e bloccandola col suo corpo sul materasso. La baciò sulle labbra e poi sul collo, con passione, cercando di distrarla dalla sua malsana idea. "Tu mi hai convinto così..." - sussurrò, col fiato corto. "E ha funzionato".

Colta sul vivo, Demelza gli morse la punta di un dito. "La questione è diversa! Io parlo di conversazione, tu volevi un duello con armi vere".

"Indipendentemente dal motivo, ciò che ha bloccato me dal battermi, potrebbe bloccare te dal parlare con quell'essere!".

Lei, rossa in viso, cercò di allontanarlo ma senza eccessiva convinzione. E alla fine si abbandonò ai suoi baci, rispondendo col medesimo ardore di lui. "Non servirà... Ma per questa mattina va bene lo stesso".

"E stasera?" - chiese lui, sfiorandole il seno.

"Stasera tu sarai a casa e io ai giardini. Portare fuori a giocare i miei bimbi non è un delitto..." - disse, ansimando, mentre lui le accarezzava i seni e i fianchi. Poi però qualcosa di famigliare poggiato sul comodino la distrasse momentaneamente. Allungò il braccio, prese un piccolo foglio decorato che vi era riposto sopra e lo lesse. "Ross?".

"Cosa?".

"Hanno invitato anche te e Valentine al party in giardino dai Duchi Thompson, fra due settimane?".

Ross alzò il viso. "Sì, perché? Valentine è talmente eccitato dall'idea di andare a una festa dove ci saranno molti bambini".

Demelza sospirò, improvvisamente preoccupata. "Sono stata invitata pure io, coi bambini. E' un party esclusivo per famiglie e i Thompson hanno un grande parco dove organizzano tanti giochi per i più piccoli mentre noi ceniamo in giardino... Sarà la prima volta che rivedrai i bambini, tutti e quattro, dopo la mia chiacchierata con loro... Cosa succederà?".

Ross impallidì. "Santo cielo... Come reagiranno con me, lo posso immaginare. Ma Valentine?".

Demelza deglutì. "Devi spiegarglielo, come ho fatto io coi miei quattro figli".

"Capirà?" - chiese, in panico, sapendo quanto poco fosse capace in questo genere di cose.

"Sì, se troverai le parole giuste".

Ross le sorrise dolcemente, baciandola sulla guancia. I timori non erano certo passati ma lei era tanto brava a rasserenare il suo animo. "E' difficile, vero? Essere solo noi e tralasciare il resto... Non potremo farcela, non troppo a lungo". Lo ammise, era la verità ed era inutile nasconderselo. E quel semplice party pareva urlarlo loro in faccia!

Lei annuì, poi lo riattirò a se, desiderosa di zittire i suoi pensieri. "Quì, adesso, possiamo non pensarci. Per il resto, si vedrà". E tornò a baciarlo, desiderosa di essere ancora sua prima di essere costretta a rivestirsi per tornare a casa. Era una malattia Ross, che ti entra nel sangue e non ti abbandona più. Pensava di essere guarita ma era bastato un tocco, un bacio e ci era ricascata. E ora solo un cottage disperso nella periferia londinese, avrebbe potuto salvarla...

Lo baciò con più passione mentre Ross scivolava sopra di lei, in lei... E fecero l'amore di nuovo...


...


Era stato un giorno strano per Demelza, quello. Per anni era stata la vedova di Hugh Armitage, Lady Boscawen, madre degli eredi del casato. Mamma, per tanto tempo solo questa figura aveva risucchiato ogni sua energia e aveva scordato di essere anche altro: una donna... O quanto meno, aveva creduto di poter soffocare quel lato di se in nome di qualcosa di superiore. Il bene della famiglia, il ricordo di Hugh, la serenità dei suoi figli...

Eppure era bastato un attimo quella mattina, per far cadere quella sua certezza. Non era importante il motivo che l'aveva spinta da Ross, dentro di se la sua natura aveva a lungo desiderato farlo e se non fosse stato per Monk, qualcos'altro l'avrebbe condotta nel suo letto. Avevano sofferto per anni a lungo, credevano di essersi persi per sempre eppure aveva fatto più volte l'amore con lui con la stessa naturalezza di un tempo, come se quei sette anni non fossero passati, senza reticenze, tentennamenti o altro ma anzi, con passione. Aveva sentito il fuoco sulla sua pelle, in ogni centimetro che Ross aveva baciato, aveva sentito il fuoco dentro di se quando si erano fusi ed ora che era tornata ad essere Lady Boscawen e la sera non sarebbe stato come a Nampara, insieme, si sentiva vuota. Non aveva idea di come sarebbe andata a finire, stava davvero giocando col fuoco con lui, non sapeva nemmeno se voleva dargli un'altra occasione ma... sapeva di volerlo. Dannazione, perché era tanto debole?

Era tornata a casa per il pranzo e a parte Demian che come sempre l'aveva rimproverata per essere andata via senza di lui, gli altri non avevano fatto caso alla sua assenza, abituati al fatto che al mattino spesso tanti impegni la costringevano ad uscire anche presto.

Prudie l'aveva sbirciata di nascosto lanciandole occhiate eloquenti ma lei non le aveva detto nulla, non voleva condividere quanto successo con nessuno per il momento.

Di pomeriggio si era rifugiata in camera sua a pensare e ripensare, con l'odore della pelle di Ross sul suo corpo e la sera, dopo aver cenato presto, aveva preso i bambini per portarli a Vauxhall. Jeremy si era dimostrato felicissimo per quell'uscita e anche gli altri avevano trovato divertente andare in quel parco che a lei non piaceva particolarmente ma che sapeva offrire svago anche ai più piccoli, soprattutto in una serena e tiepida serata primaverile.

Appena arrivati, i bambini erano corsi via a vedere i cigni nel laghetto antistante mentre lei, pensierosa, aveva cercato con lo sguardo Monk.

Sapeva che Ross non gradiva quanto stava per fare ma in fondo lui in questo non c'entrava. Era stata lei a impedire il duello e a lei toccava gestirne le conseguenze. A Ross non interessava cosa pensasse Monk di lui ma Demelza voleva evitare ogni tipo di ripercussione fra loro.

Finalmente lo vide, come sempre attorniato di donne compiacenti e scollate, apparentemente divertito. In realtà non sapeva come avesse preso il mancato arrivo di Ross al duello, se fosse arrabbiato o divertito da un atto che doveva essergli apparso estremamente codardo, ma era il caso di chidere subito la questione.

Gli si avvicinò, gli sorrise affabilmente e Monk la squadrò, sorpreso di trovarsela lì davanti. "Lady Boscawen... Che onore vedervi quì!".

Demelza sostenne il suo sguardo. "Ho portato i bambini a giocare un pò all'aperto".

"Oh, niente vita dissoluta e mondana, quindi?".

"No, non fa per me".

Adderly spostò una sedia, per farla accomodare. Poi fece cenno alle due donne con lui di allontanarsi e di lasciarlo solo. "Cosa vi porta da me, mia Lady? Cosa vi tiene lontana dai vostri adorabili bimbetti?".

Demelza sorrise amabilmente, trovando in fondo stimolante quella conversazione sul filo del rasoio con quell'uomo odioso. "Il piacere di una buona chiacchierata...".

"L'abbiamo fatta ieri, mi pare, no?".

"Ed è stata talmente stimolante".

Lo sguardo di Adderly si indurì, forse irritato da quel giochetto che lei stava mettendo in atto con lui e che aveva ben percepito, dietro ai suoi modi educati. Si guardò attorno e poi, con un gesto veloce le prese il polso, bloccandolo contro il tavolo. "Lady Boscawen, pochi convenevoli! Siete quì per un motivo preciso, per lo stesso motivo che ci ha portati a discutere ieri! Niente giochetti e giri di parole, non fanno per me! Andiamo al sodo... Dimenticate quel codardo, non perdeteci tempo... Un uomo che non si presenta a un duello è un...".

"Una persona saggia! E timorosa della legge" – lo bloccò lei, cercando di liberarsi dalla sua stretta. "E lasciatemi il polso!".

Adderly finse di non sentirla. "Un codardo, un uomo senza spina dorsale! Uno zimbello a confronto di tanti uomini... Chi non sa morire con onore, merita una vita miserabile".

Demelza sostenne il suo sguardo, adirata per come lui parlava e per cosa lui diceva. "Farsi uccidere per una questione d'onore è stupido, non è da uomini! Vivere col coraggio di aver saputo dire di no, è ESSERE uomini".

Monk si morse il labbro. "Siete una donna, non potete capire...".

"Dicono che le donne siano più sagge ed accorte".

"Le donne sono solo donne... A una cosa servite, solo a una! Ricordatevelo, mia Lady".

Demelza, nauseata, con uno strattone si liberò da lui. Si alzò in piedi, desiderosa di andarsene via, lontana da quel dannato verme maschilista, per tornare dai suoi bambini. "Chi sono io, signor Adderly?".

Lui parve divertito dalla domanda. "Lady Boscawen".

"Esatto, Lady Boscawen... Di casato nobile, superiore al vostro e persona a cui voi non dovreste nemmeno rivolgere la parola, senza il mio permesso. E tanto meno potete afferrare il mio polso contro la mia volontà... Se io ad esempio ora chiamassi una guardia, a chi crederebbe? Chi difenderebbe per questa impudenza?".

Monk impallidì. "Non osereste...".

"Oh, si che oserei..." - rispose, in tono di sfida – "Oserei come avete osato voi. Volete mettermi alla prova?".

Monk si alzò, fronteggiandola. "Cosa volete, mia Lady?" - chiese, con una punta di malcelato disprezzo nella voce.

Lei sorrise freddamente, aveva raggiunto il suo scopo. "Il vostro silenzio".

"Su cosa?".

"Su quanto avrebbe dovuto succedere stanotte e non è successo".

Monk fece per replicare ma l'arrivo di Clowance e Demian, corsi a cercare la mamma, lo bloccò. E Demelza proseguì nel suo attacco, accarezzando le testoline bionde dei suoi due bambini. "Come dicevo... Silenzio su ciò che saggiamente non è stato, su quanto avrebbe dovuto essere e discrezione. Facciamo finta che nulla sia mai accaduto, che voi e qualcun altro non abbiate discusso e viviamo tutti in pace, facendoci ognuno gli affari propri".

Monk guardò i bambini, poi lei. "E io cosa ottengo?".

"Silenzio. Il mio... Che vale molto più del vostro" – rispose Demelza, cercando di apparire sicura davanti a quel Lord che una volta, da sguattera, avrebbe temuto.

"Perché ci tenete tanto?" - chiese Monk, mentre i bambini ascoltavano senza capire.

Demelza scosse la testa. "Non sono tenuta a darvi spiegazioni".

Monk annuì, capendo che non poteva fare nulla. Si inchinò leggermente, guardò di sbieco e poi salutò frettolosamente, decidendo che era più saggio raggiungere le sue due donnine allegre.

E Demelza sorrise, l'orgoglio di Ross era salvo.

Clowance la guardò incuriosita. "Mamma, ma di che parlavate? Che stavi facendo con questo signore?".

Demelza prese per mano lei e Demian, avviandosi soddisfatta verso il laghetto. "Cosa stavo facendo? La Lady, suppongo...".

Clowance rise. "Ti riesce bene".

"Lo so...".

Raggiunsero il laghetto dove tanti bambini giocavano con la sabbia, a rincorrersi o stavano a guardare incantati i cigni.

Demelza si sedette sulla riva, con Demian da una parte e Clowance dall'altra, sentendosi stranamente in pace col mondo e con se stessa. Serena...

Jeremy e Daisy giocavano nell'acqua, ridendo e inseguendosi. Avevano tolto le scarpe, le avevano lasciate sull'erba e ridevano, con Jeremy che cercava di scappare e Daisy che, testardamente, lo inseguiva tentando di prenderlo per mano come spesso amava fare con lui.

Ecco, questo era il suo mondo, ciò che lei voleva... Guardare i suoi bambini ridere e giocare insieme, vederli crescere e dargli una solida famiglia alle spalle. E nel mentre, crescere con loro, vivendo a sua volta una vita piena di madre ma anche di donna. Non sapeva come, non sapeva ancora che strada seguire ma in quel momento si rese conto che non rimpiangeva nessuna delle cose che le erano successe in quella giornata.

  
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