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Autore: Uptrand    05/05/2019    10 recensioni
Gli Yahg hanno deciso di non rispettare gli accordi con il Consiglio della Cittadella e una numerosa flotta di conquista si sta muovendo verso la colonia salarian indipendente di Erinle.
Da due settimane sotto assedio degli yahg e difesa dalle forse dell Iniziativa di Difesa Galattica (I.D.G.) agli ordini del Consiglio.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per comprendere meglio questo capitolo consiglio la lettura delle seguenti OS: 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3810349 (Galba, medico edonista) 
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3766609 (IV reggimento: Veari Skaara )
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3801354&i=1 (VI reggimento: Fredi Pearre)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3806569&i=1 (Il carcere Tartarus)
https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3809229&i=1 (VII reggimeento: Fum'Zaen vas Girah)


I rapporti non smettevano di giungere ai consiglieri riuniti d'emergenza, l'attacco portato a Kar'shan aveva colto tutti di sorpresa. 
Era una località priva di ogni importanza, ininfluente in qualunque settore. Il Consiglio aveva però coltivato la possibilità che i batarian, una volta tornati sul loro pianeta d'origine, sarebbero ritornati a seguire le regole della Cittadella in qualche decennio. 
Una strategia per reintegrare appieno i batarian, in una società galattica che un po' alla volta tendeva sempre di più a emarginarli. 
Ma quanto stava accadendo rappresentava un vero smacco politico per questa istituzione. 
Il messaggio di questo sconosciuto Crogar Cerrorr era stato ricevuto e sentito più volte, non che il suo significato cambiasse. Era un autentico colpo di stato a guida yahg quello che stava avvenendo. 
Lo sconosciuto batarian era sicuramente destinato a rivestire il ruolo di capo di questa nuova fazione pro Dominio yahg. 
La vera domanda era però come reagire? Un attacco così massiccio non poteva essere respinto da una forza raccolta alla bene e meglio, già era stato allarmante sapere che Fort Hanshan era sotto attacco. In quel caso però la forza del nemico non era tale da preoccuparsi, delle vecchie navi usate dai pirati erano impotenti contro un incrociatore da guerra. 
L'invio di una singola nave non era stato un problema. 
Raccogliere però una forza sufficientemente consistente per intervenire richiedeva tempo. 
Se aspettavano avrebbero perso la colonia. 
Se intervenivano subito i soccorsi avrebbero fallito con ogni probabilità e la colonia sarebbe stata persa.
Normalmente le forze I.D.G. sarebbero intervenute per prime e tempestivamente a tamponare la situazione, mentre una forza militare più consistente sarebbe arrivata dopo. 
Ma al momento esse erano tutte impegnate nella difesa di Erinle. 
C'era poi un'altra questione che stava spaccando la mente dei consiglieri: perché gli yahg si erano interessati ai batarian? Cosa pensavano di ricavare da quell'alleanza? I batarian non potevano portare nessun vantaggio. Anzi, vi era la possibilità che le sei potenze maggiori formanti il Consiglio della Cittadella decidessero per un intervento militare su larga scala. 
Se accadeva, il Dominio yahg poteva solo uscirne sconfitto. 
“Perché?”  ancora una volta la domanda risuonò nella mente dei sei individui.

***** 
 

La formazione della flotta yahg era a pezzi. 
In prima linea, le corazzate della flotta del Consiglio erano entrate di prepotenza nel varco aperto ad opera del III reggimento e coadiuvato dal VII.
I colossi dello spazio si erano buttati nel centro della battaglia, sparando con ogni bocca da fuoco in dotazione. Ai loro fianchi, le ben più piccole ma infinite volte più agili fregate I.D.G. le accompagnavano in azione. 
Il resto della flotta del Consiglio stava intanto agendo per sfruttare la netta superiorità numerica di cui godeva per circondare gli yahg. 
L'ammiraglio Dectus mirava a una vittoria completa, adesso che il nemico non poteva più minacciare il vicino pianeta Erinle. 
La cattura o la distruzione completa della flotta Yahg erano entrambe due possibilità più che concrete in quel momento. 
L'allarme venne dato istantaneamente a ogni comandante di nave, i sensori di ogni vascello rilevavano la medesima cosa: un abnorme accumulo di energia nelle navi yahg di classe incrociatore pesante a salire. 
Un tipo di attacco che alcuni avevano letto solo nei rapporti del primissimo scontro del III reggimento. 
Anche se disorganizzati, gli Yahg avevano ancora decine di navi e altrettanti erano i segnali rilevati. 
L'ordine di ritirata venne dato a tutte le navi di dimensioni minori. 
Sull'ammiraglia, la corazzata turian Hilaso,  l'ammiraglio Dectus rimase impassibile alla postazione di comando. Mosse appena la mano destra a indicare avanti. 
La corazzate avanzarono, a occupare quanto più potevano della visuale nemica.
Per fare da scudo.
Le esplosioni furono decine e accecanti. 
Detriti fluttuavano nello spazio, l'oscurità ritornava a dominare. 
Un bagliore.
Due, cinque, dieci e centinaia di luci illuminarono nuovamente quella porzione di spazio mentre lo percorrevano per esplodere addosso alle navi yahg. 
Forte e decisa risuonò la voce dell'ammiraglio Dectus su tutti i canali « Flotta all'attacco! Hanno usato il loro ultimo trucco, spezzateli adesso! » 
Pericolosamente danneggiate ma ancora operative, le corazzate riprendevano l'attacco con il sostegno di tutta la flotta. 
I giganti dello spazio si dimostravano degni di tutta l'attenzione del Consiglio sulla proliferazione di queste navi.
Una comunicazione dal nemico arrivò alle nave ammiraglia, non sorprendendo non poco il turian che sorrise “Non credevo sarebbero scesi a più miti consigli.” 
Pensò tra se, all'idea che il comandante avversario volesse trattare la resa. 
Fece un cenno con la testa, a indicare di aprire la comunicazione. 
« Sono l'ammiraglio... »
« La flotta del Dominio ha l'ordine di ritirarsi, non intralciateci o sarete distrutti. L'accordo di pace è stato accettato. » annunciò uno yahg che non perse tempo a presentarsi, per chiudere la comunicazione subito dopo. 
Dectus rimase immobili alcuni secondi a fissare uno schermo nero, al tempo stesso incredulo e furibondo per quel comportamento. 
« Signore, non so come, ma stiamo ricevendo una comunicazione dall'ambasciatrice asari Jeiya Thatora. » affermò un sottufficiale avvicinandolo.
A quella notizia lui guardò malissimo il suo simile, al punto di farlo indietreggiare di un passo. 
« Sullo schermo. » fu tutto quello che disse,  anche se il tono della voce tradiva una profonda rabbia interiore. 
« Ammiraglio Tulter Dectus, il governo del Dominio yahg ha accettato le proposte di pace che ho avanzato. La prego di terminare qui questo conflitto. » 
« Mi sta prendendo in giro? Non ci sono negoziati ufficiali tra Consiglio e Dominio! Ne ho ricevuto ordini al riguardo, come non posso nemmeno essere sicuro della sua posizione in questo momento. Le mie informazioni sono che lei si è consegnata agli yahg, non posso considerare la sua persona come attendibile. »
« Le assicuro che tra poco riceverà i medesimi ordini dal Consiglio della Cittadella, se non si vuole trovare nell'imbarazzante difficoltà di spiegare il riaccendersi di un conflitto e altre morti le consiglio di attendere. » affermò l'asari con un lieve sorriso. 

***** 


Quel giorno si stava rilevando ricco di sorprese per i Consiglieri, l'ultima era sapere che l'ambasciatore yahg desiderava contattarli. 
L'immagine olografica di Okex apparve davanti al Consiglio riunito, manteneva il solito atteggiamento arrogante tipico della sua specie « In base alle Dottrina il Dominio accetta la proposta di pace di voi non-yahg. »
« Di cosa diavolo sta parlando? » sbottò Prince, gli occhi grigi dell'anziano consigliere umano erano duri come l'acciaio mentre lo fissava. Riassumendo in quella frase il pensiero dei suoi cinque colleghi. 
Lui diede un riassunto della situazione, di come la non-yahg Jeiya avesse sempre cercato di convincere il Dominio a scegliere la pace. Sembrava che in qualche modo le sue ragioni fossero alla fine state ascoltate. 
I Consiglieri, usando gli stessi argomenti dell'ammiraglio turian, obiettarono che qualunque accordo raggiunto non era da ritenersi valido.  
Eriasa Iallivo si sentì morire dentro, tanto era l'imbarazzo. Come consigliera asari lei prendeva ordini dal suo governo, il suo compito era far si che gli interessi asari fossero rispettati all'interno del Consiglio. Per questo non poteva opporsi al messaggio ricevuto ore prima e che dava precise istruzioni in un caso simile, il testo non lasciava dubbi. Era quasi un ultimatum alla sua persona ad ubbidire ciecamente.
Alzò la mano destra a richiamare l'attenzione di tutti « Le repubbliche asari accettano la tregua proposta, in attesa che l'accordo di pace venga definito meglio. » 
Disse tutto con voce atona, cercando di controllare le proprie emozioni. Attorno a lei i restanti consiglieri le rivolgevano sguardi accusatori.
Avrebbe voluto gridare che non era colpa sua, come loro lei stava solo facendo il proprio dovere. 
Da Thessia, l'annuncio che il breve conflitto con gli yahg era giunto al termine si propagò in un istante a tutta la galassia.
Ancor prima di una notizia ufficiale. 
La popolazione prese quella notizia con sollievo, anche se nessuno aveva percepito quel conflitto come una minaccia la fine di una guerra era rassicurante. 
Lo scontro non era durato nemmeno un giorno del calendario spaziale, la velocità con cui si era concluso fece guadagnare ai vari governanti non poco in fatto di consensi e fiducia. 
Proprio questo risultato politico costrinse i restanti governi a sedersi al tavolo delle trattative. 
Presso ognuno di essi, militari e politici avrebbero voluto continuare il conflitto fino a una vera vittoria e solo dopo sedersi al tavolo di pace. 
Ma sarebbe stato un quasi un suicidio politico annunciare che nessun accordo era stato raggiunto, che la guerra continuava. 
Turian, umani, salarian e quarian furono forzati nelle scelte dal comportamento asari. Un gesto che sollevò parecchi malumori verso Thessia, dissapori che si preferì celare al pubblico. 
Certe cose erano più facile da aggiustare, se il popolino non si metteva in mezzo. 
Una cosa era sicura nei corridoi della politica galattica, le asari si erano appena giocate una parte non indifferente del consenso politico di cui godevano.  
I krogan non avendo navi non avevano potuto partecipare al conflitto, ma in accordo con i governi alleati si erano dichiarati in guerra a loro volta. Essendo coinvolti sono marginalmente, la notizia passò presso di loro quasi trascurata. 
Quando accaduto invece a Kar'shan, di cui si avevano poche notizie, veniva letto con curiosità e percepito come qualcosa di estraneo. Alle stregua di uno dei tanti colpi di stato di cui si leggeva spesso nei Sistemi Terminus. I canali d'informazione gli dedicarono solo qualche secondo, annunciando che una flotta yahg si trovava attorno al pianeta. Ricordando che la città batarian era difesa dal VII reggimento I.D.G. formato da umani. Sembrava però che all'annuncio della tregua gli scontri fossero terminati. 

 ***** 


Erano passate solo poche ore, ma la vita di molti era stata sconvolta. 
Lo sapeva Olivia, una volta informata di quanto accaduto a Fort Hanshan, la Normandy SR3 era andando al massimo per riportarla a casa. 
Era stata informata che tutte le persone a lei care stavano bene, questo l'aveva sollevata ma solo in parte. Il conteggio dei morti stava salendo ed era così ripartito: quindici morti nella battaglia spaziale, ottantasette i caduti nella difesa della base ma il conto non si era ancora fermato. 
Ma ancora meglio lo sapeva Areno accanto al cadavere del padre, duro e imperturbabile come gli era stato insegnato ad essere era in realtà sconvolto. 
Una parte di lui avrebbe voluto urlare e fare domande su come fosse possibile che nessuno si fosse accorto di qualcosa, ma l'addestramento di una vita gli imponeva la calma. 
Gli sembrava di essere in una situazione assurda: agitato e lucido allo stesso tempo. Guardava tutto e tutti come estraniato dal suo corpo. 
« Areno. » lo chiamò con dolcezza una voce femminile. 
Lui si voltò appena verso Asiria, ma non disse niente. Non sapeva nemmeno cosa dire, quali erano le parole da pronunciare quando si assisteva al tramonto di una razza?
Chi avrebbe potuto prendere il posto di suo padre? Assumersi il compito di mantenere in piedi quello che si era salvato della società batarian? C'era un solo individuo nel governo che avrebbe avuto il coraggio di guidare tutto quello che rimaneva del proprio popolo? 
Essere il governatore di un pianeta o di un piccola colonia poteva sembrare un compito impegnativo, sicuramente c'erano i motivi per pensarlo. 
Ma erano niente rispetto all'idea di essere la guida di tutto il proprio popolo. 
« Devi avvertire il Consiglio. » dichiarò lei.
« Il Consiglio? Perché? Cosa possono fare per noi? In ogni caso so già cosa faranno: niente. Questa è la fine dei batarian. »
« Areno no, gli yahg hanno smesso di attaccare la colonia. Quello che vi serve adesso è solo di far sentire la vostra voce, essere politicamente isolati è stato il più grande errore della vecchia Egemonia. Non commettetelo di nuovo, chiedete aiuto. »
« Aiuto. Dovremo andare come dei pezzenti a testa china a chiedere l'elemosina del Consiglio. In ogni caso non importa, non abbiamo più chi può farlo per noi. »
Lei l'afferrò per le spalle, costringendoli ad alzarsi e voltandolo verso di lei perché non vedesse più il cadavere del padre. 
« Tu, puoi farlo! » dichiarò l'asari color verde acqua. 
« Cosa? » 
“Già, cosa?” Le disse la propria vocina in testa « Prendi il ruolo che era di tuo padre, sono sicuro che lui lo vorrebbe. Sei giovane, un soldato esperto, puoi contare sull'aiuto di Olivia e la tua ragazza, la sottoscritta ti ricordo, è figlia dell'ultimo prothean fasullo dio vivente, ma contenti loro, degli hanar. Mio padre può sicuramente fare pressioni perché gli hanar ne facciano al Consiglio. Mia madre è una leggende della Normandy SR2, è molto ascoltata su Thessia e dal Consiglio. Può intercedere con John Shepard, lui può chiedere che l'Alleanza dei Sistemi intervenga. » spiegò parlando a raffica, cercando di ignorare la propria di agitazione e il senso di sudore delle sue mani. 
Aveva detto le prime cose che le erano venute in mente, non sapeva nemmeno lei quanto fosse fattibile quello che proponeva. 
« Gli umani ci dovrebbero aiutare? Dopo che mio padre ha in gioventù organizzato alcuni dei maggior atti terroristici contro di loro. » 
« Proprio per questo, tuo padre è sempre rimasto attaccato alla sua visione dei batarian. Nonostante i suoi tentativi, non si è mai distaccato da essa. Voleva far riottenere al tuo popolo quello che avevano perso, riportandoli da dove la loro storia è stata interrotta. Ma questo non è mai stato veramente possibile e lo sai. Potete solo andare avanti, cercare di far nascere qualcosa di nuovo in cui riconoscervi come popolo. Avete bisogno di una nuova visione, tu potresti essere quello capace di darla. »
« Io ? »
« Appartieni alla nuova generazione di batarian, di quelli per cui Kar'shan era un pianeta leggendario. Non credi nella schiavitù, rispetto a tuo padre hai una visione del tutto staccata dal passato batarian e questo potrebbe essere per voi l'inizio di qualcosa di nuovo. Quelli come te, quelli della tua generazione, sono ormai la maggior parte della popolazione. I valori dei vostri anziani, non sono i vostri. »
Lui la guardò ammutolita, sconvolto da quello che era successo e dalle sue parole. 

***** 
 

Olivia era giunta su Noveria. Guardava dall'esterno la braccia aperta nel carcere Tartarus. Si sentiva impotente, perché oltre a prendere visione dell'accaduto e dare qualche ordine non poteva fare niente nell'immediato. 
Sarebbe servito sedersi attorno a un tavolo, contare i soldi e parlare con le persone giuste per stabilire il da farsi o anche solo iniziare con le riparazioni.
Ma anche avviare indagini interne, su come e perché le difese fossero risultate insufficienti.   
Tutte cose che per lei erano terribilmente lente in quel momento, avrebbe voluto che la vita fosse più simile a un videogioco. Dove bastava premere l'icona per avviare le riparazioni degli edifici e unità. 
Oltre a questo era reduce da un violento alterco con il Consiglio, la sua idea di mandare rinforzi a Kar'shan era stata respinta. Aveva un migliaio di uomini sul pianeta, non poteva fare niente per loro tranne logorarsi all'idea che forse li stava abbandonando.  
Si avviò verso una navetta, da qualche parte doveva pur ricominciare a sbrogliare quella situazione.

*****
 

Galba, il medico privato della famiglia Weaver, guardava meditabondo Arturus svenuto a letto. 
Sembrava che una scossa elettrica di qualche tipo avesse immobilizzato il turian, colpendo il suo sistema nervoso. Lasciando delle particelle ioniche ancorate alle sue fibre nervose, bloccando gli impulsi elettrici che le attraversavano. 
Lo rigirò a pancia in giù, lo mise di traverso al lettino lasciandone le gambe a penzoloni. 
Quindi gli abbassò i pantaloni. 
Si allontanò andando in una stanza adiacente, al suo ritorno teneva in mano un sottile tubo cilindrico dalla punta arrotondata.
Lo accese e questo emise un sottile sibilo elettrico. 
« La prima volta non è mai così traumatica come dicono. » commentò il medico al suo paziente svenuto. 
In un lettino a qualche metro di distanza, Dasha sgranò gli occhi.

***** 
 

Era stata una sorpresa scoprire che entrambi erano nell'infermeria privata di lei.
Il marito era ancora svenuto, Galba le aveva fatto un riassunto della situazione dicendole che entro un'ora si sarebbe dovuto svegliare. Dato che la terapia usata pareva aver funzionato. 
Non le rimase che parlare con la sola altra persona per cui era venuta. 
« Grazie di esserti presa di cura di Arturus, di averlo fatto visitare dal tuo medico. » disse Olivia a Dasha che fissò incerta per alcuni istanti lo spazio davanti a se.
« Già...ma lo faccio perché mi servono informazioni. Lui deve sapere qualcosa di cosa è successo. » dichiarò la mora. 
« Io invece sono quella meno informata dei fatti, per questo sono qui. Cosa è successo? Poi non mi sembri ferita, che ci fai a letto? » chiese la rossa.
« Un attacco di panico. »
« Cosa? » domandò incredula. 
« Lo sai che sono scappati. Lui e tutti gli altri scienziati. » 
Olivia annuì appena.
« Mi sono diretta al carcere, speravo di aver fatto in tempo. Gli volevo scaricare in testa tutto il caricatore della mia arma, invece la cella era vuota. A quel punto mi sono sentita talmente male da non riuscire a stare in piedi. Naomi non ha voluto sentir ragioni e mi ha fatto ricoverare, esito: attacco di panico. » 
« Cosa sai di come è avvenuto l'attacco? »
« In qualche modo hanno fregato entrambe, ci siamo accorti della loro presenza solo quando hanno attaccato. I radar o altro non sono serviti a niente e questo non dovrebbe essere possibile. Sono sistemi di ultima generazione, non ho mai risparmiato sulla sicurezza. »
« Non esiste un sistema perfetto, c'è sicuramente qualcosa che può eludere la tua sicurezza. » 
« Oh certo, le tue fregate o navi simili. Quelle non le riveliamo quando sono occultate. »
Olivia la guardò pensierosa « Potrebbero aver usato un sistema d'occultamento come quello? »
« Questo è impossibile. Si tratta di un sistema sviluppato da quello presente nella Normandy SR originaria. È considerato un segreto militare del Consiglio, tutti i pezzi esistenti sono stati costruiti dalla mia società. Siamo i soli autorizzati al loro impianto e manutenzione. »
« Ok, supponiamo che da parte vostra non ci siano stati errori nella sicurezza. » asserì Olivia accettando quell'affermazione implicita tra le righe « Come potrebbero aver scoperto qualcosa su un sistema SR? Salendo su una delle mie navi? »
« È il solo modo che mi viene in mente. »
« Una spia. » Olivia scosse la testa « Non riesco a immaginare nessuno dei miei soldati a fare questo, hanno tutti anni di servizio impeccabile presso i propri eserciti. »
Dasha avrebbe voluto fare qualche commentò amaro sulla fedeltà, ma il suo pessimo umore la trattenne. Preferì concentrarsi sull'essere costruttiva. 
« Ricevuto visite strane? » chiese la signora di Noveria.
La rossa assunse un'espressione sorpresa « L'unica ricevuta negli ultimi tempi è stata quella di Jeiya Thatora. »
« Ah! La tizia che si è consegnata agli yahg, spero l'abbiano scopata a morte. » 
« Mi dispiace dirti che è viva, anche se la notizia ufficiale non è ancora stata data. » 
Le fece un breve riassunto su come l'ammiraglio Dectus fosse stato contatto dall'ambasciatrice prigioniera, dell'entrata in vigore di un tregua. 
« Peccato. » fu l'unico commento della Weaver. Si massaggiò la fronte pensierosa, sapeva che doveva mettersi al lavoro. Il marcato galattico non aspettava i comodi di nessuno, ma in quel momento le mancavano davvero le forze.  
« Dovresti parlare anche con Naomi e il comandante dell'incrociatore salarian Vaffaqualcosa, non ricordo il nome, hanno menzionato qualcosa sul fatto che le navi nemiche si siano autodistrutte. » 
« Ho letto un rapporto mentre venivo qui, pare che nessuno degli aggressori sia sopravvissuto. »
« No! » gridò con forza Dasha, picchiando a pugno la mano sinistra sul lettino. A Olivia non sfuggi il tremore del braccio, segno che non si era ancora ripresa del tutto.  
Così come la sua condizione di apparente stanchezza in cui l'aveva vista appena era entrata, ma lei aveva una prova migliore di tutti quegli indizi per capirne l'animo. 
Da quando era entrata non l'aveva insultata o minacciata neanche una volta, questo evento da solo dicevo tutto.
« Già una volta ho creduto fosse morto, non commetterò due volte lo stesso errore! » disse terminando la frase con un profondo sospiro per riprendere fiato. Si massaggiò il petto, il cuore sembrava voler esplodere. Dasha odiava sentirsi priva di forze. 
« Come mai le tue figlie non sono qui? Comunque Isabella sta bene, stando a Steve si è divertita. » domandò Olivia, credendo fosse meglio portare la conversazione su un argomento più tranquillo. 
« Non sanno che sono qui, non voglio che mi vedano così. Credono sia chiusa nel mio ufficio in una riunione d'emergenza. »
Lei aprì la bocca per parlare, ma non le venne una parola. Faceva davvero bene a immischiarsi? 
« Dovesti parlare con le tue figlie e Isabella, informarle che quella persona è ancora viva. »
« Mai! » disse fissandola astiosa.
« Ascolta...non sapere le rende solo più esposte. Ti dico questo sia come madre che come soldato. Il miglior modo per proteggerle è informarle. In modo che sappiano chi avranno davanti se dovranno incontrarlo. Io con Dante ho fatto così. »
« Cosa? » 
« Non gli ho detto che lo scienziato che lo studiava era in prigione qui, ma gli abbiamo raccontato tutto quello che abbiamo appreso su di lui. Quel poco che si sa almeno. »
« Te l'avevo detto. » obiettò la Weaver scuotendo la testa « C'erano troppi interessi in gioco, tenerlo in prigione per sempre non era possibile. Andava ucciso.»
«  Questa volta sarà così. » affermò lei.
Dasha la guardò per niente convinta « Non avresti mai il coraggio, sei... »
« Ho fatto tutto il possibile per garantire i diritti e la vita di quegli uomini nonostante i loro crimini, non è bastato. Non metterò mio figlio in ulteriore pericolo. Non sono disposta a dare altro alla galassia. » e si mise una mano sul ventre. 
Un gesto che la Weaver comprese bene, era con lei mentre cercavano di sopravvivere dentro all'Arca dei grigi. Quando Olivia scelse l'aborto per poter continuare a combattere, se non l'avesse fatto probabilmente sarebbero morte entrambe e la vita nella galassia scomparsa. 
Morto per morto aveva sacrificato quel feto, nato per caso da una tecnologia sperimentale che aveva permesso a un turian e ad un'umana di procreare. 
Dopo Olivia si era ritirata per mesi a vita privata, in preda a una profonda depressione. 
« Vedremo. » fu la sola risposta che ricevette, la sola che Dasha si sentì in grado di darle perché lo sguardo di lei le dava fastidio. Aveva un che di insano, forse a dimostrazione che certe ferite non potevano mai guarire del tutto ma solo essere nascoste. 

Un mugugno fece voltare Olivia.
« Dove sono? Perché mi brucia il culo? » furono le prime parole di Arturus al risveglio, per lo più bofonchiate. 
La moglie corse ad abbracciarlo, mentre poche lacrime le bagnavano il viso. 
La presenza di lei rese ancora più confuso il turian, Olivia gli raccontò di tutto quello che era successo mentre lui era svenuto.
Arturus cercò d'alzarsi d'impeto, c'erano troppe cose da fare e lui non poteva stare a letto. 
Ma Olivia lo costrinse a rimanerci, anche perché lo gambe ancora non lo reggevano.
« Decunia e Dante? » chiese allarmato.
« Stanno bene, non ho ancora avuto modo di vederli. Ma sono qui a Caninea da qualche parte.  » 
« Sono ai moli con tutti i civili scappati, ci sono anche le mie figlie e il resto dei loro amici. » commentò Dasha. 
Informazione che rassicurò ulteriormente i due genitori. 
« Di Jessie...invece...cosa ne è stato? » chiese il turian.
Olivia lo guardò allibito « Jessie...lei...perché era qui? Non la vediamo da due anni ormai. »
Lui annuì « Si... ti doveva parlare e... »
« E...? » ripete lei in un crescendo d'ansia.
« È stata lei a colpirmi. » dichiarò lui, pian piano che la mente ritornava a funzionare e i ricordi riaffioravano.   
Olivia lo fissò incredulo, incapace di accettare il significato di quelle parole. 
« Non può essere. » fu tutto quello che riuscì a dire. 

Note autore:  Jeiya Thatora è tornata, contenti?
 

   
 
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